Quella Voce Scomoda Spenta Dalla Mafia Ma Che Risvegliò Catania Le Sue Denunce, Il Suo Amore Per La Sicilia
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LA SICILIA DOMENICA 5 GENNAIO 2014 8. i FATTI L’ANNIVERSARIO Giuseppe Fava 30 anni dopo Il 5 gennaio 1984 il giornalista Nitto Santapaola e Aldo Ercolano e scrittore catanese veniva ucciso mandante e organizzatore dell’agguato. davanti al Teatro Verga Il killer, Maurizio Avola, ora è un pentito Quella voce scomoda spenta dalla mafia ma che risvegliò Catania Le sue denunce, il suo amore per la Sicilia ra la sera del 5 gennaio del 1984 e Pippo Fava - giorna- IL PROGRAMMA ODIERNO lista e scrittore, voce scomoda di una città e di una re- Egione troppo spesso distratte di fronte agli intrecci tra «La nostra città non deve dimenticare il sacrificio di questo potere mafioso, certa imprenditoria e colletti bianchi - ave- grande intellettuale catanese che seppe vedere ciò che tutti va appena parcheggiato davanti al Teatro Verga, nell’allora gli altri non vedevano e per questo fu assassinato dalla mafia». via dello Stadio. Qui Fava attendeva, a bordo della sua Renault Così il sindaco di Catania Enzo Bianco ricorda Giuseppe Fava. E 5, l’adorata nipote, impegnata in una parte ne “L’ultima vio- oggi, alle 10, Bianco insieme con tutti i componenti la Giunta lenza”, il drammatico atto di denuncia scritto dallo stesso Fa- municipale, la presidente del Consiglio comunale Francesca va. L’allora direttore de “I siciliani” fu raggiunto da un killer Raciti e una rappresentanza dell’Assemblea cittadina, giovane, ma allo stesso tempo esperto e spietato. Quello che, depositerà una corona d’alloro in memoria di Pippo Fava parecchi anni dopo, sarebbe anche diventato un collabora- davanti alla lapide della via intitolata al giornalista ucciso dalla tore di giustizia: Maurizo Avola. Uno, due, tre colpi, poi la fu- mafia trent’anni fa proprio nella ex via dello Stadio. «La nostra ga. città - dice ancora Bianco - non deve dimenticare il sacrificio di Avola per quel barbaro omicidio fu condannato a nove an- questo grande intellettuale che seppe vedere ciò che tutti gli ni, con il rito alternativo del patteggiamento. Condanna de- altri non vedevano e per questo fu assassinato da Cosa nostra. finitiva all’ergastolo, invece, per il capomafia Benedetto San- L’insegnamento di questo lucidissimo giornalista e tapaola e suo nipote e alter ego Aldo Ercolano, ritenuti rispet- drammaturgo non deve essere perduto e dobbiamo tornare a tivamente il mandante e l’organizzatore dell’omicidio. La leggere i suoi scritti, ad assistere alle sue opere teatrali per sentenza fu emessa dalla seconda sezione straordinaria del- comprendere meglio, e dunque sconfiggere, fenomeni la Corte d’assise d’appello di Catania e confermata nel no- purtroppo ancora presenti nella nostra città». Dopo l’incontro vemvre del 2003 dalla quinta sezione della Corte di Cassazio- a più voci di ieri sera al Teatro Verga, Fava sarà ricordato oggi ne, che respinse i ricorsi del Procuratore generale di Catania anche a San Cristoforo, dalle 10 in via Cordai 47: insieme con e della difesa degli imputati. Per l’omicidio Fava nel corso del- Fondazione Fava e Centro Gapa, la Fondazione La città le indagini erano stati arrestati, salvo poi essere assolti, an- invisibile proporrà ai bambini catanesi un momento di che Vincenzo Santapaola, figlio di Salvatore (fratello del ca- approfondimento sul pensiero e le attività di Giuseppe Fava. pomafia), Marcello D’Agata e Francesco Giammuso. Per l’occasione i bambini dell’Orchestra infantile Falcone L’uccisione di Fava segnò uno spartiacque nella storia di Borsellino eseguiranno pezzi orchestrali di musica classica Catania. Perché - anche se non nell’immediato, quando si diretti da Andrea La Monica, che si alterneranno alla ipotizzarono persino piste passionali per spiegare quell’effe- recitazione di alcuni testi scritti da Fava. Saranno presenti il rato omicidio - fece prendere coscienza a tutti della presen- Procuratore Salvi, Salvatore e Chiara Borsellino, le associazioni za mafiosa in città. Trent’anni dopo molte cose sono cambia- Agende Rosse di Catania (Alfio Platania), l’associazione Atlas e te. Intatto è rimasto nella memoria dei catanesi l’impegno di i giornalisti de I Siciliani. A chiudere la proiezione del quel giornalista coraggioso, innamorato della propria terra cortometraggio realizzato dal giornalista Pino Finocchiaro su che aveva già raccontato negli Anni Sessanta proprio su “La Fava preceduto da un intervento di Riccardo Orioles. Sempre Sicilia”, la sua palestra professionale insieme con la redazio- oggi dalle 21 nel salone della parrocchia Santi Pietro e Paolo ne di “Espresso Sera”, prima di cercare e trovare nuovi stimo- (via Siena 1), si terrà l’assemblea de “I Siciliani Giovani”. li e terreni di sfida al “Giornale del Sud” e a “I Siciliani”, dal- Intervengono Riccardo Orioles, Giovanni Caruso, Arnaldo le cui colonne continuò a denunciare il malaffare. Per questo Capezzuto, Salvo Ognibene, Vincenzo Rosa e le redazioni fu ucciso, per questo lo ricordiamo: con i suoi scritti, con il cittadine