Tesi Di Laurea Università Degli Studi Di Milano Facoltà Di
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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MILANO FACOLTÀ DI SCIENZE AGRARIE E ALIMENTARI Corso di Laurea in Valorizzazione e Tutela dell’Ambiente e del Territorio Montano TESI DI LAUREA Valorizzazione di un vitigno autoctono valtellinese: il caso della Brugnola RELATORE Chiarissimo Prof. Lucio Brancadoro CANDIDATO Debora Duico Matr. 782747 ________________________________________ Anno Accademico 2012/2013 Ai miei genitori INDICE pag. Introduzione I 1 Storia della viticoltura valtellinese 1 1.1 Le origini della viticoltura 1 1.2 Le prime vie di diffusione 1 1.3 Gli albori dei siti vitati in Valtellina 3 1.4 Le “malattie” d’Oltreoceano 4 1.5 La documentazione sulle varietà dei vitigni locali 5 1.6 Nascita e sviluppo della tecnica vivaistica 7 1.7 Fase sperimentale per il miglioramento della viticoltura valtellinese 8 1.8 Istituzione dei marchi DOC e DOCG 9 1.9 Il progetto della Fondazione Fojanini di Sondrio 9 2 La Valtellina. Le sue caratteristiche e i suoi vini 11 2.1 Collocazione geografica della Valtellina 11 2.2 La geopedologia 12 2.3 Il clima 13 2.4 L’area vitata 13 2.5 Il paesaggio rurale 15 2.6 I sistemi di coltivazione e i costi economici 16 2.7 La dislocazione delle aziende agricole 16 2.8 I vitigni 17 2.9 Istituzione delle Denominazioni di Origine 19 2.9.1 I DOC 20 2.9.2 I DOCG 20 2.9.3 Gli IGT 22 3 La Brugnola 23 3.1 Introduzione e storia 23 3.2 Caratteristiche ampelografiche 24 3.3 Fenologia 25 3.4 Caratteristiche e attitudini colturali 26 3.5 Superficie di coltivazione 27 3.6 Utilizzo 28 4 Selezione clonale e vinificazioni 29 4.1 La selezione clonale della Brugnola 29 4.1.1 Introduzione e definizione 29 4.1.2 L’attività della Fondazione Fojanini 31 4.1.3 Selezione massale e identità genetica 31 4.1.4 Lo studio sulla Brugnola 32 4.1.5 Risultati dello studio 39 4.2 Vinificazioni e analisi 39 4.2.1 Vinificazione della Brugnola 40 4.2.2 Vinificazione dello Sforzato di Valtellina DOCG 42 4.2.3 Vinificazione del Passito di Brugnola 43 4.2.4 Confronto dei risultati ottenuti 46 Conclusioni 48 Allegato A Ringraziamenti Bibliografia Introduzione Nel lavoro di tesi che si va a presentare, viene dato particolare risalto alla descrizione di un tipico vitigno valtellinese, vale a dire la Brugnola , valorizzando quelle che sono le sue peculiarità che, se adeguatamente “coltivate”, possono rappresentare potenzialità inedite per questa varietà autoctona. La scelta di questo argomento di tesi prende le mosse dall’esperienza di tirocinio effettuato presso la Fondazione Fojanini di Studi Superiori di Sondrio, capoluogo della Provincia in cui vivo. La decisione di incentrare questa mia espe- rienza nel campo della viticoltura deriva dal fatto che da sempre sono a stretto contatto con questo ramo dell’agricoltura, in quanto la mia famiglia possiede degli appezzamenti vitati. Per questo motivo, mi è sembrato molto interessante poter cogliere l’occasione di appro- fondire questo settore dell’agricoltura valtellinese, ampliando così le mie conoscenze pres- so il Centro Fojanini dove, accanto alle uscite sul “campo”, nelle quali avevo già delle esperienze, ho potuto apprezzare la parte di laboratorio, a me fin’ora sconosciuta, dove mi è stata data la possibilità di assistere alle varie analisi sui mosti e sui vini, nonché visionare i vari procedimenti e macchinari utilizzati per questo tipo di esami. Entrando nello specifico dell’elaborato, esso si articola su vari livelli. Partendo dal capi- tolo 1, si illustra la storia della viticoltura valtellinese, sottolineando la particolarità di tale territorio valligiano che, situato nel cuore delle Alpi, da sempre ha rappresentato un impor- tante crocevia tra le popolazioni locali e quelle dei territori circostanti. Le sue numerose vie di passaggio dislocate lungo tutta la Valtellina, infatti, l’hanno resa, nel corso dei seco- li, un’importante via di comunicazione tra il Nord Italia e gli Stati confinanti, nonché un luogo d’incontro tra numerose culture. A tale proposito, il caso emblematico della viticol- tura trova qui la sua massima espressione; in effetti, l’introduzione della vite in questa val- le alpina ha portato alla realizzazione, non solo di una specifica tecnica di allevamento del- la stessa (l’ archetto valtellinese ), ma anche di un’opera meravigliosa e unica qual è l’insieme dei terrazzamenti vitati che ornano la sponda retica della suddetta valle. Al IX secolo, nel Codex Diplomaticus Langobardiae , risale la prima fonte documentaria della ra- dicata coltivazione della vite in valle, che nei secoli successivi vede una progressiva espan- sione fino al 1800, quando la comparsa dell’Oidio, Peronospora e Fillossera, patologie americane sconosciute nel vecchio Continente, devastano buona parte dei vigneti valtelli- nesi. Gli anni successivi impegnano il mondo rurale valligiano nella ricostituzione dei vi- gneti su piede americano e, nel secolo scorso, la creazione di vigneti sperimentali permette I lo studio e l’introduzione di nuove varietà con l’intento di migliorare la produzione enolo- gica locale. Grazie a ciò, si arriva a ottenere, nel 1968, la