UDA 3 GEOSTORIA – L'uomo E Il Cittadino Primo Periodo

Total Page:16

File Type:pdf, Size:1020Kb

UDA 3 GEOSTORIA – L'uomo E Il Cittadino Primo Periodo UDA 3 GEOSTORIA – L'uomo e il cittadino primo periodo - durata 8 ore 21 marzo - Giornata della Memoria e dell'Impegno 1. Cosa è la giornata della memoria e dell'impegno 2. Padre Pino Puglisi 3. Giovanni Falcone e Paolo Borsellino 4. Peppino Impastato 5. Barbara Rizzo Asta * In Sicilia e in tutta Italia ci sono state tante persone che hanno combattutto per difendere i nostri diritti e le libertà di tutti noi. Molte di queste persone sono considerate morti innocenti di mafia, cioè persone uccise dalla mafia proprio per il fatto che la combattevano. Purtroppo non parliamo di centinaia di persone ma di migliaia .... tante migliaia di persone morte per difendere le idee in cui credevano. Non si tratta solo di giudici, o di agenti di polizia, o in generale di persone cadute perchè con il loro lavoro combattevano ogni giorno la criminalità, ma anche di persone che nella quotidianità della loro vita si sono trovate nel mezzo di azioni criminali, o hanno visto cose che non avrebbero dovuto vedere. Per ricordare queste persone, il loro impegno e il loro sacrificio, più di 20 anni fa, nel 1996, tante associazioni italiane riunite nell'associazione «Libera contro tutte le mafie», hanno pensato che sarebbe stato importante avere un giorno comune per ricordare tutte le vittime innocenti di mafia. E' stata proposta e scelta come data della «Giornata della memoria e dell'impegno» il 21 marzo, primo giorno di primavera. E' stato scelto il primo giorno di primavera perché è il giorno del risveglio della natura, e dunque rappresenta la speranza di un risveglio della giustizia sociale. Ogni anno, ogni 21 marzo, viene organizzato in una città italiana una grande iniziativa, e durante questa giornata vengono letti i nomi delle vittime innocenti. Ogni anno la manifestazione cambia città: il primo anno , nel 1996, la manifestazione è stata organizzata a Roma. Il 21 marzo 2020, Palermo avrebbe dovuto ospitare la manifestazione nazionale ma. per la situazione legata all'emergenza Corona Virus, è stata spostata a ottobre. Questa giornata della memoria e dell'impegno ci dà comunque l'occasione di scoprire alcune storie, sia di persone conosciute che di persone meno conosciute, di cui è giusto ed è importante ricordare la vita e l'impegno. E' importante conoscere l'esistenza di questa giornata e pensare alle tante persone coraggiose che fanno e hanno fatto il loro dovere, tutelando così i diritti e le libertà di tutte le persone. Vediamo alcune di queste storie: don Pino Puglisi, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, Peppino Impastato, Barbara Asta. Su web: https://www.youtube.com/watch?v=yC8sVuhAPAs https://www.libera.it/schede-190- giornata_della_memoria_e_dell_impegno_in_ricordo_delle_vittime_innocenti_delle_mafie 1.don Pino Puglisi Don Pino Puglisi nasce il 15 Settembre 1937 a Brancaccio, alla periferia di Palermo, da una famiglia modesta (padre calzolaio, madre sarta). Nel 1953 entra nel seminario e nel 1960 è ordinato prete; opera in diverse parrochie della Sicilia e comincia la sua attività educativa per i giovani. Continua anche la sua attività di docente di matematica e di religione presso varie scuole e di animatore presso diverse realtà e movimenti. Nel 1990 viene nominato parroco a San Gaetano, a Brancaccio, quartiere comandato dalla Mafia dei fratelli Graviano, legati ai Bagarella. Don Pino Puglisi inizia la sua lotta alla mafia nel quartiere, cercando di liberare i bambini che vivono in strada con attività e giochi per far capire loro che si può essere rispettati anche senza essere mafiosi, ma credendo nei propri ideali. Nelle sue omelie si rivolgeva spesso ai mafiosi, i quali lo consideravano un ostacolo perchè cercava di togliere i giovani alla mafia, in particolare allontanandoli dal traffico di droga; allora deciserlo di ucciderlo, avvertendolo