UDA 3 GEOSTORIA – L'uomo E Il Cittadino Primo Periodo
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UDA 3 GEOSTORIA – L'uomo e il cittadino primo periodo - durata 8 ore 21 marzo - Giornata della Memoria e dell'Impegno 1. Cosa è la giornata della memoria e dell'impegno 2. Padre Pino Puglisi 3. Giovanni Falcone e Paolo Borsellino 4. Peppino Impastato 5. Barbara Rizzo Asta * In Sicilia e in tutta Italia ci sono state tante persone che hanno combattutto per difendere i nostri diritti e le libertà di tutti noi. Molte di queste persone sono considerate morti innocenti di mafia, cioè persone uccise dalla mafia proprio per il fatto che la combattevano. Purtroppo non parliamo di centinaia di persone ma di migliaia .... tante migliaia di persone morte per difendere le idee in cui credevano. Non si tratta solo di giudici, o di agenti di polizia, o in generale di persone cadute perchè con il loro lavoro combattevano ogni giorno la criminalità, ma anche di persone che nella quotidianità della loro vita si sono trovate nel mezzo di azioni criminali, o hanno visto cose che non avrebbero dovuto vedere. Per ricordare queste persone, il loro impegno e il loro sacrificio, più di 20 anni fa, nel 1996, tante associazioni italiane riunite nell'associazione «Libera contro tutte le mafie», hanno pensato che sarebbe stato importante avere un giorno comune per ricordare tutte le vittime innocenti di mafia. E' stata proposta e scelta come data della «Giornata della memoria e dell'impegno» il 21 marzo, primo giorno di primavera. E' stato scelto il primo giorno di primavera perché è il giorno del risveglio della natura, e dunque rappresenta la speranza di un risveglio della giustizia sociale. Ogni anno, ogni 21 marzo, viene organizzato in una città italiana una grande iniziativa, e durante questa giornata vengono letti i nomi delle vittime innocenti. Ogni anno la manifestazione cambia città: il primo anno , nel 1996, la manifestazione è stata organizzata a Roma. Il 21 marzo 2020, Palermo avrebbe dovuto ospitare la manifestazione nazionale ma. per la situazione legata all'emergenza Corona Virus, è stata spostata a ottobre. Questa giornata della memoria e dell'impegno ci dà comunque l'occasione di scoprire alcune storie, sia di persone conosciute che di persone meno conosciute, di cui è giusto ed è importante ricordare la vita e l'impegno. E' importante conoscere l'esistenza di questa giornata e pensare alle tante persone coraggiose che fanno e hanno fatto il loro dovere, tutelando così i diritti e le libertà di tutte le persone. Vediamo alcune di queste storie: don Pino Puglisi, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, Peppino Impastato, Barbara Asta. Su web: https://www.youtube.com/watch?v=yC8sVuhAPAs https://www.libera.it/schede-190- giornata_della_memoria_e_dell_impegno_in_ricordo_delle_vittime_innocenti_delle_mafie 1.don Pino Puglisi Don Pino Puglisi nasce il 15 Settembre 1937 a Brancaccio, alla periferia di Palermo, da una famiglia modesta (padre calzolaio, madre sarta). Nel 1953 entra nel seminario e nel 1960 è ordinato prete; opera in diverse parrochie della Sicilia e comincia la sua attività educativa per i giovani. Continua anche la sua attività di docente di matematica e di religione presso varie scuole e di animatore presso diverse realtà e movimenti. Nel 1990 viene nominato parroco a San Gaetano, a Brancaccio, quartiere comandato dalla Mafia dei fratelli Graviano, legati ai Bagarella. Don Pino Puglisi inizia la sua lotta alla mafia nel quartiere, cercando di liberare i bambini che vivono in strada con attività e giochi per far capire loro che si può essere rispettati anche senza essere mafiosi, ma credendo nei propri ideali. Nelle sue omelie si rivolgeva spesso ai mafiosi, i quali lo consideravano un ostacolo perchè cercava di togliere i giovani alla mafia, in particolare allontanandoli dal traffico di droga; allora deciserlo di ucciderlo, avvertendolo con una serie di minacce di cui Puglisi non parlò con nessuno. La sera del 15 settembre 1993, il suo 56° compleanno, scende dalla sua macchina e si avvicina alla porta di casa. In quel momento viene chiamato, si gira e viene ucciso da più colpi alla nuca. Prima di morire dice: «Me lo aspettavo» su web (cartone su don Pino Puglisi) https://www.youtube.com/watch?v=87k11PSOkzo&feature=youtu.be (film su don Puglisi «Alla luce del sole») https://www.youtube.com/watch?v=zP0g-nTbG8Y 2. Giovanni Falcone e Paolo Borsellino Il 23 maggio di ogni anno, in tutta Italia, si svolgono manifestazioni in memoria dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, uccisi nel 1992 dalla mafia in due terribili attentati dinamitardi. Giovanni Falcone è morto il 23 maggio del 1992 a Capaci, mentre in macchina insieme alla moglie e agli uomini di scorta percorreva l'autostrada dall'aeroporto di Punta Raisi a Palermo. Paolo Borsellino è morto il 19 luglio del 1992, mentre insieme alla sua scorta era all'ingresso della casa della madre, in via d'Amelio a Palermo. Paolo Borsellino e Giovanni Falcone erano due