Venerdì 3 settembre 1982 ANNO VII- n. 16 Marzo 2009 “La [email protected] non è affatto Sul luogo dell’eccidio, invincibile, è un anonimo cittadino un fatto lascia un cartello affis- umano e so al muro. Poche pa- come tutti i role che in breve fanno fatti umani il giro del mondo: “Qui ha un inizio e avrà anche una fine. è morta la speranza Gioirnalilno sc olasbtico edito daall‘I.C. —Cnarlo Albertod Dalla Chiesia“dit Prata oP.U. e sezr. ass.ta dei S.Paolina Piuttosto bisogna rendersi conto dei siciliani onesti”. che è un fenomeno terribilmente Redazione e Amministrazione Prata P.U. via M unicipio, 1 - 0825/952014 - fax 0825/961814 serio e molto grave e che si può vincere non pretendendo eroismo DIRETTORE RESPONSABILE: DOTT.SSA SILVIA GAETANA MAURIELLO-REDATTORE CAPO:PROF.FLAVIO PICARIELLO da inermi cittadini ma impegnan- do in questa battaglia tutte le forze migliori delle istituzioni”(Giovanni [email protected] www.Scuolaw e b a m b i e n t e . i t www.icprata.it www.alboscuole.it Falcone) continua a pag. 5

Bliz nella notte in tutto il Paese delle “teste di cuoio” di Carabinieri e Polizia, decapitata la cupola di Cosa Nostra mafia in...galera L’ITALIA DEGLI ONESTI ESULTA, ASSICURATI NELLE PATRIE GALERE BOSS STORICI, “CAPIZONA” EM ERGENTI, POLITICI E “NOTABILI”

VIM IN A LE Costituzione - Art. 2. La Repubblica rico- COMUNICATO STAMPA nosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, Decine di centinaia di carabinieri e di poliziotti sia come singolo sia nelle formazioni sociali dei comandi regionale e provinciali, dalle prime ove si svolge la sua personalità, e richiede ore dell‘alba, hanno in corso una operazione - l’adempimento dei doveri inderogabili di soli- denominata “Annozero” - per la cattura di darietà politica, economica e sociale. 120 appartenenti a “Cosa nostra” accusati di associazione per delinquere di tipo mafioso fi- nalizzata alle estorsioni e all‘intestazione fitti- zia di beni. Gli arrestati - vertici e affiliati alle Azzerata la mafia principali famiglie mafiosa del Sud, Centro e Nord Italia - oltre a esigere il “” da centina- di (Ida De Santis) ia di imprenditori e commercianti di tutta peni- Grazie 2009 . Sarai l’anno più ricordato. Non per la sola, erano impegnati nella complessa attivita‘ crisi finanziaria ma per l’evento del secolo e cioè la di riciclaggio e reinvestimento del provento del- Mafia è stata sconfitta definitivamente. Niente più le attivita‘ illecite in attivita‘ economiche formal- torti, niente più paure: ormai la mafia resta soltanto mente legali, intestate a prestanome. di Antonio Minetti un cattivo ricordo che non potrà più condizionarci. Ma come si è arrivati a questo felice epilogo ? Chi ha agito per sradicare la criminalità organizzata, quella pianta che ormai da troppo tempo opprime- va il nostro Paese ? In realtà il merito dell’ impresa non va ad una sola persona; tanti individui hanno agito in collaborazione, e il risultato è stato impres- sionante. Innanzitutto bisogna citare i pentiti e i “ma- “UnIa mattnina mi socno svregliatoe o bellda ciao, ibile, ma vero! lati” di : i primi sono individui che, pur avendo o bella ciao, o bella ciao, ciao, ciao, ciao, Sono tanti e tali quelli che hanno dato la propria collaborato con la mafia, hanno condannato i loro ciao, e la mafia non c’è più…ieri mentre io e vita per servire lo Stato,ma due sono i miei comportamenti ingiusti passando dalla parte della mio padre facevano colazione, la televisione ˘Siete un mito˙ eroi: e Paolo giustizia, gli altri sono gente che sa, eppure non ha interrotto i programmi per dare una edizione di Marcello Guerriero Borsellino,magistrati. Senza la mafia tutto è vuole parlare; gente che ha rotto il suo silenzio per speciale del TG. Il conduttore esordisce : la diverso. Non più crimini, non più violenza, non venire incontro alle persone desiderose di sconfig- mafia è stata debellata e a seguire una serie Questa mattina mentre andavo a scuola ho più omicidi, insomma un mondo normale dove gere la criminalità organizzata. Carabinieri e polizia di servizi: Operazione dei Carabinieri in 5 letto il titolo di apertura un giornale che la gente può vivere tranquilla ogni attimo della hanno quindi intrapreso una meticolosa ricerca regioni, 430 arresti, vasta operazione della DIA annunciava la sconfitta della mafia ad opera vita. Non ci saranno più uomini, donne e delle prove degli autori di tanti crimini commessi. E contro una ramificata struttura di trafficanti e delle forze dell’ordine. Possibile?, ma sarà bambini sfruttati da queste associazioni poi sono scattati gli arresti.. Ora che la mafia è stata spacciatori in cinque regioni italiane: Sicilia, vero?.E quanto mi sono chiesto fra me e me. A malavitose, ne chiedere prestiti agli usurai . annientata, un pensiero particolare va alle persone Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte, scuola, però, i miei Abolito il “pizzo” che ha penalizzato per anni i che hanno dato la vita per combattere la criminalità Toscana; Campania : blitz dei compagni hanno negozianti. E quanti di loro per la disperazione organizzata e alle loro famiglie. A Giovanni Falcone, Carabinieri, 200 arresti. Duecento persone confermato la hanno dovuto chiudere le proprie attività, e e Carlo Alberto Dalla Chiesa sa- sono state arrestate nella zona settentrionale veridicità della quanti, ancora, sono morti ammazzati perché rebbero felici di vedere che la strada tracciata da del capoluogo partenopeo durante notizia. Il mio primo non volevano piegarsi al racket. Da domani loro è stata seguita con successo. un’operazione anticamorra coordinata dalla pensiero è andato a tutto questo sarà solo un brutto ricordo. Non ci Dia di Napoli. Le indagini hanno permesso di tutte quelle persone sarà più chi impone regole sfruttando la gente scoprire diverse estorsioni ai danni di che hanno dato la P & ? ! per i propri interessi, non ci sarà più il push di IZZO U SU R A N O G R A ZIE commercianti ed imprenditori di Campanie loro vita per turno che all’angolo di strada vende dosi di eBalisilicata e di identificare canali di combattere questo “polverina”, perché i mafiosi hanno finito di fare riciclaggio. In un’altra operazione, i carabinieri “cancro” che ha di Manuel D˜Onofrio i narcotrafficanti. In Parlamento non ci saranno di hanno arrestato 28 “mamma attanagliato da sempre il nostro amato Paese. più, politici corrotti e collusi con Cosa Nostra. santissima” componenti della Cupola Oggi è stato arrestato l’ ultimo dei cento mafiosi più palermitana dediti alpizzo e al racket, nonchè ricercati. Con l’ arresto di quest’ ultimo la mafia è rapine e furti di farmaci ed alimenti. Tra gli Sconfiggere la mafia, la nuova mafia (quella che non stata definitivamente vinta, la cupola è in carcere. L’ arrestati “insospettabili”, politici, poliziotti e Italia da oggi diventa di nuovo uno stato di diritto. titolari di supermercati e autotrasportatori. Non spara, ma che veste in giacca e cravatta) è possibile Quel diritto che per anni i mafiosi hanno oltraggiato credevano a quanto stava succedendo, tanta e deriso impune- era l’incredulità che una cosa del genere mente. D’ora in poi potesse capitare per davvero. Tale scetticismo La mafia si può vincere MAFIA leggere il giornale derivava dal fatto che Cosa Nostra (perché nata il 2 settembre 1943 sarà più bello, per- questo è il vero nome della mafia) non è e non Che coincidenza proprio ieri l’altro, mentre facevo un fenomeno politico? Come si può vincere la ché non si leggerà si è mai identificata con quel potere occulto e zapping mi sono imbattutto in filmato sulla mafia. mafia? Tutte queste domande l’autore le fa alle più in prima pagina diffuso di cui si è favoleggiato fino a tempi Molto istruttivo, ma anche molto lungimirante, so- istituzioni nazionali, regionali e locali. Parla il sinda- “Ucciso dalla mafia” recenti, ma è una organizzazione criminosa - prattutto alla luce degli avvenimenti di cronaca ac- co di Rosario Crocetta, parla Rita Borsellino, ma notizie belle che unica ed unitaria - ben individuata ormai nelle caduti questa notte. “Diritto di sognare un Italia senza parlano Giancarlo Caselli e . Non fanno iniziare la gior- sue complesse articolazioni, che ha sempre mafia”, questo il titolo del filmato, mancano le dichiarazioni del procurato- nata con un sorriso. mantenuto le sue finalità delittuose. E proprio realizzato, in tempi non sospetti, da re antimafia , del presiden- La cosa più bella di la particolare capacità della mafia di modellare Renzo Rossellini, nell’anno della te della Fai Tano Grasso e del sostituto tutto è che non si con prontezza ed elasticità i valori arcaici alle celebrazione del centenario della procuratore di Marino, e avranno più sparato- mutevoli esigenze dei tempi ha costituito una nascita del padre . La trama molto poi il vescovo Pennisi e il parroco di una rie, omicidi, torture, ri- della ragioni più profonde della forza di tale semplice, ma educativa perchè chiesa gelese Petralia. Dichiarazioni catti e tante altre cose consorteria, che la resa tanto diversa e difficile parla dei sogni di una bambina anche del presidente dell’associazione che non stiamo qui da smantellare. Se oltre a ciò, si considera la che vive a Marchitello, un quartiere antiracket Caponnetti e di Salva- a elencare. Dalla sua capacità di mimetizzazione nella società, periferico della città di Gela. La tore La Rosa primo dirigente della poli- morta il 2 marzo 2009 sconfitta della mafia la tremenda forza di intimidazione derivante bambina, che frequenta un centro zia di stato di Gela insieme al commis- grande beneficio ne dalla inesorabile ferocia delle “punizioni” inflitte sociale del rione, vuole fare l’attri- sario capo Giovanni Giudice e del presi- avrà l’ economia italiana, ma anche e, soprattutto, ai trasgressori o a chi si oppone ai suoi ce e sogna di partire, di andare via, ma la realtà la dente di una cooperativa locale vittima di estorsio- l’immagine del nostro Paese all’estero. Le attività disegni criminosi, l’elevato numero e la statura invita a rimanere a casa. Il padre è in disaccordo, ni, Mario Coppotelli, produttore del documentario e commerciali chiuse perchè strozzate dal pizzo, po- criminale dei suoi adepti, ci si può rendere ma lei con coscienza e responsabilità rimane con- definito dal sindaco Crocetta “Coraggioso, una tranno riaprire, e quelle che hanno faticato per con- però conto dello straordinario spessore di tenta perché è fortunata: “La sua famiglia è unita”. mosca bianca che ha avuto la fermezza di investire tinuare non saranno più vittime dell’usura. La Sici- questa organizzazione sempre nuova e Protagonisti i bimbi di Marchitello. “Diritto di sogna- su un’opera formativa, didattica, magari poco com- lia non sarà più “famosa” per la mafia e gli omicidi, sempre uguale a sé stessa e quindi difficile re” è infatti un documentario che parla della mafia, merciale, ma socialmente utile” D’altronde il “diritto ma per il mare, il sole, gli agrumi, e quanto altro. da potere sconfiggere. Oggi, però, possiamo ma che si sofferma sulla realtà gelese. Cos’è la di sognare un Italia senza mafia” è soprattutto no- Andare in vacanza in Sicilia non sarà più un proble- dire che vari Falcone e Borsellino avevano mafia? La mafia è un fenomeno economico nazio- stro, di noi comuni cittadini. Antonio Gnerre ma perché non troverai più gente che piange per sempre avuto ragione. Antonio Sementa nale? La mafia è un fenomeno sociale? La mafia è familiari uccisi dalla mafia. (1940 - collaboratore di giustizia) Antonino “Nino” Giuffrè (1945 - in carcere dal 16/4/ Nato a Palermo il 5 febbraio 1940, Gaspare Mutolo, detto 2002)Detto “Manuzza” per quella mano destra strappata “Asparino” crebbe tra i vicoli di 2 via da una fucilata durante una battuta Pallavicino e le borgate di Mondello di caccia, 57 anni, sposato e padre di e Partanna. Abbandonata la scuo- due figli, boss di Caccamo, nel palermi- la, iniziò a lavorare come mecca- tano. Al l’inizio degli anni Ottanta, il gio- nico in un’officina e quasi contem- i vane Nino inizia la gavetta, fa il came- l

