Fulvio Lenzo Una cupola su colonne. Nuovi elementi per la comprensione di Sant’Agnese in Agone

1. Roma, Sant’Agnese a , Fra gli episodi salienti del Seicento romano la esterno. chiesa di Sant’Agnese in piazza Navona è l’ar- 2. Roma, Sant’Agnese a piazza Navona, chitettura che meno si presta a essere interpretata interno. come il frutto del genio assoluto di un unico ar- tista1. Nel corso del secolo si sono avvicendati alla guida del cantiere Girolamo e , , poi nuovamente Carlo Rainaldi, insieme a Domenico Castelli, Camillo Arcucci, Francesco Contini, Giovan Battista Mola e Antonio del Grande, seguiti da Alessan- dro Baratta, Gianlorenzo Bernini, e infine e Ciro Ferri2. Ognuno di loro è in- tervenuto modificando quanto già costruito dai predecessori, sì che la chiesa attuale è l’esito di una sommatoria di progetti interrotti innestati l’uno sull’altro. Numerosi disegni e documenti d’archivio testimoniano come le ricerche dei vari architetti succedutisi nella fabbrica siano state volte soprattutto a conferire un appropriato grado di monumentalità all’esterno (ill. 1) e a definire i piloni di sostegno della cupola (ill. 2). La costante di quest’ultima sono rimaste le otto colonne libere in marmo cottanello rosso, decise fin dal primo momento ed effettivamente collo- cate in opera nella posizione prevista, ai vertici di un ottagono cupolato intersecato con una croce greca3. I piloni retrostanti le colonne, invece, sono uno degli elementi che più portano il segno dei continui mutamenti di progetto. Infatti, al di sopra del rivestimento in marmo del livello infe- riore, che dà forma a un invaso ottagonale, si in- nalzano pennacchi concavi, che configurano una pianta circolare e che non trovano corrispon- denza nei piloni sottostanti (ill. 2, 15)4. Una pianta inedita ritrovata presso la British Library di Londra consente adesso di gettare nuova luce sulla genesi dell’edificio, sulle prime idee di Bor- romini per i piloni nel 1653 e sulla loro successiva rielaborazione dopo la sua uscita dal cantiere nel 1657. Attraverso questo disegno rileggeremo le vicende della chiesa per fissarne le tappe fonda- mentali ed enucleare i temi progettuali di mag- giore rilievo. Il disegno (ill. 3), tracciato in grafite, si trova al foglio 4 del codice Maps 6, Tab 3 della British Library, un manoscritto che contiene un centi- naio di mappe topografiche e disegni di edifici nello Stato della Chiesa risalenti ai pontificati di Innocenzo X e Alessandro VII5. Il codice è pre- ceduto da un sommario seicentesco che identifica

109 3. Anonimo, pianta di Sant’Agnese a piazza ria della scala grafica è tracciata la linea di co- Navona (London, British Library, Maps 6, struzione che divide in due il foglio; a questa se Tab 3, fol. 4). Il nord è a destra. ne aggiungono una ortogonale e altre due diago- 4. Francesco Righi (?), pianta di San’Agnese nali. A partire dagli assi principali e diagonali è al 1653 (Wien, Graphische Sammlung Albertina, Az Rom 52). Il nord è a destra. tracciato un profilo a croce greca, anch’esso ap- parentemente funzionale alla costruzione geo- metrica. Quello che può essere considerato il se- condo strato rappresenta la pianta delle fondazioni, che segue l’andamento di un otta- gono intersecato con una croce greca, e quella delle murature, che all’interno coincidono con quanto, secondo le fonti grafiche e d’archivio che discuteremo in seguito, risulta essere stato rea- lizzato fino al dicembre del 1653. In corrispon- denza del braccio sinistro del transetto il profilo delle murature interne si interseca in maniera poco chiara con quello delle fondazioni. A que- sto proposito va notato che i due transetti non sono simmetrici e che presentano soluzioni dif- ferenti alla loro terminazione: sul braccio sinistro si apre infatti una porta, mentre su quello destro è un varco di dimensioni maggiori con stipiti smussati. Appartengono sempre al secondo strato del disegno, pur mostrando una definizione più dettagliata, il prospetto posteriore (a ovest) e la facciata principale della chiesa (a est), con due coppie di grandi colonne aggettanti e dodici co- lonne minori nel portico. Qui sono minutamente registrate anche le proiezioni in pianta di tutti i profili delle basi delle colonne e dei piedistalli. La testata settentrionale del portico termina in un ambiente circolare, verosimilmente destinato a ospitare le scale per il campanile, e inquadrato da una coppia di colonne a tre quarti. In mezzo al cerchio si legge un segmento secante di muratura che corrisponde a uno dei muri del livello inter- rato. Questo affiora debolmente delineato anche in corrispondenza delle tre aperture del portico e degli intercolunni dei campanili, dove si affac- ciano aperture variamente strombate7. All’estre- mità meridionale del portico sono presenti un tratto di muro sporgente dietro la prima colonna e un incavo delineato con linea ondulata che in- dicano la presenza di murature preesistenti. Ciò che rende la pianta di Londra di eccezio- nale interesse per la storia della chiesa di San- t’Agnese è però il terzo e ultimo strato del disegno, che si può riconoscere nelle tracce a mano libera, sempre in grafite, sovrapposte al pilone sudorien- erroneamente il disegno al foglio 4 come “Pianta tale (ill. 3, 14). Si tratta di un segmento che resti- del portico di S. Pietro”. In realtà si tratta di una tuisce lo spigolo di una muratura tagliata diago- pianta della chiesa di Sant’Agnese, disegnata a nalmente subito a sinistra dell’ingresso e di un stecca e squadra, con segni della costruzione geo- gruppo di membrature addossate all’estremità metrica e fori del compasso. Sul foglio non sono della nicchia del pilone, chiaramente leggibili presenti scritte, annotazioni o misure se si esclude come una colonna affiancata da pilastri. Analiz- una scala grafica posizionata in basso, priva di nu- zando questo particolare più da vicino, si nota che merazione ma ripartita in dieci unità, di cui la il pilastro rivolto verso lo spazio interno non segue prima a sua volta suddivisa in altrettanti sotto- l’andamento ottagonale della linea di fondazione, multipli6. Nel disegno sono individuabili tre stadi ma è invece parallelo allo stipite della nicchia, che di elaborazione: in corrispondenza della mezze- è inclinato verso il centro del pilone. Su questo

110 Borromini. Secondo le fonti il cambio di archi- tetto sarebbe dovuto al fatto che la facciata di cui era stata avviata la costruzione sporgeva eccessi- vamente verso la piazza9, ma è probabile che l’al- lontanamento di Carlo Rainaldi si debba collegare alla rimozione di Camillo Pamphili dalla carica di responsabile della fabbrica e che l’arrivo di Bor- romini sia stato favorito da una pressione di Vir- gilio Spada in favore del suo protetto10. Borromini interviene nella fabbrica alla stre- gua di uno scultore, operando per sottrazione di volumi e di massa muraria. Elimina il portico per arretrare la facciata, che si incurva verso l’interno (ill. 1, 7), e libera le colonne di cotta- nello rosso ai lati dei quattro piloni per farle emergere come le vere protagoniste dello spazio ottagonale della chiesa. In realtà, mentre il la- voro sulla facciata è effettuato su una fabbrica in travertino già arrivata a una certa altezza, ed era dunque stato necessario conteggiare, misu- rare e smantellare i conci già posti in opera, l’intervento sui piloni si traduce in operazioni minime, poiché dell’interno erano state costruite soltanto le murature rustiche in mattoni, e an- che queste fino a un’altezza inferiore all’impo- sta degli arconi. Borromini rimane alla guida del cantiere fino al 1657, innalzando i due prospetti esterni e completando al rustico l’interno e la ca- lotta della cupola. Le finiture in marmo dell’in- terno, la lanterna della cupola e i campanili sono 5. Girolamo e Carlo Rainaldi, prospetto fondamentale dettaglio avremo modo di ritornare stati realizzati da una commissione di architetti del progetto definitivo per Sant’Agnese, in seguito. Prima, per capirne fino in fondo l’im- intervenuti dopo il suo licenziamento su ordine dettaglio (Wien, Graphische Sammlung Albertina, Az Rom 50). portanza, è necessario ripercorrere brevemente i di Camillo Pamphili, nel frattempo reintegrato principali momenti del complicato cantiere di San- nel suo ruolo dal nuovo pontefice Alessandro t’Agnese al fine di circoscrivere l’ambito di realiz- VII Chigi. Altre modifiche vengono apportate, zazione del disegno e di inquadrarlo correttamente sia in facciata che all’interno, da Gianlorenzo all’interno del processo progettuale della chiesa. Bernini nel 1666, anche lui in seguito rimosso dal suo incarico e sostituito nel 1668 da Pietro Sant’Agnese, estate 1653: i disegni da Cortona e Ciro Ferri. La chiesa di Sant’Agnese viene ricostruita per vo- Le principali fonti grafiche relative alle prime lontà di Innocenzo X Pamphili come suo luogo di fasi del cantiere di Sant’Agnese sono costituite da sepoltura sul sito di un più antico edificio di culto un gruppo di disegni all’Albertina di Vienna (Az legato alla memoria della martire. La posa della Rom 50, Az Rom 52, Az Rom 58), da un accurato prima pietra ha luogo il 15 agosto 1652 su pro- dossier con rilievi e misurazioni alla Biblioteca getto dell’anziano architetto della famiglia Pam- Corsiniana di Roma (ms. 31.B.15, ex codice Cor- phili, , con l’assistenza del figlio siniano 168, ff. 291-295) e da un disegno al Ca- Carlo. Girolamo e Carlo Rainaldi cominciano a stello Sforzesco di Milano (Martinelli IV, f. 22). costruire una chiesa a croce greca che si allarga al Il primo disegno da prendere in considera- centro in un ottagono definito da quattro piloni zione è la pianta Az Rom 52 dell’Albertina (ill. 4), entro le cui murature dovevano essere collocate con la quale il disegno Map 6, Tab 3, f. 4 presenta otto colonne in marmo rosso. La chiesa sarebbe una strettissima affinità11. Il disegno Az 52, redatto stata preceduta da un portico a tre aperture, arti- in grafite da Francesco Borromini, o più proba- colato in facciata dall’intersezione michelangiole- bilmente dal suo collaboratore Francesco Righi, sca di un ordine corinzio gigante e uno minore di riproduce lo stato di fatto del cantiere poco dopo colonne ioniche (ill. 5). A dominare tutta la co- il cambio al suo vertice nell’agosto del 1653. Il di- struzione si sarebbe elevata un’enorme cupola su segno londinese sembra derivato dal medesimo basso tamburo8. Carlo Rainaldi subentra al padre prototipo di quello borrominano: identiche sono dopo pochi mesi, ma a sua volta rimane a capo le dimensioni, la scala di rappresentazione e le della fabbrica per un periodo brevissimo, poiché convenzioni grafiche, così come la raffigurazione nell’agosto del 1653 cede il posto a Francesco delle murature e delle fondazioni in sovrapposi-

111 6. Francesco Righi e Francesco Borromini, zione. Già nel 1962 Karl Noehles aveva notato rilievo dei travertini in opera nella facciata come nel disegno Az 52 le porzioni di muratura ai di Sant’Agnese nel 1653 (Wien, Graphische Sammlung Albertina, Az Rom 58). lati delle nicchie dei piloni siano impercettibil- mente inclinate verso l’interno, di modo che si 7. Roma, Sant’Agnese in piazza Navona, dettaglio della facciata. può dedurre che ogni nicchia si aprisse su una pa- rete leggermente concava, dettaglio che, come si è visto, si manifesta ancora più evidente nella pianta di Londra12. L’unico foglio autografo dei due Rainaldi rife- ribile direttamente al loro progetto definitivo è un disegno di presentazione tracciato in grafite e ombreggiato ad acquerello (AZ Rom 50; ill. 5), nel quale l’alzato esterno della chiesa è inserito nel contesto degli edifici adiacenti13. La conforma- zione della facciata rainaldiana per la chiesa di le fondazioni di quello nuovo da lui progettato. La Sant’Agnese nel disegno Az 50 corrisponde a porzione del prospetto posteriore costruito da quella rappresentata in pianta nei disegni Maps 6, Rainaldi è in un disegno a penna e acquerello al f. Tab 3 e Az 52. A conferma che Az 50 fosse effet- 294 (ill. 11), che raffigura la situazione al 30 di- tivamente il progetto in costruzione sotto i due cembre 1653 distinguendo le parti costruite da Rainaldi, concorre poi il disegno Az 58 (ill. 6), Rainaldi da quelle proseguite sotto Borromini: tracciato in grafite da Francesco Righi con anno- anche in questo caso i dati collimano con quanto tazioni di Borromini, che mostra il rilievo dei tra- osservabile nella pianta londinese16. Ai fogli 292 e vertini già in opera nella facciata al momento del- 293 del medesimo codice si trovano due rilievi l’interruzione del cantiere nell’estate del 165314. parziali della pianta (ill. 12, 13), disegnati a penna Anche il foglio Az 58 assicura che, almeno per su una base preparatoria in grafite, con i corri- quanto riguarda il prospetto principale, la pianta spondenti alzati interni in approssimativa veduta di Londra raffigura il progetto messo in opera da assonometrica, sempre datati 30 dicembre 1653 e Girolamo e Carlo Rainaldi. dove ancora una volta è specificato quali fossero Nel codice 31.B.15 della Biblioteca Corsiniana le parti realizzate da Rainaldi e quali quelle co- di Roma si trovano invece quattro rilievi (ill. 10- struite da Borromini17. In questi due ultimi dise- 13) attribuiti a Pietro Paolo Drei che mostrano lo gni la concavità dei piloni è fortemente accen- stato di fatto nell’inverno del 165315. A differenza tuata. Il foglio 295 (ill. 10) presenta invece una di Az 52 e Maps 6, Tab 3, nei disegni corsiniani “pianta rustica” complessiva, priva di datazione e manca qualsiasi riferimento alla facciata princi- disegnata in grafite su sottotraccia incisa18. La pale, probabilmente perché all’epoca della loro re- “pianta rustica” concorda con il rilievo del pro- dazione Borromini aveva già smantellato il pro- spetto posteriore nel raffigurarlo compiuto anche spetto costruito dai Rainaldi e avviato i lavori per negli elementi di dettaglio, ma mostra correzioni

112 8. Anonimo (con interventi di Virgilio in corrispondenza della muratura dei piloni: in- Spada?), pianta di Sant’Agnese con proposta fatti, gli stipiti delle nicchie, che nelle incisioni di Borromini confrontata con progetto di Rainaldi (Milano, Castello Sforzesco, preparatorie erano stati tracciati con smussi leg- Civiche Raccolte di stampe Bertarelli, germente inclinati verso l’interno, sono stati suc- Martinelli IV, f. 22). Il nord è a destra. cessivamente ripassati a lapis secondo un anda- 9. Carlo Rainaldi, variante di progetto mento rettilineo. per Sant’Agnese (Roma, Biblioteca La pianta pensata dai Rainaldi per l’interno dei Lincei e Corsiniana, ms. 31.B.15, f. 291). Il nord è a destra. dell’edificio è nota soltanto attraverso la copia parziale in Mart. IV, f. 22 (ill. 8). Il disegno, ac- 10. Pietro Paolo Drei, Pianta rustica del Tempio di S.ta Agnese (Roma, querellato in blu su una base a matita con corre- Biblioteca dei Lincei e Corsiniana, zioni a penna, sembra essere stato realizzato per ms. 31.B.15, f. 295). Il nord è a destra. convincere deputati e committenti: infatti sulla metà sinistra è il progetto di Borromini, e sulla metà destra il progetto di Rainaldi19. Nella por- zione di destra si ritrovano le colonne inquadrate da pilastri lungo gli stipiti delle nicchie, simili a quelle del disegno di Londra, mentre nella por- zione sinistra le colonne sono state già liberate dai pilastri. In nessuna delle due parti del disegno ri- troviamo la concavità dei piloni. Il foglio 22 di Mart. IV mostra ripensamenti nella mezza fac- ciata di Borromini, ma nessun dubbio rispetto al- l’interno – in entrambe le soluzioni – né tanto- meno sulla facciata di Rainaldi, che ancora una volta combacia con la pianta Maps 6, Tab 3. Se si considera che la motivazione, o piuttosto il pre- testo, dell’allontanamento dalla fabbrica di Carlo Rainaldi era stata l’eccessiva sporgenza della chiesa verso la piazza, è piuttosto sorprendente che nel progetto di Francesco Borromini raffi- gurato nel codice milanese la scala aggetti di più rispetto a quella sulla metà destra del disegno, che appare una versione riveduta e corretta della sca- linata criticata dal pontefice20. Questo foglio va considerato come una doppia proposta, forse pre- sentata a Innocenzo X dal suo consigliere Virgi- lio Spada: nella metà destra una variante econo- mica per aggiustare la fabbrica in costruzione limitandosi a ridurre la sporgenza della scala, nella metà sinistra una soluzione in grande, pen- sata da Borromini per riprogettare a partire dal- l’esistente una chiesa mausoleo come fino allora non si era mai vista in Roma. Altrettanto interessanti sono le questioni po- ste dalla pianta Cors. 31.B.15, f. 291 (ill. 9). Si tratta di un disegno a penna acquerellato in rosa con caratteristiche intermedie tra la pianta rea- lizzata da Borromini e il progetto dei Rainaldi21. La facciata è arretrata secondo un profilo con- cavo, anche se adatta a questa conformazione l’ossatura rainaldiana, con due coppie di colonne libere giganti a inquadrare il settore centrale, mentre le colonne minori appaiono schizzate ve- locemente in un secondo momento ai lati del portale laterale destro22. All’interno, le colonne che inquadrano i piloni sono incassate entro spes- sori murari segnati da paraste piegate e pilastri rettilinei. Il disegno è particolarmente interes- sante poiché in corrispondenza delle testate in- terne dei quattro bracci della croce mostra i segni

