In Presentia Mei Notarii. Piante E Disegni

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In Presentia Mei Notarii. Piante E Disegni FERNANDO BILANCIA Il palazzo della famiglia Aquilani di Roma a piazza di Ara Coeli Il palazzo che fu degli Aquilani, sinora mai studiato benché centralis- simo, sorge a Roma a piazza d’Ara Coeli 61. Gli Aquilani di Roma appartenevano ad una nobile famiglia pisana che ebbe fra i suoi componenti diversi cavalieri dell’ordine di S. Stefano2; alcuni suoi membri si trasferirono nella capitale dello Stato Pontificio nel secolo XVI, ove ricoprirono importanti cariche pubbliche. La testimonianza più antica della presenza a Roma di un componente della famiglia si fa risalire al 1539 ed è fornita dall’iscrizione posta su una lapide incisa nel 1736 nel pavimento della chiesa di S. Maria in Vallicella: in essa, al di sotto dello stemma di famiglia quasi completamente abraso (tav. XXVII), Ludovico Aquilani3 riferisce che nel 1539 il suo antenato Ludo- vico senior, quando era ancora in vita, eresse nella chiesa un monumento funebre a sè ed ai suoi discendenti4. Ma il confronto con tutte le altre noti- zie reperite, riguardanti la vita di Ludovico senior Aquilani (in particolare la data della sua morte avvenuta nel 1594) rende piuttosto improbabile che 1 C. PIETRANGELI (Guide rionali di Roma. Rione X–Campitelli, I, Roma, Palombi editori, 1975, p. 18) si limita a definirlo correttamente “palazzetto del ’700”. 2 Sulla famiglia Aquilani cfr.: T. AMAYDEN, La storia delle famiglie romane, con note ed aggiunte di C.A. Bertini, Roma, Collegio Araldico, s. d. (rist. anast., Roma, Edizioni Romane Colosseum, 1987), I, pp. 70-72; R. MAZZEI, Pisa medicea, Firenze, Leo Olschki editore, 1991. L’Ordine militare dei Cavalieri di S. Stefano papa e martire fu fondato nel 1562 da Cosimo I Medi- ci ed ebbe la sua sede a Pisa negli edifici prospicienti l’attuale piazza dei Cavalieri (cfr. S. SODI – S. RENZONI, La chiesa di S. Stefano e la piazza dei Cavalieri, Pisa, Edizioni ETS, 2003, con la bibliografia precedente). 3 Per distinguere i tre componenti della famiglia Aquilani che portano lo stesso nome di battesimo, Ludovico, vissuti rispettivamente nel Cinquecento, nel Seicento e nel Settecento, d’ora in poi, qualora si incorra nel rischio di confusione, essi verranno indicati nel modo seguen- te: Ludovico senior il primo, Ludovico junior il secondo e Ludovico semplicemente il terzo. 4 L’iscrizione è la seguente: «[…] Ludovicus Aquilanus pisanus / adhuc vivens sibi et suis monum[entum] pos[uit] / an[no] MDXXXIX // Ludovicus Aquilanus eq[ues] S. Stephani / maioris sui memoriam instauravit / anno sal[utis] MDCCXXXVI». Essa è trascritta due volte da V. FORCELLA, Iscri- zioni delle chiese e d’altri edificii di Roma dal secolo XI fino ai giorni nostri, IV, Roma, Benci- ni, 1874, p. 174, n. 429, e p. 195, n. 501, la seconda volta con la data errata del 1836. A proposi- to della tomba di Ludovico senior Aquilani cfr. anche M.T. BONADONNA RUSSO, La parrocchia Val- licelliana attraverso i secoli, Roma, Parrocchia di S. Maria in Vallicella, 2005, p. 79, nota 10. 128 Edilizia abitativa minore a Roma nelle piante dei notai capitolini egli abbia fatto costruire il proprio monumento funebre nel 1539, cioè ben 55 anni prima di morire, come attesta la lapide incisa quasi duecento anni dopo l’avvenimento; di conseguenza anche la data della sua venuta a Roma deve essere accertata sulla base di elementi più sicuri5. Costruire una carriera: l’attività di banchiere di Ludovico Aquilani alla fine del Cinquecento La traccia più antica della presenza di Ludovico senior a Roma risale al 7 dicembre 15666, data in cui un documento attesta che egli esercitava la funzione di agente degli eredi del defunto Antonio Ubertini, banchieri d’origine toscana7; tre anni più tardi, il 4 settembre 1569, Ludovico Aqui- lani nominò Giovanni Battista Ubertini suo procuratore per la vendita di luoghi del Monte della Farina8, e questo è forse il primo indizio dell’esi- stenza di un’attività finanziaria gestita in prima persona dall’Aquilani. Il suo ruolo nel banco degli Ubertini si rafforzò nel tempo: dall’inizio del 1571 alla fine del 1573 egli figura come loro cassiere (capserius) e sti- pula atti nel loro banco9. Nei primi mesi del 1574 Ludovico comincia a pre- stare somme di denaro a personaggi di rilievo partecipando ai frutti dei loro uffici, e da aprile risulta ormai socio degli eredi di Antonio Ubertini10. 5 Ulteriori perplessità derivano dal fatto che nel 1575 la chiesa venne completamente demo- lita e riedificata nella forma attuale, per cui appare incompatibile con le vicende costruttive dell’edi- ficio che Ludovico senior ed i suoi discendenti siano stati sepolti dal 1578 (data della prima tumu- lazione di un membro della famiglia nella chiesa) in poi in un avello eretto nel vecchio tempio; ritengo quindi che il committente o lo scalpellino che ha realizzato l’iscrizione abbiano commesso un errore nell’incidere la data nella quale Ludovico senior eresse il monumento funebre. 