poraneamente si dedicò ai primi

riere: serve pranzo e cena all’allora capo b furti di macchine. Fin da giovane

della Cupola di Cosa nostra Michele Gre- a venne a contatto con la realtà co “il papa”, a quel tempo latitante in un n mafiosa, dal momento che alcuni casolare di Caccamo. Quando il “papa” d I carnefici suoi familiari erano membri effetti- viene arrestato nel febbraio dell’86, lascia una buona pa- i vi dell’organizzazione. Nel 1965 finì in carcere per la prima t rola per il giovane cameriere che è già nelle grazie del o volta per furto. All’Ucciardone conobbe , capomandamento di Caccamo, Francesco Intile. E’ il salto, r

allora boss emergente della mafia della provincia: dividen- e “Manuzza” non è più solo un ragazzo di bottega. Con do la cella con il futuro “”, Mutolo venne a l’arresto di Lorenzo Di Gesù, eminenza grigia del conoscenza dei segreti di Cosa Nostra e, su suo invito, si Giuseppe (Pippo) Calò (1921 - in carcere dal 30/3/ Benedetto (Nitto) Santapaola (1938 - in carcere mandamento, tramonta la stella di Pino Gaeta, boss di mise sotto l’ala protettiva di Rosario “Saro” Riccobono, il 1985) Soprannominato “la salamandra” per la capacità di dal 18/5/1993)Benedetto “Nitto” Santapaola nac- Termini Imerese (altro paese del palermitano). Giuffrè ne capo della famiglia di Partanna Mondello. Dopo qualche uscire indenne dalle situazioni più scottanti, proprio come approfitta e, forte dell’alleanza con i corleonesi di Totò que il 4 giugno del 1938 in una fami- anno di apprendistato, Mutolo fu “combinato” da Riina nel l’anfibio, il boss mafioso Giuseppe Riina, riesce a scalzare Gaeta e a imporre il controllo su glia di modeste condizioni sociali, re- 1973 a Napoli, durante una riunione nell’abitazione del Calò, nacque a Palermo il 30 tutta quella parte di territorio, diventa così il capo del sidente nel degradato quartiere San camorrista . Ufficialmente affiliato alla settembre 1921, figlio di un mandamento più esteso di Cosa nostra. Sono gli anni Cristofaro di . Da ragazzo stu- famiglia di Partanna Mondello, divenne presto il braccio macellaio e barista. Inizialmente, il Novanta, quelli degli affari, che “Manuzza” riesce a pas- diò dai salesiani e frequentò l’orato- destro di Riccobono e uomo di fiducia di Riina per incarichi giovane si cimentò nelle medesime sare alla grande nonostante la stagione stragista di attac- rio, ma abbandonò presto la scuola delicati.Mutolo si fece quindi largo nell’organizzazione professioni del genitore, fino a co diretto allo Stato decisa da Riina. Perché per la giustizia, mafiosa, prima come killer e poi come trafficante di droga, quando, non ancora diciottenne, si e, attratto dai facili guadagni, realizzò Giuffrè non è lo spietato e freddo boss di Caccamo: è solo grazie anche al rapporto di amicizia stretto in carcere con distinse per aver inseguito e ferito le prime rapine. Venditore ambulan- un perito agrario con lievi precedenti penali. Fino a che il il trafficante Koh Bak Kin, originario di Singapore e attivo a colpi di pistola l’assassino dello te di scarpe e articoli da cucina pri- Balduccio Di Maggio rivela per la prima volta ai lungo le rotte del sud est asiatico. Arrestato ancora nel stesso padre. Dopo un brillante ma, titolare di una concessionaria di auto poi, in magistrati chi è veramente Nino Giuffrè. Quello stesso 1976 e poi nel 1982, finì per alternare periodi più o meno apprendistato come “”, nel 1969 coronò la carriera realtà Santapaola, soprannominato “il cacciatore”, pomeriggio gli uomini della Dia piombano a Caccamo, ma il lunghi di detenzione nelle carceri italiane ad altri in cui fu all’interno dell’organizzazione, divenendo il capo del potente fu uno dei capi mafia più potenti e sanguinari della boss riesce a dileguarsi dalla porta posteriore della sua sottoposto a provvedimenti di soggiorno obbligato in To- mandamento di Porta Nuova. All’inizio degli anni Settanta, casa iniziando la latitanza. Negli ultimi anni, dopo l’arresto di Sicilia orientale. La sua fedina penale iniziò a riem- scana. Durante una delle sue detenzioni, fu compagno di si trasferì a Roma dove, sotto la finta identità di Mario , il suo potere cresce a dismisura: allunga pirsi nel 1962 con una denuncia per furto e asso- cella di Luciano Liggio; successivamente rivelò agli inquirenti Agliarolo, antiquario di professione, fece numerosi le mani sugli appalti miliardari per il raddoppio della linea ciazione per delinquere. Dopo essere stato diffida- di essere lui l’autore delle tele attribuite all’estro pittorico del investimenti nel settore edilizio e riciclò, per conto delle ferroviaria Palermo-Messina e per il completamento del- to dalla questura di Catania nel 1968 e inviato al vecchio padrino di . La simpatia istintiva nutrita da cosche, una così gran quantità di denaro da guadagnarsi, l’autostrada nella zona a cavallo tra le due province. Quan- soggiorno obbligato dopo due anni, nel 1975 fu Riina nei suoi confronti permise ad “Asparino” di salvare la in poco tempo, l’appellativo di “cassiere di Cosa do, a metà degli anni Novanta, la cupola si spacca sulla invece denunciato per contrabbando di sigarette. vita, quando, nel novembre del 1982, Riccobono e altri Nostra”.Passato nello schieramento vincente dei strategia da seguire (stragi o trattativa con lo Stato), uomini della di Partanna Mondello furono eliminati Corleonesi, nel corso degli stessi anni, strinse legami Nel 1980 fu fermato durante le indagini sull’omici- “Manuzza” non esita ad abbandonare Riina. Capisce che perché ritenuti ormai del tutto inutili per i fini egemonici strategici con il mondo dei servizi segreti e della politica. In dio del sindaco di , Vito Lipari, ma il futuro è ritornare ad immergersi, tenere un profilo basso perseguiti dai corleonesi. Per alcuni anni Mutolo ebbe an- numerose situazioni, non esitò neppure a servirsi della l’accusa non fu provata e anche la successiva pro- e continuare a fare affari. E’ il momento dell’avvicinamento che l’onore - onere di essere l’autista di fiducia e il cosiddetta “”, una banda di delinquenti posta di soggiorno obbligato non fu accolta. Del a del quale organizzerà la latitanza guardaspalle personale del nuovo capo di Cosa Nostra. Al comuni con base operativa nella capitale che, una volta tutto indisturbato, Santapaola portò così a termine e sposerà in pieno la tesi della ristrutturazione affaristica termine del primo maxiprocesso istruito dal pool di Falcone entrati in contatto con la mafia e i servizi, seppero la scalata ai vertici di Cosa Nostra, eliminando pri- di Cosa nostra. Giuffrè è stato condannato con pena e Borsellino, fu condannato a sedici anni di reclusione. Nel diversificare le proprie attività criminali, finendo implicati in definitiva a 13 anni e due mesi di carcere (pena unificata a ma , il capo mafia più influen- dicembre del 1991, Mutolo, ormai rinchiuso nel carcere di alcuni dei più importanti misteri italiani. Diversi collaboratori seguito di cumulo di diverse sentenze con le quali è stato te di Catania (8 settembre 1978) e poi commissio- Spoleto, maturò la decisione di collaborare con la giustizia di giustizia parlarono di un coinvolgimento della condannato per associazione mafiosa) e fino al suo arre- nando ai corleonesi la cosiddetta “strage della cir- e, dopo la strage di Capaci, si rafforzò nella convinzione di “salamandra” nella vicenda Moro: durante una riunione sto avvenuto in una masseria di contrada Massariazza a convallazione” a Palermo,quando il rivale Alfio Fer- dover rompere definitivamente con Cosa Nostra. Fu per della Commissione, infatti, egli avrebbe bloccato il tentativo Vicari, era destinatario di 13 provvedimenti cautelari, fra i lito fu ucciso insieme ai carabinieri che lo stavano questo che, a partire dall’estate del 1992, rese le sue di salvare lo statista democristiano che Stefano Bontate quali anche quello per la morte di Falcone e Borsellino. Fu scortando in carcere (16 giugno1982). Furono questi dichiarazioni prima al procuratore della repubblica di Firen- voleva compiere, dichiarando che a volerne la morte erano trovato in un casolare con ancora addosso i biglietti e gli ze Pierluigi Vigna e poi al giudice Paolo Borsellino, a pochi esponenti influenti della stessa Democrazia Cristiana. Calò i due episodi più sanguinosi che contraddistinsero appunti delle cose da fare: appalti, racket, favori da con- giorni dalla strage di via D’Amelio. L’insieme delle sue de- fu anche tra gli organizzatori dell’attentato al rapido 904, il la feroce guerra per il predominio a Catania e nella cedere, uomini da valutare, messaggi dai sottoposti, mes- posizioni fu subito giudicato straordinariamente importan- treno che esplose la notte del 23 dicembre 1984, Sicilia orientale. L’ascesa del “cacciatore” fu senza saggi per il grande te, perché frutto delle rivelazioni ricevute direttamente da provocando la morte di quindici passeggeri e il ferimento di dubbio agevolata dal patto di ferro stretto con Totò altri duecento. Il convoglio saltò in aria nei pressi di San Riina. Per ricambiare il favore ricevuto con l’omici- (1923 - carcere in U.S.A.) Don alcuni dei più influenti boss della Commissione di Cosa Nostra. Mutolo parlò del ruolo di mediatore tra politica e Benedetto Val di Sambro (BO), nella stessa galleria in cui dio Ferlito, Santapaola organizzò l’uccisione di Carlo Tano nacque a il 14 settembre 1923. Nel 1947 emigrò mafia svolto da Salvo Lima e confermò anche le respon- dieci anni prima vi era stato clandestinamente negli Stati Uniti; nel 1950 venne riman- Alberto Dalla Chiesa, prefetto di Palermo. Condan- sabilità di . L’uccisione di Lima, secondo l’attentato al treno “Italicus” nato all’ergastolo per la strage della circonvallazio- dato in Italia e fu presente alla riunione all’Hotel des Palmes a Palermo. Grazie all’esperienza maturata in America, pro- Mutolo, fu un segnale che la mafia volle inviare al senatore (12 morti e 105 feriti). Il ne, per quella di via Carini, invece, Santapaola fu cassiere di Cosa Nostra fu pose la creazione della prima “commissione” della mafia a vita, a seguito della conferma dell’impianto accusatorio riconosciuto colpevole in primo grado ma assolto del primo maxiprocesso. Destarono clamore anche le sue arrestato il 30 marzo 1985, siciliana, che funzionò fino alla strage di Ciaculli. Dal 1971 in appello; successivamente la Corte di cassazio- rivelazioni sulle presunte collusioni con le cosche di alcuni in una villa a Poggio San al 1974 fu rinchiuso nel carcere ne decise di far ripetere il processo. Nel 1982 si dell’Ucciardone di Palermo. Già a magistrati palermitani, tra cui Carmelo Conti, Pasquale E