113 11. Pietro Paolo Drei, rilievo del prospetto posteriore di Sant’Agnese nel dicembre 1653 (Roma, Biblioteca dei Lincei e Corsiniana, ms. 31.B.15, f. 294).

di revisioni successive che si rivelano in diretta campitura ad acquerello rosa. Tutte queste cor- correlazione con le piante Mart. IV, f. 22 (ill. 8) rezioni sembrano compatibili con il medesimo e Maps 6, Tab 3 (ill. 3, 14). La pianta Cors. autore della pianta a inchiostro e acquerello. Le 31.B.15, f. 291 (ill. 9) è disegnata su una trama di ulteriori annotazioni a matita sono invece di al- sottili forature servite per trasportare in pulito il tro tipo. Alcuni tratti in grafite sembrano indicare disegno da un altro foglio, ma sull’elaborato fi- una riflessione sull’alzato, come quelli in corri- nale sono state apportate ulteriori correzioni. In spondenza del muro dietro il portale meridionale corrispondenza dell’ingresso e dei due bracci tra- e soprattutto quelli, debolissimi, che segnano sversali, le colonne a tre quarti appaiono dise- l’andamento degli archi sopra le colonne libere e gnate sopra una traccia precedente di pilastri ret- i pilastri retrostanti nel transetto sud e nella cap- tilinei (come quelli di Mart. IV, f. 22), che prima pella maggiore. Hanno invece un tratto più mar- erano stati tracciati a penna sulla base delle bu- cato le correzioni in grafite grassa in corrispon- cature preparatorie e successivamente sono stati denza delle due colonne minori ai lati del portale cancellati per abrasione. Si riconoscono poi di- settentrionale, e il taglio delle murature nell’an- verse tracce a matita. Sottili linee in grafite tirate golo superiore del transetto sud. Il disegno prin- a stecca si trovano in corrispondenza del centro cipale del foglio Cors. 31.B.15,291 (ill. 9) può es- del cerchio della cupola, dove segnano gli assi or- sere attribuito a Carlo Rainaldi, poiché l’uso della togonali, e sulle quattro nicchie, tra il foro del tecnica a penna e acquerello rosa e delle conven- compasso necessario alla loro tracciatura e la zioni per rappresentare le coperture – soltanto le curva del fondo, dove indicano le diagonali. Sem- due circonferenze concentriche della cupola e pre in grafite, con un segno debolissimo a mano della lanterna, senza il quadrato di imposta – libera, sulla testata settentrionale del transetto è sono identiche a quelle riscontrabili in altri dise- disegnata la cappella funeraria di Innocenzo X, gni da lui redatti negli stessi anni24. Allo stesso ar- con un grande altare sul fondo e altri monumenti chitetto possono essere ricondotte anche le cor- nelle nicchie laterali23. Verso la chiesa la cappella rezioni a penna, come quelle che trasformano in è chiusa da un muro disegnato in sanguigna e colonne i pilastri nelle testate della croce, nonché campito da tratteggio inclinato. In corrispon- l’aggiunta in grafite della cappella funebre di In- denza della cappella maggiore appaiono in grafite nocenzo X nel transetto nord. Le correzioni fatte l’ingombro dell’altare e poi, con tratto più deciso, utilizzando una matita più grassa, come quelle nel l’aggetto di due colonne a tre quarti incassate in transetto sud e nel pilone adiacente, sono invece pilastri sporgenti: la parte sezionata è campita a riconducibili a un ambito borrominiano e corri- sanguigna, in modo da uniformarsi al colore della spondono proprio a quegli elementi che Borro-

114 12. Pietro Paolo Drei, rilievo delle murature si è detto è possibile trarre alcune considera- realizzate in Sant’Agnese nel dicembre 1653 zioni sulla pianta Maps 6, Tab 3, f. 4. Si può de- (Roma, Biblioteca dei Lincei e Corsiniana, ms. 31.B.15, f. 293). Il nord è in alto. durre che non si tratta di un disegno di presen- tazione al committente, come invece è il 13. Pietro Paolo Drei, rilievo delle murature realizzate in Sant’Agnese nel dicembre 1653 prospetto Az 50 di Girolamo e Carlo Rainaldi (Roma, Biblioteca dei Lincei e Corsiniana, (ill. 5), dal momento che non mostra in maniera ms. 31.B.15, f. 292). Il nord è in basso. chiara la soluzione pensata per l’interno della chiesa. Allo stesso tempo, però, non è neppure uno studio di progetto, poiché, se mettiamo per il momento da parte l’ultimo strato schizzato a mano libera, la pianta mostra esclusivamente le parti della fabbrica costruite sino a quel mo- mento: soltanto al rustico all’interno, con un li- vello più avanzato nelle parti esterne in traver- tino. Gli strati inferiori della pianta Maps 6, Tab 3 (ill. 3) appaiono come la ricomposizione in un unico elaborato del preciso rilievo dei travertini della facciata rappresentato nel disegno Az 58 (ill. 6) e delle misurazioni parziali presenti nel Cors. 31.B.15, ff. 292-295 (ill. 10-13), che fissano lo stato del cantiere nei primi mesi di attività di Borromini. Sia Az 52 che Maps 6, Tab 3 docu- mentano un momento molto precoce della fab- brica, all’agosto del 1653, quando cioè Borro- mini era da poco arrivato in cantiere e non aveva ancora cominciato a smantellare la facciata ini- ziata dai Rainaldi. La fase dei lavori rappresen- tata dal disegno principale del foglio Maps 6, Tab 3 (ill. 3) non permette dunque la sua attribuzione a uno dei due Rainaldi. Inoltre, la coincidenza di dimensioni e convenzioni grafiche con il disegno Az 52 (ill. 4) rende più che probabile che il dise- gno londinese sia stato eseguito presso lo studio di Borromini. Va però escluso che, almeno per quanto riguarda i primi strati, l’autore del dise- gno possa essere Borromini, dal momento che vi si riscontrano ingenuità grafiche incompatibili con il suo ductus raffinato. Infatti, benché rigo- roso, il tratto di Maps 6, Tab 3 è piuttosto mal- destro: le linee che definiscono gli angoli prose- guono spesso un po’ oltre sino a formare croci (ill. 14), indice di una mano non esperta. La mini aveva eliminato dall’originario progetto di pianta è comunque costruita in maniera dili- Rainaldi. Anche se a prima vista la pianta Cors. gente in tutte le sue parti, anche quelle superflue 31.B.15, f. 291 (ill. 9) non assomiglia al disegno per un disegno a questa scala e non necessarie a Maps 6, Tab 3, f. 4 (ill. 3, 14), va notato che, sof- fissare il processo ideativo di un architetto, come fermandosi sulle correzioni apportate in un se- ad esempio la serie di modanature minute dei condo momento su entrambi i fogli, quanto è due prospetti. Si può concludere che il disegno stato eliminato nella pianta corsiniana corri- principale del foglio Maps 6, Tab 3 sia l’opera di sponde a ciò che è stato aggiunto in seguito in un collaboratore di Borromini e che si tratti di quella londinese. Se il disegno principale di Maps una copia derivata dalla medesima matrice della 6, Tab 3 (ill. 3) è quasi identico alla pianta Az 52 pianta Az 52, destinata a essere utilizzata come (ill. 4), il terzo strato a mano libera (ill. 14) ripri- base di partenza per altri studi. stina quelle porzioni di muratura che in Cors. L’ultimo strato a mano libera (ill. 14), apposto 31.B.15.f.291 (ill. 9) erano state tagliate. Sia la in un secondo momento, apre invece nuove pro- pianta di Londra che quella Corsiniana 291 ri- spettive per comprendere meglio la storia della producono dunque, da punti di partenza opposti, chiesa. Lo schizzo è realizzato in grafite, uno le variazioni fra il progetto di Rainaldi e quello di strumento di disegno che sappiamo essere utiliz- Borromini. zato tanto da Francesco Borromini, quanto da Già dal primo confronto con i disegni di cui Carlo Rainaldi, e anzi era stato proprio il padre

115 dificato, come il portico a colonne della facciata principale. All’interno della chiesa la concavità dei piloni della cupola è oggi percepibile soltanto nella parte alta, all’imposta dei pennacchi (ill. 15), mentre l’adeguamento delle membrature a questa curvatura non è mai stato realizzato. I pi- lastri murari inglobanti la colonna erano previsti nel progetto di Girolamo e Carlo Rainaldi e si ri- trovano anche in altri disegni, ma soltanto nella pianta di Londra sono in stretta correlazione con l’idea del pilone concavo. Il pilone è stato dise- gnato in un momento precedente, ed è quindi ne- cessario isolare questa soluzione prima di consi- derarla insieme alle membrature di rivestimento. Nessuno dei disegni di progetto noti, né quelli di Borromini, né quelli riconducibili a idee di Rai- naldi, propone esplicitamente una soluzione con piloni concavi. A parte Maps 6, Tab 3, la conca- vità compare soltanto in altri rilievi che mostrano lo stato di fatto del cantiere nel momento di tran- sizione fra un architetto e l’altro. Si potrebbe tentare di sciogliere la questione attraverso la cronologia dei disegni risalenti a queste prime fasi. Le piante Maps 6, Tab 3 e Az 52 (ill. 3, 4) sono contemporanee e sono le più antiche della serie, mentre sembrano leggermente più tardi i disegni Cors. 31.B.15, ff. 292 e 293 (ill. 12, 13), dove è ormai scomparsa la vecchia facciata rai- naldiana. Potrebbe essere ancora successiva la “pianta rustica” Cors. 31.B.15, f. 295 (ill. 10), nella quale i piloni erano prima stati tracciati concavi e poi sono stati rettificati. Se si seguisse soltanto l’ingannevole testimonianza dei disegni, sembrerebbe che i piloni concavi possano risalire a una fase precedente a quelli rettilinei, e dunque parrebbe logico ricondurli a un’idea di Carlo Rainaldi26. In realtà le cose sono andate in ma- niera diversa. Infatti, come si è detto, la curvatura 14. Anonimo, pianta di Sant’Agnese dei piloni non è soltanto un’informazione intui- a piazza Navona, dettaglio (London, bile dai disegni, ma un dato di fatto ancora os- British Library, Maps 6, Tab 3, fol. 4). servabile dal vivo nei pennacchi della cupola di 15. Roma, Sant’Agnese in piazza Navona, Sant’Agnese (ill. 15) e deve essere attribuita a dettaglio dell’attacco del pennacchio concavo al pilone retto. una scelta di Borromini. È improbabile che l’ar- chitetto avrebbe proseguito i piloni secondo una curvatura che non aveva impostato lui, portan- dola fino al livello dei pennacchi, visto che non aveva esitato a sconvolgere completamente la fac- ciata già costruita, per la quale era stato addirit- tura necessario scavare nuove fondazioni. La do- cumentazione d’archivio relativa alla fase di quest’ultimo, Girolamo Rainaldi, a importarne borrominiana del cantiere elimina definitiva- per primo l’uso a Roma25. La tecnica grafica co- mente ogni dubbio rispetto a questa ipotesi. mune a tutti e due gli architetti che nell’estate del 1653 lavorarono a Sant’Agnese non offre dunque Borromini nel cantiere di Sant’Agnese soluzioni utili per identificare l’autore del dise- I documenti pubblicati da Lina Montalto nel gno: bisogna allora concentrarsi sul rapporto fra 1958, da Gerard Eimer nel 1970 e da Jörg Garms i disegni e l’avanzamento del cantiere ricostrui- nel 1972, dimostrano che all’inizio di agosto del bile dalle fonti d’archivio. Gli strati inferiori del 1653, quando Carlo Rainaldi viene estromesso disegno Maps 6, Tab 3 registrano la presenza di dal cantiere, la costruzione di Sant’Agnese era ar- elementi che Borromini avrebbe in seguito mo- rivata un’altezza di circa 30 o 40 palmi dallo spic-

116 16. Francesco Borromini (con interventi cato: i due prospetti in travertino verso piazza tura cresciuta silenziosamente nelle murature ru- di Bernardo Borromini?), pianta Navona e verso via dell’Anima erano stati co- stiche della fabbrica senza lasciare traccia nei suoi di Sant’Agnese con il pilone convesso, dettaglio (Wien, Graphische Sammlung struiti nei dettagli, almeno nelle porzioni inferiori disegni autografi per Sant’Agnese e che necessita Albertina, Az Rom 55). Il nord è a destra. (ill. 6, 11), mentre all’interno erano state innalzate di qualche chiarimento sui metodi di progetta- 17. Francesco Borromini, studio per il pilone soltanto le parti basse delle murature rustiche in zione di Borromini. Il processo che porta a pie- di Sant’Agnese (Wien, Graphische laterizio (ill. 12, 13), destinate a essere poi rivestite gare i piloni della cupola secondo un profilo con- Sammlung Albertina, Az Rom 57a). da marmi27. Dagli stessi documenti si evince che cavo non è molto lontano dall’idea di curvare la entro la fine di ottobre dello stesso anno Borro- facciata e deriva dalla propensione di Borromini mini aveva già innalzato le murature interne a ad articolare plasticamente le masse e gli spazi gra- un’altezza di 50 palmi, ovvero sino all’imposta zie all’uso di “modelli delle fabriche di creta e di dei pennacchi, e stava procedendo a ricostruire la cera di propria mano di qualsivoglia opera che in- nuova facciata28. Nella lunga e dettagliata misura traprendesse a fare”31. Anche per Sant’Agnese dei lavori effettuati fra l’agosto del 1653 e il di- l’architetto aveva realizzato almeno tre modelli, cembre del 1656 è specificato che dalla muratura uno dei quali proprio in “cera rossa”32, sul quale dei piloni andavano defalcate “canne 10.50 di al- possiamo immaginare che sperimentasse i suoi cuni angoli, che furono retirati li muri per far più pensieri prima di fissarli su carta. ampla la chiesa”29. Rainaldi aveva già cominciato Le piante Az 52 (ill. 4) e Maps 6, Tab 3 (ill. 3, a costruire i piloni con i pilastri laterali che avreb- 14) concordano nel rappresentare una situazione bero dovuto accogliere le colonne, e Borromini, che vede contemporaneamente la vecchia fac- appena arrivato in cantiere, procede a demolire ciata impostata dai Rainaldi – che Borromini questi settori murari aggettanti30. I rilievi Cors. avrebbe cominciato a smantellare all’inizio del 31.B.15, ff. 292 e 293 (ill. 12, 13), nonché le piante mese di settembre del 165333 – e i nuovi piloni Az 52 e Maps 6, Tab 3 (ill. 3, 4, 14), che mostrano concavi: entrambi i disegni possono dunque es- i piloni privi dei pilastri angolari sono dunque sere datati a un momento precedente, nelle pri- successivi a questo intervento di Borromini. Gli missime fasi del cantiere borrominiano. In se- stessi disegni mostrano però anche i piloni con- guito Borromini avrebbe ulteriormente riflettuto cavi. Dunque Borromini deve essere intervenuto sulla conformazione da dare ai piloni, conti- sulla muratura esistente eliminando le sporgenze nuando però la costruzione così come modificata ai lati delle colonne e arretrando al contempo il nella tarda estate del 1653, poiché l’esatta messa profilo dei piloni secondo una superficie concava, a punto dei piloni era una operazione che si po- come se si trattasse di una massa malleabile. Era teva rimandare a una fase più avanzata, quando stato per sua decisione che gli stipiti delle nicchie cioè si sarebbero posti in opera il rivestimento erano stati tagliati, curvati e proseguiti secondo marmoreo e le colonne. È difficile trovare in questo profilo sino ai settori più alti, imprimendo questa sequenza l’esatta collocazione temporale la curvatura alla base dei pennacchi. Una curva- del disegno Cors. 31.B.15, f. 295 (ill. 10), il cui

