Poesie Trobadoriche Relative a Federico II Di Svevia

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Poesie Trobadoriche Relative a Federico II Di Svevia Università degli Studi di Napoli Federico II Dottorato di ricerca in Filologia Coordinatore: Prof. Antonio Gargano Tesi di dottorato Ciclo XXIX Poesie trobadoriche relative a Federico II di Svevia Candidato: Dott. Francesco Saverio Annunziata Tutore: Prof.ssa Oriana Scarpati Cotutore: Prof. Paolo Di Luca Napoli 2017 1 INDICE Premessa p. 6 Introduzione I. Federico II e i trovatori, elogi e critiche cortesi p. 20 1.1 La crisi della cortesia in Italia p. 23 1.2 La rinascita dei valori cortesi, la Meggia p. 29 1.3 I conselhs all‘imperatore p. 33 1.4 Critiche giullaresche ed elogi de lonh p. 39 II. Federico II e la poesia politica dei trovatori p. 45 2.1 Federico e i Comuni, la lotta vista dai trovatori p. 46 2.2 Guilhem Figueira, un trovatore ghibellino? p. 48 2.3 Posizioni guelfe p. 57 2.4 Le voci del Midi p. 62 III. La crociata e Federico II p. 78 3.1 Il ciclo di crociata del 1213-1214 p. 80 3.2 Esortazioni alla crociata p. 97 3.3 Critiche al clero ed evoluzione dell‘idea di crociata p. 113 Testi Federico II in Germania, gli appelli alla Crociata (1213-1220) I. Pons de Capdoill, En honor del pairʼen cui es (BdT 375.8) p. 125 II. Pons de Capdoill, So quʼom plus vol e plus es voluntos p. 136 (BdT 375.22) III. Anonimo, Lo seigner que formet lo tro (BdT 323.22) p. 142 IV. Aimeric de Peguillan, Ara parra qual seran envejos (BdT p. 157 10.11) V. Peire Cardenal, Per fols teing poilhes e lombartz (BdT p. 179 335.40) 2 VI. Guillem Figueira, Totz hom qui be comensʼe be fenis (BdT p. 187 217.7) VII. Tomier e Palaizi, Si co·l flacs molins torneja (BdT 442.2) p. 200 VIII. Peire Cardenal, Tot farai una demanda (BdT 335.61) p. 209 IX. Falquet de Romans, Una chanso sirventes (BdT 156.14) p. 216 Lʼincoronazione imperiale (1220) X. Raimbaut de Beljoc, A penre mʼer lo conort del salvatge p. 224 (BdT 390.1) XI. Aimeric de Peguillan, En aquel temps que·l reis mori p. 229 nʼAnfos (BdT 10.26) XII. Guillem Figueira, Bertram dʼAurel, si moria (BdT 217.1b) p. 237 XIII. Elias Cairel, Freit ni ven no·m posc destreigner (BdT p. 240 133.4) XIV. Falquet de Romans, Far vuoill un nou sirventes (BdT p. 246 156.6) Federico nel Regno di Sicilia (1220-1226) XV. Gausbert de Poicibot, Sʼeu anc jorn dis clamans (BdT p. 253 173.11) XVI. Peirol, Pos flum Jordan ai vist e·l monimen (BdT 366.28) p. 260 XVII. Guillem Augier Novella, Per vos, bela doussʼamia (BdT p. 269 205.4a) XVIII. Guillem Augier Novella, Totz temps serai sirvens per p. 275 deservir (BdT 205.7) XIX. Elias Cairel, So que·m sol dar alegransa (BdT 133.13) p. 279 XX. Elias Cairel, Qui saubes dar tan bo conseill denan (BdT p. 286 133.11) XXI. Aimeric de Peguillan, Cel que sʼirais ni guerrejʼab amor p. 293 (BdT 10.15) XXII. Aimeric de Peguillan, Totz hom quʼaisso blasma que deu p. 299 lauzar (BdT 10.52) XXIII. Falquet de Romans, Chantar voill amorozamen (BdT p. 303 156.3) XXIV. Falquet de Romans, Auzel no trop chantan (BdT 156.2) p. 308 3 La Lega Lombarda e la crociata pacifica (1226-1229) XXV. Elias de Barjols, Ben deu hom son bo seignor (BdT 132.4) p. 317 XXVI. Peire Guillem de Luzerna, En aquest gai sonet leugier p. 326 (BdT 344.3) XXVII. Tomier e Palazi, De chantar farai una esdemessa (BdT p. 332 442.1) XXVIII. Peire Cardenal, Be volgra, si Deus o volgues (BdT 335.12) p. 339 XXIX. Falquet de Romans, Qan cug chantar, en plaing e plor p. 347 (BdT 156.11) XXX. Falquet de Romans e Blacatz, En chantan voill que·m p. 354 digatz (BdT 156.4) Guelfi e ghibellini (1229-1241) XXXI. Guillem Figueira, Dʼun sirventes far (BdT 217.2) p. 359 XXXII. Gormonda, Greu mʼes a durar (BdT 177.1) p. 376 XXXIII. Peire Cardenal, Li clerc si fan pastor (BdT 335.31) p. 386 XXXIV. Blacasset, De guerra sui deziros (BdT 96.3a) p. 395 XXXV. Joan dʼAlbuzo e Nicolet de Turin, En Nicolet, dʼun sogne p. 404 quʼeu sognava (BdT 265.2 = 310.1) XXXVI. Guillem Figueira, Ia de far un sirventes / no quier autre p. 410 enseignador (BdT 217.4) XXXVII. Sordel, Plaigner voill en Blacatz en aquest leugier so (BdT p. 416 437.24) XXXVIII. Peire Bremon Ricas Novas, Pos partit an lo cor en Sordels p. 423 eʼn Bertrans (BdT 330.14) XXXIX. Guillem Figueira, Ja de far un sirventes / no cal quʼom p. 427 mʼenseing (BdT 217.4a) XL. Guillem Figueira, Un nou sirventes ai en cor que trameta p. 434 (BdT 217.8) XLI. Uc de Saint Circ, Un sirventes voill far en aquest so dʼen p. 440 Gui (BdT 457.42) 4 Gli ultimi anni di Federico (1241-1250) XLII. Guillem de Montaignagol, No sap per que va son joi plus p. 446 tarzan (BdT 225.9) XLIII. Guillem de Montaignagol, On mais a hom de