Procura Generale della Repubblica di

Relazione

sull’amministrazione della Giustizia

per l’anno giudiziario 2017

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PREMESSA

L’organico di questa Procura Generale prevede, oltre al Procuratore Generale ed all’Avvocato Generale, 15 Sostituti Procuratori.

La tabella sotto riportata (tab.1) illustra la composizione del personale di magistratura della Procura Generale di Palermo al 30 giugno 2017 operando la distinzione tra magistrati in pianta organica e magistrati in effettivo servizio.

Tab.1 Pianta organica numerica del Personale di magistratura

Organico Vacanti Effettivi Uomini Donne % scopertura effettiva Procuratore Generale presso la Corte di 1 0 1 1 0 0% Appello Avvocato Generale di 1 0 1 0 1 0% Corte di Appello Sostituto Procuratore * Generale presso la 15 3 12 7 5 20% Corte di Appello Magistrato Distrettuale 2 1 1 1 0 50% Requirente TOTALE 19 4 15 9 6 21%

L’organico attuale risulta appena sufficiente per far fronte alle molteplici esigenze dell’Ufficio che opera su un territorio molto vasto (2.120.339 abitanti), caratterizzato da una densità criminale tra le più elevate del paese, anche a causa della pervasiva e capillare presenza dell’associazione di stampo mafioso “Cosa nostra”.

Al riguardo va considerato che le competenze della Procura Generale non si esauriscono nell‘espletamento delle molteplici ed impegnative attività processuali previste dal codice di rito, ma si articolano anche nella complessa gestione di una pluralità di compiti funzionali al

* In data 18/10/2016 il Sost. Procuratore Generale Dr Luigi Patronaggio ha lasciato l’ufficio per ricoprire il posto di Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di . In data 20/10/2016 la d.ssa Annamaria Palma Guarnier, Sost. Procuratore Generale di Palermo ha assunto le funzioni di Avvocato Generale della Repubblica presso la Corte d’Appello di Palermo. La d.ssa M.V. Randazzo in data 7/06/2017 si è immessa nelle funzioni di Procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni di Palermo. Pertanto nel secondo semestre del 2017 si registrano tre posti vacanti nella qualifica di Sostituto Procuratore Generale. 2

servizio giustizia che, sotto taluni profili, investono anche la magistratura giudicante (si consideri al riguardo la delicata ed impegnativa gestione dei profili della sicurezza dei magistrati). A tali attribuzioni tradizionali si sono sommati i nuovi complessi compiti attribuiti al Procuratore Generale dall’art. 6 D.Lg.vo 20 febbraio 2006, n.106 1, che impongono una rivisitazione innovativa di modelli organizzativi ereditati dal passato, nonché la conseguenziale messa in opera di strutture e di competenze che richiedono ingenti risorse in termini di personale e di tempo.

1Art. 6 D.Leg.vo 20 febbraio 20016 : “Il procuratore generale presso la corte di appello, al fine di verificare il corretto ed uniforme esercizio dell’azione penale, l’osservanza delle disposizioni relative all’iscrizione delle notizie di reato ed il rispetto delle norme sul giusto processo, nonché il puntuale esercizio da parte dei procuratori della Repubblica dei poteri di direzione, controllo e organizzazione degli uffici ai quali sono preposti, acquisisce dati e notizie dalle procure della Repubblica del distretto ed invia al procuratore generale presso la Corte di cassazione una relazione almeno annuale”

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1- STATISTICHE DELLE PRINCIPALI ATTIVITÀ E PROVVEDIMENTI IN MATERIA PENALE

Durante il presente anno giudiziario si è osservato un incremento delle istanze di avocazione ex art. 413 c.p.p. che, da n. 31 dell’anno giudiziario 1 luglio 2015 – 30 giugno 2016, sono passate a n. 49 nell’anno giudiziario 1 luglio 2016 – 30 giugno 2017, con un aumento percentuale pari al 58% . Rilevante è stato anche l’incremento che ha subito l’attività del Procuratore Generale in materia di art. 409 co.3 c.p.p.. Si è passati infatti da 798 a 1451 visti con un aumento pari a circa l’ 82%. È altresì aumentato il numero di “ Appelli su sentenze penali ” del 109%. Si è passati infatti da 221 a 460 appelli, con una media per sostituto Procuratore Generale di 42 appelli contro i 16 del precedente anno giudiziario. I “ Ricorsi per Cassazione su sentenze penali ” sono passati da 56 a 177 con un incremento percentuale del 216 %. In lieve diminuzione i visti su sentenze penali ; ridotti del 2,4%. Il numero complessivo delle partecipazioni alle udienze dei sostituti Procuratori è lievemente aumentato dello 0,76%, ma si è contemporaneamente ridotto il numero dei Sostituti Procuratori Generali in servizio rispetto all’anno giudiziario precedente, ciò ha determinato un aumento dell’impegno richiesto a ciascun magistrato con una media che si attesta a 120 udienze pro capite per anno contro le 93 udienze dell’anno giudiziario precedente.

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Attività dell'Ufficio di Procura Generale ANNO ANNO Variazione GIUDIZIARIO GIUDIZIARIO percentuale 2015-2016 2016-2017

Avocazioni 11 4* -63,64%

Attività del PG in materia di art. 409 co. 3 798 1451 81,83% c.p.p

Visti su sentenze penali 23469 22913 -2,37%

Altri visti in materia penale 20285 20207 -0,38%

Pareri in materia di libertà personale 782 797 1,92%

Altri pareri, richieste e provvedimenti vari 3281 3049 -7,07% (materia penale)

Ordini di esecuzione 704 746 5,97%

Unificazioni pene 189 180 -4,76%

Altri provvedimenti in materia di 3204 3517 9,77% esecuzioni

Appelli su sentenze penali 220 460 109,09%

Ricorsi per Cassazione su sent. Penali 56 177 216,07%

Gip/Gup e Dib. 0 0 0,00% Tribunale

Corte di Appello 1037 1082 (penali e civili) 4,34% Corte di Assise di 146 111 -23,97% udienze Appello Tribunale di 125 125 0,00% Partecipazioniad Sorveglianza TOTALE 1308 1318 0,76% MAGISTRATI EFFETTIVI AL 30 GIUGNO 2017 PG e Avv.GEN. 2 2 Sostituti Procuratori Generali 14 11 *Si precisa che il dato numerico delle avocazioni si riferisce in concreto a n. 3 procedimenti di cui il n. 7/2016 è passato da Mod. 45 a Mod. Noti.

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Appelli e Ricorsi

Visti e Pareri

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Attività Pro capite per magistrato (media per sostituto Procuratore Generale) ANNO ANNO GIUDIZIARIO GIUDIZIARIO 2015-2016 2016-2017

Visti su sentenze penali 1676 2083

Altri visti in materia penale 1449 1837 Pareri in materia di libertà personale 56 72 Altri pareri, richieste e provvedimenti vari (materia penale) 234 277

Ordini di esecuzione 50 68

Unificazioni pene 14 16 Altri provvedimenti in materia di esecuzioni 229 320

Appelli su sentenze penali 16 42 Ricorsi per Cassazione su sent. Penali 4 16

Gip/Gup e Dib. Tribunale 0 0

Corte di Appello (penali e civili) 74 94

Corte di Assise di Appello 10 13

Tribunale di Sorveglianza 9 11

Partecipazioniadudienze TOTALE 93 120

Sono state escluse le attività inerenti le avocazioni e quelle in materia di art. 409 co. 3 c.p.p. perché di esclusiva pertinenza del Procuratore Generale.

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Di seguito si riportano le tabelle delle sentenze impugnate suddivise per Ufficio di provenienza.

APPELLI CORTE ALTRE GIUDICE DI Ufficio TRIBUNALE TOTALE D'ASSISE CORTI PACE PROCURA GENERALE di 456 1 3 460 PA

RICORSI IN CASSAZIONE CORTE ALTRE GIUDICE DI Ufficio TRIBUNALE TOTALE D'ASSISE CORTI PACE PROCURA GENERALE di 141 3 30 3 177 PA

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2- AVOCAZIONE DELLE INDAGINI PRELIMINARI - PERIODO 1° LUGLIO 2016 – 30 GIUGNO 2017

Nel periodo di riferimento si è registrato un incremento delle istanze di avocazione, con conseguente impegno nell’attività di istruttoria. In particolare questo Ufficio ha ricevuto. N. 49 istanze ex art. 413, co. 1, c.p.p .. Per tutte le istanze i Sostituti Procuratori Generali assegnatari hanno provveduto a richiedere alle competenti Procure del Distretto le necessarie informazioni ed atti per avere contezza dell’attività di indagine svolta ed eventualmente monitorare l’attività a conclusione delle indagini (richiesta di archiviazione – avviso di conclusione delle indagini e relativa richiesta di rinvio a giudizio o decreto di citazione diretta a giudizio) ed al 30.6.2017 si è delineata la seguente situazione: • n. 9 istanze risultano pendenti in attesa di risposta; • n. 38 istanze sono state definite con decreto di rigetto; • n. 2 istanze sono state definite con decreto di avocazione delle indagini e conseguente iscrizione nel Registro Avocaz. - Mod. 8. Si tratta dei seguenti procedimenti: a) N. 7/2016 del Registro delle Avocazioni NOTI P.G., avocazione del procedimento penale N. 3370/2015 RGNR Mod. 45 iscritto alla Procura della Repubblica di Palermo- iscrizione passata al Registro Noti per i reati di cui agli artt. 323, 595, 368 e 612 c.p., ancora in fase di indagini; b) N. 1/2017 del Registro Avocazioni NOTI P.G., avocato dalla Procura della Repubblica di Palermo per il reato di omicidio aggravato dell’agente di P.S. Agostino Antonino e della moglie Castelluccio Ida, commesso a Villagrazia di Carini il 5 agosto 1989, nonché per il reato di cui all’art. 416 bis c.p.

N. 1253 decreti di fissazione udienza ex artt. 409, co.2, 410 e 127 c.p.p., trasmessi dagli Uffici G.I.P. del distretto. A seguito di tali comunicazioni si è proceduto ad avocare il seguente procedimento: • N. 2/2017 del Registro delle Avocazioni NOTI P.G., avocazione del proc. pen. N. 1423/16 RGNR Mod. 21 iscritto alla Procura della Repubblica di per i reati di cui agli artt. 81 cpv, 609 quater u.c., nei confronti della figlia minore in fase di indagini. 9

Inoltre, nello stesso periodo si sono svolte le indagini relative ai seguenti procedimenti già precedentemente iscritti al Reg. Avocaz. P.G. - Mod. 8:

• N. 4/2015 del Registro delle Avocazioni Noti P.G., avocazione del procedimento N. 1388/14 iscritto alla Procura della Repubblica di Agrigento per colpa medica a carico di n. 10 tra medici ed infermieri, definito con richiesta di archiviazione opposta dinanzi al G.I.P. che ha restituito il fascicolo con ordinanza di archiviazione solo per n. 3 iscritti, per gli altri rigetto della richiesta di archiviazione e formulazione di imputazione coatta. Attualmente in fase di indagini preliminari; • N. 1/2016 del Registro Avocazioni IGNOTI P.G., avocazione del proc. pen. N. 6074/2014 RGNR Mod. 44 iscritto alla Procura della Repubblica di Marsala per i reati di cui agli artt. 40 e 589 c.p., relativo al decesso di una neonata nata con problemi cardiaci non diagnosticati nella gravidanza da cui derivava il decesso, successivamente (a seguito di integrazione consulenza tecnica e delega indagini) iscritto al N. 6/2016 del Registro delle Avocazioni NOTI P.G. in data 7/7/2016 a carico di 3 medici per i reati di cui sopra, definito con richiesta di archiviazione per infondatezza della notizia di reato; • N. 1/2016 del Registro delle Avocazioni NOTI P.G., avocazione del proc. pen. N. 4206/2010 RGNR Mod. 21, iscritto alla Procura della Repubblica di Palermo per il reato di cui agli artt.110 – 416 bis c.p. successivamente iscritto anche per il reato di cui all’art. 416 ter , definito con richiesta di rinvio a giudizio; • N. 2/2016 del Registro delle Avocazioni IGNOTI P.G., avocazione del proc. pen. N. 3502/13 RGNR Mod. 44 iscritto alla Procura della Repubblica di Trapani per il reato di cui all’art. 589 decesso per morbillo di soggetto cerebroleso (n. 2 ricovero a distanza di pochi giorni e decesso), successivamente iscritto al N. 5/16 del Registro delle Avocazioni Noti P.G. in data 4/7/2016, definito con richiesta di archiviazione del 10.2.2017 opposta dalla p.o. Il G.I.P. di Trapani non ha accolto la richiesta di archiviazione ed ha restituito il fascicolo e quindi attualmente si trova in fase di indagini.

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• N. 2/2016 del Registro delle Avocazioni NOTI P.G., avocazione del proc. pen. N. 24951/2013 RGNR Mod. 21, iscritto alla Procura della Repubblica di Palermo per i reati di cui agli artt.416 c.p. e 96 DPR n. 361/1957, successivamente iscritto da questo Ufficio per l’art. 416 ter c.p. definito con decreto di citazione diretta a giudizio del 25/7/2017; • N. 3/2016 del Registro delle Avocazioni Noti P.G., avocazione del proc. pen. N. 19350/2013 iscritto alla Procura della Repubblica di Palermo, per colpa medica a carico di n. 2 medici, definito con richiesta di rinvio a giudizio ma restituito dal GUP per la rinnovazione dell’avviso di garanzia e di conseguenza della richiesta di rinvio a giudizio; • N. 4/2016 del Registro delle Avocazioni NOTI P.G., avocazione del proc. pen. N. 1315/16 RGNR Mod. 21 iscritto alla Procura della Repubblica di Trapani per i reati di cui agli artt. 349 e 544 ter c.p., attualmente pendente in fase di indagini preliminari.

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3- RISOLUZIONE CONFLITTI TRA PP. MM. DEL DISTRETTO

I contrasti tra PP.MM. ai sensi dell’art. 54 c.p.p. si riducono numericamente del 44% rispetto all’anno giudiziario precedente Si tratta di un’attività particolarmente impegnativa sia perché, analogamente che per i casi di avocazione, incide sulla competenza degli uffici requirenti, sia perché impone la soluzione di questioni in diritto spesso assai complesse per le quali sono necessarie studio approfondito e ricerche accurate di giurisprudenza della Cassazione .

AG 2015 AG 2016 - ATTIVITA' IN MATERIA PENALE VARIAZ. % - 2016 2017 Contrasti di competenza ai sensi dell'art. 54 c.p.p. 18 10 -44%

Si indicano schematicamente di seguito alcune delle problematiche in diritto affrontate.

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- n. 1./17 N.R . contrasto tra P.M. di Palermo e P.M. di Termini Imerese: competente Procura di Palermo. Si trattava della autenticazione di firme di procura ad litem da parte di difensori nel cui studio di Palermo non erano presenti coloro che avevano apposto la sottoscrizione alla procura medesima, laddove uno degli apparenti firmatari aveva disconosciuto la firma che era stata apparentemente autenticata come vera dai legali. - n. 2/17 N.R. Contr. tra P.M. di Palermo e P.M. di Termini Imerese; con nota successiva all’elevazione del conflitto il P.M. di Palermo ha revocato il provvedimento di trasmissione alla Procura Generale e pertanto veniva dichiarato cessato il contrasto tra i PP.MM. dei circondari indicati e restituiti gli atti alla Procura di Palermo. - n. 3/17 N.R. contrasto tra P.M. Trapani e P.M. Sciacca: competente Procura di Sciacca. Si trattava del reato di truffa contrattuale commesso mediante bonifico bancario accreditato in conto corrente presso BPL Agenzia di Sciacca. Il luogo di commissione viene individuato nel luogo in cui il beneficiario consegue il profitto e cioè nel momento in cui si realizza l’effettivo conseguimento del bene da parte dell’agente e la definitiva perdita dello stesso da parte del raggirato. Il momento consumativo è quello dell’acquisizione della relativa valuta poiché è in quel momento che si concreta il vantaggio patrimoniale dell’agente e nel contempo diviene definitiva la lesione del patrimonio della p.o. - n. 4/17 contrasto tra P.M. di Agrigento e P.M. di Sciacca: competente Procura di Sciacca. Si trattava di procedimento relativo al reato di cui all’art. 648 c.p. a carico di un soggetto extracomunitario presente in maniera irregolare sul territorio dello Stato e poiché non era conosciuta né la residenza, né la dimora, né il domicilio non poteva trovare applicazione il comma 2 dell’art. 9 c.p.p., bensì il comma 3 del citato art. 9 c.p.p. che stabilisce quale criterio suppletivo quello del giudice presso cui è il P.M. che per primo ha iscritto la notizia di reato. - 5/17 contrasto tra P.M. di Palermo e P.M. di Sciacca: competente Procura di Palermo. Si trattava di un procedimento relativo (tra gli altri) alla fattispecie di cui all’art. 640 ter comma 3 c.p. Tale reato radica la “competenza dell’Ufficio di P.M. presso il capoluogo del distretto in cui ha sede il giudice competente” ai sensi del comma 3 quinquies dell’art. 51 c.p.p. 13

- 6/17 N.R. contrasto tra P.M. Termini Imerese e P.M. Palermo: competente Procura di Palermo. Si trattava di procedimento relativo a reati di bancarotta che, secondo la nostra legislazione, non sono concepibili senza la dichiarazione di fallimento indispensabile per l’integrazione della fattispecie normativa. Il delitto di bancarotta si consuma nel luogo della declaratoria del fallimento, con sentenza nel caso in esame, dell’Ufficio Giudiziario di Palermo. - n. 7/17 N.R . contrasto tra P.M. Sciacca e P.M. Agrigento: competente Procura di Agrigento. Si trattava di un procedimento-stralcio per il reato di minacce gravi dopo che il P.M. di Sciacca aveva chiesto ed ottenuto l’archiviazione del procedimento in relazione ai reati di maltrattamenti e violenza sessuale. Il residuo reato di minacce deve radicarsi presso il Tribunale del territorio di Agrigento poiché le espressioni intimidatorie e minacciose erano pervenute alla p.o. quando la stessa si era trasferita presso la sede Arcivescovile di Favara e successivamente presso un centro di accoglienza della città di Agrigento; ed invero il reato di minaccia aggravata si consuma nel momento in cui l’azione di intimidazione viene portata a conoscenza del soggetto passivo e questi percepisce il contenuto minaccioso.

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4- PRINCIPALI ATTIVITÀ E PROVVEDIMENTI IN MATERIA CIVILE

Continua nel settore civile la tendenza in aumento dei Visti sulle sentenze civili, che da n.1004 dell’A.G. 2015/2016 passano a n. 1399 nell’A.G. 2016/2017, con un incremento in termini percentuali del 39%. In diminuzione invece i Visti su ordinanze e decreti (-31%), per la gran parte costituiti da visti sulle ordinanze e sui decreti riguardanti il Patrocinio a spese dello Stato, provenienti dalla Corte di Appello e dal Tribunale di Sorveglianza. In particolare: n. 1409 sono le ordinanze e i Decreti in materia di Gratuito Patrocinio trasmessi dalla Corte di Appello nell’A.G. 2016/2017 (n. 828 in meno rispetto all’A.G precedente); n. 759 sono invece i provvedimenti per la stessa materia provenienti dal Tribunale di Sorveglianza (anche questi in diminuzione rispetto all’A.G. 2015/2016). Aumentano del 59% le Requisitorie, collegiali e camerali , che da n. 497 dell’A.G. 2015/2016 passano a n. 792 nell’A.G. 2016/2017. Aumentano considerevolmente i Pareri in materia civile che passano da n. 270 nell’A.G. 2015/2016 a n. 1728 nell’A.G. 2016/2017 (con un aumento in termini percentuali del 540 %). Diminuisce del 29% il numero dei Visti inerenti l’attività di vigilanza sugli ordini professionali (Notai, Avvocati, Giornalisti ecc..) . Con riferimento a quest’ultima attività, la gran parte dei fascicoli trattati riguardano le Iscrizioni all’Albo degli Avvocati e i relativi, eventuali, ricorsi del Procuratore Generale (n. 903 fascicoli nell’A.G. 2016/2017, contro i 1257 dell’A.G. precedente). Sono n. 541 i fascicoli inerenti le iscrizioni all’Albo dei Giornalisti movimentati nell’A.G. 2016/2017, in lieve diminuzione rispetto all’A.G. precedente. Sono 73 le partecipazioni alle udienze nell’A.G. 2015/2016 contro le 70 dell’A.G. precedente.

ATTIVITA' IN MATERIA CIVILE ED VARIAZ. AG 2015 - 2016 AG 2016 - 2017 AMMINISTRATIVA %

Visti su sentenze civili 1004 1399 39%

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Visti su ordinanze e decreti civili 3170 2192 -31%

Visti sui motivi di appello civili 108 68 -37% requisitorie (collegiali e camerali) 497 791 59%

Pareri 270 1728 540%

Procedimenti disciplinari iniziati a carico degli iscritti all'ordine dei notai 12 6 -50%

Visti inerenti l'attività di vigilanza sugli ordini professionali 2605 1862 -29%

Partecipazioni alle Udienze civili 70 73 4%

Si segnalano altresì le seguenti attività: − registrazione dei Notai con la relativa attività di fascicolazione e di corrispondenza con il Ministero della Giustizia e con gli archivi Notarili distrettuali; 16

− La predisposizione delle relazioni biennali, annuali e semestrali riguardanti gli Archivi Notarili, la Conservatoria dei registri immobiliari e l’ufficio P.R.A; − L’invio delle notifiche riguardanti gli atti stranieri (n. 4 nel periodo) e le rogatorie internazionali civili.

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5- MODULI ORGANIZZATIVI DELLA PROCURA GENERALE

Nell’attuale modello organizzativo della Procura Generale per alcuni specifici settori è stata prevista la divisione in gruppi. E’ stato costituito un pool di sostituti procuratori generali addetti a collaborare il Procuratore Generale nell’esercizio di tutti i poteri funzionali all’esercizio dell’avocazione, poteri previsti da una pluralità di norme processuali e che, nella precedente organizzazione, erano invece distribuiti all’interno dell’ufficio in modo frammentato senza una visione organica e di sistema. Così, ad esempio, al Procuratore generale era riservata la competenza a decidere in ordine alla avocazioni di cui all’art. 413 c.p.p. a seguito di richieste formulate dalle persone sottoposte ad indagini o dalle persone offese dal reato. L’esame delle comunicazioni dei giudici ai sensi dell’art. 409, 3 comma, c.p.p., dalle quali possono scaturire eventuali avocazioni ai sensi dell’art. 412, 2 comma, c.p.p., era invece attribuito ai medesimi sostituti ai quali era devoluta la competenza per il controllo delle sentenze dei GIP/ GUP secondo le circoscrizioni rispettivamente assegnate. L’esame degli elenchi di cui all’art. 127 disp. att. c.p.p., da cui possono scaturire avocazioni ai sensi dell’art. 412, 1 comma, c.p.p., era attribuito ad altri sostituti, quelli ai quali era devoluta la competenza per il controllo delle sentenze dei tribunali secondo le circoscrizioni rispettivamente assegnate. Poiché alla luce dell’esperienza applicativa tale frammentazione delle competenze appariva disfunzionale e poco produttiva, si è provveduto ad una reductio ad unum accorpandole tutte nel pool specializzato sopra indicato, composto da quattro magistrati ai quali è stata attribuita una competenza territoriale con rotazione annuale (Palermo, Agrigento - Sciacca, Trapani – Marsala, Termini Imerese). Ciascun magistrato addetto al pool oltre ad assolvere i compiti endoprocessuali previsti dal c.p.p., è altresì incaricato di redigere un report semestrale ove evidenziare tutte le informazioni acquisite nel corso dell’esame dei casi di avocazione, delle comunicazioni dei giudici ai sensi dell’art. 409 c.p.p., degli elenchi di cui all’art. 127 disp. att. c.p.p., utili ai fini dell’esercizio del potere dovere di vigilanza di cui all’art. 6 citato. I report semestrali, inseriti in un database , sono poi oggetto di analisi comparata all’interno del pool, unitamente al Procuratore Generale, nella diversificata ottica della funzione di vigilanza di cui all’art. 6 citato. 18

L’esperienza operativa ha dimostrato infatti che i canali costituiti dagli elenchi di cui all’art. 127 disp. att c.p.p., dalle comunicazioni di cui all’art. 409, terzo comma, c.p.p., dalle richieste di cui agli art. 413 c.p.p. oltre ad essere funzionali allo scopo endoprocessuale al quale sono preordinati, veicolano un flusso costante di preziose informazioni che “messe a sistema” offrono nel tempo una visione organica sulle modalità di conduzione delle procure del distretto e della concreta gestione dell’azione penale. A mezzo di una adeguata piattaforma informatica si rende così possibile, interfacciando i dati desunti dalle fonti sopra specificate, individuare eventuali disfunzioni, casi di ripetute negligenze o di inadeguatezza nell’ organizzazione degli uffici (sistematici deficit nelle indagini per determinate tipologie di reato in una determinata procura o in capo ad determinati sostituti, ripetute omissioni di svolgimento delle indagini, reiterate prescrizioni di reati rilevanti in capo ai medesimi sostituti procuratori e indice di omessa sorveglianza dei capi di ufficio, etc). A seguito dell’acquisizione di tali piattaforme informative, è possibile esercitare con cognizione di causa il potere dovere di vigilanza di cui all’art. 6 citato, ponendo in essere un ventaglio di interventi diversificati a secondo dei casi, in un ‘ottica non di sovra ordinazione ma di controllo istituzionale multilivello. E’ stato inoltre istituito il gruppo “misure di prevenzione e 12 sexies” composto da quattro magistrati che partecipano in via esclusiva alle udienze delle misure di prevenzione della Corte di Appello che tratta anche i procedimenti ex art.12 sexies. I risultati di questa nuova struttura sono estremamente positivi perché si è formato un gruppo di magistrati esperti in misure di prevenzione, profondi conoscitori dei singoli fascicoli e in grado di interloquire su tutte le complesse questioni che si profilano in tale settore di intervento, che assume un respiro strategico nel contrasto all’economia criminale. Al riguardo basti considerare che la Procura Generale ha gestito in appello procedimenti per misure di prevenzione di peculiare complessità e aventi per oggetto patrimoni di ingentissimo valore economico, apportando un contributo importante per la conferma di confische in primo grado fronteggiando difese agguerrite e tecnicamente attrezzate pronte a evidenziare nell’interesse dei loro assistiti punti deboli delle decisioni di confisca anche mediante la produzione o la richiesta di nuovi atti o per supportare gli avvenuti dissequestri. Analogo impegno è stato profuso per ottenere la riforma del diniego di confische richieste dalla Procura della Repubblica e per la revoca di dissequestri di ingenti beni.