117 18. Roma, San Giovanni in Laterano, Per Borromini il disegno era uno strumento controfacciata. fondamentale della progettazione, ma non l’unico. Le prime idee, come si è detto, si con- cretizzavano nei modelli in creta e in cera, che non sono giunti sino a noi e dei quali sappiamo ben poco. I progetti definitivi di Borromini, in- vece, vanno ricercati nelle fabbriche, piuttosto che nei suoi meravigliosi disegni, di cui peraltro l’architetto era molto geloso e che spesso non mostrava neppure ai committenti. Camillo Pam- phili si era lamentato più volte di non aver “po- tuto vedere in due mesi li disegni della fabbrica, et in particolare quello del lanternino, giacché il modello dato alla bona memoria d’Innocenzo non corrisponde alla degradazione a getto”36. Nel frattempo Borromini non aveva smesso di pro- gettare, sebbene con metodi meno ortodossi, fa- cendo addirittura costruire con mattoni a secco un modello del lanternino a grandezza naturale, montato in sito per verificarne l’effetto da lon- tano37, e ancora facendo modellare in stucco il prototipo di un capitello per l’esterno del lanter- nino, sempre in scala uno a uno38. Era nel can- tiere, nel farsi dell’architettura, che Borromini scopo era di tipo economico, funzionale a calco- metteva a punto le ultime idee, camminando fra lare quanto era stato costruito dalle maestranze i ponteggi e sporcandosi di calce mentre gover- sottoposte a Borromini, e non certo a riprodurre nava “al murator la cuciara” e raddrizzava “al fedelmente le sue idee per i dettagli dell’edificio. stuchator il cuciarino, al falegname la sega, et l’ Non sappiamo quindi se la rettificazione dei pi- scalpello al scarpellino, al matonator la marti- loni che vi compare sia dovuta a una semplifica- nella et al ferraro la lima”39. Tanto che gli operai, zione del processo grafico nel passaggio dalle in- lasciati da soli, non sapevano come proseguire il cisioni realizzate con l’ausilio del compasso al lavoro e se andavano avanti a costruire erano poi ridisegno a stecca, oppure se registri i nuovi pen- costretti a demolire quanto fatto in sua assenza. sieri di Borromini per la fabbrica. Gli ordini a voce che dava alle maestranze erano L’esame dei documenti conferma la continuità il suo progetto definitivo. Ordini, indicazioni e del processo progettuale anche durante la costru- suggerimenti che non hanno lasciato alcuna trac- zione della chiesa e dei suoi piloni concavi. Nel- cia nei disegni e dei quali si può solo intuire la l’agosto del 1653 Borromini avviava sia la costru- portata attraverso la contabilità di cantiere. zione delle murature rustiche interne, sia i lavori I mandati di pagamento attestano che nei dei due prospetti in travertino. Mentre la lavora- primi mesi del suo incarico le somme più consi- zione del travertino non consentiva ampi margini stenti erano state erogate ai capimastri muratori per ripensamenti o modifiche sostanziali, quella Giovanni Maria Pelle e Abbondio Femanzi. delle murature lasciava invece aperte più possibilità. Quando gli scalpellini iniziavano la lenta lavora- Da un esposto di Nicolò Angelo Caferri, procura- zione dei travertini per la nuova facciata, i lavori tore di Camillo Pamphili, si apprende che “dagli di muro all’interno della chiesa andavano avanti ordini che dava il Cavaliere [Borromini] alli mura- speditamente. Infatti, mentre il 29 ottobre del tori, e capimastri conveniva imaginarsi che o non 1653 ancora si lavorava alle fondazioni della fac- havea stabilita la qualità del tempio, o non n’havea ciata dalla parte dell’ex palazzo Mellini, due giorni aggiustato il disegno, perché ogni dì, o quasi ogni dopo le murature interne risultavano già innalzate momento variava gl’ordini medesimi coi modi così sino all’altezza di imposta dei pennacchi40. A que- incerti, et irresoluti che dopo essersi licentiati alcuni sto punto i lavori all’interno devono aver subito un lavoranti assai intendenti stava per partirsi il resto, rallentamento e i citati rilievi di Drei nel codice infastidito da una direzione d’architetto così insta- Corsiniano, mostrano una situazione immutata an- bile”34. In un’altra testimonianza, fra le lamentele cora alla fine di dicembre. A quella data, ormai ul- addotte a motivazione dell’allontanamento di Bor- timato il prospetto posteriore della chiesa, prose- romini si legge che “quello che aveva in pensiero di guivano i lavori in travertino alla facciata far non lo diceva, che nel punto di ordinarlo” e che principale, mentre le murature interne avevano anche in quel caso talvolta mutava opinione, tanto smesso di crescere verticalmente, sia per il so- che “gli operai muravano per demolirsi il lavoro, praggiungere dell’inverno41, sia perché si era av- come spesso seguì”35. viata la demolizione del palazzo Ornano, sul

118 19. Francesco Borromini, studio del pilone di Sant’Agnese (Wien, Graphische Sammlung Albertina, Az Rom 72r).

20. Francesco Borromini, studio del pilone di Sant’Agnese, dettaglio (Wien, Graphische Sammlung Albertina, Az Rom 72r).

personale, costruito con spolia in travertino pro- venienti dai fallimenti di altri suoi colleghi, ovvero le basi ioniche della vecchia facciata rainaldiana di Sant’Agnese47 e le colonne del demolito campanile di Bernini in San Pietro48. Nonostante l’incalzare delle richieste di Camillo Pamphili per ultimare il lanternino, Borromini non avrebbe fatto in tempo a mettere a punto un progetto definitivo di cui es- sere pienamente convinto. Questo modo di pro- fianco nord della chiesa, in modo da poter poi gettare si riflette anche nella conformazione dei procedere alla costruzione della cappella funebre piloni, che Borromini non aveva ancora definito. di Innocenzo X nel braccio destro del transetto42. I disegni che conosciamo sono solo l’ombra di un I lavori, inoltre, si erano dilungati perché in cor- processo creativo rimasto interrotto e vanno con- rispondenza di quest’area sussistevano i resti del- siderati come ipotesi alternative destinate a coe- l’antico circo Agonale, che Borromini aveva fatto sistere finché l’architetto non avrebbe scartato smontare per riutilizzarne i materiali43. Nel marzo via via quelle meno soddisfacenti per selezionare del 1654 erano stati già costruiti i quattro arconi una soluzione e portarla in cantiere, dove tuttavia e i pennacchi della cupola e l’architetto forniva ai avrebbe continuato ad affinarla. Borromini dise- fabbri il disegno delle catene da murare al di so- gnava prevalentemente in pianta, completando pra44. Nello stesso mese la facciata era arrivata al- mentalmente gli alzati e visualizzando le sue com- l’altezza dell’architrave del portale principale45, e plesse concezioni spaziali tramite i modelli plastici alla morte del papa, nel 1655, era già costruita al di cera e creta. Per mettere a fuoco il significato rustico la calotta della cupola, priva però del lan- dei suoi disegni bisogna seguirlo su questa strada, ternino46. Ma anche quando la fabbrica era giunta quasi spiandolo da dietro le spalle mentre ab- a uno stadio così avanzato, Borromini continuava bozza in pianta elementi che implicano articola- a elaborare nuove soluzioni per quelle parti del- zioni specifiche per le membrature dell’ordine l’edificio che ancora non erano state completate, architettonico. come il lanternino e i piloni della cupola. L’architetto aveva fissato un’idea di massima I piloni della cupola per il lanternino nel modello della chiesa presen- I disegni per Sant’Agnese dimostrano che Bor- tato a Innocenzo X ma, come lamentato da Ca- romini, nei tre anni e mezzo durante i quali si è millo Pamphili, ne aveva poi modificato il pro- occupato della fabbrica, ha indagato variazioni di- getto in cantiere. La struttura alla quale verse per le membrature dell’ordine da addossare Borromini stava lavorando prima di essere allon- ai piloni della cupola. Nella pianta Mart. IV, f. 22 tanato dalla fabbrica era un tempietto a sedici co- (ill. 8), fra gli stipiti delle nicchie e le colonne lonne, che sarebbe divenuto quasi un suo trofeo compaiono paraste a metà, mentre nella plani-

119 metria Az 55 (ill. 16) si trovano due paraste pie- per i capitelli – che sarebbero però stati realizzati gate a libro ai lati della nicchia, sul modello di solo dopo il suo allontanamento dal cantiere50 – quelle bramantesche nei piloni di San Pietro e in ma aveva anche escogitato un ingegnoso sistema maniera analoga a quanto poi realizzato in San- di mensole in travertino inserite nella muratura in t’Agnese dopo l’allontanamento di Borromini. Il modo da scaricare completamente le colonne dal suo unico studio (Az 72r) per l’alzato dei piloni peso dell’arco soprastante51. Con le mensole già in (ill. 19, 20) presenta invece una soluzione molto opera diveniva difficile modificare la trabeazione più semplificata, nella quale le paraste sono spa- sopra le colonne e conseguentemente anche il rite del tutto. Il foglio Az 72r è in gran parte oc- loro orientamento. Le colonne dovevano quindi cupato dal profilo di tre modanature a grandezza poggiare sui massicci di fondazione costruiti da naturale, da consegnare agli scalpellini che avreb- Rainaldi, ai vertici di un ottagono, e i capitelli es- bero dovuto realizzare il “Modine delle Porticelle sere orientati parallelamente ai quattro grandi ar- sotto alli coretti”, il “Modine dell’Archi delli Nic- coni alla cui base erano innestate le mensole in chioni dove vanno li altari minori” e il “Modine travertino. Gli arconi erano già completi, per- della Cimasa al’imposta dell’Archi delli Nicchioni tanto anche la possibilità di costruire archi in tor- dove vanno li Altari detti”49. In una porzione re- sione come quelli di San Carlo alle Quattro Fon- sidua del foglio, Borromini ha disegnato a mano tane era preclusa. I margini di manovra per libera l’alzato dei piloni (ill. 20), annotando le al- modificare l’assetto dei piloni erano dunque estre- tezze degli stipiti e la luce dell’arco della nicchia. mamente ristretti. Questo disegno, destinato a un uso di cantiere, e Eppure, benché i rilievi della fabbrica testi- dunque di consumo, si è conservato solo perché monino l’esistenza di piloni concavi, e i progetti Borromini non è riuscito a consegnarlo alle mae- definitivi di Borromini siano certamente per pi- stranze, e difatti il rivestimento in marmo dei pi- loni rettilinei, sono da prendere in considera- loni, così come la messa in opera delle colonne e zione anche due problematici disegni (Az 55 e Az dei capitelli, sarebbe avvenuto dopo la sua defi- 57) che propongono una soluzione ancora di- nitiva uscita di scena. Il foglio Az 72 recto rap- versa, nella quale i piloni si caratterizzano per la presenta l’ultima fase documentata del processo loro convessità e che appaiono decisamente dif- ideativo di Borromini per i piloni: era destinato ficili da inserire nell’iter progettuale di San- a finire direttamente in mano agli scalpellini, i t’Agnese. Il foglio più problematico è l’Az 55 (ill. quali, in base alle indicazioni presenti, sarebbero 16), che mostra una planimetria dell’intero com- dovuti essere in grado di realizzare quanto l’ar- plesso di Sant’Agnese in cui sono leggibili strati chitetto aveva in mente. Nel disegno non è se- sovrapposti realizzati in tempi diversi52. Il primo gnata la pianta del pilone, ma se il profilo dei mo- strato del disegno Az 55 presenta sulla porzione dani e le misure di massima segnate sull’alzato sinistra la scala ovale che avrebbe collegato la dovevano essere sufficienti per intagliare le mo- chiesa di Sant’Agnese al palazzo Pamphili. La danature, ciò significa che il pilone sarebbe stato progettazione di questa scala risale a una deci- rettilineo, poiché la doppia curvatura di un arco sione presa da Camillo Pamphili solo dopo la tagliato su una parete curva avrebbe richiesto morte di Innocenzo X, e dunque in una fase pro- una costruzione geometrica ben più complessa. gredita della costruzione, compresa fra il 1655 e Purtroppo in Az 72 recto lo schizzo dell’alzato del il 165653. Rimaneggiamenti e correzioni si con- pilone giunge solo sino al livello dei collarini centrano nella porzione destra del disegno, in delle colonne, e non mostra come Borromini corrispondenza del prospetto esterno e del primo avesse pensato di collegare il pilone rettilineo al pilone della cupola. Al di sopra del primo strato, pennacchio concavo soprastante. I plinti di base il pilone nordorientale è ridisegnato con una tra- delle colonne sono disegnati come se fossero pa- beazione convessa che si inflette verso il centro ralleli alla parete in cui si apre la nicchia, cosa che della chiesa. Anche la facciata è stata ridisegnata avrebbe reso diagonale l’orientamento delle co- e, non solo è molto più larga, sino a inglobare una lonne rispetto ai quattro arconi. Una soluzione di nuova torre campanaria, ma è anche avanzata di questo tipo era però impraticabile, e deve trattarsi circa sei palmi verso la piazza. Quando Borromini di una semplificazione operata da Borromini progettava lo scalone ovale fra la chiesa e il pa- nello schizzo che, come si è detto, era finalizzato lazzo Pamphili, la nuova facciata in travertino alla realizzazione delle modanature delle nicchie, era ormai giunta al livello della trabeazione, men- non a quella delle colonne. tre all’interno aveva già costruito le strutture al Il problema era infatti quello di raccordare i rustico oltre l’altezza dei pennacchi, fino al tam- segmenti di trabeazione aggettanti sopra le co- buro e alla calotta della cupola. L’avanzamento lonne con il settore intermedio. La posizione delle della facciata è dunque una proposta decisamente colonne era stata fissata prima dell’arrivo di Bor- improbabile, tanto che Martin Raspe ha ipotiz- romini dalle fondazioni realizzate da Girolamo zato che potesse trattarsi di una revisione del Rainaldi, così come erano già decise anche le di- progetto in vista della sua pubblicazione a mensioni dei fusti. Borromini aveva dato i disegni stampa54. L’ipotesi appare plausibile per la fac-

120 ciata, che mostra la medesima articolazione di tografia e immaginando la convessità dei piloni quella realizzata, anche se con elementi enfatiz- ripercuotersi anche sui pennacchi, che sarebbero zati, ma rimangono inspiegate le motivazioni che dovuti nascere convessi per poi trasformarsi in avrebbero dovuto indurre Borromini a fare inci- concavi. Tale soluzione non sembra però reali- dere una pianta dell’interno tanto lontana dalla stica58. Sui piloni e sui pennacchi in muratura realtà. Inoltre, se è vero che Francesco Borromini rustica di Sant’Agnese, sino a quel momento chia- usava ritornare spesso sui suoi disegni anche a di- ramente concavi, Francesco Borromini aveva in- stanza di decenni, va pure ricordato che la vita di nalzato il tamburo e la calotta della cupola e non questi fogli si è prolungata ancora per diversi è credibile che ritenesse opportuno intervenire in anni dopo la sua morte ed è possibile che i tratti maniera talmente radicale su un punto così cru- più scuri sul foglio Az 55 gli siano estranei. Sap- ciale per la statica dell’edificio. Inoltre sarebbe un piamo infatti che in diverse occasioni il nipote elemento incongruente con il suo linguaggio, Bernardo è intervenuto sugli elaborati grafici sempre improntato a un estremo rigore tetto- dello zio per rimaneggiarli, come documentato in nico. Borromini aveva già costruito volte concave alcune piante di San Giovanni in Laterano e di su appoggi convessi in Sant’Ivo alla Sapienza, San Paolo fuori le Mura55. Bernardo Borromini nelle cappelle ai vertici del triangolo, ma in quel tentava di inserirsi nel competitivo mondo pro- caso si trattava di una copertura a spicchi, impo- fessionale degli architetti romani di fine Seicento stata direttamente sulla trabeazione e priva di puntando sul prestigio che ancora godevano i di- pennacchi. Analogo è anche il caso del piccolo sa- segni dello zio, cimentandosi in operazioni di cello ottagonale nella cripta di San Carlino, dove, vera e propria falsificazione basate sulla rielabo- oltre alle ridotte dimensioni della volta a padi- razione e il rimontaggio di soluzioni realizzate, o glione, che certamente non poneva le stesse pre- anche soltanto progettate, da Francesco Borro- occupazioni statiche della cupola di Sant’Agnese, mini56. Sebbene la manomissione del disegno Az va notato che manca completamente qualsiasi 55 da parte di Bernardo sia difficile da accertare, struttura di raccordo fra le murature verticali e la bisogna rimarcare che nel dettaglio del pilone volta di copertura. E si potrebbero citare ancora convesso non si trova alcun accenno all’effettiva l’atrio di Santa Maria dei Sette Dolori, il corri- conformazione concava dei piloni e dei pennac- doio di ingresso di Propaganda Fide, la sagrestia chi, come se il disegnatore fosse stato ignaro della di Sant’Agnese e il progetto per un casino nella reale situazione della fabbrica. D’altra parte ap- vigna di Bernardino Messori a Porta Pia (Az paiono oscure le cause che avrebbero potuto spin- 1268r)49. In sostanza, laddove Borromini ha usato gere Bernardo a falsificare il disegno di un edifi- un sistema a piloni convessi non sono presenti cio che, all’epoca del suo eventuale intervento sul pennacchi: si tratta della riflessione sul sistema lo- foglio Az 55, doveva essere già ultimato. gico della cappella Sforza di , certo Dubbi diversi pone il foglio Az 57 (ill. 17), ri- variato in maniera originale e reinterpretato gra- tagliato da una pianta di dimensioni maggiori, zie agli esempi antichi, dove era sempre una volta che mostra uno studio del pilone sudorientale in a poggiare direttamente su sostegni sporgenti grafite e acquerello blu, dove la linea convessa è verso l’interno, e in nessun caso una cupola su chiaramente identificata come quella pavimen- pennacchi60. Considerando quanto Francesco tale, con i gradini di accesso all’altare e la balau- Borromini ha realizzato nei suoi edifici – che co- strata57. La versione in acquerello presenta un pi- stituivano la fonte principale anche per il patri- lone rettilineo con le colonne libere affiancate da monio di modelli del nipote Bernardo – si nota paraste piegate a libro, mentre la soluzione con- che la soluzione più frequente di convessità è vessa è tracciata soltanto in grafite e le membra- quella di una sporgenza curva incastonata entro ture sono meno facilmente leggibili a causa delle un recesso concavo, tanto che il binomio con- insistite correzioni. Non è chiaro se le due pro- cavo-convesso ha finito per essere assunto come poste rappresentate sul foglio fossero alternative stereotipata formula storiografica di comodo per tra loro o destinate a convivere in un’unica solu- riassumere i tratti caratteristici di tutta la sua ar- zione: in ogni caso su questo disegno non vi è trac- chitettura. Se mai i piloni con trabeazione con- cia di trabeazioni convesse, e l’unica sporgenza vessa fossero stati una ipotesi progettuale real- verso il centro della chiesa sarebbe stata a livello mente presa in considerazione per Sant’Agnese, dei gradini e della recinzione dell’altare. Se la tra- da Francesco Borromini o da suo nipote Ber- beazione convessa nel pilone nordorientale di Az nardo, si deve immaginare che la loro convessità 55 (ill. 16) fosse un’aggiunta di Bernardo Borro- si sarebbe arrestata a un livello inferiore a quello mini, il disegno Az 57 (ill. 17) potrebbe essere ri- d’imposta dei pennacchi concavi, come nella con- conosciuto come una delle fonti più probabili per trofacciata di San Giovanni in Laterano (ill. 18), una tale soluzione. nella “facciata rustica” di San Carlino, o ancora Alcuni autorevoli studiosi hanno provato a ci- nei settori centrali dei prospetti dell’Oratorio e di mentarsi nella ricostruzione in alzato di queste Propaganda Fide. ipotesi progettuali senza metterne in dubbio l’au- Tuttavia, i dati certi a nostra disposizione in-

