Il Decentramento Milanese
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IL DECENTRAMENTO MILANESE Il Comune di Milano come oggi lo conosciamo risale al 1924 quando con un accordo storico vennero accorpati gli 11 Comuni limitrofi - Affori - Baggio - Chiaravalle - Crescenzago - Gorla/Precotto - Greco - Lambrate - Musocco - Niguarda - Trenno - Vigentino con questi comuni la città raggiunse l’estensione di 181 Km quadrati che è l’estensione attuale della città di Milano. Il decentramento a Milano è sorto sulla base di una forte spinta proveniente dalla periferia dell a città; in particolare già dal 1961 a Milano operavano molti comitati di quartiere spontanei, di associazioni, che spingevano per una più forte partecipazione alla vita politica della città. 1966/67 si fa largo soprattutto nelle forze di sinistra, comuni sti e socialisti l’idea di avvicinare i cittadini ad una politica connessa col territorio costituendo dei “Parlamentini” di zona. Il dibattito approda in Consiglio, dove la corrente di sinistra democristiana, per non lasciare solo alla sinistra questa posizione, si farà paladina del decentramento. Il Sindaco Bucalossi costituisce il primo Ufficio Decentramento. Contrari all’idea i socialdemocratici e i liberali e qualche socialista. 1968, anno di nascita del decentramento milanese, si contavano allora ci rca 65 comitati di quartiere. A Milano i consigli di zona vennero istituiti nel luglio del 1968 ( Sindaco ANIASI ) e si insediarono nel marzo dell’anno successivo. Il primo regolamento con cui il Consiglio comunale diede avvio al decentramento amministrativo (1968), ripartiva il territorio comunale in venti zone, con popolazione variabile da un minimo di 32000 abitanti ad un massimo di 140.000, ognuno di questi sotto la responsabilità di 20 consiglieri ,designati dai partiti in consiglio comunale e sotto la P residenza di un Aggiunto nominato dal Sindaco. Con il meccanismo della designazione era evidente la scarsa legittimazione che i consiglieri avevano nei confronti della popolazione delle zone. Il ruolo dei consigli di zona era nato dall’esigenza dei partit i e dell’allora sistema politico di canalizzare una protesta sempre più esasperata e dai sempre più numerosi bisogni collettivi espressi da gruppi di cittadini sorti in modo spontaneo e al di fuori di ogni controllo dei partiti. I compiti dei consigli di zona erano definiti in maniera sommaria e si limitavano a poteri di proposta e a poteri consultivi; erano completamente assenti poteri deliberativi. Le richieste dei consiglieri di allora possono così essere riassunte: - elezione diretta dei consiglieri; - suddivisione proporzionale dei seggi nel consiglio di zona; - i compiti dei consigli quali la facoltà di esprimere pareri vincolanti per la giunta e la richiesta di alcune funzioni in materia di trasporti, urbanistica e educazione. Nel 1973 il prim o tentativo di dare maggiori poteri alle zone attraverso una delibera quadro, non trova l’approvazione della Giunta. Nel luglio del 1974 il Consiglio comunale approva il secondo regolamento che allarga le funzioni consultive ed introduce per la prima vo lta la possibilità di dare ai consigli attraverso delibere la facoltà di gestire alcune funzioni dei servizi sociali . Il sindaco Aniasi nell’ultima seduta del Consiglio comunale (luglio 1975) riesce a far approvare dal Consiglio il nuovo regolamento che p revede l’elezione dei C.d.Z. Le elezioni sono indette per il 30 novembre 1975, ma ai consigli viene negata questa possibilità a seguito di un parere del Consiglio di Stato. Bisognerà attendere il 1980 con l’allora sindaco Tognoli per avere i primi consigli eletti direttamente dai cittadini. Con l’approvazione della legge n. 278 dell’8 aprile 1976 “Norme sul decentramento e sulla partecipazione dei cittadini all’amministrazione comunale”, cambia radicalmente il ruolo dei consigli di zona in particolare i consiglieri sono eletti direttamente, vengono definiti gli Organi della zona e quindi istituita la figura del Presidente; inoltre ai consigli di zona possono essere delegati alcuni poteri da definire con un regolamento comunale. Il nuovo regolamento sul d ecentramento e la partecipazione viene approvato in doppia lettura dal Consiglio Comunale (04 -05-77 e il 25 -07-77) dove all’art. 8 si prevedevano successive delibere quadro per il trasferimento di funzioni. Questa legge modificò sostanzialmente il ruolo dei consigli di zona che da semplici osservatori della città aspiravano a diventare organismi di gestione amministrativa. Dal 1978 il numero dei consiglieri di Zona è passato da 400 a 592. La prima elezione diretta dei consigli di zona avvenne l’ 8 giugno 1980. Da questa data ha inizio un percorso di organizzazione dei C.d:Z. che vennero dotati di sedi, di personale e di funzioni ed in particolare dopo le dieci delibere quadro