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Ed ancora è stato istituito un gruppo di lavoro composto da sei magistrati dedito ad dare esecuzione alle complesse e farraginose procedure necessarie per pervenire alla demolizione delle opere edili abusive accertate con sentenze definitive. Come è noto l’abusivismo edilizio costituisce nelle regioni meridionali un fenomeno sociale risalente di ampie proporzioni che non trova adeguati deterrenti nella risposta statale sul piano amministrativo. La legislazione urbanistica attribuisce ai sindaci il compito di intimare ai costruttori abusivi di demolire i manufatti illecitamente edificati che, decorso inutilmente il termine concesso per l’autodemolizione, vengono acquisiti opelegis al patrimonio comunale e devono essere demoliti a cura dell’amministrazione comunale, ove l’immobile non presenti caratteristiche tipologiche e urbanistiche tali da poter essere destinato a fini di interesse pubblico. Di fatto gli amministratori comunali nella quasi generalità restano inerti dopo avere constatato il mancato adempimento dell’intimazione a demolire. Gli immobili restano nella piena disponibilità dei proprietari e dei loro aventi causa senza che gli stessi vengano onerati di corrispondere ai Comuni, divenuti proprietari dei manufatti, alcun onere o canone per la loro occupazione, e senza che i sindaci provvedano ad irrogare le sanzioni pecuniari amministrative da 2000 a 20.000 euro previste dall’art. ex art. 31 comma 4 bis del D.P.R. 380/01. All’inazione della pubblica amministrazione, contribuisce l’atteggiamento defatigatorio di molti costruttori abusivi i quali, ricevuta l’intimazione a demolire, presentano istanze di sanatoria e di condono prive di fondamento e facilmente rigettabili che vengono lasciate a giacere negli uffici comunali, determinando così la stasi prolungata dell’iter demolitorio ed offrendo l’alibi per la sua paralisi. Analoghe inerzie si registrano per gli interventi sostitutivi devoluti alla Regione. A causa della sistematica inazione delle pubbliche amministrazioni, il compito di procedere alla demolizione degli immobili abusivi nei casi nei quali sia stata emessa una sentenza definitiva di condanna a carico dei proprietari, è venuto a gravare esclusivamente sui pubblici ministeri tenuti a darvi esecuzione, ove i sindaci non abbiano autonomamente provveduto, adempiendo ai compiti ad essi devoluti dalla normativa urbanistica. Si è venuta così ad accumulare negli uffici esecuzione di quasi tutti gli uffici di procura una notevole massa di pratiche di demolizione caratterizzate da una infruttuosa e pluriennale corrispondenza con le amministrazioni comunali, volta a conoscere lo stato del procedimento ammnistrativo di demolizione e a sollecitarne l’iter, prima di impegnare le ridotte risorse delle Procure nell’attivazione di procedimenti che, per la loro complessità, richiedono l’investimento di ingenti risorse in termini di personale e di tempo prima di essere definiti (nomina di consulenti per le modalità della demolizione anche sotto il profilo della sicurezza, 20

incarico a ditte per la demolizione con la previsione anche dello smaltimento dei detriti, attivazione di pratiche per l’anticipazione di somme cospicue per la demolizione da parte della Cassa depositi e prestiti, coinvolgimento delle autorità di pubblica sicurezza per lo sgombero dell’area in fase esecutiva e per sedare frequenti manifestazione di protesta). Talune procure hanno stipulato con le amministrazioni comunali protocolli di intesa finalizzati a responsabilizzare i pubblici amministratori e ad ottenere la loro fattiva collaborazione nelle procedure demolitorie. Tuttavia tali protocolli, tranne poche eccezioni, alla prova dei fatti hanno deluso in buona misura le aspettative. Avendo preso atto della dimensione massiva del fenomeno descritto e dell’ inefficacia delle metodologie sin qui seguite, si è proceduto ad una radicale riorganizzazione di tale settore dell’ ufficio in modo da costruire in progress un modello operativo pilota da diffondere progressivamente in tutte le procure del distretto, ai sensi dei poteri-doveri di cui all’art. 6 del Decreto legislativo nr. 106 del 2006. La costruzione di tale innovativo modello operativo è stata realizzata attraverso varie fasi. In una prima fase lo scrivente ha preso atto della improduttività della preesistente organizzazione di tale settore della Procura Generale che prevedeva che tali pratiche venissero assegnate a tutti i sostituti procuratori generale addetti all’ufficio esecuzioni con un criterio di distribuzione automatica basato sulle lettere alfabetiche dei cognomi condannati. Tale criterio fondato su una casualità distributiva che prescindeva totalmente dalla ubicazione dei manufatti sul territorio, determinava una improduttiva parcellizzazione del processo lavorativo. Ed infatti ogni sostituto gestiva contemporaneamente centinaia di casi diversi di abusi edili disseminati su tutto il territorio infradistrettuale, avendo dei medesimi una visione atomizzata e gestendo una conseguenziale interlocuzione episodica e casuale con le amministrazioni comunali nei cui territori i manufatti insistevano. Lo scrivente ha quindi mutato il modello organizzativo creando un pool composto da sei sostituti responsabili di quattro distinte aree territoriali (Palermo e Provincia /Termini Imerese/ Agrigento - Sciacca / Trapani-Marsala) e assegnatari delle pratiche di demolizione concernenti i manufatti ricadenti in tali aree. Mediante la rimodulazione del modello organizzativo, ciascun componente del pool è in grado di aggregare la trattazione delle procedure demolitive per singoli comuni, acquisendo una visione unitaria di insieme che consente di monitorare l’evoluzione del fenomeno nei singoli comparti territoriali e l’atteggiamento di passività o di collaborazione delle singole 21

amministrazioni comunali, modulando così adeguatamente l’intervento del pubblico ministero. I componenti del pool confrontano in apposite riunioni l’evoluzione del fenomeno nei rispettivi territori, focalizzano le criticità emergenti, individuano e pianificano comuni strategie di intervento, socializzando quelle rivelatesi più efficaci. La seconda fase della riorganizzazione di tale settore è consistita nella creazione di un programma informatico che consente di passare da una dispersiva gestione cartacea delle pratiche ad una dinamica gestione informatica delle stesse. Il programma è stato messo a punto dal gruppo di lavoro “Progettazione e gestione servizi informatici” creato alla Procura Generale dallo scrivente, composto da magistrati e da personale tecnico qualificato. Si è provveduto allo sviluppo di un’applicazione strutturata in maniera tale da razionalizzare la gestione di tutti i fascicoli esistenti creando una banca dati. La costituzione di tale banca dati ha richiesto mesi di lavoro per l’inserimento dettagliato di tutti gli elementi necessari allo svolgimento delle attività procedurali che riguardano i fascicoli. Attualmente il numero dei procedimenti inseriti è di circa 800. Per la descrizione dettagliata di tale applicativo e per i risultati conseguiti si rinvia al prosieguo. Per i rimanenti settori invece nella ripartizione del lavoro non è prassi ricorrere all’assegnazione dei magistrati alle singole sezioni della Corte di Appello, in quanto tale scelta avrebbe provocato una ricaduta non positiva nel percorso professionale dei Colleghi, che avrebbero di fatto trattato sempre la stessa tipologia di processi. Si è invece scelto con il consenso unanime dei magistrati di tutto l’ufficio, di garantire a ciascuno di essi la possibilità di acquisire una completa esperienza professionale. Per alcuni processi ritenuti di particolare rilevanza, si opera nel seguente modo: i processi vengono“ segnalati” dall’Avvocato Generale a un singolo magistrato che li segue per tutta la durata del dibattimento di secondo grado, redigendo eventualmente il ricorso per Cassazione. I processi segnalati sono in genere quelli aventi per oggetto il delitto di associazione mafiosa (e reati satellite), quelli relativi alla violenza sulle donne e quelli aventi particolari refluenze sul piano politico – amministrativo. Particolare attenzione è stata posta alla delicata materia dei reati minorili, affidati soprattutto alla d.ssa M. Vittoria Randazzo, già procuratore della Repubblica per i minori a Caltanissetta e profonda conoscitrice di tale settore, con elevata esperienza e sensibilità.

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Ciò vale anche per il settore Minori civile in cui si privilegia l’assegnazione degli affari alla d.ssa Valenti. Ciò premesso, si fornisce a questo punto una breve panoramica dell’attività giurisdizionale dell’ufficio, nel periodo in esame, illustrando i principali settori di interesse. Al riguardo va preliminarmente puntualizzato che i dati statistici, pur attestando l’ordine di grandezza dei flussi lavorativi gestiti, non consentono di dare piena contezza dell‘impegno profuso dai magistrati della Procura Generale nell’assolvere ai propri compiti. Al fine di lumeggiare meglio tale impegno, si forniscono qui di seguito sintetiche informazioni su alcuni dei processi penali trattati. Si potrà così tra l’altro constatare come, ad esempio, innovando una pluridecennale prassi operativa preesistente presso la Procura Generale di Palermo, sia stato dato particolare impulso all’autonoma attività integrativa di indagine del pubblico ministero di cui all’art. 430 c.p.p. anche in fase di appello dopo la emissione della sentenza di primo grado(al punto da divenire un modus operandi pressoché generalizzato nei processi per reati della criminalità organizzata e per quelli più complessi). E ciò al fine di richiedere l’assunzione di nuove prove e la rinnovazione dell’istruzione dibattimentale ai sensi dell’art. 603 c.p.p. in ordine a temi di prova già rientranti nel perimetro dei capi di imputazione ma non adeguatamente sviluppati nel corso delle indagini e del dibattimento di primo grado, oppure necessitanti di indagini a seguito della scoperta di nuove prove sopravvenute dopo il giudizio di primo grado. Tale nuovo dinamismo probatorio del pubblico ministero di secondo grado ha ricevuto l’avallo della Corte di Cassazione dopo che alcune Procure generali pilota avevano interpretato e valorizzato l’art. 430 c.p.p. nel senso che tale articolo abilita alle indagini integrative non solo il pubblico ministero di primo grado ma anche quello di appello, non potendosi ravvisare al riguardo alcuna preclusione di tenore letterale e di ordine sistemico. Al fine di efficientare ulteriormente il ruolo del P.G in appello è stato altresì stipulato in data 21 maggio 2015 un protocollo con la Procura della Repubblica di Palermo, grazie al quale si è raggiunto il risultato di creare un rodato ed efficace canale istituzionale di tempestiva e completa trasmissione dalla Procura della Repubblica di Palermo alla Procura Generale di tutte le risultanze processuali sopravvenute dopo la conclusione del giudizio di primo grado, utili per la celebrazione del secondo grado ed eventualmente suscettibili di sviluppi ed approfondimenti probatori da parte della Procura Generale.

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6 - PROCESSI PENALI DI MAGGIOR RILIEVO

REATI DI MAFIA

Procedimento nr. 23/14 RG C.A. a carico di MADONIA Antonino per l’omicidio del dott. Sebastiano BOSIO ( Sostituto Procuratore Generale dott. Domenico Gozzo)

Il processo riguarda l’omicidio con metodo mafioso del prof. BOSIO, primario dell’Ospedale Civico di Palermo, conclusosi in primo grado con l’ assoluzione dell’imputato MADONIA Antonino. In secondo grado il processo si è concluso con la riforma della sentenza assolutoria, e la condanna di MADONIA Antonino alla pena dell’ergastolo. Tale ribaltamento dell’esito del giudizio di primo grado è stato ottenuto a seguito di una intensissima e articolata attività suppletiva di indagine svolta dal P.G. e di riapertura dell’istruttoria dibattimentale, come si da atto nella sentenza di riforma. In specie, sulla base di richieste avanzate da questo ufficio alle Procure di Palermo e Caltanissetta sono state acquisite nuove dichiarazioni di rilievo rese da BRUSCA Giovanni e dal neo collaboratore GALATOLO Vito. Sulla base di tali risultanze il P.G. ha presentato richiesta di riapertura dell’istruttoria dibattimentale ex art. 603 c.p. I due collaboratori hanno fornito importanti elementi di prova sulla permanenza, nel periodo in questione, dell’imputato ai vertici della famiglia di Resuttana, competente per territorio per l’omicidio, che vanno ad aggiungersi a quelli già esistenti (DI CARLO Francesco e MUTOLO Gaspare), pur se ritenuti insufficienti in primo grado. Inoltre, questo ufficio, sulla base dei poteri di cui all’art. 430 c.p.p. e delle pronunzie della Suprema Corte, ha avviato – come accennato - una attività suppletiva di indagine che è stata anch’essa depositata alla difesa, e poi assunta quale prova al dibattimento, circa i retroscena del delitto (in specie, i rapporti dell’ucciso presso l’Ospedale Civico con l’allora Dirigente Giuseppe LIMA, fratello del più noto On. Salvo LIMA, e richieste che quest’ultimo ebbe a fargli negli ultimi giorni della sua vita; ed eventuali ulteriori dichiarazioni di collaboratori). In specie:

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1) è stato sentito il dott. NASCÈ , allora collaboratore di Beppe Lima, che ha rivelato che il Lima significativamente ricollegò nell’immediatezza l’omicidio a “problemi con alcuni ricoverati” 2) Sono state prodotte le dichiarazioni di PENNINO Gioacchino , già collaboratore di giustizia, che ha confermato l'esistenza di un sistema di potere all'interno del Civico dell'inizio anni '80, che comprendeva i suoi vertici (Beppe LIMA e PURPURA ) e che era strettamente legato ai vertici mafiosi. 3) Ancora, sono state ammesse le produzioni delle nuove acquisizioni sui ricoveri al civico di boss mafiosi, che hanno confermato la frequentazione del Civico da parte dei principali capi mafia corleonesi. Tra cui MADONIA Francesco , padre dell’imputato Madonia Antonino. 4) Si è appurato, poi – così confermando le dichiarazioni di DI CARLO e BRUSCA - che i capi mafia di Santa Maria di Gesù richiamati dalle loro dichiarazioni non erano in isolamento 5) Sono state acquisite presso la Procura della Repubblica di Caltanissetta 42 intercettazioni di conversazioni di CIANCIMINO Massimo ed è stata richiesta la produzione e trascrizione di 8 di tali intercettazioni. 6) E’ stato nuovamente sentito il predetto CIANCIMINO 7) Sono state sentite le figlie del dott. BOSIO che hanno riferito circostanze di rilievo. 8) E’ stata conferita delega di indagine al RONI dei CC al fine di effettuare riscontri

Procedimento nr. 3683/14 RG C.A. a carico di VITALE Gianni (Sostituto Procuratore Generale dott. Domenico Gozzo).

Si tratta di processo per estorsione aggravata dal metodo mafioso, per la quale il VITALE (detto “Panda”) è già stato condannato in primo grado. A seguito della sopravvenuta collaborazione con la giustizia di GALATOLO Vito, il P.G. ha chiesto la riapertura dell'istruzione dibattimentale , a fonte della quale la difesa ha articolato controprova, e la Corte ha ammesso l’audizione. Sulla base della riapertura dell’istruzione dibattimentale e dell’audizione del GALATOLO, sono stai acquisiti ulteriori atti della Procura di Palermo. Si è andati, dunque, a decisione, e la Corte - come da richiesta del P.G. - ha confermato la condanna del VITALE alla pena di anni quattro di reclusione. 25

Successivamente alla sentenza, il P.G. ha provveduto a richiedere l’emissione di ordinanza di custodia cautelare che la Corte ha rigettato. Il P.G. ha dunque fatto ricorso al Tribunale della Libertà, che ha accolto il ricorso . Il ricorso del VITALE in Cassazione avverso la decisione del Tribunale del Riesame è stato rigettato. E’ stato, dunque, emesso ordine di carcerazione nei confronti del VITALE, che, sebbene imputato di altri gravi reati, era in quel momento libero. Nelle more, però, il VITALE si era reso irreperibile ed era stato dichiarato latitante. Lo stesso è stato poi catturato ed ha deciso di iniziare una proficua collaborazione, ammettendo, tra le altre cose, l’estorsione contestata in questo processo. Nonostante ciò, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza di secondo grado con rinvio ad altra sezione della Corte d’Appello di Palermo. Il processo riprenderà a breve.

Procedimento nr. 1315/15 RG C.A. a carico di SCIORTINO Antonino + 40 (Sostituti Procuratori Generali dottori Giuseppe Fici e Domenico Gozzo).

Il GUP di Palermo emetteva sentenza n. 1509/2014 il 19 dicembre 2014 con il rito abbreviato (depositata il 28 maggio 2015). Il processo , riguardante, tra l’altro, ipotesi di reato di associazione mafiosa, estorsioni, un omicidio, si concludeva con alcune pronunzie di condanna, e con altre parzialmente o totalmente assolutorie. In specie, veniva assolto in primo grado lo SCIORTINO, ritenuto il capo del grande nuovo mandamento che comprendeva , e Monreale. A seguito del giudizio d’appello, venivano accolti gli appelli nei confronti di SCIORTINO Antonino (che veniva condannato alla pena di 18 anni di reclusione ) e nei confronti di DAMIANI Sergio , ritenuto capo della famiglia di Monreale, che veniva condannato alla pena di anni 11 di reclusione . Nel processo veniva compiuta una complessa attività di rinnovazione della istruttoria dibattimentale, basandosi sull’acquisizione dei seguenti atti: a) i verbali resi da GALATOLO Vito , nato a Palermo il 10 ottobre 1973, resi il 10 febbraio 2015, sulla posizione di un imputato. b) La nota di P.G. c.d. “Rete” e l’ordinanza di custodia cautelare emessa nei confronti di TARANTINO Giuseppe + 4. c) il verbale reso da GUERRERA Silvio , nato a Palermo l’8 ottobre 1961, reso il 20 novembre 2015, sulla posizione di un imputato. 26

d) Parte precedentemente omissata della nota 17810/10 del 6 novembre 2012 dei Carabinieri di Monreale, e la correlata ordinanza di custodia cautelare (su supporto informatico) emessa il 27 novembre 2015 nei confronti di CAMPO Pietro; e) Perizia riguardante le intercettazioni telefoniche ambientali già utilizzate in questo processo, con gli atti relativi.

Veniva, dunque, richiesta e disposta la riapertura dell’istruzione dibattimentale, comprendente tutte le dette prove, nonché l’audizione del coimputato, divenuto collaboratore, MICALIZZI , in base alla giurisprudenza DAN c/ MOLDAVIA sulla reformatio in peius .

All’udienza finale venivano confermate le condanne di primo grado e condannati ulteriormente SCIORTINO e DAMIANI nei cui confronti su richiesta del P.G. veniva disposta la custodia cautelare. Veniva quindi deciso lo stralcio della posizione di TINERVIA Giacomo , ex Sindaco di Montelepre, imputato per i capi 10 e 11 (concussione ed estorsione aggravata dal metodo mafioso) e veniva disposta, anche su richiesta del nostro Ufficio, riapertura dell’istruzione dibattimentale. Venivano, dunque, sentiti tutti i testi di questa vicenda concussivo-estorsiva, ed TINERVIA (in riforma della sentenza assolutoria di primo grado) veniva condannato alla pena di 7 di reclusione. Veniva richiesta l’emissione di ordinanza di custodia cautelare nei confronti dello stesso, ma la Corte d’Assise non riteneva di accoglierla. In conclusione, rispetto al primo grado, venivano confermate le condanne e riformate tre assoluzioni di rilievo, con condanna di tre dei principali imputati (due dei quali venivano sottoposti a custodia cautelare dalla Corte d’Appello).

Procedimento n. 20480\2011 RG NR Mod. 21 DDA Procura di Palermo nei confronti di CONIGLIO Vincenzo + 18, imputati del delitto di cui all’art. 416 bis c.p. e diverse estorsioni. Gli imputati, in particolare, sono accusati di far parte della famiglia mafiosa di Palermo Porta Nuova. (Sostituto Procuratore Generale dott.ssa Rita Fulantelli)

Il P.G. ha ottenuto la riapertura della istruzione dibattimentale consistita nel deposito di alcuni provvedimenti giudiziari e nella audizione di CHIARELLO Francesco, imputato nello

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stesso processo, che ha iniziato a collaborare con la Giustizia dopo la emissione della sentenza di primo grado. Il processo si è definito in data 20 ottobre 2016 con accoglimento dell’appello del PM relativamente agli imputati assolti. Il P.G. ha richiesto ed ottenuto la emissione della ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di CONIGLIO Vincenzo (in appello la pena è stata elevata ad anni dodici di reclusione), LA TORRE Nunzio (assolto in primo grado e condannato in appello alla pena di anni dodici di reclusione), CATALANO Agostino (assolto in primo grado e condannato in appello alla pena di anni dodici di reclusione), PECORARO Maurizio (assolto in primo grado e condannato in appello alla pena di anni tredici di reclusione), DI MARCO Giuseppe (in appello la pena è stata elevata ad anni nove di reclusione).

Procedimento nr. 20/15 RG C.A. a carico di MAZZARA Vito e VIRGA Vincenzo inputati per l’omicidio di Mauro ROSTAGNO (Sostituti Procuratori Generali dottori Umberto De Giglio e Domenico Gozzo).

Si tratta del processo a carico dell’allora capo del mandamento di Trapani, Vincenzo VIRGA, e dell’associato mafioso MAZZARA Vito per l’omicidio di Mauro ROSTAGNO, avvenuto il 26 settembre 1988. Si tratta di processo di grosse dimensioni (la sola sentenza di condanna di primo grado consta di ben 3039 pagine), riguardo al quale sono già state tenute più di 10 udienze. La condanna si basa su di alcune perizie e consulenze in atti in materia di DNA e balistica, nonché sulle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, e sull’analitico esame (negativo) di altre “piste” che avevano condotto a diversi scenari probatori. La difesa aveva chiesto la riapertura dell’istruzione su molti punti della sentenza, cui la Procura Generale si è opposta. E’ stata ammessa una parziale riapertura, con il richiamo dei collegio dei periti in relazione al DNA. Il collegio ha risposto ai cinque temi ritenuti meritevoli di attenzione dalla Corte. La difesa, ma anche questa Procura Generale, hanno, poi, nominato dei propri consulenti di parte, che hanno a loro volta depositato relazioni di consulenza.

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Al termine di questa complessa attività istruttoria, la Corte ha rigettato ulteriori richieste della difesa di riapertura istruttoria, ed ha fissato per la discussione l’ udienza del 17 novembre 2017. Il processo dovrebbe concludersi entro la fine del 2017.

Procedimento n. 11/16 a carico di FONTANA IGNAZIO (“EZIO”) + 1 (Sostituto Procuratore Generale dott. Sergio Barbiera)

Il procedimento concerne l’omicidio, con il metodo della lupara bianca, ai danni di Cottone Andrea: la vicenda processuale, particolarmente delicata a cagione dell’efferatezza dell’episodio omicidiario che si inquadra nella faida di Villabate-Ficarazzi e costituente un omicidio di assestamento eseguito col beneplacito di BERNARDO PROVENZANO per ripristinare gli equilibri all’interno delle Famiglie mafiose, si fonda sostanzialmente su di un’unica chiamata di correità e la Corte, anche su impulso del P.G. sta svolgendo attività istruttoria a supporto del quadro probatorio posto a fondamento della decisione di condanna all’ergastolo dal Giudice di Primo Grado.

Procedimento n. 8/2015 R.G. C.A. a carico di MONACHELLI NATALE Romano, imputato di duplice omicidio in pregiudizio del fratello e della cognata, in Palermo il 20 novembre 1994 (Sostituto Procuratore Generale dott. Giuseppe Fici).

Il procedimento è stato definito il 25 settembre u.s. con la riforma della sentenza assolutoria pronunciata dal Giudice di primo grado e la condanna dell’imputato a 24 anni di reclusione. Tale esito è stato conseguito a seguito di una intensa attività integrativa probatoria . In particolare il P.G. ha effettuato, in data 27 ottobre 2015 , prima dell’avvio della fase dibattimentale di appello, attività integrativa di indagine, attraverso l’audizione del nuovo collaboratore di giustizia Galatolo Vito; il procedimento è stato quindi trattato, innanzi la seconda sezione della Corte di Assise Appello alle udienze del 9 novembre 2015 (con la relazione introduttiva e richieste di prova ex art. 603 c.p.p.); del 23 novembre 2015 (con l’audizione in video conferenza del nominato Galatolo Vito); dell’ 8 gennaio 2016 (con l’audizione in video conferenza dell’imputato di reato connesso Fontana Gaetano); del 29 febbraio 2016 (con ulteriore attività istruttoria); dell’ 11 aprile 2016 (con l’audizione in video 29

conferenza del collaboratore di giustizia Spataro Maurizio e dell’imputato di reato connesso Pillitteri Calogero); del 16 maggio 2016 (con ulteriore attività istruttoria); del 4 luglio 2016 per la requisitoria del Procuratore Generale e per la difese della parte civile; del 3, 17 ottobre e 7 novembre 2016 per una ulteriore riapertura del dibattimento, a seguito delle propalazioni di un nuovo collaboratore di giustizia, Tantillo Giuseppe; del 5 dicembre 2016 per l’ulteriore requisitoria del Procuratore Generale e per le arringhe del difensore di parte civile e di uno dei due difensori dell’imputato; e con fissazione delle udienza del 16 gennaio 2017 per l’arringa del secondo difensore dell’imputato e del 23 gennaio 2017 per eventuali repliche e camera di consiglio.

Procedimento n. 2982/2015 R.G. C.A. nei confronti di FERDICO Giuseppe, imputato del reato di cui agli artt. 110, 416 bis C.P. (Sostituto Procuratore Generale dott. Umberto De Giglio).

Nel corso del processo di appello nei confronti del FERDICO (noto imprenditore, accusato di contiguità con le cosche mafiose attive nei quartieri palermitani dell’Acquasanta e Tommaso Natale nonché nel territorio di Carini) si è proceduto, in sede di rinnovazione dell’istruttoria, all’esame dei collaboratori di Giustizia GALATOLO Vito e PIPITONE Antonino. Trattandosi di un processo conseguente ad appello del PM avverso la sentenza di assoluzione emessa dal giudice di primo grado, l’intervenuta modifica dell’art. 603 c.p.p. (con l’introduzione del comma 3 bis) ha imposto la richiesta, da parte del nostro ufficio, di procedere al nuovo esame dei collaboratori GALATOLO Giovanna e FONTANA Angelo. La Corte ha accolto la richiesta e disposto (per la prossima udienza del 12 dicembre 2017) la nuova audizione dei suddetti dichiaranti.

Procedimento a carico di ACQUISTO MICHELE + 25, denominato anche “Addio Pizzo 5” (Sostituto Procuratore Generale dott.ssa Vittoria Randazzo)

Riguarda gli ultimi “pizzini” rinvenuti nel covo dei Lo Piccolo latitanti al momento del loro arresto il 5.11.2007 e le estorsioni compiute dagli affiliati mafiosi del mandamento di Resuttana dopo l’arresto dei predetti latitanti fino all’anno 2009/10. Sono imputati gli stessi Salvatore e Sandro Lo Piccolo e altri esponenti di spicco dell’organizzazione mafiosa, alcuni 30

storici come Gaspare Di Maggio, per estorsioni a imprese ed esercizi commerciali che ricadono in un’area territoriale che va da Torretta a Carini, a Isola delle Femmine, a e nei quartieri palermitani di Cardillo, Partanna Mondello, Zen 1 e 2, Resuttana. Alcuni degli imputati sono responsabili anche del reato associativo e di fatti specifici relativi alle sostanze stupefacenti nel quartiere Zen. Il processo si è già avvalso delle dichiarazioni accusatorie di numerosi collaboratori di giustizia, e la Corte ha accolto la richiesta del P.G. di sentire Galatolo Vito, divenuto collaboratore di giustizia soltanto nel mese di novembre 2014, e Silvio Guerrera, divenuto collaboratore di giustizia nel 2015, mentre ha rigettato tutte le istanze di rinnovamento dell’istruzione dibattimentale presentate dai difensori. Il P.G. ha concluso per tutti gli imputati al termine di una requisitoria durata per ben tre udienze, l’ultima prolungatasi sino a sera, chiedendo la conferma della sentenza di condanna di primo grado, ad eccezione per la posizione di Gaspare Di Maggio, deceduto nelle more del processo, per cui ho chiesto di dichiarare estinto il reato per morte. La Corte di Appello ha confermato la sentenza di condanna di primo grado per tutti gli imputati.

Procedimento a carico di Mannino Calogero, innanzi la I sezione della Corte di Appello relativo alla c.d. trattativa Stato-mafia (Sostituti Procuratori Generali dottori Sergio Barbiera e Giuseppe Fici).

Le prime udienze sono state destinate alla valutazione sulla necessità o meno di rinnovare l’istruttoria dibattimentale, pur trattandosi di rito abbreviato. La posizione assunta dalla Procura Generale è che non si debba rinnovare l’istruttoria dibattimentale e che, ove la Corte dovesse decidere diversamente, superando una serie di profili di legittimità costituzionale, si tratterebbe di assumere la testimonianza di circa cinquanta soggetti.

Procedimento a carico di BUGLISI Salvatore + 24 (N. 862/15 RGNR) – CAA sez. 2( Sostituto Procuratore Generale dott. Emanuele Ravaglioli)

Trattasi di un processo per associazione mafiosa, omicidi e estorsione aggravata nei confronti di numerosi imputati del clan mafioso di che avevano imposto il “pizzo” 31

sul territorio di Bagheria, Villabate, Altavilla Milicia, Ficarazzi, Casteldaccia e financo alla borgata palermitana di Porta Nuova, non disdegnando la perpetrazione di omicidi. Il processo si presenta particolarmente complesso non solo per le contestazioni e per il numero degli imputati coinvolti, ma soprattutto perché, a causa del ritardo nel deposito della sentenza di primo grado, è prossima la scadenza dei termini di custodia cautelare.

Procedimento a carico di URSO Francesco (n. 2939/16 RGNR) – CA sez. 3 (Sostituto Procuratore Generale dott. Emanuele Ravaglioli)

Trattasi del fascicolo relativo all’agguato che ha portato al ferimento di Cona Luigi da parte di un commando composto da URSO Francesco (nipote di Vernengo Cosimo e figlio Urso Franco) e di Sciacchitano Salvatore, che ha portato come immediata ritorsione l’uccisione del citato Sciacchitano da parte di alcuni soggetti gravitanti nell’ambito della famiglia mafiosa di Santa Maria di Gesù

Procedimento n. 3932\15 RG NR DDA Procura di Palermo nei confronti di RUGERI Diego definito in primo grado con sentenza di condanna per il delitto di cui all’art. 416 bis c.p. e diverse ipotesi di estorsione e danneggiamento. (Sostituto Procuratore Generale dott.ssa Rita Fulantelli)

RUGERI Diego è stato condannato dal Tribunale di Trapani in quanto ritenuto appartenente alla famiglia mafiosa di Castellammare del Golfo. Il P.G. ha ottenuto la riapertura della istruzione dibattimentale consistita nell’esame di CIMAROSA Lorenzo, appartenente alla famiglia mafiosa di . Dopo la discussione della difesa, il procedimento è stato rinviato per la decisione.

Procedimento a carico di Profeta Salvatore + 6, della famiglia mafiosa della Guadagna , innanzi la IV sezione della Corte di Appello (Sostituto Procuratore Generale dott. Giuseppe Fici).

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Il P.G. ha già concluso chiedendo la conferma di tutte le condanne in primo grado ed il riconoscimento delle aggravanti di cui ai commi 4 e 6 dell’art. 416 bis c.p. con aggravamento di pena per tre imputati.

Procedimento a carico di Centineo Salvatore + 4 relativo a fatti di criminalità mafiosa, innanzi la VI sezione della Corte (Sostituto Procuratore Generale dott. Giuseppe Fici).

Il P.G. ha chiesto la conferma delle statuizioni di condanna pronunciate dal Giudice di primo grado, e la riforma in peius della pronuncia assolutoria nei confronti di uno degli imputati, della famiglia mafiosa di Bagheria.

Procedimento a carico di Bellomo Girolamo + 8 (famiglia mafiosa di Castelvetrano, presunti fiancheggiatori di Matteo Messina Denaro), innanzi la quarta sezione della Corte (Sostituto Procuratore Generale dott. Giuseppe Fici).

Il P.G . ha chiesto la conferma delle statuizioni di condanna pronunciate dal Giudice di primo grado, con accoglimento del gravame della Procura Generale e conseguente aumento di pena per alcuni imputati. Le richieste sono state accolte dalla Corte pressoché integralmente.

Procedimento nei confronti di LIPARI Onofrio, MILANO Nunzio, DI GIACOMO Giovanni, DI GIACOMO Marcello, COMANDE’ Stefano, ZIZZA Francesco, LO PRESTI Tommaso e LIPARI Emanuele, tutti condannati in primo grado per il delitto di cui all’art. 416 bis c.p. (Sostituto Procuratore Generale dott.ssa Rita Fulantelli)

Nel corso del giudizio di appello, il P.G. ha depositato i verbali del collaboratore di Giustizia TANTILLO Giovanni ed ha proceduto all’audizione di VITALE Giovanni detto il Panda. Il processo si è concluso all’udienza del 12 maggio 2017 con riduzione della pena nei confronti di due degli imputati. Per il resto, la sentenza di primo grado è stata confermata.