121 e che ancoravano a otto punti fissi il fluttuare delle soluzioni pensate per gli altri elementi dello spazio interno, proprio come un secolo prima era avvenuto in San Pietro con i piloni di Bramante, che Michelangelo aveva assunto come base di partenza del suo nuovo progetto. È possibile che Borromini avesse in mente l’interno della cappella del Tesoro di San Gennaro al duomo di Napoli, che certamente conosceva perché vi si riferisce esplicitamente nella sua relazione sulla cupola di Sant’Ignazio a Roma61. La cappella del Tesoro era stata costruita dal teatino Francesco Grimaldi a partire dal 1608 come l’intersezione di un otta- gono e di una croce greca: i piloni appaiono im- prontati su quelli bramanteschi di San Pietro, ma l’architetto teatino sostituisce le paraste piegate a libro con pilastri quadrati sui quali poggiano gli arconi della cupola e che rendono la logica tetto- nica dell’ordine architettonico completamente indipendente da quella muraria dei piloni. La cappella napoletana poteva fornire a Borromini uno spunto di riflessione, ma il balzo in avanti era costituito dall’adozione di colonne libere in luogo dei pilastri quadrati.

La cupola su colonne Un impianto centrico con colonne libere all’in- terno era stato già previsto da Borromini per il mausoleo di Innocenzo X Pamphili presso la chiesa della Vallicella, un progetto poi sostituito, nelle intenzioni del papa, dalla ricostruzione di Sant’Agnese. Il legame fra queste due diverse committenze è stato sempre evidenziato dalla let- teratura e del resto è lo stesso Borromini ad an- notare in margine al foglio (Az 285) con il pro- getto del mausoleo alla Vallicella che “non si fece questo disegno perché Sua Santità mi disse che voleva fabbricare a S. Agnese”62. Borromini aveva disegnato un edificio circolare dal grosso spessore 21. Pietro da Cortona (da originale ducono a prendere in considerazione soltanto murario, con cappelle rettangolari lungo gli assi di Domenichino?), progetto di chiesa due varianti alternative sulle quali Borromini ha principali e nicchie semicircolari sulle diagonali, mausoleo (München, Staatliche Graphische Sammlung, n. 14411). sicuramente riflettuto: i piloni rettilinei docu- con colonne libere binate addossate ai settori mu- mentati dal disegno definitivo Az 72r (ill. 20), e i rari intermedi. Si sarebbe trattato di un mausoleo piloni concavi che aveva effettivamente costruito all’antica, con cupola e colonne libere, che affon- in precedenza. L’eliminazione delle paraste ai lati dava le proprie radici nel raffinato clima antiqua- delle nicchie, prevista in Az 72r, avrebbe ridotto rio che aveva pervaso gli anni del precedente pon- alle sole colonne libere in cottanello le membra- tificato63. La centralità delle colonne nei piani di ture verticali di sostegno alla trabeazione d’im- Innocenzo X per quello che sarebbe dovuto essere posta dei pennacchi. L’arretramento della por- il suo mausoleo emerge con forza dai documenti. zione centrale dei piloni secondo una parete L’idea era di riutilizzare le dodici colonne in concava, invece, avrebbe invece conformato l’in- marmo verde antico avanzate dal cantiere di San terno della chiesa come uno spazio cilindrico, Giovanni in Laterano, cui si aggiungevano le al- impostato su una circonferenza di base intercet- tre otto colonne in cottanello rosso fatte realizzare tata dalle colonne che ricadevano al suo interno. espressamente per Sant’Agnese64. In entrambi i casi le otto colonne di marmo rosso L’abbinamento di un impianto cupolato con sarebbero emerse dalla parete bianca quali unici un anello interno di colonne ritorna anche in un sostegni visibili della cupola. Le colonne erano problematico gruppo di disegni, talvolta attri- dunque il cardine attorno al quale ruotavano i buiti a Pietro da Cortona, talaltra ritenuti sue co- progetti di Borromini. Colonne la cui colloca- pie da originali di Domenichino, e ancora più zione era stata decisa prima ancora del suo arrivo, controversi per quanto riguarda l’identificazione.

122 delli antichi tramandati dal Terzo libro di Serlio grazie a suggestioni derivate dalla cappella di Anet di Philibert de L’Orme – riprodotta a stampa da Du Cerceau nel 1579 – e dal modello ligneo michelangiolesco per San Giovanni dei Fiorentini66. Tutte fonti che erano certamente ben note anche a Borromini, il quale aveva già tratto più di uno spunto dai tempietti illustrati da Serlio e dai motivi architettonici di Philibert de L’Orme nella progettazione di Sant’Ivo alla Sa- pienza67, e che aveva fatto di Michelangelo un suo mito personale68. È in questo contesto, attraver- sato dall’interesse per gli episodi più eccentrici della tarda antichità romana e dall’aspirazione di realizzare architetture originali e innovative, che devono essere maturati i presupposti per la pro- gettazione in Sant’Agnese di una cupola su piloni concavi inquadrati da colonne libere. Dopo la morte di Innocenzo X, però, questa affascinante soluzione doveva sembrare a Ca- millo Pamphili soltanto il capriccio di un uomo bizzoso e instabile, che continuava a proporre idee nuove per parti che il principe riteneva già ultimate invece di pensare seriamente al modello definitivo del lanternino, necessario per manife- stare all’esterno l’approssimarsi della fine dei la- vori. Camillo Pamphili si lamentava, tramite il suo procuratore Niccolò Angelo Caferri, che Borromini si presentasse “solo rare volte alla fab- brica, e queste per vagheggiar qualche suo mo- dello di capriccio, non inteso agli ordini di so- stanza, e volti alle cose irrilevanti del tempio”69. E che questi “capricci” potessero avere a che fare con i piloni e i pennacchi della cupola lo si in- tuisce da un altro documento relativo ai motivi che avevano indotto a rimuovere Borromini dalla carica di architetto di Sant’Agnese, che cita nuo- vamente i suoi “capricci inutili, o modellature triancolari non proporzionate à luoghi”70. D’al- tra parte, la realizzazione di pennacchi concavi era stata una operazione non ordinaria, come specificato anche nella Misura e stima presentata nel gennaio del 1656, nella quale si faceva espli- cito riferimento alla loro doppia curvatura e al la- voro “centinato per due versi”71. Secondo un 22. Carlo Rainaldi, progetto per Santa Si tratta di una pianta, di una sezione prospettica anonimo Discorso sopra la fabbrica di Architettura Maria dei Miracoli in piazza del Popolo trasversale (ill. 21) e di un prospetto esterno per della chiesa di S. Agnese contro il Borromini archi- (Città del Vaticano, Archivio Segreto Vaticano, Fondo Apostolico un edificio a pianta centrale forse da identificare tetto, quando Camillo Pamphili aveva incitato dei Convertendi, Gastaldi, vol. 99). con il mausoleo Pamphili alla Vallicella, forse l’architetto a fornire al più presto il modello per con un’idea per Sant’Agnese, o ancora con un il lanternino, questi avrebbe risposto che “se non mausoleo per Gregorio XV Ludovisi al noviziato si facevano i capitelli sopra le colonne dentro la gesuitico di Montecavallo65. Benché neppure l’as- chiesa […] lui non voleva arrisicarsi di poner più sociazione dei tre disegni con un unico progetto peso sulla cupola”; al che Pamphili, allarmato, sia del tutto certa, la pianta e la sezione, anche avrebbe replicato “Che Dio guardi, che le co- qualora si trattasse di due progetti differenti, ver- lonne di mischio di cotonello havessero da reg- tono entrambe sull’idea di un edificio centrico, ger peso!”72. È lecito sospettare dell’affidabilità di dominato da una cupola poggiante su piloni con- un Discorso dichiaratamente contro il Borromini, ed cavi inquadrati da colonne libere. La pianta, con è d’altra parte palese che l’architetto non avesse cappelle maggiori lungo gli assi principali e cap- alcuna intenzione di dare alle colonne un ruolo pelle minori lungo le diagonali, reinterpreta mo- effettivamente strutturale, tanto che aveva messo

123 23. Carlo Rainaldi, primo progetto a punto il sistema di mensole in travertino inca- Un committente quale Camillo Pamphili, che per Santa Maria in Campitelli, sezione, stonate nella muratura per scaricarle completa- doveva rendere conto al nuovo pontefice del de- dettaglio (Roma, Archivio di Santa Maria in Campitelli, volume di disegni, f. 17v). mente dal peso dell’arco soprastante. Se si inter- naro pubblico speso nella fabbrica, non poteva preta con cautela il documento, si deduce che augurarsi di peggio dall’architetto cui aveva ri- Borromini avesse insistito per mettere in opera le chiesto economia e celerità. Sul finire del 1656 i colonne interne prima del lanternino, facendo ri- rapporti fra Borromini e Camillo Pamphili si sa- ferimento alla cupola che doveva poggiare su di rebbero fatti sempre più tesi. Alla fine l’architetto esse. Ma le colonne avevano il compito di reggere viene estromesso dai lavori per Sant’Agnese e soltanto visivamente la cupola, che invece si so- sostituito nel 1657 da un collegio di sei architetti: steneva, solidamente incatenata, su murature ben Domenico Castelli, Antonio del Grande, Ca- più massicce. Borromini stava prendendo tempo millo Arcucci, Carlo Rainaldi, Francesco Contini per poter proseguire nella sua ricerca. La sua e Giovan Battista Mola74. È dunque con progetti prima preoccupazione era definire l’interno di nuovi, in parte attribuibili a Carlo Rainaldi, che Sant’Agnese in modo che non potesse più essere la chiesa viene proseguita, con la costruzione modificato, però non era ancora riuscito a trovare della lanterna della cupola, dei due campanili ai il modo adeguato per renderlo uno spazio arti- lati della facciata e del rivestimento interno. Ed è colato e vibrante, dominato da una cupola che sempre sotto la guida della congregazione di ar- sembrasse elevarsi soltanto sulle otto colonne di chitetti che viene posto in opera il parato rettili- marmo rosso. L’architetto non aveva interrotto la neo dei piloni, che conferisce alla chiesa attuale fase di elaborazione progettuale neppure mentre un interno ottagonale75. Fra le opere fatte ese- la costruzione procedeva, senza per questo pre- guire dopo l’allontanamento di Borromini, sap- cludersi la possibilità di apportare ulteriori mo- piamo che erano stati “lavorati di nuovo tutti i difiche intervenendo su quanto ancora si doveva zoccoli di Pardiglio per piantare il di dentro della realizzare, come appunto il rivestimento dei pi- Chiesa. Lavorati di nuovo la magior parte de’ loni. Ciò gli permetteva di poter decidere fino al- Pilastri di marmo scannellati, lavorati di nuovo l’ultimo momento se costruire piloni rettilinei tutti i contorni delle Nicchie. Piantata la Chiesa oppure completarli come murature concave, por- di dentro de suoi basamenti. Vestitala di tutti i pi- tando avanti nel frattempo la sua sperimenta- lastri. Alzatevi le sue colonne. Concluse le Nic- zione continua e incessante. Un’attitudine, que- chie”76. Il procuratore del principe Camillo Pam- sta, che era ben chiara a un uomo accorto quale phili precisava che “il lavoro che s’è fatto sin’hora Gianlorenzo Bernini, il quale avrebbe confes- […] è stato tutto fatto dall’incessante assistenza sato a Virgilio Spada che soltanto Borromini “in- del Prencipe, che ha fatto sino piantare il diden- tendeva questa professione” di architetto “ma tro della chiesa, qual è già stata tutta vestita di Pi- che non si contentava mai, e che voleva dentro lastri lavorati per lo più di novo, di nascosto al una cosa cavare un’altra, e nell’altra l’altra senza Boromino”77. Questa segretezza perché per pro- finire mai”73. cedere al completamento dell’interno si dove-

124 vano prima disarmare le centine della cupola e nella pianta di Londra è incassata la colonna e la degli arconi, una operazione che invece Borro- ricostruzione dello spigolo in corrispondenza del- mini voleva ritardare fino al momento in cui sa- l’ingresso sembrano fotografare il momento nel rebbero state completate tutte le murature late- quale la commissione di cui faceva parte Carlo rali che avrebbero fornito un adeguato rinfianco Rainaldi, subentrando a Borromini nella dire- alle spinte delle coperture voltate. zione del cantiere nell’anno nero 1657, doveva ri- Gli interventi effettuati in assenza di Borro- mettere mano alla definizione dei piloni81. In un mini dovevano ovviamente essere intrapresi senza primo momento Rainaldi deve aver provato a ri- l’ausilio dei suoi progetti. Del resto, già in prece- pristinare il progetto da lui messo a punto col pa- denza, Camillo Pamphili si era lamentato più dre reinserendo i settori di muratura eliminati da volte del fatto che Borromini non discutesse con Borromini e adattandoli a una conformazione lui i progetti e che ponesse in opera variazioni alla curva. Rainaldi era però costretto entro i margini costruzione decidendole soltanto all’ultimo mo- limitanti dettati dalla clausola di non “gettare a mento. La ritrosia dell’architetto nel mostrare i terra qualche cosa, o d’innovar quelche è già po- propri disegni è una cosa bene nota: suo nipote sto” e per di più affiancato da altri anziani archi- Bernardo, riferendone a Filippo Baldinucci nel tetti, quindi senza la libertà di cui aveva goduto in 1685, scriveva che Francesco Borromini “pregato precedenza Borromini82. Inoltre il rivestimento in dal Cardinale Spada che volesse disegniare a con- marmo di una parete curva avrebbe comportato correnza per l’overa del re di Francia” – ovvero il uno spreco di materiale e una lavorazione più progetto per il completamento del Louvre – “li ri- costosa, e Camillo Pamphili era ormai stanco spose che li disegni erano li soi figlioli e che non delle soluzione innovative inseguite dagli archi- voleva che andassero mendicando a concorrenza tetti in una fabbrica che per lui era diventata un per il mondo”, e aggiungeva poi che lo zio, pochi peso di cui liberarsi al più presto. Un’altra diffi- giorni prima di morire, aveva bruciato “tutti li di- coltà era quella di riuscire a raccordare coeren- segni che aveva determinato di dare alla stampa temente i segmenti di trabeazione rettilinei sopra dubitando che non andassero in mano alli emoli le colonne e quello curvo sopra le nicchie, un soi doppo la morte”78. È quindi ben comprensibile ostacolo che non doveva essere di poco conto, che, una volta estromesso dal cantiere, Borromini dato che già la semplice trabeazione rettilinea non avesse alcuna intenzione di agevolare il lavoro poi realizzata manifesta l’esistenza di un certo di chi lo aveva sostituito fornendogli gli elaborati disagio, soprattutto al livello della cornice a men- grafici da lui realizzati sino a quel momento. Carlo sole. Alla fine si sarebbe optato per porre in opera Rainaldi, una volta rientrato alla conduzione del un paramento marmoreo che rendeva rettilineo cantiere di Sant’Agnese, doveva portare avanti il profilo dei piloni, e un attico che mascherava la una costruzione ormai giunta a un grado di defi- concavità dei pennacchi. L’attico sarebbe poi stato nizione che era troppo avanzato per consentire di demolito nel 1666 da Bernini per fare spazio agli ritornare al primitivo progetto redatto insieme al affreschi di Giovan Battista Gaulli nei pennacchi padre, ma ancora troppo indeterminata per poter della cupola83. decifrare i piani di Borromini e condurli a ter- L’incongruenza fra i pennacchi della cupola e mine. È a questo momento di incertezza che si i piloni sottostanti era dunque nuovamente visi- può far risalire il terzo strato del disegno Maps 6, bile nella chiesa nella seconda metà degli anni Tab 3, quello schizzato a mano libera (ill. 14). Sessanta del Seicento. Non è noto se questo det- Tenendo presente che il volume in cui si trova taglio possa aver fornito ulteriori spunti di rifles- rilegata la pianta Maps 6, Tab 3 contiene disegni sione a Guarino Guarini, il quale, già a partire dal in gran parte relativi a fabbriche papali realizzate suo progetto per la chiesa teatina di Sainte-Anne- o modificate sotto Innocenzo X e Alessandro la-Royale a Parigi (1666) insisteva sull’effetto sor- VII, fra i quali molti autografi di Pietro Paolo prendente di coperture non corrispondenti alla Drei, è verosimile ipotizzare che la raccolta ap- pianta a terra degli edifici quale sua cifra stilistica, partenesse a qualcuno impegnato nei lavori fi- e che nel San Lorenzo a Torino (1680) sarebbe poi nanziati dalla Camera Apostolica durante i pon- riuscito a realizzare una chiesa dove tutto il peso tificati Pamphili e Chigi79. La pianta di della cupola sembra poggiare su colonne libere in Sant’Agnese potrebbe essere così l’abbozzo di un marmo rosso84. Il passo successivo per proseguire vecchio rilievo rimasto in mano ai committenti e le ricerche di Borromini nella direzione di una cu- lo schizzo a matita il tentativo di immaginare il pola appoggiata su colonne era però l’elimina- completamento dei piloni in assenza dei progetti zione dei pennacchi: i primi tentativi in tal senso finali di Borromini. Secondo i documenti, nella si devono a Carlo Rainaldi. Per Carlo Rainaldi la costruzione lasciata interrotta da Borromini era sfida lanciata da Borromini con il pilone di San- stato necessario “riparar anche [alcune] imper- t’Agnese sarebbe divenuta un punto di partenza fettioni”, ed è probabile che fra gli errori ritenuti importante per approdare a nuove sperimenta- più inspiegabili fosse proprio la concavità dei pi- zioni, tutte rimaste sulla carta, per impostare una loni e dei pennacchi80. Il settore murario entro cui cupola su piloni concavi e colonne libere. Ri-

