Il Sistema Radiotelevisivo

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Il Sistema Radiotelevisivo Maria Romana Allegri - Corso a. a. 2016-2017 Il sistema radiotelevisivo La mancata realizzazione del pluralismo Seconda parte Dopo la legge Maccanico Il periodo transitorio Secondo la legge Maccanico, i limiti antitrust previsti sarebbero entrati in vigore solo al termine di un periodo transitorio deciso dall’Agcom. Allo scadere di tale termine: - sarebbe stato approvato il piano nazionale di assegnazione delle frequenze (entro il 31 gennaio 1998) e rilasciate nuove concessioni (per un totale di 10 o 11 reti) entro il 30 aprile 1998; - una rete Mediaset (Rete 4) avrebbe abbandonato le frequenze terrestri per passare al satellite; - Rai 3 sarebbe avrebbe continuato a trasmettere via etere, ma priva di risorse pubblicitarie. In realtà l’Agcom non ha atteso la liberalizzazione delle frequenze eccedenti, ha elaborato il piano di assegnazione delle frequenze (del. 68/98/Cons) con cui individuava 11 reti nazionali e ha rilasciato le concessioni il 28 luglio 1999. Le concessioni (delibera AgCom 78/98/CONS) Ben 13 reti private risultavano in possesso dei requisiti per ottenere la concessione, ma solo alcune ottenevano le frequenze necessarie per trasmettere. Es. il caso di Europa 7 Il termine di scadenza del periodo transitorio è stato posticipato più volte e quindi Rete 4 non è stata mai obbligata a liberare le frequenze occupate arbitrariamente. Direttiva Ce n. 97/36 (che modifica la direttiva 89/552) Questa direttiva integra quanto già stabilito dalla precedente in materia di pubblicità televisiva. Precisa la differenza fra pubblicità e televendita. Stabilisce il divieto di trasmettere solo in forma codificata eventi di particolare rilevanza sociale. Precisa meglio la nozione di “opera europea”, cui va accordato un trattamento di favore. Stabilisce l’obbligo di inserire pubblicità e televendite TRA i programmi e non al loro interno, a meno che l’inserimento non ne pregiudichi l’integrità e il valore. Consentel’inserimento di pubblicità fra le diverse parti autonome di un programma. (... segue ...) Direttiva Ce n. 97/36 (segue) Per le opere cinematografiche o i film prodotti per la televisione consente una interruzione pubblicitaria ogni 45 minuti ed un’altra interruzione se ciascuna parte del programma supera di almeno 20 minuti i 45 previsti. Per gli altri programmi le interruzioni pubblicitarie devono essere distanziate di almeno 20 minuti. Divieto di pubblicità inserita in funzioni religiose oppure in notiziari, rubriche di attualità, programmi per bambini, programmi religiosi di durata inferiore ai 30 minuti. La pubblicità, in tutte le sue forme, non può superare il 20% del tempo di trasmissione orario e quotidiano. Nella sola forma dello spot pubblicitario, il limite è del 15%. La Direttiva Ce è stata attuata con legge n. 122/1998 Questa legge, oltre ad occuparsi delle interruzioni pubblicitarie, posticipa di 9 mesi il termine previsto dalla l. 249/1997 (30 aprile 1998) per l’assegnazione delle frequenze ad altri concessionari privati ed il passaggio della terza rete eccedente al satellite. Il termine sarà poi posticipato ancora. Inoltre la legge stabilisce che: Deve essere riservato alle opere europee più della metà del tempo mensile di trasmissione, escluso il tempo dedicato a notiziari, manifestazioni sportive, giochi televisivi, pubblicità, servizi teletext, talk show o televendite, anche con riferimento alle fasce orarie di maggiore ascolto. Tale percentuale deve essere ripartita tra i diversi generi di opere europee e deve riguardare opere prodotte, per almeno la metà, negli ultimi cinque anni. Le quote di riserva comprendono anche i film e i prodotti di animazione specificamente rivolti ai minori. (segue ...) Legge n. 112/1998 (segue) I concessionari televisivi nazionali riservano di norma alle opere europee realizzate da produttori indipendenti almeno il 10% del tempo di diffusione, escluso il tempo dedicato a notiziari, manifestazioni sportive, giochi televisivi, pubblicità, servizi teletext, talk show o televendite. Per le stesse opere la società concessionaria del servizio pubblico riserva ai produttori indipendenti una quota minima del 20%. Le emittenti televisive riservano almeno il 40% dei loro introiti netti annui derivanti da pubblicità alla produzione e all'acquisto di programmi audiovisivi di produzione europea. Recepisce pedissequamente le disposizioni della Direttiva Ce 97/36 in materia di interruzioni pubblicitarie, tranne il fatto che non reca la distinzione fra pubblicità e televendita. Non si pronuncia sulle sponsorizzazioni perché erano state già regolate dalla l. 483/1982 conformemente alle indicazioni della Ce. D. l. n. 15/1999, convertito in legge n. 78/1999: Disposizioni urgenti per lo sviluppo equilibrato dell'emittenza televisiva e per evitare la costituzione