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Procedimento nei confronti di AIELLO Epifanio + 89, c.d. processo APOCALISSE, definito in primo grado con il rito abbreviato. (Sostituti Procuratori Generali dottori Sergio Barbiera e Rita Fulantelli).

Le condanne sono state appellate dalla difesa e le assoluzioni da parte del PM e di questo PG che ha anche proposto, per errori nel calcolo della pena, ricorso per cassazione. Nel processo di appello è stata riaperta la istruzione dibattimentale e sono stati sentiti, su richiesta di questo Ufficio, i collaboratori di Giustizia CHIARELLO Francesco, TANTILLO Giuseppe, PIPITONE Antonino e VITALE Giovanni. Su richiesta della difesa è stato sentito, su alcune vicende, il collaboratore di Giustizia GALATOLO Vito. Per le prossime udienze sono previste le richieste i contro prova delle difese e altre richieste istruttorie di questo Ufficio.

Procedimento n. 7201\04 RG NR Procura di Palermo nei confronti di CASCIO Rosario + 3, imputati del delitto p. e p. dall’art. 416 bis c.p. (Sostituto Procuratore Generale dott.ssa Rita Fulantelli).

La Corte di Cassazione ha annullato con rinvio la sentenza di condanna. E’ stata chiesta ed ottenuta la riapertura della istruttoria dibattimentale con l’esame di BUCCERI Vito, uno degli imputati che ha, nel frattempo, iniziato a collaborare con al Giustizia. Il PG ha concluso e la Corte ha rinviato per il prosieguo della discussione all’udienza del 28 settembre p.v. Nell’ambito dei processi di mafia, vanno segnalati i seguenti tre processi a carico di “tre donne di mafia” che hanno raggiunto posizioni apicali o comunque vengono riconosciute nell’organigramma delle cosche mafiose come personaggi di assoluto rilievo, sia per ragioni familiari di appartenenza a clan storici della mafia palermitana, sia per le capacità “criminali” che le medesime hanno manifestato nei più recenti anni.

Procedimento n.. 4380/15 R.G.C.A. a carico di MESSINA DENARO PATRIZIA + 4 (Sostituto Procuratore Generale dott.ssa Mirella Agliastro).

Si tratta di un procedimento a carico di congiunti e fiancheggiatori del latitante Messina Denaro Matteo e, in particolare, GUTTADAURO Francesco, condannato alla pena di anni sedici di reclusione, MESSINA DENARO Patrizia alla pena di anni tredici di reclusione, LO 34

SCIUTO Antonino, imputato di associazione mafiosa ma assolto in primo grado, nonché altri imputati minori, sempre gravitanti nell’area del capomafia di Castelvetrano e tutt’ora latitante. Il procedimento si fonda su un cospicuo numero di intercettazioni telefoniche nonché sulle dichiarazioni dell’imputato di reato connesso CIMAROSA Lorenzo collaboratore di giustizia. Le imputazioni riguardano le fattispecie associative a carico di soggetti che avevano posto in essere condotte finalizzate alla conservazione e consolidamento dell’articolazione mafiosa di “cosa nostra” nella provincia di Trapani, attraverso la sovvenzione per il mantenimento del latitante e dei suoi familiari.

Procedimento n. 2522/15 R.G.C.A. a carico di DI TRAPANI ROSALIA E LO PICCOLO SALVATORE E SANDRO (Sostituto Procuratore Generale dott.ssa Mirella Agliastro).

DI TRAPANI Rosalia è moglie del noto LO PICCOLO Salvatore già capo della mafia del mandamento di San Lorenzo. Ruolo dominante nella vicenda è quello della medesima, attorno a cui ruotano le figure del marito e del figlio come mandanti (allora latitanti) e dell’avv. TRAPANI Marcello, condannato per mafia e oggi collaborante, come intermediario tra gli operatori commerciali. L’udienza è stata rinviata al 12.09.2017. La requisitoria è stata svolta e depositata. La Cassazione, accogliendo il ricorso del P.G., ha annullato la sentenza di assoluzione. E’ stata svolta e depositata la requisitoria nel procedimento di rinvio.

Procedimento n. 4814/16 R.R.M.P. a carico di GRAVIANO NUNZIA (Sostituto Procuratore Generale dott.ssa Mirella Agliastro).

La condanna in secondo grado di GRAVIANO Nunzia per 416 bis c.p. è stata annullata dalla Cassazione con rinvio. E’ stata svolta una cospicua attività di indagine in relazione alla condotta associativa della sorella degli ergastolani GRAVIANO Giuseppe e Filippo, ed è stata svolta e depositata la requisitoria. L’udienza è fissata per il 15.12.2017

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OMICIDI e TENTATI OMICIDI ORDINARI

Procedimento n. 17/2016 R.G. C.A. nei confronti di AZZARELLO Angelo, in ordine al reato di omicidio, commesso in danno della propria fidanzata. (Sostituto Procuratore Generale dott. Umberto De Giglio).

Nella trattazione del processo dinanzi alla Corte di Assise di Appello è stata per la prima volta sollevata la questione della capacità di intendere e volere dell’imputato. Il P.G. ha sollecitato una perizia medico-legale, il cui esito ha consentito di escludere il vizio di mente prospettato dalla difesa. E’ stato necessario, però, valutare con attenzione le diverse conclusioni cui era pervenuto il consulente tecnico della difesa. In sede di discussione sono stati dettagliatamente ricostruiti tutti gli elementi dimostrativi del dolo (considerato che l’appello della difesa risultava incentrato sull’ipotesi della insussistenza di una volontà omicida). All’esito del giudizio è stata confermata la condanna.

Procedimento a carico di CICERO Calogero (n. 193/15 RGNR) – CAA sez. I (Sostituto Procuratore Generale dott. Emanuele Ravaglioli)

Trattasi di un processo per omicidio nei confronti di un soggetto che ha ucciso a colpi di arma da fuoco il presunto amante della moglie. L’imputato è stato assolto dal GUP di Termini Imerese per incapacità di intendere e di volere. L’appello del PG si basa proprio sulla inconsistenza delle argomentazioni tecniche scientifiche su cui è fondata la sentenza assolutoria

Procedimento a carico di VAIANA Michele Claudio + 1 (n. 957/11 RGNR) – CAA sez. 2 (Sostituto Procuratore Generale dott. Emanuele Ravaglioli)

Trattasi di un processo per omicidio nei confronti di due fratelli (Vaiana Michele Claudio e Vaiana Giuseppe) accusati di avere ucciso nel lontano 24 agosto 1990 la sorella Caterina e il cognato Favara Paolo da un lato per impedire che la sorella Caterina rendesse noto un episodio di violenza sessuale perpetrato alcuni anni prima da Vaiana Giuseppe nei confronti della nipote minorenne Margiotta Vincenza (figlia di Caterina) e, dall’altro, per

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impedire alla coppia Vaiana Caterina e Favara Paolo di vendere a terzi il proprio gregge di pecore, cosa che avrebbe impedito a Vaiana Michele Claudio di recuperare un credito vantato nei confronti della sorella Caterina. Si tratta di un “cold case” poiché le indagini effettuate nell’immediatezza dei fatti si erano concluse con una archiviazione e solo nel 2012 la riapertura delle indagini aveva consentito di fare emergere il duplice movente dell’omicidio e quindi di individuare i responsabili dell’efferato omicidio

Procedimento n.15/16 a carico di 2 imputati accusati di omicidio plurimo aggravato ed immigrazione clandestina (Sostituto Procuratore Generale dott. Sergio Barbiera)

A seguito della sentenza di assoluzione resa dal G.U.P., la Corte di Assise di Appello ha proceduto alla rinnovazione dell’istruttoria dibattimentale (conformemente ai dicta della CEDU ed alle sentenze dei nostri Giudici di legittimità Dasgupta e Patalano) tuttora in corso.

Procedimento nr. 4473/2016 a carico di Castiglione Gaetano, De Biasio Gianluca e Bruno Salvatore, imputati del reato di tentato omicidio in danno di due agenti di polizia, rapina aggravata e altro (Sostituto Procuratore Generale dott.ssa Rosalia Camma)

Con la sentenza di primo grado il Bruno era stato assolto da tutte le imputazioni; gli altri imputati erano stati condannati per il reato di rapina e connessi reati in materia di armi. Erano stati però assolti dai reati di tentato omicidio. In appello, il P.G. ha ottenuto la condanna di tutti gli imputati non solo per delitto di rapina ma anche per uno dei fatti di tentato omicidio.

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DELITTI CONTRO LA P.A. E DELITTI CONTRO IL PATRIMONIO PUBBLICO

Procedimento n. 1374/17 R.G.C.A. a carico di CASCIO FRANCESCO (Sostituto Procuratore Generale dott.ssa Mirella Agliastro). Secondo la tesi accusatoria Il CASCIO, nella seconda metà dell’anno 2001, allorquando aveva assunto le funzioni di Assessore del Turismo, della Comunicazione e dei Trasporti della Regione Sicilia (2 agosto 2001), concludeva con l’imprenditore Giuseppe Lapis un accordo corruttivo avente ad oggetto il compimento (in favore del gruppo di imprese da questi diretto, soprattutto della Ecotecna s.r.l.) di atti del suo ufficio, atti rivelatisi contrari ai doveri d’ufficio, miranti a garantire il finanziamento delle opere di realizzazione del costruendo resort “ Borgo delle vacanze e del tempo libero ”, di proprietà della Ecotecna s.r.l., ed in particolare del campo del golf. La correlazione tra gli atti contrari ai doveri d’ufficio compiuti da un lato, il denaro e le altre utilità ricevute dall’imputato dall’altro, risulta processualmente esistente ed ha comportato per gli imprenditori la percezione di cospicue entrate di origine comunitaria e regionale e, per l’onorevole Cascio, il vantaggio patrimoniale dell’acquisto del terreno, della realizzazione e del godimento di una villa nelle immediate adiacenze del Resort di proprietà della società dei Lapis sino al giugno 2010. Nella vicenda in esame si staglia molto evidente “l’asservimento della funzione pubblica”, da parte dell’Assessore Regionale, al soddisfacimento degli interessi privati del gruppo imprenditoriale Lapis, per far si che questo gruppo ottenesse l’ammontare del contributo regionale di circa euro 7.000.000,00. Nel caso in esame non c’è stata una dazione intesa come consegna di pagamenti in più rate, ma, come detto, un asservimento della pubblica funzione agli interessi del gruppo imprenditoriale e il patto criminoso è stato congegnato e strutturato per venire incontro alle esigenze di arricchimento delle imprese Lapis, con le condotte illecite da parte di chi rivestiva la funzione di Assessore e Vicepresidente dell’ARS. Il momento dell’accordo collusivo è il momento del collegamento relazionale sinallagmatico che viene stretto nel luogo in cui le volontà dei poli di interessi si incontrano, ed è in quel momento ed in quel luogo che si realizza il contenuto offensivo del comportamento al bene giuridico tutelato, consistente nell’uso distorto del potere conferito. L’udienza è fissata per il 13.9.17. Nelle more il P.M. di primo grado ha proceduto all’interrogatorio degli imprenditori Lapis i cui verbali sono stati trasmessi dalla Procura di primo grado alla Procura Generale e all’udienza gli stessi verranno depositati, chiedendo 38

l’audizione di testi in grado di appello, anche se era stata già svolta e depositata la requisitoria del P.G., trattandosi di novum processuale intervenuto successivamente.

Procedimento a carico di NOCILLA Nicola + 5 (n. 4619/07 RGNR) – CA sez. III ( Sostituto Procuratore Generale dott. Emanuele Ravaglioli)

Trattasi di un processo per reati di corruzione, falso e turbata libertà degli incanti a carico di alcuni funzionari del comune di Palermo che, nel 2004, nel corso di un’aggiudicazione di un appalto, avrebbero favorito un’impresa a discapito di una A.T.I. La trattazione del processo di appello si è rivelata particolarmente complessa perché la appellata sentenza di primo grado ha affrontato alcuni aspetti giuridici della vicenda in maniera difforme rispetto alla pronuncia di appello e di cassazione emesse nel frattempo a carico di un coimputato separatamente giudicato. Numerosi reati contestati risultano essersi estinti per prescrizione all’epoca di trattazione del giudizio di appello. La Corte di Appello di Palermo ha confermato la sentenza di primo grado, salvo dichiarare estinto per prescrizione i reati contestati al capo E).

Procedimento a carico di DI LISI Giuseppe + 8 (N. 9569/09 RGNR) – CA sez. II III (Sostituto Procuratore Generale dott. Emanuele Ravaglioli)

Trattasi di un processo a carico di alcuni medici imputati di truffa aggravata ai danni dello Stato e di abuso di ufficio. Gli imputati in servizio presso strutture ospedaliere pubbliche palermitane in rapporto di esclusività, prestavano con continuità la propria opera presso cliniche private, nella consapevolezza da parte dei titolari della clinica di violare il rapporto di esclusività, e dirottavano i pazienti della struttura pubblica in quella privata, così facendo percepire alla clinica i proventi derivanti dal ricovero

Procedimento a carico di BONOMO Mario + 1 (n. 6650/11 RGNR) – CA sez. 1 (Sostituto Procuratore Generale dott. Emanuele Ravaglioli)

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Trattasi del processo a carico del Deputato Regionale dell’ARS che, in concorso con VITRANO Gaspare, altro Deputato Regionale separatamente giudicato, è accusato di concussione ai danni di alcune società interessate alla realizzazione di parchi fotovoltaici

Procedimento a carico di PALMERI Sergio + 5 (n. 21238/11 RGNR) – CA sez. 6 (Sostituto Procuratore Generale dott. Emanuele Ravaglioli)

Trattasi del processo ad alcuni medici e infermieri in servizio presso l’Ospedale Civico di Palermo che, con condotte colpose, hanno somministrato (o comunque consentito che venisse somministrata) una dose di farmaco chemioterapico enormemente superiore a quella consentita dai protocolli medici e farmaceutici, cagionando il decesso della paziente Lembo Valeria

Procedimento a carico di GRAFFAGNINI Luigi + 10 (n. 19521/09 RGNR) – CA sez. 4 (Sostituto Procuratore Generale dott. Emanuele Ravaglioli)

Trattasi del processo a carico del Sindaco pro-tempore del comune di Palermo e dei vertici della AMIA S.p.a. per l’inquinamento del suolo, delle acque superficiali e sotterranee e dell’aria causato dalla discarica di RSU di Bellolampo. Il processo in primo grado si è concluso con la condanna del solo COLIMBERTI Orazio (amministratore AMIA) per il reato di cui agli artt. 255 e 256 D.L.vo 152/06 (fino al 16 gennaio 2009) e art. 6 comma 1 lett. b) L. 210/08 (dal 16 gennaio 2009 all’aprile 2010). Gli altri imputati sono stati assolti o dichiarati non procedibili per prescrizione.

Procedimento nei confronti di HELG Roberto (Sostituto Procuratore Generale dott.ssa Rita Fulantelli)

Trattasi del presidente della Camera di Commercio di Palermo, condannato in primo grado per avere estorto una somma di denaro ad un imprenditore, operante all’interno dell’aeroporto di Palermo, al fine di ottenere il rinnovo della concessione per mantenere la propria attività commerciale all’interno dell’aerostazione. Il processo si è definito all’udienza del 27 settembre 2016 con conferma della sentenza di primo grado. La Corte di Cassazione ha 40

di recente annullato solo con riferimento alla entità della pena.

Procedimento nei confronti di BANNO’ Manuela Rita + 1 (Sostituto Procuratore Generale dott.ssa Rita Fulantelli).

Gli imputati in servizio presso Polizia Municipale di Palermo sono stati condannati in primo grado per avere chiesto (ed ottenuto) somme di denaro da alcuni soggetti che multavano per violazioni al codice della strada. La Corte di Appello, in data 26 maggio 2017, ha assolto la BANNO’ confermando la condanna nei confronti del coimputato;

Procedimento n. 3991\2014 RG NR Procura di Palermo nei confronti di MARTORANA Francesco, condannato in primo grado per il delitto di cui all’art. 314 c.p. (Sostituto Procuratore Generale dott.ssa Rita Fulantelli).

Il MARTORANA, dipendente della SERIT di Palermo, è accusato di essersi appropriato delle somme di denaro consegnategli dai privati per il pagamento di cartelle esattoriali. Il P.G. ha concluso chiedendo la conferma della sentenza di primo grado. il processo è stato rinviato per l’arringa della difesa e per discussione.

Procedimento nr. 683/2105 nei confronti di PORRELLO Salvatore + 9, relativo a reati di falso commessi da medici privati e operatori di strutture sanitarie (Sostituto Procuratore Generale dott.ssa Rosalia Camma)

Gli imputati in primo grado erano stati assolti in primo grado. La Corte ha proceduto all'integrale rinnovazione delle prove dichiarative, come condizione per un'eventuale riforma. Il P.G. ha di recente concluso la propria requisitoria, formulando richieste di condanna per alcuni fatti di falso e sollecitando la trasmissione all'ufficio del PM dei verbali di numerose testimonianze, per procedere contro i dichiaranti per il reato di falsa testimonianza, e, in un caso, anche per il reato di calunnia.

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PROCEDIMENTI CONCERNENTI COINVOLGIMENTI ILLECITI DI ESPONENTI DELLE FORZE DELL’ORDINE ATTINTI DA CONDANNE PENALI PERCHÉ MILITARI INFEDELI O FIANCHEGGIATORI DELLA MAFIA.

Procedimento n. 4921/15 R.G.C.A. a carico del carabiniere MIRARCHI ANDREA. (Sostituto Procuratore Generale dott.ssa Mirella Agliastro).

Il procedimento ha ad oggetto un fatto di rapina nel quale risulta coinvolto il militare dell’Arma in territorio di Aragona e assieme ad altri correi. Nel giudizio di primo grado si sono riscontrate carenze istruttorie che purtroppo hanno condotto all’assoluzione del carabiniere. Nelle more del giudizio di secondo grado, il P.G. ha disposto ex art. 430 comma 2 c.p.p., attività di indagine con l’acquisizione dei tabulati telefonici il cui sviluppo ha consentito di verificare gli intestatari delle utenze e la riconducibilità all’imputato. In sede di richiesta di rinnovazione dell’istruzione dibattimentale, si è altresì chiesto l’esame testimoniale di numerosi soggetti, l’acquisizione di verbali di trascrizioni di conversazioni telefoniche e soprattutto di quelle intervenute nel pomeriggio del 26.6.2011 tra il Mirarchi ed altri carabinieri della Stazione CC di Palma di Montechiaro, da cui è desumibile il coinvolgimento, tra gli altri, del Mirarchi di cui si tratta. In sintesi, in secondo grado si è dovuto ricostruire sul piano probatorio quasi per intero il procedimento e, alla data attuale, la Corte ha sciolto la riserva, ammettendo tutte le fonti di prova che sono state chieste dalla Pubblica Accusa.

Procedimento n. 4803/15 R.G.C.A. a carico del poliziotto MAENZA LORENZO (Sostituto Procuratore Generale dott.ssa Mirella Agliastro).

Il MAENZA è imputato dei reati di rivelazione segreto di ufficio e favoreggiamento nei confronti di un capomafia. La Corte di Appello Sezione Prima ha confermato la condanna ad una severa pena l’agente di polizia infedele nei confronti del quale la Pubblica Accusa, oltre a ricostruire i fatti storici, ha addotto numerose pronunce della Corte Suprema a sostegno della ritenuta colpevolezza dell’imputato. Un procedimento di notevole complessità per le questioni giuridiche proposte, ma anche di rilevanza per la notorietà dell’imputato, è quello a carico dell’onorevole Francesco Cascio, politico regionale di lungo corso e peraltro di apprezzata stima nel territorio locale. 42

DELITTI CONTRO L’ECONOMIA

Procedimento a carico di ADONIA GIUSEPPE + 5 per i reati di bancarotta fraudolenta impropria da falso in bilancio e di bancarotta fraudolenta patrimoniale aggravata dall’entità del danno economico (circa 4.000 miliardi di lire), della ventesima banca italiana, la Cassa di Risparmio per le Province Siciliane poi divenuta Sicilcassa S.p.a. (Sostituti Procuratori Generali dottori Umberto De Giglio e Vittoria Randazzo)

Gli imputati rimasti nel procedimento dopo patteggiamenti, assoluzioni in primo grado non appellate dal P.M. e decessi, sono i componenti del Consiglio di Amministrazione, il Presidente del Collegio dei Sindaci e uno dei direttori della Filiale di Catania. Il tracollo della banca è stato determinato da finanziamenti dissipatori del patrimonio della Banca, consistenti in 123 condotte esplicitate nel capo di imputazione di bancarotta fraudolenta patrimoniale ai c.d. grandi gruppi siciliani (Aiello, Alfano, Bondì, Caravello, Cassina, Costanzo, Graci, Finocchiaro-Graci, Ienna, Rappa, Russo) nonostante la palese insolvenza degli imprenditori e delle imprese riconducibili agli stessi e la contiguità di molti di questi imprenditori a Cosa Nostra. Il dissesto della Sicilcassa è stato causato dal successivo indebitamento della stessa nonostante tre ispezioni della Banca d’Italia e le censure irrogate agli amministratori, condannati a pesanti pene pecuniarie e anche condannati in sede civile per responsabilità contrattuale. Il procedimento si è rivelato eccezionalmente complesso non solo per l’entità dei motivi di appello (circa duemila pagine complessive di impugnazioni su questioni prevalentemente tecnico contabili) ma anche e soprattutto per la qualità della materia trattata, che comprende tutta la normativa bancaria e una mole di documenti veramente impressionante: perizia tecnico contabile con la ricostruzione delle complesse delibere di finanziamento alle imprese, consulenze di parte, consulenze di ufficio relative al procedimento civile per la dichiarazione dello stato di insolvenza e delle relative opposizioni in primo e secondo grado, sentenze relative alle sanzioni pecuniarie inflitte a sindaci e amministratori e al giudizio di responsabilità contrattuale degli stessi, nonché trascrizioni delle dichiarazioni dei numerosi periti e consulenti e testi sentiti in primo grado (funzionari di vario grado della Banca d’Italia tra i quali perfino il Presidente Ciampi, personale interno della Banca).

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Il P.G. ha chiesto la conferma della sentenza di primo grado al termine di una requisitoria durata ben quattro udienze . Il P.G. ha inoltre depositato una corposa memoria a sostegno della requisitoria della Procura Generale, anche per ulteriormente confutare le nuove tesi dei difensori rappresentate nel corso delle loro arringhe. La Corte, all’udienza del 2.12.16 ha confermato la sentenza di condanna di primo grado.

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REATI CONTRO LE FASCE DEBOLI CON VIOLENZE SESSUALI

Procedimento penale n.5181/14 R.G. a carico di Mantia Angelo (Sostituto Procuratore Generale dott.ssa Rosa Valenti)

L’imputato docente di “Educazione fisica” presso una Scuola Media di Licata, è stato condannato in primo grado ad anni 6, mesi 6 e gg.15 di reclusione per abuso sessuale, sequestro di persona ed altro, reati perpetrati all’interno della Scuola l’1/10/11 ai danni di un’alunna 14enne, CORVITTO Anna Maria. La condanna è stata confermata .

Procedimento penale a carico di Marino Pietro Ignazio (Sostituto Procuratore Generale dott.ssa Rosa Valenti)

L’imputato è stato assolto in primo grado dall’abuso perpetrato in Marsala nei confronti di un’assistita, Paladino Maria, giovane madre di due minori. E’ stata accolta la richiesta preliminare formulata dal P.G. di nullità della sentenza assolutoria di primo grado per difetto di notifica alla persona offesa e ciò a seguito di attività di accertamento svolta dal P.G. con delega ai CC di Marsala.

Procedimento penale n 2129/15 R.G. c/Marfo William Fordjour e Bema Evelyn (Sostituto Procuratore Generale dott.ssa Rosa Valenti)

Gli imputati sono due cittadini ghanesi, il primo amante della seconda, madre della vittima degli abusi, la minore Oduro Ruth, all’epoca dei fatti di soli 6 anni. Trattasi del quarto grado di giudizio. Ad una sentenza di condanna, rispettivamente ad anni otto ed anni cinque e mesi sei, emessa in primo grado aveva fatto seguito una assoluzione pronunciata dalla III Sez. Corte di Appello ed annullata dalla Cassazione, in accoglimento dei ricorsi avanzati dal P.G. La IV Sez. di questa Corte di Appello ha confermato la condanna per Marfo, ma ha assolto la madre della minore ai sensi del II comma dell’art. 530 c.p.p.. Assoluzione impugnata dal P.G. con ricorso alla Suprema Corte, d oggi non trattato.

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Procedimento penale n. 2621/16 R.G. a carico di Cacciatore Francesco + 1 (Sostituto Procuratore Generale dott.ssa Rosa Valenti)

Trattasi di violenza sessuale e maltrattamenti, perpetrati dagli imputati in danno dei figli. E’ stata espletata perizia psichica sui rei, che ha confermato l’assenza di patologie e la piena capacità di intendere e volere di entrambi, pur con i limiti conseguenti al basso livello culturale ed ambientale.

Procedimento penale n. 3733/16 R.G. a carico di Ganci Vincenzo (Sostituto Procuratore Generale dott.ssa Rosa Valenti)

Trattasi di violenza sessuale perpetrata per oltre un decennio in Palermo dal genitore adottivo nei riguardi della figlia adottata, minore di 10 anni. Da rilevare che la famiglia adottiva appartiene ad un ceto sociale elevato culturalmente ed economicamente. La madre adottiva, venuta a conoscenza dei fatti, si è adoperata a tutela della minore, separandosi dal consorte e costituendosi parte civile nel presente procedimento. La parziale riforma della condanna da 10 ad anni 9 e mesi tre è conseguente solo all’ulteriore periodo di parziale prescrizione maturato tra il primo e secondo grado.

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ALTRI REATI

Procedimento n. 1405\16 RG CA nei confronti di CANNARIATO Vincenzo, CANNARIATO Mirko, CANNARIATO Michele CANNARIATO Maurizio e SETTEGRANA Felice, condannati in primo grado per diverse ipotesi di estorsioni, furti, ricettazioni e spaccio di sostanze stupefacenti (Sostituto Procuratore Generale dott.ssa Rita Fulantelli)

Il P.G. ha chiesto la conferma della sentenza di primo grado all’udienza del 22 giugno 2016. Il processo si è concluso all’udienza del 14 luglio 2016 con parziale riforma della sentenza di primo grado. Il P.G. ha proposto ricorso per Cassazione di cui ancora non si conosce l’esito.

Procedimento n. 1998\2015 RG NR Procura di Trapani (Sostituto Procuratore Generale dott.ssa Rita Fulantelli)

Trattasi di procedimento nei confronti di BATTAGLIERI Giovanni, RUGGIRELLO Giuseppe, RUGGIRELLO Nicola e BEVILACQUA Maria condannati, dal Tribunale di Trapani per vari delitti di falso avendo il BATTAGLIERI e RUGIRELLO Giuseppe presentato documentazione falsa al fine di favorire la permanenza illegale in Italia di donne dedite alla prostituzione; RUGGIRELLO Nicola e RUGGIRELLO Giuseppe, inoltre, per avere presentato falsa documentazione al fine di ottenere il rinvio della prova per un concorso cui doveva partecipare RUGGIRELLO Nicola e PASSALACQUA Maria per favoreggiamento della prostituzione. Il processo è stato definito all’udienza del 22 novembre 2016 con parziale riforma della sentenza di primo grado.

Procedimento n. 65/ 16 R.G.. MISTRETTA ANTONINO, AMATO ENZO, DOMINGO FRANCESCO (Sostituto Procuratore Generale dott.ssa Mirella Agliastro).

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Il procedimento riguarda un attentato incendiario ai danni dell’onorevole PAPANIA. Il P.G. ha redatto requisitoria scritta. La peculiarità di questo procedimento è data dalla questione giuridica riguardante l’invocato canone del divieto di ne bis in idem e di reformatio in peius a cui la Pubblica Accusa ha opposto la inapplicabilità perché non vi è stata ancora una statuizione di condanna da parte del giudice dell’appello, atteso che la sentenza del primo GUP è stata rescissa con l’annullamento.

Procedimento a carico di VASILE NICOLÒ + 2 (Sostituto Procuratore Generale dott.ssa Vittoria Randazzo)

Si tratta di una lunga serie di estorsioni praticate nei confronti dei posteggiatori della spiaggia di S. Leone ad Agrigento da parte del Vasile che, approfittando della sua vicinanza a soggetti appartenenti alla criminalità organizzata di tipo mafioso dell’agrigentino, taglieggiava le vittime. La sentenza di primo grado è stata parzialmente confermata, in quanto si è ritenuto che non vi fosse prova della responsabilità dell’imputato per tutti i reati contestati.

Procedimento a carico di KOSTIC LJIUBISA + 2 (Sostituto Procuratore Generale dott.ssa Vittoria Randazzo)

L’imputato e i suoi complici hanno compiuto una lunga serie di rapine nella zona tra Sciacca e Ribera all’interno delle abitazioni delle vittime, in orario notturno e tenendole in ostaggio con modalità particolarmente violente. La Corte ha accolto la richiesta di conferma della pesante condanna di primo grado.

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7- MISURE DI CONTRASTO ALL’ECONOMIA CRIMINALE

Come è noto una valida strategia di contrasto deve incidere proprio sulle basi economiche del crimine organizzato (e cioè su quella vastissima rete di beni e rapporti economici destinati alla conservazione ed all’esercizio dei poteri criminali). La tendenza evolutiva riscontrabile, sin dagli anni ’70 del secolo scorso, negli ordinamenti più esposti all’emergenza rappresentata dalle forme di inquinamento dell’economia connesse all’intreccio tra associazioni delittuose e mondo delle imprese (con i gravissimi riflessi che ne discendono sul piano della gestione del potere pubblico e della formazione del consenso politico) è proprio quella di introdurre forme “moderne” di confisca, caratterizzate dall’espansione dell’oggetto dei provvedimenti, dalla sintomaticità dei presupposti, dalla semplificazione dell’onere probatorio gravante sull’accusa, sulla base della realistica considerazione che i fenomeni di riciclaggio e di reinvestimento del denaro sporco rendono estremamente difficile il puntuale abbinamento tra il provento ed il singolo reato, che condiziona il ricorso alla confisca “classica”.