Denominazione di Origine Con- trollata ( DOC ) vino Valtellina e vino Valtellina Superiore , alla quale segue, nel 1998, la Denominazione di Origine Controllata e Garantita ( DOCG ) per l’area di produzione del vino Valtellina Superiore DOC . Tutto questo a sottolineare come in Valtellina, territorio apparentemente austero e inadatto all’agricoltura, la viticoltura si sia fortemente radicata grazie alla perseveranza e alla tenacia dei suoi abitanti che, da sempre, hanno saputo far fronte a innumerevoli difficoltà, tanto da meritarsi l’appellativo di “viticoltura eroica”. Dopo questo escursus sulle origini della viticoltura in Valtellina, si passa, nel capitolo 2, alla descrizione morfologica del territorio locale, oltre che all’analisi del suolo e del clima i quali, con le loro particolarità, determinano anche le tipiche caratteristiche dei vini ivi pro- dotti. La particolare impostazione di questa valle, posta orizzontalmente da est a ovest, fa sì che la viticoltura si sia sviluppata esclusivamente sul versante retico esposto a sud, il quale è caratterizzato, a causa del maggior irraggiamento solare, da valori di temperatura più elevati a parità di quota rispetto al versante orobico. Viene poi illustrata la superficie vitata, pari a circa 1200 ettari e l’annesso paesaggio rurale, soffermandosi anche sulla ca- ratteristica forma di allevamento, ovvero l’ archetto valtellinese , e i principali vitigni colti- vati. Infine, si fa un’ampia carrellata dei vari tipi di vini DOC e DOCG prodotti. Nel capitolo 3, si entra nello specifico del soggetto principale di questo elaborato, vale a dire la Brugnola , il vitigno valtellinese che partecipa all’uvaggio nella produzione dei vini classici di Valtellina e al quale è riconosciuta la duplice attitudine di uva da tavola e da vi- no. Di questa varietà, citata già nel 1700 come vitigno presente in valle, vengono, nello specifico, analizzate le sue caratteristiche ampelografiche e l’area di diffusione, oltre che i vari modi di impiego. Andando oltre, si passa alla sezione (capitolo 4) in cui vengono descritti la selezione clonale della Brugnola e le vinificazioni, con relative analisi di due vini, quello tradiziona- le e il Passito , della suddetta varietà e dello Sforzato di Valtellina DOCG . Da più di un de- cennio la Fondazione Fojanini di Sondrio si occupa con successo dello studio della piatta- forma ampelografica provinciale; la localizzazione e l’individuazione dei vitigni di antica coltivazione, resa possibile grazie ad un lavoro di riconoscimento a partire dai primi anni ‘90, costituisce il punto di partenza per il lavoro di qualificazione e valorizzazione di que- sto prezioso patrimonio ampelografico legato al territorio e a rischio estinzione. È in questo contesto che ha preso piede lo studio sulla Brugnola e, grazie alla collaborazione con la se- II zione Di.Pro.Ve. (Dipartimento di Produzione Vegetale) dell’Università degli Studi di Mi- lano, è stato possibile, nell’ambito del suddetto progetto di selezione dei vitigni autoctoni valtellinesi, confutare la tesi originaria che considerava tale vitigno equivalente alla Forta- na . Al termine di questa mia esperienza di tirocinio mi ritengo molto soddisfatta, in quanto mi ha permesso di addentrarmi in un campo che molto spesso rimane sconosciuto ai più. Il lavoro di ricerca svolto dalla Fondazione Fojanini sulla Brugnola e, più in generale, sui vi- tigni autoctoni valtellinesi, dimostra quanto lavoro è stato fatto e in parte rimane ancora da svolgere affinché vengano riportate alla luce antiche varietà che, altrimenti, andrebbero purtroppo perse. Questo a testimonianza che la viticoltura valtellinese racchiude in sé un importantissimo patrimonio storico e materiale, che, grazie a queste laboriose ricerche, po- trà essere sfruttato negli anni a venire per ampliare il panorama vitivinicolo locale e, per- ché no, anche il sapere collettivo della popolazione valtellinese che da sempre è legata, traendone beneficio, alla viticoltura. III 1. Storia della viticoltura valtellinese 1.1 Le origini della viticoltura La coltura della vite in Valtellina ha origini antiche, che risalgono ai primi abitatori del- la valle in epoca preromana. I principali processi evolutivi genetici della vite risalgono all’età Mesolitica e Neolitica (6000-3000 a.C.), periodo caratterizzato per l’ottimo momento climatico post-glaciale, durante il quale si ha la progressiva tra- sformazione della vite selvatica ( Vitis vini- fera ssp. sylvestris ) in vite coltivata ( Vitis vinifera ssp. sativa ) e il conseguente inizio della domesticazione. Tuttavia, laddove vi Vitis vinifera ssp. sylvestris erano le civiltà più evolute, in particolare nell’Oriente Asiatico, ritenuto il centro primario di origine della Vitis vinifera sativa , que- sta evoluzione viticola avviene assai prima, non avendo subito la glaciazione di Würm. L’origine di alcuni vitigni Europei della specie Vitis vinifera sativa trova, infatti, ra- dici comuni in Asia Minore (Georgia) do- ve, già nel 6000 a.C., venivano coltivati ed erano stati selezionati molti vitigni; inoltre, in quei luoghi e in quei tempi era già diffu- sa, oltre alla pratica della potatura, la cono- Vitis vinifera ssp.