Il ‘marchese di Caporetto’ Claudio Treves e l'interventismo di sinistra di Antonio Casali

Figura centrale del movimento socialista e tra i A prominent leader of the socialist movement protagonisti, per oltre trent’anni, della vita po­ and outstanding figure of the Italian political litica italiana, Claudio Treves ha conosciuto un scenery for over thirty years, Claudio Treves singolare destino. L’ostracismo decretatogli du­ has experienced a remarkable destiny. The rante il ventennio fascista è sembrato infatti ostracism he suffered during the fascist era has trasmettersi, quasi senza soluzione di continui­ seemed to continue, almost unchanged, tà, all’Italia repubblicana e postresistenziale. through the post-resistance and republican Ignorato dalla cultura liberalsocialista; oggetto years. Disdained by the liberal-socialist culture, di una imbarazzata oleografia d’occasione da awkwardly commemorated every now and then parte della socialdemocrazia saragattiana; tenu­ by the right-wing socialdemocrats, kept aside to ai margini financo dal recente riaccendersi di even in the recent revival of the social-reformist interesse sull’esperienza del socialismo riformi­ tradition, Treves has so far met with a curious sta: Treves ha attirato su di sé, fino ai nostri political and historical ‘misfortune’. giorni, una insistita ‘sfortuna’ politica e storio­ This essay unearths the roots of that ‘misfor­ grafica. tune’, scrupulously revisiting the origins and Il presente articolo va alle radici di questa motives of the myth of the ‘marchese di Capo- ‘sfortuna’, ricostruendo analiticamente motiva­ retto’. Taking into account the years 1915- zioni ed origini del mito del ‘Marchese di Capo- 1917, it shows how Treves’ neutralism and paci­ retto’. Prendendo in esame gli anni 1915-1917 fism were harshly and unanimously opposed by dimostra come le posizioni neutraliste e pacifiste the so-called left-wing interventists, who are to di Treves abbiano incontrato l’insistita, virulen­ be regarded as the true inventors of the sarca­ ta ed unanime opposizione delle forze del cosid­ stic nickname imposed to Treves immediately detto interventismo di sinistra, il quale deve esse­ after the events of October-November 1917. As re considerato il vero e proprio responsabile del­ a matter of fact, both revolutionary and demo­ la definizione ‘marchese di Caporetto’ attribuita cratic interventists did not only fall in with al socialista torinese all’indomani dell’ottobre- Mussolini and the nationalists in their cam­ novembre 1917. Interventisti rivoluzionari e in­ paign against the “inner enemy” and the “de­ terventisti democratici infatti non solo si allinea­ featist”, but adopted a perfectly identical style rono a e ai nazionalisti nella of ideological intolerance and verbal violence. campagna contro il “nemico interno” e il “di­ Based on a large and careful examination of sfattista”, ma di Mussolini e dei nazionalisti press sources, the essay throws a clear light on giunsero a precorrere intolleranza ideologica e both the vicious character and the unsuspected parossismo verbale. Attraverso un vasto spoglio capillarity of the campaign waged against Clau­ di fonti a stampa il presente saggio evidenzia allo dio Treves in those crucial years. stesso tempo la pretestuosità e l’insospettabile capillarità della campagna intentata contro Claudio Treves fra il 1915 e il 1917.

Italia contemporanea”, settembre 1990, n. 180 482 Antonio Casali

Dalla neutralità all’intervento ziativa”, “L’Internazionale”, “Il Fronte in­ terno”, “Il Secolo”, “Lacerba”, “L’Unità”, Quando, nel dicembre 1917, Benito Musso­ “La Voce”: insomma tutta l’ampia costella­ lini coniava per Claudio Treves l’appellativo zione politica ed intellettuale che si è soliti “marchese di Caporetto”1 — il riferimento comprendere nelle espressioni interventismo polemico era al discorso parlamentare del 12 rivoluzionario e interventismo democratico2. luglio precedente con la celebre invocazione Divisi su alcune importanti questioni di poli­ finale: “il prossimo inverno non più in trin­ tica estera, ‘mussoliniani’ e ‘democratici’ cea” — esprimeva un giudizio che sarebbe erano stati infatti convergenti (allineandosi limitativo ricondurre e circoscrivere a mere spesso e volentieri alle tesi del più vieto na­ ragioni di avversione personale. Il durissimo zionalismo) su quelle di politica interna: in attacco del direttore del “Popolo d’Italia” primis nell’insistita campagna contro i neu­ s’inseriva infatti perfettamente (costituendo­ tralisti, visti alla stregua di “austriacanti”, ne una sorta di suggello finale) in quell’in- di “nemici interni” e di “disfattisti”. Sebbe­ tensa campagna di diffamazione lanciata da ne in sede storiografica si sia tentato a vario più parti, circa tre anni prima, all’indirizzo titolo — anche in questo secondo dopoguer­ del socialista torinese. Ad essa, oltre allo ra — di operare una netta distinzione fra de­ stesso Mussolini, avevano preso parte uomi­ mocratici e rivoluzionari3, cercando di giu­ ni come Leonida Bissolati, Ivanoe Bonomi, stificare le posizioni dei primi e di sottrarli Napoleone Colajanni, Roberto Farinacci, al giudizio di riprovazione che ha coinvolto i Pietro Nenni, Sergio Panunzio, Gaetano secondi4, l’operazione appare francamente Salvemini, Oliviero Zuccarini; giornali e ri­ poco plausibile. Chi operi un attento esame viste come “Azione socialista”, “L’Avan­ dell’operato e del linguaggio degli interven­ guardia”, il “Giornale del Mattino”, “L’Ini­ tisti (soffermandosi in particolar modo sui

1 Cfr. Ed ora ai fatti, “Il Popolo d’Italia”, 24 dicembre 1917, p. 1; poi in Benito Mussolini, Opera Omnia, Firenze, La Fenice, 1951, vol. X, p. 342. Ma già due mesi e mezzo prima l’invito di Treves era apparso a Mussolini un “vero e proprio appello alla diserzione” (Governo e nazione, “Il Popolo d’Italia”, 7 settembre 1917, p. 1; poi in Opera Omnia, cit., vol. IX, p. 166). 2 In assenza di studi complessivi sull’interventismo si vedano intanto le importanti rassegne di Paolo Alatri, La pri­ ma guerra mondiale nella storiografia italiana dell’ultimo ventennio, “Belfagor”, 1972, n. 5, pp. 559-95 e 1973, n. 1, pp. 53-96; Nicola Tranfaglia, Dalla neutralità italiana alle origini del fascismo: tendenze attuali della storiogra­ fia, in Dallo Stato liberale al regime fascista. Problemi e ricerche, Milano, Feltrinelli, 19763, pp. 53-98; Giorgio Ro- chat, L ’Italia nella prima guerra mondiale. Problemi di interpretazione e prospettive di ricerca, Milano, Feltrinelli, 1976; Mario Isnenghi, Interventismo, in II mondo contemporaneo. Storia d ’Italia, vol. II, Firenze, La Nuova Ita­ lia, 1978, pp. 563-571. Sull’interventismo democratico cfr. i riferimenti contenuti nei lavori di Raffaele Colapietra, Leonida Bissolati, Milano, Feltrinelli, 1959, pp. 250-252; Gaspare De Caro, Salvemini, Torino, Utet, 1970, pp. 262-267 e 288-292; Fernando Manzotti, Il socialismo riformista in Italia, Firenze, Le Monnier, 1965, pp. 112-115 e 122-132. Fonda- mentale lo studio di M. Isnenghi, Il mito della grande guerra, Bologna, Il Mulino, 19892. Sull’interventismo di sini­ stra cfr. il discutibile saggio di Renzo De Felice, L ’interventismo rivoluzionario, in Aa.Vv., Il trauma dell’interven­ to 1914-1919, Firenze, Vallecchi, 1968, pp. 273-291; e più recentemente l’informato contributo di Giovanna Pro­ cacci, Gli interventisti di sinistra, la rivoluzione di febbraio e la politica interna italiana nel 1917, “Italia contempo­ ranea”, 1980, n. 138, pp. 49-83. 3 Cfr. soprattutto R. De Felice, Mussolini il rivoluzionario, Torino, Einaudi, 1965, pp. 334-400. 4 Cfr. Roberto Vivarelli, Il dopoguerra in Italia e l’avvento del fascismo, I, (1918-1922), Napoli, Istituto italiano per gli studi storici, 1967, pp. 84-114, che pur riconoscendo la carica antiparlamentare presente nell’interventismo democratico ne avalla la bontà dell’ispirazione originaria: “nei democratici il richiamo alla piazza contro un Parla­ mento che si riteneva corrotto era ispirato dall’istanza di attribuire più largo potere al popolo” (p. 92) e tende a li­ mitarne la corresponsabilità nelle scelte reazionarie compiute durante la guerra (pp. 104-105). Il ‘marchese di Caporetto’ 483 loro organi di stampa) difficilmente sfuggirà cratico’, arrecò un contributo difficilmente all’impressione che nel clima di union sacrée e sopravvalutabile, operando da vero e proprio di esaltazione patriottica aleggiante in Italia battistrada della provocazione antisocialista e frail 1915 e il 1918 i ‘democratici’ abbiano as­ antipopolare. sunto una collocazione sostanzialmente con­ servatrice, se non reazionaria, subordinata di Al momento in cui, il 28 luglio 1914, l’Au- fatto alle forze nazional-liberali. Spinti da un stria-Ungheria dichiarava guerra alla Serbia vero e proprio furore persecutorio ed ossessi­ innescando la miccia della prima guerra mon­ vo i fogli interventisti di sinistra (da quelli ra­ diale, Claudio Treves aveva quarantacinque dicali a quelli repubblicani, da quelli bissola- anni ed era unanimemente considerato in Ita­ tiani a quelli mussoliniani, da quelli salvemi- lia e all’estero quale uno degli esponenti più niani a quelli sindacalisti ed anarchici) si mos­ rappresentativi del Psi. Appena qualche setti­ sero fin dai primi mesi di guerra all’insegna di mana prima il rivoluzionario russo Ananin, al una serie ben precisa di coordinate comuni. suo primo viaggio in Europa occidentale, ave­ Esse comprendevano: una evidente rescissio­ va non a caso riconosciuto in lui “l’uomo più ne dei vecchi legami con le classi lavoratrici; erudito e di più vasta cultura tra tutti i sociali­ un diffuso antiparlamentarismo; l’intolleran­ sti italiani [...] nel suo carattere non si trovava za verso l’avversario politico; lo stravolgi­ la minima traccia di demagogia, né di quella mento delle sue posizioni; la ricerca costante propensione alle frasi ampollose così tipica di alcuni capri espiatori, sui quali riversare, in degli italiani”6. un crescendo di suggestione e psicosi colletti­ All’interno della frazione riformista di sini­ va, la colpa degli eventuali rovesci e difficoltà stra, poi, Treves esercitava da almeno due an­ contingenti. Claudio Treves fu, insieme a ni una vera e propria leadership. Dopo aver Giacinto Menotti Serrati e a Guido Miglioli, condotto una fiera battaglia antitripolina alla uno fra i più illustri di codesti capri espiatori. testa dell’ “Avanti!”7 aveva rilevato di fatto Obiettivo precipuo del presente articolo sarà la direzione di “”, sostituendo pertanto di ricostruire attraverso la genesi del un Turati obbligato ad una forzata inattività mito del ‘marchese di Caporetto’ uno spacca­ da una improvvisa malattia alla vista. Sorret­ to di quel clima di distruzione della ragione e to da un’inquieta curiosità intellettuale e da di “manipolazione sistematica dei fatti”5 che alcune notevoli, se pur non sempre lineari, in­ fu proprio dell’Italia “ufficiale” negli anni tuizioni sui processi storici in atto, Treves era della grande guerra. stato fra i pochi a prestare attenzione ai pro­ Alla promozione di quel clima (veicolo di blemi finanziari suscitati dalla guerra libica e tossine antidemocratiche e protofasciste nel a denunciare l’involuzione a destra apportata tessuto della società civile) l’interventismo di dal nuovo blocco clerico-liberal-conservatore sinistra, compreso quello cosiddetto ‘demo­ facente capo a Salandra8.

5 G. Rochat, L ’Italia nella prima guerra mondiale, cit., p. 104. 6 Cfr. Eugenio A. Anan’in, Iz vospominaij revolutsionera 1905-1923, New York, 1961; citato in Angelo Tambor- ra, Esuli russi in Italia dal 1905 al 1917, Roma-Bari, Laterza, 1977, p. 162. 7 Sui caratteri dell’opposizione di Treves alla guerra di Libia mi permetto di rinviare al mio Claudio Treves. Dalla giovinezza torinese alla guerra di Libia, Milano, Angeli, 1989, pp. 309-329. 8 Cfr. soprattutto C. Treves, Nazionalismo e socialismo, “Critica sociale”, a. XXIV, 16-31 gennaio 1914, pp. 17- 21; Il Vice (C. Treves), Aspettando un annunzio mortuario, ivi, 16-28 febbraio 1914, pp. 49-50; Id., Menzogne, ivi, 1-15 marzo 1914, pp. 65-66; Id., Dopo l’annunzio mortuario, ivi, 16-31 marzo 1914, pp. 81-83; Id., Ministero nuo­ vo, giolittismo vecchio!, ivi, 1-15 aprile 1914, pp. 97-99; Id., Un “Partito” ed una “Economia nazionale”, ivi, 1-15 giugno 1914, pp. 161-163. 484 Antonio Casali