Nelle pagine che seguono vengono segnalati alcuni dei procedimenti più rilevanti.

MISURE DI PREVENZIONE

Procedimento M.P. nei confronti DI BELLA Angelo + 10 intervenienti (Sostituto Procuratore Generale dott.ssa Vittoria Randazzo)

Il Di Bella Angelo è stato condannato alla pena di anni dieci di reclusione per il reato di cui all’art. 416 bis c.p. con sentenza ormai irrevocabile. Il procedimento di M.P. è estremamente complesso soprattutto per l’ingente patrimonio sottoposto a sequestro in primo grado (una lista di circa seicento beni fra imprese, beni immobili, conti correnti e polizze assicurative con cifre consistenti varianti tra decine e centinaia di migliaia di euro). Il giudice di primo grado ha deciso sulla sola consulenza di parte, senza disporre perizia di ufficio, pervenendo alla decisione di confiscare soltanto alcune imprese, peraltro anche 49

oggetto di confisca in ambito penale, e disponendo la restituzione al Di Bella, e agli intervenienti, della maggior parte del patrimonio in sequestro. Su appello della Procura di Palermo, che ha lamentato che la pericolosità sociale del Di Bella è soprattutto di natura economica perché, con la sua attività imprenditoriale, si inserisce mediante società compiacenti, ovvero società gestite direttamente dall’organizzazione mafiosa, in un sistema economico manipolato e deviato dalle profonde infiltrazioni mafiose, la Corte ha disposto la sospensione della esecutività del decreto di primo grado. Su richiesta di perizia formulata dalla Procura Generale, volta a valutare la sussistenza della sproporzione tra redditi e patrimonio del proposto, considerato il complesso dei beni in sequestro come “unicum” del nucleo familiare allargato, la Corte si è riservata di decidere e, sciogliendo la riserva ha nominato perito e affidato il relativo incarico nei termini richiesti dalla Procura Generale. Tenuto conto dell’entità dell’accertamento i periti hanno richiesto numerose proroghe, tutte concesse dalla Corte. È stata depositata la perizia e anche le controdeduzioni dei difensori. Nell’ udienza fissata per la discussione il P.G. ha chiesto la conferma della misura personale, e in riforma del decreto di primo grado, la confisca di tutti i beni e, a supporto delle richieste, ha depositato alla Corte una memoria scritta di ben 133 pagine, in cui sono stati confutati punto per punto gli argomenti difensivi e valorizzati gli elementi emersi dalla perizia. All’udienza di rinvio del 12 settembre 2016 il P.G. ha depositato ulteriore documentazione nel frattempo rinvenuta, (sentenze irrevocabili relative agli anni ‘80/’90) per dimostrare che al momento degli acquisti dei primi beni Di Bella Angelo era già persona socialmente pericolosa, conformemente alla più recente sentenza delle Sezioni Unite in materia di perimetrazione temporale della confisca. Il processo è in riserva per la decisione dal 12.9.2016.

Procedimento M.P. nei confronti di LEONE Vincenzo + 8 intervenienti (Sostituto Procuratore Generale dott.ssa Vittoria Randazzo)

Questo procedimento è strettamente collegato a quello di cui al punto precedente (Di Bella + 10), anche perché Leone Vincenzo è nipote di Di Bella Angelo e con lo zio è stato da sempre in stretti rapporti di “affari”.

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Diversamente da Di Bella Angelo, Leone Vincenzo è stato condannato per il reato di cui all’art. 416 bis c.p. soltanto in primo grado. La conferma della sentenza disposta dalla Corte di Appello è stata annullata dalla Corte di Cassazione con rinvio ad altra sezione della Corte che ha invece assolto il Di Bella. La Procura Generale ha proposto ricorso per Cassazione, ragione per cui la sentenza di assoluzione è ancora sub iudice . Il procedimento è estremamente complesso, anche per la misura patrimoniale. E’ stato sottoposto a sequestro in primo grado un ingente patrimonio. Il giudice di primo grado, ha disposto la confisca solo per alcune imprese, ordinando la restituzione al Leone e agli intervenienti della maggior parte del patrimonio in sequestro. Su appello della Procura di Palermo, che ha lamentato che la pericolosità sociale del Leone è soprattutto di natura economica, perché, con la sua attività imprenditoriale, si inserisce in un sistema economico manipolato e deviato dalle profonde infiltrazioni mafiose, la Corte ha anche disposto la sospensione della esecutività del decreto di primo grado. Su richiesta di perizia formulata dal P.G., volta a valutare la sussistenza della sproporzione tra redditi e patrimonio del proposto, considerato il complesso dei beni in sequestro come “unicum” del nucleo familiare allargato , la Corte ha nominato perito e gli ha affidato il relativo incarico nei termini richiesti dalla Procura Generale. Tenuto conto dell’entità dell’accertamento i periti hanno richiesto numerose proroghe, tutte concesse dalla Corte. È stata depositata la perizia e anche le controdeduzioni dei difensori. Il P.G. ha concluso chiedendo la conferma della misura personale e, in riforma del decreto di primo grado, la confisca di tutti i beni e, a supporto delle richieste, ha depositato alla Corte una memoria scritta di ben 55 pagine, in cui sono stati confutati punto per punto gli argomenti difensivi e valorizzati gli elementi emersi dalla perizia. Il procedimento è attualmente in riserva per la decisione.

Procedimento M.P. nei confronti di MESSINA DENARO Salvatore + 1 interveniente (Sostituto Procuratore Generale dott.ssa Vittoria Randazzo)

E’ il fratello del più noto Matteo Messina Denaro. Il procedimento riguarda soltanto la misura patrimoniale della confisca dei beni della moglie del proposto, Cascio Antonella. Su richiesta del P.G. è stato chiamato il perito di primo grado a rendere chiarimenti e sulla scorta dei chiarimenti, ritenuti insufficienti, il P.G. ha chiesto un supplemento di perizia 51

accolto dalla Corte. Dopo diversi rinvii, dovuti a richiesta di proroga da parte dei periti e per le controdeduzioni dei consulenti di parte, il procedimento è stato rinviato per la discussione. La Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso dell’interveniente Cascio Antonella per mancanza di procura speciale al suo difensore, ma ha restituito i beni ugualmente alla stessa. Il P.G. ha proposto ricorso per Cassazione utilizzando recentissima giurisprudenza di legittimità che, pur ammettendo un certo interesse del proposto alla valutazione dei redditi provenienti da beni intestati a terze persone, ha escluso la possibilità di restituzione di tali beni al proposto.

Procedimento M.P. nei confronti di FONTANA Francesco (Sostituto Procuratore Generale dott.ssa Vittoria Randazzo)

Il procedimento è stato incardinato a seguito di appello del P.G. al decreto del Tribunale di Agrigento che aveva rigettato la misura della confisca di alcune quote di un oleificio del valore nominale di 101.400 euro. E’ stata accolta dalla Corte la richiesta del P.G. di sospensione dell’esecutività del decreto impugnato e di ascolto del perito di primo grado. Dopo numerosi rinvii dovuti alla integrazione della perizia e di presentazione di controdeduzioni da parte della difesa accompagnate da rilievi tecnici, la Corte ha riformato il provvedimento di primo grado disponendo la confisca dell’intero oleificio , con provvedimento depositato il 28.12.2015. Il decreto di confisca è stato confermato dalla Suprema Corte di Cassazione.

Procedimento M.P. nei confronti di TARANTOLO Vito + 4 intervenienti (Sostituto Procuratore Generale dott.ssa Vittoria Randazzo)

Trattasi di procedimento molto complesso, la cui particolarità consiste anche nel fatto che l’appello verte sulla disposta confisca da parte del Tribunale di Trapani misure di prevenzione, del complesso aziendale (beni mobili, immobili e beni registrati) organi e quote sociali, conti correnti e rapporti bancari relativi a due società S.M.G. Costruzioni e Melograno, e che la confisca è stata successiva all’apertura di due procedimenti, poi riuniti, con i quali è stata disposta, ai sensi dell’art. 34 del d.lvo n. 159 del 6.9.11, la sospensione della amministrazione dei beni connessi alle attività economiche delle predette due società.

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Si tratta, quindi, di un procedimento incidentale rispetto a quello relativo alla misura di prevenzione personale e patrimoniale nei confronti del Tarantolo. Tarantolo Vito è stato ritenuto prestanome del boss mafioso trapanese Virga Vincenzo, al quale viene ricondotta la società Melograno s.r.l. Originariamente ne erano soci Tarantolo, Messina, Gentile, Marciante e Ruggirello. Dalle dichiarazioni di Messina (socio) e di Marciante (commercialista di Virga) le quote dei primi quattro (ovvero Tarantolo, Messina, Gentile, Marciante) erano da ricondurre al Virga Vincenzo. Per tale ragione il terreno nella Via Libica denominato Fondo Alberillo, appartenente alla società il Melograno in liquidazione è stato sottoposto a sequestro ex art. 321 c.p.p. Il procedimento penale a carico del Tarantolo si è concluso con applicazione della pena per favoreggiamento, ma il GIP non ha preso posizione sul sequestro dei beni della società Melograno perché il P.M. non ne aveva chiesto la confisca ex art. 12 sexies. Inoltre non erano stati compiuti atti di indagine sulla formazione del patrimonio, e quindi il GIP non aveva potuto disporre in sede esecutiva la confisca obbligatoria. L’amministratore giudiziario della società il Melograno, ritenuto vicino al contesto mafioso e per il quale si prospetta il pagamento di una tangente di 50.000 euro da parte del Tarantolo, ha proposto al Giudice Delegato l’autorizzazione alla vendita del terreno del Fondo Alberillo, unico bene di valore della società. Il G.D. si è pronunziato favorevolmente nei confronti della richiesta di acquisto presentata dalla società S.M.G., costituita in Trapani da Susca Maria Grazia in data 19.1.2004, ma avente sede legale in Alberobello. Questa società non ha indotto in sospetto il G.D. perché ha sede ad Alberobello, ma la Susca si è rivelata essere la convivente di tale Ruggirello Giuseppe, anche lui prestanome di Virga nella società Il Melograno che originariamente deteneva il terreno. Pertanto Ruggirello, con il placet del Virga boss mafioso, e con la compiacenza dell’amministratore giudiziario, si è servito della compagna Susca per costituire fuori sede la S.M.G., e per dotarla del capitale e della provvista necessaria per acquistare il Fondo Alberillo. Come conferma che la Susca ha agito quale prestanome del compagno Ruggirello, a sua volta prestanome del boss Virga Vincenzo, la stessa, dopo avere chiesto l’ultima delle autorizzazioni a costruire con la società S.M.G. sul terreno acquistato dalla società Melograno, in data 27.5.2005, ha ceduto a Ruggirello Giuseppe il 95% delle quote della S.M.G. Una tale cessione è da ritenersi fittizia non soltanto per i rapporti sussistenti fra la Susca e Ruggirello, ma anche perché il prezzo pattuito è stato di favore con riguardo sia al valore 53

potenziale del terreno edificabile sia all’entità degli apporti di capitale già effettuati dalla Susca nella società S.M.G. Dunque il titolare effettivo della S.M.G. è sempre stato Ruggirello Giuseppe, tanto che la Susca gli aveva conferito in data 7.10.2005 una procura notarile institutoria, dunque con pieni poteri di gestione. In data 9.2.2006, a sua volta Ruggirello ha ceduto a tale Sortino la quota del 33,30% della S.M.G., per nominali euro16.650 (Ferdinando Sortino ingegnere ha dichiarato di essere entrato in società solo per il valore nominale della quota). Anche Sortino Ferdinando è ritenuto uno dei prestanome di Tarantolo Vito, a sua volta prestanome del boss Virga Vincenzo. Dopo questo passaggio ulteriore la società S.M.G. ha cominciato a costruire. Tali movimenti di denaro tra la società S.M.G. e il Ruggirello sono stati favoriti dalla circostanza che la Susca, convivente di Ruggirello, faceva parte del consiglio di amministrazione della Banca BCC di Alberobello, il cui consiglio è stato sciolto dalla Banca d’Italia in seguito ad ispezione dalla quale risultava la ripetuta violazione di norme antiriciclaggio, a causa della riscontrata incoerenza tra l’attivazione della movimentazione bancaria e i movimenti di denaro contante che simulavano ingenti flussi di denaro in entrata e in uscita sul conto corrente intestato a Ruggirello. L’ispezione della Banca d’Italia rilevava anche movimentazioni sospette sul conto della sorella della Susca e di altra società di cui è titolare la Susca, ovvero la Azzurra Costruzioni. La confisca dei beni delle due società Melograno e S.M.G., disposta dal Tribunale di Trapani Misure di Prevenzione al termine del procedimento ex art. 34 D. L.vo 159/2011, e per la quale è pendente il presente appello, è intervenuta nelle more della decisione dello stesso Tribunale di Trapani sulla misura personale e patrimoniale di Tarantolo Vito, per cui al momento esiste in appello questo procedimento in cui la confisca è già stata disposta ex art. 34 D.L.vo 159/2011 e, da notizie apprese dalla cancelleria del Tribunale di Trapani, la misura di prevenzione personale e patrimoniale nei confronti del Tarantolo è andata in decisione e si trova tuttora in riserva. Allo stato il P.G. ha depositato numerosi atti richiesti e pervenuti dal Tribunale di Trapani e ha chiesto perizia per verificare la provenienza degli ingenti flussi di denaro movimentati sul conto corrente intestato alla Susca e a Ruggirello presso la BCC di Alberobello.

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Nel corso del 2016 il P.G. ha acquisito numerose sentenze penali irrevocabili che ricostruiscono i rapporti tra mafia e imprenditoria trapanese a partire dalla fine degli anni ’80, ed ha depositato dichiarazioni di testi utili a sostenere le ragioni dell’accusa. La Corte ha disposto numerosi rinvii per acquisire maggiori informazioni sulla posizione di Ruggirello Giuseppe, nel frattempo sottoposto a misura di prevenzione personale e patrimoniale dal Tribunale di Trapani.

Procedimento M.P. nei confronti di TARANTOLO Vito + 8 intervenienti (Sostituto Procuratore Generale dott.ssa Vittoria Randazzo)

Si tratta del procedimento per la misura personale e patrimoniale a carico di Tarantolo Vito, del quale il procedimento indicato al punto precedente è soltanto una parte. Il Tribunale di Trapani Misure di Prevenzione ha proceduto alla confisca di tutte le imprese e i beni di Tarantolo Vito. Il procedimento pende in appello su istanza dei difensori. A più riprese il P.G. ha acquisito e depositato, nel corso del primo semestre del 2016, numerose sentenze penali irrevocabili che ricostruiscono i rapporti tra mafia e imprenditoria trapanese a partire dalla fine degli anni ’80, nonché depositato dichiarazioni di testi utili a sostenere le ragioni dell’accusa. La Corte ha disposto rinvio all’udienza del 3.5.2017 e in quella sede il P.G. ha concluso chiedendo la confisca del patrimonio personale e delle società intestate al Tarantolo. In data 6.6.2017 il P.G. ha depositato memoria scritta di 135 pagine a sostegno delle richieste. Il procedimento è attualmente in riserva dal 26.6.2017.

Procedimento M.P. nei confronti di Eredi di MESSINA Arturo (Sostituto Procuratore Generale dott.ssa Vittoria Randazzo)

Il procedimento è stato incardinato su appello della D.D.A. di Palermo avverso il decreto del Tribunale di Agrigento del 3.11.2014, con il quale è stata parzialmente rigettata la proposta di applicazione della misura di prevenzione della confisca dei beni nei confronti degli eredi di Messina Arturo, appartenente in vita al sodalizio mafioso Cosa Nostra di Agrigento, anche con funzioni di vertice, e socio occulto dell’impresa Calcestruzzi Villaseta s.r.l.,

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In sede di udienza per le conclusioni, il P.G. ha chiesto la conferma del decreto di primo grado, tenuto conto che non appariva sostenibile l’appello della Procura di Palermo, anche alla luce delle argomentazioni della sentenza penale di condanna del Messina e dal risultato negativo delle ulteriori indagini disposte sui soci del Messina, in merito ai quali non è emerso alcun elemento indiziante di intestazione fittizia delle quote in luogo di Messina Arturo. La Corte ha confermato il decreto di primo grado.

Procedimento M.P. nei confronti di LO PICCOLO Filippo (Sostituto Procuratore Generale dott.ssa Vittoria Randazzo)

Si tratta della applicazione della misura personale nei confronti di uno degli imputati del processo Acquisto Michele + 25, denominato anche “Addio Pizzo 5” che riguarda gli ultimi “pizzini” rinvenuti nel covo dei Lo Piccolo latitanti al momento del loro arresto il 5.11.2007 e le estorsioni compiute dagli affiliati mafiosi del mandamento di Resuttana dopo l’arresto dei predetti latitanti fino all’anno 2009/10. Il processo penale ha confermato la sentenza di condanna di primo grado. Il P.G. ha depositato alla Corte la sentenza di primo grado e le dichiarazioni dei nuovi collaboratori di giustizia Galatolo Vito e Guerrera Silvio . Il processo è stato rinviato più volte per acquisire la motivazione della decisione di conferma della condanna di primo grado

Procedimento M.P. nei confronti di DI PIAZZA Vincenzo +2 (Sostituto Procuratore Generale dott.ssa Vittoria Randazzo)

Il Tribunale di Agrigento, misure di prevenzione, ha restituito al proposto 172 ettari di terreno coltivato a frutteto e altre colture di qualità ritenendo che non vi fossero i presupposti per la confisca in quanto acquistati in un periodo di tempo di molto antecedente alla condanna per associazione di tipo mafioso quale capomafia di e per avere ricevuto da enti pubblici sovvenzioni economiche che giustificavano l’ammodernamento degli impianti. Il P.G. ha presentato appello chiedendo la sospensiva della restituzione dei terreni e la Corte ha accolto quest’ultima istanza. All’udienza del 29.3.2017 Il P.G. ha chiesto nuova perizia contabile, con riferimento ai punti specificati nell’atto di appello presentato dalla Procura Generale, e per valutare la legittimità dei procedimenti amministrativi che avevano portato 56

all’erogazione in favore del Di Piazza di contributi cospicui per i terreni dallo stesso posseduti. La perizia era ancora in corso di definizione.

Procedimento M.P. nei confronti di BONURA Gaspare (Sostituto Procuratore Generale dott.ssa Vittoria Randazzo)

Il Bonura è stato condannato in primo e secondo grado per il reato di cui all’art. 416 bis per avere fatto parte della famiglia mafiosa della Noce, e per avere mantenuto, attraverso il continuo scambio di comunicazioni, un costante collegamento con gli altri associati in libertà, nonché per avere acquisito e comunicato agli altri associati notizie riservate in merito alle operazioni di polizia giudiziaria ed effettuato molteplici incontri e riunioni finalizzate alla trattazione di affari illeciti con altri importanti esponenti dell’organizzazione mafiosa. La pericolosità del Bonura e la sua vicinanza al Chiovaro Fabio emerge anche dalla fittizia intestazione alla di lui moglie Mirabella Giuseppa di due esercizi commerciali Donna In e Uomo In di Corso Camillo Finocchiaro Aprile. Il procedimento è in corso di definizione.

Procedimento N. 18/15 R.R.M.P a carico di SALADINO Melchiorre (Sostituto Procuratore Generale dott.ssa Mirella Agliastro).

Trattasi di imprenditore di Salemi al quale sono stati confiscati beni per circa 3,5 milioni di euro. Tra i beni riconducibili anche a familiari dell'imprenditore, vi sono società, quote societarie e conti correnti bancari. Il Saladino viene annoverato nella categoria delle “persone che vivono dei proventi del delitto in questo caso come persona dedita alla corruzione, alla concussione, ai delitti in materia economica tributaria e fiscale”. In particolare il Saladino avrebbe emesso fatture per operazioni inesistenti riscontrate dalla revisione contabile e reati contro la pubblica amministrazione (in questo caso si fa riferimento all’inchiesta denominata “Eolo”). Così inserita la figura del Saladino nella categoria tipologica del pericoloso sociale il Tribunale di Trapani , ha ritenuto di potere applicare la misura patrimoniale della confisca alle società di cui il proposto aveva la disponibilità con i relativi beni aziendali tra i quali anche proprietà immobiliari. La trattazione del procedimento di prevenzione è stata rinviata 57

all’udienza del 29.09.2017. Il Sostituto assegnatario ha già redatto e depositato la requisitoria scritta.

Procedimento N. 116/15 + 113/15 R.R.M.P. a carico di PALMERI Antonino (Sostituto Procuratore Generale dott.ssa Mirella Agliastro).

Trattassi di titolare del complesso turistico denominato “Villaggio Albergo Grotticelli” a Castellammare del Golfo, sorvegliato speciale e già coinvolto nell’attentato ai danni del giudice Carlo Palermo nel 1985 (sebbene assolto per insufficienza di prove) e facente parte della alcamese, in rapporti con il già capo della famiglia locale, Asaro Mariano. La confisca di primo grado ha riguardato l’intero complesso alberghiero composto da 15 corpi di fabbrica a nome del figlio, ma nella disponibilità del proposto. L’udienza è rinviata al 13.11.2017. Anche in questo procedimento è stata redatta requisitoria scritta per sostenere la pubblica Accusa.

Procedimento N. 141/15+149/15+146/15+145/15+160/15 R.R.M.P. a carico di MAZZARA MICHELE (Sostituto Procuratore Generale dott.ssa Mirella Agliastro).

Il MAZZARA è sorvegliato speciale, già vicino al capomandamento di Trapani, Virga Vincenzo. Era stato condannato per favoreggiamento di Sinacori Vincenzo, già reggente della famiglia mafiosa di di cui aveva curato la latitanza. Ha usufruito di numerosi contributi della A.G.E.A. pur non avendone diritto, essendo stato condannato per fatti di mafia. Secondo la tesi accusatoria ha agito tramite soggetti prestanome, garantendogli la conservazione del patrimonio e lo svolgimento occulto di attività edili, fino al momento del sequestro. Il proposto è inquadrabile nella categoria dei soggetti dediti a traffici delittuosi e che vivono abitualmente, anche in parte, dei proventi del delitto. L’udienza è rinviata per il 22.11.2017. E’ stata redatta e depositata requisitoria scritta.

Procedimento N. 180/16 R.R.M.P. a carico di AMODEO GIUSEPPE (Sostituto Procuratore Generale dott.ssa Mirella Agliastro).

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La confisca ha riguardato la sala banchetti denominata “Giardino delle Esperidi”, sita in Castelvetrano, l’ufficio e l’appartamentino annessi, una villa in Marina, un terreno adibito a parcheggio. Il Tribunale di Trapani aveva restituito tutti gli altri beni sul presupposto che l’Amodeo si fosse effettivamente staccato dall’organizzazione mafiosa dopo un patteggiamento di epoca risalente per il reato di favoreggiamento nei confronti dell’organizzazione medesima. La difesa aveva addotto altresì una presunta collaborazione di Amodeo Giuseppe con le Forze dell’Ordine, mentre in realtà lo stesso era stato, semmai, “informatore” in danno di associati mafiosi di opposto schieramento allo stesso invisi. Il giudice di primo grado aveva sequestrato beni immobili “virtualmente corrispondenti alla ritenuta sproporzione” quale era stata accertata dai periti, ma con un metodo eccentrico che infatti il P.M. di primo grado aveva impugnato. Sono stati escussi in secondo grado il colonnello Lo Pane della DIA, il commissario di P.S. Linares e il commissario Leuci. La linea accusatoria ha riferimento all’accertamento nelle scritture contabili di appostazioni con la dizione “finanziamento in conto futuro aumento di capitale” e cioè versamenti di denaro che si trasformano in aumento di capitale sociale da parte di un soggetto che la DIA ha accertato essere “sperequato”.

Procedimento N. 127/16 R.G.C.A a carico di LO SCIUTO ANTONINO (Sostituto Procuratore Generale dott.ssa Mirella Agliastro).

Il Lo Sciuto, già assolto in primo grado, è stato condannato alla pena di anni tredici e mesi sei di reclusione, su richiesta del Procuratore Generale in quanto riconosciuto quale associato mafioso al servizio della famiglia di Matteo Messina Denaro ed in particolare della sorella Patrizia. In sede di prevenzione viene in rilievo come destinatario di misura personale e patrimoniale, per il riconoscimento della pericolosità sociale e la conseguente confisca di due fabbricati di cui risulta la sua disponibilità (provvedimento Misure di Prevenzione di Trib. Trapani del 9.3.2016).

Procedimento N. 112/16 R.R.M.P. a carico di GUTTADAURO FILIPPO, NICETA MASSIMO e altri (Sostituto Procuratore Generale dott.ssa Mirella Agliastro).

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Secondo la tesi del giudice di primo grado la NICA s.r.l. formalmente società con socio unico Niceta Massimo, in realtà aveva come soci occulti Guttadauro Francesco e Guttadauro Maria nella misura della metà. L’indagine probatoria si è concentrata sull’apertura di due negozi al centro commerciale Belicittà da parte della società dei Niceta in società con Guttadauro Francesco e Maria, figli di Guttadauro Filippo, capomafia della cosca di Castlvetarno e sposato con una delle sorelle. Le risultanze probatorie consentono di affermare che i Guttadauro, figli, si sono interposti tra Niceta e Grigoli Giuseppe per l’affitto di locali di vendita nel centro commerciale Belicittà gestito da esso Grigoli (già condannato per mafia e socio occulto di Matteo Messina Denaro nell’impero dei supermercati DESPAR), attraverso il meccanismo negoziale della società occulta con i Niceta, tramite l’intermediazione di Guttadauro padre per consentire l’apertura di due punti vendita presso il centro commerciale suddetto. E’ stata svolta ampia requisitorie e la Corte di Appello Sezione V ha posto il procedimento in riserva per la motivazione.

Procedimento nei confronti di MESSINA Giuseppe Amedeo Attilio (Sostituto Procuratore Generale dott.ssa Rita Fulantelli)

Trattasi di commercialista di Trapani, già condannato per il delitto di cui all’art. 416 bis c.p. a cui il Tribunale di Trapani ha confiscato un immobile. Avverso il decreto hanno proposto appello sia il PM che il difensore. L’udienza sarà celebrata il 27 settembre 2017;

Procedimento N. 35/11 R.R.M.P. a carico di ZUMMO Francesco (Sostituto Procuratore Generale dott.ssa Mirella Agliastro).

Il procedimento ha per oggetto la richiesta di confisca dell'intero patrimonio immobiliare dello ZUMMO per valore di circa due miliardi e cinquecento milioni di euro, richiesta che era stata rigettata in primo grado ed impugnata dalla Procura di Palermo. La prospettazione accusatoria è che lo Zummo abbia formato il proprio ingentissimo patrimonio immobiliare grazie al sostegno di Ciancimino Vito, il quale in virtù delle cariche ricoperte al Comune di Palermo e del suo collegamento organico con i capi dello schieramento corleonese, era in grado di condizionare il rilascio di varianti urbanistiche e di fare ottenere indebite licenze edilizie allo ZUMMO, di cui era socio occulto in vari affari. 60

Proprio grazie al Ciancimino e alle sue relazioni privilegiate altri capi di Cosa Nostra, lo Zummo aveva assunto una posizione di privilegio nel marcato edilizio, prestandosi anche a riciclare ingenti capitali illeciti. Il P.G. ha attivato una intensa attività investigativa integrativa diretta ad acquisire presso gli archivi del Comune di Palermo tutte le delibere consiliari e le licenze edilizie riguardanti le imprese di Zummo, o a lui riconducibili, dagli anni Sessanta in poi. A tal fine, stante la complessità e corposità della documentazione da acquisire presso gli archivi, veniva costituito un apposito gruppo di lavoro presso la DIA di Palermo supportato da personale messo a disposizione dal Comune di Palermo. Sono state quindi delegate indagini alla DIA di Palermo. Su richiesta del P.G. la Corte d’Appello ha svolto una articolata attività istruttoria suppletiva mediante l’audizione presso il Tribunale di Roma dei collaboranti ANZELMO, GANCI CALOGERO, ONORATO, AVITABILE DI CARLO) e a Palermo di CIANCIMINO MASSIMO. All’esito dell’esame si è proceduto all’audizione a riscontro dei fratelli SERGIO, GIOVANNI E ROBERTO CIANCIMINO. In fase conclusiva il P.G. ha depositato una complessa ed articolata requisitoria scritta, che oltre a ricostruire il profilo di pericolosità genetica delle risorse finanziarie del proposto, è finalizzata a dimostrare l’origine illecita delle disponibilità societarie, richiamando la più ampia giurisprudenza del settore e le sentenze della Cassazione. La Corte di Appello ha confermato la sentenza di rigetto di primo grado.