Lorenzo, in provincia di d diede alla latitanza, pur essendo malato di diabete metà degli anni Settanta era consi- Barreca, Domenico Mollica, Francesco D’Antoni e

Rieti: nel suo covo fu i

Domenico Signorino, pubblico ministero al primo z ritrovato un vero e affetto da strani disturbi riconducibili ad una rara derato dall’FBI come il vero cervello forma di licantropia, tanto da essere chiamato “il del traffico di stupefacenti che in- maxiprocesso e morto suicida il 3 dicembre 1992, proprio i arsenale da guerra. Il 25 o a seguito della pubblicazione sulla stampa di alcune indi- febbraio 1989 fu condannato all’ergastolo unitamente ad licantropo” perfino dai suoi due figli, traditi da una teressava le due sponde dell’Oce- n screzioni relative ad un suo coinvolgimento nelle confes- altri quattro imputati: nel corso delle indagini emersero i intercettazione telefonica, avvenuta poco prima della ano Atlantico. Fece parte, con Riina e

sioni di Mutolo. L’ex mafioso di Partanna Mondello fu inoltre collegamenti tra lo stesso Calò ed ambienti della destra sua cattura. Dopo undici anni di latitanza, fu cattura- e Bontade, del triumvirato che co- struì Cosa Nostra e si mise a capo uno dei principali testimoni di accusa a carico del questore s eversiva. La sentenza fu confermata in appello (15 marzo to all’alba del 18 maggio 1993 in una masseria di t

Bruno Contrada, distaccato al SISDE, dopo una carriera r 1990). A questa condanna si aggiunsero poi altri due della commissione, per quanto non Mazzarone, nelle campagne tra Catania e Ragusa, iniziata nella squadra mobile di Palermo e continuata poi a ergastoli, uno per l’omicidio del commissario Boris Giuliano riconosciuto dai Riva, dal 1974 fino al termine dell’operazione denominata in codice o alla sua espulsione da Cosa No- nelle file della Criminalpol. e l’altro per l’eccidio di via Carini, in cui perse la vita il “Luna Piena”. I collaboratori di giustizia, primo fra r

stra avvenuta per motivi tuttora sconosciuti. Nel 1978 fece d prefetto di Palermo Carlo Alberto dalla Chiesa. Nel settembre tutti , fratello di Giuseppe, rive- Stefano Bontate o Bontade (1938 - 1981) Falco, del 1993 chiese di essere interrogato dai magistrati che uccidere il militante di estrema sinistra i larono le commistioni tra “il cacciatore” e il “comita- noto anche come il principe di Villagrazia, nacque a n indagavano sugli attentati alle basiliche di San Giovanni in che, dai microfoni della radio locale Aut Aut, ne denuncia- to d’affari “composto da politici, imprenditori e an- va i traffici di droga, organizzati grazie al controllo Palermo il 23 aprile 1938. Uffi- a Laterano e di San Giorgio al Velabro a Roma, ma non fornì cialmente possidente, fu inve- r contributi rilevanti. Agli inizi del 1997, finirono in manette il che magistrati corrotti che controllò Catania negli sull’aerooporto di Punta Raisi a Palermo. Impastato fu ritro- i

ce il capo mafia della famiglia di a anni Ottanta: Santapaola fu, infatti, in stretti rapporti vato sui binari della ferrovia, dilaniato da una bomba: ci costruttore palermitano Luigi Faldetta e Vincenzo e Santa Maria di Gesù e anche con i “cavalieri del lavoro” catanesi, messi sotto vollero diversi anni, prima che fosse riconosciuta l’origine Giuseppe Bellino, uomini della famiglia di Porta Nuova: i tre affiliato alla massoneria. Suo furono accusati di essere i prestanome del boss accusa dal giornalista che pagò mafiosa del delitto. Spazzata via dagli avversari la maggior parte dei suoi uomini, Badalamenti si rifugiò in Brasile, dove padre, don Paolino, era tra i palermitano per l’attività di riciclaggio. Il 26 settembre Calò con la vita le sue coraggiose denuncie. Ormai in mafiosi più potenti della Sicilia e ebbe contatti con altri latitanti, tra cui Buscetta. Fu arresta- fu condannato nuovamente all’ergastolo per la strage di carcere, Santapaola subì un doloroso sfregio: il trattava gli esponenti politici Capaci. Alla fine dell’ottobre dello stesso anno, il “Corriere boss rivale Giuseppe Ferone, divenuto un collabo- to a Madrid nell’aprile 1984 ed estradato negli Stati Uniti. Qui è attualmente detenuto per traffico di stupefacenti, dopo la come suoi sottoposti, non esi- della Sera” pubblicò la clamorosa notizia della sua ratore di giustizia, approfittò del regime di semili- tando a schiaffeggiarli in pub- condanna a trent’anni di reclusione, avvenuta nel 1986, collaborazione con gli inquirenti: tuttavia la circostanza fu blico. I rapporti politici furono bertà e gli uccise la moglie Carmela Minniti (1 set- nell’ambito dell’inchiesta Pizza Connection. I suoi rapporti subito smentita. coltivati anche dal figlio che era tembre 1995). Il 26 settembre 1997, la Corte d’as- con la politica e la sua conoscenza dei molti segreti di in affari con Salvo Lima e i cugi- (1924 - in carcere dal 20/2/1986) sise di Caltanissetta lo ho condannato di nuovo Cosa Nostra sono stati al centro delle dichiarazioni di fa- Nacque a Palermo il 12 maggio del 1924 il potente all’ergastolo: questa volta per la strage di Capaci. mosi collaboratori di giustizia. Nel marzo 1995, il suo nome ni Salvo, gli esattori di Salemi. Dopo gli studi presso il Liceo Gonzaga dei Gesuiti, Stefa- boss che fu soprannominato il è tornato alla ribalta in occasione del suicidio del mare- no e il fratello Giovanni seguirono le orme del padre (1928 - 2000)Il più famoso sciallo dei carabinieri Antonino Lombardo che, stando alle papa, per la sua riconosciuta abilità all’interno dell’organizzazione. Stefano finì per la prima collaboratore di giustizia, l’ex boss indiscrezioni, ne stava organizzando il rientro in Italia per nel mediare le dispute tra le diverse volta in galera con l’accusa di traffico di stupefacenti, dei due mondi, nacque a Palermo il deporre in alcuni processi di mafia. famiglie. Dopo la morte del padre 13 luglio 1928, ultimo di diciassette dopo l’omicidio del procuratore capo , (1959 - in carcere dal 6/6/1997) E’ nato Giuseppe, detto “ Piddu u tinenti”, figli. Dopo aver lavorato nella vetre- ucciso dai corleonesi. Condannato a tre anni nel pro- diresse a lungo il mandamento di il 6 giugno del 1959 nel rione della Guadagna, a Palermo. cesso dei centoquattordici, fu assolto in appello. Ol- ria del padre, a soli 20 anni entrò Da sempre è conosciuto con il soprannome di “ ‘ u signurinu Croceverde - Giardini. Potente tre ai notevoli proventi del traffico di droga, davvero nella famiglia mafiosa di Porta Nuo- “, a motivo della ostentata ricercatezza nell’abbigliamento. gabellotto fin da giovane, poi divenuto fruttuosa si rivelò la collaborazione con i clan napoletani va. Nel 1956 il primo arresto con l’ac- Dopo aver studiato presso il seminario arcivescovile di nel contrabbando di tabacchi. Sul finire degli anni Set- proprietario terriero grazie a minacce cusa di contrabbandare sigarette. Monreale e aver prestato il servizio militare aver studiato tanta la sua influenza all’interno della mafia siciliana rag- ed estorsioni, amava frequentare i salotti della Allo scoppiare della prima guerra di presso il seminario arci- giunse l’apice. Accolse e protesse Michele Sindona nel Palermo bene. La Favarella, la sua tenuta di Ciaculli, mafia, Buscetta fuggì in Messico; vescovile di Monreale e 1979, in occasione della sua fuga in Sicilia.All’interno del resto era visitata da politici, banchieri, nello stesso anno venne spiccato nei suoi confron- aver prestato il servizio mi- della commissione era uno degli esponenti più professionisti e aristocratici decaduti che vi si ti un mandato di cattura per associazione a litare come paracadutista autorevoli, tanto che i corleonesi decisero di eli- recavano per una battuta di caccia o per un delinquere e omicidio plurimo. La sua carriera cri- nella brigata Folgore, si minarlo il giorno del suo compleanno, il 23 aprile del minale si svolse tra l’Europa e il Sud America, so- fece strada all’interno del- 1981, inaugurando così la seconda sanguinosa banchetto. Nella stessa tenuta erano stati ricavati l’organizzazione, guada- alcuni rifugi sicuri per i latitanti mafiosi e anche una prattutto nel contrabbando di tabacchi e droga. Pro- guerra di mafia. gnando prestigio e rispet- Vincenzo (1902 - 1975) e Filippo (1923 - in carcere) raffineria di eroina. cessato in contumacia a Catanzaro, fu arrestato nel to nel corso della secon- 1970 negli Stati Uniti e nel 1971 si trasferì in Brasile. Nello Rimi Padre e figlio, entrambi influenti uomini d’onore della Il nome del “papa” venne associato a Cosa Nostra da guerra di mafia. Con famiglia di (TP). per la prima volta dal cosiddetto rapporto dei 162, stesso anno la Commissione antimafia lo inserì nella lista l’avvento dei corleonesi al potere, divenne il nuo- dei dieci mafiosi più pericolosi. Nel 1977 fu estradato dal Vincenzo Rimi era nato elaborato nel 1982 da Ninni Cassarà e poi divenuto vo capomandamento di Santa Maria di Gesù e un ad Alcamo il 6 maggio del Brasile e dopo il carcere scontato all’Ucciardone e alle influente membro della Cupola. Nel 1995 il giornale atto fondamentale per la costruzione del primo Nuove di Torino, grazie al regime di semilibertà, diventò di 1902 e in gioventù diven- maxiprocesso. Nominato nel 1978 capo della britannico The Guardian lo indicò, provocatoriamente, come ne cognato e alleato di nuovo un latitante. All’inizio degli anni Ottanta fece ritorno l’italiano più conosciuto al mondo. In questi ultimi anni Pietro commissione di Cosa Nostra, dopo l’espulsione in Italia per cercare di trovare una composizione della Tano Badalamenti. Il figlio Aglieri ha occupato i posti di vertice dell’organizzazione e Filippo nacque anche lui di Badalamenti, non ostacolò l’avanzata dei vertenza tra le vecchie famiglie palermitane e i rampanti ha stretto un patto di alleanza con Bernardo Provenzano corleonesi, dei quali divenne anzi alleato. Mandante, corleonesi. Non riuscì nel suo scopo e tornò in Brasile, ad Alcamo il 9 marzo del 1923. I due mafiosi furono con- per la ricostruzione di Cosa Nostra, indebolita dall’arresto dannati in primo grado e in appello per l’assassinio di Sal- insieme con il fratello Salvatore, dell’omicidio del dove fu arrestato nel 1983 ed estradato in Italia l’anno dei capi storici della fazione corleonese e dal proliferare successivo. Iniziò a collaborare con Falcone, che emise in vatore Lupo Leale, figlio di Serafina Battaglia. Il giovane istruttore , terminò la sua dei pentiti (collaboranti di giustizia). E’ stato arrestato, dopo era stato ucciso il 30 gennaio del 1962 perché aveva base alle sue rivelazioni ben 366 mandati di cattura. Fu otto anni di latitanza, alla periferia di , a Palermo, il latitanza il 20 febbraio 1986. Nel marzo del 1991, Buscetta a svelare per primo e in maniera compiuta al progettato di vendicarsi dei Rimi, che riteneva colpevoli nella attesa dell’appello del maxiprocesso, Greco 6/6/1997. Subito dopo la cattura, suscitò scalpore il dell’omicidio del padre, espulso da Cosa Nostra. Serafina giudice i segreti di Cosa Nostra, offrendo le necessarie ritrovamento nel suo covo di una piccola cappella ed altri imputati furono scarcerati per decorrenza chiavi di lettura per interpretare l’organizzazione, gli orga- Battaglia fu la prima donna che testimoniò contro votiva e di numerosi testi sacri e filosofici: l’atteg- la mafia. Giunto il processo in cassazione, il 3 dicembre dei termini di carcerazione preventiva da un nigrammi, le attività e gli appoggi dell’associazione mafiosa. giamento remissivo e vagamente mistico alimentarono le discutibile provvedimento della Corte di cassazione. Al primo maxiprocesso venne condannato a tre anni e tre del 1971, i due mafiosi videro annullare le loro condanne voci di un possibile pentimento ma il caso si sgonfiò dopo all’ergastolo, grazie alle pressioni di alti magistrati e influen- Un decreto del governo, ispirato da Giovanni mesi. Dopo la strage di Capaci, a partire dall’aprile 1993, ha pochi giorni. Già condannato allergastolo per l’omicidio del rilasciato nuove dichiarazioni sui rapporti tra mafia e politi- ti uomini politici. Il nuovo processo si concluse il 13 febbraio Falcone, divenuto nel frattempo direttore degli Affari giudice della Corte di cassazione Antonino Scopelliti (9 1979 con l’assoluzione dei Rimi per insufficienza di prove. penali del ministero di grazia e giustizia, ripristinò la ca e sui delitti Moro, Pecorelli e Dalla Chiesa. E’ morto il 2 agosto 1991), è imputato nel processo per l’omicidio del aprile 2000 nella sua casa di New York dopo una malattia Il vecchio Rimi scomparve prima di quest’ultima sentenza, detenzione per i boss scarcerati, tra cui anche il parlamentare europeo democristiano Salvo Lima e in quelli il 28 marzo del 1975, mentre Filippo Rimi è tuttora in carce- durata circa due anni, è rimasto cosciente fino alla fine. per le stragi di Capaci e via D’Amelio vecchio papa. re. fonte: www.inmemoria.it (1905 - 1958) Primogenito di otto figli di Giusepppe Di Cristina (1923 - 1978) Nacque il 22 apri- Bernardo Provenzano (1933 - latitante)Nato il 31 gen- una famiglia appartenente al ceto (1951 - collaborato- 3 le 1923, a , in provincia di Calta- naio 1933 a Corleone, da sempre medio, Michele Navarra nacque a re di giustizia in U.S.A.) Nato a Paler-

