Franco Piperno, La Tradizione Musicale Delle Rime Di Torquato Tasso
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FRANCO PIPERNO LA TRADIZIONE MUSICALE DELLE RIME DI TOrqUatO TASSO (1571-1581)* La tradizione delle rime tassiane è notoriamente complessa e ingannevole, caratte- rizzata com’è dall’affastellarsi di autografi e apografi non sempre di certa datazione, di manoscritti miscellanei, di edizioni ‘pirata’, di stampe autorizzate ma non con- trollate dall’autore, di postillati e via dicendo. A questa pletora di testimoni di varia e spesso incerta attendibilità, vanno aggiunte le fonti musicali: le stampe di musica vocale polifonica (libri di madrigali a più voci) che dai primi anni ’70 del Cinque- cento con crescente assiduità includono musicazioni di versi tassiani. Dette fonti, prima di verificarne l’utilità sul piano filologico e dell’autografia del testo intonato, presentano un’importante caratteristica: sono certamente datate e consentono di stabilire sicuri termini ante quem per la composizione di singole scritture e possono presentarne redazioni provvisorie, utili allo studio del processo compositivo ed a seguirne il tormentato labor limae da una stesura all’altra. Il libro di madrigali con- tenente testi di Tasso fino a quel momento inediti va a tutti gli effetti considerato un’editio princeps; il filologo tassiano non deve ignorare questo tipo di testimoni ri- tenendolo estraneo alle consuete forme di trasmissione testuale ed insicuro, dovrà invece attentamente compulsarlo, con tutte le cautele del caso, per inserirlo, quale imprescindibile tassello, nella storia della composizione e della tradizione delle rime tassiane. Le pagine che seguono intendono contribuire a dissipare diffidenza nei confronti delle stampe musicali, anzi a mostrarne l’utilità in sede critica, esaminandone le ca- ratteristiche editoriali e produttive al fine di accertare la loro affidabilità quali fonti di scritture poetiche. Prenderò qui in esame edizioni musicali prodotte e commer- cializzate entro il 1581, contenenti inediti tassiani solo successivamente vulgati in antologie come la Scelta di rime di Zabata del 1579 o in sillogi d’autore come l’aldina del 1581. * Per Amedeo Quondam, in occasione del suo settantesimo compleanno. 26 F RANCO PIPERNO A dire il vero già Solerti ammetteva le stampe musicali fra le fonti tassiane, regi- strandole, con qualche omissione, nel suo apparato all’edizione delle rime1. Tuttavia l’intento solertiano era soprattutto quello di segnalare la recezione delle rime nelle edizioni musicali, piuttosto che utilizzare queste come testimoni della tradizione. È invece assai recente, a partire dagli scritti di Claudio Vela2 e dalle raccomandazioni di Lorenzo Bianconi3, il rinnovato interesse del filologo letterario per la fonte musi- cale, anche se concreti risultati sul piano ecdotico, nonostante i primi scandagli sul versante tassiano di Antonio Vassalli4 e Iain Fenlon5, non sono scaturiti da queste riflessioni6. Eppure queste fonti sono generose di informazioni su cui riflettere e di materiali su cui effettuare fecondi esercizi critici; già nel 1995 Iain Fenlon avvisava che «at a purely philological level, comparison between the texts of these musical versions and those printed by Manuzio makes it clear that, in a number of cases, significantly different versions [di rime del Tasso] were in circulation during the 1570s»7. Per fare subito un esempio ecco un caso intrigante, su cui non ritornerò in dettaglio nelle pagine seguenti. Nel 1571, con dedica datata 15 maggio, il musicista ferrarese Luzzasco Luzzaschi fa uscire a Venezia, dedicandolo a Lucrezia d’Este neo principessa di Urbino, il proprio Primo libro di madrigali a cinque voci; in esso tro- viamo questo madrigaletto che trascrivo così come appare nella stampa musicale: 1 T. TASSO , Le Rime. Edizione critica su i manoscritti e le antiche stampe, a cura di A. SOLERTI , 4 voll., Bologna, Romagnoli-Dall’Acqua, 1898-1902, vol. I, pp. 389-446. 2 C. VELA , Osservazioni sulla tradizione musicale dei testi poetici italiani, in ID., Tre studi sulla poesia per musica, Pavia, Aurora, 1984, pp. 3-27. Vedi anche ID., Poesia in musica: rime della Gambara e di altri poeti settentrionali in tradizione musicale, in Veronica Gambara e la poesia del suo tempo nell’Italia set- tentrionale, Atti del Convegno, Brescia-Correggio, 17-19 ottobre 1985, a cura di C. BOZZETTI , P. GI B ELLINI , E. SANDAL , Firenze, Olschki, 1989, pp. 399-414. 3 L. BIANCONI , Il Cinquecento e il Seicento, in Letteratura italiana, diretta da A. ASOR ROSA , vol. IV: Teatro, Musica, Tradizione dei classici, Torino, Einaudi, 1986, pp. 319-355, alle pp. 332-343. 4 A. VASSALLI , Il Tasso in musica e la trasmissione dei testi: alcuni esempi, in Tasso, la musica, i musicisti, a cura di M.A. BALSANO E T. WALKER , Firenze, Olschki, 1988, pp. 45-90: qui l’elenco completo delle rime di Tasso intonate dai polifonisti fra il 1572 e i primi decenni del 1600. 