La Corte di Cassazione accogliendo il ricorso della Procura Generale, ha disposto l’annullamento con rinvio del provvedimento della V Sezione Corte di Appello con la seguente motivazione (che è opportuno riportare per intero perché può costituire il paradigma di riferimento in fascicoli per misure di prevenzione patrimoniale ai fini della richiesta di conferma di confische avvenute in primo grado:

“4 Il terzo motivo è fondato e va, pertanto, accolto. 4.1 II tema dei rapporti tra imprenditori e mafia è stato negli ultimi anni più volte affrontato dagli studiosi della materia, sotto il profilo sia sociologico sia giuridico, ed è sempre più frequentemente oggetto di esame nei provvedimenti giudiziari, specialmente, per ovvie ragioni, in quelli relativi alle misure di prevenzione patrimoniali, che possono incidere direttamente sui beni dell'imprenditore, anche quando - come solitamente avviene - l'impresa sia esercitata in forma societaria. I rapporti che concretamente si possono instaurare tra imprenditori e mafia si risolvono di solito o nel rapporto di protezione-estorsione, o in quello relativo alla manipolazione degli appalti pubblici, o altre agevolazioni; e l'atteggiamento dell'imprenditore nei 61

confronti dell'associazione mafiosa può essere non solo quello dell'imprenditore vittima o comunque subordinato, ma anche di tipo strumentale, clientelare o collusivo. A queste ultime due situazioni può corrispondere la formazione della cosiddetta impresa mafiosa, che trova fondamento normativo nell'art. 416 bis c.p. e che è espressione della tendenza delle associazioni mafiose a svolgere attività produttive, commerciali e finanziarie mediante l'utilizzo di capitali di provenienza illecita, ovvero avvalendosi nell'esercizio dell'attività imprenditoriale delle tipiche modalità operative dell'associazione, cioè la forza di intimidazione del vincolo associativo e la condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva, che fungono da componenti anomale dell'avviamento. L'impresa mafiosa si presenta sul mercato con elementi differenziali specifici, che si traducono in altrettanti vantaggi sul piano della competitività: l'esistenza di un ombrello protezionistico idoneo a scoraggiare la concorrenza; la compressione salariale e la maggiore fluidità della manodopera occulta; la maggiore solidità ed elasticità finanziaria. In ogni caso, risultano imprescindibili i caratteri di mafiosità costituiti o dalla provenienza illecita delle risorse finanziarie o dalla utilizzazione di metodi mafiosi nella gestione dell'impresa o nei rapporti anomali con i concorrenti o con i dipendenti. In presenza, anche alternativamente, di queste condizioni, l'impresa funge da strumento per il perseguimento di fini delittuosi dell'associazione mafiosa, in quanto, pur svolgendo attività economiche lecite, opera al contempo nell'interesse del sodalizio attraverso modalità che solitamente consistono o nella realizzazione di riciclaggio dei proventi illeciti dell'associazione o nella manipolazione delle gare d'appalto, con conseguente alterazione delle regole generali della concorrenza. L'impresa mafiosa si espande e produce reddito proprio grazie all'inserimento del proposto nel sodalizio mafioso, e per questa ragione tutte le entrate progressivamente reimpiegate per l'ulteriore sviluppo aziendale o via via distribuite ai soci e da costoro utilizzate per l'acquisto di beni personali sono da considerare illecite e giustificano pertanto la confisca ai sensi dell'art. 2 ter della legge 575/1965. 4.2 Tanto premesso, rileva il Collegio che, nel decreto impugnato, la Corte territoriale ha affermato che lo Zummo ha intrattenuto nel corso degli anni rapporti stretti e duraturi con i vertici dell'associazione mafiosa, e che ha tratto da tali cointeressenze economiche vantaggi indubbi (v.pag.5); che la collusione prestata dallo Zummo alla mafia si è costantemente intrecciata con l'esercizio da parte del medesimo di una fiorente attività edilizia che ha prodotto notevoli ricavi economici che si sono potuti apprezzare fin dai primi anni '60, quando il proposto, con il socio Civello, iniziò ad operare nel settore dell'edilizia (v.pag.9). Lo Zummo poneva in essere una serie di condotte che da un canto sfruttavano il potere pubblico di Ciancimino a proprio profitto, ponendosi in una posizione privilegiata rispetto ad altre aziende nel settore edilizio, e dall'altro consentivano al politico mafioso di arricchire il proprio personale patrimonio, attraverso le operazioni di permuta (scambio favori pubblici-acquisizione di particene millesimali immobiliari sulle costruzioni realizzate a dal gruppo Zummo-Civello) (v.pag.31). L'aiuto che lo Zummo ha tratto dalle agevolazioni fornite al politico mafioso è quindi consistito nell'aver assunto una posizione privilegiata che gli aveva consentito di incrementare il proprio patrimonio già costituito con le imprese esercitate con il socio Civello (v.pag.33); le condotte di favore di Ciancimino Vito avevano diretta refluenza sulla capacità 62

imprenditoriale del proposto, che si vedeva favorito rispetto a tutti gli altri proposti (v.pag.34). Secondo le stesse valutazioni della Corte territoriale, l'attività imprenditoriale di Zummo nel settore dell'edilizia, pur non giovandosi di immissioni di capitali di origine illecita e pur non dando luogo ad una società di fatto con Ciancimino, traeva comunque dai rapporti con gli esponenti del sodalizio mafioso vantaggi attinenti proprio all'esercizio dell'attività edilizia, nella quale l'impresa di Zummo è stata favorita per decenni rispetto ad altre imprese non colluse o comunque aventi minori cointeressenze con l'associazione. I giudici di merito hanno quindi delineato un'impresa che si è avvalsa di condizioni di privilegio, e che - grazie a queste condizioni di favore - ha potuto esercitare e incrementare le proprie attività, e svolgere quel ruolo sinergico con Cosa Nostra che gli ha consentito di esercitare l'impresa edilizia al riparo da eccessive intrusioni (v.pag.51). Tuttavia, pur riconoscendo che il rapporto con Ciancimino ha sicuramente influito sulla consistenza patrimoniale del gruppo, a far data dagli anni '70 in poi, hanno ritenuto arduo ogni accertamento a riguardo e concluso, con motivazione del tutto apparente, che le imprese costituite dal proposto e dal Civello non furono caratterizzate da investimenti illeciti profusi dall'organizzazione criminale, e che quindi le stesse non possono certamente inquadrarsi nello schema delle imprese a capitale mafioso (v.pag.49). 4.3 Sussiste poi la dedotta violazione di legge, in quanto una volta accertato - come ritenuto nel decreto impugnato - che le imprese dello Zummo hanno potuto crescere e prosperare per un bel lungo arco temporale proprio grazie al concreto appoggio proveniente dall'associazione mafiosa, non è necessario individuare i singoli appalti illegittimamente ottenuti, né occorre accertare la commissione di specifici reati, ma occorre verificare se la contiguità del proposto all'associazione abbia dato luogo, alla stregua dei canoni probatori in materia di prevenzione, a concreti vantaggi economici. 4.4 L'assunto della provenienza illecita del patrimonio, secondo l'insegnamento di questa Corte (v.Cass.S.U., sent.n.4880/2014 Rv. 262604), deve sempre risultare da un processo dimostrativo, che può avvalersi anche di presunzioni, affidate ad elementi indiziari, purché connotati dei necessari coefficienti di gravita, previsione e concordanza. E in tal processo dimostrativo, anche le dimensioni dei privilegi accordati, quando siano di tale entità da inficiare la liceità dell'intera attività imprenditoriale, possono fungere quale presupposto della confisca di prevenzione. Devono, infatti, considerarsi "frutto di attività illecita" i beni derivanti da attività imprenditoriale che, pur non giovandosi direttamente di immissioni di capitali di origine illecita, traggano dal rapporto con il sodalizio mafioso rilevanti vantaggi attinenti all'esercizio dell'attività, in termini - ad esempio - di eliminazione della concorrenza, agevolazioni nell'acquisizione di appalti, facilitazione nelle procedure amministrative per il rilascio di autorizzazioni e licenze, di compressione salariale e maggiore fluidità della manodopera occulta, di maggiore solidità ed elasticità finanziaria. In presenza, anche alternativamente, di queste condizioni, l'impresa funge infatti da strumento per il perseguimento di fini delittuosi dell'associazione mafiosa, in quanto, pur 63

svolgendo attività economiche lecite, opera al contempo nell'interesse del sodalizio, che funge da ombrello di protezione con conseguente alterazione delle regole generali della concorrenza. 5. Il decreto impugnato va pertanto annullato, con rinvio ad altra Sezione della Corte d'Appello di Palermo che dovrà effettuare un nuovo esame tenendo conto dei principi di diritto coma sopra enunciati”.

Procedimento N. 29/15 R.R.M.P. VERNENGO Antonino (Sostituto Procuratore Generale dott.ssa Mirella Agliastro).

Imprenditore del settore movimentazione terra legato al capomandamento di Cruillas- Noce, già alleato dei Lo Piccolo di San Lorenzo, anche lui imprenditore ritenuto colluso. Il procedimento è in corso di trattazione e l’udienza è stata fissata per il 26.09.2017.

Procedimento N. 69/16 R.G.C.A. ADELFIO F.SCO + 2 (Sostituto Procuratore Generale dott.ssa Mirella Agliastro).

È stata disposta la perizia e la discussione è stata fissata per il 2.10.2017. Il proposto è destinatario della misura di prevenzione personale quale soggetto di pericolosità qualificata dall’appartenenza del mandamento di Santa Maria di Gesù-Villagrazia ed allo stesso sono stati confiscati in primo grado alcuni beni immobili che sono stati intestati alla figlia Adelfio Marcella e al genero Meli Gioacchino, nel tentativo di sottrarli alla misura ablatoria. La confisca si giustifica sul presupposto della coincidenza temporale tra l’epoca degli acquisti e delle ristrutturazioni e quella in cui risultano le condotte rivelatrici della pericolosità.

Procedimento N. 86/15 R.R.M.P. DI TRAPANI MARIA ANGELA (Sostituto Procuratore Generale dott.ssa Mirella Agliastro).

Si tratta di familiare della dinastia dei Madonia di Palermo, esponenti di spicco dell’associazione mafiosa cosa nostra del mandamento di Resuttana ed altresì imparentati con i Messina Denaro di Castelvetrano. Il procedimento è in corso di trattazione ed è stata svolta la requisitoria; sono stati confiscati alcuni immobili e i gravi elementi indiziari sono stati

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desunti dai colloqui intercettati presso i penitenziari italiani in cui la Di Trapani si recava per parlare con i suoi parenti mafiosi. L’udienza è stata fissata per il 20.09.2017

Procedimento n. 3/16 R.M.P. II Sezione C.A. a carico di ALTADONNA LORENZO + 1, (Sostituto Procuratore Generale dott.ssa Mirella Agliastro).

Trattasi di procedimento proveniente da annullamento della Cassazione del provvedimento definitorio della Corte di Appello. Il processo è stato rinviato al 25.09.2017. La confisca ha avuto per oggetto un immenso patrimonio costituito da società, edifici, imprese edili, estensioni di terreni fino al territorio di Valderice e Campobello di Mazara e decine di immobili di origine illecita, considerato reimpiego di proventi di origine illecita. La Corte di Cassazione aveva annullato la confisca sul presupposto della necessaria verifica “ se il proposto abbia acquisito in epoca antecedente al suo accertato manifestarsi, beni che solo per questo dovrebbero essere considerati acquisizioni non inquinate da pericolosità, nel senso che si sarebbe trattato di beni acquisiti in epoca ampiamente antecedente all’emersione della pericolosità sociale qualificata, la quale in realtà è riconosciuta a partire dalla seconda metà degli anni ’90 e quindi non potrebbe riguardare beni acquistati a metà degli anni ’80”. La Procura Generale, nel corso del giudizio di rinvio ha chiesto ed ottenuto l’audizione del neo-collaborante Pipitone Antonino. Inoltre ha depositato una memoria nella quale sono state messe a fuoco problematiche da affrontare nel giudizio di rinvio, sollecitando la Corte di Appello Sezione Seconda ad adottare provvedimenti interinali (in particolare una perizia di carattere ricognitivo per la individuazione dei beni acquistati prima del riconoscimento della pericolosità).

Procedimento N. 169/16 R.R.M.P. a carico di GUTTADAURO GIUSEPPE (fratello del già citato Filippo) (Sostituto Procuratore Generale dott.ssa Mirella Agliastro).

Il procedimento proviene da annullamento da Cassazione con riferimento a due immobili nella titolarità del proposto il quale è stato riconosciuto capomafia della cosca di Brancaccio e oggetto delle intercettazione nel famoso procedimento “Ghiaccio”. Il

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procedimento è stato posto in riserva dalla Seconda Sezione della Corte di Appello cui era stato assegnato in sede di rinvio.

Procedimento nr. 2/16 M.P. nei confronti di COMO Gaspare e Messina DENARO Bice Maria (Sostituto Procuratore Generale dott. Domenico Gozzo).

Si tratta di procedimento per l’applicazione della misura di prevenzione personale e patrimoniale a COMO Gaspare e MESSINA Denaro Bice, parenti del noto capo mafioso latitante. In particolare, presupposto della richiesta, accolta in primo grado, è un processo per il reato di cui all’art. 12 quinquies d.l. 306/92 (senza l’aggravante di cui all’art. 7), celebrato dinanzi al Tribunale di Marsala.

Procedimento nr. 171/2015 M.P. nei confronti di PIRROTTA Antonino + 2 (Sostituto Procuratore Generale dott. Domenico Gozzo).

Si tratta di procedimento per misura di prevenzione personale e patrimoniale, entrambe rigettate in primo grado. Si tratta di imputato per il reato di cui all’art. 416 bis nel processo penale MAZZE’ più 13, da me trattato in appello quale PG di udienza. Il PIRROTTA è stato assolto in primo, ed ora in secondo grado. E’ stata disposta rinnovazione dell’istruttoria, con nomina di periti che hanno determinato una notevole sproporzione tra i redditi del PIRROTTA ed i suoi investimenti.

Procedimento nr. 2/15 M.P. nei confronti di SCAVETTO Vincenzo Giovanni (Sostituto Procuratore Generale dott. Domenico Gozzo).

Lo SCAVETTO è stato condannato per associazione mafiosa quale componente della famiglia mafiosa di Casteltermini, sulla base delle dichiarazioni dei collaboratori DI GATI e VACCARO. Il Tribunale in primo grado ne ha ritenuto la pericolosità e ha disposto la confisca del patrimonio immobiliare (14 terreni) per sproporzione dei redditi. Non è stata confiscata la ditta individuale SCAVETTO Giuseppe, né i beni di SCAVETTO Luisa e DI GRIGOLI Enrico. 66

E’ stato presentato ricorso sia da parte del PM che dello SCAVETTO.

Procedimento nr. 93/16 M.P. nei confronti di AGATE Giovan Battista e CUTTONE Antonino (Sostituto Procuratore Generale dott. Domenico Gozzo).

Si tratta di rinvio da parte della Corte di Cassazione. Il procedimento ha per oggetto la confisca di una società sulla base non della sproporzione, ma della illiceità della costituzione del patrimonio della stessa. La società era dell’AGATE Giovan Battista, del fratello Mariano, e del CUTTONE, tutti soggetti con pedigree mafioso. La Suprema Corte loda la motivazione dell’appello, ma ha disposto che va verificato se le fluttuazioni delle quote societarie abbiano riferimento in qualche modo alla posizione all’interno dell’associazione dei proposti.

Procedimento n. 41\2016 RMP nei confronti di ESPOSITO Vincenzo (Sostituto Procuratore Generale dott.ssa Rita Fulantelli)

Trattasi di soggetto già condannato per il delitto di cui all’art. 74 DPR 309\90. Il Tribunale di Palermo, pur non applicando la misura di prevenzione personale per mancanza di attualità della pericolosità sociale, ha disposto la confisca di alcuni beni ritenuti acquisiti nel periodo in cui ha riconosciuto la pericolosità sociale del predetto. La Corte ha disposto perizia; La prossima udienza è prevista per il 20 novembre 2017.

Procedimento nei confronti di VITALE Salvatore (Sostituto Procuratore Generale dott.ssa Rita Fulantelli)

Trattasi di uomo d’onore della famiglia mafiosa dello ZEN di Palermo. Allo stesso è stata applicata dal Tribunale di Palermo la misura della sorveglianza speciale di PS con obbligo di soggiorno. Dopo la requisitoria del PG la Corte ha rinviato al 13 ottobre 2017.

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Procedimento nei confronti di CATANIA Filippo (Sostituto Procuratore Generale dott.ssa Rita Fulantelli)

Trattasi di imprenditore vicino alla famiglia di San Lorenzo mafiosa dello ZEN di Palermo. Allo stesso è stata applicata dal Tribunale di Palermo la misura della sorveglianza speciale di PS con obbligo di soggiorno e sono confiscati alcuni beni tra cui il centro estetico “O Sole Mio” sito in piazza Castelnuovo di Palermo. La Corte ha rinviato al 24 gennaio 2018;

Procedimento nei confronti di SEIDITA Fausto + 2 (Sostituto Procuratore Generale dott.ssa Rita Fulantelli)

Al SEIDITA già condannato per il delitto di cui all’art. 416 bis c.p., il Tribunale di Palermo ha applicato la misura di prevenzione della sorveglianza speciale di PS con obbligo di soggiorno ed ha confiscato dei beni. Il processo sarà trattato, dopo numerosi rinvvii, all’udienza del 13 novembre 2017;

Procedimento nei confronti di MONDINO Girolamo (Sostituto Procuratore Generale dott.ssa Rita Fulantelli)

Al Mondino già condannato per il delitto di cui all’art. 416 bis c.p., + 2, il Tribunale di Palermo ha applicato la misura di prevenzione della sorveglianza speciale di PS con obbligo di soggiorno ed ha disposto la confisca di alcuni beni. La Corte si era riservata di decidere alla udienza del 21 aprile 2017 ma, con ordinanza, ha rimesso la causa sul ruolo.

Procedimento n. 37\15 R.M.P. nei confronti di AGRO’ Diego (Sostituto Procuratore Generale dott.ssa Rita Fulantelli)

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Trattasi dell’appello avverso i provvedimenti di applicazione della misura di prevenzione personale e patrimoniale emessi dal Tribunale di Agrigento – sez. misure di prevenzione – nei confronti dei fratelli AGRO’ Ignazio ed AGRO’ Diego (e dei loro familiari relativamente alla misura patrimoniale). I predetti, accusati dell’omicidio di MANCUSO Vito che li aveva denunciati per usura, sono stati assolti ma ritenuti vicini a FRAGAPANE Salvatore e dediti all’attività di usura. Il loro ingente patrimonio (oltre ad ingente patrimonio immobiliare, ad opifici uno dei quali in Spagna) è stato ritenuto provento di attività illecite. La Procura Generale aveva chiesto la conferma dei provvedimenti di primo grado. La Corte ha parzialmente revocato la confisca di alcuni beni. Avverso i decreti della Corte il PG ha avanzato ricorso per cassazione. Relativamente ad AGRO’ Diego, la Corte di Cassazione ha confermato il decreto della Corte di Appello mentre, con riguardo ad AGRO’ Ignazio, in accoglimento del ricorso ha annullato con rinvio ad altra sezione della Corte di Appello.

Procedimento n. 123\2015 RMP nei confronti di BUGGEA Giancarlo, (Sostituto Procuratore Generale dott.ssa Rita Fulantelli)

Trattasi di imprenditore agrigentino al quale il Tribunale di Agrigento, applicata la misura di prevenzione personale, ha confiscato il patrimonio ritenendolo prestanome del già latitante e rappresentante provinciale di Cosa Nostra in Agrigento FALSONE Giuseppe. La requisitoria del PG è si è svolta il 19 aprile 2017. La Corte ha confermato il decreto di primo grado.

Procedimento n. 154\15 RMP nei confronti di FINOCCHIO Gaspare + 9 cui il Tribunale di Palermo ha applicato la misura di prevenzione personale e la confisca dei beni nella sua disponibilità (Sostituto Procuratore Generale dott.ssa Rita Fulantelli)

FINOCCHIO Gaspare era stato condannato con sentenza irrevocabile per i delitti di cui all’art. 416 bis c.p. e 12 quinquies L. 356\92 in quanto ritenuto imprenditore colluso con l’associazione mafiosa e, in particolare, a disposizione della famiglia mafiosa di .

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Allo stesso ed al suo nucleo familiare sono stati confiscati una ditta individuale, sei società, oltre 400 unità immobiliari , conti correnti e numerosi titoli di credito; La requisitoria di questo PG è stata svolta il 26 ottobre 2016 e si è in attesa della decisone della Corte.

Procedimento nei confronti di MESSINA Anna, condannata in primo grado per 110 e 416 bis c.p. (Sostituto Procuratore Generale dott.ssa Rita Fulantelli)

Trattasi della sorella di MESSINA Gerlandino di già condannato per omicidi ed altro e ritenuto vice capo provincia di cosa Nostra in Agrigento . Alla stessa è stata applicata dal Tribunale di Agrigento la misura della sorveglianza speciale di PS con obbligo di soggiorno; La Corte ha confermato il decreto di primo grado.

Procedimento n. 129\16 R App. nei confronti di CAPIZZI Giuseppe + 2 (figlio di Simone) di Ribera (Sostituto Procuratore Generale dott.ssa Rita Fulantelli)

In primo grado il Tribunale ha confiscato beni che non erano stati confiscati in altro procedimento di prevenzione. La Corte ha confermato il decreto di primo grado.

Procedimento nei confronti di CAPIZZI Simone + 1, uomo d’onore della famiglia mafiosa di Agrigento (Sostituto Procuratore Generale dott.ssa Rita Fulantelli)

Al CAPIZZI è stata applicata dal Tribunale di Palermo la misura della sorveglianza speciale di PS con obbligo di soggiorno e sono confiscati alcuni beni. La Corte ha rinviato al 6 novembre 2017.

Procedimento nei confronti di RUSSELLO Calogero + altri (Sostituto Procuratore Generale dott.ssa Rita Fulantelli)

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Trattasi di imprenditore di Canicattì, non condannato perché deceduto nelle more del giudizio di merito. Il Tribunale di Agrigento ha disposto la confisca di numerosi beni tra cui strutture alberghiere. Il processo sarà trattato, dopo numerosi rinvii, all’udienza del 27 ottobre 2017.

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8- RAPPORTI GIURISDIZIONALI CON LE AUTORITÀ STRANIERE IN MATERIA INTERNAZIONALE

La Procura Generale cura una vasta gamma di servizi e di adempimenti inerenti la materia internazionale penale come disciplinati dalle norme del codice penale, del codice di procedura penale, dalla legislazione vigente in materia, nonché dagli accordi internazionali.

Nel periodo in esame l’andamento dei servizi è stato regolare ed i relativi adempimenti sono stati effettuati dal personale addetto con immediatezza e nelle forme ritenute più idonee al raggiungimento del risultato prefisso.

Il clima organizzativo e di benessere realizzato ha valorizzato le risorse umane, aumentando la motivazione del personale tutto, che ha partecipato all’espletamento dei servizi affidati adottando la cultura dell’orientamento al risultato, più che quello dell’adempimento.

Il dato numerico dei fascicoli che nel periodo risultano iscritti nei registri ministeriali, come già previsti dal Decreto Ministeriale 30 settembre 1989, si riporta di seguito.

Estradizioni dall’estero (attive) ex Mod.10 – n.62 Estradizioni per l’estero (passive ) ex Mod.11 – n.20 Rogatorie dall’estero ex Mod.12 - n.60 Esecuzioni all’estero di sentenze penali straniere Mod.13 – n.11 Riconoscimento delle sentenze penali straniere Mod.14 - n.25 Rogatorie all’estero ex Mod.40- nessuno.

Si ricorda che con circolare n.5452/13 del 12/6/13 il Direttore Generale della giustizia penale ed il Direttore Generale per i sistemi informativi automatizzati, hanno disposto l’abolizione dei registri cartacei mod.10 – 11 – 12 – 40 - sopra riportati, dall’avvio in esercizio del S.I.C.P. di II grado, in quanto integralmente gestiti in via informatica dal sottosistema AGI (Autorità Giudiziaria Internazionale), attivazione avvenuta il 12/5/2015.

Il sistema non prevede la sostituzione dei rimanenti registri ministeriali riguardanti:

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Mod. 13 esecuzioni all’estero di sentenze penali italiane Mod. 14 riconoscimento sentenze penali straniere.

La Procura Generale ha pienamente utilizzato il sistema ma ha continuato ad effettuare le iscrizioni (in forma di doppio binario) anche sui registri cartacei. Infatti gli Uffici del Distretto e la Corte di Appello, con cui dovrebbe avvenire lo scambio informatico dei dati, non utilizzano lo stesso per caricare quanto di propria competenza e, quindi, non provvedono al popolamento dei dati. Il mancato utilizzo da parte degli Uffici del distretto, che come detto sono pure i destinatari del suddetto applicativo, riduce notevolmente anche la possibilità di evidenziare lacune e criticità per una loro correzione tecnica. Considerata la nuova legislazione in materia internazionale, si resta in attesa di determinazioni ministeriali per l’effettiva efficienza di un sistema informatico funzionale alla materia. Il numero delle riportate iscrizioni non può ritenersi rappresentativo delle attività in tali materie svolte dall’Ufficio che, occorre precisare, non sono limitate ai fascicoli iscritti nel periodo, ma a tutte le pratiche precedenti ed anche remote che, se pur dichiarate definite dalle rilevazioni statistiche, sono oggetto di attività costante, anzi molto più impegnative. Proprio al fine di monitorare i flussi lavorativi viene redatta, ormai da anni, una rilevazione giornaliera delle attività svolte dalla sezione inerenti i fascicoli di cui ai registri ministeriali e attinenti i visti su corrispondenza dall’esterno, la redazione di note relative la corrispondenza verso gli altri uffici, i visti su sentenze, su ordinanze e pareri. Da tale rilevazione risultano espletate nel periodo un totale di n.1005 attività, di cui :

- 920 per visti e valutazioni note provenienti da Ministero della Giustizia, dal Ministero dell’Interno – Divisione Interpol e Divisione Sirene, dalle Autorità straniere, e dalle Autorità giudiziarie sia distrettuali che nazionali. - 85 per visti su sentenze, ordinanze e altri pareri alla Corte di Appello.

Ma anche questa rilevazione non riesce ad essere pienamente rappresentativa delle attività realmente svolte dall’Ufficio, considerata la continua evoluzione della legislazione e delle prassi nella materia, come di seguito si farà cenno.

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Sempre più intensa la corrispondenza tramite mail della sezione (ordinaria e certificata - in entrata n.735, in uscita 585), nonché la corrispondenza registrata al protocollo informatico, oggi script@, riguardanti pratiche e attività, che pur riguardando la materia internazionale, non trovano collocazione sui registri ministeriali.

E’ d’obbligo, infatti precisare, che i registri ministeriali di cui detto, in parte ora gestiti dal sistema informatico, prevedono una struttura ed annotazioni ferme alla legislazione del 1989, come previsti dal DM citato, (unica eccezione nel nuovo sistema informatico la procedura MAE - mandato di arresto europeo – anno 2005) e non tengono conto delle avvenute trasformazioni legislative avvenute in campo internazionale, ma soprattutto in campo europeo con l’avvento del trattato di Schengen ( per l’Italia nel 1990) e di tutte le ulteriori e conseguenti novità nella materia.

L’Ufficio provvede regolarmente ad emettere MAE per tutti i condannati per i quali, a seguito di verbale di vane ricerche, non è stato possibile eseguire la pena inflitta, considerati i parametri indicati dal Ministero della Giustizia.

Nel periodo questo Ufficio ha emesso n.16 Mandati di Arresto Europei (MAE).

Con l’emissione del MAE viene trasmessa al Ministero della Giustizia ed al Ministero dell’Interno-Interpol, anche completa documentazione per l’internalizzazione delle ricerche in campo internazionale al fine di estradizione.

Nel periodo sono stati effettuati in territorio straniero n.19 arresti, di cui n.16 soggetti sono stati consegnati all’Italia, 1 soggetto ha chiesto di eseguire la pena in Germania, la consegna di 1 soggetto è stata rifiutata dalle Autorità belghe perché non ritenute sufficienti le assicurazioni fornite dallo Stato italiano sulle condizioni carcerarie cui sarebbe stato sottoposto il condannato, 1 soggetto non è stato consegnato per un errore nella traduzione da parte del Ministero della Giustizia della risposta di questa Procura Generale all’Autorità giudiziaria francese.

Quest’ultimo caso è da segnalare in quanto oggetto di particolare interesse da parte dell’opinione pubblica ed in particolare da parte dell’associazione dei familiari delle vittime del disastro aereo di Capo Gallo. Il soggetto in questione infatti è il co-pilota dell’aereo 74

precipitato nello specchio di mare antistante Capo Gallo, della compagnia aerea Tuninter, nella quale hanno perso la vita 16 persone e ci sono stati 22 casi di lesioni gravi.

L ’Ufficio è stato pertanto costretto a riemettere nuovo MAE nei confronti di Kebaier Lassoued Ali, scarcerato dalle Autorità francesi .

Da segnalare inoltre che nel periodo è stata disposta da parte delle Autorità libanesi l’estensione dell’estradizione già concessa anche in relazione ad un ulteriore procedimento penale esistente in Italia a carico di Dell’Utri Marcello.

Riconoscimento sentenze penali straniere - Mod. 14

Per la tutela riconosciuta internazionalmente al condannato di eseguire la pena nello Stato di cittadinanza, ovvero in quello ove lo stesso ha interessi e legami familiari, molte procedure per MAE vengono definite con l’acquisizione dell’esecuzione della pena da parte dello Stato membro ove il condannato è stato arrestato, il che comporta attività ulteriori.

Si rappresenta, infatti, che molte procedure passive per MAE oggetto di condanne esecutive non si concludono con la consegna allo Stato estero del condannato in quanto la Corte di Appello di Palermo dispone l’esecuzione in Italia della pena inflitta dall’autorità estera o perché il condannato è cittadino italiano o perché richiesto dal singolo soggetto,. Dette esecuzioni non vengono pertanto riportate a mod. 14 nel quale invece risultano un totale di n.25 fascicoli iscritti, e più precisamente:

n.3 procedure per riconoscimento sentenza penale straniera finalizzate al trasferimento del detenuto per l’esecuzione in Italia della pena inflitta all’estero, di cui 1 procedura attivata con l’emissione del Cert. Art. 5, come previsto dal D.L.vo 7 settembre 2010 n. 161 e le altre 2 attivate ai sensi della Convenzione adottata a Strasburgo il 21/03/1983.