Ma il tema al centro dei suoi interessi si pitale mobiliare, specialmente finanziario, era rivelato subito quello della lotta per la ed all’egemonia che in tutti gli Stati va ac­ pace e del richiamo ai doveri internazionali­ quistando l’alta Banca come depositaria dei stici del proletariato. Presente nel dicembre capitali, i quali, o cercano cupidamente in­ 1912 al congresso di Basilea dell’Internazio­ vestimenti rischiosi ma cospicui nei paesi nale, Treves era stato forse il solo tra i ri­ coloniali, per cui si alimenta la gelosia in­ formisti di sinistra a tentare di aggiornare ternazionale di conquista fra gli Stati, op­ l’analisi dell’imperialismo e a porsi il pro­ pure cercano, più parafrasariamente anco­ blema di una più efficace azione antimilita­ ra, investimenti tranquilli e appena un po’ rista. Fra il 1913 e il 1914 la sua azione po­ meno lucrosi nei prestiti di Stato”10. litica si era andata perciò progressivamente Dopo aver ricordato che anche in Italia le radicalizzando, registrando toni per lui inu­ spese per l’esercito e la marina risultavano sitati. Nel gennaio del 1914, ad esempio, nel quasi raddoppiate negli ultimi dieci anni, la corso della campagna elettorale in favore di relazione, oltre al controllo democratico Amilcare Cipriani era giunto a dichiarare sulle industrie belliche attraverso la loro na­ che le sole guerre le quali avessero una giu­ zionalizzazione, proponeva l’intensificazio­ stificazione morale erano quelle civili, mi­ ne della lotta al militarismo tramite una ri­ ranti ad abbattere le ingiustizie sociali e a forma del Bureau socialiste international, demolire il diritto delle classi privilegiate su che permettesse la simultaneità dell’azione quelle sfruttate9. Qualche mese più tardi lo internazionale antimilitarista nei diversi stesso Treves era stato, unitamente a Silva­ paesi in modo da eliminare ogni apprensio­ no Fasulo, l’estensore di quella relazione su ne che il movimento potesse indebolire uno Il problema degli armamenti e l’azione del stato a favore di un altro, e da dare a tutti movimento operaio internazionale (da pre­ la sensazione tangibile della cospirazione at­ sentarsi al congresso di Ancona) che può tiva, imponente, del proletariato organizza­ ben essere considerata una delle rare rifles­ to contro la guerra e contro il militarismo11. sioni promosse dal socialismo italiano sulle Chi tenga nel debito conto questi prece­ dinamiche storiche destinate a sfociare nel denti della biografia politica di Treves non conflitto mondiale. Richiamandosi al Capi­ si stupirà più di tanto che nelle settimane tale finanziario di Rudolf Flilferding, la re­ successive allo scoppio del conflitto egli si lazione individuava nel progressivo dilatarsi attestasse su di una posizione di rigorosa di­ del militarismo e nell’incessante corsa agli fesa della neutralità. Superati alcuni sban­ armamenti il trionfo, in tutti i grandi stati damenti ed incertezze iniziali12 collegati al delle correnti imperialiste. Queste a loro fallimento dell’Internazionale e all’invasio­ volta rispondevano “all’accumularsi del ca­ ne tedesca del Belgio, già a metà settembre

9 Cfr. Cronaca di Milano. Entusiastico inizio di battaglia per reiezione politica di Amilcare Cipriani. Un vigoroso discorso dell’onorevole Treves, “Avanti!” 13 gennaio 1914, p. 4. Ma si veda anche il pezzo inviato a Giacinto Me­ notti Serrati per il Primo maggio con la dura requisitoria nei confronti delle velleità imperialiste della borghesia ita­ liana: “C’è chi dice: la guerra si scusa per la causa; e che ogni causa è buona per la guerra. Teoria di banditi, teoria di nazionalisti, che l’hanno messa in voga” (C. Treves, Contro la guerra, “Primo maggio del secolo nuovo”, Vene­ zia, 1° maggio 1914, p. 3). Eletto deputato nelle elezioni politiche del 1913 sia a Milano che a Bologna, Treves ave­ va optato per la città emiliana onde permettere l’elezione di Amilcare Cipriani nel sesto collegio. 10 Cfr. Il problema degli armamenti e il Congresso di , “Avanti!”, 1° aprile 1914, p. 3. 11 Cfr. / / problema degli armamenti, cit. 12 Cfr. Il Vice (C. Treves), La nostra neutralità, “Critica sociale”, a. XXIV, 16-30 agosto 1914, pp. 242-244; Id., La filosofia dell’irresponsabilità, ivi, 1-15 settembre 1914, pp. 257-259. Come testimonierà il 27 ottobre in una let- Il ‘marchese di Caporetto’ 485 pubblicava su “Critica sociale” un articolo sto, accusandolo d’incoerenza con il prece­ dove denunciava il clima “tripolino” di re­ dente transigentismo15 — l’ex direttore torica patriottarda che coinvolgeva ormai dell’ “Avanti!” ribadiva la propria contra­ nazionalisti, liberali, riformisti di destra e rietà all’intervento e l’inconciliabilità più as­ anarcosindacalisti. Il proletariato — ammo­ soluta tra guerra e socialismo, eccezion fatta niva — non può sospendere la propria lotta per la legittima difesa. Rigettate le lusinghe di classe e legarsi mani e piedi alla borghe­ dell’irredentismo — “avendo ripudiato più sia per una guerra che non ha assolutamen­ di vent’anni fa la soluzione belligera della te i caratteri della difesa. Se i socialisti ita­ questione, non so perché dovrei convertir- liani addivenissero a compromessi perdereb­ mici ora”16 — Treves si diceva convinto che bero non solo il diritto di rimproverare ad il proletariato doveva mantenere la propria altri la poca fedeltà verso l’Internazionale autonomia nei confronti della classe capita­ ma anche quello di riprendere essi un do­ listica e muoveva un duro atto di accusa mani le fila lacerate dell’Internazionale per contro la borghesia italiana. Questa, a suo ricomporle. “Certo codesta nostra capitis avviso, dopo aver sostenuto per trent’anni la diminutio di socialisti — concludeva — fa­ Triplice ed esser stata incapace di avviare il rebbe esultare la borghesia; certo il naziona­ paese verso lo sviluppo economico e civile, lismo ci decreterebbe la croce al merito per non dava alcun affidamento di poter risolve­ avergli dato ragione contribuendo ad assas­ re, né con le armi né altrimenti, il problema sinare l’Internazionale, nel supremo ricetto nazionale. Avendo sempre osteggiato — dove si è rifugiata, nell’attesa della inevita­ concludeva — i crediti militari “non mi sen­ bile risurrezione! Ma appunto questo è l’af­ to, nella mia lealtà di avversario dello Stato fare del riformismo (di destra), della demo­ borghese, di potergli suggerire altro atteg­ crazia, della Massoneria, del nazionali­ giamento che della pace”11. Ampio ed incisi­ smo... et similia. Non è il nostro affare. Per vo, l’intervento non mancava di suscitare noi l’Internazionale non è morta”13. vasta eco; 1’ “Avanti!” di Serrati parlava di La giustificazione più puntuale del pro­ “franca e coraggiosa lettera del compagno prio atteggiamento neutralista Treves la of­ deputato Treves” con passi che “illustrano friva però in una lettera al “Corriere della magistralmente la nostra tesi e sono la no­ sera” del 23 ottobre14. Punzecchiato poco stra forza anche di fronte allo smarrimento prima da Luigi Albertini — che lo aveva in­ di parecchi buoni compagni”18; “La Pace” serito nel novero dei neutralisti ad ogni co­ di Ezio Bartalini vi individuava una delle vo­ tera al “Corriere della sera” Treves in estate aveva prospettato l’eventualità che si potesse uscire dalla neutralità ove si fossero verificate tre condizioni: a) che l’Italia fosse assalita; b) che le si stringesse attorno un blocco economico e commerciale; c) che il prorompere dei sentimenti e delle affinità formatesi durante la guerra rendesse insostenibile la neutralità (cfr. In tema di neutralità. L ’on. Treves e il prof. Mussolini, “Corriere della sera”, 27 ottobre 1914, p. 4). Ebbene, nessuna di queste condizioni si era verificata; anzi il patto di Londra — affermava Treves, “facendo dellTnghilterra la manager della guerra, dava tutto il loro risalto ai miei profondi motivi capitalistici della guerra” (In tema di neutralità, cit.). 13 II Vice (C. Treves), La neutralità per uscirne, “Critica sociale”, a. XXIV, 16-30 settembre 1914, p. 276. 14 C. Treves, La neutralità socialista, “Corriere della Sera”, 23 ottobre 1914, p. 3. 15 Luigi Albertini, postilla a La neutralità del partito socialista riconfermata dalla Direzione a Bologna. Mussolini lascia T “Avanti!”, “Corriere della sera”, 21 ottobre 1914, p. 4. Per una di poco precedente polemica con Albertini cfr. C. Treves, Che cosa è la “giustizia”, ivi, 23 giugno 1914, p. 1. 16 C. Treves, La neutralità socialista, cit. 17 C. Treves, La neutralità socialista, cit. 18 Cfr. Antitesi fra guerra e socialismo, “Avanti!”, 24 ottobre 1914, p. 2. 486 Antonio Casali ci più autorevoli e più recisamente socialiste A Mussolini non tardava a far eco il so- che avessero risuonato in favore della neu­ cialriformista Ivanoe Bonomi che interve­ tralità, nonché “una delle più esaurienti ri­ nendo sul “Giornale del Mattino”22 criticava sposte che il Partito socialista ha saputo da­ aspramente il socialista Treves e il cattolico re ai suoi detrattori in quest’ora in cui la Meda colpevoli di sostenere le seguenti aber­ borghesia cerca di scaricare sul Partito dei ranti tesi: 1) la guerra all’Austria esporrebbe lavoratori la responsabilità delle proprie l’Italia a danni irreparabili non bilanciati colpe e della propria insipienza”19. dalla conquista delle terre irredente; 2) il ro­ Se l’intervento di Treves era additato ad vesciamento delle alleanze accompagnato da esempio dagli organi più legati ad una realtà una dichiarazione di guerra non provocata di classe, per gli avversari costituiva invece contro gli ex alleati equivarrebbe ad un atto pretesto per l’inizio di un’insistita campagna di fellonia. Del primo argomento — replica­ di diffamazione. Il primo a scendere in cam­ va Bonomi — non valeva la pena di occupar­ po era Benito Mussolini con una lettera al si: era questione di apprezzamento e di pau­ “Corriere della sera”20. Dopo essersi dichia­ ra. Quanto alla seconda obiezione Bonomi rato meravigliato della repentina conversione osservava che il patto della Triplice era stato del “giolittiano” Treves alla tesi dell’autono­ già ampiamente disatteso dall’Austria con il mia di classe del proletariato, gli rinfacciava suo atteggiamento autoritario e sprezzante. le posizioni di neutralità relativa espresse in Ma quel che stava per segnare un fossato estate su “Critica sociale”. Aggrapparsi ora incolmabile fra gli interventisti di ogni gra­ alla formula della neutralità assoluta salvo il dazione da un lato e Treves dall’altro, era la caso della “legittima difesa” era a suo parere precisa analisi che quest’ultimo veniva fa­ distinzione quanto mai bizantina: “L’onore­ cendo dei motivi scatenanti del conflitto. In vole Treves aspetta dunque per difendersi che un momento in cui Anna Kuliscioff sembra­ i tedeschi siano giunti a Milano? e abbiano va ormai considerare inevitabile l’interven­ demolito il Duomo coi mortai da 42? Non po­ to23 e in cui lo stesso Turati appariva sul trebbe essere allora troppo tardi? ”21. punto di abbandonare la sua tormentata

19 II pensiero di Claudio Treves, “La Pace”, 29 ottobre 1914, p. 2. 20 Cfr. La neutralità socialista. Una lettera del prof. Mussolini, “Corriere della sera”, 25 ottobre 1914, p. 4. 21 La neutralità socialista. Una lettera dei prof. Mussolini, cit. 22 Ivanoe Bonomi, Fellonia? la tesi Meda-Treves, “Il Giornale del Mattino”, 26 ottobre 1914, p. 1. Legato ormai da tempo ad ambienti massonici e sostenuto dalla media borghesia, urbana e rurale, del collegio di Ostiglia, Bono­ mi era stato addirittura più zelante di Bissolati nell’invocare l’ingresso in guerra dell’Italia: cfr. I. Bonomi, La nuo­ va fase della Triplice. Guardiamoci da una politica filoaustriaca, “Il Giornale del Mattino”, 25 luglio 1914, p. 1; Id., Il socialismo e la guerra, ivi, 7 agosto 1914, p. 1; Id., Il compito dell’Italia. Il pericolo è nella vittoria austro-te­ desca, ivi, 8 agosto 1914, p. 1; Id., O verso il militarismo o verso la giustizia sociale, ivi, 11 agosto 1914, p. 1; Id., Il cadavere della Triplice, ivi, 20 agosto 1914, p. 1; Id., La “strana” tendenza. Polemica col “Corriere della sera", ivi, 26 agosto 1914, p. 1; Id., Due manifesti, ivi, 27 settembre 1914, p. 1; Id., L ’Internazionale che muore e l’Inter­ nazionale che sorge, ivi, 3 ottobre 1914, p. 1. Su Bonomi, come su Bissolati, mancano studi aggiornati: si vedano intanto Luigi Cortesi, Ivanoe Bonomi e la socialdemocrazia italiana, Salerno, Libreria internazionale editrice, 1971; e il convegno nazionale di studi “Ivanoe Bonomi. Un protagonista del ’900” svoltosi a Mantova il 16 e 17 ottobre 1987. 23 Sull’atteggiamento di Anna Kuliscioff sul finire del 1914 e, più in generale, nei mesi della neutralità, cfr. Maria Casalini, La signora del socialismo italiano. Vita di Anna Kuliscioff, Roma, Editori Riuniti, 1987, pp. 249-250; Leo Valiani, Il partito socialista nel periodo della neutralità 1914-1915, Milano, Feltrinelli, 1977, p. 68. Cfr. anche Enrico Deeleva, Anna Kuliscioff, Turati e la ricerca di una politica estera socialista (1900-1915), in Anna Kuliscioff e l’età del riformismo, Roma, Mondo operaio-Edizioni Avanti, 1978, pp. 225-228; Brunello Vigezzi, Giolitti e Tu­ rati. Un incontro mancato, Milano-Napoli, Ricciardi, vol. II, 1976, p. 667. Il ‘marchese di Caporetto’ 487 neutralità24, l’insistenza di Treves sul carat­ di Claudio Treves” sembravano emanare tere capitalistico e imperialistico della gran­ “puzzo di muffa e di decadenza”26. Pervaso de guerra25 non poteva non apparire agli oc­ da un serpeggiante antisemitismo l’articolo chi di molti come la più pericolosa eresia del di Silva credeva di individuare nel deputato riformismo di sinistra. Nel tentativo di esor­ di Bologna il principale responsabile, a par­ cizzarla scendeva in campo a metà novem­ tire dal 1898, della decadenza del Psi, non­ bre su “La Voce” il salveminiano Pietro Sil­ ché il “cattivo genio” di . va al quale le “ragioni della neutralità asso­ Se, per il giovane allievo di Salvemini, luta, sostenute dalla prosa acidula e sofistica Treves era “spirito non originale e creatore