5 I. FENLON , Text for Music: The Case of Tasso, in L’edizione critica tra testo musicale e testo letterario. Atti del Convegno internazionale, Cremona, 4-8 ottobre 1992, a cura di R. BOR gh I e P. ZAPPALÀ , Lucca, LIM, 1995, pp. 129-139: qui un elenco delle rime di Tasso musicate fra 1572 e 1581 e uno studio filologico su alcuni testi in particolare (La bella pargoletta e Mentre mia stella miri). 6 Del resto anche la filologia musicale ha da non molto maturato piena consapevolezza della necessità di affiancare alle competenze settoriali quelle della filologia letteraria; indicazioni in tal senso in G. LA FACE BIANCONI , Filologia dei testi poetici nella musica vocale italiana, «Acta musicologica», LXVI, 1994, pp. 1-21, e in M. DE SANTIS , Questioni di pressi ecdotica nell’edizione dei testi poetici musicati da Andrea Gabrieli, in L’edizione critica tra testo musicale e testo letterario, cit., pp. 57-68; una rassegna critica di edizioni di musiche cinquecentesche manchevoli sul versante della filologia testuale è offerta da M. DE SANTIS , Problemi di edizione di testi poetici intonati nel Cinquecento (con alcuni esempi marenziani), in Luca Marenzio e il madrigale romano. Atti del Convegno internazionale di studi, Roma, 9-10 settembre 2005, a cura di F. P IPERNO , Roma, Accademia di Santa Cecilia, 2007, pp. 169-179. 7 FENLON , Text for music, cit., p. 130. LA TRADIZIONE MUSICALE DELLE RIME DI TORQUATO TASSO (1571-1581) 27 Mentre l’ardenti stelle Con due piu chiare e belle Tarquinia contemplate, Il ciel esser vorrei, Per poter la beltate, Che tutta non appare, Ahi8 deboli occhi miei, Con mill’altri in un sol sguardo mirare. Non potrebbe trattarsi di una primitiva stesura, direttamente fornita dall’autore (Tasso) ormai pressoché stabilmente residente a Ferrara, di Tarquinia se rimiri (Rime 560), stampata con incipit Mentre, mia stella, miri nell’aldina del 1581 (8)9 ma preceduta, fra 1573 e 1580, da altre quattro uscite in volumi musicali e in redazioni intermedie lievemente differenti (per questo vedi oltre), poi ripresa con incipit definitivamente modificato nel postillato Manuzio (Amz) e nel Chigiano (C)10? 8 Amz C Mentre, mia stella, miri Tarquinia, se rimiri Tarquinia, mentre miri I bei celesti giri, I bei celesti giri, I bei celesti giri, Il cielo esser vorrei; Il cielo esser vorrei; Il cielo esser vorrei Perché ne gli occhi miei Perché fiso ne gli occhi miei Perché ne gli occhi miei Fiso tu rivolgessi Qualor tu rivolgessi Fiso tu rivolgessi Le tue dolci faville, Le tue dolci faville, Le tue dolci faville: Io vagheggiar potessi Io vagheggiar potessi Io vagheggiar potessi Mille bellezze tue con luci mille. Mille bellezze tue con occhi mille. Mille bellezze tue con luci mille. Il soggetto è il medesimo; si noti l’identità del v. 4 di Mentre l’ardenti stelle col v. 3 di Mentre mia stella miri, Tarquinia se rimiri e Tarquinia, mentre miri, l’attacco («Mentre») che apparenta Mentre l’ardenti stelle col testo pubblicato in 8 e con l’incipit di C (dove la congiunzione ritorna sia pur in posizione meno rilevata), il riferimento a Tarquinia (Molza) che lo collega alla versione di Amz e C; per non dire di altre corrispondenze lessicali (occhi miei, mille, mirare-miri-rimiri). Può Tasso aver concepito il testo, poi 8 La lettura della fonte è certa e la musica conferma l’intonazione dell’inciso «Ahi…» distinto dal verso precedente. Forse Luzzaschi male interpretò la probabile originaria lezione «che tutta non appare / ai deboli occhi miei». 9 Da qui in avanti per identificare le fonti letterarie di Tasso userò le sigle adottate da Solerti nell’edizione da lui curata: TASSO , Le Rime, cit. 10 Il primo a ipotizzare la paternità tassiana di Mentre l’ardenti stelle è stato Anthony Newcomb in L. LUZZASC H I , Complete unaccompanied madrigals, a cura di A. NE W COM B , Middleton (Wisc.), A-R Editions, 2010, vol. IV, p. XV. Lo ringrazio per avermi messo cortesemente a disposizione le riproduzioni delle pagine del libro di Luzzaschi, conservato in unico ed incompleto esemplare presso la biblioteca dell’Archivio di Stato di Reggio Emilia, da cui trascrivo diplomaticamente il testo che riporto sopra. 28 F RANCO PIPERNO divenuto Tarquinia, se rimiri prima del 1571? Nell’ottobre 1568 Alfonso II d’Este, as- sieme alla moglie Barbara d’Austria e numeroso seguito di cortigiani, visitò il proprio stato fermandosi per qualche tempo a Modena dove ebbe modo di ascoltare per la prima volta, restandone impressionato, Tarquinia Molza esibirsi nel canto di alcuni madrigali assieme a musici della corte estense e da sola accompagnandosi sul liuto11. L’episodio, di cui certamente si parlò a corte, poté benissimo generare un profluvio di versi encomiastici per l’artista modenese, fra cui Mentre l’ardenti stelle forse di Tor- quato; questo passò nelle mani di Luzzaschi, che certamente era a Modena nel 1568 ad ascoltare la Molza, e venne da lui musicato assieme ad un altro encomio adespoto per Tarquinia, Mentre fa con gli accenti / Tarquinia risuonar l’aria d’intorno, pure confluito, assieme a Mentre l’ardenti stelle nel Primo libro a cinque del 1571.