1 procedura riguarda la richiesta di arresto da parte delle Autorità tedesche finalizzata all’esecuzione in Italia della pena inflitta in Germania ad un cittadino italiano. Detta procedura è stata attivata con l’emissione del Cert. Art. 4 della D.Q 2008/909/GAI attuata con D.L.vo 7 settembre 2010 n. 161. 75

n. 10 iscrizioni sono state effettuate ai fini del riconoscimento di sentenze penali straniere ai fini previsti dall’art. 12 del C.P., su richiesta dell’Autorità svizzera, mentre per i Paesi membri della UE per i quali era già in vigore la Convenzione europea di mutua assistenza in materia penale del 21 aprile 1959, oggi fruiscono della D.Q. 675/2008/GA attuata in Italia con Decreto leg.vo n.73 12/05/2016 - cosiddetta “recidiva europea”.

Oggi l’informazione di condanna di un soggetto avviene informaticamente attraverso il Sagace, sottosistema dell’ECRIS (European Criminal Record Information System), il sistema europeo di informazione sui casellari giudiziari realizzato in applicazione dell’art.11 della decisione quadro 2009/315/GAI, più brevemente denominato Casellario europeo. Il riconoscimento del valore giuridico, come previsto dal D.Q. 675/2008 del certificato estratto dal casellario europeo per gli effetti previsti dall’art 12 c.p , rende ormai non più necessaria la procedura prevista dall’art.730 c.p.p., almeno per le sentenze di condanna emesse in campo europeo. Il riconoscimento è ancora più efficace per quanto previsto dal D.L.vo 74/16 che all’art. 11 integra l’articolo 110 disp. att. c.p.p. che, nella nuova formulazione, impone l’acquisizione al fascicolo processuale anche del certificato del casellario giudiziario europeo.

L’Ufficio, pertanto, continuerà ad attivare presso la locale Corte di Appello la procedura per i riconoscimenti di sentenze penali straniere per l’esecuzione in Italia della pena inflitta all’estero e per gli effetti previsti dall’art.12 c.p. solo per quegli Stati non aderenti all’ECRIS.

Del tutto nuove risultano invece le iscrizioni di n. 10 procedure per il riconoscimento dei provvedimenti emessi dagli Stati Membri UE, per l’esecuzione delle sanzioni pecuniarie con gli stessi inflitte.

La nuova procedura di competenza della Procura Generale, anche per la successiva esecuzione, è data dal D. L.vo 15/02/16 n.37 attuativo della D.Q. 205/2014/GAI del 24/02/2004. Tale normativa ha l’obiettivo di garantire la riscossione, da parte dello Stato di residenza, delle sanzioni pecuniarie inflitte a titolo definitivo ad una persona fisica o giuridica da un altro Stato Membro.

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E’ da segnalare che l’esecuzione dei provvedimenti riconosciuti dalla locale Corte di Appello è di competenza, come previsto dall’articolo 11 n. 4 del D.L.vo in questione, della Procura Generale e che è stato dalla dirigenza formulato un quesito al Ministero della Giustizia per la procedura da utilizzare ai fini della detta esecuzione. Si è ancora in attesa di risposta al quesito.

Una nuova procedura iscritta risulta quella relativa al riconoscimento di sentenza penale spagnola per l’esecuzione di pena sostitutiva come previsto dalla D.Q. 2008/947/GAI relativa all’applicazione del principio del reciproco riconoscimento alle sentenze e alle decisioni di sospensione condizionale in vista della sorveglianza delle misure di sospensione condizionale e delle sanzioni sostitutive, attuata con D. L.vo 15 febbraio 2016 n.38.

Esecuzione all’estero di sentenze penali straniere – Mod. 13 Trasferimento detenuti - Certificato di cui all’art. 4 del citato D.to L.vo n.161/2010

Sono stati iscritti al registro Mod. 13 (esecuzione all’estero di sentenze penali italiane) un totale di 11 fascicoli di cui 2 per Convenzione di Strasburgo (con delibazione della Corte di Appello), 5 fascicoli relativi a ordini di esecuzione emessi da questa Procura Generale, per i quali sono stati emessi n.4 Certificati di cui all’art. 4 del citato D.to L.vo ed 1 in corso di emissione, 3 fascicoli per i quali le Procure della Repubblica del distretto hanno emesso i Cert. Art. 4 di competenza.

Inoltre 1 procedura si è conclusa senza l’emissione del certificato avendo questo Ufficio espresso parere contrario alla richiesta del detenuto, già trasferito in Italia per l’ esecuzione della pena inflitta con un provvedimento straniero, al ri-trasferimento nello stato di condanna .

Si ricorda che per l’esecuzione all’estero di sentenze penali di condanna è intervenuto il D.to L.vo 7 settembre 2010 n.161, entrato in vigore il 05/12/2011, attuativo della Decisione Quadro 2008/909/GAI relativa alla applicazione del reciproco riconoscimento delle sentenze

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penali che irrogano pene detentive o misure privative della libertà personale, ai fini della loro esecuzione negli stati membri dell’Unione Europea, che prevede la possibilità di trasferire i condannati, in alcuni casi, anche senza il loro consenso.

La procedura prevista dal D.L.vo n.161/2010, finalizzata a garantire che il condannato possa eseguire nel proprio Paese di origine, o quantomeno nel Paese ove stabilmente ricorrono i suoi interessi, le pene a lui inflitte da autorità giudiziarie appartenenti alla UE, non ha riscontrato gli effetti voluti dall’Europa.

Si ricordano a tale proposito le problematiche sorte con la nota sentenza CEDU dell’aprile 2016 con la quale è stato incrinato il principio del reciproco riconoscimento basato sulla fiducia fra gli Stati membri.

Tutti gli accordi europei presuppongono, infatti, il riconoscimento di fiducia reciproca fra gli Stati membri circa il fatto che i rispettivi ordinamenti giuridici nazionali sono in grado di fornire una tutela equivalente ed effettiva dei diritti fondamentali, riconosciuti a livello dell’Unione. E su tali presupposti si fonda tutta la normativa europea in materia di cooperazione penale, rivolta al reciproco riconoscimento dei provvedimenti giudiziari emessi sia nella fase di indagini, sia in tutte le altre fasi del processo, comprese quelle successive alla sua definizione.

Tale impostazione, cioè mutuo riconoscimento sul presupposto di similitudini delle legislazioni dei vari Stati, ha subito, sia pure in chiave di deroga con caratteristiche di eccezionalità, un’incrinatura da parte della Corte di Giustizia UE, Grande Sezione, con la sentenza citata del 5 aprile 2016, cause riunite nn. C-404/15 e C-659/15, proprio sulla decisione quadro 2002/584/GAI sul Mandato di Arresto Europeo (MAE), che pochi spazi riserva al giudice dello Stato richiesto, se non quelli tassativamente previsti dalla norma, riconoscendo allo stesso, se pur eccezionalmente e con presupposti ben delineati, il potere di chiedere allo Stato richiedente la consegna del soggetto, garanzie sul rispetto dei diritti fondamentali come valori fondamentali riconosciuti e garantiti dal diritto UE (art.4 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea). Qualora il giudice ritenga carenti tali garanzie può rinviare, informandone l’Eurojust, l’esecuzione del MAE.

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Da tali premesse è derivata l’impossibilità, se non in rari casi, di consegnare il soggetto arrestato in Italia in esecuzione di Mandato di arresto Europeo emesso dall’Autorità rumena, o per Cert. Art. 4 emesso dall’autorità di esecuzione, in quanto lo Stato della Romania non ha dato, seppur richiesto, piena assicurazione del rispetto dei diritti fondamentali riconosciuti dal diritto UE ed in particolare non ha fornito per l’estradando garanzie per un trattamento penitenziario conforme all’art. 3 della CEDU.

Pertanto la locale Corte d’Appello, per mancanza di risposte idonee, o addirittura mancanti, da parte delle Autorità rumene richieste in merito allo stato delle carceri secondo le condizioni richieste dalla sentenza CEDU, non potendo consegnare il condannato o l’indagato allo Stato di origine, ha ritenuto coerente con quanto stabilito dalla corte CEDU, e ribadito dalla Suprema Corte di Cassazione, disporre la liberazione del soggetto interessato.

Si ricorda il primo caso nel distretto, in cui la Corte di Cassazione con sentenza del 10/11/2016 ha annullato con rinvio la sentenza emessa il 30/09/2016 dalla Corte di Appello di Palermo, che aveva disposto la consegna di un cittadino rumeno alla richiedente Autorità giudiziaria rumena, non ritenendo le informazioni fornite dalle autorità penitenziarie rumene bastevoli ad escludere il rischio del trattamento penitenziario inumano e degradante. Considerato che le successive indicazioni fornite dalle citate Autorità straniere non hanno assicurato le condizioni richieste dalla Suprema Corte, la Corte di Appello di Palermo ha rifiutato, sulle indicazioni date dalla Cassazione, la consegna del cittadino rumeno alle Autorità della Repubblica della Romania disponendo l’immediata liberazione dello stesso.

Così come non è attuabile la consegna del condannato richiesto dallo Stato straniero in base ad un provvedimento emesso dallo stesso, a maggior ragione non sarà applicabile il trasferimento nello Stato di origine per l’esecuzione della pena inflitta in Italia, come previsto dalla D.Q. n.909/2008 attuata in Italia con D. L.vo 07/09/2010 n.161.

In sintesi se colpiti da MAE emessi dalla Romania, qualora non siano state fornite idonee garanzie sullo stato delle carceri, i soggetti arrestati in Italia sono scarcerati, e risulta pressoché inapplicabile la normativa che prevede la possibilità di eseguire la pena inflitta dallo Stato italiano in Romania, quale Stato di origine del condannato.

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Evoluzione del diritto in materia di cooperazione penale in campo Europeo. Nuove competenze e procedure.

Si ritiene opportuno ribadire, come già rappresentato nella precedente relazione, che l’ ampia e stratificata legislazione in materia di cooperazione europea, promulgata lo scorso anno e questo anno, e/o in corso di definizione per delega già conferita al governo o per regolamenti UE o nuove direttive UE ancora da attuare nel nostro ordinamento, sta creando gravi problematiche interpretative sulla vigenza e sui limiti di applicabilità delle norme in essa contenute, sia con la normativa europea, sia con la legislazione interna e sia con le determinazioni della giurisprudenza, stabilizzata ormai da anni su interpretazioni condivise. Il quadro normativo relativo alla Cooperazione giudiziaria penale in materia probatoria è stravolto, non basandosi più su scambio di informazioni per rogatorie, che comunque in forma marginale, o a volte semplificativa, continueranno ad esistere, ma avverranno attraverso il nuovo strumento, l’ordine europeo di indagine penale (OEI), come da direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio n.2014/41/UE , recepita nell’ordinamento italiano con Decreto legislativo n. 108 del 21/06/2017 pubblicato sulla G.U. 162 del 13/07/2017. Il nuovo strumento tende a creare un sistema più agile nella cooperazione probatoria basato sulla diretta interazione tra autorità giudiziarie e sul mutuo riconoscimento delle relative decisioni.

L’OEI (Ordine Europeo di Indagine o EIO, acronimo in lingua inglese European Investigation Order) è destinato a sostituire il vecchio sistema basato sulla Convenzione europea, e relativi protocolli, di assistenza giudiziaria in materia penale e non solo. In parte la citata direttiva modifica e sostituisce la decisione quadro 577/2003 inerente l’esecuzione dei provvedimenti di blocco dei beni o di sequestro probatorio, decisione quadro appena attuata in Italia con decreto legislativo 15/02/2016, n.35.

Con il Decreto L.vo n. 108/2017 viene conferita al Procuratore della Repubblica presso il Tribunale del capoluogo del distretto nel quale devono essere compiuti gli atti richiesti dalla competente Autorità di altro Stato Membro dell’Unione Europea, la competenza ad emettere decreto motivato di riconoscimento dell’ordine di indagine alla cui esecuzione provvederà entro i successivi 90 giorni lo stesso pubblico ministero o il giudice per le indagini preliminari cui lo stesso farà richiesta di esecuzione.

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La stessa direttiva supera, almeno in parte, anche quanto concordato in materia di assistenza giudiziaria con la Convenzione firmata a Bruxelles il 29 maggio 2000 , e la cui ratifica da parte dell’Italia è stata autorizzata con la legge 21/07/2016 n.149 ed è stata attuata con Decreto L.vo del 05/04/2017 n.52.

Con la citata legge di ratifica della Convenzione di Bruxelles del 2000 (ben sedici anni trascorsi), relativa all’assistenza giudiziaria in materia penale tra gli Stati membri dell’Unione europea ( brevemente chiamata MAP- Mutua Assistenza Penale- ), sono state apportate anche modifiche ad alcuni articoli del codice di procedura penale ma, soprattutto, è stata conferita delega al Governo, oltre che per l’attuazione della Convenzione come sopra già effettuata, anche per la riforma del libro XI del codice di procedura penale.

Fra i principi attuati con il decreto legislativo n.52/17 rilevante è il mutamento della disciplina della mutua assistenza che, tendendo alla semplificazione, elimina o limita l’intervento ministeriale e prevedere la competenza del Procuratore della Repubblica per l’esecuzione diretta delle rogatorie, competenza sino ad oggi ancora attribuita alla Corte di Appello, considerato che il citato decreto l.vo n.52, se pur in vigore dal 12/5/2017, avrà effetto dalla reale entrata in vigore per l’Italia della Convenzione di Bruxelles del 2000, della cui data sarà dato avviso nella Gazzetta Ufficiale.

È comunque da tenere presente che sostanzialmente il decreto legislativo n. 108 del 21/06/2017, relativo all’ OEI, sostituisce, almeno per le richieste di assistenza giudiziaria, quanto determinato con il d.l.vo n.52, relativo al MAP, ancora inefficace, come appena detto.

Da menzionare anche la Direttiva 2014/42/UE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 03/04/2014, relativa al congelamento e alla confisca dei beni strumentali e dei proventi da reato nell’Unione europea attuata con D. L.vo 29/10/2016 n. 202 che prevede in tema di confisca obbligatoria modifiche degli articoli del codice penale .

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Rete Giudiziaria europea

Sempre più attiva la cooperazione internazionale tramite i punti di contatto della rete europea, o magistrati di collegamento. Regolari le comunicazioni con Eurojust, per quanto di interesse e competenza. Per ultimo è stato inviato il manuale sull’emissione e l’esecuzione del Mandato di Arresto Europeo come da comunicazione della Commissione Europea a Bruxelles del 28/09/2017.

La rete di cooperazione ha permesso di collaborare ad operazioni internazionali, prevedendo tempi di procedure o criticità in genere del sistema, e raggiungendo i risultati prefissati. Vengono effettuati arresti su procedura MAE ed in contemporanea sequestri, con procedura di delibazione di richiesta di assistenza giudiziaria internazionale, per i medesimi procedimenti penali riguardanti vari coimputati.

Costante la funzione di coordinamento ed informazione effettuata dalla segreteria e dai magistrati addetti al servizio su richiesta degli uffici requirenti e giudicanti del distretto.

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9- ESECUZIONI PENALI

a) ESECUZIONI PENALI IN GENERALE

L’attività svolta dall’Ufficio, organo preposto all’esecuzione delle sentenze definitive provenienti dalla Corte di Appello e dalla Corte di Cassazione, non soltanto è di rilevante importanza, ma anche di forte impatto sociale, in quanto punto di arrivo dell’enorme sforzo al quale l’apparato giudiziario si sottopone per pervenire in tempi ragionevoli alla emissione di sentenze definitive di condanna. Tale premessa trova la sua maggiore esplicazione nella delicata attività svolta nell’applicare la circolare del 12/06/1998 del Ministero della Giustizia, relativa alle ipotesi di imputati in stato di libertà, condannati in attesa di sentenza definitiva, per la pendenza di ricorso in Cassazione, con riferimento ai procedimenti per i reati indicati nell’art. 407 co. 2 lett. A) c.p.p. ed, in ogni caso, per i reati puniti in concreto con una pena superiore ad anni cinque di reclusione. Le cancellerie delle sezioni penali della Suprema Corte comunicano in anticipo la data dell’udienza all’Ufficio del Pubblico Ministero competente, il quale predispone tutti gli adempimenti necessari per dar corso all’esecuzione in seguito al rigetto o all’inammissibilità del ricorso. L’utilizzo di procedure informatiche nella gestione delle posizioni giuridiche (DAP) e il collegamento al Casellario Giudiziale consentono, nella maggior parte dei casi, l’emissione dell’ordine di carcerazione in tempi brevi, spesso anche nella medesima giornata in cui la sentenza è divenuta definitiva. Le novità introdotte dal D.L. 78/13 coordinato con la legge di conversione n. 94/13 recante “Disposizioni urgenti in materia di esecuzione della pena” relative alla operatività dell’art. 656 c.p.p. in materia di sospensione dell’esecuzione, hanno imposto una particolare attenzione nello studio della sentenza da eseguire, della posizione giuridica e del certificato penale del condannato, poiché la ratio della legge è di ritardare e limitare la detenzione carceraria anche alla luce della drammatica situazione che ha comportato interventi della Corte Europea, con il conseguente incremento di provvedimenti particolarmente elaborati come provvedimenti di unificazione di pene concorrenti, fungibilità, etc… Da segnalare altresì l’ulteriore aggravio di lavoro dovuto all’entrata in vigore il 06/02/2016 dei decreti legislativi nn. 7 e 8 del 15 gennaio 2016 rispettivamente: 83

“Disposizioni in materia di abrogazione di reati e introduzione di illeciti con sanzioni pecuniarie civili, a norma dell’art. 2 co. 3 L 28 aprile 2014 n. 67” e “Disposizioni in materia di depenalizzazione, a norma dell’art. 2 co. 2 L 28 aprile 2014 n. 67”. L’Ufficio quindi, dopo una attenta disamina dei fascicoli, ha proceduto con richiesta al giudice dell’esecuzione, alla scarcerazione dei condannati laddove l’illecito depenalizzato ha contemplato l’irrogazione di pene detentive, prestando particolare attenzione ai provvedimenti di unificazione di pene concorrenti nell’ambito dei quali vi è la presenza di porzioni di pena detentiva imputabile al reato depenalizzato. Per quanto riguarda i dati statistici si rileva quanto segue:

PROCEDURE ESECUTIVE – PERIODO 01/07/2016 - 30/06/2017

Procedure esecutive iniziate nel periodo

(tutte le condanne in corso di esecuzione dall’ 01 luglio 825 2016 al 30 giugno 2017

Procedure esecutive da iniziare a fine periodo (ossia le esecuzioni che debbono essere ancora iniziate alla data

del 30 giugno 2017 12

Si rileva un incremento nelle procedure esecutive, iniziate nel periodo, che passano da 776 nell’anno giudiziario 2015/2016 a 825 nell’anno giudiziario 2016/2017 ( il 6% in più in termini percentuali).

b) DEMOLIZIONE IMMOBILI ABUSIVI

Una nota a parte è da dedicare alle problematiche attinenti la demolizione delle opere abusive, materia di grande attualità e che rappresenta uno strumento insostituibile per la tutela del territorio e del paesaggio (bene garantito dall’art. 9 della Costituzione). Prima di procedere all’emissione dell’ingiunzione di demolizione in ogni caso è necessario accertare l’inesistenza di cause impeditive, quali rilascio di concessioni edilizie in

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sanatoria o la presenza della dichiarazione del Consiglio Comunale circa l’esistenza di prevalenti interessi pubblici e sempre che l’opera non contrasti con rilevanti interessi urbanistici o ambientali di cui al comma 5 art. 31 DPR N. 380/2001. Tale attività di ricerca ed indagine è svolta da questo Ufficio, che cura i fascicoli che prevedono l’obbligo di demolizione per la cui gestione ci si è avvalsi, fino al dicembre 2017, dello strumento cartaceo. Vista l’entità dei procedimenti trattati si è reso necessario l’utilizzo dello strumento informatico idoneo a gestire tale mole di dati, creando un’applicazione, denominata “ DEMOLIZIONI ”, strutturata in maniera tale da razionalizzare tutti i fascicoli esistenti, costituendo una banca dati e restituendo una serie di servizi ed automatismi che semplificano l’espletamento di atti inerenti la “procedura della demolizione”. La struttura dell’applicazione è composta da moduli suddivisi in sottosistemi che consentono agli utenti (sia gli Agenti di Polizia Giudiziaria che i Sostituti Procuratori) la costante implementazione dei dati e delle informazioni attraverso un sistema integrato tra le funzioni di inserimento dei dati stessi e di consultazione delle informazioni; ciascun utente dispone di proprie credenziali di accesso che consentono di esercitare operazioni di supervisione ed analisi dei dati secondo il ruolo e le competenze. All’interno dei moduli del programma “demolizioni” i dati sono organizzati in modo tale da poter effettuare interrogazioni riguardanti:

- la sentenza di condanna (data, numero, irrevocabilità); - l’anagrafica del condannato (e degli eventuali coimputati) ; - la data dell’accertamento del reato; - il luogo di commissione del reato (Provincia e/o Comune); - il Sostituto Procuratore e la relativa area territoriale di assegnazione relativa a ciascun fascicolo; - le fasce di rilevanza dell’immobile abusivo (A: opere di grande rilievo; B: opere di medio rilievo; C: opere di basso rilievo); - i vincoli di inedificabilità; - l’eventuale ordine di demolizione e l’ente che l’ha emesso (Procura o Comune); - la trascrizione dell’immobile sui registri immobiliari del Comune; - la modulistica relativa alle varie fasi del procedimento di demolizione, etc.

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Per lo svolgimento di tale attività, alquanto laboriosa, sia per la creazione del programma che per la sua continua implementazione ed aggiornamento, l’Ufficio si avvale della competenza e conoscenza, in materia “Urbanistico – Edilizia”, degli agenti di Polizia Giudiziaria (e specificamente della Polizia Municipale di Palermo) i quali collaborano con i Sostituti Procuratori competenti per l’esecuzione degli ordini di demolizione, analizzando insieme a questi ultimi tutti i fascicoli relativi ai summenzionati provvedimenti ed individuando con essi i criteri di priorità da adottare per l’esecuzione degli stessi affinché questi siano percepiti dalla comunità come giusta attuazione della legge. Attualmente il numero dei fascicoli movimentati è di circa 855; l’attività svolta sino ad oggi consiste nell’accertare (con richiesta al Comune) se: l’opera sia stata demolita (spontaneamente dal condannato o ad opera del Comune) o se invece sia ancora esistente nell’originaria consistenza; se siano intervenuti provvedimenti dell’Amministrazione Comunale (ordinanza di demolizione e acquisizione al patrimonio del Comune); se sono intervenuti provvedimenti amministrativi di condono o risulti avanzata l’istanza di condono edilizio ovvero dichiarazione d’interesse alla sanatoria, etc. Inoltre, si è deciso, per buona parte dei fascicoli trattati, di emettere l’ingiunzione di demolizione, nell’attesa, trascorsi i 90 giorni dalla notifica del provvedimento alle parti interessate, di procedere alle attività successive e descritte nella prima interfaccia, sotto la voce “modulistica”, dell’applicazione “DEMOLIZIONI”. Infine, un dato che va evidenziato, in quanto indice di risultato dell’attività svolta, riguarda il numero dei fascicoli archiviati in quanto definiti dal 2014 ( in realtà dal 2015 in quanto anno di inizio del feedback) alla data odierna; esso ammonta a n. 106 e deriva da “autodemolizioni” (50), “rilascio concessione edilizia” (49), “prescrizione reato principale” (5), “dichiarati interessi pubblici” (1), “demolizione ad opera dell’autorità amministrativa” (1).

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SUDDIVISIONE FASCICOLI IN FUNZIONE DELL’ATTIVITA’ SVOLTA

700

600

500

400 FASCICOLI

300

200

100

0 REGISTRATI INGIUNZIONI INCARICHI PROCURA ARCHIVIATI C.T.U. CORTE CONTI

ARCHIVIATI

Autodemolizione

Rilascio Concessione Edilizia Prescriz. Reato principale

Prevalenti Interessi Pubbl.

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10- AFFARI GENERALI

Le competenze della Procura Generale non si esauriscono nell‘espletamento delle molteplici ed impegnative attività processuali previste dal codice di rito, ma si articolano anche nella complessa gestione di una vasta gamma di compiti funzionali al servizio giustizia che, investendo l’intero distretto, assumono una rilevante dimensione quantitativa e richiedono un notevolissimo impegno lavorativo. A tali attribuzioni tradizionali si sono sommati i nuovi complessi compiti assegnati al Procuratore Generale dall’art. 6 D.Leg.vo 20 febbraio 2006, n.106 2, che impongono una rivisitazione innovativa di modelli organizzativi ereditati dal passato, nonché la conseguenziale messa in opera di strutture e di competenze che richiedono ingenti risorse in termini di personale e di tempo. Per avere contezza del flusso documentale degli atti di tale tipologia, basti considerare che il dato statistico dal 01/07/2016 al 30/06/2017 ammonta a n 13.532 atti, di cui n 5.412 sono atti concernenti lo stato giuridico ed economico dei magistrati, applicazioni, concorsi della Polizia Giudiziaria, adempimenti inerenti la Sicurezza del Palazzo di Giustizia Palazzo etc., e n 1423 atti riservati, dei quali n 703 provenienti dalla Rete Cifrata Ponente (misure di protezione, segnalazioni dell’Ispettorato Generale e della Procura Generale della C.S. della Cassazione etc.). Al fine di rendere più spedita la ricerca ed assicurare un’uniformità alla registrazione degli atti, è stato necessario effettuare l’inserimento nella banca dati della rubrica on-line del protocollo informatico di circa n 250 voci con oggetti predefiniti (es. misure di protezione, provvedimento di applicazione magistrato, autorizzazione all’accesso al Palazzo di Giustizia). L’utente quando protocolla, trova nella rubrica una descrizione sintetica dell’oggetto e completa la registrazione integrandola con l’argomento specifico della nota da trasmettere ( es revisione….. misure di protezione …del dr….). Stante i volumi globali gestiti non è possibile, né pare utile in questa sede, scendere nel dettaglio.

2Art. 6 D.Leg.vo 20 febbraio 20016 : “Il procuratore generale presso la corte di appello, al fine di verificare il corretto ed uniforme esercizio dell’azione penale ed il rispetto delle norme sul giusto processo, nonché il puntuale esercizio da parte dei procuratori della Repubblica dei poteri di direzione, controllo e organizzazione degli uffici ai quali sono preposti, acquisisce dati e notizie dalle procure della Repubblica del distretto ed invia al procuratore generale presso la Corte di cassazione una relazione almeno annuale”

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Ci si limita solo a rappresentare che in ordine nell’esercizio dell’attività di sorveglianza ex art 16 RD L n 511 del 31/05/1946, si è proceduto alla gestione delle attività conseguenti all’istruzione di n 2 Relazioni Ispettive Ordinarie Ministeriali: quella riguardante la Procura della Repubblica di Palermo e quella della Procura della Repubblica di Agrigento. Tali pratiche risultano tuttora pendenti in quanto ad oggi è stato trasmesso, per entrambi i due Uffici, il rapporto non definitivo di regolarizzazione dei servizi oggetto di verifica ispettiva al competente Ministero. In particolare oggetto di una elaborata istruzione è stata quella della Procura di Agrigento che ha comportato, per le variegate problematiche affrontate, l’analisi dell’andamento dell’attività dell’Ufficio anche in sede di Consiglio Giudiziario. Sempre nell’ambito delle attività del Procuratore Generale concernenti l’esercizio dell’attività di sorveglianza ex art 16 RD L n 511 del 31/05/1946, sono state istruite n° 35 pratiche di cui due sono sfociate in n°2 procedimenti disciplinari a carico di alcuni magistrati di una Procura della Repubblica del distretto. Un procedimento a carico di un Sostituto Procuratore della Repubblica è tuttora pendente, mentre un altro a carico del già Procuratore Capo si è concluso con il “ non luogo a procedere per cessata appartenenza all’ ordine giudiziario per raggiunti limiti di età”. Alle sopracitate informative si aggiungono n°24 esposti di natura riservata concernenti prevalentemente esposti nei confronti di magistrati requirenti del Distretto o aventi un contenuto di particolare rilevanza riservata; n° 25 Esposti Anonimi e n° 41 esposti non aventi rilevanza penale. Tutto per un ammontare di n° 90 esposti. Le circolari Ministeriali, del Consiglio Superiore della Magistratura, della D.N.A. od altra autorità istituzionale pervenute ammontano a n°139. Queste sono state registrate nel software dello Script@, diramate come prescritto dal Ministero, telematicamente per “interoperabilità ” alle Procure del Distretto ed all’interno dell’Ufficio tramite il portale Intranet della Procura Generale. Sono state rilegate, come avviene annualmente e di queste è stato redatto un elenco indicizzato, sia su supporto informatico (dal 2002 ad oggi ) che cartaceo . L’obiettivo predominante e conforme a quello già portato avanti dalla Segreteria dallo scorso anno è stato il potenziamento e l’utilizzo dei servizi informatizzati incentrati su più settori. Si è fatto ricorso, in via primaria, per consentire un risparmio in termini di efficienza, e di spesa per la P.A. alle procedure telematiche nella comunicazione dei “ documenti amministrativi”.