125 24. Raffaello Sanzio, Cacciata di Eliodoro dal tempio, dettaglio (Città del Vaticano, Musei Vaticani, Stanza di Eliodoro).

manda direttamente all’impianto di Sant’Agnese, poteva conoscere attraverso la versione pittorica ad esempio, un suo progetto preliminare (1661) realizzata da Raffaello come sfondo della Cacciata per Santa Maria dei Miracoli in piazza del Popolo di Eliodoro (ill. 24)87. Ma era un sogno destinato a (ill. 22), con invaso centrale circolare circondato rimanere chimera per un altro secolo e mezzo, al- da un anello di colonne libere e di semicolonne ol- meno fino a quando, nel 1717, Filippo Juvarra tre il quale si aprono cappelle più grandi lungo gli non avrebbe iniziato a costruire sulle colline di assi principali e cappelle minori e ingressi secon- Torino la basilica di Superga88. dari sulle diagonali85. Per immaginare l’alzato di La pianta Maps 6, Tab 3 della British Library questa pianta si può far ricorso a quanto lo stesso si inserisce in questo lento percorso, documen- architetto aveva pensato in un progetto a pianta tando la successione dei tentativi compiuti dai ovale (1657-58) per Santa Maria in Campitelli vari architetti che hanno contribuito alla costru- (ill. 23), dove avrebbe voluto impostare la trabea- zione di Sant’Agnese per procedere nella dire- zione della volta direttamente sulle colonne libere, zione di una cupola poggiata su colonne libere. servendosi di settori murari concavi alternati ad Girolamo Rainaldi aveva pensato di incassare le aperture trabeate86. Adattando la medesima solu- colonne entro piloni di tipo tradizionale, sul mo- zione a un impianto circolare, Rainaldi sarebbe dello lombardo della chiesa di Sant’Alessandro a riuscito a eliminare i pennacchi e la cupola Milano. Borromini interviene scavando la mura- avrebbe così poggiato, almeno visivamente, di- tura, erodendola quasi a consumarla, per portare rettamente sulle colonne. La parete poteva es- le colonne su un piano più avanzato dei piloni e sere scomposta in piani più o meno avanzati, che metterle in evidenza quali unici supporti visibili. assolvevano a funzioni diverse: lo strato più su- Carlo Rainaldi ritorna alla soluzione pensata dal perficiale, quello cui erano addossate le colonne, padre, ma percepisce la travolgente carica inno- seguiva la circonferenza della cupola, quello più vativa dei piloni borrominiani e avvia un percorso recondito si poteva mantenere rettilineo, in modo che, partendo dalla scomposizione della parete in da evitare l’inconveniente di aprire archi in curva. piani sovrapposti, avrebbe potuto consentire di Si trattava di un’ambizione architettonica che era eliminare del tutto il livello dei pennacchi e giun- stata tentata sin dai tempi dei primi progetti di gere così alla ricomposizione della continuità tet- Bramante per la cupola San Pietro, che Rainaldi tonica fra la cupola e le colonne.

126 Questo testo è stato redatto durante la Montalto si è servita della copia in Biblio- verse tagliature di muri fatte per allumi- 11. Az Rom 52 (cm 66,2×52,5). In fondo mia permanenza presso la Bibliotheca teca dei Lincei e Corsiniana di Roma, ms. nare la stanza sotterranea accanto la detta al foglio è una scala grafica di 100 palmi Hertziana di Roma nel 2010. Desidero 31.B.15, ex Cors. 168, ff. 3-86, le cui pa- cappella della santa, il taglio fatto a tromba che misura cm 31: la scala del disegno è ringraziare coloro che mi hanno offerto gine hanno una rilegatura molto stretta ne muri antichi del cerchio Agonale […] et dunque identica a quella di Maps 6, Tab 3, suggerimenti: Chiara Baglione, Richard che spesso rende illeggibili le lettere e le un altro taglio simile per alluminare detta cfr. supra, nota 6. Nel foglio Az 52 le mu- Bösel, Alessandro Brodini, Giovanna Cur- cifre vicine ai margini dei fogli: ne conse- cappella tanto in detto muro, quanto a rature in alzato sono campite a tratteggio, cio, Bianca de Divitiis, Susanne Hoppe, gue che la sua trascrizione presenta di- sguincio nella volta della medesima” (cfr. le strutture del livello inferiore sono ac- Martin Raspe, Vitale Zanchettin. verse lacune ed errori. Si è dunque prefe- Cors. 31.B.15, f. 19r; Montalto, Il dram- curatamente delineate in maniera più rito fare riferimento all’originale in matico licenziamento…, cit. [cfr. nota 1], completa e campite a puntinato, mentre Abbreviazioni ASRm, Camerale III, vol. 1875, citato in doc. XIX, p. 173). La chiusura di una della facciata sono rappresentati anche la ASRm = Roma, Archivio di Stato M. Del Piazzo, Ragguagli borrominiani: “porta sotto alla facciata” risale all’inizio di scalinata verso la piazza e il profilo della Az = Wien, Graphische Sammlung Al- mostra documentaria, Roma 1968, p. 104 n. marzo 1656, cfr. Eimer, La fabbrica di S. trabeazione. Mancano, rispetto a Maps 6, bertina, Architektur Zeichnungen 152. Sulla concitata redazione della misura Agnese…, cit. [cfr. nota 1], II, p. 416. La Tab 3, le modanature alla base delle co- Cors. 31.B.15 = Roma, Biblioteca dei Lin- e stima, stilata in soli quindici giorni da scalinata esterna viene costruita dopo la lonne di facciata, il profilo cruciforme più cei e Corsiniana, ms. 31.B.15, ex Cors. 168 Francesco Righi “col travagliare giorno e morte di Borromini secondo un progetto interno alla pianta e soprattutto la colonna Maps 6, Tab 3 = London, British Library, notte”, cfr. M. Heimbürger Ravalli, Ar- visionato da Bernini e approvato Pietro da e i pilastri accanto alla nicchia del pilone. ms. Maps 6, Tab 3 chitettura, scultura e arti minori nel barocco Cortona, cfr. Montalto, Il drammatico li- Su Az 52, cfr. Eimer, La fabbrica di S. Mart. IV = Milano, Castello Sforzesco, italiano: ricerche nell’Archivio Spada, Fi- cenziamento…, cit. [cfr. nota 1], pp. 167- Agnese…, cit. [cfr. nota 1], I, p. 92 nota 44; Civica Raccolta di Stampe Bertarelli, Mar- renze 1977, p. 259 nota 29, e cfr. Eimer, 168, doc. XVIII e Garms, Quellen aus dem Raspe, Borromini und Sant’Agnese…, cit. tinelli IV La fabbrica di S. Agnese…, cit. [cfr. nota 1], Archiv…, cit. [cfr. nota 1], p. 185, n. 919. [cfr. nota 1], p. 329 nota 51; Id., in Borro- Uffizi = Firenze, Galleria degli Uffizi, Ga- II, doc. XIVf, pp. 710- 711. Garms (ibid.) segnala una pianta di San- mini e l’universo barocco, catalogo della mo- binetto Disegni e Stampe t’Agnese in ASRm, Piante e disegni, I, cart. stra (Roma, Palazzo delle Esposizioni, 16 4. La mancata corrispondenza tra il profilo 80, n. 265, con annotazioni relative a Cle- dicembre 1999-28 febbraio 2000), a cura 1. Su Sant’Agnese, cfr. E. Hempel, Fran- del pilone e quello del pennacchio è per- mente X, dell’11 giugno 1670: la pianta ri- di R. Bösel e C.L. Frommel, Milano 1999- cesco Borromini, Wien 1924, pp. 138-153; cepibile anche nell’incisione prospettica sulta attualmente dispersa. 2000, II, p. 187, cat. X.21. R. Wittkower, Carlo Rainaldi and the Ro- in D. De Rossi, Studio d’architettura civile man architecture of the full baroque, in “The sopra varie chiese, cappelle di Roma…, Roma 8. Eimer, La fabbrica di S. Agnese…, cit. 12. Noehles, recensione …, cit. [cfr. nota Art Bulletin”, XIX, 2, 1937, pp. 242-313; 1721, III, tav. 46. La curvatura dei pen- [cfr. nota 1], I, pp. 76-80; Garms, Quellen 1], p. 174. Le osservazioni di Noehles L. Montalto, Travertino e marmo per S. nacchi è discussa da Noehles, recen- aus dem Archiv…, cit. [cfr. nota 1], p. 195, sono riproposte come inedite da Bellini, Agnese in Agone, in “Studi romani”, V, sione…, cit. [cfr. nota 1], p. 174. L’estesa n. 968. Per l’avvicendamento di Girolamo Le cupole di Borromini…, cit. [cfr. nota 1], 1957, pp. 401-414; L. Montalto, Il dram- base di appoggio dei pennacchi è citata an- e Carlo Rainaldi, cfr. Eimer, La fabbrica di pp. 111-112, il quale non cita lo scritto di matico licenziamento di Francesco Borromini che in A. Blunt, Borromini, London 1979, S. Agnese…, cit. [cfr. nota 1], I, 76-114. Noehles, né peraltro fa alcun riferimento dalla fabbrica di Sant’Agnese in Agone, in p. 157, che però non fa riferimento alla al fatto che la concavità presente nei dise- “Palladio”, n.s., VIII, 1958, pp. 139-188; loro curvatura. 9. Francesco Righi scrive che “si diede gni è tuttora osservabile nella fabbrica. F. Fasolo, L’opera di Hieronimo e Carlo Rai- principio all’opera con demolire quella naldi, Roma 1961; K. Noehles, recensione 5. London, British Library, Maps 6, Tab 3, parte della fabrica già cominciata per ri- 13. Az Rom 50 (cm 42,9×139). Su Az 50, a Furio Fasolo, L’opera di Hieronimo e f. 4. Alcuni disegni attribuiti a Pietro tirarsi indietro più vicino fusse possibile cfr. Hempel, Francesco Borromini, cit. [cfr. Carlo Rainaldi, Roma 1961, in “Zeitschrift Paolo Drei sono stati pubblicati da S. Mc al filo dell’isola con la facciata principale nota 1], p. 141; Eimer, La fabbrica di S. für Kunstgeschichte”, XXV, 1962, pp. Phee, The long Arm of the Fabbrica. Saint del detto tempio che riguarda l’oriente, Agnese…, cit. [cfr. nota 1], I, p. 60 nota 26, 166-177; P. Portoghesi, Borromini. Archi- Peter’s and the City of , in Sankt Peter come ordinò quel sommo pontefice” p. 133, figg., 23-27; E. Kieven, in Von Ber- tettura come linguaggio, Milano 1967, pp. in Rom 1506-2006, atti del convegno in- (ASRm, Camerale III, vol. 1875, f. 1r; cfr. nini bis Piranesi: römische Architekturzei- 166-169; G. Eimer, La fabbrica di S. ternazionale (Bonn, 22-25 febbraio 2005), Cors. 31.B.15, f. 3r; Montalto, Il dram- chnungen des Barock, catalogo della mostra Agnese in Navona: römische Architekten, a cura di G. Satzinger e S. Schütze, Mün- matico licenziamento…, cit. [cfr. nota 1], (Stuttgart, Staatsgalerie, 2 ottobre-12 di- Bauherren und Handwerker im Zeitalter des chen 2008, pp. 353-373. L’autrice si era doc. XIX, p. 169). Giacinto Gigli, Diario cembre 1993), a cura di E. Kieven, Stutt- Nepotismus, I-II, Stockholm 1970-71; J. già occupata di alcuni disegni di Drei nel- di Roma, ed. a cura di M. Barberito, gart 1993, pp. 152-153, cat. 59; Raspe, Garms, Quellen aus dem Archiv Doria- l’album in S. McPhee, Bernini and the Bell Roma 1994, p. 686, sotto la data del lu- Borromini und Sant’Agnese…, cit. [cfr. nota Pamphilj zur Kunsttätigkeit in Rom unter Towers. Architecture and Politics at the Vati- glio 1653, riferisce che “il disegno [dei 1], pp. 331-333; M. Raspe, in Borromini e Innocenz X., Wien 1972; R. Preimesber- can, New Haven-London 2002, pp. 285- Rainaldi] non riusciva degno di lode […] l’universo barocco, cit. [cfr. nota 11], II, p. ger, Bernini a S. Agnese in Agone, in “Col- 286, catt. 31, 32. Altri disegni sono in- particolarmente per una certa scala che vi 187, cat. X.20; Bellini, Le cupole di Borro- loqui del Sodalizio”, s. 2, III, 1970-72, vece stati presentati da Giovanna Curcio era fatta, che occupava parte della piazza, mini…, cit. [cfr. nota 1], p. 212. Gli stu- pp. 44-55; F. Trevisani, La fabbrica di S. al convegno internazionale Le piante di et faceva scomparire il palazzo de’ Pam- diosi che hanno analizzato Az 50 hanno ri- Agnese in Navona: estate 1653, in “Storia Roma: la città dal Barocco ai catasti. Archi- phili, la quale fu ordinato che si demo- marcato che in realtà la chiesa è spostata di dell’arte”, XXIII, 1975, pp. 61-72; M. Ra- tettura, arte, cartografia, Roma, Istituto lisse”. Da un altro diario di Roma del circa 6 metri verso nord rispetto al dise- spe, Borromini und Sant’Agnese in Piazza Nazionale per la Grafica, 30 novembre-1 1653 si apprende che “In Navona si se- gno, cfr. Fasolo, L’opera di Hieronimo…, Navona: von der päpstlichen Grablege zur dicembre 2010. Per il contenuto dell’al- guitò questo anno d’ordine di N.S. la fa- cit. [cfr. nota 1], pp. 126, 133-134 e Raspe, Residenzkirche der Pamphili, in “Römisches bum, cfr. infra, nota 79. brica di S. Agnese, essendosi ridotta al Borromini und Sant’Agnese…, cit. [cfr. nota Jahrbuch der Bibliotheca Hertziana”, termine di gettar gl’archi grandi, che si 1], p. 333. Altre modifiche sono state ap- XXXI, 1996, pp. 313-368; F. Bellini, Le 6. Il foglio, rilegato nel volume, misura cm fariano l’anno avenire, e perché la facciata portate da Carlo Rainaldi dopo aver so- cupole di Borromini. La “scientia” costruttiva 69×48. La linea della scala grafica misura sporgeva in fuori nella piazza, non pia- stituito il padre Girolamo – come quella, in età barocca, Milano 2004, pp. 205-249; cm 31: verosimilmente si può ritenere che cendo al Papa, la fece guastare, benché tanto criticata dal papa, dello scalone prin- G. Simonetta, L. Gigli, G. Marchetti, rappresenti 10 canne romane (= 100 palmi fondata, et alzata per circa doi canne d’al- cipale – ma nella sostanza del progetto il Sant’Agnese in Agone a Piazza Navona, I- = m 22,34), il che vuol dire che la pianta è tezza, e la fece ritirare, con far nuovo disegno Az 50 è da considerare quello II, Roma 2003-2004. disegnata in una scala di circa 1:72. fondamento mutando architetto, che fù il messo in opera dai Rainaldi. S.r Cav.r Borromini, e fù alzata da circa 2. Già nel 1767 R. Venuti, Accurata e suc- 7. Le finestre si riferiscono ad ambienti una canna e mezza” (I. Herklotz, Fabbri- 14. Az Rom 58 (cm 41,3×81,4). Cfr. Ei- cinta descrizione topografica e istorica di Roma preesistenti che sarebbero poi stati modi- che di Roma nel 1651, 1652, 1653: Kunst- mer, La fabbrica di S. Agnese…, cit. [cfr. moderna, Roma 1767, I.II, p. 507, scriveva ficati radicalmente: erano infatti destinate und Baugeschichtliche Nachrichten aus dem nota 1], I, pp. 113-114 nota 123; Raspe, che “il disegno della chiesa fino al corni- a essere chiuse quando si sarebbe costruita Diario des Giuseppe Gualdi, in “Analecta Borromini und Sant’Agnese…, cit. [cfr. nota cione è del Cavalier Girolamo Rainaldi; la la scalinata di accesso addossata alla fac- Instituti Danici”, XXIX, 2003, pp.192- 1], p. 340 nota 100; Id., in Borromini e lanterna è del figlio; ed il resto, cioè la cu- ciata della chiesa. Cfr. ASRm, Camerale 233, in part. p. 210). l’universo barocco, cit. [cfr. nota 11], II, p. pola, la facciata, e la sagrestia, è del Bor- III, vol. 1875, f. 2v: “Muro d’un vano di 367, cat. XXII.29. romini”. porta, che era in cantina qual si è rimurata 10. Eimer, La fabbrica di S. Agnese…, cit. […] dalla parte del palazzo già de’ Mellini” [cfr. nota 1], I, p. 171; Raspe, Borromini und 15. Hempel, Francesco Borromini, cit. [cfr. 3. Gran parte delle fonti d’archivio e dei (cfr. Cors. 31.B.15, f. 4v; Montalto, Il Sant’Agnese…, cit. [cfr. nota 1], p. 337. nota 1], tav. 89, ha attribuito i disegni a disegni per Sant’Agnese sono pubblicati drammatico licenziamento…, cit. [cfr. nota G.B. Passeri, Vite de’ pittori, scultori ed ar- Girolamo Rainaldi; Eimer, La fabbrica di S. da Gerard Eimer, con esclusione dei do- 1], doc. XIX, p. 169). ASRm, Camerale chitetti che anno lavorato in Roma, morti dal Agnese…, cit. [cfr. nota 1], I, figg. 112- cumenti già trascritti in precedenza da III, vol. 1875, f. 4v: “Muro d’un pezzo che 1641 fino al 1673, Roma 1772, p. 221, con- 115, li ritiene invece opera di Francesco Lina Montalto. Fra questi ultimi il più si- recresce fuori dal dritto dell’arcone nel fondendo il padre con il figlio, scrive che Righi. La corretta attribuzione a Drei in gnificativo è la Misura e stima dei lavori muro antico verso il cimiterio di una fine- Rainaldi era “più rigoroso osservatore delli Raspe, Borromini und Sant’Agnese…, cit. presentata da Francesco Borromini e stra vecchia” (in Cors. 31.B.15, f. 6v; comandi del principe Camillo nipote di [cfr. nota 1], poi seguito da McPhee, The Francesco Righi il 13 gennaio del 1656, in Montalto, Il drammatico licenziamento…, Sua Santità, che del medesimo pontefice”, Long Arm…, cit. [cfr. nota 5], passim. Montalto, Il drammatico licenziamento…, cit. [cfr. nota 1], doc. XIX, p. 170). ASRm, cfr. Raspe, Borromini und Sant’Agnese…, cit. [cfr. nota 1], doc. XIX, pp. 165-188. Camerale III, vol. 1875, f. 17r: “Per di- cit. [cfr. nota 1], p. 337 nota 85. 16. Cors. 31.B.15, f. 294 (cm 48×41,8);