nissetta, all’interno di una famiglia di “Binnu ‘u tratturi” è uno dei capi più

Corleone (PA) il 5 gennaio 1905; il mo il 5 marzo 1951, soprannomina- i

consolidata tradizione mafiosa; suo misteriosi di Cosa Nostra, per la l

padre Giuseppe, piccolo proprieta- to Mozzarella o anche il chimico. Suo

padre e suo nonno, infatti, erano en- mancanza di notizie certe sul suo b rio terriero e membro del “Circolo dei padre era un mafioso della famiglia trambi potenti uomini d’onore. A partire conto. Non è un caso se, pur es- a nobili” del paese, esercitava le pro- dagli anni Cinquanta, “la tigre di Riesi”, sendo attualmente in cima alla lista di Santa Maria di Gesù. Nonostante n

fessioni di geometra e maestro nella d così soprannominato per le doti di astu- dei grandi latitanti, per molto tempo fosse tra i picciotti più fidati di Ste- locale scuola agraria. Nonostante un fano Bontade, alla sua morte pas- i zia e ferocia, seppe rinverdire i fasti venne invece dato vittima della lu- t carattere ribelle e incline alla spavalderia, riuscì ad appli- o della mafia del nisseno, riorganizzan- para bianca. Insieme all’amico Totò sò con i clan vincenti, per i quali raf- carsi con profitto negli studi. Terminate le scuole ordinarie, dola e orientandone la potenza crimi- finò centinaia di partite di eroina. r Riina, iniziò la carriera criminale e si iscrisse all’Università di Palermo, prima alla facoltà di nale verso i nuovi traffici della droga e del riciclaggio. Invia- nella banda di Luciano Liggio, che espresse nei suoi ri- Dopo l’uccisione del fratello Agosti- ingegneria e poi a quella di medicina. Ottenuta nel 1929 la to nel 1963 al soggiorno obbligato a Torino, dopo il ritorno in guardi un famoso e lapidario commento: “ Provenzano no, nell’ottobre 1989, iniziò la sua collaborazione laurea in medicina e chirurgia, prestò servizio militare a Sicilia, alla ricerca di una copertura per i suoi traffici illeciti, spara come un dio, peccato che abbia il cervello di una con le autorità giudiziarie. Fu il primo collaboratore Trieste come medico ausiliario. Con il congedo definitivo, lavorò come impiegato presso gli sportelli palermitani della gallina “. Fu uno dei protagonisti indiscussi della guerra alle di giustizia a provenire dalle fila dei clan vincenti. nel 1942, arrivò anche la nomina a capitano. Nell’esercita- Sicilcassa e poi, nel 1968, fu assunto come contabile alla cosche palermitane negli anni Ottanta. Al suo attivo tre Nel mese di novembre dello stesso anno la mafia, re come medico condotto a Corleone, seppe guadagnarsi Sochimisi, la società chimica mineraria a partecipazione ergastoli e altri procedimenti in corso e una latitanza di oltre . la benevolenza degli abitanti della zona. Prestigio profes- per intimidirlo, uccise la madre, la sorella e la zia regionale. Esperto tessitore di trame e collusioni, il boss di trent’anni. Per molto tempo è stato considerato solo un killer sionale, furbizia e apparente bonomia: furono queste le Al maxiprocesso venne condannato a diciassette Riesi insieme al boss catanese Giuseppe Calderone, suo senza scrupoli, ma nel corso degli anni gli investigatori doti in grado di innalzarlo prima al rango di uomo d’onore tra anni di reclusione. Attualmente vive con la sua com- compare e amico, cercò di stabilire un accordo incruento hanno individuato in lui una delle menti organizzatrici del pagna e i figli sotto la protezione dell ‘FBI, in seguito i più rispettati e poi a quello di capo indiscusso della locale tra la Commissione e Michele Cavataio, giudicato respon- riciclaggio del denaro sporco. Alcuni collaboratori infatti alle deposizioni rese nei tribunali americani. E’ tra i famiglia mafiosa, soprannominato per la sua influenza “u sabile dello scoppio della prima guerra di mafia; i due non hanno affermato che Provenzano principali testi d’accusa contro Giulio Andreotti. patri nostru”. Vissuta senza troppi problemi la parentesi riuscirono però nel loro intento e così si arrivò alla strage di del regime fascista, in seguito allo sbarco in Sicilia, così viale Lazio (10 dicembre 1969). La “tigre” seppe imporsi come avvenne per gli altri capi mafia, Navarra divenne un anche come uomo d’azione, guidando i mafiosi, camuffati (1942 - in carcere dal 24/6/ Luciano Liggio (o Leggio) (1925 - 1993) interlocutore credibile per gli alleati ed egli ne approfittò per da medici che, il 28 ottobre 1970, fecero irruzione nel- 1995)Luchino, fratello di Antonietta, la moglie di Sal- Lucianeddu, detto anche la primula rossa, nacque costituire con il fratello una società di autolinee, funzionan- l’ospedale civico di Palermo per uccidere l’albergatore Can- a Corleone il 6 gennaio te grazie ai mezzi recuperati nell’isola dal Governo alleato vatore Riina, nacque il 3 feb- dido Ciuni, già ferito su suo ordine, per una pesante lite braio del 1942 a Palermo. A 1925. Ancora giovane cam- dei territori occupati (A.M.G.O.T.): nel 1947 la società fu avuta in precedenza. Dopo avere scontato un breve peri- partire dagli anni Sessanta, piere, prese il posto del rilevata dalla Regione Sicilia e quindi assorbita nell’Azienda odo di detenzione, una volta uscito, Di Cristina tornò indi- fu un esponente di primo pia- vecchio capo mafia Miche- Siciliana Trasporti.Riconoscendone l’importanza strategi- sturbato ai suoi traffici. Nel frattempo, a causa della sua le Navarra e guidò i corleo- ca, Navarra strumentalizzò sapientemente le evoluzioni no dei corleonesi e uno tra i accresciuta intesa con i fratelli catanesi Calderone, nac- nesi all’assalto della città della politica regionale e nazionale: dopo avere appoggiato killer più spietati. I legami con que l’inevitabile ostilità dei Corleonesi e dei loro alle- di Palermo, in aperta sfida inizialmente le istanze indipendentiste, fece poi confluire i i clan della camorra napole- ati che individuarono in questa alleanza una possibile spon- al predominio delle altre voti controllati dalla mafia locale prima sul Partito liberale e da per le famiglie palermitane, rivali nello scontro per la tana, per l’organizzazione del famiglie di Cosa Nostra. poi sulla Democrazia cristiana. Nel giro di due anni, dal supremazia dentro Cosa Nostra.Sul finire degli anni Set- traffico di tabacchi e stupefacenti, gli costarono le Oltre alla conquista dei 1946 al 1948, il medico condotto di Corleone divenne an- tanta due episodi contribuirono a rafforzare ulteriormente prime incriminazioni. Nel 1969 il fratello Calogero mercati illegali, si arricchì che la massima autorità sanitaria della zona, ricoprendo gli l’isolamento di all’interno della rimase ucciso nella strage di viale Lazio. Sul finire uffici di medico fiduciario dell’INAM e di direttore dell’ospe- mafia siciliana: l’eliminazione del boss di Vallelunga Fran- degli anni Settanta il commissario Boris Giuliano con lo sfruttamento delle dale di Corleone, poltrona così ambita da spingerlo a com- cesco Madonia, suo rivale nel nisseno ma alleato di Riina e lo braccò per tutta Palermo, sequestrando, a Punta opere di edilizia urbana, missionare l’uccisione del legittimo titolare. Negli stessi anni il duro scontro con il “papa” Michele Greco, colpevole di Raisi, una valigia con il pagamento in dollari di una pubblica e privata, facendo leva sul rapporto prefe- si adoperò per controllare le pretese dei contadini e assi- avere tollerato che gli uomini di Corleone uccidessero il partita di droga e infine scoprendo il suo covo. Era renziale con il politico Vito Ciancimino, assessore curare l’amministrazione dei feudi del corleonese ai suoi tenente colonnello dei Carabinieri Giuseppe Russo (20 troppo per Bagarella che lo uccise a sangue freddo e sindaco di Palermo in quegli anni del sacco della uomini. Il 14 marzo del 1948, dopo un’iniezione fattagli da agosto 1977), senza il consenso della Cupola. Messo alle in un bar palermitano, la mattina del 21 luglio città. Non esitò mai ad eliminare i tanti ostacoli che Navarra, morì Giuseppe Letizia, un giovane pastore di soli strette e sentendo ormai di essere rimasto solo, “la tigre” 1979.Nel settembre dello stesso anno venne arre- gli si pararono dinanzi, dal sindacalista Placido Riz- tredici anni, unico testimone oculare del rapimento e del- giocò l’ultima carta a disposizione, in un tentativo disperato stato e rinchiuso all’Ucciardone, dove rimase per zotto, scomparso il 10 marzo del 1948, al capo mafia l’uccisione di , il combattivo sindacalista di rivalersi sui suoi nemici di sempre, i Corleonesi. Decise quattro anni. Nel 1986, alla vigilia del maxiprocesso, di Corleone Michele Navarra, ucciso il 2 agosto eliminato da Luciano Liggio e da altri membri della cosca di così di collaborare con i Carabinieri e, nel corso di alcuni fu tratto in manette su disposizione del giudice Fal- 1958. Fu arrestato la prima volta il 14 maggio del Corleone. Arrestato nell’ambito dell’inchiesta su questi due colloqui segreti, promise dichiarazioni scottanti, anche se 1964. efferati omicidi, ma mai condannato, fu inviato al soggiorno alla fine rivelò solamente le responsabilità dei clan emer- cone e rimase in carcere fino al dicembre del 1990. Latitante di nuovo dal 1992, dopo l’arresto di Riina, Assolto per insufficienza di prove prima a Catanza- obbligato a Gioiosa Ionica (RC). Grazie alle pressioni di genti, suoi avversari. Mentre gli inquirenti cercavano ri- ro nel 1968 e poi a Bari il 10 giugno del 1969, ucci- alcuni influenti politici, suoi amici, la misura di prevenzione, scontri alle sue dichiarazioni, un commando di killer lo divenne uno dei più importanti boss di Cosa No- stra, dopo uno scontro con il clan Aglieri, dal qua- se il procuratore capo di Palermo Pietro Scaglione fissata inizialmente in un periodo di cinque anni, fu dichia- uccise a Palermo, il 30 maggio del 1978, ad una il 5 maggio del 1971. Durante un lungo periodo di rata decaduta dopo pochi mesi e già nella primavera del fermata dell’autobus. le uscì vincente. La sua latitanza ebbe termine il 24 latitanza al Nord, portò a termine con i suoi uomini 1949 Navarra tornò a dirigere le attività della famiglia di giugno 1995, quando venne arrestato dalla DIA. numerosi sequestri di persona, tra cui quelli di Lui- Corleone. Navarra raggiunse l’apice del successo, favo- Oltre alle contestazioni relative agli omicidi di nu- gi Rossi di Montelera, Paul Getty III, Giovanni Bulga- rendo l’elezione dell’avvocato Alberto Gensardi alla guida Giovanni Brusca (1957 - in carcere dal 20/5/1996) merosi rappresentanti delle istituzioni, avvenute nel del Consorzio per la bonifica dell’alto e medio Belice: con Nato a Palermo il 20 maggio del corso degli ultimi decenni, Bagarella è anche accu- ri, Egidio Perfetti. Fu infine arrestato a Milano il 16 tale nomina - Gensardi era il genero di Vanni Sacco, poten- 1957, “u verru”, vale a dire il sato di essere tra i registi occulti delle stragi del maggio 1974 e finì in carcere: da quel momento E te capo mafia di - la mafia ribadì la propria maiale, seguì fin da giovane le 1993. non tornò mai più in libertà. Colpito da infarto, morì d orme paterne, intraprendendo il 15 novembre 1993 nel carcere di Badu e Carros, i contrarietà all’ipotesi di realizzare una diga sul fiume Beli- z ce, che avrebbe significato la fine del suo controllo sul- la carriera mafiosa e diventan- in Sardegna. i (1955 - in carcere dall’aprile o l’erogazione dell’acqua nell’agro palermitano, trapanese do un killer feroce e re- sponsabile di diverse de- 1992) Leonardo Messina, detto n ed agrigentino. Il primato raggiunto dal medico all’interno Salvatore Riina detto “Totò u curtu”, nacque a e cine di omicidi. Dopo alcuni “Narduzzo” nacque a San Catal- della mafia fu però messo in discussione da un suo pic- Corleone il 16 novembre 1930. A soli diciannove anni di carcere, nel 1991 ripre- do, in provincia di Caltanissetta il s ciotto, Luciano Liggio, l’astro nascente del panorama crimi- se in mano le redini della fami- 22 settembre 1955. Cresciuto in anni uccise un coe- t nale corleonese. “Lucianeddu” iniziò giovanissimo a milita- r

