Il DOVERE Della FESTA Il DOVERE Della FESTA Effimeri Barocchi Farnesiani a Parma, Piacenza E Roma (1628-1750)

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Il DOVERE Della FESTA Il DOVERE Della FESTA Effimeri Barocchi Farnesiani a Parma, Piacenza E Roma (1628-1750) il D OVERE OVERE il DOVERE della FESTA della Effimeri barocchi farnesiani a Parma, FESTA Piacenza e Roma 1628-1750 il DOVERE della FESTA Effimeri barocchi farnesiani a Parma, Piacenza e Roma (1628-1750) A cura di Francesca Magri Carlo Mambriani con la consulenza scientifica di Alessandro Malinverni e Chiara Travisonni 1 il DOVERE della FESTA Effimeribarocchi farnesiani a Parma, Piacenza e Roma (1628-1750) Parma, Palazzo Bossi Bocchi con il sostegno di 6 ottobre – 16 dicembre 2018 Mostra organizzata da Fondazione Cariparma Complesso Monumentale della Pilotta A cura di Si ringraziano Francesca Magri e Carlo Mambriani tutti i prestatori, i responsabili e il personale degli enti in con la consulenza scientifica elenco; di Alessandro Malinverni e Chiara Travisonni inoltre, per l’amichevole sollecitudine: Collaborazione al progetto di allestimento Bruno Adorni, Elisabetta Arioti, Nicoletta Agazzi, Enrico Maria Ferrari Ilaria Azzoni, Francesco Baroni, Massimo Baucia, Pietro Zanlari Iacopo Benincampi, Luigi Bertogalli, Don Alfredo Bianchi, Valentina Bocchi, Gian Paolo Bulla, Carla Campanini, Ufficio Stampa Rita Canevari, Paolo Ceruti, Anna Coccioli Mastroviti, Giovanni Fontechiari Enrico Corvino, Marina De Carolis, Roberto Decò, Prestatori Erminda Del Monaco, Cristiano Dotti, Giovanni Fracasso, Archivio di Stato, Parma Marina Gerra, Antonella Gigli, Giovanni Godi, Archivio di Stato, Piacenza Giuseppe Oreste Graziano, Michele Guerra, Biblioteca Fondazione Cariparma, Busseto (pr) Gerlando Lo Presti, Antonio Lunardini, Chiara Magalini, Biblioteca Passerini Landi, Piacenza Corrado Mingardi, Virginio Mori, Daniela Morsia, Complesso Monumentale della Pilotta, Parma - Biblioteca Barbara Pecchini, Daniele Pezzali, Cristina Quagliotti, Palatina e Galleria Nazionale Antonio Russo, Simonetta Sergiacomi, Daniela Tagliaferri, Collezioni private Graziano Tonelli, Martino Traversa, Mariella Utili, Mariella Zanni. Testi di: Bruno Adorni, b.a. Grazia Maria De Rubeis, g.m.d.r. Cristiano Dotti, c.d. Francesca Magri, f.m. Alessandro Malinverni, a.m. Carlo Mambriani, c.m. Antonio Russo, a.r. Chiara Travisonni, c.t. Elaborazioni e animazioni video Pixelite s.a.s., Parma Realizzazione allestimento mostra Angeli Cornici, Parma F.lli Castellani, Fontevivo PR Macrocoop, Parma Servizi in mostra, accoglienza e didattica Artificio Società Cooperativa, Parma Grafiche Step editrice, Parma ISBN 978-88-7898-162-1 2 È lunga più di un ventennio la successione delle mostre organizzate da Fondazione Cariparma, a Palazzo Bossi Bocchi, e dedicate ai fasti e alle figure politiche e artistiche ragguardevoli dei Ducati Parmensi. Qui le si richiama pur senza nominarle tutte, perché l’esposizione di quest’autunno bene si riallaccia ad esse ed in parte le completa illustrando il momento farnesiano più spettacola- re, quello cioè delle realizzazioni effimere per feste, matrimoni, funerali, sfilate, fuochi d’artificio ed eventi teatrali che impegnarono a Parma architetti, pittori, scenografi, poeti e musicisti tra i più importanti in Italia all’epoca del tramonto di una dinastia molto velleitaria nelle ambizioni, ma in cui l’apparenza dell’ef- fimero con i suoi esiti meravigliosi fece velo alla cronica debolezza finanziaria e militare dello stato. Fu allora che il barocco vi trionfò e Parma e Piacenza assursero al ruolo di capitali dello stile. Costituisce un vanto della Fondazione aver acquisito nel tempo, per le sue collezioni, molte rare stampe d’epoca, disegni originali, splendidi volumi coe- vi e ritratti: tali materiali sono divenuti, al fine della presente mostra, le fonti primarie di cui servirsi insieme ai prestiti di generose istituzioni culturali. Ma è significativo l’apporto di collaborazione del Complesso Monumentale della Pi- lotta, diretto da Simone Verde, prezioso depositario di testimonianze documen- tarie, nonché del meraviglioso Teatro Farnese nato come costruzione effimera, che tuttavia ha sfidato i secoli fino ad oggi. Così che la ricchezza di immagini esposte ci fa veramente rivivere un mo- mento esemplare della nostra storia estetica, i cui modelli trovarono presto in Italia e in Europa ampia diffusione. Partirono, per fare un solo esempio, da Parma e da Piacenza i Bibiena scenografi e costruttori inarrivabili di teatri al di qua e al di là delle Alpi. È con compiacimento che Fondazione Cariparma, offre alla città e agli stu- diosi questa esposizione, mentre ringrazia vivamente gli esperti curatori e si au- gura il pieno successo dell’iniziativa, che trova ancora una volta le sue ragioni nelle finalità culturali e sociali che le sono proprie. Gino Gandolfi Presidente Fondazione Cariparma 3 A sud dell’Europa moderna l’Italia, caratterizzata