6 AS ROMA, NTAC, not. G. A. Curti, t. 2257, cc. 436v-437. 7 Gli Ubertini di Roma erano un ramo dell’omonima nobile famiglia originaria del Casen- tino; cfr. in proposito G. DEGLI AZZI VITELLESCHI, Ubertini, in Enciclopedia storico-nobiliare ita- liana, VI, Milano, s. e., 1932 (rist. anast., Bologna, Forni, 1981), p. 752. Il suo membro più illu- stre fu Guglielmino, battagliero vescovo di Arezzo che resse la città e la diocesi dal 1248 e morì a Campaldino nel 1289 combattento con i Ghibellini contro i Guelfi di Firenze (F. PATURZO, Arez- zo medievale. La città e il suo territorio dalla fine del mondo antico al 1384, Cortona, Calosci, 2002, pp. 256-278, con la bibliografia precedente). 8 AS ROMA, NTAC, not. G. A. Curti, t. 2262, c. 327, e ASC, CC, n. 152, cred. II, t. 122, c. 150. 9 AS ROMA, NTAC, not. P. Valeri, t. 7051, c. 33, 5 gennaio 1571; AS ROMA, NTAC, not. G. A. Curti, t. 2268, c. 338, 10 marzo 1573; ibid., c. 619, 7 e 20 maggio 1573; ibid., t. 2269, c. 728v, 5 dicembre 1573. 10 Al miles pius Gaspare Garzoni diede 100 scudi, al reverendo Alessandro Glorieri, refe- rendario di entrambe le segnature pontificie ed abbreviatore, diede ben 500 scudi d’oro con la garanzia del cardinale Alfonso Gesualdo e di Alessandro Cardelli (ibid., vol. 2270, cc. 170 e 173, 30 gennaio 1574, e cc. 1003-1004v, 12 maggio 1574); inoltre Ludovico si fece dare, per conto di Giulio Spannocchi, 50 scudi d’oro dagli eredi degli Ubertini facendoli partecipi dei frutti del suo ufficio (ibid., cc. 570 e 577). F. Bilancia - Il palazzo Aquilani di Roma a piazza Ara Coeli 129 Da questo momento in poi la sua attività finanziaria sembra procedere speditamente, fondando la fortuna economica della famiglia. Nel mese di maggio di quello stesso anno 1574 Ludovico Aquilani coro- nò la sua ascesa sociale con un matrimonio importante: stipulò infatti, gra- zie alla mediazione del cardinale Sirleto, «li patti et conventioni» con Orten- zio Vitelleschi per sposarne la sorella Orinzia, la quale gli portò in «dote et acconcio» 3.500 scudi oltre al corredo di biancheria del valore di 500 scudi11. In conto della dote Ortenzio assegnò a Ludovico una sua casa sita nella piaz- za di Campo Marzio, confinante da una parte con i beni di Onorio Trinca e dall’altra con i beni di Fulvio da Bagnoregio: l’acquisizione di questa casa diede l’avvio alla costituzione del patrimonio immobiliare della famiglia, le cui rendite, abbandonata l’attività di banchieri, avrebbero costituito per due secoli la principale fonte di reddito dei suoi membri. Le nozze furono celebrate il 6 giugno dal vicario di S. Maria in Via Lata nella casa di abitazione dei fratelli Vitelleschi, nel rione Trevi; testimoni furono due mercanti pisani, Giulio Ceuli e Vincenzo Lavaiana12. Pochi giorni dopo il matrimonio, il 23 giugno 1574, Ludovico prese in subaffitto una casa di Scipione Branconio dell’Aquila, sita nel rione Ponte «in viculo detto del Pavone», affittata a Bernardo Aldobrandini13: la casa si trovava nella vivacissima zona dei Banchi ove Ludovico svolgeva la sua attività finanziaria, e quasi certamente egli vi trasferì la propria abitazione. Nei mesi successivi al matrimonio Ludovico, in seguito alla morte di suo padre Roberto, avvenuta a Pisa, fu coinvolto nelle questioni attinenti all’eredità paterna14: la divisione dei beni tra i cinque figli Massimo, Vale- rio, Fabio, Ludovico ed Orazio ebbe luogo a Pisa il 16 dicembre 1574, e ad essa seguì, da parte di Ludovico, la vendita ai fratelli della sua parte di beni ereditari15. Le vicende dell’eredità segnarono il definitivo distacco di Ludovico dai suoi interessi nella città di origine e gli diedero la possibili- 11 Questi patti matrimoniali vennero stipulati con scrittura privata e furono integralmente trascritti nel corpo dell’atto pubblico del 7 settembre 1574 con cui le parti confermarono i con- tenuti dell’àpoca (atto rogato in solido dai notai C. Saccoccia de Santis e G. A. Curti, in AS ROMA, CNC, t. 1542, cc. 219v-222, e NTAC, t. 2271, cc. 345-346v e 349-350; atto citato in ASC, CC, n. 1027, cred. 13, t. 10, c. 97v, e da C. A. Bertini, in T. AMAYDEN, La storia… cit., I, p. 72, nota 3). 12 AS ROMA, CNC, not. C. Saccoccia de Santis, t. 1541, c. 522. 13 AS ROMA, NTAC, not. G. A. Curti, t. 2270, c. 1241. 14 Il 2 dicembre 1574 egli nominò suo procuratore il fratello Massimo, dottore in medicina, per partecipare a suo nome alla divisione dei beni paterni esistenti a Pisa e nel suo territorio, e per effettuare uno scambio di tali beni con l’altro fratello Fabio, (ibid., t. 2271, c. 734). 15 AS FI, NM, Protocolli, not.
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