24 Si veda soprattutto la poco conosciuta conferenza tenuta il 30 ottobre al Fascio giovanile socialista di Milano. Turati vi ventilava apertamente la possibilità dell’intervento, perché “questa guerra non è vero che sia soltanto guerra economica. È una guerra, invece, di classi improduttive che dominano in Germania contro l’industrialismo delle nazioni più evolute. Ed allora la questione si pone così: la vittoria dell’imperialismo tedesco significherebbe un passo indietro nella storia [...] è il proletariato che ha il maggiore interesse a che prevalga nel mondo una poli­ tica liberista, civile, operosa, contro il caiserismo, il militarismo e l’autocrazia” (Il momento politico internaziona­ le e l’atteggiamento del Partito socialista italiano in un discorso di Filippo Turati, “Avanti!”, 1° novembre 1914, p. 5). Secondo il “Corriere della sera” Turati si era così discostato nettamente dalle posizioni di Treves ed aveva gettato all’antico compagno di lotta “un ultimo saluto, come si agita un fazzoletto da un treno in partenza” (Per la guerra, contro la guerra, “Corriere della sera”, 2 novembre 1914, p. 4. Analogo il giudizio di Napoleone Co- lajanni secondo il quale “l’ultimo discorso di Turati a Milano dice che anche lui sta per infilare la via battuta da Mussolini” (Isocialisti e la guerra, “Rivista popolare di politica, lettere e scienze sociali”, a. XX, 31 ottobre 1914, p. 510). Per le frequenti oscillazioni di giudizio proprie del Turati di queste settimane cfr. anche la lettera inviata al foglio di Albertini all’inizio di novembre: L ’on. Turati e le spese militari, “Corriere della sera”, 3 novembre 1914, p. 4; Nicola Bonservizi, I socialisti “ufficiali” si preparano... a subire la guerra. Nostra intervista coll’onor. Turati, “Il Popolo d’Italia”, 18 dicembre 1914, p. 2. Manca uno studio complessivo sul Turati del periodo della neutralità: le osservazioni più convincenti mi sembrano comunque quelle di Renato Monteleone, Turati, Torino, Utet, 1989, pp. 383-386. Condotta secondo criteri troppo ‘interni’ la ricostruzione di B. Vigezzi, Giolitti e Turati, cit., pp. 523-559. 25 Cfr. l’intervento del 5 novembre alla sezione socialista milanese (Cronaca di Milano. La sezione socialista discu­ te intorno alla neutralità, “Avanti!”, 6 novembre 1914, p. 3); e il discorso tenuto il 22 novembre a Bologna (Il Con­ gresso provinciale socialista, ivi, 23 novembre 1914, p. 5). Cfr. anche i molti articoli pubblicati su “Critica sociale”: Il Vice (C. Treves), Il proletariato e ta guerra, “Critica sociale”, a. XXIV, 16-31 ottobre 1914, pp. 305-307; Id., Il fine e i mezzi, ivi, 1-15 novembre 1914, pp. 321-23; Id., Una pregiudiziale, ivi, 1-15 dicembre 1914, pp. 353-354; Id., Il secondo gabinetto Calandra, ivi, 16-30 novembre 1914, pp. 387-389; Id., Salandra, la guerra e la democrazia, ivi, 16-31 dicembre 1914, pp. 369-371. Pertanto mi sembra difficile poter concordare interamente con Alceo Riosa quando scrive: “Treves dunque è convinto che non vi è nessun rapporto necessitante tra capitalismo e guerra” (Treves e la grande guerra, in Filippo Turati e il socialismo europeo, a cura di Maurizio Degl’Innocenti, Napoli, Guida, 1985, pp. 320-321). Vero è invece che a partire dall’autunno del 1914 e almeno fino alla rivoluzione russa e all’intervento americano, Treves conside­ ra il conflitto scaturito essenzialmente e inevitabilmente dal contrasto fra opposti imperialismi. Sì che ancora il 31 maggio 1917 dopo aver letto il volume II concetto della guerra giusta di Sergio Panunzio potrà replicare all’autore che “tanta voga di idealismo” era “necessariamente connessa e coeva allo sviluppo ultraimperialistico dell’obbietti- vità politica della guerra capitalismo-imperialistica” (cit., in S. Panunzio, Il fondamento giuridico del fascismo, Roma, Bonacci, 1987, p. 53). 26 Pietro Silva, La Critica sociale, “La Voce”, a. VI, 13 novembre 1914, p. 8. Impossibile non rilevare nell’insistita filippica di Silva l’ispirazione del maestro, che aveva condotto, dopo la sua uscita dal Psi, una violenta e smodata campagna antitrevesiana; cfr. L’Osservatore (Gaetano Salvemini), Riformismo antimassonico?, “L’Unità”, 18 maggio 1912, p. 2; Organizzazione operaia e massoneria, ivi, 2 novembre 1912, p. 2; L ’on. Claudio Treves e la Massoneria, ivi, 9 novembre 1912, p. 1; Parla il lampionario, ivi, 30 novembre 1912, p. 2; L ’on. Treves e la Masso­ neria, ivi, 30 novembre 1912, p. 2. Cfr. inoltre i giudizi su Treves contenuti nelle lettere a Guglielmo Zagari del 3 settembre 1913 e a del 13 settembre 1913; in G. Salvemini, Carteggio 1912-1914, Roma-Bari, La- terza, 1984, pp. 379 e 391. 488 Antonio Casali

[...] ebreo fino al midollo delle ossa, con gli soluti neutralisti”30; mentre “Il Secolo” da istinti calcolatori e trafficanti della razza”27, parte sua non esitava a parlare di un Treves -per la repubblicana “L’Iniziativa” risultava “ributtantemente cinico”31. un austriacante tout court, anzi 1’ “amico Un vero e proprio fuoco di sbarramento del tedesco Siidekum”28. Qualche settimana destinato ad intensificarsi con i primi mesi più tardi la costituzione a Milano del Comi­ del 1915, in coincidenza con la ribadita av­ tato pacifista Pro Humanitate offriva al fo­ versione del deputato di Bologna ad un in­ glio di Zuccarini il destro per portare ancora gresso nel conflitto. Infastidito e preoccupa­ più a fondo il proprio attacco: “Mi pare che to dal montare della campagna interventi­ sia giunto il momento di domandare qualche sta, Treves prima aveva denunciato su “Cri­ cosa all’onorevole Treves: quali sono le pro­ tica sociale” “la democrazia (?) briaca di messe fatte all’onorevole Sùdekum, messo guerra per la guerra”32; poi aveva presentato dell’imperial socialismo tedesco? Quali im­ alla sezione socialista milanese un ordine del pegni ha presi in nome del proletariato ita­ giorno che richiamava al dovere ed alla ne­ liano con quel caporale dell’esercito sociali­ cessità di intensificare la propaganda per la sta germanico, che si batte con tanto entu­ neutralità33; infine aveva pregato Turati di siasmo patriottico agli ordini del Kaiser?”29. rompere anche all’interno dell’Università Non molto diversi erano i toni della cremo­ popolare ogni rapporto con gli interventisti nese “Squilla”, dove il giovanissimo Rober­ di ogni gradazione, definiti “la canaglia che to Farinacci, pupillo di Leonida Bissolati ed ci perseguita tutti”. Fare concessioni di Alfredo Bertesi, denunciava nell’ex direttore qualsiasi genere a costoro — proseguiva — del “Tempo” “il più neutralista tra i più as­ avrebbe significato “rompere con il Parti-

27 P. Silva, La Critica sociale, cit., p. 9. L’antisemitismo cominciava ad andare di pari passo all’antisocialismo an­ che in altri paesi europei; per la Germania cfr. Saul Friedlander, L 'antisémitisme nazi. Histoire d ’unepsycose col­ lective, , Editions du Seuil, 1971, pp. 102-104. 28 Cfr. Ciò che si scrive sulla guerra. È guerra di borghesie?, “L’Iniziativa”, 7 novembre 1914, p. 2. L’allusione era alla visita che il socialdemocratico Albert Siidekum aveva fatto in Italia tre mesi prima, su incarico della direzione della Spd, incontrando esponenti socialisti quali Treves, Della Seta e la Balabanoff. 29 Cfr. L ’azione neutrale. Domandiamo all’on. Treves, “L’Iniziativa”, 5 dicembre 1914, p. 1. Con Treves nell’oc­ casione polemizzava anche Giselda Brebbia, Neutralità intransigente, “Avanti!”, 1° dicembre 1914, p. 4; Intransi­ genza e neutralità (Per chiudere una polemica), ivi, 4 dicembre 1914, p. 4. Convertitasi rapidamente all’interventi­ smo la Brebbia avrebbe continuato la sua polemica antitrevesiana sulle colonne dell’organo di Mussolini: cfr. A porte chiuse. Una discussione con Ton. Treves, “Il Popolo d’Italia”, 10 luglio 1916, p. 3; Id., Le innominabili ca­ naglie e il nuovo aggruppamento socialista, ivi, 25 novembre 1916, p. '3. 30 Non si educa, si corrompe il popolo, “La Squilla”, 30 dicembre 1914, p. 2. Da rilevare che nel discorso parla­ mentare del 4 dicembre (vedilo riprodotto col titolo L ’utopia della guerra democratica, in C. Treves, Come ho ve­ duto la guerra, Roma, Casa editrice Rassegna internazionale, 1921, pp. 7-24) Treves era stato invece molto più mo­ derato e conciliante di altri oratori socialisti, come Modigliani. Si era infatti limitato a sostenere che solo i ceti con­ servatori potevano trarre vantaggio dalla guerra e che la concordia nazionale altro non era se non la prevaricazione degli interessi borghesi su quelli proletari; mentre Modigliani, ben più ortodosso nel suo argomentare, cinque gior­ ni dopo aveva sostenuto l’interesse del proletariato a che la guerra si risolvesse senza il successo di nessuna delle due parti in causa (Discorsi parlamentari di Giuseppe Emanuele Modigliani, pubblicati per deliberazione della Ca­ mera dei deputati, vol. I, Roma, Grafica editrice romana, 1975, p. 194). 31 Cfr. “Il Secolo”, 5 dicembre 1914, p. 1. 32 C. Treves, L ’intervento idealistico, “Critica sociale”, a. XXV, 1-15 gennaio 1915, p. 3; cfr. anche Id., Verso due fronti, ivi, 16-31 gennaio 1915, pp. 17-19; Id., Cronaca d ’incertezze, ivi, 1-15 febbraio 1915, pp. 33-34. 33 Cfr. Cronaca di Milano. L ’assemblea della Sezione socialista, “Avanti!”, 6 febbraio 1915, p. 4. Il ‘marchese di Caporetto’ 489 to’’34 e rendersi protagonisti di un vero e colloquio di metà gennaio con il fido luogo- proprio tradimento. tenente di Giolitti gli avrebbe offerto l’ap­ La risposta degli avversari non si fece at­ poggio parlamentare del gruppo socialista tendere: nell’ambito di una più generale per abbattere Salandra e salvaguardare la campagna antisocialista — scatenata dall’in­ neutralità. terventismo democratico ben prima del Nonostante la recisa smentita dell’interes­ 191735 — Treves fu particolarmente preso di sato e dell’ “Avanti!”37, il settimanale di mira dagli ex compagni Bissolati e Bonomi. Bissolati e Bonomi ripeteva l’accusa agli ini­ Quest’ultimo alla fine di gennaio ispirava al­ zi di febbraio38, confortato dal subitaneo l’organo del Psr un violento articolo di de­ avallo dei fogli socialriformisti e repubblica­ nuncia dell’offensiva neutralista che sarebbe ni. Se “L’Iniziativa” non aveva bisogno di stata tentata ultimamente a Montecitorio ricorrere a troppe argomentazioni: “Treves- dalle forze congiunte del giolittismo, del cle­ Giolitti-Biilow. Triade perfetta”39, “La ricalismo, del socialismo e dei fautori del Squilla” era altrettanto sbrigativa. Dopo principe Bülow. aver premesso che il “signor Claudio Treves Il momento culminante di questa offensi­ ci è decisamente antipatico” perché “si è va, il momento in cui era sembrato che il messo alla coda di tutti i Lazzari e i Velia e congiungimento delle colonne neutraliste si sbizzarrisce, con le capriole più inverosi­ fosse irrimediabilmente avvenuto, si sarebbe mili, a compiacere in ogni cosa i nuovi pa­ verificato “quando all’onorevole Giolitti si droni e mettere così al sicuro il cadreghino inviarono, pel tramite di De Bellis, le prof­ di Bologna e di Milano”, l’organo di Fari­ ferte del Treves”36. Treves, insomma, in un nacci concludeva: “Riassumendo: la congiu-