glia di San Giuseppe Jato, tem- una famiglia di modeste condizio- taneo in una rissa. a re nella cosca guidata da Navarra ma l’intraprendenza e la poraneamente affidata a Balduccio Di Maggio, in seguito ni e di tradizione mafiosa, Messi- Dopo aver scontato o ferocia, unite al forte ascendente che esercitava sui com- divenuto collaboratore di giustizia. È stato un protagonista na lasciò la scuola dopo la licenza sei anni, ritornò al pa- r pagni, ne fecero ben presto un rivale temibile. Navarra si indiscusso dell’ultima stagione di sangue inaugurata da elementare e, ancora giovane, die- d

ese, diventando il luo- i accorse di avere dato troppo spazio a quel giovane cam- Cosa Nostra con l’omicidio di Lima. E’ ormai tristemente de il via alla sua carriera di crimi- gotenente della ban- n piere e tentò di correre ai ripari, ordinandone l’uccisione. noto come il boia di “Capaci”, vale a dire l’uomo a nale con alcuni furti. La prima con- da di Liggio, impe- Liggio scampò però all’attentato e si prese la rivincita il 2 che azionò il telecomando che fece esplodere l’au- danna pesante la subì nel 1978, quando finì in carcere r gnata ad eliminare il i agosto del 1958. Quel giorno, mentre con un amico rientra- tostrada lungo la quale transitavano in auto il giu- a per rapina. Dopo quattro anni di detenzione e un periodo predominio di Miche- va in auto da Lercara Friddi a Corleone, Navarra fu truci- dice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvil- di soggiorno obbligato, Messina fu pronto per diventare . Dopo l’arresto di Riina e Bagarella prese il le Navarra sulla co- dato da Liggio e i suoi, lungo la statale nei pressi di Palazzo lo e la scorta uomo d’onore. Il 21 aprile 1982, infatti, fu regolarmente comando dell’ala militare dei corleonesi, in accordo con sca della zona. Fu arrestato nel dicembre del 1963 Adriano. L’uscita di scena di Michele Navarra segnò an- affiliato alla cosca locale. Dopo alcuni anni trascorsi come Bernardo Provenzano. Fu arrestato il 20 maggio 1996 a che l’inizio dell’ascesa dei temibili corleonesi, guidati prima soldato prima e capo decina poi, divenne sottocapo della e, dopo alcuni anni di reclusione trascorsi Cannitello, in provincia di , in compagnia del fra- da Liggio e poi da Riina e Provenzano. famiglia di San Cataldo. In quegli stessi anni Messina all’Ucciardone di Palermo, fu assolto prima a tello Vincenzo. Dopo una fase iniziale in cui tentò di depi- Catanzaro, nel processo dei 114 e poi nel giugno stare gli inquirenti, a partire dalla seconda metà del 1997, divenne amico e uomo di fiducia di Giuseppe Madonia, 1969, al processo di Bari. Inviato al soggiorno ob- Salvatore (Totuccio) Contorno (1946 - colla- sembra che abbia iniziato a rilasciare interessanti dichia- detto “Piddu chiacchiera”, esponente della famiglia più boratore di giustizia) Detto anche Coriolano razioni. Già condannato all’ergastolo per l’uccisione di Igna- importante della provincia di Caltanissetta, quella di Valle- bligato, si diede alla latitanza e diresse le opera- della Floresta, nacque a Palermo il 28 maggio zio Salvo, è attualmente imputato nei processi per la stra- lunga, molto legata ai corleonesi. Per molto tempo, zioni nella strage di viale Lazio. Preso il posto di 1946 e fu iniziato a Cosa Nostra nel 1975, en- ge di Capaci, per gli attentati del 1993 a Milano, Firenze e nonostante le incriminazioni per furto, rapina e traffico di Liggio finito in carcere, condusse i corleonesi negli trando a fare parte della famiglia di Santa Maria Roma e per l’omicidio di Giuseppe, il figlio undicen- stupefacenti e alcuni provvedimenti di soggiorno obbli- anni Ottanta e Novanta alla realizzazione d’immen- ne di , strangolato e sciolto nel- gato a suo carico, fu considerato un esponente di se- di Gesù. Di professione macella- si profitti, prima con il contrabbando e poi con la l’acido dopo una prigionia di due anni al fine di con- condo piano della mafia del nisseno. “Narduzzo”, infatti, droga e gli appalti pubblici.Oltre a conquistare il io, si occupò di contrabbando di vincere il padre a ritrattare coprì le sue attività criminose, continuando a lavorare predominio all’interno di Cosa Nostra, sterminan- sigarette e poi di droga, con i cu- come caposquadra nella miniera di sali potassici di Pa- do il superboss di Cosa Nostra e gini Grado. Negli anni Settanta fu squasia. Nel giugno del 1984, però, finì ancora in carcere i suoi fedelissimi, Riina lanciò una pesante sfida con l’accusa di essere il mandante dell’omicidio di uno mandato in soggiorno obbligato allo Stato, eliminando numerosi rappresentanti in provincia di Verona. Dopo una Antonino Calderone (1935 - collaboratore di spacciatore e vi rimase fino al 1989; nel 1991 fu poi definitivamente assolto. Tornato in libertà, Messina si legò delle istituzioni e della magistratura e valenti uomi- condanna a ventisei anni in con- giustizia)Nato a Catania il 24 ottobre 1935. Ufficial- ni delle forze dell’ordine. Trascorse ventitre anni di tumacia per il sequestro di un in- mente imprenditore, in realtà sempre più a “Piddu” Madonia, nel frattempo diventato il rappresentante provinciale di Cosa Nostra per Caltanis- latitanza, in assoluta libertà e per lo più a Palermo, mafioso di spicco dal 1962, an- dustriale, visse la latitanza a Pa- setta; per suo conto organizzò e gestì una rete per il nonostante le tracce lasciate dal matrimonio nel- lermo. Fedelissimo di Stefano Bontate, il 25 lu- che se incensurato al momen- traffico di stupefacenti con ramificazioni in altre regioni l’aprile del 1974 con Antonietta Bagarella e dai bat- glio 1981 scampò ad uno spettacolare attentato to dell’arresto. La famiglia Cal- italiane.Nell’aprile del 1992, alla vigilia di Pasqua, mentre tesimi dei suoi quattro figli. Fu arrestato dagli uo- tesogli dai clan rivali a Brancaccio. Divenne un derone fu tra le cosche perden- stava per tendere un agguato mafioso ad un altro uomo mini del ROS dei Carabinieri il 15 gennaio 1993. informatore di Ninni Cassarà che lo chiamava, in ti dalla seconda guerra di ma- d’onore, suo rivale nella corsa alla guida della famiglia di Già condannato codice, Prima Luce. Fu arrestato il 23 marzo del fia, che nel catanese vide trion- San Cataldo, fu catturato e finì in carcere. Temendo ritor- con sentenza 1982 a Roma, mentre studiava il piano per ucci- fare Nitto Santapaola, alleato dei sioni nei confronti dei suoi familiari e, come sostiene, passata in giu- dere Pippo Calò e vendicare così i suoi molti pa- corleonesi. Il fratello di Antonino, Giuseppe, rappre- forse spinto dalle parole di Rosaria, vedova dell’agente dicato dalla Cor- Vito Schifani, morto a Capaci, si decise a collaborare renti uccisi dai corleonesi e dai loro alleati. Nel- sentante delle famiglie catanesi nella Cupola, fu te di cassazione assassinato l’8 settembre 1978. Arrestato a Nizza con la giustizia. Il 30 giugno dello stesso anno iniziò a a due ergastoli, l’ottobre del 1984 cominciò a collaborare con i deporre davanti al giudice Paolo Borsellino, facendo im- giudici, completando le dichiarazioni rese da Bu- nel 1986, durante la permanenza in carcere, Cal- a lui vengono derone ebbe il sentore che poteva essere ucciso e portanti rivelazioni sulle famiglie mafiose delle province di scetta. Nel 1987, alla conclusione del maxipro- Caltanissetta, Enna, Palermo, ed Agrigento. Nac- anche attribuiti divenne così collaboratore di giustizia a partire cesso, fu condannato a sei anni. Dopo la testi- que così uno spettacolare blitz delle forze dell’ordine, la tutti gli omicidi dall’aprile 1987. Le sue dichiarazioni fornirono un monianza al processo per la Pizza Connection, cosiddetta “Operazione Leopardo”, che il 17 novembre eccellenti deci- positivo riscontro alle confessioni di Buscetta e la giustizia americana gli concesse lo status di del 1992 portò all’esecuzione di oltre duecento ordini di si da Cosa No- Contorno e causarono l’emissione di 166 mandati stra negli ultimi decenni. Attualmente è imputato in collaboratore. Nel 1989 fu arrestato nei pressi di cattura in tutta Italia. Messina fu il primo collaboratore a di cattura. Calderone spiegò ai giudici le origini del- tutti i più importanti processi per mafia in corso nel Palermo, mentre si pensava fosse in America. mettere a verbale il nome di Giulio Andreotti, indicato come la mafia a Catania e il funzionamento della com- referente politico principale per le necessità di Cosa No- nostro paese, a partire da quelli per le stragi in cui Nell’estate di quell’anno nacque così la vicenda missione interprovinciale di Cosa Nostra, detta in stra e fu anche l’unico a sostenere che il senatore a vita persero la vita i magistrati Falcone e Borsellino. delle lettere anonime, probabilmente scritte da gergo mafioso Regione. Fece inoltre pesanti rive- fosse stato “punciuto”, cioè formalmente affiliato a Cosa Fino al luglio del 1997 Riina è stato rinchiuso nel un addetto ai lavori, poi soprannominato il corvo lazioni sul conto di Salvo Lima e dei cugini Salvo e Nostra. “Narduzzo” parlò poi delle responsabilità di Salvo supercarcere dell’Asinara, in Sardegna: in segui- di Palermo. In queste lettere si accusavano i po- svelò i rapporti tra Santapaola e i cavalieri del lavo- Lima e del tentativo di aggiustamento in Cassazione del to è stato trasferito al carcere di Marino del Tronto liziotti e i magistrati più impegnati nella lotta alla ro, vale a dire gli imprenditori Mario Rendo, Gaeta- primo maxiprocesso, il cui esito fallimentare scatenò la ad Ascoli dove, fino alla decisione di ieri della Corte mafia di utilizzare l’ex killer per uccidere i capi no Graci, Carmelo Costanzo e Francesco Finoc- stagione delle stragi nel 1992. A Messina si devono an- d’Assise d’Appello, era sottoposto al carcere duro che le prime informazioni sulla , l’associazione dei corleonesi. Nel 1997 nuove polemiche sul ruolo chiaro. Dopo le stragi del 1992 ha fornito nuovi par- “” previsto per chi commette reati di mafia (art. 41 mafiosa rivale di Cosa Nostra, soprattutto nell’agrigentino svolto in passato da Contorno hanno alimentato ticolari sui rapporti tra mafia e politica. A molti anni di bis). e nel nisseno e le importanti ed inquietanti rivelazioni sulla le voci di una possibile revoca del programma di distanza i collaboratori di giustizia più importanti massoneria deviata e i suoi rapporti con Cosa Nostra. protezione. confermarono le sue accuse. fonte: www.inmemoria.it Le vittime innocenti 4