o il mantenimento di posizioni dominanti nel settore radiotelevisivo. Il termine per l’assegnazione delle frequenze ad ulteriori soggetti privati da parte dell’Agcom e per la trasformazione di Rai 3 e Rete 4 viene posticipato ancora al 30 giugno 1999. Si vieta ai soggetti titolari di concessione o di autorizzazione per trasmissioni radiotelevisive anche da satellite o via cavo, con sede o impianti in territorio nazionale o anche in Stati membri dell'Unione europea, di acquisire, sotto qualsiasi forma e titolo, direttamente o indirettamente, anche attraverso soggetti controllati e collegati, più del 60% dei diritti di trasmissione in esclusiva in forma codificata del campionato di calcio di serie A o, comunque, del torneo o campionato di maggior valore che si svolge o viene organizzato in Italia. (segue ...) D. l. n. 15/1999, convertito in legge n. 78/1999 (segue) I decodificatori devono consentire la fruibilità delle diverse offerte di programmi digitali con accesso condizionato e la ricezione dei programmi radiotelevisivi digitali in chiaro mediante l'utilizzo di un unico apparato. Le emittenti televisive le cui trasmissioni consistono esclusivamente in programmi di televendita e non trasmettono pubblicità, sono abilitate a proseguire in via transitoria l'esercizio delle reti su frequenze terrestri a condizione che, all'atto della presentazione della domanda, si impegnino a trasferire entro tre anni dal rilascio della concessione l'irradiazione dei propri programmi esclusivamente da satellite o via cavo. I soggetti titolari di emittenti televisive locali legittimamente operanti alla data del 31 gennaio 1999, che dismettano la propria attività e si impegnino a non acquisire partecipazioni di alcun genere per almeno cinque anni in società titolari di emittenti televisive o in società direttamente o indirettamente controllate o collegate alle stesse, possono ottenere un indennizzo. D. l. 433/1999, convertito in l. n. 5/2000: Disposizioni urgenti in materia di esercizio dell'attività radiotelevisiva locale e di termini relativi al rilascio delle concessioni per la radiodiffusione televisiva privata su frequenze terrestri in ambito locale. Il termine di assegnazione delle frequenze è posticipato ancora al 31 maggio 2001. Un medesimo soggetto non potrà ottenere più di una concessione per bacino in ambito locale. Lo stesso soggetto può ottenere concessioni in più bacini regionali e provinciali purché riferiti rispettivamente a regioni o province limitrofe, che servano una popolazione complessiva non superiore a 15 milioni di abitanti con il limite massimo complessivo di tre regioni al nord ovvero di cinque regioni al centro e al sud. Chi abbia ottenuto una concessione per bacino regionale non può ottenere concessioni per bacini provinciali nella stessa regione. Legge 448/1999: ha introdotto il sostegno economico pubblico in favore delle emittenti radiotelevisive locali. (L’entità del contributo è stata poi ridotta, a fini di risparmio di spesa, con d. l. n. 69/2013). D. l. n. 5/2001, convertito in legge n. 66/2001: disposizioni urgenti per il differimento di termini in materia di trasmissioni radiotelevisive analogiche e digitali, nonché per il risanamento di impianti radiotelevisivi. Il termine per assegnare le frequenze ai concessionari che trasmettono in tecnica analogica è fissato al 15 marzo 2001. Il piano di assegnazione delle frequenze per le trasmissioni in tecnica digitale è fissato al 31 dicembre 2001 per la radio e 31 dicembre 2002 per la TV. Alla concessionaria pubblica dovranno essere riservati un blocco di diffusione di programmi radiofonici in chiaro e almeno un blocco di diffusione di programmi televisivi in chiaro. Dovranno essere risanati gli impianti di radiodiffusione sonora e televisiva, che superano o concorrono a superare in modo ricorrente i limiti e i valori stabiliti dalla legge. Si avvia la sperimentazione della trasmissione in tecnica digitale, con presunta fine della fase sperimentale nel 2006. (vedi slides successive) La (presunta) fine del periodo transitorio Con delibera n. 326 del 2001, l’Agcom individuava finalmente al 31 dicembre 2003 la data entro cui la rete privata eccedente avrebbe dovuto abbandonare le frequenze terrestri e Rai 3 trasformarsi in una rete priva di pubblicità, in modo da poter assegnare le frequenze liberate alle altre reti. Si ipotizzava (erroneamente) che entro tale data, nonostante la sperimentazione del digitale fosse ancora a metà, almeno un quarto degli utenti avrebbe avuto accesso al digitale terrestre. Tuttavia, l’Agcom si riservava di valutare nuovamente la situazione entro un anno, per prorogare eventualmente ancora il termine. Ogni ulteriore proroga del termine, però, è stata ritenuta illegittima dalla Corte costituzionale (sent. 466/2002, vedi slides successive). Urgeva una
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