34 C. Treves a Filippo Turati, 19 febbraio 1915, in Fondazione G.G. Feltrinelli, Archivio Turati. 35 Non mi sentirei in proposito di concordare con R. Vivarelli quando, parlando delle settimane di Caporetto e del­ la costituzione del Fascio parlamentare di difesa nazionale, scrive: “accanto alla nota antigiolittiana e antiparla­ mentare, già presente nell’interventismo democratico, si introduce e si accentua la nota antisocialista, proprio in rapporto diretto alla più spiccata e decisa azione disfattistica dei socialisti italiani” (7/ dopoguerra in Italia, cit., p. 105). In realtà la nota antisocialista non aveva alcun bisogno di essere introdotta, essendo connaturata alla nascita stessa dell’interventismo ‘democratico’, al suo ambiguo radicamento sociale, alla sua costante polemica contro la parte del movimento operaio più caratterizzata in senso classista, alla sua pretesa (tutta anacronistica e strumenta­ le) di interpretare attraverso formule e categorie di derivazione risorgimentale e nazionaldemocratica il primo gran­ de scontro imperialista dell’età contemporanea. 36 Cfr. L’Azione, La situazione, “Azione socialista”, 30 gennaio 1915, p. 1. Con Treves polemizzava ripetutamen­ te anche Attilio Tucci, Intervento idealistico, ivi, 16 gennaio 1915, pp. 1-2; Id., L ’intervento idealistico. lì marxi­ smo e la guerra, ivi, 30 gennaio 1915, pp. 1-2; Id., L ’intervento idealistico. Borghesia e guerra, ivi, 6 febbraio 1915, p. 2. 37 In una lettera a “Il Secolo” Treves scriveva: “Leggo la stupida fantasia interventista deil’‘Azione socialista’ di Roma, culminante, per quanto mi riguarda, in questa frase: ‘si inviarono all’on. Giolitti, per il tramite dell’on. De Bellis, le profferte dell’on. Treves’. Profferte di che? di che cosa? Smentisco ogni mia partecipazione nella storiella né so spiegarmi la sudiceria dell’intenzione prudentemente diffamatoria altrimenti che col torbido spavento di cote­ sti eterni sospesi nell’aspettazione della croce del potere che qualcuno, per congiunture di cose, possa passar loro davanti. Si rassicurino pure costoro che hanno lucidato ieri gli stivali a Giolitti e li lucidano oggi all’on. Salandra, gelosi di lucidarli, domani, di nuovo all’on. Giolitti” (“Il Secolo”, 31 gennaio 1915, p. 1). Per la posizione assunta dall’ “Avanti!” cfr. Una famiglia di Cuttica, 9 febbraio 1915, p. 3. 38 L’Azione, Le “profferte"socialiste a Giolitti. Treves-De Bellis, “Azione socialista”, 6 febbraio 1915, p. 1. 39 Spillo, Colpi di spillo, “L’Iniziativa”, 6 febbraio 1915, p. 1. Per altri attacchi di fogli interventisti cfr. A.B., Il Comizio neutralista di Roma, “L’Appello ai giovani”, Bologna, 6 febbraio 1915, p. 2; Edoardo Malusardi, La neu­ tralità degli avariati, “La Guerra sociale”, 20 febbraio 1915, p. 2; Giovanni Papini, Supplica a Franz, “Lacerba”, 10 aprile 1915, pp. 113-114. 490 Antonio Casali ra combinata dal trinomio Giolitti-De Bellis- da una singolare miscela di invidia, dispetto Treves è per noi, per tutti gli onesti, un fatto e antichi rancori personali, il direttore del indiscutibile, ed è un fatto indiscutibile che “Popolo d’Italia” rovesciò sull’avversario nei socialisti del Pus, von Biilow ha trovato una sequela davvero impressionante di in­ degli alleati altrettanto preziosi quanto au­ sulti: “ripulsivo”, “cinico”, “istrione”, daci e senza scrupoli! I nostri complimenti “moglio”, “disertore”, “triplice coniglio”44; onorevole Treves!”40. “palanca-greca”45; “perfido, malvagio, vol­ Il terreno era così preparato per ulteriori a gare, schifoso”46. Ce n’era abbastanza per fondo dell’ “Azione socialista”, la quale una indignata replica di Treves47 e per l’ine­ prima accusava Treves di predicare l’anti- vitabile (a questo punto) discesa sul terreno giolittismo nelle piazze per poi abboccarsi cavalleresco. con Giolitti a Montecitorio truffando “la Sul duello fra i due ex direttori dell’ “A- povera dabbenaggine delle masse”41; quindi vanti!” esiste ormai un’ampia letteratura48 e ne denunciava la presunta unità d’intenti non mette conto quindi tornare a soffermar­ con Serrati42 e gli imputava la recente con­ visi Se non per accennare ai riflessi e alla eco versione di Turati al neutralismo43. che l’avvenimento ebbe negli opposti schie­ In questo clima di aperta ed insistita dif­ ramenti neutralista e interventista. In propo­ famazione si giungeva infine a quei giorni di sito è interessante notare che mentre i fogli fine marzo quando la campagna antitreve- socialisti manifestarono a Treves una solida­ siana toccò il proprio culmine attraverso i rietà non esente da riserve49; gli organi del­ reiterati attacchi di Benito Mussolini. Spinto l’interventismo di sinistra non solo si schie-

40 Cfr. Giolitti-Treves e... Biilow Siidekum, “La Squilla”, 6 febbraio 1915, p. 2. Per tutto il primo semestre del­ l’anno il foglio cremonese condusse una violenta campagna contro i “sudekumisti del Pus” identificati in Lazzari, Treves e Vella: cfr. I socialisti tedeschi nella intimità, “La Squilla”, 10 aprile 1915, p. 1; A i socialisti non germaniz­ zati. A i socialisti che serbano la purezza della fede antica, ivi, 17 aprile 1915, pp. 1-2; Dove eravate onorevoli?, ivi, 22 maggio 1915, pp. 1-2. 41 L’Azione, Confermiamo. La intesa Treves-De Bellis, “Azione socialista”, 13 febbraio 1915, p. 1. 42 Enrico Carrara, Il “pensiero solitario", “Azione socialista”, 27 febbraio 1915, p. 2. 43 Cfr. D ov’è l’interventista democratico, “Azione socialista”, 13 marzo 1915, p. 1. Scriveva il giorno dopo la Ku- liscioff a Turati: “Hai visto 1’ ‘Azione socialista’? [...] cerca di demolirti, poiché non vedi più nulla degli avveni­ menti politici, ma il peggio è che tu ti lasci guidare da un fulvo cagnolino da salotto, ch’è poi il povero Treves, con cui ce l’hanno a morte. Che razza di gente però! Non avrei mai pensato che fossero tanto in malafede” (F. Turati - A. Kuliscioff, Carteggio, IV, 1915-1918. La grande guerra e la rivoluzione, tomo I, Torino, Einaudi, 1977, p. 66). 44 B. Mussolini, Palancagreca!, “Il Popolo d’Italia”, 19 marzo 1915, poi in Opera Omnia, cit., voi. VII, pp. 268- 269. 45 B. Mussolini, L ’on. Palancagreca, “Il Popolo d’Italia”, 24 marzo 1915, poi in Opera Omnia, cit., voi. VII, p. 278. 46 Id., L ’on. Palancagreca e... compari, “Il Popolo d’Italia”, 28 marzo 1915, poi in Opera Omnia, cit., voi. VII, pp. 287-289. 47 Cfr. c.t., “Avanti!”, 27 marzo 1915, p. 2. 48 Cfr. Cesare Rossi, Trentatré vicende mussoliniane, Milano, Ceschina, 1958, pp. 62-64; Duilio Susmel, I cinque duelli di Mussolini, “Il Meridiano”, 6 marzo 1960; Antonio Casali, Socialismo e internazionalismo nella storia d ’I­ talia. Claudio Treves 1869-1933, Napoli, Guida, 1985, p. 81; Matteo Matteotti, Il duello Treves-Mussolini, Milano, Sugarco, 1987 (di impianto prevalentemente aneddotico). 49 Scrisse 1’ “Avanti!”: “Proprio in questo momento in cui noi socialisti dobbiamo con maggiore rigidezza tutelare il patrimonio ideale del nostro partito, insidiato da ogni parte dai predicatori della guerra e della violenza, Claudio Treves — sia pure per ragioni apprezzabilissime — ha voluto, con un atto di evidente incoerenza incrociare l’arma col campione più vero e più ridicolo dei D’Artagnan dell’interventismo rivoluzionario” (Un duello tra Ton. Treves e il prof. Mussolini, 30 marzo 1915, p. 4). Il ‘marchese di Caporetto’ 491 rarono incondizionatamente con Mussolini, mite: passava ormai anche attraverso il cam­ ma sembrarono farne propri la simbologia po della sfera sessuale, con l’attribuirgli ri­ volgare e il linguaggio truculento. Emblema­ dotte capacità virili e comportamenti estranei tico, fra tutti, il caso dell’ “Iniziativa” che alla morale comune. Proprio il Nostro, come sotto l’eloquente titolo di Claudio... il mo- vedremo, ne avrebbe fatto presto nuovamen­ glio50 pubblicò un’oscena vignetta raffigu­ te le spese. rante un Treves effeminato, in abito da not­ te, con scarpe e monili da donna e con in mano una piccola spada spuntata. Lo ste­ Gli anni del conflitto reotipo della virilità — destinato ad uscire Rispetto ai toni virulenti del primo semestre enormemente rafforzato dalla grande guer­ del 1915, la campagna antitrevesiana andò ra51 — compariva così fin dalla primavera gradualmente smorzandosi nei mesi imme­ del 1915 come uno dei cavalli di battaglia diatamente successivi all’entrata in guerra usati dall’interventismo contro gli avversari dell’Italia. A ciò non fu estraneo l’atteggia­ politici. mento dello stesso Treves, il quale sembrò Quel che a Benito Mussolini era stato det­ prendere atto del fatto compiuto cercando di tato da ragioni di gelosia e acrimonia perso­ evitare contrapposizioni frontali con il gover­ nale — complice e regista Margherita Grassi- no che avrebbero potuto — a suo giudizio — ni Sarfatti52 — ai fogli bissolatiani, radicali e provocare repressioni e compromettere la li­ repubblicani era sembrato evidentemente un bertà di azione delle organizzazioni economi- ottimo strumento di ritorsione politica nei co-politiche del proletariato. confronti dei neutralisti. L’interventismo di La proposta di creare un blocco del partito sinistra cercava insomma di mascherare la che coordinasse nella difficile situazione pre­ pochezza della propria ispirazione ideale e la sente tutte le attività della direzione, del grup­ sostanziale subalternità del ruolo giocato al- po parlamentare, della Cgil, dei comuni so­ l’interno del blocco moderato con l’introdur­ cialisti53; la difesa della coscrizione obbliga­ re nella lotta politica italiana un’aggressività toria appena introdotta in Inghilterra54; l’in­ e una durezza verbale senza precedenti. Nella vito rivolto al Psi affinché non si astraesse visione manichea degli interventisti la demo­ dalle grandi questioni della vita nazionale55: nizzazione e disumanizzazione dell’avversa­ furono altrettante prese di posizione che rese­ rio cominciava a non conoscere più alcun li­ ro “l’accortissimo tacticien della sinistra ri-

50 Cfr. Minimo, Gli eroi della neutralità. Claudio... il moglio, “L’Iniziativa”, 3 aprile 1915, p. 3. Cfr. anche il giu­ dizio de “La Squilla” su un Treves “volgare e perfido”, 3 aprile 1915, p. 2. 51 Cfr. George L. Mosse, Le guerre mondiali. Dalla tragedia al mito dei caduti, Roma-Bari, Laterza, 1990, pp. 180-183. 52 Appartenente alla famiglia veneziana dei Grassini e quindi conterranea della moglie di Treves, Olga Levi, Mar­ gherita Sarfatti contribuì non poco ad alimentare presso Mussolini quel sottofondo di insinuazioni e di maldicenze che caratterizzerà d’ora innanzi la sua polemica con l’avversario. 53 C. Treves, Il blocco del partito, “Critica sociale”, a. XXV, 1-15 giugno 1915, pp. 161-163; con la replica di Gia­ cinto Menotti Serrati, Il blocco del partito, “Avanti!”, 8 giugno 1915, p. 1; e le controrepliche di Treves, L ’azione contro i principii, ivi, 22 giugno 1915, p. 1; Id., Polemichette nostre. La coda di paglia, ivi, 23 giugno 1915, p. 1. 54 Cfr. Very Well (C. Treves), Idee e controsensi. La coscrizione, “Avanti!”, 16 settembre 1915, p. 1; Id., La de­ mocrazia della coscrizione, ivi, 23 settembre 1915, p. 3. Tesi con la quale polemizzò indirettamente Modigliani nel­ l’intervento del 9 dicembre alla Camera: Discorsi parlamentari di G.E. Modigliani, cit., p. 1^3. 55 C. Treves, I “principii” e l’ “azione”, “Critica sociale”, a. XXV, 16-30 giugno 1915, pp. 177-179; Dopo il Con­ vegno di Firenze (Da una intervista con Claudio Treves), “Avanti!”, 10 agosto 1915, p. 1; Very Well (C. Treves), / latitanti a Villa d ’Este, ivi, 20 settembre 1915, p. 1; Id., Mutamento di spirito, ivi, 21 settembre 1915, p. 1. 492 Antonio Casali formista”56 obiettivamente molto vicino, sere un alto elogio dei partecipanti alla con­ in quest’estate del 1915, a Filippo Turati. ferenza, di quel “pugno di uomini, venuti da Nemmeno le professioni di lealismo pa­ tutti i paesi della guerra e della neutralità, triottico e la più o meno esplicita collabora­ ferventi come i fondatori di una nuova In­ zione con il governo nel campo delle opere ternazionale sopra gli errori e i tradimenti di assistenza morale e materiale valsero tut­ del passato”62. tavia a tacitare del tutto gli avversari. Sì che La ritrovata fiducia nelle possibilità di 1’ “Iniziativa” davanti alle critiche mosse da riannodare le fila dei partiti socialisti avversi Treves a Barzilai57 lo bollava per l’ennesima alla guerra induceva ora Treves ad incalzare volta come “l’esilarante amico dell’onorevo­ con più forza il governo sul terreno della tu­ le Sùdekum”58; mentre Napoleone Colajan- tela delle libertà costituzionali e a smasche­ ni lo accusava di viltà per non sapersi sot­ rare i ‘democratici’ pronti a un’esaltazione trarre alla “tirannia” della direzione del Psi, delle minoranze energiche e audaci “che si insinuando che tale atteggiamento fosse sug­ trova anche nel famoso Manuel du royaliste gerito “da miserabile interesse elettorale”59. di Francia, edito da Charles Maurras del- Fu poi la conferenza di Zimmerwald a se­ l’Action Française”63. gnare la vera e propria ripresa degli attacchi In tal modo il deputato di Bologna non degli interventisti di sinistra. Nell’occasione poteva non tornare a scontrarsi con quell’in­ infatti Treves tornò a differenziarsi da Tura­ terventismo di sinistra che già il 2 dicembre ti60 approvando caldamente l’iniziativa (se era stato da lui definito alla Camera quale pur con la riserva che la rappresentanza ita­ movimento “irruento ed ambizioso come, e liana fosse proporzionata a quella degli altri più, della stessa corrente nazionalista”64. partiti socialisti) ed avendo frequenti contatti Toni in tutto e per tutto analoghi alle invet­ con Lazzari e Modigliani61. Il 2 dicembre tive del nazionalismo erano stati in effetti parlando alla Camera non mancò poi di tes­ usati appena qualche settimana prima da “Il