8/10/1998: ucciso il sindacalista Domenico Geraci. 15/9/1993: ucciso padre , parroco della chiesa di San Gaetano a Brancaccio (quartiere di Palermo). 27/7/1993: a Roma, un’autobomba esplode nel piazzale antistante il vicariato, dietro la basilica di San Giovanni in Laterano. Poco dopo un’altra autobomba esplode davanti alla chiesa del Velabro. Lo stesso giorno a Milano, un’autobomba parcheggiata in via Palestro provoca cinque morti: quattro vigili urbani accorsi sul posto e

un extracomunitario che dormiva su una panchina. i

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27/5/1993: a Firenze, esplode un’autobomba in via dei Georgofili, cinque morti. b

a 14/5/1993: a Roma, esplode un’autobomba in via Fauro al passaggio dell’auto con a bordo il conduttore televisivo Maurizio Costanzo. n

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8/1/1993: a Barcellona (Messina) viene ucciso Beppe Alfano, giornalista del quotidiano “La Sicilia”. o

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19/7/1992, ore 13:45: strage di via D’Amelio (Palermo), muoiono il giudice Paolo Borsellino e gli agenti di scorta Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter e Cosina, Claudio Traina ed Emanuela Loi, prima donna poliziotto ad aver perso la vita in un attentato della mafia.

23/5/1992, ore 17:58: strage di Capaci (sull’autostrada Palermo-Punta Raisi), muoiono Giovanni Falcone, già magistrato a Palermo, la moglie Francesca Morvillo, anche lei magistrato e gli agenti di scorta Antonio Montinaro, Rocco Di Cillo e Vito Schifani, superstite l’agente Giuseppe Costanza che viaggiava sull’automobile guidata da Falcone.

29/8/1991: ucciso , imprenditore che rifiuta di pagare il pizzo agli esattori della mafia.

9/8/1991: cade in un agguato Antonio Scopelliti, sostituto procuratore in Cassazione. Da lì a poco avrebbe dovuto sostenere l’accusa nel primo maxi-processo a Cosa nostra.

21/9/1990: , 38 anni, sostituto procuratore della repubblica presso il tribunale di Agrigento, ucciso sulla strada a scorrimento veloce Caltanissetta- .

19/6/1989: sulla scogliera dell’Addaura (Palermo) viene trovato un ordigno destinato a Giovanni Falcone, la cui villa delle vacanze si trova poco distante.

27/9/1988: a Trapani Mauro Rostagno, giornalista e sociologo.

25/9/1988: lungo la strada che porta da Canicattì a Palermo vengono assassinati il presidente di Corte d’Appello di Palermo e il figlio Stefano. Aveva condannato in appello i capimafia Michele e Salvatore Greco per l’attentato a Rocco Chinnici ed i killer del capitano , scandalosamente assolti in primo grado (ma il processo era stato annullato dalla cassazione), si apprestava a presiedere l’appello del maxiprocesso.

14/1/1988: a Palermo assassinato Natale Mondo, l’agente di polizia sopravvissuto all’agguato in cui avevano perso la vita Cassarà e Antiochia.

12/1/1988: ucciso Giuseppe Insalaco, sindaco di Palermo per pochi mesi, avversario politico di Lima e Ciancimino, aveva apertamente denunciato i condizionamenti dei vari comitati d’affari sul comune.

E 5/8/1985: Antonino Cassarà, vicequestore di Palermo e l’agente di polizia Roberto Antiochia. d

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28/7/1985: Beppe Montana, capo della squadra catturandi della polizia di Palermo. o

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2/4/1985: Barbara Asta e i suoi due bimbi Giuseppe e Salvatore muoiono al posto del giudice , bersaglio dell’attentato lungo il tratto stradale e

Pizzolungo-Trapani. s

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2/12/1984: , il primo pentito di mafia, viene ucciso appena uscito dal manicomio dove era stato rinchiuso. o

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5/1/1984: a Catania, Giuseppe Fava, fondatore del settimanale “I Siciliani”. d

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29/7/1983: autobomba di via Pipitone Federico (Palermo) muoiono il capo dell’ufficio istruzione del tribunale Rocco Chinnici, due carabinieri della scorta e il portiere a

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dello stabile Stefano Li Sacchi. i

a 13/6/1983: Monreale (Palermo). Assassinato il capitano dei carabinieri Mario D’Aleo, comandante della locale compagnia. Con lui cadono l’appuntato Bonmarito e il carabiniere Marici. D’Aleo aveva preso il posto del cap. Basile.

25/1/1983: Giangiacomo Ciaccio Montalto, giudice di Trapani.

3/9/1982: Palermo. Strage di via Carini. Uccisi il prefetto Carlo Alberto Dalla Chiesa, la moglie Emanuela Setti Carraro e Domenico Russo, l’autista che li seguiva sull’auto di servizio.

16/6/1982: agguato al furgone che stava trasportando Alfio Ferlito dal carcere di Enna a quello di Trapani. Oltre al boss catanese, muoiono tre carabinieri di scorta e l’autista del mezzo.

30/4/1982: , segretario del P.C.I. siciliano e il suo autista Rocco Di Salvo. Il giorno dopo il generale dei carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa è nominato prefetto di Palermo.

6/8/1980: Gaetano Costa, procuratore capo di Palermo. Aveva appena firmato sessanta ordini di cattura contro altrettanti mafiosi, dopo che i suoi sostituti si erano rifiutati di farlo.

4/5/1980: a Monreale (Palermo) il capitano dei carabinieri Emanuele Basile.

6/1/1980: il presidente della regione Sicilia Piersanti Mattarella, politico della sinistra democristiana.

25/9/1979: a Palermo il giudice istruttore e il suo autista, il maresciallo di polizia Lenin Mancuso.

21/7/1979: Boris Giorgio Giuliano, capo della Squadra Mobile di Palermo.

12/7/1979: a Milano viene ucciso Giorgio Ambrosoli, avvocato liquidatore dell’impero economico di Michele Sindona, il giorno dopo averne presentato la documentazione.

26/1/1979: a Palermo ucciso il cronista del Giornale di Sicilia Mario Francese.

9/5/1978: Giuseppe Impastato, militante antimafia. E’ stato il boss Tano Badalamenti ad ordinarne l’eliminazione per le accuse che gli rivolgeva dai microfoni di una radio locale.

20/8/1977: il colonnello dei carabinieri Giuseppe Russo e l’insegnante Filippo Costa vengono uccisi mentre passeggiano nei boschi della Ficuzza.

5/5/1971: Pietro Scaglione, procuratore della repubblica di Palermo e il suo autista Antonino Lo Russo. Per la prima volta nel dopoguerra la mafia colpisce un tutore della legge.

16/9/1970: , redattore del quotidiano “L’Ora”, rapito a Palermo e mai più ritrovato.

30/6/1963: strage di Ciaculli. Una “giulietta” carica di tritolo uccide sette tra poliziotti, carabinieri e artificieri.

30/3/1960: ucciso il commissario Cataldo Tandoy (provincia di Agrigento).

1944/1966: lotta per l’occupazione delle terre contro la mafia che spalleggia gli agrari, muoiono 38 sindacalisti, uccisi da campieri, guardaspalle e boss emergenti (6/ 8/1944 Andrea Raja, 7/6/1945 Nunzio Passafiume, 4/1/1947 Accursio Miraglia, 10/3/1948 Placido Rizzotto, 6/3/1955 Salvatore Carnevale, 20/7/1960 Paolo Bongiorno, 24/3/1966 Carmelo Battaglia).

1/5/1947: massacro di Portella della Ginestra (collina vicino Palermo), la banda Giuliano apre il fuoco su una folla di contadini che celebra la festa del lavoro: 11 morti e 56 feriti.