de “I Siciliani Giovani”. L’incontro è aperto a tutti i racconto di chi lavorò al suo fianco, con l’analisi di chi ha se- cittadini interessati ad uno scambio di idee e informazioni. guito il suo lavoro. GLI STRALCI DI UN REPORTAGE DI GIUSEPPE FAVA PUBBLICATO SUL NOSTRO GIORNALE NEL 1966 «La mafia esiste dove c’è la miseria senza vie d’uscite» Processo alla Sicilia. «Se non ci fossero gli uomini poveri, disperati, analfabeti disposti a uccidere, non ci sarebbe la mafia» “Processo alla Sicilia”: era intitolata così co, il signor mafioso, quello che tratta a livel- si illuse di stroncare la mafia eliminandone ricchezza. La mafia si contende denaro, autentici sono a questo livello, sono i «ras» Taluni affermano che una proposizione del la serie di reportage di Giuseppe Fava lo dei deputati e degli assessori, che si acca- a manganellate, fucilazioni, deportazioni le montagne di denaro. Anche quando essa invulnerabili, corazzati da cento amicizie, da genere è comunista. Noi diciamo invece che pubblicati su “La Sicilia” tra il 1966 e il parra le aree edilizie, che organizza il con- persone fisiche, ma la radice restava intatta. sembra lottare per conquistare i voti politi- mille alibi, da una coorte di conoscenze po- è una verità che spesso la paura, la reticen- 1967 e raccolti poi anche in un libro. Qui trabbando, non uccide mai di persona. Altri In vent’anni di democrazia le cose non sono ci dei cittadini, in realtà essa lotta per il de- tenti, da muraglie di denaro con cui posso- za borghese concedono in monopolio ai co- di seguito pubblichiamo ampi stralci di uccidono per suo conto mentre egli sta sedu- cambiate molto. naro, per gli appalti che il deputato potrà ga- no comperare tutto, dalla compiacenza di un munisti. un articolo dedicato alla presenza to ad un circolo di persone civili o partecipa Il fondamento umano della mafia è la rantire, per le raccomandazioni che potrà funzionario alla mira infallibile di un sicario. La ribalta ora potrebbe sembrare deserta mafiosa in Sicilia e a Corleone in ad una cerimonia patriottica accanto al sin- miseria, ma il suo agente è la ricchezza, la accogliere, per l’impunità che potrà pro- Ora la storia di Corleone è la storia esem- poiché i personaggi della commedia sono particolare. daco ed all’onorevole. Il fondamento umano ricchezza sporca, la confusione della ric- mettere, per le informazioni, le licenze edili- plare della mafia, poiché essa si identifica scomparsi, Luciano Liggio, Genco Russo pa- La causa umana fondamentale della mafia è della mafia è dunque la miseria. Il fascismo chezza, la disputa, l’orgia, l’accumulo della zie, le concessioni di monopolio. I mafiosi con la storia di Luciano Liggio. Il quale a sua triarcale e sinistro, l’opimo don Vincenzo la miseria senza vie d’uscite, cioè la miseria volta è un mafioso esemplare Rimi detto il «cardinale», Pietro Torretta che riunisce l’ignoranza, la malattia, la su- nella carriera, dalla miserabile aquilino e triste, conosciuto come il «padre- perstizione, la sporcizia, la violenza. Anche le disperazione all’orgia della ric- terno dei Ciaculli», e cento altri come loro; cose futili dell’esistenza diventano essen- chezza. Luciano Liggio era figlio sulla ribalta sono rimasti solo i morti, centi- ziali. In un paese dove ogni individuo mag- di contadini analfabeti, e conta- naia di morti straziati in ogni modo, una giorenne ha la sua possibilità di lavoro ben dino egli stesso, ma gracile, am- montagna sanguinosa, e banconote sparse retribuito, non si troverà mai un uomo di- malato, debole, senza nemmeno ogni dove che svolazzano ancora come co- sposto ad uccidere per centomila lire o per la forza fisica, la possibilità di la- riandoli. Ma dietro questa ribalta, dietro le un milione. Per uccidere un uomo si chiede- vorare da bracciante nelle cam- quinte, sono rimasti i palazzi costruiti senza ranno dieci o quindici milioni. Non è una pagne. Era niente. E di questo licenze edilizie, le migliaia di testimoni che questione di onestà, è una questione di prez- egli non aveva colpa: era nato in giurarono il falso dinnanzi alle Corti di Assi- zo per il delitto. A Corleone, un paese deva- un luogo della terra dove il so- se e di nuovo giureranno il falso, i miliardi stato dalla miseria, dall’ignoranza, dalla di- spetto dell’animo umano, l’avarizia e la stu- depositati nelle banche sotto nomi fittizi, soccupazione, si trovavano centinaia di uo- «I mafiosi autentici pidità dei governanti, non concedevano agli gli uomini politici che rappresentano il po- mini disposti ad uccidere per potere risolve- sono corazzati da cento infelici che la rassegnazione al destino. Dire polo con i voti della mafia, i funzionari che re il problema della vita. Oltretutto la violen- che Luciano Liggio, e tutti coloro come lui concessero le licenze e gli appalti, le terre de- za è sempre una maniera per reclamare amicizie, da mille alibi, che uccidono, estorcono, rubano, costitui- predate a prezzi di terrore, le industrie che quel diritto alla vita di cui ci si sente defrau- scano una depravazione della natura uma- non si costruirono poiché chi voleva co- dati.