con una serie di minacce di cui Puglisi non parlò con nessuno. La sera del 15 settembre 1993, il suo 56° compleanno, scende dalla sua macchina e si avvicina alla porta di casa. In quel momento viene chiamato, si gira e viene ucciso da più colpi alla nuca. Prima di morire dice: «Me lo aspettavo» su web (cartone su don Pino Puglisi) https://www.youtube.com/watch?v=87k11PSOkzo&feature=youtu.be (film su don Puglisi «Alla luce del sole») https://www.youtube.com/watch?v=zP0g-nTbG8Y 2. Giovanni Falcone e Paolo Borsellino Il 23 maggio di ogni anno, in tutta Italia, si svolgono manifestazioni in memoria dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, uccisi nel 1992 dalla mafia in due terribili attentati dinamitardi. Giovanni Falcone è morto il 23 maggio del 1992 a Capaci, mentre in macchina insieme alla moglie e agli uomini di scorta percorreva l'autostrada dall'aeroporto di Punta Raisi a Palermo. Paolo Borsellino è morto il 19 luglio del 1992, mentre insieme alla sua scorta era all'ingresso della casa della madre, in via d'Amelio a Palermo. Paolo Borsellino e Giovanni Falcone erano due magistrati che negli anni Ottanta hanno scoperto molti segreti della mafia, grazie anche alle rivelazioni dei pentiti, uomini che hanno scelto di abbandonare la mafia per collaborare con la Giustizia. Falcone è nato nel 1939, Borsellino nel 1940 e si sono conosciuti da piccoli, durante una partita di calcio: giocavano insieme nel quartiere della Kalsa, a Palermo, un quartiere del centro storico di Palermo, tra la stazione centrale e il Foro Italico. Dopo il liceo si sono ritrovati insieme a studiare per diventare magistrati e poi ancora insieme a lavorare per sconfiggere la mafia. Sono stati sempre amici. A Palermo avevano l’ufficio uno accanto all’altro. Sono riusciti, insieme ad altri giudici, a fare processare e fare arrestare centinaia di mafiosi e per questo sono stati uccisi. Insieme a Giovanni Falcone sono morti la moglie Francesca Morvillo e 3 agenti di scorta: Antonio Montinaro, Vito Schifani, Rocco Dicillo. Insieme a Paolo Borsellino sono morti 5 agenti di scorta: Emanuela Loi, Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli, ClaudioTraina. Su web https://www.youtube.com/watch?v=fsWsnxSzrPQ 3. Peppino Impastato * La storia di Peppino è straordinaria non solo perché ai tempi è stato uno dei pochi a denunciare le realtà mafiose, ma anche perché lui stesso proveniva da una famiglia vicina alla mafia ed ha avuto il coraggio di fare una scelta differente. Peppino Impastato nasce nel 1948 a Cinisi, in provincia di Palermo, da Felicia Bartolotta e Luigi Impastato. La sua famiglia era inserita in ambienti mafiosi: la sorella di Luigi aveva sposato il boss Cesare Manzella, mentre il padre era amico di Tano Badalamenti, il capomafia della zona. Peppino però è diverso. Per lui legalità e giustizia sono valori fondamentali e cresce credendo in ideali mal visti nell'ambiente familiare. Ancora giovanissimo, Peppino rompe con il padre che lo caccia di casa ed inizia una grande attività di studio e di azione politica. Divenuto giornalista, si schiera dalla parte degli oppressi, organizza manifestazioni e proteste, fonda il circolo Musica e Cultura per dare voce ai giovani di Cinisi. Nel 1977 fonda un'emittente radiofonica, Radio Aut: lui stesso conduce una trasmissione in cui denuncia i traffici loschi di Cosa Nostra, la mafia siciliana, prendendo in giro politici e malavitosi. Le parole di Peppino fanno vedere a molti le infiltrazioni mafiose in ogni ambito della vita sociale (nell'amministrazione pubblica, nella sanità, nell'edilizia ecc...) e alcuni trovano il coraggio di unirsi alla sua battaglia. Ovviamente gli amici del padre, "gli amici degli amici", non possono sopportare che i loro sporchi traffici vengano conosciuti da tutti. Il 9 maggio 1978 dunque Peppino Impastato viene ritrovato nei pressi di un binario ferroviario. Il corpo, quasi irriconoscibile, era stato prima sfigurato dai sassi e