2/9/1943: a Quarto Mulino di San Giuseppe Jato, , un contadino dedito alla borsa nera, uccide il carabiniere Antonio Mancino il quale aveva intercettato i suoi traffici. fonte: www.inmemoria.it 5 Io, Falcone, vi spiego cos’è la m afia In quest’articolo pubblicato da “L’Unità” il 31 maggio 1992, otto giorni dopo la strage di Capaci, il giudice Giovanni Falcone traccia con chiarezza un quadro dell’evoluzione di Cosa Nostra a partire dal dopoguerra e denuncia la sottovalutazione che, per molto tempo, ha caratterizzato l’approccio delle istituzioni al problema della mafia.

Nella relazione finale della Commissione d’inchiesta Franchetti-Sonnino del lontano 1875/76 si legge che «la mafia non è un’associazione che abbia forme stabili e organismi speciali... Non ha statuti, non ha compartecipazioni di lucro, non tiene riunioni, non ha capi riconosciuti, se non i più forti ed i più abili; ma è piuttosto lo sviluppo ed il perfezionamento della prepotenza diretta ad ogni scopo di male». Si legge ancora: «Questa forma criminosa, non... specialissima della Sicilia», esercita «sopra tutte queste varietà di reati»...«una grande influenza» imprimendo «a tutti quel carattere speciale che distingue dalle altre la criminalità siciliana e senza la quale molti reati o non si commetterebbero o lascerebbero scoprirne gli autori»; si rileva, inoltre, che «i mali sono antichi, ma ebbero ed hanno periodi di mitigazione e di esacerbazione» e che, già sotto il governo di re Ferdinando, la mafia si era infiltrata anche nelle altre classi, cosa che da alcune testimonianze è ritenuta vera anche oggidì». Già nel secolo scorso, quindi, il

problema mafia si manifestava in tutta la gravità; infatti si legge nella richiamata relazione:«Le forze militari concentrate per questo servizio in Sicilia risultavano 22 battaglioni e mezzo fra fanteria e bersaglieri, due

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squadroni di cavalleria e quattro plotoni di bersaglieri montani, oltre i Carabinieri in numero di 3120».Da allora, bisogna attendere i tempi del prefetto Mori per registrare un tentativo di seria repressione del l

fenomeno mafioso, ma i limiti di quel tentativo sono ben noti a tutti. Nell’immediato dopoguerra e fino ai tragici fatti di sangue della prima guerra di mafia degli anni 1962/1963 gli organismi responsabili ed i mezzi b

di informazione sembrano fare a gara per minimizzare il fenomeno. Al riguardo, appaiono significativi i discorsi di inaugurazione dell’anno giudiziario pronunciati dai Procuratori Generali di Palermo.Nel a discorso inaugurale del 1954, il primo del dopoguerra, si insisteva nel concetto che la mafia «più che una associazione tenebrosa costituisce un diffuso potere occulto», ma non si manca di fare un accenno n alla gravissima vicenda del banditismo ed ai comportamenti non ortodossi di “qualcuno che avrebbe dovuto e potuto stroncare l’attività criminosa”; il riferimento è chiaro, riguarda il Procuratore Generale di d

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Palermo, dottor Pili espressamente menzionato nella sentenza emessa dalla Corte d’Assise di Viterbo il 3/5/1952: «Giuliano ebbe rapporti, oltre che con funzionari di Pubblica Sicurezza, anche con un magistrato, t precisamente con chi era a capo della Procura Generale presso la Corte d’appello di Palermo: Emanuele Pili». Nella relazioni inaugurali degli anni successivi gli accenni alla mafia, in piena armonia con un o

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clima generale di minimizzazione del problema, sono fugaci e del tutto rassicuranti. Così, nella relazione del 1956 si legge che il fenomeno della delinquenza associata è scomparso e, in quella del 1957, si e

accenna appena a delitti di sangue da scrivere, si dice ad «opposti gruppi di delinquenti». Nella relazione del 1967, si asserisce che il fenomeno della criminalità mafiosa era entrato in una fase di «lenta ma

costante sua eliminazione» e, in quella del 1968, si raccomanda l’adozione della misura di prevenzione del soggiorno obbligato, dato che «il mafioso fuori del proprio ambiente diventa pressoché innocuo».

m Questi brevissimi richiami storici danno la misura di come il problema mafia sia stato sistematicamente valutato da parte degli organismi responsabili benché il fenomeno, nel tempo, lungi dall’esaurirsi, abbia accresciuto la sua pericolosità.E non mi sembra azzardato affermare che una delle cause dall’attuale virulenza della mafia risieda, proprio, nella scarsa attenzione complessiva dello Stato nei confronti a

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di questa secolare realtà. Debbo registrare con soddisfazione, dunque, il discorso pronunciato dal Capo della Polizia, Vincenzo Parisi, alla Scuola di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza. In tale intervento, z particolarmente significativo per l’autorevolezza della fonte, il Capo della Polizia, in sostanza, individua nella criminalità organizzata e in quella economica i proventi della maggior parte delle attività illecite del nostro o

paese tra le quali spiccano soprattutto il traffico di stupefacenti e il commercio clandestino di armi. Sottolineando che la criminalità organizzata - e quella mafiosa in particolare - è, come si sostiene in 2

quell’intervento, «la più significativa sintesi delinquenziale fra elementi atavici... e acquisizioni culturali moderne ed interagisce sempre più frequentemente con la criminalità economica, allo scopo di 0 individuare nuove soluzioni per la ripulitura ed il reimpiego del denaro sporco». L’argomentazione del prefetto Parisi, ovviamente fondata su dati concreti, ha riacceso l’attenzione sulla specifica realtà delle 0 organizzazioni criminali e denuncia, con toni giustamente allarmanti, il pericolo di una saldatura tra criminalità tradizionale e criminalità degli affari: un pericolo che minaccia la stessa sopravvivenza delle 9 istituzioni democratiche come ci insegnano le esperienze di alcuni paesi del Terzo mondo, in cui i trafficanti di droga hanno acquisito una potenza economica tale che si sono perfino offerti - ovviamente, non senza contropartite - di ripianare il deficit del bilancio statale. Ci si domanda allora, come sia potuto accadere che una organizzazione criminale come la mafia anziché avviarsi al tramonto, in correlazione col miglioramento delle condizioni di vita e del funzionamento complessivo delle istituzioni, abbia, invece, vieppiù accresciuto la sua virulenza e la sua pericolosità. Un convincimento diffuso è quello - che ha trovato ingresso perfino in alcune sentenze della Suprema Corte - secondo cui oggi saremmo in presenza di una nuova mafia, con le connotazioni proprie di un’associazione criminosa, diversa dalla vecchia mafia, che non sarebbe stata altro che l’espressione, sia pure distorta ed esasperata, di un “comune sentire” di larghe fasce delle popolazioni meridionali. In altri termini, la mafia tradizionale non esisterebbe più e dalle sue ceneri sarebbe sorta una nuova mafia, quella mafia imprenditrice per intenderci, così bene analizzata dal prof. Arlacchi. Tale opinione è antistorica e fuorviante. Anzitutto, occorre sottolineare con vigore che Cosa Nostra (perché questo è il vero nome della mafia) non è e non si è mai identificata con quel potere occulto e diffuso di cui si è favoleggiato fino a tempi recenti, ma è una organizzazione criminosa - unica ed unitaria - ben individuata ormai nelle sue complesse articolazioni, che ha sempre mantenuto le sue finalità delittuose. Con ciò, evidentemente, non si intende negare che negli anni Cosa Nostra abbia subito mutazioni a livello strutturale e operativo e che altre ne subirà, ma si vuole sottolineare che tutto è avvenuto nell’avvio di una continuità storica e nel rispetto delle regole tradizionali. E proprio la particolare capacità della mafia di modellare con prontezza ed elasticità i valori arcaici alle mutevoli esigenze dei tempi costituisce una dellaragioni più profonde della forza di tale consorteria, che la rende tanto diversa. Se oltre a ciò, si considerano la sua capacità di mimetizzazione nella società, la tremenda forza di intimidazione derivante dalla inesorabile ferocia delle “punizioni” inflitte ai trasgressori o a chi si oppone ai suoi disegni criminosi, l’elevato numero e la statura criminale dei suoi adepti, ci si può rendere però conto dello straordinario spessore di questa organizzazione sempre nuova e sempre uguale a sé stessa. Altro punto fermo da tenere ben presente è che, al di sopra dei vertici organizzativi, non esistono “terzi livelli” di alcun genere, che influenzino e determinino gli indirizzi di Cosa Nostra. Ovviamente, può accadere ed è accaduto, che, in determinati casi e a determinate condizioni, l’organizzazione mafiosa abbia stretto alleanze con organizzazioni similari ed abbia prestato ausilio ad altri per fini svariati e di certo non disinteressatamente; gli omicidi commessi in Sicilia, specie negli ultimi anni, sono la dimostrazione più evidente di specifiche convergenze di interessi fra la mafia ed altri centri di potere. “Cosa Nostra” però, nelle alleanze, non accetta posizioni di subalternità; pertanto, è da escludere in radice che altri, chiunque esso sia, possa condizionarne o dirigerne dall’esterno le attività. E, in verità, in tanti anni di indagini specifiche sulle vicende di mafia, non è emerso nessun elemento che autorizzi nemmeno il sospetto dell’esistenza di una “direzione strategica” occulta di Cosa Nostra. Gli uomini d’onore che hanno collaborato con la giustizia, alcuni dei quali figure di primo piano dell’organizzazione, ne sconoscono l’esistenza. Lo stesso dimostrato coinvolgimento di personaggi di spicco di Cosa Nostra in vicende torbide ed inquietanti come il ed il falso sequestro di Michele Sindona non costituiscono un argomento “a contrario” perché hanno una propria specificità tutte ed una peculiare giustificazione in armonia

con le finalità dell’organizzazione mafiosa. E se è vero che non pochi uomini politici siciliani sono stati, a tutti gli effetti, adepti di “Cosa Nostra”, è pur vero che in seno all’organizzazione mafiosa non hanno E

goduto di particolare prestigio in dipendenza della loro estrazione politica. Insomma Cosa Nostra ha tale forza, compattezza ed autonomia che può dialogare e stringere accordi con chicchessia mai però d

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in posizioni di subalternità. Queste peculiarità strutturali hanno consentito alla mafia di conquistare un ruolo egemonico nel traffico, anche internazionale, dell’eroina. Ma, per comprendere meglio le cause z

dell’insediamento della mafia nel lucroso giro della droga, occorre prendere le mappe del contrabbando di tabacchi, una delle più tradizionali attività illecite della mafia. Il contrabbando è stato a lungo ritenuto i una violazione di lieve entità perfino negli ambienti investigativi e giudiziari ed il contrabbandiere è stato addirittura tratteggiato dalla letteratura e dalla filmografia come un romantico avventuriero. La realtà era però o

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ben diversa, essendo il contrabbandiere un personaggio al soldo di Cosa Nostra, se non addirittura un mafioso egli stesso ed il contrabbando si è rivelato un’attività ben più pericolosa di quella legata ad una e

violazione di un interesse finanziario dello Stato, in quanto ha fruttato ingenti guadagni che hanno consentito l’ingresso nel mercato degli stupefacenti della mafia ed ha aperto e collaudato quei canali

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internazionali - sia per il trasporto della merce sia per il riciclaggio del danaro - poi utilizzati per il traffico di stupefacenti. Occorre precisare, a questo proposito, che già nel contrabbando di tabacchi, si realizzano t importanti novità della struttura mafiosa. È ormai di comune conoscenza che Cosa Nostra è organizzata come una struttura piramidale basata sulla “famiglia” e ogni “uomo d’onore” voleva intrattenere rapporti r

