Pio La Torre, Una Vita Per La Sicilia Tesi Totale Di
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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PALERMO FACOLTÀ DI SCIENZE DELLA FORMAZIONE CORSO DI LAUREA SPECIALISTICA IN “SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE SOCIALE E ISTITUZIONALE” (67/S) PIO LA TORRE UNA VITA PER LA SICILIA Tesi di Laurea di: Relatore DAVIDE MANCUSO Ch.ma Prof.ssa ALESSANDRA DINO (matricola 0512152) ANNO ACCADEMICO 2008/09 INDICE Introduzione p. 116 Capitolo 1. “La lotta per la pace” 1. Il potenziamento del “Fronte Sud” p. 111 2. L’Italia e la Nato p. 112 3. La militarizzazione della Sicilia p. 115 4. La base di Comiso p. 119 5. Le prime battaglie p. 121 6. La ricostruzione p. 123 7. I missili a Comiso p. 126 8. La battaglia di La Torre p. 128 9. Mediterraneo mare di pace p. 131 10. Le mobilitazione contro la base Nato p. 135 11. La minaccia mafiosa p. 138 Capitolo 2. “La lotta per la terra” 1. La vita familiare p. 143 2. L’iscrizione al Partito Comunista p. 144 3. “La terra a tutti” p. 147 4. La strage di Portella della Ginestra p. 151 5. Le elezioni del 18 aprile 1948 p. 153 6. La crisi all’interno del Partito Comunista in Sicilia p. 158 7. La ripresa della lotta p. 160 3 8. L’occupazione del feudo di Santa Maria del Bosco p. 161 9. La prigionia p. 165 10. La legge di riforma agraria p. 169 Capitolo 3. “La lotta contro la mafia” 1. La Commissione Antimafia p. 173 2. I lavori della prima Commissione p. 175 3. La Torre all’Assemblea Regionale Siciliana p. 178 4. Mafia e politica p. 180 5. La battaglia di La Torre al Comune di Palermo p. 182 6. La ditta Cassina p. 185 7. L’impresa mafiosa p. 192 8. Attacco ai patrimoni dei mafiosi p. 198 9. La proposta di legge p. 103 10. L’assassinio di Pio La Torre p. 107 11. Quel 30 aprile del 1982 p. 115 12. L’impegno politico di La Torre p. 116 13. La pista interna p. 119 14. L’omicidio come delitto di Cosa Nostra p. 120 15. La verità giudiziaria p. 122 Conclusioni p. 123 4 Appendice 1 p. 127 La lettera di Pio La Torre a Paolo Bufalini Appendice 2 p. 130 La proposta di legge n. 1581 del 31 marzo 1980 Bibliografia p. 150 5 INTRODUZIONE Oggetto della presente tesi è il racconto delle battaglie di Pio La Torre per la difesa della legalità e contro la criminalità mafiosa, soprattutto nella propria regione natale, la Sicilia. Pio La Torre, nasce la vigilia di Natale del 1927 ad Altarello di Baida, borgata in provincia di Palermo, e spende tutta la sua vita nella lotta alla mafia, nelle varie forme in cui essa si manifesta nel corso degli anni. Iscrittosi al Partito Comunista nel 1945, apre tre sezioni ad Altarello di Baida, Boccadifalco e Chiavelli, e si scontra già da giovanissimo con la pressione mafiosa. Il capomafia di Altarello, Salvatore Cappellano, “consiglia” al padre, di far desistere il giovane Pio dal continuare la propria attività politica. Consigli che culminano in un attentato incendiario nelle campagne del padre e nella scelta di Pio di lasciare la propria casa ed andare ad abitare a Palermo. Una scelta da interpretare non come una fuga, bensì come un tentativo di protezione della propria famiglia, con cui da allora allenta i rapporti. Il presente lavoro non vuole essere una biografia del sindacalista e politico palermitano, bensì un racconto, attraverso l’ausilio dei documenti, di tre grandi lotte condotte da La Torre, tutte unite da un filo comune: il contrasto alla mafia. In particolare si ricorderanno la lotta contro l’installazione nella base militare di Comiso, condotta dal 1981 fino al giorno della sua morte, il 30 aprile del 1982; la lotta per la terra, condotta negli anni ’50 per rivendicare l’applicazione dei decreti Gullo e il diritto dei contadini a possedere le terre, battaglia che costerà a La Torre un anno e mezzo di ingiusta detenzione; e la lotta contro la mafia che si concretizza nel lavoro nella Commissione Antimafia e nella proposta di legge che, approvata dopo la morte di 6 La Torre, introduce nell’ordinamento giudiziario il reato di associazione mafiosa e la confisca dei beni nei confronti degli indiziati per mafia. La lotta per la pace Nella prima parte del lavoro si approfondirà il contesto politico, economico e culturale che fa da sfondo alla decisione, annunciata il 7 agosto 1981 dal Governo italiano, guidato da Spadolini, di consentire l’installazione dei missili nucleari Nato Cruise nell’aeroporto della città ragusana. Ciò costituiva la risposta america all’installazione da parte dell’Urss di missili nucleari SS20 e SS21 nei paesi aderenti al Patto di Varsavia. In quello stesso periodo Pio La Torre, lascia la carica di deputato nazionale e torna in Sicilia per ricoprire la carica di segretario regionale del PCI. Il Partito era in piena crisi politica, aperta dalle elezioni politiche del giugno del 1979. In quella tornata, a Palermo, il PCI ottenne solo il 16,86% dei voti contro