56 Così Giacinto Menotti Serrati nella postilla a Polemichette nostre. La coda di paglia, cit. Il rapporto di concor­ dia discors fra Treves e Serrati negli anni della guerra costituisce una pagina fra le più interessanti e inesplorate del­ la storia del socialismo italiano. Comune ad entrambi, al di là di ogni occasionale divergenza, fu la preoccupazione di conservare il massimo di unità possibile nel partito, salvaguardando di fronte agli avversari l’autonomia e il ca­ rattere di classe del movimento operaio italiano. Sul Serrati degli anni della guerra che, scrisse Gramsci, “fu allora amato come mai nessun capo di partito è stato amato nel nostro paese” cfr. Tommaso Detti, Serrati, il partito e la lotta di classe in Italia, “Movimento operaio e socialista”, a. XVIII, ottobre-dicembre 1972, pp. 5-36; Marina Te­ soro, // ruolo di Serrati nel movimento socialista italiano. Contributo per un bilancio storiografico, “Il Politico”, 1973, n. 1, pp. 151-180. 51 Cfr. C. Treves, L ’ora di Barzilai, “Critica sociale”, a. XXV, 16-30 luglio 1915, pp. 209-211. 58 Ci ostiniamo a vivere!, “L’Iniziativa”, 24 luglio 1915, p. 1. Cfr. anche Giuseppe De Falco, Contro corrente!, “Il Popolo d’Italia”, 22 luglio 1915, p. 1. 59 Napoleone Colajanni, Polemiche socialiste, “Rivista popolare di politica, lettere e scienze sociali”, a. XXI, 30 giugno 1915, p. 295. Per ulteriori attacchi di Colajanni a Treves cfr. Id., Pro domo mea, ivi, 31 luglio 1915, pp. 342-343; Id., Mazzini, il socialismo e i Balcani, ivi, 31 ottobre 1915, p. 483. 60 H quale, com’è noto, era contrario all’invio della delegazione del Psi: cfr. R. Monteleone, Turati, cit., pp. 387- 388. 61 Per una testimonianza autobiografica su Zimmerwald cfr. Polemichette. Treves e "Lo Scampolista”, “Avanti!”, 28 maggio 1918, p. 1. Sul Psi e Zimmerwald cfr. Ernesto Ragionieri, Il socialismo italiano e il movimento di Zim­ merwald, “Belfagor”, a. XXVIII, marzo 1973, pp. 129-160. 62 Cfr. L ’Italia e la guerra europea, in C. Treves, Come ho veduto la guerra, cit. 63 C. Treves, Ilprussìanesimo hegeliano, “Critica sociale”, a. XXV, 1-15 dicembre 1915, p. 359. 64 Cfr. L ’Italia e la guerra europea, cit. Il ‘marchese di Caporetto’ 493

Secolo” di Giuseppe Pontremoli. Dimentico togruaro67 suscitava in Napoleone Colajanni di una ventennale amicizia, Pontremoli aveva “una penosissima impressione”68; mentre al colto il pretesto della contrarietà dell’ex diret­ “Fronte interno” sembrava addirittura una tore del “Tempo” nei confronti di un allarga­ “prova di solidarietà non al condannato di mento dell’impegno militare dell’Italia per Portogruaro ma a chi si è servito di costui accusarlo di tedeschismo, di leso patriottismo per fini parecchisti e antiguerreschi: al sena­ e di disfattismo strisciante65. Era toccato allo­ tore Frassati e, per esso, a Giolitti”69 70. ra a Serrati prendere le difese di Treves e de­ Il leit motiv di un Treves giolittiano, pa- nunciare l’ignobile speculazione di gente che recchista e sudekumizzato riempì le crona­ mentre cianciava di aristocrazia morale mo­ che politiche anche per buona parte del strava tutto il proprio disappunto e dispetto 1916, specie dopo la pubblicazione, all’ini­ perché non le era riuscito il meditato colpo di zio dell’anno, del libro di Oliviero Zuccari- spezzare la compagine del Psi, traendo nella ni, Il partito repubblicano e la guerra10. Vi rete franco-massonica-patriottarda i Treves e compariva un brano — destinato a suscitare i Modigliani. “Se alla democraticissima gente scalpore e a rinfocolare vecchie polemiche del ‘Secolo’ — concludeva Serrati — fosse — di una lettera di Siidekum ad Eugenio stato possibile far sì che i nostri migliori — i Chiesa dell’estate del 1914 dove si affermava nostri Very Well — fossero andati a lei... oh! fra l’altro: “Treves fera probablement quel­ allora, quanto profumo d’incenso sarebbe que chose en Italie, mais ne peut pas faire salito dalle democratiche loggie alle narici de­ grande chose — vue la condition du parti gli ‘scettici prelati eleganti!”’66. socialiste”71. Il brano, riprodotto immedia­ Intanto l’anno volgeva al termine con tamente da “Il Secolo”72, doveva servire nel­ Treves nuovamente nel mirino dei fogli in­ le intenzioni degli ambienti interventisti a di­ terventisti. La sua presa di posizione a favo­ mostrare che Treves, oltre ad indirizzare Sii­ re del maggiore Zunini nel processo di Por- dekum a Chiesa, era stato il primo espo-

65 Cfr. “Il Secolo”, 2, 3 e 5 novembre 1915, p. 1; con le repliche di Very Well (C. Treves), Cronaca di Milano. Quo vadis?, “Avanti!”. 5 novembre 1915, p. 3; Id., Civiltà nelle polemiche (Per un diversivo non riuscito!), ivi, 7 no­ vembre 1915, p. 1. Con Pontremoli si schierò invece 1’ “Azione socialista” : Noi (N. Colajanni), I deputati del so­ cialismo neutralista proseguono la loro campagna, 6 novembre 1915, pp. 1-2. 66 Cfr. li “Secolo”cambia tono, “Avanti!”, 11 novembre 1915, p. 1. 67 II maggiore Zunini, critico militare della “Stampa” era stato accusato dal “Popolo d’Italia” e dal “Secolo” di aver approfittato, una volta richiamato in servizio, del suo compito di addetto alla censura sulla corrispondenza per passare a Frassati informazioni e notizie coperte da segreto militare. 68 Cfr. Noi (N. Colajanni), La triade austriacante Frassati-Zunini-Gamba, “Rivista popolare di politica, lettere e scienze sociali”, a. XXI, 31 dicembre 1915, p. 587. Intanto l’organo di Mussolini attaccava il discorso tenuto da Treves alla Camera il 2 dicembre scagliandosi contro “i sofismi eleganti del tolstoianismo d’occasione dei demago­ ghi aristocratici e scettici del partito socialista ufficiale” (Eleutheros, Il tolstoiano rosso, “Il Popolo d’Italia”, 4 di­ cembre 1915, p. 1). 69 Cfr. Pattuglia e ronda. L ’avvocato d ’ufficio, “Il Fronte interno”, 25 dicembre 1915, p. 3. 70 Oliviero Zuccarini, Il partito repubblicano e la guerra d ’Italia: storia della vigilia, Roma, Edizione de “L’Inizia­ tiva”, 1916. 71 O. Zuccarini, Il partito repubblicano, cit., p. 53. Da rilevare che questa lettera di Siidekum era già stata pubbli­ cata da Chiesa su “Il Lavoro” del 5 settembre 1914, omettendo però il nome del deputato socialista per non esporre Treves ad accuse e sospetti che lo stesso esponente repubblicano riteneva all’epoca assolutamente ingiustificati. Il signorile gesto di Chiesa non fu invece ripetuto, un anno e mezzo dopo, in un clima di vera e propria caccia alle streghe, da Zuccarini. Sull’episodio cfr. anche Narciso Nada (a cura di), Mazzini e i repubblicani italiani. Studi in onore di Terenzio Grandi, Torino, Istituto per la storia del Risorgimento italiano, 1976. 72 Cfr. “Il Secolo”, 30 marzo 1916, p. 1. 494 Antonio Casali nente del Psi ad abboccarsi con lui e a con­ talia (che doveva costituirsi appunto in una cordare un piano per impedire l’ingresso in specie di suora di carità tra le nazioni in guerra dell’Italia. Lo stesso Chiesa non guerra ed avere l’inestimabile merito di pre­ mancava indirettamente di portare acqua al parare la pace) che altro era se non la tra­ mulino di questa versione dei fatti e in una duzione e lo sviluppo dell’idea per cui Sü­ lettera all’“Avanti!” affermava che era sta­ dekum si era portato in Italia? Treves ha to Treves a presentargli Südekum, il quale fatto, ed ha fatto in conformità della idea il giorno dopo gli aveva indirizzato la mis­ che Südekum è venuto a propagare in siva poi pubblicata dallo Zuccarini, tentan­ Italia. do di conquistarlo alla causa del non inter­ Noi non vogliamo sapere di più. Consta­ vento e ricevendone in risposta un secco e tiamo il fatto. E invitiamo il Treves a di­ reciso picche73. mostrare che la tesi da lui sviluppata nella Ben diversa e tutto sommato più lineare ‘Critica sociale’ e affermata poi in un di­ la versione fornita da Treves, che asseriva scorso alla Camera sia sostanzialmente di aver incontrato Südekum nell’agosto qualche cosa di diverso di quella che Süde­ 1914 a Milano e di avergli detto di poter kum prospettava nella lettera inviata ad far ben poco per venire incontro alle sue Eugenio Chiesa”76. esigenze. Avendo allora Südekum espresso Sulla stessa lunghezza d’onda dei repub­ il desiderio di conoscere qualche autorevo­ blicani di “L’Iniziativa” si situava “La le esponente dell’Estrema non socialista, Squilla” di Roberto Farinacci la quale pri­ egli affermava di averlo indirizzato al de­ ma definiva gli articoli di Treves su “Criti­ putato repubblicano Eugenio Chiesa per­ ca sociale” lo “sfogatoio intellettuale del dendolo poi completamente di vista74. Che socialneutralismo tedesco italiano”77; poi restava allora del mito di un Treves amico imputava al deputato di Bologna la leader­ e confidente di Südekum? A parere dell’in­ ship del “social-tedeschismo italiano” con teressato solo questo: “Che le ranocchie le sue “prefiche pacifiste che lavorano ala­ azzurre del ‘Secolo’ sbavano, ma non han­ cremente a recidere i nervi della resistenza no denti”75. nazionale”78. Su un Treves “amico e difen­ Spiegazioni che non convincevano “L’I­ sore di tutto ciò che piace alla Germania” niziativa”, la quale difendeva a spada trat­ insisteva anche “Il Popolo d’Italia”79, men­ ta Eugenio Chiesa contro il “cattivo presti­ tre Napoleone Colajanni denunciava nel di­ giatore” Claudio Treves e concludeva con scorso parlamentare del 29 giugno80 un’a- una disinvolta ed azzardatissima equipara­ pologia della neutralità e una semplicistica zione: “La tesi sostenuta di poi dal Treves invocazione di una “pace sic et simpliciter, sulla ‘Critica sociale’ sulla funzione dell’I­ che nelle condizioni odierne non può essere

73 Cfr. “Avanti!”, 4 aprile 1916, p. 3. 74 Cfr. Südekum e il "Secolo", “Avanti!”, 4 aprile 1916, p. 3. 75 Südekum e il “Secolo”, cit. 76 Cfr. Südekum e Treves. Una documentazione inoppugnabile, “L’Iniziativa”, 8 aprile 1916, p. 1. 77 Timori e tremori dell’on. Treves... pro Germania!, “La Squilla”, 13 maggio 1916, p. 2. 78 II virus pacifista, “La Squilla”, 3 giugno 1916, p. 1; e anche La tesi pacifista sconfessata dai tedeschi, ivi, 15 lu­ glio 1916, p. 1. 79 II capo ciurma, Mine e siluri. Treves e la Grecia, “Il Popolo d’Italia”, 30 giugno 1916, p. 3; Ultime notizie. Il ge­ suitismo di Treves, ivi, 30 giugno 1916, p. 4. 80 Cfr. Il Ministero nazionale, in C. Treves, Come ho veduto la guerra, cit., pp. 69-92. Il ‘marchese di Caporetto’ 495 che la pace germanica”*1. L’unico Treves uti­ Lo stato di tensione e di frustrazione che ne le alla causa nazionale, concludeva l’organo derivò spinse quest’ultimo ad una violenta di Mussolini, non poteva essere che un Treves polemica contro l’esecutivo (accusato di ec­ morto, perché allora vi sarebbe stato “un ros­ cessiva debolezza) da un lato, e gli oppositori so di meno a questo mondo ed una sicurezza neutralisti (imputati di sabotaggio) dall’altro. di più per l’Italia”81 82. Tanta intolleranza e fu­ Autoproclamatisi tutori della lealtà pa­ rore ideologico non riuscivano tuttavia a smi­ triottica del governo e interpreti della volontà nuire e tantomeno a cancellare le ragioni del­ di vittoria del paese83, gli interventisti di sini­ l’avversario. L’evoluzione degli avvenimenti stra furono i più solerti censori di ogni forma interni ed internazionali si stava anzi incari­ di dissenso. La loro tradizionale avversione cando di mostrare quanto poco aprioristiche nei confronti degli uomini del Psi (già ribat­ e campate in aria fossero le denunce e le tezzato in Pus) si espresse ora attraverso un preoccupazioni dei deputati socialisti. Con la generale rimbarbarimento degli strumenti po­ seconda metà del 1916 infatti le facili illusioni lemici, ricorrendo sempre più spesso al discre­ di una guerra rapida e risolutrice erano ormai dito e alla diffamazione personale. Armi re­ tramontate e una diffusa insofferenza comin­ putate particolarmente efficaci, specie nel ca­ ciava a crescere nel paese; nelle città e nelle so di avversari, come Treves, di superiore vi­ campagne il malcontento delle masse popola­ gore dialettico. Intorno alla metà di settembre ri giungeva non di rado ad esplodere in prote­ un giornale di Ravenna, punto nel vivo da un ste, spontanee o organizzate, contro il carovi­ articolo su “Critica sociale” che ironizzava veri e contro la guerra. In dicembre inoltre gli sui repubblicani presenti nel governo e difen­ Imperi centrali invitavano i governi dell’Inte­ sori dell’articolo 5 dello Statuto84 non esitò ad sa ad intavolare trattative di pace; subito do­ insinuare che Treves avesse patrocinato ditte po era la volta del presidente americano Wil­ fornitrici dello Stato in processi di truffa ai son a chiedere ai belligeranti di formulare i ri­ danni delTamministrazione pubblica85. A spettivi desiderata per porre fine al conflitto. nulla valeva l’immediata replica dell’interes­ Negli ultimi mesi del 1916 si profilava così per sato: “è almeno un darsi una patente d’inetti­ la prima volta la possibilità che la guerra si tudine esternare così pubblicamente una cu­ potesse concludere senza quella definitiva riosità, che è tanto facile appurare! Tutti i sconfitta del socialismo e quella fine del bloc­ processi sono pubblici, i patrocini risultano in co di potere giolittiano che erano stati l’obiet­ atti pubblici e su tutto è il controllo della pub­ tivo imprescindibile e il minimo comun deno­ blica stampa. Dunque, cercate e soddisfate la minatore del composito fronte interventista. vostra curiosità”86.