poi dilaniato da una carica di esplosivo. Inizialmente le indagini parlano di un atto terroristico finito male e addirittura di suicidio, ma tutti sanno che si tratta di un omicidio ordinato da Cosa Nostra. Dopo la sua morte, la madre Felicia e il fratello Giovanni, insieme agli amici di Peppino fanno riaprire le indagini. Per loro la responsabilità del delitto è di Tano Badalamenti, l'amico del padre di Peppino. Badalamenti viene incriminato nel 1997 come mandante dell'assassinio, e condannato all'ergastolo nel 2002: muore in carcere nel 2004. (riduzione da Focus Junior / focusjunior.it) Su web - (scena dal film «I 100 passi» https://www.youtube.com/watch?v=uqw2Gr4ir2g&feature=emb_logo (intervista a Giovanni Impastato) http://www.raiscuola.rai.it/lezione/peppino-impastato/401/default.aspx# 4. Barbara Rizzo Asta e Salvatore e Giuseppe Asta (Strage di Pizzolungo) Barbara RIZZO ASTA era una donna di 30 anni che il 2 aprile 1985, accompagnava a scuola, come ogni mattina, i suoi piccoli gemelli, Salvatore e Giuseppe, di soli sei anni. Tutti e 3 sono morti insieme, sulla strada di Pizzoungo (Erice, Trapani), colpiti da un’autobomba destinata a colpire il magistrato Carlo Palermo. Solo per un caso, Margherita Asta, sorella dei bambini, scampa all’attentato perché accompagnata a scuola da una vicina di casa. Quella mattina del 2 aprile del 1985, sulla strada è pronta un’autobomba per attentare al giudice Carlo Palermo, che dalla casa dove alloggia si sta recando al palazzo di Giustizia di Trapani a bordo di una macchina blindata, seguita da una macchina di scorta non blindata. In prossimità dell’autobomba, ferma su un lato della strada, l’auto del magistrato supera la macchina guidata da Barbara Rizzo. La macchina di Barbara si viene a trovare tra l’autobomba e l'auto del magistrato. L’autobomba viene fatta esplodere comunque, nella convinzione che sarebbe saltata in aria anche l’auto del magistrato. La macchina di Barbara Rizzo invece fa da scudo all’auto del magistrato che rimane solo ferito. Nella macchina esplosa muoiono la donna e i due bambini. Il corpo della donna viene catapultato fuori dall’auto mentre i corpi dei bambini finiscono molto più lontano.
Recommended publications
  • Ndrangheta Come Lobby Roccuzzo/ Scida
    www.isiciliani.it ottobre 2012 A che serve essere vivi, Ise non c’èSiciliani il coraggio di lottare?giovani Sicilia: la gente non vota più. I poteri reali - spesso mafiosi - senza opposizione nel palazzo. Governo gattopardo eletto dal 15% Lontanissimi i tempi di Pio La Torre. Intanto in Calabria le donne fondano la loro prima tv. E’ il primo segnale vero del dopo-berlusconi. ROCCELLA JONICA/ Mentre la politica “FIMMINA TV” si recita, di Michela Mancini nel mondo reale accadono tante piccole cose L’altra politica NAPOLI/ LA GUERRA DEI CATTIVI RAGAZZI CIANCIO: ADDIO IMPERO MAZZEO/ IL CASO BOTTARI INTERVISTE: BASILIO RIZZO CASTANO/'NDRANGHETA CELESTE GIACALONE/ TRAP MIRONE/ ICASO MANCA RICORDO DI GIOVANNI SPAMPINATO PERIFERIE UN ALBERO PER LEA CAVALLI/ LA QUALUNQUE AL NORD SPARTA’/ NO MUOS MAZZEO/ GENERAZIONI DI PACE SATIRA/“MAMMA!” JACK DANIEL CASELLI/ IL DNA DI TANGENTOPOLI DALLA CHIESA/ ‘NDRANGHETA COME LOBBY ebook ROCCUZZO/ SCIDA’, SALVI: A CHI FANNO PAURA omaggio www.isiciliani.it facciamo rete http://www.marsala.it/ I Sicilianigiovani – pag. 2 www.isiciliani.it Immaginate una sala di un cinema con 161 poltrone dove siedono ragazzi, giovani, anziani, adulti, bambini e neonati. Chiudete gli occhi e nel momento in cui li riaprite davanti a voi “Noi su quelle 161 poltrone occupate da ragazzi, giovani, anziani, adulti, bambini e neonati ci sono solo corpi dilaniati, volti tumefatti, brandelli fumanti, addomi spappolati, crani sfondati, materia celebrare diventata un tutt'uno con il piombo sciolto dei siamo proiettili esplosi. E' una raffigurazione raccapricciante. E' vero. Dà una stretta allo stomaco e guasta i bei propositi che avevate prima di imbattervi in quest'articolo.
