<<

Passeri (Vita di Girolamo Rainaldi architetto)

Quando fu assunto al pontificato il Cardinal Gio. Battista Panfili, che fece chiamarsi Innocenzo X, per la stretta familiarità, con cui il nuovo Pontefice aveva da Cardinale trattato il Rainaldi, lo fece ritornare in Roma da , e lo dichiarò suo architetto; ma non della fabbrica di S. Pietro, come ne fu sospettato. Diedegli la cura del suo palazzo in , il quale fu piuttosto rappezzato che edificato per alcune strane fantasie di quel Pontefice, il quale fu sempre Principe inesplicabile. Ebbe il Rainaldi anche la cura della Chiesa di S. Agnese contigua al suo palazzo, ma perché fu più rigoroso osservatore dei comandi del Principe D. Camillo nipote di Sua Santità, che del medesimo Pontefice, adirato questi di tale inobbedienza un giorno andò a rivedere quella fabbrica, gli tolse con ira quell’impiego di [p. 222] mano, e lo diede al Cavalier Borromini, ma neppur egli lo seguitò dopo morto Innocenzo. Nell’istesso tempo si terminò il Campidoglio coll’accompagnamento del Palazzo degl’Eccellentissimi Conservatori alla vecchia fabbrica disegno del Buonarroti, e ne ebbe la cura e direzione Girolamo, siccome aveva avuta prima quella della facciata del palazzo di Clemente VIII.

Passeri (Vita di )

Nel tempo, che Francesco era impiegato nel lavoro degl’intagli di marmo, seguendo l’applicazione particolare del suo genio, nel tempo della colazione, e del pranzo ritirato da sé solo disegnava accuratamente molte parti del famosissimo tempio di S. Pietro, e innamorato, com’egli diceva, di quell’architettura ingegnosa di Michel’Angelo Buonarroti, ne faceva studio particolare. Avvedutosi di questo il Maderni, ed osservando l’esattezza, e pulizia del suo disegnare, lo volle appresso di sé, servendosi di lui per riportare in pulito le sue invenzioni, le quali lasciava intendere con un semplice schizzo e primo motivo

Passeri (Vita di )

[p. 399] Prima di partire Andrea da Roma, conoscendo Pietro invaghito di questa gran città per le comodità che vi sono per lo studio del disegno, procurò di dargli qualche direttore, e l’aveva appoggiato a Baccio Ciarpi, anch’egli fiorentino e pittore non del tutto ordinario, ma di costumi, e bontà a pochi uguale. Colla guida di quest’uomo da bene si andava Pietro avanzando, che osservava minutamente tutte le cose considerabili che vedeva in Roma disegnandole con grande accuratezza, ma il suo studio maggiore era sull’opere di Raffaele e di Polidoro, osservando anche Michel’Angelo Buonaroti in quel gran fondamento di sapere particolarmente nel gusto, e nella finezza dell’architettura. In Polidoro applicò molto per l’esquisitezza del suo chiaroscuro, le opere del quale ne restano al presente, ma ve n’erano molte più al suo tempo in alcune facciate de’ casini di Roma.