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di affari prevalentemente con gli altri membri della stessa “famiglia” e solo sporadicamente con altre famiglie, essendo riservato ai vertici delle varie “famiglie” il coordinamento in seno agli organismi direttivi o

provinciali e regionale. Assunta la gestione del contrabbando di tabacchi - che comporta l’impiego di consistenti risorse umane in operazioni complesse che non possono essere svolte da una sola famiglia r - sorge la necessità di associarsi con membri di altre famiglie e, perfino, con personaggi estranei a Cosa Nostra. Per effetto dell’allargamento dei rapporti di affari con altri soggetti spesso non mafiosi sorge d

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la necessità di creare strutture nuove di coordinamento che, pur controllate da Cosa Nostra, con la stessa non si identificassero. Si formano, così, associazioni di contrabbandieri, dirette e coordinate da “uomini n

d’onore”, che non si identificavano, però, con Cosa Nostra, associazioni aperte alla partecipazione saltuaria di altri “uomini d’onore” non coinvolti operativamente nel contrabbando, previo assenso e nella misura a

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stabilita dal proprio capo famiglia. In pratica, dunque, l’antica, rigida compartimentazione degli “uomini d’onore” in “famiglie” ha cominciato a cedere il posto a strutture più allargate e ad una diversa i articolazione delle alleanze in seno all’organizzazione. Cosa Nostra però non si limita ad esercitare il controllo indiretto su altre organizzazioni criminali similari, specialmente nel Napoletano, per assicurare un a efficace funzionamento delle attività criminose. Il fatto che esiste anche a Napoli una “famiglia” mafiosa dipendente direttamente dalla “provincia” di Palermo, non deve stupire perché la presenza di “famiglie” mafiose o di sezioni delle stesse (le cosiddette “decine”), fuori della Sicilia, ed anche all’estero, è un fenomeno risalente negli anni. La stessa Cosa Nostra statunitense, in origine, non era altro che un insieme di “famiglie” costituenti diretta filiazione di Cosa Nostra siciliana. Quando Cosa Nostra interviene sul contrabbando presso la malavita napoletana, dunque, lo fa allo scopo dichiarato di sanare i contrasti interni ma più verosimilmente con l’intenzione di fomentare la discordia per assumere la direzione dell’attività. Ecco perché, nel corso degli anni, sono stati individuati collegamenti importanti tra esponenti di spicco della mafia isolana e noti camorristi campani, difficilmente spiegabili già allora con semplici contatti fra organizzazioni criminali diverse. Ed ecco, dunque, perché il contrabbando di tabacchi costituì una spinta decisiva al coordinamento fra organizzazioni criminose, tradizionalmente operanti in territori distinti; coordinamento la cui pericolosità è intuitiva. Nella seconda metà degli anni ’70, pertanto, Cosa Nostra con le sue strutture organizzative, coi canali operativi e di riciclaggio già attivati per il contrabbando e con le sue larghe disponibilità finanziarie, aveva tutte le carte in regola per entrare, non più in modo episodico come nel passato, nel grande traffico degli stupefacenti. In più, la presenza negli Usa di un folto gruppo di siciliani collegati con Cosa Nostra garantiva la distribuzione della droga in quel paese. Non c’è da meravigliarsi, allora, se la mafia siciliana abbia potuto impadronirsi in breve tempo del traffico dell’eroina verso gli Stati Uniti d’America. Anche nella gestione di questo lucroso affare l’organizzazione ha mostrato la sua capacità di adattamento avendo creato, in base all’esperienza del contrabbando, strutture agili e snelle che, per lungo tempo, hanno reso pressoché impossibili le indagini. Alcuni gruppi curavano l’approvvigionamento della morfina-base dal Medio e dall’Estremo Oriente; altri erano addetti esclusivamente ai laboratori per la trasformazione della morfina-base in eroina; altri, infine, si occupavano dell’esportazione dell’eroina verso gli Usa. Tutte queste strutture erano controllate e dirette da “uomini d’onore”. In particolare, il funzionamento dei laboratori clandestini, almeno agli inizi, era attivato da esperti chimici francesi, reclutati grazie a collegamenti esistenti con il “milieu” marsigliese fin dai tempi della cosiddetta “”. L’esportazione della droga, come è stato dimostrato da indagini anche recenti, veniva curata spesso da organizzazioni parallele, addette al reclutamento dei corrieri e collegate a livello di vertice con “uomini d’onore” preposti a tale settore del traffico. Si tratta dunque di strutture molto articolate e solo apparentemente complesse che, per lunghi anni, hanno funzionato egregiamente, consentendo alla mafia ingentissimi guadagni. Un discorso a sé merita il capitolo del riciclaggio del danaro. Cosa Nostra ha utilizzato organizzazioni internazionali, operanti in Italia, di cui si serviva già fin dai tempi del contrabbando di tabacchi, ma è ovvio che i rapporti sono divenuti assai più stretti e frequenti per effetto degli enormi introiti, derivanti dal traffico di stupefacenti. Ed è chiaro, altresì, che nel tempo i sistemi di riciclaggio si sono sempre più affinati in dipendenza sia delle maggiori quantità di danaro disponibili, sia soprattutto dalla necessità di eludere investigazioni sempre più incisive. Per un certo periodo il sistema bancario ha costituito il canale privilegiato per il riciclaggio del danaro. Di recente, è stato addirittura accertato il coinvolgimento di interi paesi nelle operazioni bancarie di cambio di valuta estera. Senza dire che non poche attività illecite della mafia, costituenti per sé autonoma fonte di ricchezza (come, ad esempio, le cosiddette truffe comunitarie), hanno costituito il mezzo per consentire l’afflusso in Sicilia di ingenti quantitativi di danaro, già ripulito all’estero, quasi per intero proveniente dal traffico degli stupefacenti. Quali effetti ha prodotto in seno all’organizzazione di Cosa Nostra la gestione del traffico di stupefacenti? Contrariamente a quanto ritenevano alcuni mafiosi più tradizionalisti, la mafia non si è rapidamente dissolta ma ha accentuato le sue caratteristiche criminali. Le alleanze orizzontali fra uomini d’onore di diverse “famiglie” e di diverse “province” hanno favorito il processo, già in atto da tempo, di gerarchizzazione di Cosa Nostra ed al contempo, indebolendo la rigida struttura di base, hanno alimentato mire egemoniche. Infatti, nei primi anni ’70 per assicurare un migliore controllo dell’organizzazione, veniva costituito un nuovo organismo verticale, la “commissione” regionale, composta dai capi delle province mafiose siciliane col compito di stabilire regole di condotta e di applicare sanzioni negli affari concernenti Cosa Nostra nel suo complesso. Ma le fughe in avanti di taluni non erano state inizialmente controllate. Esplode così nel 1978 una violenta contesa culminata negli anni 1981-1982. Due opposte fazioni si affrontano in uno scontro di una ferocia senza precedenti che investiva tutte le strutture di Cosa Nostra, causando centinaia di morti. I gruppi avversari aggregavano uomini d’onore delle più varie famiglie spinti dall’interesse personale - a differenza di quanto accadeva nella prima guerra di mafia caratterizzata dallo scontro tra le famiglie - e ciò a dimostrazione del superamento della compartimentazione in famiglie. La sanguinaria contesa non ha determinato - come ingenuamente si prevedeva - un indebolimento complessivo di Cosa Nostra ma, al contrario, un rafforzamento ed un rinsaldamento delle strutture mafiose, che, depurate degli elementi più deboli (eliminati nel conflitto), si ricompattavano sotto il dominio di un gruppo egemone accentuando al massimo la segretezza ed il verticismo. Il nuovo gruppo dirigente a dimostrazione della sua potenza, a cominciare dall’aprile 1982, ha iniziato ad eliminare chiunque potesse costituire un ostacolo. Gli omicidi di Pio La Torre, di Carlo Alberto Dalla Chiesa, di Rocco Chinnici, di Giangiacomo Ciaccio Montalto, di Beppe Montana, di Ninni Cassarà, al di là delle specifiche ragioni della eliminazione di ciascuno di essi, testimoniano una drammatica realtà. E tutto ciò mentre il traffico di stupefacenti e le altre attività illecite andavano a gonfie vele nonostante l’impegno delle forze dell’ordine. La collaborazione di alcuni elementi di spicco di Cosa Nostra e la conclusione di inchieste giudiziarie approfondite e ponderose hanno inferto indubbiamente un duro colpo alla mafia. Ma se la celebrazione tra difficoltà di ogni genere di questi processi ha indotto Cosa Nostra ad un ripensamento di strategie, non ha determinato l’inizio della fine del fenomeno mafioso. Il declino della mafia più volte annunciato non si è verificato, e non è, purtroppo, prevedibile nemmeno. È vero che non pochi “uomini d’onore”, diversi dei quali di importanza primaria, sono in atto detenuti; tuttavia i vertici di Cosa Nostra sono latitanti e non sono sicuramente costretti all’angolo. Le indagini di polizia giudiziaria, ormai da qualche anno, hanno perso di intensità e di incisività a fronte di una organizzazione mafiosa sempre più impenetrabile e compatta talché le notizie in nostro possesso sulla attuale consistenza dei quadri mafiosi e sui nuovi adepti sono veramente scarse. Né è possibile trarre buoni auspici dalla drastica riduzione dei fatti di sangue peraltro circoscritta al Palermitano e solo in minima parte ascrivibile all’azione repressiva. La tregua iniziata è purtroppo frequentemente interrotta da assassinii di mafiosi di rango, segno che la resa dei conti non è finita e soprattutto da omicidi dimostrativi che hanno creato notevole allarme sociale; si pensi agli omicidi dell’ex sindaco di Palermo, Giuseppe Insalaco e dell’agente della PS Natale Mondo, consumati appena qualche mese addietro. Si ha l’eloquente conferma che gli antichi, ibridi connubi tra criminalità mafiosa e occulti centri di potere costituiscono tuttora nodi irrisolti con la conseguenza che, fino a quando non sarà fatta luce su moventi e su mandanti dei nuovi come dei vecchi “omicidi eccellenti”, non si potranno fare molti passi avanti. Malgrado i processi e le condanne, risulta da inchieste giudiziarie ancora in corso che la mafia non ha abbandonato il traffico di eroina e che comincia ad interessarsi sempre più alla cocaina; e si hanno già notizie precise di scambi tra eroina e cocaina già in America, col pericolo incombente di contatti e collegamenti - la cui pericolosità è intuitiva - tra mafia siciliana ed altre organizzazioni criminali italiane e sudamericane. Le indagini per la individuazione dei canali di riciclaggio del denaro proveniente dal traffico di stupefacenti sono rese molto difficili, sia a causa di una cooperazione internazionale ancora insoddisfacente, sia per il ricorso, da parte dei trafficanti, a sistemi di riciclaggio sempre più sofisticati. Per quanto riguarda poi le attività illecite, va registrato che accanto ai crimini tradizionali come ad esempio le estorsioni sistematizzate, e le intermediazioni parassitarie, nuove e più insidiose attività cominciano ad acquisire rilevanza. Mi riferisco ai casi sempre più frequenti di imprenditori non mafiosi, che subiscono da parte dei mafiosi richieste perentorie di compartecipazione all’impresa e ciò anche allo scopo di eludere le investigazioni patrimoniali rese obbligatorie dalla normativa antimafia. Questa, in brevissima sintesi, è la situazione attuale che, a mio avviso, non legittima alcun trionfalismo. Mi rendo conto che la fisiologica stanchezza seguente ad una fase di tensione morale eccezionale e protratta nel tempo ha determinato un generale clima, se non di smobilitazione, certamente di disimpegno e, per quanto mi riguarda, non ritengo di aver alcun titolo di legittimazione per censurare chicchessia e per suggerire rimedi. Ma ritengo mio preciso dovere morale sottolineare, anche a costo di passare per profeta di sventure, che continuando a percorrere questa strada, nel futuro prossimo, saremo costretti a confrontarci con una realtà sempre più difficile.

fonte: www.inmemoria.it 6

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