che definivano i poteri anche di quello deliberativo . Le delibere quadro prevedevano le materie da delegare ai consigli ed in particolare: - trasporto degli alunni e gite culturali; - diritto allo studio e concessione ed uso dei locali scolastici e comunali; - refezione scolastica; - gestione dei servizi sociali e sanitari; - uso di spazi pubblici per attività pubbliche, culturali e ricreative; - decentramento culturale; - gestioni immobiliari; - vigilanza e controllo sul verde; - vigilanza annonaria e gestione dei mercati rionali e delle vendite controllate. Con l’assunzion e di poteri deliberativi le zone iniziarono un’intensa attività amministrativa che preoccupò immediatamente l’amministrazione centrale che non avendo poteri diretti di intervento con determina sindacale del 15-2-1982 istituì la commissione esame delibere. La Commissione era posta a garanzia della correttezza formale degli atti ed aveva il potere di rinviare le delibere ritenute illegittime. Comunque la percentuale di delibere rinviate è sempre stata nell’ordine di qualche punto percentuale. L’importanza d ata dalle diverse amministrazioni succedutesi a Milano è riassumibile in un dato quello del personale, a monte di un organico di circa 29.000 dipendenti nell’anno 1980 al decentramento erano assegnate 125 persone, aumentate a circa 230 nel 1985. Dall’ or mai lontano 1980 la situazione del decentramento è rimasta di fatto sempre identica con grandi dibattiti, ma nella sostanza l’impianto è rimasto immutato. La legge n. 142 dell’ 8 giugno 1990 “Ordinamento delle autonomie locali” rilancia politicamente il dibattito sul decentramento. Con la legge 142/90 si riapre tra le istituzioni un acceso confronto sul ruolo che dovrà avere il decentramento anche alla luce della futura “Are Metropolitana” in una città come Milano, dibattito anche aspro tra le diverse a nime politiche che, non trovando una sintesi di fatto lascia sostanzialmente immutata la situazione dei consigli di zona aumentando il senso di frustrazione dei consiglieri. Il 3 ottobre 1991 viene adottato dal Consiglio comunale lo Statuto con delibera n. 653 esecutiva dal 30-01-1992 e successive modificazioni. Lo Statuto dedica al decentramento il Titolo VII formato da nove articoli. Sintesi degli articoli - Art. 92 - Articolazione del comune in zone. Il territorio del comune è articolato in zone di de centramento, istituite per promuovere la partecipazione dei cittadini alla formazione e all’attuazione dei provvedimenti che interessano le singole zone, nonchè per gestire in modo efficiente i servizi di base ed esercitare altre funzioni delegate dal comune secondo le norme dettate dal regolamento nel rispetto dei principi e dei criteri stabiliti dallo statuto, anche al fine di realizzare la funzionalità delle strutture degli uffici del comune e la loro migliore utilizzazione del personale. Il numero, la delimitazione territoriale e la denominazione delle zone sono definite dal Consiglio comunale. - Art. 93 - Organi delle zone Sono organi delle zone il Consiglio di zona e il presidente del Consiglio di Zona. I Consiglieri godono nell’ambito del Consiglio di Zona delle stesse prerogative spettanti ai Consiglieri Comunali nell’ambito del Consiglio Comunale. Il Presidente è eletto dal Consiglio con voto palese sulla base di un programma a maggioranza assoluta dei suoi componenti per le prime due votazioni da tenersi consecutivamente e, a maggioranza semplice, a partire dalla terza. Il Consiglio di zona istituisce tra i suoi componenti commissioni istruttorie per gli affari di competenza della zona. Le Commissioni sono presieduta da un Consigliere; ai lavori d elle stesse possono prendere parte, senza diritto di voto, altri cittadini non Consiglieri, in ragione della loro competenza e della disponibilità a prestare volontariamente la loro opera. Le Commissioni sono elette successivamente al Presidente del Consiglio di Zona nella stessa seduta o entro la terza seduta successiva, da tenersi entro 60 giorni da quella dell’elezione del Presidente: Il Presidente del Consiglio di zona e i presidenti delle commissioni istruttorie costituiscono l’ufficio di presidenza della zona. I consiglieri di zona ricevono per la partecipazione a consigli e commissioni di zona un gettone di presenza, il cui ammontare è fissato con deliberazione del Consiglio Comunale. Ciascun consigliere di zona può richiedere la trasformazione del gettone di presenza in indennità di funzione. - Art. 94 - Risorse ed uffici della zona. Ai consigli di zona sono assicurate adeguate risorse finanziarie, tecniche e di personale per un efficace svolgimento delle attività di loro competenza. A tal fine la Gi unta consulta la conferenza dei presidenti di cui all’articolo 98 sulla predisposizione del bilancio. Subito dopo l’approvazione di questo da parte del Consiglio, la Giunta