    [Show full text]
  • Procura Generale Della Repubblica Di Palermo
    Procura Generale della Repubblica di Palermo Relazione sull’amministrazione della Giustizia per l’anno giudiziario 2017 1 PREMESSA L’organico di questa Procura Generale prevede, oltre al Procuratore Generale ed all’Avvocato Generale, 15 Sostituti Procuratori. La tabella sotto riportata (tab.1) illustra la composizione del personale di magistratura della Procura Generale di Palermo al 30 giugno 2017 operando la distinzione tra magistrati in pianta organica e magistrati in effettivo servizio. Tab.1 Pianta organica numerica del Personale di magistratura Organico Vacanti Effettivi Uomini Donne % scopertura effettiva Procuratore Generale presso la Corte di 1 0 1 1 0 0% Appello Avvocato Generale di 1 0 1 0 1 0% Corte di Appello Sostituto Procuratore * Generale presso la 15 3 12 7 5 20% Corte di Appello Magistrato Distrettuale 2 1 1 1 0 50% Requirente TOTALE 19 4 15 9 6 21% L’organico attuale risulta appena sufficiente per far fronte alle molteplici esigenze dell’Ufficio che opera su un territorio molto vasto (2.120.339 abitanti), caratterizzato da una densità criminale tra le più elevate del paese, anche a causa della pervasiva e capillare presenza dell’associazione di stampo mafioso “Cosa nostra”. Al riguardo va considerato che le competenze della Procura Generale non si esauriscono nell‘espletamento delle molteplici ed impegnative attività processuali previste dal codice di rito, ma si articolano anche nella complessa gestione di una pluralità di compiti funzionali al * In data 18/10/2016 il Sost. Procuratore Generale Dr Luigi Patronaggio ha lasciato l’ufficio per ricoprire il posto di Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Agrigento.
    [Show full text]
  • Senato Della Repubblica - 225 - Camera Dei Deputati
    Senato della Repubblica - 225 - Camera dei deputati XIV LEGISLATURA - DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI - DOCUMENTI prende, dalla viva voce del Lo Giudice e di suoi sodali, essere stata frutto di una vasta operazione di corruttela, emerge con chiarezza il ruolo di «Cosa nostra», considerato il ruolo di garante svolto nella vicenda da Ca- logero Russello, già coinvolto con il figlio ed il nipote nell'operazione «Appalti liberi» sul condizionamento mafioso dei lavori pubblici, ora ar- restato e poi condannato in primo grado per associazione mafiosa, oltre che titolare di un noto albergo agrigentino. Cosa nostra agrigentina, come anticipato, riesce ad esprimere la sua forza anche nella determinazione di candidature ed appoggi politici: aspetto gravissimo, destabilizzante ed eversivo che emerge con chiarezza sempre dalle indagini denominate, con felice richiamo storico, «Alta Mafia». Ficarra Vincenzo, arrestato per associazione mafiosa nella medesima operazione, convoca nella sua abitazione il 7 aprile 2001, l'allora asses- sore regionale ai lavori pubblici Lo Giudice Vincenzo e Manganare Ca- taldo, candidato alle elezioni per il rinnovo della Camera dei deputati nelle liste di «Democrazia europea», ed ex sindaco di Canicattì. La prima conversazione, nella quale si menziona la necessità di inter- venire per risolvere quel contrasto, è quella tra Ficarra Vincenzo ed il fi- glio Diego (anche lui tratto in arresto il 29 marzo 2004 perché gravemente indiziato del delitto di cui all'articolo 416-bis del codice penale), intercet- tata il 29 novembre 2000 all'interno dell'autovettura Mercedes in uso al primo. Si apprende allora che, per organizzare l'incontro tra i due uomini politici, Ficarra Vincenzo si era rivolto a Parla Angelo (soggetto stretta- mente legato a Lo Giudice Vincenzo) e che il Lo Giudice aveva già ma- nifestato la propria disponibilità ad incontrare il «rivale».