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In ottemperanza a quanto stabilito dal Ministero della Giustizia DGSIA – Ufficio protocollo informatico, si è data priorità all’utilizzo delle caselle di posta elettronica ordinaria e certificata, del Sistema operativo Script@, protocollo informatico nazionale, che prevede uno stesso canale telematico di scambio, interoperabile tra uffici della P.A. tramite le caselle: PEO [email protected] o PEC [email protected] . Si precisa che il sistema consente una positiva funzionalità nel movimento e nella sicurezza di destinazione degli atti, in quanto nel momento in cui gli Uffici del Ministero della Giustizia ricevono e/o trasmettono atti agli Uffici facenti parte di questo medesimo circuito, in base ad un meccanismo automatico del sistema Informativo Script@, l’ufficio mittente viene prontamente a conoscenza, non solo del momento cronologicamente esatto in cui l’atto viene consegnato all’autorità destinataria ma anche del numero di protocollo che l’Ufficio destinatario gli ha assegnato. Si crea così un circuito di condivisione reciproca dei dati tra più Uffici. Per quanto riguarda il requisito della sicurezza e della velocizzazione nello scambio degli atti di “ natura riservata” ( misure di protezione di magistrati, segnalazioni riservate a seguito esposti nei confronti di magistrati, procedimenti penali e disciplinari e quant’altro….) è stata puntualmente utilizzata la Rete cifrata Ponente, che ha consentito di trasmettere i messaggi, evitando di avvalersi, in talune ipotese, del centro Cifra della Prefettura, o di utilizzare gli autisti per la consegna cartacea “brevi manu” di determinati atti. Ciò ha favorito la riduzione in termini di costi (benzina) e di risorse umane (autisti e commessi) per l’Ufficio. Ad oggi il collegamento fra le postazioni criptate otre che avvenire in modo -diretto con tutti gli Uffici giudiziari, avviene indirettamente , cioè per il tramite del centro cifra del Gabinetto del Ministro, che fa da tramite per il collegamento con tutti i Dipartimenti del Ministero della Giustizia, del Servizio Centrale di Protezione e degli Affari Esteri, inclusa la postazione criptata della Rete del punto di contatto della Rete Europea (postazione criptata dell'E urojust) . Ad oggi, non è operativo il collegamento diretto tra le postazioni criptate degli Uffici Giudiziari e dei centri Cifra delle Prefetture , pertanto ci si avvale ancora del cosfax per gli atti riservati da trasmettere alle Prefetture, non locali. Si rappresenta che, i documenti di natura riservata che nel periodo di riferimento sono stati inoltrati tramite tale sistema criptato, ammontano a n° 793, ad essi si aggiungano i n° 412 documenti registrati, nell’apposito registro per quelli non classificati come strettamente “riservati” ma che, per ragioni di privacy, come prescrive il Gabinetto del Ministro devono essere tramessi all’interno del sistema cifrato. 90

Fra le iniziative dell’Ufficio rientra quella di avere incentivato l’applicazione di “ best practices ” non solo con le Procure del Distretto e altri Uffici ma anche all’interno del proprio ufficio (Sito Intranet). Pertanto si è continuato ad aggiornare ed implementare la Banca Dati del Portale Interno della Procura Generale, garantendo quotidianamente ai magistrati ed agli operatori di giustizia, l’aggiornamento delle diverse informazioni attinenti l’attività dell’ufficio (circolari, disposizioni, ordini di servizio, avvisi di riunioni, prospetti aggiornati con le date di udienze dei magistrati, etc….). Tutto ciò ha contribuito ad un uso più frequente, da parte di tutti gli operatori di giustizia, di questo strumento informatico (intranet, logica della navigazione, procedure telematiche …) che è sicuramente strumento di evoluzione nelle pratiche di ogni Ufficio. L’Ufficio al fine di allinearsi alla politica della smaterializzazione dei documenti cartacei e della digitalizzazione degli atti, ad oggi ha proceduto alla implementazione della digitalizzazione degli atti dei fascicoli dei magistrati onorari requirenti del Distretto.

Una delicata attività espletata è quella relativa alla tenuta dei fascicoli riguardanti le misure di protezione dei magistrati del Distretto, tali misure tutorie dei magistrati tutelati sia dei magistrati della Giudicante che della Requirente del distretto della Corte di Appello, sono sottoposte ad una costante verifica per l’adeguato aggiornamento delle posizioni. A tal proposito viene curato l’aggiornamento della banca dati informatica della schede dei dispositivi tutori dei magistrati, con l’indicazione dei criterio di giudizio da tenere in considerazione per la tutela e la protezione delle persone sottoposte a pericoli o minacce, anche potenziali, per sé e per i propri familiari. Nelle predette schede informatiche sono indicati i vari livelli di rischio dei magistrati, e le misure tutorie adottate comunicate dalla Prefettura, una volta omologate dall’ UCIS ( Ufficio Centrale Interforze di Sicurezza) ai sensi della normativa disposta con D.M. 28/05/2003 nonché della circolare ministeriale n 5517 del 26/04/2004. Le comunicazioni dei dispositivi tutori adottati nei confronti dei magistrati vengono dalla Segreteria comunicate telematicamente e riservatamente tramite la rete cifrata protetta, agli Uffici ove questi prestano servizio notiziando gli uffici gerarchicamente superiori. ( es. Tribunali e Corte di Appello). Con nota del luglio c.a. è stato disposto dal competente Ministero della Giustizia – D.O.G. del personale e dei servizi Direzione Generale delle risorse materiali dei beni e servizi Uff IV^, che il monitoraggio dei magistrati che usufruiscono di misure di protezione in base ai livelli di rischio riconosciuti ( I° II° III° IV°) debba essere effettuato trimestralmente e non 91

più semestralmente al fine di potere avere, una visione realistica del fabbisogno e della disponibilità delle autovetture sia blindate che ordinarie, a livello distrettuale e nazionale. Inoltre si è provveduto, nel periodo di riferimento ad inserire informaticamente, nella cartella condivisa del Procuratore Generale, i verbali trasmessi dalle Prefetture attestanti gli argomenti discussi nelle Riunioni Tecniche di Coordinamento delle Forze di Polizia, dove vengono esaminate le misure di protezione da adottare per i magistrati, sulla scorta di quanto rappresentato dal magistrato nella scheda valutazione rischi e del prescritto parere del Procuratore Generale.

Per avere contezza dell’impegno lavorativo concernente la gestione di tale delicato settore, si consideri che i magistrati sottoposti a misure tutorie e di protezione nel distretto di Palermo ammontano al numero di 90 unità .

Per quanto concerne l’attività svolta per le pratiche relative alla Polizia Giudiziaria, nel periodo di riferimento sono state istruite, ai sensi dell’art 7 comma 2° norme di attuazione, n° 19 procedure concorsuali per la copertura delle vacanze posto nelle sezioni della Polizia Giudiziarie delle Procure, mentre sono stati istruiti n°4 procedimenti disciplinari a carico dei membri delle Forze dell’Ordine. Per ogni bando di concorso, le numerose istanze che arrivano in Segreteria vengono registrate, selezionate e vagliate in base al parere espresso dalla Amministrazione competente, viene redatto un elenco di quelle contenenti il parere favorevole per poi passare all’assegnazione finale dell'unità operativa della Polizia Giudiziaria scelta, a fronte delle motivazioni e del parere espresso dal Procuratore della Repubblica e dal Procuratore Generale. A seguito di un accordo convenuto con alcuni comandi delle Forze dell’Ordine, le istanze sono pervenute telematicamente corredati da atti digitalizzati ritenuti essenziali , al fine di un oculata valutazione da parte dei capi degli Uffici Giudiziari nella scelta finale del partecipante al concorso per la vacanza nella sede della sezione di Polizia Giudiziaria. Sono state altresì istruite nel periodo compreso dal 01/07/2016-30/06/2017, n°88 pratiche relative ad avanzamenti e trasferimenti dei componenti delle sezioni di Polizia Giudiziaria e più specificatamente n° 54 ai sensi dell’art 15 comma 1 Dls. 28 luglio n 271 per gli avanzamenti e n°34 ai sensi dell’art 14 delle norme di attuazione del D.L.vo n. 271 del 28/07/1989 per i trasferimenti.

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Per quanto concerne la Sicurezza Passiva degli edifici giudiziari, le pratiche relative ai provvedimenti di autorizzazioni, per l’accesso nell’area di sicurezza della cittadella giudiziaria, che sono stati nel periodo di riferimento n° 746 .

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11- ATTIVITA’ SVOLTA IN MATERIA DI SICUREZZA

L’art. 2 del Decreto Interministeriale del 28 ottobre 1993 approvato a seguito del divampare dello stragismo mafioso negli anni 1992-1993, ha attribuito al Procuratore Generale la competenza per l’adozione dei provvedimenti necessari ad assicurare la sicurezza interna delle strutture in cui si svolge l’attività giudiziaria, ad esprimere il parere sui provvedimenti che il prefetto assume in ordine alla incolumità dei magistrati, oltre che in ordine alla sicurezza esterna alle strutture in cui si svolge l’attività giudiziaria. Tale delicata competenza del Procuratore Generale assume un carattere di primaria rilevanza e determina un assorbente impegno in un distretto giudiziario quale quello della Corte di Appello di Palermo che presenta il più elevato coefficiente di rischio per la sicurezza dei magistrati in campo nazionale, come attesta la drammatica esperienza del passato contrassegnata da una lunga sequenza di omicidi e di attentati nei confronti di magistrati che non ha uguali in tutto il paese per numero ed efferatezza. Per avere un parametro dell’impegno lavorativo determinato da tale settore si consideri che attualmente l’ufficio gestisce le posizioni di ben 82 magistrati sottoposti a varie tipologie di misure di sicurezza, con una valutazione del coefficiente di rischio che deve essere rivalutata con cadenza semestrale. In questo contesto, un decisivo salto di qualità in tale sforzo di riorganizzazione si è verificato quando a far data dagli inizi del 2014 sono state acquisite notizie da una pluralità di fonti (intercettazioni di soggetti ai vertici di Cosa Nostra, dichiarazioni di collaboratori di giustizia, notizie acquisite da informatori delle Forze di polizia, segnalazioni del Ministero dell’Interno) convergenti nell’indicare la progettazione di attentati nei confronti di taluni magistrati impegnati in indagini di grande rilievo, attentati da compiersi anche nelle prossimità o all’interno del Palazzo di Giustizia per potenziarne l’impatto simbolico, minando la credibilità dello Stato. Dopo avere proceduto ad una attenta ricognizione degli interventi indispensabili per eliminare varie lacune esistenti nei sistemi di protezione passiva, la Procura Generale nella persona dello scrivente ha quindi chiesto l’ urgente convocazione di un Comitato nazionale della Sicurezza al quale oltre al Ministro degli Interni e ai vertici delle Forze di Polizia, ha preso parte in data 18 novembre 2014 anche il Ministro della Giustizia. In tale sede è stata svolta una attenta analisi del coefficiente di rischio e delle contromisure necessarie.

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A tale riunione ha fatto seguito in data 25 novembre 2014 una ulteriore riunione con il Ministro della Giustizia con la partecipazione del vicepresidente del C.S.M., del Presidente della Regione Siciliana, dei vertici della Forze di Polizia. In occasione di tale incontro la Procura Generale ha evidenziato la necessità di nominare un Commissario straordinario per la realizzazione di un complesso e organico piano di ristrutturazione del sistema di sicurezza mediante una pluralità di interventi coordinati che sono stati illustrati. Tale proposta veniva fatta propria dal Ministro della Giustizia e quindi, venivano inserite nella legge di stabilità 23 dicembre 2015 n.190 i comma da 98 a 106 dell’art. 1 che istituivano la figura del Commissario Straordinario per la realizzazione con procedure urgenti e semplificate delle opere necessarie per la messa in sicurezza delle strutture giudiziarie di Palermo con uno stanziamento speciale di sei milioni di euro. Con decreto interministeriale del 29 gennaio 2015 veniva quindi nominato il Commissario straordinario. In data 12.3.2015 veniva sottoscritto un Protocollo d’intesa del 12.3.2015 tra la Regione Siciliana ed il Commissario Straordinario per l’utilizzo di risorse economiche aggiuntive della Regione Sicilia sino alla concorrenza di euro 2.500.000,00. La Procura Generale quindi procedeva a collaborare il Commissario straordinario, al quale veniva fornito un apposito ufficio nonché il supporto della segreteria di sicurezza, per mettere a punto il nuovo piano di sicurezza e per svolgere numerose conferenze di servizio, la maggior parte delle quali tenute nella sala conferenze della Procura Generale. A tali conferenze oltre al Procuratore Generale prendevano parte i rappresentati di vari organi (Provveditorato alle opere pubbliche, Regione siciliana, Comune di Palermo, Sovrintendenza ai beni culturali ed altri). In data 5/10/2015, si è provveduto a richiedere al Ministero l’autorizzazione per l’applicazione di speciali misure di sicurezza per l’affidamento dell’appalto ai sensi dell’art. 17 comma 1 lettera b) D.Lgs. 163/2006, come stabilito dall’art. 1 comma 102 della legge 23 dicembre 2014 n. 190. In data 7/10/2015 è stata richiesta al Ministro della Giustizia la proroga dei termini assegnati per l’esecuzione dei lavori, rappresentando inoltre l’urgenza di fornire risposta al Commissario straordinario in merito al tipo di procedura da espletare per l’ affidamento dei lavori: procedura negoziata senza pubblicazione di bando oppure procedura aperta. In data 11/11/2015 presso i locali di questa Procura Generale si è tenuta una conferenza di servizi decisoria per l’esame del progetto esecutivo, relativo alla realizzazione delle opere e 95

degli impianti di sicurezza degli uffici giudiziari di Palermo, approvato dalla Conferenza Permanente presso la Corte di Appello di Palermo nella seduta del 2/12/2015. Il 18/11/2015 il Comitato Tecnico Amministrativo del Provveditorato Interregionale per le Opere Pubbliche per la Campania, il Molise, la Puglia e la Basilicata – sede coordinata di Bari, esprimeva all’unanimità parere favorevole all’approvazione del progetto esecutivo per la realizzazione delle strutture e degli impianti di sicurezza degli Uffici Giudiziari di Palermo dell’importo complessivo di € 8.500.000,00. Nella seduta del 2 dicembre 2015 la Conferenza Permanente presso la Corte di Appello di Palermo esprimeva all’unanimità parere favorevole al progetto esecutivo delle opere e degli impianti di sicurezza degli Uffici Giudiziari di Palermo. Il 10.5.2016 è stata espletata la gara di aggiudicazione dell’appalto per la realizzazione delle opere. A seguito dell’avvio della procedura di gara negoziata, senza pubblicazione di bando e della procedura di sorteggio delle imprese qualificate per l’esecuzione dei lavori di cui al progetto esecutivo, è stato delegato il sostituto procuratore generale dott. Domenico Gozzo, con provvedimento n. 28 del 3.3.2016, a presenziare alla procedura di cui sopra. Inoltre, questa Segreteria di Sicurezza ha collaborato con l’ufficio del Commissario straordinario per la ricezione e protocollazione delle buste contenenti le offerte, predisponendo un elenco giornaliero con un ordine cronologico di consegna, nominativo dell’operatore economico, data, ora e numero di protocollo assegnato. A seguito di aggiudicazione definitiva all’operatore Eragon Consorzio Stabile Scarl di Roma, per i lavori finalizzati alla realizzazione delle strutture e degli impianti di sicurezza degli uffici giudiziari di Palermo, questo Ufficio ha provveduto a richiedere al Nucleo Informativo dei Carabinieri gli accertamenti di rito per il personale della ditta RECOOP S.r.l. di Messina, affidataria dalla Eragon s.r.l.. E’ stato quindi designato il referente di questa Procura Generale, nell’ambito dei rapporti con il responsabile di cantiere dell’impresa appaltatrice per i lavori di messa in sicurezza degli edifici della cittadella giudiziaria di Palermo. A seguito della consegna dei lavori da parte dell’Ufficio Commissariale all’impresa ERAGON (2.08.2016), si è tenuta una riunione preliminare ed un sopralluogo in presenza del Presidente della Corte di Appello, del Sostituto Procuratore Generale dott.ssa M.V. Randazzo, delegata dalla S.V., del Dirigente della Corte di Appello, del Commissario Straordinario, del Comandante della Sezioni Tribunali dei Carabinieri e degli addetti ai lavori, al fine di

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individuare un’area per le attività di cantiere e per i locali uffici da destinare alla ditta RECOOP. Sono state comunicate ai Capi degli Uffici giudiziari ed al Comandante della Sezione Tribunali dei Carabinieri, le modalità di accesso ai locali degli uffici interessati ai lavori, del personale della ditta RECOOP (esibizione di documento di riconoscimento al personale addetto alla vigilanza e concertandosi con il Referente di ciascuno degli uffici). A seguito di consegna anticipata dei varchi controllati agli Uffici Giudiziari (14 marzo 2017) collocati presso l’ingresso di via Impallomeni del Palazzo di Giustizia e del Palazzo ex EAS, si è provveduto a convocare l’Esperto Qualificato ing. Alessandro D’AQUILA, al fine di procedere alla verifica strumentale in situ delle sopra menzionate apparecchiature.

Dal 1° settembre 2015 a seguito del passaggio delle competenze dai Comuni al Ministero della Giustizia in materia di spese di funzionamento degli Uffici giudiziari, l’ufficio di Sicurezza di questa Procura Generale si è occupato delle modalità di attuazione delle disposizioni delle Legge 23 dicembre 2014 n. 190 ed in particolare delle novità introdotte dal D.P.R. 133/2015, concernenti le misure organizzative a livello centrale e periferico di cui all’art. 3, comma 1, che stabilisce che sulle materie inerenti la sicurezza a norma dell’art. 4, comma 1, la Conferenza Permanente può essere convocata anche su richiesta del Procuratore Generale presso la Corte di Appello. A seguito di ciò sono state plurime le tematiche sottoposte alla Conferenza Permanente, quali si indicano a titolo meramente esemplificativo le seguenti:

Segnalazione di carenze riscontrate nelle strutture costituenti i sistemi di sicurezza passivi – dispositivi metal detector e apparecchiature passa pacchi posti all’ingresso principale del vecchio Palazzo di Giustizia ed alla Palazzina “A-B” Nuovo Palazzo di Giustizia; Avaria telecamere esterne del sistema di videosorveglianza esterno e della telecamera posta a ridosso dell’ingresso pubblico; Avaria del dispositivo HDD di archiviazione immagini registrate dalle telecamere del vecchio Palazzo di Giustizia; Segnalazione di anomalia di funzionamento dell’impianto di videosorveglianza dell’Aula Bunker V. Bachelet, inglobata all’interno della struttura dell’istituto penitenziario “Pagliarelli”; Segnalazione di carenze nelle strutture costituenti sistemi di sicurezza passiva del nuovo Palazzo di Giustizia di Palermo – ripristino del sistema centralizzato per il controllo degli 97

accessi che consente il transito dei detenuti dal piano cantinato direttamente alle aule di udienza del nuovo Palazzo di Giustizia; Segnalazione di avaria del metal detector posto all’ingresso Magistrati del vecchio Palazzo di Giustizia; Segnalazione di guasto del quadro comando che gestisce l’automazione del cancello a due battenti della Sezione Carabinieri; Sicurezza strutture giudiziarie di Palermo – Segnalazione carenze di misure di sicurezza attive e passive dell’Ufficio del giudice di Pace di Palermo; Lavori di adeguamento dei locali ubicati al piano terra del Palazzo ex EAS, nuova sede dell’Ufficio Postale; Attività di vigilanza e misure di sicurezza nelle aree prossime alle cancellerie ed alle aule di udienza della Sezione per il riesame dei provvedimenti cautelari personali e reali del Tribunale di Palermo; Manutenzione dei locali ad uso della Polizia Penitenziaria presso il Palazzo di Giustizia di Palermo

Sempre nell’ambito dei compiti in materia di sicurezza si è provveduto alle seguenti attività:

Rilascio di n. 656 provvedimenti di autorizzazioni all’accesso nell’area di sicurezza della cittadella giudiziaria, previo accertamento richiesto al Comando Provinciale di Palermo – Legione Carabinieri Sicilia; Emissione di n. 3 provvedimenti di interdizioni all’accesso alle strutture giudiziarie, n. 1 provvedimento di revoca di interdizione e n. 1 provvedimento di rigetto revoca di interdizione; Rilascio di n. 74 badge per gli accessi alle autorimesse “Impallomeni” e “Orlando”; Rilascio di n. 130 badge per i transiti interni che consentono il collegamento dalla sede Centrale al Nuovo Palazzo di Giustizia; Emissione di n. 90 esoneri per il transito attraverso i metal detector per i portatori di pacemaker e i portatori di protesi metalliche o acustiche. Rilascio di autorizzazioni alla estrapolazione ed acquisizione delle immagini registrate dai sistemi di videosorveglianza installati presso il Palazzo di Giustizia di Palermo.

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Sicurezza edifici giudiziari del distretto di Palermo

Relativamente alla sicurezza degli Uffici giudiziari del Distretto di Palermo, l’ Ufficio ha provveduto agli adempimenti amministrativi propedeutici alla realizzazione degli interventi di implementazione, di manutenzione ordinaria e straordinaria, in materia degli impianti e sistemi di sicurezza, nonché all’espletamento di tutte le attività necessarie alla procedura per l’affidamento del servizio di vigilanza armata presso i seguenti Uffici giudiziari del distretto di Palermo: Palazzo di Giustizia di Agrigento; Nuovo Palazzo di Giustizia di Marsala; Palazzo di Giustizia di Sciacca; Palazzo di Giustizia di Termini Imerese Palazzo di Giustizia di Trapani.

Automezzi

L’attuale parco auto del Distretto di Palermo è costituito da un numero consistente di autovetture immatricolate negli anni 2005/2006 che, oltre a comportare un inefficace utilizzo per i continui fermo-macchine e ragguardevoli ed antieconomiche spese di manutenzione ordinaria e straordinaria, non è più in grado di fornire adeguate garanzie per le esigenze di mobilità e di tutela dei magistrati sottoposti a misure di protezione.

Infatti, nonostante il numero delle autovetture disponibili nel Distretto di Palermo sia pari a 42 unità, ( n. 27 autovetture blindate di proprietà e n. 15 autovetture ordinarie di proprietà) , ed il numero dei magistrati sottoposti a misure di tutela personale sia pari a 20 ( n. 1 sottoposti alla misura di protezione di livello eccezionale, n. 3 sottoposti alla misura di protezione di secondo livello, n.15 sottoposti alla misura di protezione di terzo livello e n. 1 sottoposto alla misura di protezione di quarto livello), l’ Ufficio deve provvedere spesso alle necessità rappresentate dagli Uffici di questo Distretto, circa le richieste di assegnazioni o di sostituzioni di autovetture che, a causa del pessimo stato, risultano inadeguate per la sicurezza dei magistrati.

Inoltre afferisce a quest’Ufficio anche la rendicontazione delle spese di manutenzione, di carburante, la gestione dei sinistri e la verifica dei verbali di contravvenzione delle autovetture in dotazione alla Procura Generale.

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In esecuzione alla nota DAG 10/0112013.0002912.U e alla circolare prot. n. 136737.U del 30.12.2014 del Ministero della Giustizia, l’ ufficio provvede alla tenuta del libro di bordo mod. 261, allo stato informatizzato mediante il programma SIAMM, provvedendo pertanto all'inserimento nel suddetto sistema dei dati del foglio di servizio, compilato da parte degli autisti alla fine di ogni singolo viaggio, e dei dati contabili quali fatture, tasse di possesso, etc.

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12- INFORMATIZZAZIONE DELLA PROCURA GENERALE NELL’ANNO 2016/2017

Gruppo di lavoro “Progettazione e Gestione Servizi Informatici”

Il gruppo di lavoro denominato “Progettazione e gestione servizi informatici” è stato costituito nel febbraio 2016. È un gruppo di lavoro a composizione mista e ne fanno attualmente parte 2 Magistrati affiancati da 3 unità di Personale amministrativo. Il gruppo informatico si avvale anche del contributo tecnico di due collaboratori esterni applicati alla Procura Generale. Due sono i compiti principali del gruppo “Progettazione e gestione servizi informatici”:

1) l’ideazione, la realizzazione e il successivo monitoraggio di applicativi informatici per una progressiva estensione della gestione automatizzata dei servizi della Procura Generale .

2) la gestione immediata di problematiche connesse all’utilizzo quotidiano di sistemi e supporti informatici, problematiche che possono essere risolte senza il ricorso all’assistenza sistemistica esterna all’Ufficio .

Con riferimento al primo compito, sono stati posti in esecuzione due importanti progetti nel periodo 1 luglio 2016 – 30 giugno 2017:

− Il primo progetto consiste nella estensione della procedura di apposizione dei visti telematici . Inizialmente realizzata per le sole sentenze del Tribunale per i Minorenni, poi per quelle dell’ Ufficio Gip/Gup del Tribunale di Palermo, nel periodo in esame la procedura di apposizione telematica del visto tramite firma digitale anche alle sentenze, ai provvedimenti e alle comunicazioni dei Tribunali di Trapani, di Marsala e dell’ufficio del Giudice di Pace di Sciacca.

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Per il periodo 1 luglio 2016 – 30 giugno 2017 si cono stati apposti, nel complesso, n. 2007 visti con firma digitale (Tab1). Il dato risulta inferiore a quello dell’anno giudiziario precedente (n. 2588 visti telematici) presumibilmente a causa di disservizi nella RUG, occorsi a livello nazionale, che hanno causato pesanti rallentamenti nella fruizione del servizio Internet, impedendo il corretto utilizzo delle funzionalità ad esso connesse e quindi il regolare svolgimento dell’attività di apposizione del visto telematico. Disservizio che, nel corso della sua durata, ha costretto ad un ritorno al visto su sentenza cartacea. Le sentenze vistate con firma digitale vengono inserite da ciascun Sostituto Procuratore Generale in apposite cartelle nominative, create sul server della Procura Generale

Tab.1 – NUMERO DI SENTENZE VISTATE CON FIRMA DIGITALE NEL PERIODO 1 LUGLIO 2016 – 30 GIUGNO 2017. 2 SEM 2016 1 SEM 2017 TOT AG 2016/2017 DR.SSA AGLIASTRO 24 18 42 DR. BARBIERA 35 103 138 DR.SSA CAMMA' 11 34 45 DR. COSTANZO 48 52 100 DR. CRISTODARO 33 57 90 DR. DE GIGLIO 112 80 192 DR. FICI 41 57 98 DR.SSA FULANTELLI 65 95 160 DR. GOZZO 91 41 132 DR. PATRONAGGIO 13 - 13 DR.SSA RANDAZZO 44 99 143 DR. RAVAGLIOLI 87 76 163 DR. SABATINO 73 516 589 DR.SSA VALENTI 26 76 102 TOTALE 703 1304 2007

N.B. : La tabella non riporta il totale delle sentenze vistate da questa Procura Generale, ma il totale delle sentenze vistate con apposizione della firma digitale, .

− Il secondo progetto consiste nella realizzazione di un applicativo per la gestione informatizzata delle comunicazioni ex art. 127 disp.att. c.p.p .. L’applicativo è finalizzato ad agevolare il monitoraggio periodico dello stato dei procedimenti iscritti nei registri delle Procure della Repubblica del distretto i cui termini per le indagini sono

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scadute e che, allo stato attuale, vengono comunicati al Procuratore Generale con elenco cartaceo. Già realizzato nelle sue componenti di base, il programma è attualmente in fase di ulteriore sviluppo. La finalità è la creazione di un database con le principali informazioni identificative dei procedimenti con termini per l’indagine scaduti (Ufficio di provenienza, num. di registro di primo grado, magistrato assegnatario, data di iscrizione e data di scadenza, qualificazione giuridica del fatto ed altre), il database viene periodicamente alimentato dalle comunicazioni, in formato elettronico, delle Procure della Repubblica del distretto. Per ciascun procedimento, alle informazioni iniziali si aggiungeranno le annotazioni sul tipo di attività svolta dal Sostituto Procuratore Generale assegnatario e sugli esiti di tale attività, a completamento di in quadro che fornisce l’immediata cognizione dello stato del procedimento.

Nel corso del periodo in esame è stata portata a termine l’attività di progettazione e realizzazione del sito web istituzionale della Procura Generale http://[email protected] . Il sito è on line dal mese di luglio 2016 e rappresenta a tutti gli effetti uno “sportello web” attraverso il quale vengono fornite al cittadino informazioni utili per un accesso semplificato ai servizi resi dalla Procura Generale all’utenza, in conformità alla normativa vigente in materia di trasparenza e diritto all’uso delle tecnologie telematiche nelle comunicazioni con la Pubblica Amministrazione. Il sito è affidato alla gestione e manutenzione del gruppo Progettazione e Gestione Servizi Informatici, che provvede alla periodica verifica dei contenuti in esso pubblicati e al loro aggiornamento. Si riportano di seguito una tabella con i dati relativi al traffico di visitatori del Sito e un grafico con le linee di tendenza del numero di visite mensili e del numero di visitatori diversi per mese.

Visitatori Numero Mese Pagine Accessi diversi di visite lug-16 33 95 2.755 5.723 ago-16 62 144 5.462 9.021 set-16 135 226 5.972 13.840 ott-16 114 208 5.800 12.038 nov-16 171 263 5.962 15.235 dic-16 153 228 5.876 12.527 103

gen-17 161 255 6.195 16.007 feb-17 181 267 5.549 16.239 mar-17 165 260 5.645 14.989 apr-17 189 268 5.537 15.299 mag-17 223 349 6.753 19.579 giu-17 208 311 5.864 17.131 Medie 150 240 5.614 13.969

Occorre tenere presente che il si tratta del Sito istituzionale di una Procura Generale della Repubblica, che non fornisce ordinariamente servizi ad una utenza esterna generalizzata, ma ha rapporti con utenti qualificati quali possono essere avvocati, consulenti, fornitori che per lo più sono interessati alla modulistica scaricabile dal sito (quali ad esempio il modello di richiesta di certificato di espiata pena, i modelli relativi alle spese di giustizia, il modello di richiesta di autorizzazione all’accesso nella cittadella giudiziaria). Le linee di tendenza mostrano una lenta ma progressiva crescita del numero mensile delle visite complessive (che comprendono i contatti ripetuti da uno stesso visitatore) e del numero mensile di visitatori diversi.

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E’ stato anche definito, nel periodo in esame, un progetto di digitalizzazione degli “Indici” dei fascicoli del Personale amministrativo. Tale progetto prevedeva inizialmente la scansione dell’Indice cartaceo contenuto in ogni fascicolo personale e la creazione di files informatici organizzati in un “archivio informatizzato di Indici” per una consultazione più agevole e veloce. Circa l’80% degli Indici sono stati scansionati nel periodo in esame Il progetto prevede un ulteriore sviluppo rappresentato della scansione dell’intero fascicolo personale la cui consultazione sarà resa possibile dalla postazione lavorativa di ciascun dipendente.