127 cfr. Trevisani, La fabbrica di S. Agnese…, Cortona, Roma 1969, pp. 169, 147 fig. 118; Nella misura dei lavori ASRm, Camerale cfr. Cors. 31.B.15, f. 6r; Montalto, Il dram- cit. [cfr. nota 1], p. 67; Eimer, La fabbrica Eimer, La fabbrica di S. Agnese…, cit. [cfr. III, vol. 1875, f. 14v è specificato che il li- matico licenziamento…, cit. [cfr. nota 1], di S. Agnese…, cit. [cfr. nota 1], I, p. 297 nota 1], I, pp. 101-102, nota 61; Raspe, vello soprastante ai quattro piloni con le doc. XIX, p. 170. nota 83; McPhee, The Long Arm…, cit. Borromini und Sant’Agnese…, cit. [cfr. nota nicchie “si trovò spianato per tutto l’ul- [cfr. nota 5], pp. 365-367. 1], pp. 337-339 nota 92 e figg. 20-21; Bel- timo d’ottobre 1653” (cfr. Cors. 31.B.15, 34. Ivi, doc. XIV, p. 165. lini, Le cupole di Borromini…, cit. [cfr. nota f. 16v; Montalto, Il drammatico licenzia- 17. Il disegno Cors. 31.B.15, f. 292 (cm 1], pp. 215, 245 note 49-50. La pianta è di- mento…, cit. [cfr. nota 1], p. 172). 35. Ivi, doc. XIII, p. 164. 41,4×51,2) è a penna su una sottotraccia a segnata su due fogli incollati di carta piut- lapis, con acquerellature in bigio e bruno tosto spessa, priva di filigrana, e non figu- 29. Noehles, recensione…, cit. [cfr. nota 36. Ibid. In un altro memoriale il procura- per l’alzato e in viola per la pianta. In cor- rano scale grafiche né misure. 1], p. 174. Cfr. ASRm, Camerale III, vol. tore di Camillo Pamphili auspicava che rispondenza degli spigoli sono presenti an- 1875, f. 15r: “Muro delli due Piloni di Borromini “si risolvesse di mostrare i di- che i fori che sono serviti per riportare in 22. Un profilo corrispondente alla fac- fianco tanto per una parte, quanto per l’al- segni, che mai si erano potuti vedere, se pulito un disegno precedentemente elabo- ciata Cors. 31.B.15, f. 291 è in una plani- tra del Pilone dove è il Nicchione delli Al- non che in un modello dato alla S.ta M.tà rato su un altro foglio. In calce al disegno metria di piazza Navona in Biblioteca tari minori fa reguagliato in superficie di suo zio, quale nella degradazione non è una scala grafica a matita suddivisa in 10 Apostolica Vaticana, Chig. P, VII.9, f. 83, palmi 326 che in palmi 10 d’altezza per ar- corrisponde, ne fatti con le modellature” unità, di cui l’ultimo segmento a sua volta riprodotta in Eimer, La fabbrica di S. rivare al piano di detti palmi 50 ¼ fa as- (ivi, doc. XV, p. 166). suddiviso in altri 10 sottomultipli. L’intera Agnese…, cit. [cfr. nota 1], I, fig. 94 a sieme canne 32.60 et l’istesso all’altri tre scala grafica misura mm 214, ogni unità è fronte di p. 153. simili, si che per tutti 4 fanno assieme 37. ASRm, Camerale III, vol. 1875, f. 80r- quindi mm 21, 4: se si presume che ogni canne 130, palmi 40, de quali si defalca v: “Seguono li lavori fatto sopra all’Occhio unità corrisponda a una canna (= m 2, 234 23. Da questo lato i contorni delle mura- quadrato canne 10.50 di alcuni angoli, che della Cuppola per principio del lanter- = mm 2234) la scala a cui è disegnata la ture del disegno a penna e acquerello si in- furono retirati li muri per far più ampla la nino/ Muro di mattoni, che da principio pianta è di circa 1:104. La filigrana è un cer- terrompono lasciando indefinita la pianta. chiesa” (cfr. Cors. 31.B.15, f. 17r; Mon- [aggiunto sopra: al detto lanternino] [can- chio, con dentro un’ancora e le lettere “L” Sulla linea che segna l’estremità destra del talto, Il drammatico licenziamento…, cit. cellato: sopra al occhio della Cuppola] e “M” ai lati, coronato da una stella a sei transetto sono però i fori che indicano i [cfr. nota 1], doc. XIX, p. 172). longo steso reguagliato in giro palmi 65 ¾, punte. Le caratteristiche tecniche del dise- punti dove avrebbe dovuto attaccarsi la alto palmi 1 5/6, grosso palmi 5 ½ che gno f. 293 (cm 42,5×51,5) sono identiche a muratura della cappella funeraria, che è 30. La muratura eliminata da Borromini sono tutte 8 ¾ mattoni fatto in piano, che f. 292, sia per la scala, che per la tecnica a tracciata solo a matita. corrisponde a più di venti metri cubi: una questo è permanente, tutto il resto, che si penna e acquerello su traccia a matita con quantità troppo consistente per essere li- dirrà, è per modello il quale quando si bucature di spillo. Per i due disegni, cfr. Ei- 24. In particolare la pianta Mart. IV, f. 27 mitata ai soli stipiti delle nicchie e che metteranno li conci si leverà via canne [a mer, La fabbrica di S. Agnese…, cit. [cfr. (cm 41,5×57) a penna e acquerello, con- deve quindi comprendere anche i settori matita cancellato: 10.50] / [cancellato: Per nota 1], I, p. 297, note 81-82, figg. 113-114; cordemente attribuita a Carlo Rainaldi e murari aggettanti entro i quali Rainaldi haver piantato n.o 8 candele con doi ar- Trevisani, La fabbrica…, cit. [cfr. nota 1] ritenuta uno studio preliminare per San- aveva progettato di incassare le colonne li- chereccie per candela che formano il ca- pp. 66-67; Raspe, Borromini und San- t’Agnese; cfr. Eimer, La fabbrica di S. bere. La volumetria delle murature si cal- stello per detto lanternino alcune per met- t’Agnese…, cit. [cfr. nota 1], pp. 329 fig. 13, Agnese…, cit. [cfr. nota 1], I, p. 62 nota 33; colava con sistemi diversi a seconda dei tere in opera li conci di trevertino d’esso 350 nota 134; McPhee, The Long Arm…, Noehles, La Chiesa dei SS. Luca e Mar- materiali. Per la muratura in tevolozza la lanternino […] il quale è poi servito an- cit. [cfr. nota 5], pp. 365-367. tina…, cit. [cfr. nota 21], pp. 169 e 147 fig. canna di muro doveva avere uno spessore cora fare il modello la maggior parte mu- 117; Raspe, Borromini und Sant’Agnese…, di un palmo: se lo spessore era maggiore rato di mattoni a secco senza calcie di 18. La pianta Cors. 31.B.15, f. 295 (cm cit. [cfr. nota 1], pp. 325-327. In questo di- la misura era data dal prodotto della canna quattro piedistalli con sue cimase e base 36,6×33,5) è disegnata a matita, senza l’au- segno tutto l’invaso principale della chiesa, quadra per lo spessore. Cfr. P. Scavizzi, sopra con] / [cancellato] / Muro fatto per silio di forature, ma con traccia preparato- così come anche la facciata, è disseminato Edilizia nei secoli XVII e XVIII a Roma: ri- modello sotto, dove và la balaustrata di ria incisa. Il foglio è privo di filigrana. Le di semicolonne tessute con la muratura. cerca per una storia delle tecniche, Roma detto longo steso in giro quello che è sole aggiunte a penna sono le misure in Della copertura sono disegnate soltanto le 1983, pp. 12, 19. fatto palmi 48, alto palmi 3, grosso re- palmi e la didascalia. Il foglio non presenta due circonferenze concentriche della cu- guagliato palmi 2 ¾ mattoni, che sono alcuna scala grafica, ma dalle misure appo- pola e del lanternino, senza alcun riferi- 31. Bernardo Borromini, Vita di Francesco tutte 4 ½ la maggiore parte di mattoni a ste si ricava che il disegno è a una scala mento agli arconi di imposta o ai pennac- Borromini, [ms. 1685], Firenze, Biblioteca secco un sopra l’altro senza porvi materia compresa fra 1:104 e 1:116. Cfr. Eimer, La chi. La pianta è una proposta precedente Nazionale, cod. Magliab. II.II.110, f. 171v, di sorte nessuna tra essi che non servono sé fabbrica di S. Agnese…, cit. [cfr. nota 1], I, p. l’inizio dei lavori, e non mostra alcun cit. da J. Connors, Borromini e l’oratorio ro- non per alzare, e far mostra”. Senza le cor- 296 nota 80; Trevisani, La fabbrica di S. punto di contatto con Az 50, Az 52, Cors. mano. Stile e società, [New York 1980], To- rezioni in Cors. 31.B.15, f. 82r-v, da cui Agnese…, cit. [cfr. nota 1] pp. 66-67; Raspe, 31.B.15.ff. 292-295, né tantomeno con il rino 1989, p. 205. Montalto, Il drammatico licenziamento…, Borromini und Sant’Agnese…, cit. [cfr. nota disegno Maps 6, Tab 3, f. 4. Si veda anche cit. [cfr. nota 1], doc. XIX, pp. 187-188. 1], p. 330; Bellini, Le cupole di Borromini…, la pianta per Santa Maria dei Miracoli a 32. La presenza di modelli prevalente- cit. [cfr. nota 1], p. 245 nota 67. piazza del Popolo, in ASRm, cart. 81, n. mente in cera rossa e creta di quasi tutti i 38. ASRm, Camerale III, vol. 1875, f. 39v: 279, riprodotta in Wittkower, Carlo Rai- suoi cantieri, fra i quali due diversi di San- “Per havere fatto un modello di capitello 19. Mart. IV, f. 22 (cm 27,7×44). Cfr. Noe- naldi…, cit. [cfr. nota 1], fig. 11; Noehles, t’Agnese, cui va aggiunto quello conse- corinthio composito murato con calce e hles, recensione…, cit. [cfr. nota 1], p. La Chiesa dei SS. Luca e Martina…, cit. gnato a Innocenzo X e rimasto in mano di gesso alto palmi 6 ¼ largo nel maggiore 171; Eimer, La fabbrica di S. Agnese…, cit. [cfr. nota 21], p. 147 fig.120. Camillo Pamphili, risulta dall’inventario palmi 7 ¼ lavorato per metà sotto al tetto [cfr. nota 1], I, pp. 145-146 nota 14, fig. post mortem (Del Piazzo, Ragguagli Borro- dove se fatto li capitelli” (cfr. Cors. 31.B.15, 91; Raspe, Borromini und Sant’Agnese…, 25. J. Connors, Francesco Borromini (1599- miniani…, cit. [cfr. nota 3], pp. 164, 166, f. 41v; Montalto, Il drammatico licenzia- cit. [cfr. nota 1], pp. 329-336; Id., in Bor- 1667): die Revolution des Graphits, in Von 169). Il modello in cera rossa di San- mento…, cit. [cfr. nota 1], doc. XIX, p. 178). romini e l’universo barocco, cit. [cfr. nota Bernini bis Piranesi…, cit. [cfr. nota 13], pp. t’Agnese è citato in un documento del 5 Il modello del capitello era probabilmente 11], II, pp. 187-188, cat. X.22; Bellini, Le 33-38, in part. pp. 34, 37 e nota 6. giugno 1653, cfr. Eimer, La fabbrica di S. quello rappresentato nel disegno Azr 68; cupole di Borromini…, cit. [cfr. nota 1], p. Agnese…, cit. [cfr. nota 1], I, p. 340. Per il Eimer, La fabbrica di S. Agnese…, cit. [cfr. 215. 26. Di questa opinione è infatti Bellini, Le modello consegnato a Innocenzo X, cfr. nota 1], II, tav. IV, fig. 164. cupole di Borromini…, cit. [cfr. nota 1], p. McPhee, Bernini and the Bell Towers…, cit. 20. In Az 50 i basamenti delle colonne 211. Ma si veda supra, note 4 e 12. [cfr. nota 5], doc. 38, p. 257; è a questo 39. J. Connors, Fra’ Juan di San Bonaven- sorgono sopra un podio di cinque gradini, modello che fa riferimento Camillo Pam- tura: Relatione del convento di S. Carlo alle mentre in Mart. IV, 22 la scala si insinua 27. ASRm, Camerale III, vol. 1875, f. 13r: phili nel 1656 a proposito del lanternino, 4.o fontane di Roma…, in Il giovane Borro- anche fra i plinti, come nell’esempio an- “Muro rialzato nel pilone, che attacca con cfr. infra, nota 36. Si ha anche notizia di un mini. Dagli esordi a San Carlo alle Quattro tico del tempio di Minerva ad Assisi, da cui il palazzo già de’ signori Mellini […] per modello per i capitelli del lanternino fatto Fontane, catalogo della mostra (Lugano, Palladio aveva tratto la sua errata inter- palmi 5 ¼ di altezza per arrivare in piano realizzare in stucco da Borromini, cfr. in- Museo Cantonale d’Arte, 5 settembre-14 pretazione degli scamilli impares vitruviani. di palmi 40 ¼ d’altezza simili alli due, che fra, nota 38. Il modello di Girolamo e novembre 1999), a cura di M. Kahn-Rossi, Cfr. P. Gros, Palladio e l’antico, Venezia erano già fatti verso la facciata” (cfr. Cors. Carlo Rainaldi era invece in legno e dotato Milano 1999, pp. 475-476, cat. 245. 2006, pp. 25-37. 31.B.15, f. 15r; Montalto, Il drammatico li- di cardini per renderlo apribile: cfr. Mon- cenziamento…, cit. [cfr. nota 1], doc. XIX, talto, Il drammatico licenziamento…, cit. 40. ASRm, Camerale III, vol. 1875, f. 7v: 21. Su Cors. 31.B.15, f. 291 (cm 52×51,9), p. 172). Cfr. anche i disegni di Drei in [cfr. nota 1], docc. IV, V, p. 161; Fasolo, “Adì 29 ottobre 1653, fondamento per un cfr. Hempel, Francesco Borromini, cit. [cfr. Cors. 31.B.15, ff. 292-294. L’opera di Hieronimo…, cit. [cfr. nota 1], p. pilastro fatto per voltare un’arcone da esso nota 1], pp. 142-143, che l’attribuisce a 294; Eimer, La fabbrica di S. Agnese…, cit. al muro del fondamento già detto sotto Borromini; Noehles recensione, cit. [cfr. 28. Si veda il disegno delle fondazioni in [cfr. nota 1], I, pp. 109-112; Garms, Quel- [palazzo] Mellini” (cfr. Cors. 31.B.15, f. 9r; nota 1], pp. 171-174; Trevisani, La fabbrica Cors. 31.B.15. f. 229r -230v, riprodotto in len aus dem Archiv…, cit. [cfr. nota 1], p. Montalto, Il drammatico licenziamento…, di S. Agnese…, cit. [cfr. nota 1], pp. 62-64, Eimer, La fabbrica di S. Agnese…, cit. [cfr. 189, n. 943; Raspe, Borromini und San- cit. [cfr. nota 1], doc. XIX, p. 170). ASRm, 67; Fasolo, L’opera di Hieronimo…, cit. [cfr. nota 1], I, fig. 122 a fronte p. 200; Mc t’Agnese…, cit. [cfr. nota 1], p. 336 nota 81. Camerale III, vol. 1875, f. 14v: “Muro delle nota 1], p. 134; K. Noehles, La Chiesa dei Phee, The Long Arm…, cit. [cfr. nota 5], p. rinfiancature, e spianature sopra a cia- SS. Luca e Martina nell’opera di Pietro da 366 con l’indicazione errata “fol. 295”. 33. ASRm, Camerale III, vol. 1875, f. 4r; scuno delli sopradetti archi, e volte, quali