81 La Rivista (N. Colajanni), Le ultime avvisaglie parlamentari, “Rivista popolare di politica, lettere e scienze so­ ciali”, a. XXII, 15 luglio 1916, p. 266. Francesco Paoloni dal canto suo crederà di intravedere il primo accenno ad una pace tedesca già nel discorso di Treves alla Camera del marzo 1916: cfr. I sudekumizzati del socialismo. Secon­ da parie della “Trilogia" dei “Nostri boches", Milano, Edizioni del Popolo d’Italia, s.d. (ma 1917), p. 264. 82 Cfr. Il capo ciurma, Mine e siluri. Il miracolo!, “Il Popolo d’Italia”, 23 agosto 1916, p. 2; e anche Austriacanti, ivi, 2 luglio 1916, p. 1; Mine e siluri. Il gladiatore, ivi, 1° luglio 1916, p. 2. 83 Cfr. G. Procacci, Gli interventisti di sinistra, cit., p. 50. 84 C. Treves, Sempre la guerra e la crisi parlamentare, “Critica sociale”, a. XXVI, 1-15 settembre 1916, p. 233. 85 Cfr. “La Libertà”, 9 settembre 1916, p. 1. Contro le insinuazioni de “La Libertà” scendeva reiteratamente in campo a difesa di Treves l’organo dei socialisti ravennati: cfr. Fogna repubblicana, “La Romagna socialista”, 30 settembre 1916, p. 3; I missionari dell’educazione, ivi, 6 ottobre 1916, p. 1; Millantato credito, ivi, 14 ottobre 1916,p. 3; Fronte locale. Cavallini da “giostra", ivi, 28 ottobre 1916, p. 3; Meravigliosa storia, ivi, 2 dicembre 1916, p. 2. 86 Una lezione dell’on. Treves ai repubblicani di Ravenna, “Avanti!”, 16 settembre 1916, p. 4. 496 Antonio Casali

Battistrada di una più vasta campagna di un ricatto”87. Si trattava in realtà di pure stampa, l’insinuazione de “La Libertà” di esercitazioni diffamatorie perché, come non Ravenna era ben presto ripresa da “L’Inter­ a torto replicava l’accusato, “ogni più mode­ nazionale” di Parma. In un articolo dal tito­ sto legale rovescia l’argomentazione: se la lo Moralità socialneutralista il giornale di De concussione non c’era ci potevano essere gli Ambris ricostruiva una intricata questione di estremi di una violazione contrattuale, e se la forniture di carni congelate al ministero della concussione c’era, in qual logica la transa­ Guerra. La vicenda aveva preso le mosse nel zione compensativa di Tizio per i danni ca­ 1911 quando la Società importatori bestiame gionati da Caio con un fatto che avesse fro­ si era aggiudicata nei confronti della rivale dato ad un tempo lui, Tizio e lo Stato è [...] Società fornitrice foraggi l’asta pubblica per perfezionamento e conclusione della frode una grossa fornitura di carni. A questo pun­ precedentemente avvenuta allo Stato?”88. to però un’altra ditta, la Gussi & Cella (che Impossibilitata a dimostrare la veridicità del­ sosteneva di aver concluso con la Società for­ le proprie affermazioni “L’Internazionale” nitrice foraggi un compromesso di subappal­ non si dava tuttavia per vinta e ritornava al­ to), le aveva mosso accusa di concussione, ri­ l’attacco procedendo ad una semplice corre­ tenendo di essere stata defraudata dei diritti zione di tiro: stavolta l’imputazione mossa al che le spettavano perché il proprio cliente deputato di Bologna era quella di aver pro­ fornitore si era accordato con altro concor­ tetto ed agevolato degli imboscati89. rente dividendosi poi — alle spalle dello stato Se vi erano alcuni che cercavano di infan­ — il maggior prezzo percepito per la manca­ gare l’immagine di Treves nell’esercizio della ta concorrenza. Dopo due anni di trattative e sua attività professionale, non mancavano querele, la Gussi & Cella, che si valeva del altri che miravano a rilevare una aperta con­ patrocinio legale dell’onorevole Claudio Tre­ traddizione fra il suo atteggiamento politico ves, era alfine giunta ad una transazione del­ attuale e quello che avrebbe tenuto privata- l’importo di duecentomila lire. Ora — nota­ mente nel 1914 e nel 1915. “Il Popolo d’Ita­ va “L’Internazionale” — la conclusione del­ lia” ad esempio affermava di essere in pos­ la vicenda si poneva sotto forma di un dilem­ sesso di alcune lettere di Treves a compagni ma. O la concussione esisteva realmente e torinesi, dalle quali sarebbe risultata una sua Treves aveva dimenticato i doveri del suo uf­ esplicita adesione alle idealità perseguite dal­ ficio e concluso un’operazione che rappre­ l’Intesa e un suo riconoscimento della neces­ sentava una frode ai danni dello stato; o la sità per l’Italia di entrare nel conflitto a di­ concussione non esisteva e Treves aveva pa­ fendere la propria libertà e il proprio avveni­ trocinato dei ricattatori. “Nel primo caso — re90. Anche stavolta a nulla serviva la smenti­ scriveva il giornale parmense — la parcella ta recisa dell’interessato91; il giornale di Mus­ che gli è stata liquidata sulle duecentomila li­ solini tornava alla carica alla fine di dicem­ re transate rappresenta una quota di danni bre esibendo altre presunte missive risalenti truffati allo Stato. Nel secondo la tangente di al maggio 1915. In esse il deputato di Bolo-

87 Cfr. Moralità socialneutralista, “L’Internazionale”, 15 ottobre 1916, p. 2. 88 C. Treves, Storia meravigliosa, “Avanti!”, 17 ottobre 1916, p. 3. 89 Cfr. Treves collega e difensore di imboscati, “L’Internazionale”, 13 novembre 1916, p. 2; con il plauso dei re- pubblicani: Ilsocialneutralismo e l ’affarismo borghese, “L’Iniziativa”, 18 novembre 1916, p. 3. 90 Cfr. m.g., Cronache torinesi, “Il Popolo d’Italia”, 28 ottobre 1916, p. 3. 91 Treves dichiarava: “Non ho mai scritto roba di quel genere; ci troviamo quindi di fronte ad una invenzione o ad un falso" (Invenzione o falso, “Avanti!”, 31 ottobre 1916, p. 2). Il ‘marchese di Caporetto’ 497 gna avrebbe giudicato assurda e criminale Germania al di fuori dell’Impero96. Dal can­ l’idea di uno sciopero generale ed avrebbe to suo “L’Iniziativa”, commentando una definito la direzione del Psi “bestia, defi­ conferenza milanese dell’inizio del 1917 nel­ ciente e cretina”92. la quale era stata ancora una volta invocata Nel mentre i mussoliniani si servivano di la cessazione dello spargimento di sangue alcuni transfughi del socialismo torinese per proletario nelle trincee di tutta Europa, defi­ alimentare il mito di un Treves prima inter­ niva Treves “la più sfacciata baldracca del ventista e poi voltagabbana93, i ‘democrati­ socialismo nostrano, l’avvocato di fiducia ci’ si incaricavano di controbatterne la più dei fornitori militari che frodano lo Stato”, recente azione politica, tesa a denunciare la nonché uno dei più “degni discepoli di Pa- carneficina suscitata dallo scontro fra le op­ gnacca”97. poste coalizioni imperialiste e ad invocare Erano le avvisaglie di una campagna inti­ una pace sollecita fondata sul diritto di au­ midatoria che avrebbe raggiunto il suo apice todeterminazione dei popoli. Il discorso alla nella primavera del 1917, allorché le riper­ Camera dell’8 dicembre, in cui il parlamen­ cussioni della rivoluzione di febbraio sem­ tare socialista esponeva nella forma più brarono fornire all’interventismo di sinistra compiuta questi concetti94, era giudicato da una insperata arma ideologica a favore della Gaetano Salvemini anglofobo e nostalgico guerra dell’Intesa, proprio quando il con­ della Triplice alleanza95. Un’accusa fatta senso alla prosecuzione del conflitto si era propria anche da Napoleone Colajanni, il notevolmente affievolito98. La caduta del re­ quale parlava di interessata menzogna ed gime zarista infatti non solo scioglieva le de­ annoverava Treves fra i rari difensori della mocrazie intesiste dalla contraddizione di

92 Cfr. m.g., Come l'on. Treves giudica la direzione del “Pus”. Il “bluff” dello sciopero socialneutralista smasche­ rato, “Il Popolo d’Italia”, 29 dicembre 1916, p. 3. Per altri attacchi all’indirizzo di Treves cfr. Arturo Orvieto, Le usure de/Ton. Treves. “Vi appoggio, datemi l’anima”, ivi, 12 settembre 1916, p. 3; L ’on. Treves e i fornitori milita­ ri, ivi, 15 ottobre 1916, p. 2; “I boches”. Discorsi socialisti austro-tedeschi, ivi, 9 dicembre 1916, p. 1; Mario Gio- da, Il Belgio e i socialneutralisti del “Pus”. La “specie di guerra” che avrebbe placato Ton. Treves, ivi, 13 dicembre 1916, p. 3. 93 Donato Bachi, Mine e siluri. Delusioni, “Il Popolo d’Italia”, 20 marzo 1917, p. 3. 94 Vedilo pubblicato con il titolo L ’idolo inglese: l’equilibrio delle Potenze, in C. Treves, Come ho veduto la guer­ ra, cit., pp. 101-120. 95 Cfr. La politica estera dei socialisti, “L’Unità”, 16 dicembre 1916, poi in G. Salvemini, Opere, vol. II, Dalla guerra mondiale alla dittatura, Milano, Feltrinelli, 1964, pp. 26-28. Cfr. anche, sempre in polemica con Treves, Tutte le vie conducono a Berlino, “L’Unità”, 5 gennaio 1917, poi in Opere, VII, Scritti vari (1900-1957), a cura di Giorgio Agosti e Alessandro Galante Garrone, Milano, Feltrinelli, 1978, pp. 468-471. Coglie assai bene l’involuzio­ ne del Salvemini di questi anni G. De Caro, Salvemini, cit., pp. 240-294. 96 La Rivista (N. Colajanni), Isocialisti alta difesa degl’imperi briganteschi, “Rivista popolare di politica, lettere e scienze sociali”, a. XXII, 15 dicembre 1916, pp. 465-466. Testimonianza del parossismo antisocialista sviluppatosi sul finire del 1916 sono anche la richiesta bissolatiana di soppressione dell’ “Avanti!” (Olindo Malagodi, Conversa­ zioni della guerra 1914-1919, a cura di B. Vigezzi, Milano-Napoli, Ricciardi, 1960, p. 96) e l’insofferenza della rina­ ta “L’Unità” verso il ripristino di una normale prassi parlamentare: “Il problema concreto e vitale del momento at­ tuale non è il ritorno alla retta tradizione parlamentare: è vincere” (/ deputati e la guerra, ivi, 26 gennaio 1917, p. 1). Intanto il “Fronte interno”, sempre più caratterizzato in senso nazionalista, aveva così salutato la ricomparsa del foglio di Salvemini: “non lo dimenticheremo giammai, Gaetano Salvemini ed Antonio De Viti De Marco furono, nei momenti decisivi, con noi in piazza. Da essi potremo dissentire in talune questioni particolari, ma dovremo ri­ spettarli ed amarli sempre: Sì, amarli, poiché fra essi e noi si saldò allora quella fratellanza di armi, che ancora ad essi ci avvince” (Una buona novella! Rinasce T “Unità", “Il Fronte interno”, 3 dicembre 1916, p. 2). 97 Cfr. Le baldracche delsocialneutralismo. Claudio Treves, “L’Iniziativa”, 13 gennaio 1917, p. 3. 98 G. Procacci, Gli interventisti di sinistra, cit., p. 56. 498 Antonio Casali condurre la guerra a fianco dello Stato più ugualmente il mondo in balìa dei militaristi reazionario d’Europa, ma pareva avallare e tedeschi”99 100. legittimare la continuazione delle operazioni Se l’ex socialista napoletano convogliava belliche sino alla definitiva sconfitta di ogni sul vecchio amico l’infamante accusa di “so­ regime autocratico e illiberale. La rivoluzio­ cialista del Kaiser”, Francesco Paoloni non ne russa di febbraio insomma fu immediata­ esitava a riesumare il vecchio fantasma del mente sfruttata dagli interventisti di sinistra giolittismo: “Il giolittismo ci ha dato un du­ sia per giustificare a posteriori la campagna ce che affina l’arma serpentina del sofisma del ‘maggio radioso’ di due anni prima, sia perverso, fino alla genialità: Treves”101. Il per rinfocolare da posizioni di forza la pole­ “Popolo d’Italia” da parte sua si scagliava mica con i neutralisti, i nemici interni e i di­ contro il “sofista” che su “Critica sociale” sfattisti. Claudio Treves, che scese assai pre­ cercava di dimostrare che i fatti si erano in­ sto in campo a contestare agli interventisti e caricati di dar ragione alla tesi neutralista. la rivendicazione ideologica dell’evento e la Se tutti avessero agito come il Psi — scrive­ tesi che fosse stata la guerra a provocarlo", va il foglio di Mussolini — a quest’ora il mi­ venne ad essere così di nuovo un bersaglio litarismo tedesco sarebbe stato padrone polemico molto ambito. Il clima di parossi­ d’Europa102. smo antisocialista che si andò rapidamente Con la tesi trevesiana dell’impossibilità instaurando nel paese fu tale che lo stesso assoluta della guerra a risolvere le questioni Silvano Fasulo (coautore, come si ricorderà, da essa stessa poste polemizzava reiterata- della relazione sugli armamenti al congresso mente anche il giovane Pietro Nenni, il qua­ di Ancona ed ora convertitosi al mussolini- le aveva intravisto negli avvenimenti di Rus­ smo) non esitò ad accusare Treves di aver sia una sconfessione della teoria socialista abiurato la sua originaria ispirazione inter­ della lotta di classe e una conferma dell’ade­ nazionalista. Fasulo ricordava che Treves sione delle masse popolari al conflitto103. nel 1914 aveva posto come conditio sine qua Dopo averne contestato il neutralismo — non di un’efficace azione antimilitarista la “Voi volevate l’Italia neutrale, crocerossina simultaneità del movimento di protesta nei internazionale, suora di carità e contro di vari paesi. Ebbene, scoppiata la guerra e voi l’Italia impedì due volte che Guglielmo mancata la simultaneità proprio per colpa giungesse vittorioso a Nôtre Dame”104 — dei tedeschi, il deputato di Bologna non Nenni accusava Treves di aver fatto propria avrebbe tratto le dovute conseguenze dalle la sciagurata formula della pace senza an­ sue premesse ed avrebbe voluto “lasciare nessioni né indennità. Una tale formula nel