    [Show full text]
  • Nomi E Storie Delle Vittime Innocenti Delle Mafie
    Nomi e storie delle vittime innocenti delle mafie a cura di Marcello Scaglione e dei ragazzi del Presidio “Francesca Morvillo” di Libera Genova Realizzato in occasione della mostra “900 Nomi vittime di mafia dal 1893 ad oggi” inaugurata ad Imperia il 21 Marzo 2016 in occasione della XXI Giornata della memoria e dell’impegno - ”Ponti di memoria, luoghi di impegno”. I nomi presenti nella mostra sono quelli accertati fino all'anno 2015, ed in particolare quelli letti a Bologna durante la XX Giornata della Memoria e dell'Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie (21 marzo 2015). Il lavoro di ricerca, inizialmente limitato a quell'elenco, è stato poi implementato e aggiornato, comprendendo quindi le storie delle vittime innocenti i cui nomi sono stati letti durante la XXI Giornata della Memoria e dell'Impegno (21 marzo 2016). Sarà nostro impegno e cura eseguire successivamente gli aggiornamenti necessari. Siamo inoltre disponibili a intervenire sulle singole storie, laddove dovessero essere ravvisati errori e/o imprecisioni. EMANUELE NOTABARTOLO, 01/02/1893 Nato in una famiglia aristocratica palermitana, presto rimane orfano di entrambi i genitori. Cresciuto in Sicilia, nel 1857 si trasferisce prima a Parigi, poi in Inghilterra, dove conosce Michele Amari e Mariano Stabile, due esuli siciliani che lo influenzeranno molto. Avvicinatosi all'economia e alla storia, diventa sostenitore del liberalismo conservatore (quindi vicino alla Destra storica). Dal 1862 Emanuele Notarbartolo diventa prima reggente, poi titolare, del Banco di Sicilia, al quale si dedica a tempo pieno a partire dal 1876, salvandolo dal fallimento in seguito all'Unità d'Italia. Il suo lavoro al Banco di Sicilia inizia a inimicargli molta gente.
    [Show full text]
  • Bomba All'addaura
    SVOLGIMENTO DEL PROCESSO Alle ore 07.30 del 21 giugno 1989 su una piattaforma in cemento sulla scogliera antistante la villa abitata dal giudice Giovanni Falcone in località Addaura, sul lungomare Cristoforo Colombo n.2731, gli agenti di polizia in servizio di vigilanza Lo Re, Di Maria, Lo Piccolo e Lindiri nel corso di una ricognizione rinvenivano una muta subacquea, un paio di pinne, una maschera tipo “Solana” ed una borsa sportiva contenente una cassetta metallica con numerosi candelotti di esplosivo innescato da due detonatori elettrici collegati ad un congegno elettro-meccanico comandato da una apparecchiatura radio-ricevente. Sul luogo del rinvenimento dell’esplosivo veniva chiamato ad intervenire l’artificiere dei carabinieri Francesco Tumino il quale, per impedire l’esplosione della carica radiocomandata, aveva provveduto a fare esplodere una microcarica per disarticolare il collegamento tra la sostanza esplosiva ed il meccanismo di innesco, i cui frammenti erano stati successivamente recuperati anche attraverso l’impiego di sommozzatori nello specchio di mare antistante, prima di aprire la cassetta metallica in cui era stato poi rinvenuto l’esplosivo. La particolare collocazione della carica esplosiva induceva gli inquirenti 1 immediatamente intervenuti sul luogo a ritenere che la stessa fosse diretta alla realizzazione di un attentato nei confronti del predetto magistrato, da tempo impegnato in prima linea in numerosi processi contro la criminalità organizzata e, in particolare, contro la pericolosa organizzazione mafiosa “cosa nostra”, quale esponente di punta del cd. “pool antimafia” costituito presso l’ufficio istruzione del Tribunale di Palermo dal consigliere Rocco Chinnici, ucciso pochi anni prima in un attentato realizzato con l’impiego di una auto-bomba collocata difronte all’ingresso della sua abitazione.