magistrati che negli anni Ottanta hanno scoperto molti segreti della mafia, grazie anche alle rivelazioni dei pentiti, uomini che hanno scelto di abbandonare la mafia per collaborare con la Giustizia. Falcone è nato nel 1939, Borsellino nel 1940 e si sono conosciuti da piccoli, durante una partita di calcio: giocavano insieme nel quartiere della Kalsa, a Palermo, un quartiere del centro storico di Palermo, tra la stazione centrale e il Foro Italico. Dopo il liceo si sono ritrovati insieme a studiare per diventare magistrati e poi ancora insieme a lavorare per sconfiggere la mafia. Sono stati sempre amici. A Palermo avevano l’ufficio uno accanto all’altro. Sono riusciti, insieme ad altri giudici, a fare processare e fare arrestare centinaia di mafiosi e per questo sono stati uccisi. Insieme a Giovanni Falcone sono morti la moglie Francesca Morvillo e 3 agenti di scorta: Antonio Montinaro, Vito Schifani, Rocco Dicillo. Insieme a Paolo Borsellino sono morti 5 agenti di scorta: Emanuela Loi, Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli, ClaudioTraina. Su web https://www.youtube.com/watch?v=fsWsnxSzrPQ 3. Peppino Impastato * La storia di Peppino è straordinaria non solo perché ai tempi è stato uno dei pochi a denunciare le realtà mafiose, ma anche perché lui stesso proveniva da una famiglia vicina alla mafia ed ha avuto il coraggio di fare una scelta differente. Peppino Impastato nasce nel 1948 a Cinisi, in provincia di Palermo, da Felicia Bartolotta e Luigi Impastato. La sua famiglia era inserita in ambienti mafiosi: la sorella di Luigi aveva sposato il boss Cesare Manzella, mentre il padre era amico di Tano Badalamenti, il capomafia della zona. Peppino però è diverso. Per lui legalità e giustizia sono valori fondamentali e cresce credendo in ideali mal visti nell'ambiente familiare. Ancora giovanissimo, Peppino rompe con il padre che lo caccia di casa ed inizia una grande attività di studio e di azione politica. Divenuto giornalista, si schiera dalla parte degli oppressi, organizza manifestazioni e proteste, fonda il circolo Musica e Cultura per dare voce ai giovani di Cinisi. Nel 1977 fonda un'emittente radiofonica, Radio Aut: lui stesso conduce una trasmissione in cui denuncia i traffici loschi di Cosa Nostra, la mafia siciliana, prendendo in giro politici e malavitosi. Le parole di Peppino fanno vedere a molti le infiltrazioni mafiose in ogni ambito della vita sociale (nell'amministrazione pubblica, nella sanità, nell'edilizia ecc...) e alcuni trovano il coraggio di unirsi alla sua battaglia. Ovviamente gli amici del padre, "gli amici degli amici", non possono sopportare che i loro sporchi traffici vengano conosciuti da tutti. Il 9 maggio 1978 dunque Peppino Impastato viene ritrovato nei pressi di un binario ferroviario. Il corpo, quasi irriconoscibile, era stato prima sfigurato dai sassi e poi dilaniato da una carica di esplosivo. Inizialmente le indagini parlano di un atto terroristico finito male e addirittura di suicidio, ma tutti sanno che si tratta di un omicidio ordinato da Cosa Nostra. Dopo la sua morte, la madre Felicia e il fratello Giovanni, insieme agli amici di Peppino fanno riaprire le indagini. Per loro la responsabilità del delitto è di Tano Badalamenti, l'amico del padre di Peppino. Badalamenti viene incriminato nel 1997 come mandante dell'assassinio, e condannato all'ergastolo nel 2002: muore in carcere nel 2004. (riduzione da Focus Junior / focusjunior.it) Su web - (scena dal film «I 100 passi» https://www.youtube.com/watch?v=uqw2Gr4ir2g&feature=emb_logo (intervista a Giovanni Impastato) http://www.raiscuola.rai.it/lezione/peppino-impastato/401/default.aspx# 4. Barbara Rizzo Asta e Salvatore e Giuseppe Asta (Strage di Pizzolungo) Barbara RIZZO ASTA era una donna di 30 anni che il 2 aprile 1985, accompagnava a scuola, come ogni mattina, i suoi piccoli gemelli, Salvatore e Giuseppe, di soli sei anni. Tutti e 3 sono morti insieme, sulla strada di Pizzoungo (Erice, Trapani), colpiti da un’autobomba destinata a colpire il magistrato Carlo Palermo. Solo per un caso, Margherita Asta, sorella dei bambini, scampa all’attentato perché accompagnata a scuola da una vicina di casa. Quella mattina del 2 aprile del 1985, sulla strada è pronta un’autobomba per attentare al giudice Carlo Palermo, che dalla casa dove alloggia si sta recando al palazzo di Giustizia di Trapani a bordo di una macchina blindata, seguita da una macchina di scorta non blindata. In prossimità dell’autobomba, ferma su un lato della strada, l’auto del magistrato supera la macchina guidata da Barbara Rizzo. La macchina di Barbara si viene a trovare tra l’autobomba e l'auto del magistrato. L’autobomba viene fatta esplodere comunque, nella convinzione che sarebbe saltata in aria anche l’auto del magistrato. La macchina di Barbara Rizzo invece fa da scudo all’auto del magistrato che rimane solo ferito. Nella macchina esplosa muoiono la donna e i due bambini. Il corpo della donna viene catapultato fuori dall’auto mentre i corpi dei bambini finiscono molto più lontano.