il 47,91% della DC, e a livello regionale raggiunse solo il 20,38%. La crisi portò ad un dibattito all’interno del partito su chi fosse il nome giusto per rilanciarne l’attività. I nomi sui quali si concentrò la scelta furono quelli di Pio La Torre e di Luigi Colajanni. Nonostante una corrente del partito preferisse un’opera di ringiovanimento, garantita da Colajanni, alla fine la scelta ricadde su La Torre. La Torre individuò subito nella lotta per la pace, uno dei punti cardini del lavoro da compiere nel partito. Scrisse infatti su Rinascita in un articolo pubblicato postumo il 14 maggio 1982: “La Sicilia rischia di diventare bersaglio di ritorsioni in uno scontro che va ben oltre i confini nazionali. […] Va rivelato inoltre che se dovesse realizzarsi la decisione di installare a Comiso la base dei missili Cruise si accentuerebbero tutti i processi degenerativi delle istituzioni autonomistiche”. La Torre compie un grande lavoro di mobilitare l’interesse generale sulla questione comisana. Riuscendo a coinvolgere forze diverse, come le Acli e i giovani pacifisti. 7 L’11 ottobre del 1981 è tra i principali promotori della manifestazione, a Comiso, contro l’installazione dei missili Cruise. Decine di migliaia di persone, sfilano in corteo dall’aeroporto al centro del paese, una manifestazione unitaria che coinvolge anche le Acli, i sindacati, l’Arci e i movimenti femministi. Viene promossa anche una raccolta firme che raggiunge quota un milione. E saranno in centomila in piazza Diana a Comiso, il 4 aprile del 1982. Ultima manifestazione che vede la presenza di La Torre, che cade vittima di un agguato mafioso pochi giorni dopo, il 30 aprile 1982. La lotta per la terra Il 19 ottobre del 1944 il governo di unità nazionale, presieduto da Ivanoe Bonomi approva su iniziativa del ministro dell’Agricoltura, Fausto Gullo, tre decreti tesi a regolamentare la questione agraria. I tre “decreti Gullo” prevedono la ripartizione dei prodotti della mezzadria e soprattutto la concessione delle terre incolte e mal coltivate alle cooperative dei contadini. La mancata applicazione dei decreti per la protesta degli agrari spalleggiati da Cosa Nostra, provoca la ribellione da parte dei braccianti. La Torre, poco più che ventenne, è in prima linea, come dirigente della Federterra e componente del direttivo della Federazione di Palermo del Partito Comunista ed è tra gli organizzatori delle manifestazioni di protesta che si tengono nel novembre del 1949 e nel marzo del 1950. Con il motto di “la terra a tutti”, il Partito Comunista era a fianco dei contadini per raggiungere l’obiettivo di occupare le terre incolte o mal coltivate e ridistribuirle in parti uguali ai braccianti. “La parte più importante del nostro piano di lavoro – scrive La Torre in una relazione inviata al Partito nel giugno del 1949 - è quella che si riferisce allo sviluppo delle lotte 8 politiche e sindacali nelle campagne. Nostra intenzione è quella di sviluppare una mobilitazione contemporanea a tutti gli strati della popolazione contadina. Per i braccianti della fascia costiera: l’imponibile di mano d’opera. Per i coltivatori diretti e piccoli proprietari abbiamo pensato di avviare una organizzazione cooperativa capace di immettere direttamente al consumo della città i loro prodotti ortofrutticoli, sottraendoli allo sfruttamento degli intermediari. Per i mezzadri, prepariamo l’imminente battaglia per la ripartizione del prodotto estivo a 60 e 40. Per i contadini poveri senza terra dell’interno, prepariamo la nuova grande lotta per la conquista e la concessione delle terre incolte o mal coltivate”. Dopo l’occupazione delle terre del novembre del 1949, nel marzo successivo si procedette alla rivendicazione delle terre seminate in inverno e al diritto di raccolta. Il 13 marzo, a Bisacquino, La Torre rimane coinvolto negli scontri tra i contadini e le forze dell’ordine e, accusato ingiustamente di aver colpito alla testa un brigadiere dei carabinieri, viene arrestato e incarcerato all’Ucciardone, dove rimarrà per 18 mesi. Nel periodo della detenzione riceve la notizia della morte della madre ma ha anche la gioia della nascita del primo figlio, Filippo. La lotta contro la mafia Eletto alla Camera dei Deputati nel 1972, Pio La Torre entra da subito a far parte della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla mafia, in sostituzione dell’on. Li Causi. È estensore, insieme tra gli altri al giudice Cesare Terranova, della relazione di minoranza che mette in luce le infiltrazioni mafiose nell’economia, nella società, e nelle amministrazioni comunali delle città siciliane. In particolare si mettono in luce i rapporti tra esponenti della Democrazia Cristiana e costruttori e imprenditori. Una su tutte la “società” VA-LI-GIO, acronimo del costruttore Vassallo, e dei politici Lima e Gioia che deteneva quasi il monopolio delle costruzioni del capoluogo siciliano.