    [Show full text]
  • La Primula Rossa Delpautobomba
    SABATO 22 AGOST01992 IN ITALIA PAGINA 9 L'UNITÀ Martelli Indiziato numero uno per le stragi di Palermo Il boss di Castellammare del Golfo Mafiosi a Pianosa Mariano «Anthony» Asaro è il personaggio era sospettato di essere l'autore soltanto indicato dal pentito come l'uomo-chiave dell'attentato contro il giudice Carlo Palermo temporaneamente Ma durante il processo era stato assolto L'utilizzazione del carcere di Pianosa per detenuti per dell'uccisione di Falcone e di Borsellino reati di mafia è «limitata e transitoria»: lo assicura, secon­ do una nota della Regione Toscana, il ministro di Grazia e Giustizia, Claudio Martelli (nella foto) in risposta all'as­ sessore regionale alla Sicurezza Sociale Tito Barbini che aveva sollecitato un incontro sulla questione. Con una lettera Martelli chiede all'ente la «necessaria solidarietà di fronte ad un'emergenza di carattere nazionale e si di­ chiara disponibile all'incontro». Sul trasferimento nell' La primula rossa delPautobomba istituto di pena toscano dei boss mafiosi la Giunta regio­ nale, in una delle sedute procedenti Ferragosto, aveva approvato un documento in cui si chiedeva al ministero «di adottare gli opportuni provvedimenti atti ad evitare, per l'immediato futuro, la concentrazione solo a Pianosa Da cinque anni sfugge alle manette l'uomo accusato da Spatola delle presenze di detenuti per reati di mafia, provveden­ do ad una loro distribuzione nei vari istituti penitenziari dotati di sicurezza, onde evitare fenomeni di inquina­ Dopo le dichiarazioni de! pentito Rosario Spatola, I poliziotti la mattina del 23 lu­ lermo il 2 aprile 1985. prietario di un bar del paese mento criminale nel territorio toscano».
    [Show full text]
  • I Padrini Del Ponte. Affari Di Mafia Sullo Stretto Di Messina
    Tempi moderni I Padrini del Ponte Affari di mafia sullo stretto di Messina di Antonio Mazzeo Per favorire la libera circolazione della cultura, è consentita la riproduzione di questo volume, parziale o totale, a uso personale dei lettori purché non a scopo commerciale. © 2010 Edizioni Alegre - Soc. cooperativa giornalistica Circonvallazione Casilina, 72/74 - 00176 Roma e-mail: [email protected] Analisi, notizie e commenti sito: www.edizionialegre.it www.ilmegafonoquotidiano.it Indice Prefazione. Il Ponte e le mafie: uno spaccato di capitalismo reale 7 Solo pizzi e dintorni? 7 L’inchiesta Brooklyn e il contesto mondiale 8 Avvertenza e ringraziamenti 13 Capitolo uno. Brooklyn, la mafia del Ponte 17 Premiata ditta Zappia & soci... 17 «...Il Ponte lo faccio io...» 20 Il segreto d’onore 23 L’odore dei soldi 25 Il Principe Bin d’Arabia 28 Capitolo due. Il clan dei canadesi 31 A Scilla la ’ndrangheta, a Cariddi la mafia 32 Per riscuotere dall’emiro 34 Una holding made in Siculiana 36 Ci vediamo tutti al Reggio Bar 37 L’internazionale degli stupefacenti 40 L’ascesa di don Vito 42 I nuovi manager della coca 45 L’Uomo del Colosseo 48 Capitolo tre. I Signori delle Antille 53 Tra corsari e governatori 56 Le amicizie pericolose di Trinacrialand 58 Come invecchiare all’ombra del Ponte 62 Alla fine arrivò il Pippo d’America 65 Le Terrazze sullo Stretto 68 La guerra per gli appalti 69 Il ponte riemerso di Tourist e Caronte 74 Alla conquista dell’Est 77 Campione dell’undici settembre 81 Grandi mercanti sauditi 86 Kabul-Messina la rotta dei capi dei servizi segreti 89 Moschee, dissalatori, armi..
    [Show full text]
  • Handbuch (Pdf)
    TAT/ORT (UN)HEIMLICHE SPUREN DER MAFIA TOMMASO BONAVENTURA ALESSANDRO IMBRIACO FABIO SEVERO 27.04.–20.07.2014 INHALTSVERZEICHNIS Seite 04-05 Eine Geografie des Abseits. Fabio Severo Seite 06-28 Bildlegenden Seite 29-43 Ergänzende Informationen Seite 44-45 Über das Projekt und biografische Angaben Seite 46 Rahmenprogramm zur Ausstellung Seite 47 Filmprogramm zur Ausstellung Seite 48-49 Allgemeine Informationen Seite 50 Impressum Zu den orange markierten Namen von Personen und Mafia- organisationen finden Sie von Seite 29 bis 43 ergänzende Informationen. 3 EINE GEOGRAPHIE DES ABSEITS „So bestand die Schwierigkeit, der Landschaft gegenüber einen Standpunkt einzunehmen, als sei sie ein unbekannter Ort, ausgegrenzt und ausgeschlossen“ schrieb Carlo Arturo Quintavalle im Vorwort, „es geht um eine Suche nach dem Italien des Abseits, der Vieldeutigkeit, des Scheins, der Doppelbödigkeit, nach dem im Grunde ausgeschlossenen Italien, nach dem Italien, das aber auch das einzige ist, dass wir kennen, Die Darstellung der Mafia von heute bringt die Frage mit sich, welche verstehen, leben, weil es das einzige ist, das wir mit unserer gespaltenen Vorstellung man sich von einem Phänomen machen soll, das sich im Existenz in Beziehung setzen.“ Lauf der Zeit und nach Jahrzehnten der blutigen Auseinandersetzung mit dem Staat gewandelt hat. Das Szenario hat sich grundlegend TAT/ORT – Corpi di Reato erinnert zu Beginn an die Lektüre von geändert: Seit Jahren erforscht man die Veränderungen der Strategien „Viaggio in Italia“, wie es Quintavalle auf den Punkt bringt: Sich auf die in den kriminellen Organisationen und spricht heute von einer Mafia, die Spuren der Mafiaorganisationen in unserem Land zu begeben bedeutet, kaum noch tötet.