128 misurati e requadrati in palmi 10 d’altezza naio 1654 (Cors. 31.B.15, ff. 237r -v), i cit. [cfr. nota 1], doc. XIX, p. 182); ASRm, [cfr. nota 11], II, p. 190, cat. X.26; Id., di palmi 50 ¼ che si trovò spianato per contratti con i fabbri sono stipulati l’11 Camerale III, vol. 1875, f. 71v: “Per gior- The final problem: Borromini’s failed publi- tutto l’ultimo d’ottobre 1653” (cfr. Cors. marzo 1654 (Eimer, La fabbrica di S. nate n. 12 ½ con 5 huomeni che hanno cation project and his suicide, in “Annali di 31.B.15, f. 16v; Montalto, Il drammatico li- Agnese…, cit. [cfr. nota 1], II, pp. 690- servito a scanzare, e tirare navanti diversi architettura”, 13, 2001, pp. 121-136; Bel- cenziamento…, cit. [cfr. nota 1], doc. XIX, 692), e la consegna delle catene in cantiere pezzi di travertino a San Pietro per ren- lini, Le cupole di Borromini…, cit. [cfr. nota p. 172). avviene il 12 giugno dello stesso anno (ivi, derli caricabili, acciò li carrettieri li por- 1], pp. 237 e 245 nota 141. II, pp. 292-293). Per la posa in opera, cfr. tassero a Navona” (cfr. Cors. 31.B.15, f. 41. D’inverno i lavori di scalpello alle parti ASRm, Camerale III, vol. 1875, f. 39v; 73v; Montalto, Il drammatico licenzia- 53. M. Raspe, Gli scaloni del Borromini: pa- in travertino potevano proseguire senza Cors. 31.B.15, f. 41v; Montalto, Il dram- mento…, cit. [cfr. nota 1], doc. XIX, p. lazzo Pamphili, palazzo di Spagna, palazzo problemi, ma le possibili gelate impedi- matico licenziamento…, cit. [cfr. nota 1], 185); ASRm, Camerale III, vol. 1875, f. Barberini; con un disegno del Cigoli per pa- vano che la malta facesse presa. Fra i lavori doc. XIX, p. 178. 73v: “Per n. 18 altre opere a scanzare lazzo del Bufalo, in Francesco Borromini, atti “alla facciata principale” in ASRm, Came- conci per la piazza per caricarli sopra stra- del convegno internazionale (Roma, 13-15 rale III, vol. 1875, ff. 30v-31r si legge una 45. ASRm, Camerale III, vol. 1875, f. 30r: scini, tutte le colonne venute da San Pie- gennaio 2000), a cura di C.L. Frommel e voce di spesa “per il muro che sollevò la ge- “Muro delle doi spallette, e sguinci che tro per ridurle per detto lanternino, e con- E. Sladek, Milano 2000, pp. 107-121, in lata in superficie della fabrica il quale non formano la porta della detta facciata prin- dotte per lavorare in chiesa” (cfr. Cors. part. 109. ebbe bisogno d’esser demolito, per che lo cipale, alti l’uno palmi 33, quale fu fatto a 31.B.15, f. 75v; Montalto, Il drammatico li- demolì il detto gelo, non si hebbe se non a tutti li 25 di marzo 1654. Larghi assieme cenziamento…, cit. [cfr. nota 1], doc. XIX, 54. M. Raspe, in Borromini e l’universo ba- capare la robba, e levare la calcie incenerita, palmi 21 ¼, grossi palmi 7 reguagliato, p. 186). Altri documenti relativi ai traver- rocco, cit. [cfr. nota 11], II, p. 190, cat. e mettitura in opera la tevolozza, che vi compresoci le rivolte delli due muri late- tini arrivati da San Pietro a Sant’Agnese in X.26; Id., The final problem …, cit. [cfr. nota era prima, che per altezza di palmi ¾ re- rali del primo braccio della chiesa di te- Eimer, La fabbrica di S. Agnese…, cit. [cfr. 52], pp. 121-136. Per le esagerazioni di guagliato, e per la metà della Chiesa re- volozza fa canne 49.08” (cfr. Cors. nota 1], II, pp. 687-690; Garms, Quellen Borromini nei disegni destinati alle inci- guagliato dalla parte, verso la Strada del- 31.B.15, f. 33r; Montalto, Il drammatico li- aus dem Archiv…, cit. [cfr. nota 1], p. 166, sioni, cfr. Connors, Borromini e l’oratorio l’Anima, e l’altra metà non patì perché era cenziamento…, cit. [cfr. nota 1], doc. XIX, n. 750; McPhee, Bernini and the Bell To- romano, cit. [cfr. nota 31], pp. 374-379, già fatta prima, e sono di muro di tevolozza p. 176). wer…, cit. [cfr. nota 5], pp. 209-210, 257- cat. 90; Id., in Borromini e l’universo barocco, canne 16 palmi 44” (cfr. Cors. 31.B.15, ff. 260 doc. 39. cit. [cfr. nota 11], II, pp. 378-379, cat. 32v-33r; Montalto, Il drammatico licenzia- 46. Fioravante Martinelli, nella sua guida XXIII.7. mento…, cit. [cfr. nota 1], doc. XIX, p. 176). manoscritta di Roma, postillata da France- 49. Az Rom 72 (cm 39×71,6). Cfr. Eimer, sco Borromini, scrive che “ridotta la fac- La fabbrica di S. Agnese…, cit. [cfr. nota 1], 55. J. Connors, A. Roca De Amicis, A New 42. Il 17 maggio 1653 Paolo Andreotti ciata quasi a fine morì il detto pontefice” (in I, pp. 419-420. Plan by Borromini for the Lateran Basilica, aveva “fatto li tasti delli fondamenti nel C. D’Onofrio, Roma nel Seicento, Firenze Rome, in “The Burlington Magazine”, palazzo de Corsi” così come delle botte- 1969, p. 10). Cfr. Eimer, La fabbrica di S. 50. Il 6 dicembre 1653 Borromini ordina CXLVI, 1217, 2004, pp. 526-533. ghe e del cimitero insieme a un “giovane Agnese…, cit. [cfr. nota 1], I, pp. 327-330; il marmo bianco per i capitelli alle cave di del sig. Domenico Castelli deputato perito Raspe, Borromini und Sant’Agnese…, cit. Polvaccio, fornendo il disegno della mi- 56. Su Bernardo Castelli Borromini, cfr. P. delli signori Corsi” (Garms, Quellen aus [cfr. nota 1], p. 350 nota 137; Id., in Borro- sura di massima dei blocchi (Cors. Tournon, Per la biografia di Francesco e Ber- dem Archiv…, cit. [cfr. nota 1], p. 187, n. mini e l’universo barocco, cit. [cfr. nota 11], II, 31.B.15, ff. 287v-288r) e poi quello del nardo Borromini, in “Commentari”, XVIII, 933; cfr. anche ivi, p. 190, n. 943). È del 12 p. 56, cat. II.68. Gli stipiti del portale prin- capitello finito (Cors. 31.B.16, f. 74). Ri- 1967, pp.86-89; J. Pinto, The Trevi Foun- giugno 1654 il pagamento a Paolo An- cipale risultano in lavorazione il 25 marzo salgono alla fine del 1656 i pagamenti tain, New Haven and London 1986, pp. dreotti per “misurare, far pianta e profili 1654 (cfr. supra, nota 45), ma i pagamenti allo stuccatore Raggi “per modelli di 67- 70; M. Carta, Un disegno di Borromini del palazzo del cavaliere Ornano” (ivi, p. allo scalpellino Fausto Viventij per l’inta- stucco per li capitelli colonne e pilastri in per la ‘vigna’ di Bernardino Missori, in “Pal- 185, n. 915). Si vedano le spese per fare “li glio “delli capitelli di travertino della fac- chiesa” (Garms, Quellen aus dem Archiv…, ladio”, n.s. IV, 1989, pp. 69-76; Connors, fondamenti sotto il nicchione per fare il ciata della chiesa d’ordine del sig.r Cava- cit. [cfr. nota 1], p. 168, n. 766), mentre Roca De Amicis, A New Plan…, cit. [cfr. deposito” di papa Innocenzo X in ASRm, liere Boromino” vanno dal 2 ottobre 1656 vanno dal 26 marzo al 6 dicembre 1657 nota 55]. Camerale III, vol. 1875, ff. 27r -29r (cfr. al 6 gennaio 1657 (Garms, Quellen aus dem quelli allo “stagnaro” Giovan Francesco Cors. 31.B.15, ff. 29r-31r; Montalto, Il Archiv…, cit. [cfr. nota 1], p. 168, n. 766 e Bertocchini per “impiombare le colonne 57. Az Rom 57 (cm 12×11). Cfr. Eimer, La drammatico licenziamento…, cit. [cfr. nota p. 192, n. 956). della chiesa” (ivi, p. 170, n. 777) e dal 10 fabbrica di S. Agnese…, cit. [cfr. nota 1], I, 1], doc. XIX, pp. 175-176). al 15 giugno 1658 quelli allo stesso ope- p. 306; Bellini, Le cupole di Borromini…, cit. 47. ASRm, Camerale III, vol. 1875, f. 73v: raio per “impiombare 7 capitelli di [cfr. nota 1], p. 237. L’uso dell’acquerello 43. ASRm, Camerale III, vol. 1875, f. 63v: “per cavare fuori le basi ioniche, quale già marmo delle colonne in Chiesa” (ivi, p. blu è piuttosto raro nei disegni di Borro- “Per la tagliatura d’un massiccio di volta servirno alla facciata che si è demolita, per 172, n. 802). mini, ma si ritrova anche nei disegni Az antica sopra detti arconi del cerchio ago- redurle in minor forma per le colonne del 705 per San Paolo fuori le Mura e Az nale longo palmi 65, largo palmi 8, alto re- lanternino della cupola” (cfr. Cors. 31.B.15, 51. ASRm, Camerale III, vol. 1875, f. 22r: 889/a per Propaganda Fide. guagliato palmi 2 ½ dove si cavò moltis- f. 75v; Montalto, Il drammatico licenzia- “Muri rialzati sopra la sommità del arconi sima robba buona da mettere in opera” mento…, cit. [cfr. nota 1], doc. XIX, p. 186). delli 4 nicchioni sudetti sino al piano della 58. Eimer, La fabbrica di S. Agnese…, cit. (cfr. Cors. 31.B.15, f. 65v; Montalto, Il Per il lanternino a sedici colonne, cfr. Ei- sommità de modiglioni di trevertino nelli [cfr. nota 1], I, pp. 305-310; Bellini, Le drammatico licenziamento…, cit. [cfr. nota mer, La fabbrica di S. Agnese…, cit. [cfr. an goli delli quattro piloni della Cuppola cupole di Borromini…, cit. [cfr. nota 1], pp. 1], doc. XIX, p. 184). Fra i materiali di nota 1], II, pp. 411-413, e tav. IV, fig. 163. [cancellato: per impostare li quattro arconi 236-237. L’unico esempio analogo era nel riuso messi in opera in Sant’Agnese, oltre che regono la detta e anco accio il peso duomo di Carpi, dove Peruzzi aveva spe- alle “tevolozze” cavate direttamente dai 48. L’idea di riutilizzare le colonne di San della fabrica non andasse a percuotere e rimentato questa soluzione al fine di ad- resti antichi esistenti sul posto e ai marmi Pietro si affaccia in Sant’Agnese solo dopo premere le otto colonne di mischio]”; ivi, dossarvi una parasta che partisse da terra provenienti dal foro, risultano anche “un l’arrivo di Borromini. In Cors. 31.B.15, f. f. 23v: “Per la mettitura in opera di n. 40 per giungere direttamente alla trabeazione pezzo di colonna di cipollino di palmi 18 238: “Adi 23 Agosto 1653 […] pezzi di tra- pezzi di trevertini di misure diverse, quali di imposta della cupola. Cfr. M. Tafuri, Ri- diametro palmi 3 [e] qual era a Termine vertino sono nella fabbrica di San Pietro sono per otto modiglioni nelli angoli delli cerca del Rinascimento. Principi, città, archi- avanti la chiesa di San Bernardo” (ASRm, che potrebbono servire ne sono circa pezzi 4 piloni della cuppola per impostare li tetti, Torino 1992, pp. 193-196, e figg. 80- Camerale III, vol. 1875, f. 45v; cfr. Cors. n. 35, e poi ve ne saranno dell’altri sopra quattro arconi, che reggono la detta, e 88; P.W. Parsons, Between Typology and 31.B.15, f. 47v; Montalto, Il drammatico li- la fabrica”. Di qualche giorno successivo è anco, acciò il peso della fabrica non an- Geometry. Designs by Baldassarre Peruzzi cenziamento…, cit. [cfr. nota 1], doc. XIII, un atto della Reverenda fabbrica di San dasse a percuotere, e premere le 8 co- for Carpi Cathedral, in “Römisches Jahr- p. 180) e una colonna di granito rinvenuta Pietro che concede in vendita ad “arbitrio” lonne di mischio”. Senza le correzioni in buch der Bibliotheca Hertziana”, XXXV, nella piazza di San Giovanni in Laterano di monsignor Agostino Franzoni “lapides Cors. 31.B.15, f. 25v, da cui poi Mon- 2003-2004, pp. 287-326. Eimer, La fab- “avanti la facciata nova” e riutilizzata “per tiburtina è Campanaria turri iam demolita talto, Il drammatico licenziamento…, cit. brica di S. Agnese…, cit. [cfr. nota 1], I, pp. farne soglie delle tre porte della facciata circumcirca Vaticanae Basilicae existentes [cfr. nota 1], doc. XIX, p. 174, e quindi 305-310, tentando di immaginare in alzato principale” (ASRm, Camerale III, vol. quotidie deteriorant aerei, et aque expo- Bellini, Le cupole di Borromini…, cit. [cfr. la convessità dei piloni rappresentati in 1875, f. 55v; cfr. Cors. 31.B.15, f. 57v; siti” (in McPhee, Bernini and the Bell to- nota 1], p. 219. pianta nei disegni Az 55 e Az 57, ha pro- Montalto, Il drammatico licenziamento…, wer…, cit. [cfr. nota 5], doc. 39, p. 257 con posto di identificare in Az 70 il prospetto cit. [cfr. nota 1], doc. XIX, p. 182). Per la la data 30 agosto; in Cors. 31.B.15, f. 192r, 52. Az Rom 55 (cm 57,2×32,8). Cfr. Hem- dei piloni. A mio avviso il foglio raffigura posa in opera delle soglie, ASRm, Came- con la data 5 settembre). Spese per utiliz- pel, Francesco Borromini, cit. [cfr. nota 1], l’edicola del monumento funebre per In- rale III, vol. 1875, f. 67r (cfr. Cors. zare i travertini di San Pietro nel cantiere pp. 144-147; Noehles, recensione, cit. [cfr. nocenzo X, la cui pianta è visibile nel tran- 31.B.15, f. 69r; Montalto, Il drammatico li- di Sant’Agnese anche in ASRm, Camerale nota 1], p. 174; Portoghesi, Borromini, cit. setto nord in Az 55. cenziamento…, cit. [cfr. nota 1], doc. XIX, III, vol. 1875, f. 55v: “Per haver mandato [cfr. nota 1], tav. LXXIV; Trevisani, La p. 184). 5 homeni a San Pietro per scanzare molti fabbrica…, cit. [nota 1], p. 67; Eimer, La 59. R. Bösel, Borromini, ‘Tagliacantone’: ar- pezzi di travertini per caricarli da carret- fabbrica di S. Agnese…, cit. [cfr. nota 1], I, chitektonische Gestaltungsprinzipien eines 44. Azx 20. Sul disegno è apposta la data tieri per servitio de pilastri del tamburro di pp. 301-315; Raspe, Borromini und San- (Eck-) Aufschneiders, in “Römische histori- 19 marzo 1654. I capitolati per la fornitura detta cupola” (cfr. Cors. 31.B.15, f. 57v; t’Agnese…, cit. [cfr. nota 1], pp. 351-353; sche Mitteilungen”, XLIII, 2001, pp. 545- delle catene erano stati preparati il 21 gen- Montalto, Il drammatico licenziamento…, Id., in Borromini e l’universo barocco, cit. 560.