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13- FORMAZIONE DEL PERSONALE AMMINISTRATIVO

La Procura Generale ha aderito al Progetto VALORE PA 2016, promosso dall’INPS per il finanziamento di Corsi di formazione in favore dei dipendenti iscritti alla Gestione unitaria delle prestazioni creditizie e sociali. Grazie a tale progetto sono state formate 5 unità di personale amministrativo appartenente all’area terza ed il Dirigente Amministrativo, senza alcun costo per l’amministrazione. Nell’ambito dei tirocini formativi in affiancamento a magistrati ai sensi dell ’art. 73 legge 98/2013 l’ Ufficio ha inoltre organizzato il percorso di tre tirocinanti che hanno concluso con esito positivo il tirocinio di diciotto mesi presso la Procura Generale di Palermo nel mese di Settembre 2016. Dopo la puntuale verifica dei requisiti previsti dal decreto interministeriale e dalla connessa circolare, è stato curato l’inoltro, al superiore Ministero, di tutta la documentazione relativa alle borse di studio relative all’anno 2016 percepite dai tirocinanti di tutti gli uffici requirenti del distretto.

Nell’ambito della programmazione 2016-17 è stato realizzato il seguente corso:

- Corso “ In

Nell’ambito del Piano Nazionale 2016-2017 di formazione del personale amministrativo sugli applicativi in uso negli Uffici Giudiziari per il settore penale sono stati realizzati i seguenti corsi:

- “Corso di formazione per referenti degli uffici giudiziari sul Sistema Informativo della cognizione penale (SICP) – Misure cautelari personali e reali e loro gestione” - Distretti di Palermo e Caltanissetta - che ha avuto luogo il 20 e 21 febbraio 2017 presso l’aula informatica del CISIA – Nuova struttura Palazzo di Giustizia – Corpo B – Terzo piano - “Corso di formazione per referenti degli uffici giudiziari sul sistema per il Trattamento Informatico degli Atti Processuali” - Distretti di Palermo e Caltanissetta - che ha avuto luogo il 20 e 21 marzo 2017 presso l’aula informatica del CISIA – Nuova struttura Palazzo di Giustizia – Corpo B – Terzo piano - “Corso di formazione per referenti degli uffici giudiziari sul Sistema Informativo della cognizione penale (SICP) per l’estrazione dei dati e dei modelli statistici in uso presso

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gli Uffici Giudiziari requirenti e giudicanti: Consolle e SIRIS” - Distretti di Palermo e Caltanissetta – che ha avuto luogo il 30 e 31 maggio 2017 presso l’aula informatica del CISIA – Nuova struttura Palazzo di Giustizia – Corpo B – Terzo piano

Il Modulo 4 “Competenze relazionali: leadership e gestione dei gruppi negli Uffici Giudiziari” del corso Formazione in Ingresso per il Personale in Mobilità Esterna, è stato realizzato nell’ambito delle attività di assunzione del personale che ha partecipato al Bando di mobilità esterna pubblicato il 20 gennaio 2015. La Direzione Generale del Personale e della Formazione - Ufficio II Formazione ha pianificato, con la collaborazione dei referenti per la formazione decentrata, un programma formativo dettagliato di attività di sviluppo professionale destinate sia al personale esterno in mobilità che al personale interno che collabora alle attività di accoglienza e accompagnamento previste dal progetto stesso. Nel nostro distretto oltre alla partecipazione di alcuni funzionari interni, che ricoprono posizioni apicali e che hanno ulteriormente potenziato le loro competenze, hanno partecipato a questo modulo del progetto 9 Funzionari provenienti dalla mobilità esterna, già professionalizzato ma estraneo alla realtà ministeriale. Ciò ha permesso di favorire l’efficace integrazione del personale in ingresso nella realtà degli uffici di destinazione.

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14- GESTIONE DELLE RISORSE ECONOMICHE, FINANZIARIE E STRUMENTALI

Dopo l’entrata in vigore della riforma introdotta dalla Legge 23/12/2014, n. 190 (art. 1, commi 526 e 527), la quale ha sancito, a decorrere dal 1 settembre 2015, il subentro del Ministero della Giustizia nei rapporti concernenti le spese obbligatorie già di competenza dei Comuni ex comma 2, dell'art. 1 della legge 24 aprile 1941, n. 392, necessarie al funzionamento degli Uffici giudiziari, è stata delegata a questo Ufficio una copiosa attività negoziale particolarmente impegnativa, sia per la novità dell’oggetto dell’appalto da affidare, sia per il valore degli importi da porre a base di gara e che comportano procedure di evidenza pubblica di speciale complessità da richiedere figure professionali e specifiche competenze tecniche delle quali si registra una assoluta carenza, (invero, i RUP nominati dagli uffici comunali per le relative procedure erano tutti ingegneri, architetti, geometri, ecc.), sia ancora per il numero e l’estensione dell’ambito di operatività dei relativi contratti riguardanti tutti gli Uffici requirenti dell’intero Distretto ora accentrati in capo alla Procura Generale ed in precedenza di competenza delle singole amministrazioni comunali. Nel periodo oggetto di rilevazione, l’attività volta al compimento delle procedure contrattuali finalizzate all’approvvigionamento di beni e servizi di competenza del Reparto Acquisti e Contratti è stata espletata principalmente facendo ricorso alle procedure telematiche di acquisizione attraverso il portale acquistinretepa del Ministero dell’Economia e delle Finanze, avvalendosi di specifici strumenti di acquisto come il MEPA (mercato elettronico della pubblica amministrazione), e le Convenzioni Consip in attuazione dell’art. 26 della Legge 23 dicembre 1999, n.488. Trattasi di strumenti di acquisto che attuano procedure di scelta del contraente basate su sistemi di negoziazione interamente telematici, a cui le stazioni appaltanti che sono Pubbliche Amministrazioni hanno l’obbligo, giuridicamente sanzionato, di farvi ricorso in attuazione del Programma per la razionalizzazione degli Acquisti della P.A. avviato con la Legge Finanziaria del 2000 con l'obiettivo di ottimizzare gli acquisti pubblici di beni e servizi, ridurre i relativi costi e attribuire maggiore efficienza alle procedure di spesa. Assolutamente marginale, è stato il ricorso ad acquisizioni al di fuori del portale telematico, limitato esclusivamente alle eccezionali ipotesi consentite per mancanza di Convenzioni attive o non reperibilità del bene o servizio nel Mercato Elettronico ovvero nelle ipotesi di urgenza e contestuale modesto importo dell’acquisto comunque sempre inferiore ai mille euro. In questi eccezionali casi si è adottata la procedura dell’affidamento sotto soglia, ai 108

sensi dell’art. 36 D. Lgs. 18 aprile 2016, n. 50 (codice dei contratti pubblici) previa indagine di mercato e con acquisizione di preventivi dalle ditte operanti nel settore merceologico del bene o servizio di volta in volta da acquistare, pervenendo alla scelta del contraente in base all’offerta che presentava il prezzo più basso, avendo sempre a parametro di riferimento il rispetto del rapporto qualità/prezzo desunto dalle Convenzioni Consip o dai cataloghi reperibili nel Mercato Elettronico della P.A. per analoghe tipologie di beni e servizi comparabili con quelli oggetto della transazione. Nel periodo oggetto di rilevazione, l’avvio delle procedure di approvvigionamento di beni e servizi è stato preceduto da attenta e ponderata programmazione del fabbisogno complessivo rappresentato dalle singole unità organizzative di questa Procura Generale, per il tramite del Consegnatario-Economo, operando una stima delle effettive esigenze rapportate all’esercizio finanziario di competenza. La rilevazione e la successiva rappresentazione del fabbisogno alla competente Direzione Generale del Ministero è stata svolta attraverso procedure distinte per tipologie di beni, quantitativo e costo presuntivo calcolato sulla base dei prezzi rilevati dai cataloghi Consip o sul MEPA. In particolare, le attività concernenti le procedure contrattuali finalizzate all’acquisizione di beni e servizi svolte nel periodo in considerazione hanno riguardato:

- Acquisto di carta per apparecchiature di fotoriproduzione . È da segnalare che a decorrere dall’esercizio finanziario 2012, sono stati trasferiti ai Funzionari Delegati, mediante OA, i fondi destinati all’acquisto di carta per fotocopiatrici, di toner e drum per stampanti e fax, nonché per l’acquisto di materiale igienico sanitario. Pertanto, anche per queste tipologie di beni, le relative procedure di acquisto sono state espletate in autonomia. Infatti, ottenuto l’accredito dei fondi, la procedura di acquisizione si è avviata con formale Atto di Determina ai sensi dell’art. 32, comma 2, D. Lgs. 18 aprile 2016, n. 50. La procedura di acquisizione si è svolta mediante ricorso al MEPA con Richiesta D’Offerta (RDO) rivolta a 20 Operatori Economici abilitati al Mercato Elettronico ed aggiudicata alla ditta che ha offerto il maggior ribasso sul prezzo posto a base di gara.

- Acquisto di toner e drum per stampanti e fax. Anche per questa tipologia di beni, come sopra evidenziato, si è avuta l’assegnazione diretta dei fondi con OA intestati al Funzionario Delegato, con plurime Determine è stata disposta l’acquisizione. Si è provveduto all’acquisto con ricorso al MEPA attraverso n.2 Richieste D’Offerta rivolte, rispettivamente, la prima a 23 e la seconda a 16 Operatori

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Economici abilitati al Mercato Elettronico ed aggiudicate sempre con il criterio del maggior ribasso offerto sul prezzo posto a base di gara.

- Acquisto di Materiale igienico sanitario. Con Ordine di Accreditamento intestato al Funzionario Delegato di questa Procura Generale sono state assegnate le risorse finanziarie destinate all’acquisto di materiale igienico sanitario. L’acquisizione è avvenuta, previa emissione della Determina di rito, attraverso il ricorso al Mercato Elettronico della Pubblica Amministrazione, con Richiesta D’Offerta (RDO) rivolta a 16 Operatori Economici abilitati al Mercato Elettronico ed aggiudicata alla ditta che ha offerto il maggior ribasso sul prezzo posto a base di gara. Si evidenzia che nella fornitura è compreso, altresì, materiale di reintegro delle cassette di Pronto Soccorso la cui tenuta è obbligatoria in ottemperanza alle disposizioni di cui al D.Lgs. 81/2008 in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro.

- Acquisto di materiale di cancelleria e beni di facile consumo . Con Ordine di Accreditamento intestato al Funzionario Delegato di questa Procura Generale e successivo piano di riparto endodistrettuale, sono state assegnate le risorse finanziarie sul capitolo per spese d’ufficio destinate all’acquisto di materiale di cancelleria e beni di facile consumo. L’acquisizione dei relativi beni, necessari ad assicurare la continuità dei servizi, è avvenuta, previa emissione di plurime determine a contrarre, attraverso il ricorso al Mercato Elettronico della Pubblica Amministrazione, con n. 7 Ordini Diretti di Acquisto (O.D.A.). Sempre nel periodo in considerazione è stata espletata una procedura di acquisizione per la fornitura di carburante rete per autotrazione mediante Buoni Acquisto per le autovetture in uso agli Uffici di procura del Distretto. Sono stati acquistati, con Ordine Diretto in Convenzione Consip “Carburanti Rete – Buoni Acquisto 6”, a valere sul Lotto N°2, aggiudicataria ENI SPA. da imputare sul cap. 1451.20. Sempre in convenzione Consip si è provveduto ad acquisire su richiesta dell’ufficio automezzi le necessarie Fuel Card-Cartissima Q8 da associare alle nuove autovetture assegnate in uso a questa Procura Generale per la fornitura di Benzina senza piombo - Accise Ordinaria. Per quest’ultima fornitura è stato necessario riferirsi espressamente a quanto indicato nell'Ordine Diretto di Acquisto n.2567281 del 02/12/2015 – CIG: Z2F1751E2B – in adesione alla Convenzione Consip CARBURANTE RETE - FUEL CARD 6 - LOTTO 5, anche con

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riferimento al quantitativo presunto di consumo di carburante stimato nel periodo di validità del contratto. In queste ultime menzionate ipotesi di ricorso alle Convenzioni consip, si precisa, la Procura Generale non interviene come Stazione Appaltante ma come mera Amministrazione contraente. Per quanto concerne le accennate ipotesi residuali di mancato ricorso alle procedure telematiche di acquisto esse hanno riguardato esclusivamente beni e servizi non forniti sul portale acquistinretepa e, comunque, si è trattato di spese di modico valore nel limite di importo consentito inferiore ai mille euro. Nel periodo in considerazione, il reparto acquisti e contratti ha curato il servizio di sorveglianza fisica e dosimetrica delle sorgenti radiogene degli impianti di sicurezza installati negli edifici giudiziari di Palermo e Marsala (Palazzo di Giustizia sede principale, Uffici Giudiziari di via Pagano, Tribunale di Sorveglianza, uffici ubicati nella Palazzina N, Aula bunker di via Vittorio Bachelet, Aula bunker di via Remo Sandron, Palazzo di giustizia di Marsala). In particolare è stata svolta una procedura di affidamento sotto soglia per la stipula di un contratto, per l’acquisizione del servizio di sorveglianza fisica delle sorgenti radiogene, con l’Esperto Qualificato per tutti gli impianti sopra indicati. Si tratta di contratto obbligatorio ai sensi del D. Lgs. 230/95 e s.m.i. connesso alla detenzione e all’uso di impianti a rischio di esposizione a radiazioni ionizzanti. Per soddisfare analoga esigenza di sicurezza, è stata svolta analoga procedura di affidamento sotto soglia per l’acquisizione del servizio di Dosimetria ambientale presso laboratorio di analisi dosimetriche Tecnorad S.u.r.l. di Verona. Si tratta di un servizio che assicura un costante monitoraggio dei livelli di radiazioni negli ambienti in prossimità degli impianti: i dosimetri ambientali opportunamente allocati vengono, con periodicità trimestrale, prelevati e inviati, a cura di questo reparto, al laboratorio affidatario del servizio che effettua le rilevazioni comunicando le risposte dosimetriche di cui viene presa scrupolosa annotazione provvedendo, altresì, ad inoltrarle e sottoporle all’attenzione dell’Esperto Qualificato. Con riguardo alle attività connesse agli obblighi ed agli adempimenti in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, il Reparto acquisti e contratti dell’Ufficio ha svolto tutti gli atti della procedura finalizzata all’acquisizione dei servizi demandati al Medico Competente di cui al D.Lgs.n. 81/2008 e s.m.i., per la durata di trentasei mesi, facendo ricorso alla Convenzione Consip per la “Gestione integrata per la salute e sicurezza sui luoghi di lavoro presso le PP.AA.” , in conformità all’offerta della ditta aggiudicataria del 111

Lotto 6, di pertinenza territoriale, EXITone S.P.A. con sede legale in Augusta, di cui al Piano Dettagliato delle Attività per l’importo pari a complessivi € 21.275,91=IVA esente. Il Piano Dettagliato delle Attività, emesso in esito alla Richiesta Preliminare di Fornitura per le specifiche esigenze di questa Procura Generale è stato preliminarmente sottoposto ed approvato dalla competente Direzione Generale delle Risorse Materiali e delle Tecnologie del Ministero della Giustizia ed infine si è proceduto all’acquisizione dei servizi demandati al Medico Competente, attraverso specifico contratto attuativo in adesione alla predetta Convenzione Consip. Sempre con riguardo alla materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, il Reparto acquisti e contratti ha gestito taluni aspetti di esecuzione post negoziali relativi al contratto per l’affidamento dell’incarico di Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione di cui al D.Lgs. n.81/2008 e s.m.i.. Trattasi di contratto con validità pluriennale, stipulato anteriormente al periodo oggetto di rilevazione che è tuttora in corso di validità. Pertanto, gli adempimenti hanno riguardato la regolarità della verifica di conformità della prestazione alle prescrizioni normative e contrattuali in occasione della periodica richiesta di liquidazione del compenso pattuito ed a tutte le incombenze connesse al pagamento: acquisizione del DURC, tracciabilità dei flussi finanziari, eventuale verifica Equitalia, ecc.. Nel periodo oggetto di rilevazione, il reparto ha continuato a svolgere attività di coordinamento e supervisione di tutta l’ordinaria attività contrattuale residua demandata agli Uffici requirenti del Distretto, in particolare in materia di sicurezza delle sedi giudiziarie e per l’acquisizione e la manutenzione dei relativi impianti. Per la delicatezza della materia è stato costantemente assicurato il necessario supporto tecnico, di indirizzo e raccordo di tutte le esigenze espresse dalle procure con il competente Ufficio ministeriale, provvedendo altresì, nei debiti casi, a fornire apposita delega ai capi degli Uffici per lo svolgimento di tutte le attività connesse all’espletamento delle procedure di acquisizione in esecuzione delle specifiche determine. In questo particolare settore di intervento, le Procure rappresentano le esigenze attraverso il Procuratore Generale, Autorità competente per la sicurezza, il quale investe l’apposito Ufficio ministeriale corredando la richiesta con il prescritto parere motivato. Il reparto ha, altresì, continuato a gestire e assicurare il servizio connesso all’adesione alla Convenzione Consip telefonia mobile 4 per le esigenze di reperibilità del personale amministrativo. Attività contrassegnata da notevole criticità che richiede un forte impegno di tempo nell’affrontare e tentare di risolvere tutte le più disparate problematiche rappresentate dal personale che fruisce del servizio con opzione Tim Duo in modalità Dual Billing abbinato alle schede SIM aziendali. Tali problematiche risultano oltremodo aggravate per l’assenza di 112

adeguato supporto da parte dell’operatore telefonico fornitore del servizio determinata dal fatto che la Convenzione risulta scaduta ed in regime di proroga in attesa di una opportuna migrazione alla Convenzione Consip Telefonia Mobile 6. Per tutte le attività contrattuali descritte, nel periodo in considerazione, si è provveduto ad acquisire n. 30 C.I.G. (Codice Identificativo Gara) presso il servizio SMARTCIG e SIMOG (Sistema Monitoraggio Gare) del portale telematico dell’Autorità Nazionale Anticorruzione (A.N.A.C.). Successivamente, come prescritto, si è provveduto a darne tempestiva comunicazione ai fornitori per inserirli nelle relative fatturazioni ai fini dell’assolvimento degli obblighi di tracciabilità dei flussi finanziari e per la correlativa dichiarazione del conto corrente dedicato alle commesse pubbliche, ai sensi dell’articolo 3 della legge 13 agosto 2010, n. 13 ( “Piano straordinario contro le mafie” ). All’esito delle procedure di affidamento, particolare attenzione è stata dedicata alla complessa attività di gestione di tutti gli adempimenti relativi alle procedure post-contrattuali connesse all’esecuzione degli atti negoziali fino alla verifica di conformità ed attestazione dell’esatto adempimento delle prestazioni, presupposto indefettibile per il regolare successivo pagamento delle fatture nei termini di legge. Non si è, infine, mancato di dare ottemperanza all’assolvimento degli obblighi di trasmissione delle informazioni all’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC), ai sensi dell’art. 1, comma 32 della legge n. 190/2012 recante “Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell’illegalità nella Pubblica Amministrazione” e del D. Lgs. 33/2013 e Linee Guida ANAC del 28 dicembre 2016 in materia di trasparenza . La normativa citata individua fra i settori ad elevato rischio di corruzione, quello relativo alla scelta del contraente per l’affidamento di lavori, forniture e servizi, anche con riferimento alla modalità di selezione prescelta. Per i predetti procedimenti, le stazioni appaltanti sono tenute a pubblicare nei propri siti web istituzionali una serie di informazioni, precisamente: la struttura proponente; l’oggetto del bando; l’elenco degli operatori invitati a presentare offerte; l’aggiudicatario; l’importo di aggiudicazione; i tempi di completamento dell’opera, servizio o fornitura; l’importo delle somme liquidate. A tal fine, nel periodo oggetto di rilevazione, è stato implementato da parte del Ministero un portale telematico, il SIGEG, che periodicamente deve essere popolato dei dati richiesti ed attraverso il quale devono essere adempiuti gli oneri di comunicazione e trasparenza. La mancata pubblicazione dei dati richiesti è oggetto di comunicazione alla Corte dei Conti da parte dell’ANAC per l’attivazione dei relativi procedimenti sanzionatori.

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Analogamente si è provveduto a fornire le prescritte comunicazione delle informazioni sugli incarichi conferiti e/o retribuiti da questa Procura Generale a consulenti esterni al fine di provvedere al loro inserimento nella banca dati della "Anagrafe delle Prestazioni” del Dipartimento della Funzione Pubblica. Altra onerosa attività è stata portata a compimento nei termini di scadenza prescritti del 5 giugno 2017 in relazione alla richiesta da parte del Ministero dell’Economia e delle Finanze di comunicare i dati per l’indagine sulla rilevazione dei prezzi relativi a beni e servizi acquistati e/o noleggiate dalle Pubbliche Amministrazioni . Rilevazione condotta in modalità telematica, accedendo al sistema reso disponibile sul sito del Dipartimento dell'Amministrazione Generale del Personale e dei Servizi. Infine, nel periodo oggetto di rilevazione, si evidenzia che per effetto della accennata riforma introdotta dalla Legge 23/12/2014, n. 190 (art. 1, commi 526 e 527), la quale ha stabilito il subentro del Ministero della Giustizia nei rapporti concernenti le spese obbligatorie necessarie al funzionamento degli uffici giudiziari già di competenza dei Comuni ex comma 2, dell'art. 1 della legge 24 aprile 1941, n. 392, è stata delegata a questo Ufficio una gravosa attività negoziale che ha riguardato:

- la stipula di contratti attuativi con Ordine Diretto di acquisto in adesione alla Convenzione Consip per la fornitura dei servizi di Telefonia Mobile 6 per gli Uffici giudiziari requirenti del Distretto di Palermo; - la stipula di contratti attuativi con Ordine Diretto di acquisto in adesione alla Convenzione Consip per la fornitura dei servizi di Telefonia Mobile 6 per la Procura della Repubblica di Palermo; - la stipula del contratto, con procedura negoziata senza previa pubblicazione di bando, ai sensi dell’art. 36 D. Lgs. 18 aprile 2016, n.50, per l’affidamento del servizio di vigilanza armata degli Uffici Giudiziari aventi sede nel territorio del comune di Agrigento; - la stipula del contratto, con procedura negoziata senza previa pubblicazione di bando, ai sensi dell’art. 36 D. Lgs. 18 aprile 2016, n.50, per l’affidamento del servizio di vigilanza armata notturna degli Uffici Giudiziari aventi sede nel territorio del comune di Sciacca e di vigilanza armata degli Uffici NEP del Tribunale di Termini Imerese; - procedura di “ proroga tecnica” per il periodo 01/01/2017 - 30/06/2017 per il servizio di vigilanza armata degli Uffici Giudiziari di Agrigento;

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- procedura di acquisto di SIM-CARD per l’attivazione di utenza di telefonia mobile con Ordine Diretto di acquisto in adesione alla Convenzione Consip per la fornitura dei servizi di Telefonia Mobile 6 per le esigenze della Procura della Repubblica di Sciacca; - procedura di acquisizione del servizio per la configurazione di postazione di lavoro informatiche (n.114 desktop e n. 27 laptop), con affidamento diretto ex art. 36, comma 2, lett. a) del D. Lgs. 50/2016 tramite “ Trattativa Diretta” sul Mercato elettronico della Pubblica Amministrazione.

Nel corso delle complesse menzionate procedure ci si è imbattuti in questioni che hanno dato origine a dei subprocedimenti con carattere di assoluta novità e di inedita problematicità. Si sono affrontate e gestite, non senza difficoltà, tematiche come il soccorso istruttorio, esercizio di diritto di accesso agli atti della procedura negoziale, verifica delle offerte anomale ex art. 97 D.Lgs.50/2016, contestazioni in tema di verifica della sussistenza dei requisiti di ordine generale in capo all’aggiudicatario, ecc.. Concludendo, occorre evidenziare che, nel corso del periodo oggetto di rilevazione, la disciplina degli appalti pubblici è stata contrassegnata da una turbolenta produzione normativa che ha procurato disorientamento anche tra gli addetti ai lavori più navigati: il Decreto Legislativo 18 aprile 2016, n. 50 , (nuovo codice dei contratti) ha abrogato e sostituito integralmente la precedente disciplina dettata dal D. Lgs. 163/2006, ha disposto, altresì, l’abrogazione parziale, graduale e differita del Regolamento n. 207/2010 contenente le modalità di attuazione del vecchio Codice; il nuovo codice dei contratti non prevede un regolamento d’attuazione ma uno strumento innovativo e più snello demandando all’ANAC di emanare delle Linee Guida a carattere vincolante, oltre a quelle a carattere non vincolante con valore di mere raccomandazioni. Avvalendosi di tale potestà l’ANAC ha emesso ben 7 Linee Guida di specificazione e di dettaglio della normativa dettata dal nuovo codice. Tuttavia, ad appena un anno dall’entrata in vigore del nuovo codice dei contratti, è stato emanato il Decreto legislativo 19 aprile 2017, n. 56 cosiddetto “decreto correttivo” al Codice dei contratti. Il provvedimento è costituito da 131 articoli che introducono numerose e profonde modifiche al Codice dei contatti di cui al d.lgs. 18 aprile 2016, n. 50. In particolare sono apportate modifiche a 128 dei 220 articoli ; sono effettuate nei 128 articoli quasi 450 modifiche, e l’ANAC si è dovuta rimettere al lavoro per aggiornare alla luce delle nuove disposizioni le Linee Guida n.3, n.4, n.5, n.6 già emanate.

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Ovviamente tutto nell’ottica di una maggiore efficacia, efficienza, semplificazione ed accelerazione delle procedure ed ottimizzazione della spesa pubblica. Invero, l’ordito normativo tracciato dal nuovo Codice sottolinea con enfasi la necessità di una riorganizzazione della committenza pubblica valorizzando la fase della programmazione delle esigenze pubbliche, la centralizzazione e l’aggregazione della domanda, ma la novità più rimarchevole, che più ci riguarda direttamente, consiste nella previsione di una necessaria qualificazione delle Stazioni Appaltanti espressamente prescritta dall’art. 38 del Codice. L’obiettivo è quello di avere stazioni appaltanti capaci di governare in modo efficace l’intero ciclo di vita dei contratti per far fronte ad affidamenti che richiedono committenze sempre più specialistiche. È evidente che livelli di efficienza plausibili non possono prescindere dall’assumere nuovi modelli organizzativi innervati da risorse umane professionalizzate, dotate delle necessarie competenze tecniche e costantemente formate, tutti aspetti reclamate con forza dal rinnovato assetto normativo, per governare con efficacia i nuovi processi di gestione degli affidamenti pubblici e per marginalizzare il rischio di fenomeni corruttivi e di spreco delle risorse pubbliche.

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INDICE

PREMESSA pag. 2 Cap. 1 - STATISTICHE DELLE PRINCIPALI ATTIVITÀ E PROVVEDIMENTI IN MATERIA PENALE pag. 4 Cap. 2 - AVOCAZIONE DELLE INDAGINI PRELIMINARI PERIODO 1° LUGLIO 2016 – 30 GIUGNO 2017 pag. 9 Cap. 3 - RISOLUZIONE CONFLITTI TRA PP. MM. DEL DISTRETTO pag. 12 Cap. 4 - PRINCIPALI ATTIVITÀ E PROVVEDIMENTI IN MATERIA CIVILE pag. 15 Cap. 5 - MODULI ORGANIZZATIVI DELLA PROCURA GENERALE pag. 18 Cap. 6 - PROCESSI PENALI DI MAGGIOR RILIEVO pag. 24 - REATI DI MAFIA pag. 24 - OMICIDI E TENTATI OMICIDI ORDINARI pag. 36 - DELITTI CONTRO LA P.A. E DELITTI CONTRO IL PATRIMONIO PUBBLICO pag. 38 - PROCEDIMENTI CONCERNENTI COINVOLGIMENTI ILLECITI DI ESPONENTI DELLE FORZE DELL’ORDINE ATTINTI DA CONDANNE PENALI PERCHÉ O MILITARI INFEDELI, O FIANCHEGGIATORI DELLA MAFIA. pag. 42 - DELITTI CONTRO L’ECONOMIA pag. 43 - REATI CONTRO LE FASCE DEBOLI CON VIOLENZE SESSUALI pag. 45 - ALTRI REATI pag. 47 Cap. 7 - MISURE DI CONTRASTO ALL’ECONOMIA CRIMINALE pag. 49 - MISURE DI PREVENZIONE pag. 49 Cap. 8 - RAPPORTI GIURISDIZIONALI CON LE AUTORITÀ STRANIERE IN MATERIA INTERNAZIONALE pag. 72 - Riconoscimento sentenze penali straniere - Mod. 14 pag 75 - Esecuzione all’estero di sentenze penali straniere - Mmod.13 Trasferimento detenuti - Certificato di cui all’art. 4 del citato D.to L.vo n.161/2010 pag 77 - Evoluzione del diritto in materia di cooperazione penale in campo Europeo. Nuove competenze e procedure pag 80 - Rete Giudiziaria Europea pag 82 Cap. 9 - ESECUZIONI PENALI a) Esecuzioni penali in generale pag 83 b) Demolizione immobili abusivi pag 84 Cap. 10 - AFFARI GENERALI pag. 88 Cap. 11 - ATTIVITÀ SVOLTA IN MATERIA DI SICUREZZA pag. 94 117

Cap. 12 - INFORMATIZZAZIONE DELLA PROCURA GENERALE NELL’ANNO 2016/2017 pag. 101 Cap. 13 – FORMAZIONE DEL PERSONALE AMMINISTRATIVO pag. 106 Cap. 14 – GESTIONE DELLE RISORSE ECONOMICHE, FINANZIARIE E STRUMENTALIpag. 108

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