    [Show full text]
  • Dead Silent: Life Stories of Girls and Women Killed by the Italian Mafias, 1878-2018 Robin Pickering-Iazzi University of Wisconsin-Milwaukee, [email protected]
    University of Wisconsin Milwaukee UWM Digital Commons French, Italian and Comparative Literature Faculty French, Italian and Comparative Literature Books Department 2019 Dead Silent: Life Stories of Girls and Women Killed by the Italian Mafias, 1878-2018 Robin Pickering-Iazzi University of Wisconsin-Milwaukee, [email protected] Follow this and additional works at: https://dc.uwm.edu/freita_facbooks Part of the Criminology and Criminal Justice Commons, Italian Language and Literature Commons, and the Women's Studies Commons Recommended Citation Pickering-Iazzi, Robin, "Dead Silent: Life Stories of Girls and Women Killed by the Italian Mafias, 1878-2018" (2019). French, Italian and Comparative Literature Faculty Books. 2. https://dc.uwm.edu/freita_facbooks/2 This Book is brought to you for free and open access by UWM Digital Commons. It has been accepted for inclusion in French, Italian and Comparative Literature Faculty Books by an authorized administrator of UWM Digital Commons. For more information, please contact [email protected]. DEAD SILENT: Life Stories of Girls and Women Killed by the Italian Mafias, 1878-2018 Robin Pickering-Iazzi Robin Pickering-Iazzi is Professor of Italian and Comparative Literature in the Department of French, Italian, and Comparative Literature at the University of Wisconsin-Milwaukee. She is the author of The Mafia in Italian Lives and Literature: Life Sentences and Their Geographies, published in Italian as Le geografie della mafia nella vita e nella letteratura dell’Italia contemporanea, and editor of the acclaimed volumes The Italian Antimafia, New Media, and the Culture of Legality and Mafia and Outlaw Stories in Italian Life and Literature. She is currently working on a book that examines representations of feminicide in Italian literature, film, and media.
    [Show full text]
  • L'ultimo Golpe Di Massimiliano Paoli
    L'ultimo golpe di Massimiliano Paoli "L'esistenza di eventuali, quanto non improbabili mandanti occulti, che restano sullo sfondo di questa vicenda, costituisce il principale enigma a cui questo processo non ha dato una convincente ed esaustiva risposta. [...] Appare necessario indagare nelle opportune direzioni per individuare gli eventuali convergenti interessi di chi a quell'epoca era in rapporto reciproco di scambio con i vertici di Cosa nostra e approfondire, se e in che misura, sussista un collegamento tra le indagini di Tangentopoli e la campagna stragista, e, infine, per meglio sviscerare i collegamenti e le reciproche influenze con gli eventi politico-istituzionali che si verificarono in quegli anni". Estratto dalla motivazione dei giudici della Corte d'assise d'appello di Caltanissetta per il processo inerente alla strage di Capaci. "Mandanti occulti". Quante volte abbiamo letto o sentito queste due parole apparentemente vaghe, inafferrabili, quasi dietrologiche ? Molte, forse troppe volte. Troppe perché per lunghi anni, per molte stragi italiane, quelle due parole sono spesso andate a braccetto col termine impunità. Due parole che trasudano verità indicibili. Verità indicibili che si sanciscono sul grande scacchiere della politica internazionale: un'inevitabile partita a scacchi giocata tra stati e lobby sulla pelle di tanti, di troppi. Una partita che ha tolto al nostro paese eccellenze sul fronte morale e professionale, ma soprattutto ha privato esseri umani del calore dei propri cari e viceversa. La più tragica delle banalità. La nostra storia però di banale ha ben poco. La nostra storia comincia con le dichiarazioni del vecchio boss di Altofonte (da tempo collaboratore di giustizia) Francesco Di Carlo.