99 Cfr. Noi (C. Treves), Primavera di rivoluzione, “Critica sociale”, a. XXVII, 16-31 marzo 1917, pp. 81-83; C. Treves, La crisi dell’Intesa. La Rivoluzione russa e l’Intesa, ivi, 1-15 e 16-30 aprile 1917, pp. 97-101; Id., 1° Mag­ gio,, ivi, 1-15 maggio 1917, pp. 121-123; Id., Nelle viscere dell’Intesa, ivi, 16-31 maggio 1917, pp. 133-135. Per un panorama generale delle posizioni socialiste di fronte alla rivoluzione di febbraio cfr. Luigi Cortesi, Note sulle correnti del Psi nel 1917 di fronte alla rivoluzione russa, “Movimento operaio e socialista”, 1968, nn. 3-4, poi in Id., Le origini del Pei, Bari, Laterza, 1972, pp. 307 sgg.; Stefano Caretti, La rivoluzione russa e il socialismo ita­ liano 1917-1921, Pisa, Nistri Lischi, 1974. 100 Cfr. “Il Roma”, 22 aprile 1917, p. 2; Id., Isocialisti e la guerra, Forlì, Bordandini, 1918. 101 F. Paoloni, I sudekumizzati del socialismo, cit., p. 320. 102 Filarete, Fatti e sofismi, “Il Popolo d’Italia”, 23 aprile 1917, p. 3. 103 Cfr. Pietro Nenni, Uno sbrendolo di costituzione, “Giornale del Mattino”, 20 marzo 1917, p. 1. 104 Nepi (P. Nenni), Primo maggio!, “Il Popolo d’Italia”, 1° maggio 1917, p. 1. Il ‘marchese di Caporetto 499 momento attuale in Italia non rappresenta­ all’ “ambiguo Treves”, al “fraticello umile va a suo giudizio altro che “l’ultima pugna­ e diabolico”, al “piccolo Shylock dal cuo­ lata vibrata nella schiena dei soldati che re di Loyola”110 una razione supplementare calcano l’aspra via della liberazione”105. di insulti. Pienamente partecipe di quel generale spostamento a destra che dalla metà di maggio coinvolse gli organi di stampa del­ Il “traditore” l’interventismo democratico106, Nenni non esitava a far interamente propri il linguag­ Il 12 luglio 1917 Treves pronunciava alla gio e i luoghi comuni del mussolinismo. Il Camera un discorso di notevole respiro poli­ 5 giugno Treves era da lui definito uomo di tico, tale da apparire anche al di fuori degli “volgari passioni”, uso ad avere “obliqui ambienti di partito “la più recisa manifesta­ contatti con lo straniero” e “con i fornitori zione avuta sinora dal punto di vista sociali­ disonesti”107. Poco dopo gli affibbiava l’e­ sta, vale a dire dal punto di vista pacifi­ piteto di “sudekumizzato” e di “moglio” sta”111. Prese le mosse dall’operato del Mi­ considerandolo un relitto della storia e pre­ nistero nazionale, Treves constatava anzitut­ figurando un avvenire di “minoranze auda­ to lo scollamento esistente fra governo e ci, coscienti e capaci di sacrificio”108. paese, denunciando che in questo hiatus si Erano i giorni dell’offensiva italiana sul insinuava una fazione che attribuiva a sé nel Carso, i giorni in cui un altro collaboratore proprio nome il monopolio non invidiato dell’organo di Mussolini, dopo aver defini­ dell’interventismo. Essa professava di essere to Caroti, Maffi e Treves i “medagliettati una minoranza, ma forte dei ricordi delle cenciaioli dell’ideale tedesco”109, riservava sue prepotenze contro i neutralisti si credeva

105 Nepi (P. Nenni), L ’ultima pugnalata, “Il Popolo d’Italia”, 24 maggio 1917, p. 3. Per le violente polemiche anti­ socialiste di Nenni di queste settimane cfr. Ipellegrini di Stoccolma, “Giornale del Mattino”, 13 maggio 1917, p. 1; Id., Lo spettro dell’anarchia, ivi, 15 maggio 1917, p. 1; Id., L ’insidia di una formula, ivi, 23 maggio 1917, p. 1; Id., Fede, ivi, 1° giugno 1917, p. 1; Id., Dalla diplomazia austriaca all’opinione pubblica, ivi, 3 giugno 1917, p. 1: Id., La guerra imperialista, ivi, 6 giugno 1917, p. 1; Id., Dittatori: no, ivi, 10 giugno 1917, p. 1; Id., Rinnovamen­ to, ivi, 29 giugno 1917, p. 1; Id., Una soluzione equivoca, ivi, 30 giugno 1917, p. 1; Id., Vincere, ivi, 4 luglio 1917, p. 1. Sul giovane Nenni cfr. Franca Biondi Nalis, La giovinezza politica di Pietro Nenni, Milano, Angeli, 1983; Giu­ seppe Tamburrano, Pietro Nenni, Bari-Roma, Laterza, 1986, pp. 3-56; Enzo Santarelli, Nenni, Torino, Utet, 1988. pp. 1-48. Sulla collaborazione a “Il Popolo d’Italia” e al “Giornale del Mattino” (insomma sul mussolinismo di Nenni) manca uno studio organico ed approfondito. I biografi sembrano così aver fatto proprio l’imbarazzo costantemen­ te denotato dallo stesso Nenni nel ritornare sul suo periodo interventista (al di là della rapida “Lettera autocrìtica’’" pubblicata nel volume di Nazario Sauro Onofri, La grande guerra nella città rossa. Socialismo e reazione a Bolo­ gna dal ’14 al '18, Milano, Il Gallo, 1966, pp. 7-13). Sulla presenza di Nenni a Bologna fra il 1917 e il 1918 cfr. le memorie di Dante Manetti, Gente di Romagna, Bologna, Cappelli, 1924, pp. 321-324; e Dino Zanetti, L'anima nella bufera (Per non dimenticare...), Bologna, Calieri, 1936, pp. 302-310. 106 Cfr. G. Procacci, Gli interventisti di sinistra, cit., p. 69. Lo stesso Treves in quei giorni parlava dì “crescente fu­ rore antiproletario e antisocialista che anima tutte le scuole della democrazia borghese” (La guerra e il txipilttlìsiim, “Critica sociale”, a. XXVI, 16-31 maggio 1916, p. 147). 107 Nepi (P. Nenni), La nostra tristezza, “Il Popolo d’Italia”, 5 giugno 1917, p. 3. 108 Id., La loro guerra, “Il Popolo d’Italia”, 7 giugno 1917, p. 3. 109 Mascarille, I tre, “Il Popolo d’Italia”, 26 maggio 1917, p. 3. 110 Mascarille, I tre, cit. 111 S., La Camera e il discorso dell’on. Treves, “La Stampa”, 13 luglio 1917, p. 4. 500 Antonio Casali in diritto di sindacare, o peggio, di intimidi­ In mezzo ad una Camera attraversata da re tutte le altre frazioni della politica italia­ fremiti di nervosismo, Treves si avviava na. “Questa frazione — proseguiva — quindi alla conclusione affermando l’im­ ostenta con polemiche di grande violenza il possibilità della guerra imperialista e dei suo disprezzo al Parlamento, vilipende con governi borghesi a risolvere i problemi del­ attacchi personali i parlamentari, e vedendo l’umanità. Agli interessi delle classi dirigen­ dappertutto fantasmi di traditori e di spie, ti e del militarismo professionale (coadiuva­ sempre dicendo di non volere la guerra civi­ ti da una stampa legata alla siderurgia bel­ le, alla guerra civile costantemente incita. A lica) andava contrapposto un movimento noi pare di assistere ad una nuova specie di internazionale per la pace che, partendo da boulangismo italiano; le sale Talioni ci sem­ un’azione di conquiste democratiche all’in- brano teatro a una nuova Ligue des patrio­ terno di ciascuno Stato, approdasse alla so­ tes, che non chiede l’abolizione (e sarebbe lidarietà e alla cooperazione di tutti i popo­ meglio) ma il disprezzo per il Parlamen­ li. “Infine — concludeva Treves — tenete to”112. conto dell’universale ripristino del senso Se in politica interna Treves metteva in augusto e sacro della vita. Signori del mio guardia contro il boulangismo strisciante e il governo e di tutti i governi d’Europa prevalere dell’elemento militare sul civile, in {Commenti. Rumori). Udite la voce che quella estera lanciava un duro attacco a Sid­ sale da tutte le trincee in cui è squarciato ney Sonnino, giudicato “sempre nel solco il seno della madre terra; essa detta l’ul­ della vecchia, imparruccata politica tradizio­ timatum della vita alla morte: Il prossimo nale della conquista”113. Le mire italiane sul­ inverno non più in trincea! (Vivissimi ap­ l’Albania e sull’Asia minore (che si andava­ plausi all’estrema sinistra. Commenti pro­ no ad aggiungere alle pretese ‘civilizzatrici’ lungati sugli altri banchi. Congratulazio­ in Libia ed Eritrea) erano secondo il deputa­ ni)”116. to di Bologna in palese contraddizione con il Complessivamente considerato il discorso nuovo spirito dei tempi. Quello che stava di Treves si inseriva — come ha notato con avvenendo nella Russia rivoluzionaria sem­ acutezza Franca Pieroni Bortolotti — in un brava preludere infatti ad un avvenire senza clima di iniziative e di attivismo pacifista “annessioni né indennità, ma libertà dei po­ che stava percorrendo in quei mesi tutta la poli di disporre di sé, sempre”114. Pertanto sinistra, socialista, laburista e femminista, anche la questione dell’irredentismo italiano dei paesi belligeranti117. Imbevuta di spirito non poteva trovare soluzione se non in ple­ umanitario e zimmerwaldiano, l’oratoria del bisciti i quali sancissero il diritto di autode­ deputato di Bologna restava comunque lon­ terminazione delle popolazioni interessate tana da toni disfattistici e sediziosi: basti — al che Sonnino, spazientito lo interrom­ pensare che il problema della pace vi era co­ peva gridando che il plebiscito lo avrebbe stantemente posto in termini non nazionali, fatto Pittoni115. ma internazionali, come risultato dello sfor-

112 Cfr. Dalla rivoluzione russa al convegno di Stoccolma, in C. Treves, Come ho veduto la guerra, cit., p. 124. 113 Dalla rivoluzione russa al convegno di Stoccolma, cit., pp. 124-125. 114 Dalla rivoluzione russa al convegno di Stoccolma, cit., p. 138. 115 Dalla rivoluzione russa al convegno di Stoccolma, cit., p. 139. 116 Dalla rivoluzione russa a! convegno di Stoccolma, cit., p. 140. " ' Franca Pieroni Bortolotti, Femminismo e partiti politici in Italia 1919-1926, Roma, Editori Riuniti, 1978, pp. 26-27. Cfr. anche Id., Sul movimento politico delle donne. Scritti inediti, a cura di A. Buttafuoco, Roma, Coop. Utopia, 1987, p. 147. Il ‘marchese di Caporetto’ 501 zo concorde e disciplinato dei popoli impe­ avvalorata del resto dal fatto che, nell’im­ gnati nel conflitto118. Da questo punto di mediato, ciò che scandalizzò i benpensanti vista si può ben dire che il discorso rinno­ e gli interventisti di sinistra non fu tanto vasse e proseguisse quella costante esorta­ l’invocazione “il prossimo inverno non più zione a cessare al più presto le ostilità che in trincea”, quanto la proposta di risolvere aveva costituito una caratteristica precipua il problema dell’irredentismo mediante i del socialismo italiano e che era stata riba­ plebisciti, rigettando delle pure e semplice dita nemmeno quindici giorni prima (il 30 annessioni. giugno) nell’incontro congiunto fra la Cgil Tale proposta che scardinava uno dei to- e la direzione del Psi119. poi della propaganda interventista (il com­ D’altra parte un’analisi attenta delle rea­ pletamento dell’opera di unità nazionale zioni dei grandi organi di stampa e dell’o­ iniziata col Risorgimento) suscitò una im­ pinione pubblica dimostra esaurientemente mediata e comprensibile reazione. Scrisse il che l’accusa di tradimento nei confronti di “Fronte interno”: “Quando il sofista è sco­ Treves non fu mossa affatto in coincidenza perto, esso è un uomo finito. Claudio Tre­ del 12 luglio, ma fu abilmente messa in cir­ ves il Sofista, è stato scoperto. Tutti lo co­ colazione nel corso delle settimane successi­ noscono come tale. Sonnino l’ha strozzato ve, in specie dopo i fatti di Torino della se­ con un nodo scorsoio. Treves parlava di conda metà di agosto. Insomma il mito del plebisciti. Treves voleva la pace austriaca, ‘marchese di Caporetto’ trasse origine non Treves è il nemico. Sonnino l’ha accoppa­ tanto dall’episodio associato al quale la let­ to. A presiedere il plebiscito di Trieste teratura interventista lo ha tramandato ai manderemo Pittoni. posteri120, ma dalla ossessiva campagna de­ Sonnino è un maschio, tu sei una femmi­ nigratoria degli anni precedenti e dall’evo­ na, Claudine”121. Sull’assurdità della richie­ luzione del contesto interno e internaziona­ sta dei plebisciti insisteva anche “Il Popolo le nell’estate del 1917 che porterà a stru­ d’Italia”, che se la prendeva inoltre con mentalizzare, a dilatare artificiosamente e Treves per la tesi della guerra imperialistica: in definitiva a distoreere il significato della (“Dov’è l’imperialismo? In Francia, ove frase finale del discorso del 12 luglio. Una non si vogliono che terre francesi estorte nel siffatta ricostruzione degli avvenimenti è 1871 con la violenza? In Italia, ove non si