valensa (BdT p. 452 225.11) XLIV. Lanfranc Cigala, Si mos chans fos de joi ni de solatz (BdT p. 456 282.23) XLV. Lanfranc Cigala, Estier mon grat mi fan dir vilanatge (BdT p. 463 282.6) XLIVI. Guillem Figueira, Del preveire major (BdT 217.1) p. 469 XLVII. Albert e Simon Doria, NʼAlbert, chauçeç la cal mais vos p. 476 plairia (BdT 13.1 = 436.2) XLVIII. Austorc dʼAorlhac, Ai! Deus, per quʼas facha tangran p. 481 maleza (BdT 40.1) Bibliografia p. 488 5 Premessa La prima metà del XIII secolo si presenta per lo sviluppo della lirica trobadorica come un periodo molto interessante ma al contempo complesso. In questo arco temporale, infatti, l‘ambiente culturale del sud della Francia subì importanti modifiche dettate per lo più da fattori esterni, su tutti la lunga crociata contro gli albigesi. Questa spedizione, bandita nel 1208 da papa Innocenzo III, mirava a estirpare l‘eresia catara e si indirizzava contro i signori locali che, non punendo gli eretici, venivano considerati loro fautori e divenivano essi stessi il bersaglio delle operazioni militari. La crociata finì per travolgere il sistema di microcorti del Midi francese, la culla naturale che aveva ospitato la nascita e lo sviluppo della poesia dei trovatori. Gli scontri militari, a più riprese accesi e sopiti, si prolungarono per quasi cinquant‘anni e si inasprirono con l‘intervento nel 1226 della corona francese che riuscì, in seguito alla morte nel 1249 di Raimondo VII di Tolosa, a inglobare i territori meridionali, la gran parte dei quali prima indipendenti dal re di Francia o solo nominalmente sotto la sua giurisdizione1. Non si può negare che gli sviluppi della crociata antialbigese, e più in generale delle guerre tra Francesi e signori meridionali, diedero un duro colpo al sistema sociale sul quale si fondava la poesia dei trovatori. Va evidenziato d‘altro canto che questo contesto storico offrì un forte impulso per una sua ulteriore diffusione. Se i trovatori erano già conosciuti fin dall‘ultimo quarto del XII secolo in Francia e in Spagna, è proprio nei primi decenni del secolo successivo che si verifica la loro massima diffusione nel resto d‘Europa, sia dal punto di vista della ricodificazione di temi, forme e tecniche della poesia occitana in altre lingue, sia da quello degli spostamenti fisici di trovatori e giullari verso nuove regioni. È solo a partire dai primi decenni del XIII secolo, sostanzialmente in concomitanza dei primi eventi legati alla crociata, che si può registrare una presenza massiccia di compositori ed esecutori di poesia trobadorica anche in Italia, in particolare presso le ricche e potenti corti del settentrione. I faidits, gli esuli, che lasciavano le zone del sud della Francia trovavano nelle nuove formazioni signorili dell‘alta Italia il luogo ideale per continuare la loro professione. Qui, in un contesto sociale che solo marginalmente aveva in precedenza conosciuto la poesia trobadorica, i poeti in lingua d‘oc si occupano di diffondere non solo la loro arte ma anche i modelli 1 Sulla crociata contro gli Albigesi e sull‘invasione francese del Midi si veda soprattutto Michel Roquebert, L‘épopée cathare. La croisade albigeoise, Paris 2001. 6 di comportamento che questa aveva imposto nelle avanzate corti del Midi. Proprio da questa parte delle Alpi la ricezione dell‘esperienza trobadorica si presenta come mai profonda. Uno dei primi fenomeni che caratterizzano la fortuna italiana del trobar è la nascita di numerosi poeti italiani che adottano l‘occitano come lingua della poesia. A partire dalla metà del Duecento l‘interesse sucitato dalla lirica dei trovatori in Italia ha consentito di sviluppare nuove forme letterarie come le vidas e le razos e ha permesso a quella lirica in gran lunga legata all‘oralità di trasformarsi in letteratura. Sono infatti soprattutto le corti dell‘Italia settentrionale ad aver offerto l‘impulso principale alla conservazione del patrimonio trobadorico mediante la realizzazione di complesse raccolte antologiche, i canzonieri che ci consentono di poter leggere ancora oggi un grande numero di testi trobadorici che sarebbero altrimenti andati perduti. La prima metà del XIII secolo si rivela dunque un periodo cruciale per i trovatori, tanto nel sud della Francia quanto in Italia. Questo periodo cronologico si sovrappone quasi perfettamente alla parabola esistenziale di Federico II, nato nel 1194 e morto nel 1250. Il ruolo politico di primo piano svolto nel Midi ha posto Federico II al centro degli appelli dei trovatori che scrivevano sirventesi antifrancesi e anticlericali negli anni dell‘invasione conseguente alla crociata antialbigese.
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