    [Show full text]
  • L'inchiesta INFINITA Il Fallito Attentato Dell'addaura
    La mafia Cosa nostra I misteri di Palermo Il fallito attentato dell’Addaura L’INCHIESTA INFINITA Il fallito attentato dell’Addaura Alba del 21 giugno 1989 una borsa sospetta viene trovata sulla scogliera dell’Addaura, a Palermo, ad alcune decine di metri dalla villa a mare che il giudice istruttore Giovanni Falcone ha preso in affitto per l’estate in viale Cristoforo Colombo, lungo il litorale cittadino. A notare la borsa, del tipo usato dai subacquei, sono gli agenti di polizia in servizio di sorveglianza davanti alla villa del magistrato. Accanto alla borsa viene trovata anche una muta da subacqueo. L’artificiere dei carabinieri, il brigadiere Francesco Tutino, con una microcarica fa saltare l’apertura della borsa che contiene 58 candelotti di gelatina. Incredibilmente il questore di Palermo Ferdinando Masone, sulle prime, avvalora una tesi che reggerà nel tempo, quella che la bomba sia arrivata dal mare. “Certamente - dice all’Ansa - l’azione è stata compiuta da un’organizzazione ben strutturata. E’ probabile che gli attentatori abbiano posato sugli scogli la borsa con l’esplosivo tentando di avvicinarsi ancora di più alla villa, ma che poi siano stati costretti ad abbandonare la zona strettamente sorvegliata”. Secondo gli esperti della scientifica l’esplosivo (del tipo gelatinoso) era dotato di un congegno radio-comandato che avrebbe dovuto innescare l’ordigno e anche di un meccanismo che avrebbe potuto fare esplodere la carica, aprendo o sollevando la borsa. Di questi due tipi di innesco, però, non si troverà mai traccia. Secondo gli esperti, se la bomba fosse esplosa “gli effetti devastanti si sarebbero avuti almeno nel raggio di una cinquantina di metri”.
    [Show full text]
  • Sdisonorate Le Mafie Uccidono Le Donne Associazione Dasud Sdisonorate Le Mafie Uccidono Le Donne
    Associazione daSud Sdisonorate Le mafie uccidono le donne Associazione daSud Sdisonorate Le mafie uccidono le donne SOMMARIO Guida alla lettura p. 2 Prefazione p. 3 Le vittime p. 7 Interviste e racconti p. 53 Postfazione p. 86 Bibliografia p. 88 Appendice I centri antiviolenza in Italia p. 90 Sdisonorate / Le mafie uccidono le donne Guida alla lettura timediali e gli archivi web dei giornali. L’appro- fondimento è stato realizzato consultando siti La prima assassinata è del 1896, le ulti- e libri, elencati nella bibliografia. Molte storie me di pochi mesi fa. Sono le donne ammazzate certamente ci saranno sfuggite: per tutti quindi dalle mafie. Le abbiamo volute raccogliere tutte l’invito a completare il lavoro iniziato, che non dentro questa pubblicazione “Sdisonorate”. È la ha certo la pretesa di essere esaustivo. prima volta che accade. Una ricerca, certamente “Sdisonorate” ha anche una seconda parte parziale, che tuttavia vuole essere uno stimolo e un’appendice. Sono state fatte delle interviste per una discussione pubblica e una mappa co- a Rita Borsellino e Angela Napoli, politiche im- noscitiva su un tema difficile e contraddittorio pegnate sul fronte antimafia, e alla giornalista come quello del rapporto tra donne e mafia. Che Amalia De Simone. A Viviana Matrangola, gio- diventa sempre più centrale, che troppo poco fi- vane donna impegnata nell’associazionismo an- nora è stato indagato. Che in questi mesi comin- timafia, è stato chiesto un ricordo di sua madre: cia a trovare spazi. Finalmente. Un dossier che Renata Fonte, uccisa nel 1984. serve innanzitutto a sfatare un’assurda creden- Ci sono inoltre nel dossier alcuni contribu- za: che i clan in virtù di un presunto codice d’o- ti, tratti da articoli di giornali: storie di donne nore non uccidono le donne.
    [Show full text]