118 Ciò sarà fatto rilevare da Treves stesso in una lettera al “Messaggero”: cfr. Nel partito socialista. Le due cor­ renti, “Il Messaggero”, 20 settembre 1917, p. 1, dopo che il giornale aveva scritto che al congresso provinciale di Bologna Treves si era corretto rispetto al discorso del 12 luglio “affermando che la pace è un problema non italiano ma internazionale” (Lapace e isocialisti, 19 settembre 1917, p. 1). 119 Alberto Malatesta, Isocialisti italiani durante la guerra, Milano, Mondadori, 1926, p. 147. 120 Cfr. fra i tanti, i giudizi di Dino Grandi: “Nel 1917, alla vigilia della ritirata di Caporetto, Claudio Treves si era lasciato sfuggire la frase grave e imprudente: ‘non più un inverno in trincea’ e questa frase ascoltata e ripetuta da milioni di soldati nelle trincee era giunta, coll’eco di rivolte di operai a Torino, a fiaccare lo spìrito dell’azione e della resistenza dell’esercito nel momento in cui il pericolo di un’offensiva nemica era maggiore” (Il mio paese. Ricordi autobiografici, a cura di R. De Felice, Bologna, Il Mulino, 1985, p. 98) e del salveminiano Piero Pieri: “il 12 luglio l’onorevole Treves, socialista, dichiarava che i socialisti volevano pace senza annessioni né indennità, mentre da tutte le fronti si levava una sola voce: ‘il prossimo inverno non più in trincea’. Frase ch’ebbe una vasta ripercussione, e giunse fino alle trincee” (L ’Italia nella prima guerra mondiale (1915-1918), Torino, Einaudi, 1965, p. 147). 121 Cfr. Spiragli. Il taciturno, “Il Fronte interno”, 14-15 luglio 1917, p. 1. Su un Treves “pittoniano” insisteva an­ che F. Paoloni, rilevandone l’incongruenza con le posizioni assunte sul “Tempo” nel 1908 (I sudekumizzatì del so­ cialismo, cit., p. 94). 502 Antonio Casali chiede che d’integrare il paese nei suoi confi­ Ma già alcuni giorni prima Pietro Nenni, in ni naturali, nel suo mare?”) e per il giudizio feroce polemica contro la formula socialista sulla rivoluzione russa e sulle riforme eletto­ del né aderire né sabotare aveva potuto scri­ rali in Germania122. vere: “Il sabotaggio c’è in potenza quando, Sulla stessa lunghezza d’onda dei fogli di fra l’anarchismo antipatriottico di Lenin e il Gian Francesco Guerrazzi e Benito Mussoli­ socialismo sano e onesto di Kerenski, si è per ni si collocava anche Pietro Nenni, che sulle il primo contro il capo del Governo rivolu­ colonne del “Giornale del Mattino” operava zionario, quando davanti ai risultati della una infuocata requisitoria: “Claudio Treves propaganda estrema in Russia, risultati che — avvocato del neutralismo italiano — co­ allontanano e rendono sempre più difficile la nosce assai bene l’arte di spargere di soavi li­ pace, un cinico elegante, uno scettico, che quori gli otri che appressa alle bocche degli crede nel socialismo come noi crediamo nel­ italiani perché bevano il veleno della propa­ l’infallibilità del Papa, grida alla Camera: ‘il ganda antinazionale. Da tre anni nei discorsi prossimo inverno non più in trincea’ come se e negli articoli egli professa le più insane teo­ — ove sia fatalmente necessario un altro in­ rie della diserzione, ma sa farlo con garbo e verno di guerra — esso fosse imposto dal ca­ con gusto, da astuto capitano che non scopre priccio dei governanti”125. Dal canto suo al nemico le proprie batterie. Così ieri nel­ Maffeo Pantaleoni plaudiva sul “Fronte in­ l’ultimo suo discorso parlamentare egli ha terno” alle repressioni di Kerenski nei con­ mascherata l’ultima insidia tesa agli italiani fronti dei bolscevichi ed auspicava che con­ nella evocazione di quei plebisciti dai quali tro i Treves, i Modigliani, i Serrati, i Barbe- l’Italia uscì unita dall’Alpi all’Etna, dopo lo ris, le Balabanoff si usassero i metodi che si sforzo eroico di una minoranza che le diede erano rivelati efficacissimi in Russia126. la coscienza dell’unità”123. Di qui ad orchestrare una vera e propria Fu solo con il trascorrere delle settimane, offensiva contro il “traditore” Claudio Tre­ il montare dell’ostilità delle masse popolari ves il passo fu breve: bastarono i moti torine­ verso la guerra, il moltiplicarsi delle iniziati­ si del 22-25 agosto, la sconfitta nella batta­ ve pacifiste (il 1 ° agosto uscì la Nota ai capi glia della Bainsizza e la circolare Lazzari127 dei popoli belligeranti di Benedetto XV), che per fare del deputato socialista il capro espia­ la ‘lettura’ data del discorso di Treves dalla torio delle inadempienze del governo, delle stampa interventista di sinistra conobbe si­ classi dirigenti e dello Stato maggiore. Ad gnificativi cambiamenti d’accento. Agli inizi aprire il fuoco fu alla fine di agosto il “Fron­ di agosto l’organo dei repubblicani spostava te interno” che scrisse: “il discorso di Treves tutta la sua attenzione sulla ‘chiusa’ e non che conclude chiedendo a gran voce che que­ esitava a parlare di “leninismo morale”124. sto inverno sia passato in pace è stato per noi

122 Le réfractaire, Il virtuoso della sofisticheria, “Il Popolo d’Italia”, 14 luglio 1917, p. 1. 123 N.(enni), L ’ultima trincea dell’austriacantismo, “Giornale del Mattino”, 14 luglio 1917, p. 1. 124 Cfr. Il “Soviet”contro il “Pus”, “L’Iniziativa”, 11 agosto 1917, p. 1. 125 N.(enni), Ammaestramenti, “Giornale del Mattino”, 31 luglio 1917, p. 1. 126 Maffeo Pantaleoni, A quando un p o ’ di repulisti in casa nostra?, “Il Fronte interno”, 23-24 luglio 1917, p. 1. 127 Nella seconda metà di agosto Costantino Lazzari aveva indirizzato ai sindaci socialisti una circolare in cui pro­ poneva le dimissioni in massa di tutti gli amministratori iscritti al Psi come efficace mezzo di pressione per raggiun­ gere la pace prima dell’inverno. La proposta non incontrò il favore di Treves il quale al congresso provinciale di Bologna affermò: “Una protesta che si radicasse nella consegna al governo dei grandi comuni socialisti, le ultime tribune libere, quadrerebbe troppo con le vedute del governo [...] 11 dovere è resistere a codesti colpi di disperazio­ ne” (Congresso socialista della provincia di Bologna. La seduta pomeridiana, “Avanti!”, 29 agosto 1917, p. 2). Il ‘marchese di Caporetto’ 503 l’equivalente di una battaglia perduta, per Ciccotti dal canto suo non mancò di deplo­ quanto intrinsecamente e per la vigliaccheria rare “il finale a grande orchestra wagneria­ dell’oratore, per il suo nessun contatto con no feW inverno e della trincee” con la sua le masse, la sua natura infida e cinica, quella intimazione altezzosa e “pervicace che, pre­ sua grossolana perorazione avesse meritato sa alla lettera dai martiri eroici delle trincee, solo qualche buon torsolo di cavolo in nes- li avrebbe condotti alla diserzione o alla fu­ sun’altra guisa utilizzabile”128. Una ventina cilazione”132. di giorni più tardi era ancora l’organo di Ma la palma dell’invettiva antitrevesiana Gian Francesco Guerrazzi a rincarare la do­ va forse attribuita al “Giornale del Mattino” se: “Questa circolare — scriveva a proposito e al suo direttore Pietro Nenni. Questi prima della circolare Lazzari — dice senza reticen­ fece scendere in campo Romolo Murri, il ze che l’Italia deve fare la pace prima del­ quale non si peritò di lanciare contro il depu­ l’inverno. È la parafrasi del grido sedizioso tato di Bologna l’accusa di sabotaggio133; poi dell’on. Treves [...] Treves e compagni sono accusò i socialisti di aver fatto giungere sin il nemico interno. I fatti di Torino sono un nelle zone di operazione “il consiglio vile e corollario dell’azione direttrice del sociali­ criminale: Via dalle trincee”134; infine ospitò smo tipo Treves [...] sono un tentato assassi­ un lungo intervento di Guido Podrecca teso nio di mandanti dei quali Treves è la più cer­ ad assimilare pacifismo socialista e cattolico. ta espressione parlamentare”129. Commentando il processo intentato in quei Non da meno furono il “Popolo d’Italia”, giorni al direttore del “Corriere del Friuli” che individuò in Treves e Lazzari i leader di Pagani, il quale aveva pubblicato un articolo un socialneutralismo ormai prossimo a con­ (La parola alle trincee) di esaltazione della vertirsi in leninismo130; e Napoleone Co- Nota papale, Podrecca scrisse: “La parola lajanni il quale denunciò in Treves l’avvoca­ alle trincee non è che il completamento della to difensore di “un leninismo disfattista, cui frase lanciata in Parlamento da Claudio Tre­ manca soltanto il coraggio di assumere la re­ ves, e sminuzzata al proletariato da tutta la sponsabilità materiale e morale”131. Ettore stampa socialista del Kaiser”135.

128 Cfr. Gl’invidiabili effetti della campagna neutral-socialista, “Il Fronte interno”, 28-29 agosto 1917, p. 3; cfr. anche Sedizione, ivi, 17-18 settembre 1917, p. 1. 129 Per far morire l'Italia, “Il Fronte interno”, 19-20 settembre 1917, p. 1; cfr. anche Lo scempio della libertà, ivi, 23-24 settembre 1917, p. 3; Spiragli. La selezione, ivi, p. 3. Diverso l’atteggiamento verso Turati che il giornale di­ pingeva in aspro disaccordo con il suo gruppo parlamentare: cfr. La storiella della circolare, ivi, 23-24 settembre 1917, p. 3. 130 Leninismo (Documenti), “Il Popolo d’Italia”, 18 settembre 1917, p. 1; e anche m.g., Il disfattismo deI “Pus” torinese, ivi, 21 settembre 1917, p. 3. 131 Cfr. Noi (N. Colajanni), Gli avvenimenti e gli uomini. I socialisti vogliono il privilegio e l ’impunità della guerra civile, “Rivista popolare di politica, lettere e scienze sociali”, a. XXII, 30 settembre 1917, p. 322. 132 Ettore Ciccotti, Novità di una vecchia predica, “Il Messaggero”, 21 settembre 1917, p. 1. 133 Romolo Murri, L ’alibi dei sabotatori, “Giornale del Mattino”, 20 settembre 1917, pp. 1-2; da mettere a con­ fronto con il ben diverso giudizio espresso su Turati: R. Murri, Profili di guerra. Filippo Turati, ivi, 28 gennaio 1917, p. 2. 134 Cfr. Miserie, “Giornale del Mattino”, 28 settembre 1917, p. 1. 135 Guido Podrecca, Il processo della “Nota”, “Giornale del Mattino”, 30 settembre 1917, p. 2. Come si può nota­ re atteggiamenti di tipo fanatico, caratterizzati dalla ricerca ossessiva di capri espiatori, erano presenti in Italia ben prima di Caporetto. Sul clima del post Caporetto cfr. G. Procacci, Aspetti della mentalità collettiva durante la guerra. L ’Italia dopo Caporetto, in La grande guerra. Esperienze, memoria, immagini, a cura di Diego Leoni e Ca­ millo Zadra, Bologna, Il Mulino, 1986, pp. 261-289. 504 Antonio Casali

Alla fine dell’estate del 1917 — ben prima silenzio — destinato a protrarsi ben oltre il cioè dell’inizio dell’offensiva austrotedesca ventennio fascista — la colpa di aver resisti­ sul fronte dell’Isonzo e del relativo sfonda­ to alle intimidazioni delle forze congiunte mento di Caporetto — il mito di un Treves del nazionalismo, del socialriformismo e “traditore” e “disfattista” circolava dunque dell’interventismo ‘democratico’. La colpa già largamente in Italia. Alimentato da una di non aver dimenticato che “il socialpa- capillare, ramificata campagna di stampa — triottismo è la negazione del socialismo e che aveva visto gli organi dell’interventismo dell’emancipazione proletaria”142. La colpa di sinistra oltrepassare in faziosità e mani­ di esser rimasto sostanzialmente fedele, pur cheismo i fogli nazionalisti e moderati136 — con i limiti teoretici e politici dei socialisti questo mito era penetrato in vasti strati del­ della sua generazione, “allo spirito delle no­ l’opinione pubblica e diventato ormai senso stre dottrine, secondo cui ogni guerra, men­ comune. tre, per la mostruosa efficacia degli stru­ L’uomo che Gaetano Salvemini aveva de­ menti tecnici, aumenta stragi e rovine, non finito “briccone”137, che Leonida Bissolati ha virtù, per la complicazione stessa enorme aveva giudicato “un calcolatore che pensa e mondiale dei rapporti umani, di risolvere soprattutto a sé”138, che Pietro Nenni aveva radicalmente e con giustizia le grandi que­ gratificato con gli epiteti di “coniglio”139, stioni che interessano la vita dei popoli. La “moglio”140, “trafficante collo straniero”141 guerra strazia, non liquida”143. avrebbe pagato con un lungo ostracismo e Antonio Casali

136 Per l’accoglienza da questi riservata al discorso del 12 luglio cfr. L’Idea Nazionale, Un discorso “fo rte”, “L’I­ dea nazionale”, 14 luglio 1917, p. 1; Il farmacista, Discorsi di farmacia. L ’Umanità dell’on. Treves, “Giornale d’I­ talia”, 15 luglio 1917, p. 3; Sofismi, ivi, 14 luglio 1917, p. 1 ; G.A., Il sofisma contro la Patria, “Il Corriere della se­ ra”, 13 luglio 1917, p, 2. 137 Lettera del 26 maggio 1917 a Giovanni Modugno, in Lettere inedite di Gaetano Salvemini a Giovanni Modugno (1910-1919), “Storia contemporanea”, a. XIX, giugno 1988, p. 517. 138 Cfr. O. Malagodi, Conversazioni della guerra 1914-1919, cit., p. 145. 139 Nepi (P. Nenni), La nostra tristezza, “Il Popolo d’Italia”, 5 giugno 1917, p. 3. 140 Nepi (P. Nenni), La loro gioia, “Il Popolo d’Italia”, 7 giugno 1917, p. 3. 141 Nepi (P. Nenni), Ammaestramenti, cit. 142 Cfr. l’intervista rilasciata a un giornale bolognese: T.B., Dopo il Convegno di Roma. I socialisti italiani di fron­ te alla guerra. L'on. Claudio Treves e Costantino Lazzari, “Il Resto del Carlino”, 3 marzo 1917, p. 1. 143 Cfr. L ’utopia della guerra democratica, in C. Treves, Come ho veduto la guerra, cit., p. 44.

Antonio Casali (1955) è studioso di storia dell’Italia contemporanea. Fra i suoi libri: Storici italiani fra le due guerre. La “Nuova rivista storica” 1917-1943, Napoli, Guida, 1980; F iren ze (in collaborazione con G. Spini), Bari-Roma, Laterza, 1986; Dalla Società di mutuo soccorso fra gli artisti e gli operai di Perugia alla Coop Umbria. Centoventi anni di cooperazione dì consumo in Umbria, Foligno, Cogra- fo, 1988; Claudio Treves. Dalla giovinezza torinese alla guerra di Libia , Milano, Angeli, 1989.