129 60. Per un’acuta analisi di questo principio Rainaldi (cfr. Fasolo, L’opera di Hiero- Cappella Sforza, in “Römisches Jahrbuch nini fa demolire il doppio frontone co- costruttivo borrominiano, cfr. ivi. L’ori- nimo…, cit. [cfr. nota 1], p. 301-302; Ei- der Bibliotheca Hertziana”, XXXV, 2003- struito sulla parte centrale della facciata da gine di questo tema architettonico risale a mer, La fabbrica di S. Agnese…, cit. [cfr. 04, pp. 327-414. Alessandro Baratta, per sostituirlo con un strutture antiche, come le piccole terme nota 1], II, doc. IV, p. 647); vengono poi frontone triangolare sormontato da un della villa Adriana o l’oratorio della Croce ordinate allo scalpellino Santi Ghetti (Fa- 69. Montalto, Il drammatico licenzia- grande stemma scolpito. All’interno in- presso San Giovanni in Laterano, che solo, L’opera di Hieronimo…, cit. [cfr. nota mento…, cit. [cfr. nota 1], doc. XIV, p. terviene invece sulla trabeazione d’impo- sono citate da Borromini a proposito del 1], p. 302; Eimer, La fabbrica di S. 165. sta della cupola, riducendone le dimen- suo progetto per l’Oratorio dei Filippini, Agnese…, cit. [cfr. nota 1], I, p. 156, e II, sioni, e fa demolire l’attico che occultava cfr. Francesco Borromini, Virgilio Spada, doc. V, pp. 650-654; Garms, Quellen aus 70. Ivi, doc. XIII, p. 164. la parte bassa dei pennacchi. Il contratto (3 Opus architectonicum, ed. a cura di J. Con- dem Archiv…, cit. [cfr. nota 1], p. 158, n. marzo 1667) con i capomastri che realiz- nors, Milano 1998, p. 55. 702); arrivano in cantiere rustiche e il 71. ASRm, Camerale III, vol. 1875, f. 45 zano le opere all’interno della chiesa, è in completamento della lavorazione avviene (cfr. Cors. 31.B.15, f. 47r; Montalto, Il Montalto, Il drammatico licenziamento…, 61. Sulla cappella del Tesoro di San Gen- sotto Borromini (ASRm, Camerale III, vol. drammatico licenziamento…, cit. [cfr. nota cit. [cfr. nota 1], doc. XVIII, p. 168; cfr. naro, cfr. A. Blunt, Architettura barocca e ro- 1875, f. 20r-v; cfr. Cors. 31.B.15, f. 22r-v; 1], doc. XIX, p. 179). anche Garms, Quellen aus dem Archiv…, cocò a Napoli, [London 1975], Milano 2006, Montalto, Il drammatico licenziamento…, cit. [cfr. nota 1], p. 161. Per il contributo pp. 50, 61-62; E. Catello, C. Catello, La cit. [cfr. nota 1], doc. XIX, p. 173). 72. Ivi, doc. XV, p. 166. di Bernini al cantiere di Sant’Agnese, cfr. cappella del Tesoro di San Gennaro, Napoli Preimesberger, Bernini a S. Agnese in 1977; F. Strazzullo, La Real Cappella del Te- 65. Si tratta rispettivamente dei disegni: 73. J. Connors, Virgilio Spada’s Defence of Agone, cit. [cfr. nota 1]; Raspe, Borromini soro di San Gennaro, Napoli 1978; S. Sava- Oxford, Ashmolean Museum, Talman X, f. Borromini, in “The Burlington Magazine”, und Sant’Agnese…, cit. [cfr. nota 1], p. 360. rese, Francesco Grimaldi e l’architettura della 6 (pianta); München, Staatlische Graphi- CXXXI, 1031, 1989, pp. 76-90, p. 87. Controriforma a Napoli, Roma 1986, pp. sche Sammlung, n. 14411 (sezione); Mi- 84. Negli anni del soggiorno di forma- 116-126; Lenzo, Aggiornamento, in Blunt, lano, Castello Sforzesco, Martinelli I, f. 74. Montalto, Il drammatico licenzia- zione a Roma di Guarini, Sant’Agnese Architettura barocca…, cit., p. 280. Per la re- 50 (prospetto). Cfr. H. Keller, Ein früher mento…, cit. [cfr. nota 1], docc. XIII, XIV, non era ancora stata completata, ma si sa lazione di Borromini sulla cupola di San- Entwurf des Pietro da Cortona für SS. Mar- XV; Eimer, La fabbrica di S. Agnese…, cit. di viaggi successivi, durante i quali l’ar- t’Ignazio, cfr. R. Bösel, Jesuitenarchitektur in tina e Luca in Rom, in Miscellanea Biblio- [cfr. nota 1], II, p. 428. chitetto teatino ha avuto modo di osser- Italien (1540-1773), Wien 1985, I, p. 208, thecae Hertzianae: zu Ehren von Leo Bruhns, vare la cattedra di San Pietro di Bernini. doc. 17. Inverosimile l’ipotesi di G. Can- Franz Graf Wolff Metternich, Ludwig 75. Cfr. Montalto, Il drammatico licenzia- Nel frattempo era già stato anche a Vene- tone, Napoli barocca e Cosimo Fanzago, Na- Schudt, München 1961, pp. 375-384; E. mento…, cit. [cfr. nota 1], p. 164, doc. zia, dove poteva osservare la stessa incon- poli 1984, pp. 163-174, che vede all’origine Hubala, Entwürfe Pietro da Cortonas für XIII, p. 167, doc. XV; Eimer, La fabbrica di gruenza fra la pianta del tamburo e quella della progettazione di Sant’Agnese un’in- SS. Martina e Luca in Rom, in “Zeitschrift S. Agnese…, cit. [cfr. nota 1], II, p. 418; Ra- della calotta della cupola all’interno della fluenza del progetto fanzaghiano per Santa für Kunstgeschichte”, XXV, 1962, pp. spe, Borromini und Sant’Agnese…, cit. [cfr. chiesa di Santa Maria della Salute, dalla Maria Egiziaca a Pizzofalcone, la cui co- 125-152; Kieven, in Von Bernini bis Piranesi nota 1], p. 360 nota 177. quale avrebbe derivato la matrice spaziale struzione è certamente più tarda (cfr. …, cit. [cfr. nota 13], pp. 138-139; M. Ra- per il progetto della chiesa dei Somaschi di Lenzo, Aggiornamento, cit., pp. 292-293); spe, Das Schaubild als monumentale Form: 76. Montalto, Il drammatico licenzia- Messina. Cfr. S.E. Klaiber, La formazione Fanzago aveva già iniziato a costruire una zur “Medialisierung” der Architektur bei mento…, cit. [cfr. nota 1], doc. XV, p. 166. di Guarini, in G. Dardanello, S. Klaiber, chiesa con cupola su otto colonne in San Bramante, Domenichino, Cortona, Borromini H. Millon (a cura di), Guarino Guarini, Sebastiano, ma le informazioni che ab- und anderen, Marburg 2000, pp. 12-15; 77. Ivi, doc. XIII, pp. 164-165. Torino 2006, pp. 23-27; Ead., Guarini e il biamo al riguardo di questo suo progetto, Bellini, Le cupole di Borromini…, cit. [cfr. Veneto, ivi, pp. 481-485; A. Roca De Ami- poi radicalmente trasformato da Fra Nu- nota 1], pp. 206-207. Per un riassunto 78. Connors, Borromini e l’oratorio romano, cis, Guarini e Roma, ivi, pp. 463-469. Cfr. volo, non consentono di verificare se fosse della questione, cfr. C. Baglione, Pietro da cit. [cfr. nota 31], p. 205. A. Hopkins, Santa Maria della Salute: Ar- paragonabile o meno a Sant’Agnese (cfr. ivi, Cortona, in A. Scotti Tosini (a cura di), chitecture and Ceremony in Baroque Venice, p. 282). Diverso appare il disegno anonimo Storia dell’architettura italiana. Il Seicento, 79. L’album contiene disegni relativi al Cambridge 2000. e non datato in Napoli, Archivio di Stato, Milano 2003, I, pp. 184-209, in part. p. cantiere di San Pietro, planimetrie di Piante e disegni, cart. XIX, n. 27 (ivi, p. 265, 208 nota 56; J. Merz, Pietro da Cortona piazze e intere zone urbane di Roma con 85. Archivio Segreto Vaticano, Fondo Apo- fig. 385), dove le colonne addossate al pi- and Roman Baroque Architecture, New Ha- tracciati di fognature e condotti di acque, stolico dei Convertendi, 99. Cfr. Wittkower, lone sono unite da una trabeazione curvi- ven-London 2008, pp. 131-136. studi per la navigazione del Tevere, plani- Carlo Rainaldi…, cit. [cfr. nota 1]; Fasolo, linea, che però appare indipendente dalle metrie del giardino di donna Olimpia a L’opera di Hieronimo…, cit. [cfr. nota 1], pp. membrature degli arconi adiacenti, e che 66. Il terzo libro di Sabastiano Serlio bolognese Ripa, vedute e piante dei porti di Ancona, 147-184; H. Hager, Zur Planungs- und quindi si sarebbe tradotta in alzato come …, in Venetia, per Francesco Marcolino Anzio e Civitavecchia, mappe topografi- Baugeschichte der Zwillingskirchen auf der un’edicola aggettante completamente au- da Forlì, 1540, p. XXXI; Jacques Andro- che di strade extraurbane e di fortificazioni Piazza del Popolo: S. Maria di Monte Santo tonoma dai sostegni della cupola. uet du Cerceau, Les plus excellents basti- nello stato della Chiesa, studi relativi al Po und S. Maria dei Miracoli in Rom, in “Rö- ments de France, I-II, Paris, Jacques An- di Volano e del bosco della Mesola ai con- misches Jahrbuch für Kunstgeschichte”, 62. Az Rom 285. Cfr. Connors, Borromini drouet du Cerceau, 1575-79, II (1579), fini con la Repubblica di Venezia. Alcuni XI, 1967-68, pp. 191-306; K. Güthlein, e l’oratorio romano…, cit. [cfr. nota 31], pp. tav. 43. disegni sono datati e firmati, fra gli autori: Zwei unbekannte Zeichnungen zur Planungs- 288-294; Raspe, Borromini und San- Pietro Ferrerio, Pietro Paolo Drei, Do- und Baugeschichte der römischen Pestkirche t’Agnese…, cit. [cfr. nota 1], pp. 317-323; 67. Proprio nello stesso tempietto di Ser- menico Castelli, Francesco Giotti, Luca Santa Maria in Campitelli, in “Römisches B.C. Clancy, Borromini e i Pamphili: una ri- lio (Il terzo libro…, cit. [cfr. nota 66], p. Danese, Giovanni de Giorgi, Giovanni Jahrbuch der Bibliotheca Hertziana”, considerazione della cappella funeraria di In- XXXI) si trova un ambiente secondario Palichia, Alfonso Rossetti, Pietro Azzoni. XXVI, 1990, pp. 185-255. nocenzo X alla Chiesa Nuova, in Francesco dalla medesima matrice geometrica di Cfr. anche supra, nota 5. Borromini, cit. [cfr. nota 53], pp. 146-151; Sant’Ivo, mentre da Philibert de L’Orme, 86. Roma, Archivio di Santa Maria in J. Connors, in Borromini e l’universo ba- Le Premier tome de l’Architecture, à Paris, 80. Montalto, Il drammatico licenzia- Campitelli, volume di disegni della chiesa, rocco, cit. [cfr. nota 11], II, p. 148, cat. chez Federic Morel, 1567, libro VII, f. mento…, cit. [cfr. nota 1], doc. XIV, p. f. 17v; cfr. Wittkower, Carlo Rainaldi…, VIII.11. 213v, Borromini aveva tratto il motivo del 165. cit. [cfr. nota 1]; Fasolo, L’opera di Hiero- parapetto esterno. Cfr. M. Raspe, Borro- nimo…, cit. [cfr. nota 1], pp. 147-184; 63. M. Raspe, Borromini e la cultura anti- mini e la cultura antiquaria, in Borromini e 81. Per la crisi che travolge Borromini Güthlein, Zwei unbekannte Zeichnungen…, quaria, in Borromini e l’universo barocco, cit. l’universo barocco, cit. [cfr. nota 11], I, pp. nel 1657, cfr. Connors, Virgilio Spada’s cit. [cfr. nota 85]. [cfr. nota 11], I, pp. 83-93; Id., ivi, II, pp. 83-93, in part. p. 87. Id., ivi, II, p. 55, cat. Defence of Borromini, cit. [cfr. nota 73]; K. 47-57; cfr. anche ivi, p. 135, cat. VII.13. II.66 e p. 123, cat. VI.26. Güthlein, Francesco Borromini e Virgilio 87. Uffizi 20r e Uffizi 7945r-v. Cfr. Tafuri, Spada nell’“anno nero” 1657, in Francesco Ricerca del Rinascimento…, cit. [cfr. nota 64. Per le colonne di verde antico donate 68. Nell’inventario stilato dopo la morte Borromini, cit. [cfr. nota 53], pp. 130- 58], pp. 193-196 e figg. 80-88. da Innocenzo nel 1653, cfr. Eimer, La fab- di Borromini, nella sua casa risultavano 133. brica di S. Agnese…, cit. [cfr. nota 1], I, p. “doi teste di gesso uno rappresentante Se- 88. Per l’elaborazione di questo tema ar- 89. Successivamente Alessandro VII de- neca, e l’altro Michelangelo”, in Del 82. Montalto, Il drammatico licenzia- chitettonico da parte di Juvarra, cfr. F. stina le colonne alla cappella Chigi nel Piazzo, Ragguagli Borrominiani…, cit. [cfr. mento…, cit. [cfr. nota 1], doc. XI, p. 163. Lenzo, Il soggiorno a Napoli e i pensieri per duomo di Siena (cfr. Fasolo, L’opera di Hie- nota 3], pp. 163-176, in part. 167, cfr. il Concorso Clementino del 1706, in Filippo ronimo…, cit. [cfr. nota 1], p. 298; A. Roca Bonnaccorso in Borromini e l’universo ba- 83. Bernini è attivo in Sant’Agnese dal Juvarra 1678-1736, architetto dei Savoia, De Amicis, L’opera di Borromini in San Gio- rocco, cit. [cfr. nota 11], II, p. 17, cat. 1.5. novembre del 1666 fino al 1668, chiamato architetto in Europa, atti del convegno in- vanni in Laterano: gli anni della fabbrica Per i rilievi borrominiani di San Pietro e da Olimpia Aldobrandini, che dopo la ternazionale (Torino, 13-16 novembre [1646-1659], Roma 1995). Le colonne di della cappella Sforza, cfr. H. Thelen, morte del marito Camillo Pamphili as- 2011), II, Architetto in Europa, a cura di E. cottanello sono citate già il 12 ottobre del Francesco Borromini. Die Handzeichnungen, sume il ruolo di patrocinatrice della co- Kieven e C. Ruggero, Roma, in corso di 1652 nei capitolati redatti sotto Girolamo Graz 1967; G. Satzinger, struzione di Sant’Agnese. All’esterno Ber- stampa.

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