da immensi divari economici e sociali e da una delle popolazioni più analfabete del suo tempo predilesse le arti figurative. Mentre lo sviluppo tumultuoso della mani- fattura, annunciato più a nord dall’invenzione della stampa, si muoveva su una visione più intellettuale del potere e della fede, la nostra penisola abbandonò gli ideali del primo Rinascimento e si gettò a capofitto nella seduzione estatica delle masse. Teofania del divino al cuore dello spazio urbano, gli apparati sceno- grafici effimeri concepiti per esaltare la liturgia cattolica divennero un vero e proprio laboratorio di sperimentazione architettonica. A Roma, prefigu- rarono le macchine di pietra di Piazza Navona e, più tardi di Piazza di Spagna e di Fontana dei Trevi in una città santa che doveva in ogni suo angolo esibire prova inconfutabile del proprio statuto. Più in provincia, e in particolare a Parma, accompagnarono invece l’arrivo di nuove gerar- chie – quelle farnesiane – emanazione del potere pontificale. Apparvero come miracoli nel mezzo delle casupole dei contadini o dei frustri palazzi nobiliari della Bassa, cariche di retorica e di inedite promesse. Così avulse dal contesto in cui spuntarono quando vennero pubblicate, lo furono in tavole isolate, mai riprodotte nei luoghi reali dove erano state montate. La mostra promossa dalla Fondazione Cariparma e dal Complesso Monumentale della Pilotta permette di mettere finalmente mano in questo immenso repertorio che merita appieno di essere investigato. I Curatori hanno sondato piste edite, ma soprattutto inedite, che attraverso l’effimero barocco partecipano dell’apice della cultura estetica italiana di cui si è ap- pena detto, ma anche del suo limite, storico e teoretico. Quello di non aver saputo abbracciare in pieno i Lumi, il primo, per continuare a inseguire le ambizioni dispotiche dell’Ancien régime; di non aver posto le basi di una emancipazione razionale – il secondo – che tanto fa difetto alla nostra democrazia. Simone Verde Direttore del Complesso Monumentale della Pilotta 5 Ragioni di una mostra A 400 anni dalla costruzione del Teatro Farnese (1618-2018), Fondazione Cariparma e Complesso Monumentale della Pilotta propongono un itinerario tra le spettacolari architetture effimere realizzate dai Farnese dal 1618 all’estinzione della dinastia. Ricercando come «fin la meraviglia», l’età barocca produsse una teatralità talmente diffusa da originare l’odierna “civiltà dell’immagine”. Oltre a ripercorrere e appro- fondire le tappe di questa capillare presenza delle attività scenografiche nella città e nel territorio – nelle due capitali farnesiane, Parma e Piacenza, ma anche a Roma, il centro di potere al quale la dinastia tutto doveva –, l’iniziativa mira dunque a riflettere sulle radici di alcune caratteristiche intrinseche del mondo in cui viviamo. Forniscono il titolo l’aspirazione ad apparire che animava i promotori di sontuosi ap- parati effimeri, lieti o lugubri, e il dovere ineludibile di manifestarsi, pena l’esclusione dalle dinamiche mondane e dalla percezione sociale. L’arco cronologico in esame inizia dall’inaugurazione del Teatro Farnese (1628) per spingersi alla metà del Settecento, quando un ventennio di instabilità politica termina con il passaggio di testimone dai Farnese tra l’ultima duchessa Farnese e il nipote Don Filippo di Borbone-Spagna. A tali estremi corrispondono due fonti iconografiche a stampa, conservate nelle Collezioni d’arte della Fondazione Cariparma: una rarissi- ma, forse unica, prova di stampa raffigurante il combattimento inscenato a Parma nel 1628 in occasione delle nozze tra Margherita de’ Medici e Odoardo Farnese (ossia il preludio spettacolare en plein air al celebre torneo Mercurio e Marte composto da Claudio Achillini e musicato da Claudio Monteverdi che inaugurò il Teatro Farnese); e le incisioni delle esequie tributate nel 1750 a Dorotea Sofia nella chiesa della Steccata, con apparati dell’architetto Francesco Grassi. Con il passaggio dei ducati, per diritto di eredità, a un ramo cadetto dei Borbone di Spagna si concludeva definitivamente l’età farnesiana: quasi due secoli (dal 1545 al 1731) di governo ininterrotto durante i quali ogni duca fu committente di apparati per ogni occasione memorabile, lieta o funesta, legata alle vicende della dinastia. Sfo- gliando le prossime pagine, si ripercorrerà la ricca – benché non esaustiva – sequela di apparati effimeri, alcuni dei quali inediti o mai approfonditi dagli studi, che appaiono come vere e proprie strutture architettoniche – archi trionfali, palazzi, teatri e moli pirotecniche –, ma erano in realtà costruiti in legno, cartapesta e stucco: materiali po- veri, di breve durata ma di rapida realizzazione grazie ai trucchi della scenotecnica, e spesso di facile recupero e riutilizzo. Ognuno di essi era innalzato per consolidare la percezione della rilevanza politica e sociale del promotore. Non sempre,
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