Preistoria Alpina, 46 II (2012): 245-253 ISSN 0393-0157245 © Museo delle Scienze, Trento 2012

XLII Riunione scientifica dell’I.I.P.P. L’arte preistorica in Italia. Trento, Riva del Garda, Val Camonica, 9-13 ottobre 2007

Una recente acquisizione dal territorio di Lerici (SP): la scultura antropomorfa della Baia Blu

Lucia Gervasini

Soprintendenza per i Beni Archeologici della , via Balbi 10, 16126 Genova, Italia E-mail dell’Autore per la corrispondenza: [email protected]

RIASSUNTO - Una recente acquisizione dal territorio di Lerici (SP): la scultura antropomorfa della Baia Blu - Il recupero della scultura antropomorfa - avvenuto nel novembre del 2003 - dal tratto di scogliera a W di punta Galera, dopo la spiaggia dello stabilimento balneare denominato “Baia Blu”, in Lerici, ha fornito lo spunto per la rilettura di una serie di vecchi e nuovi dati archeologici provenienti dal com- prensorio spezzino, dal suo entroterra e dall’adiacente areale interessato dal basso corso del fiume Magra. Il manufatto, decontestualizzato e che deduzioni di carattere stilistico e tecnico riconducono alle statue stele del gruppo C dell’Età del Ferro, viene ad aggiungersi ad un altro eccezionale documento restituito da Lerici consistente in una stele funeraria con guerriero ottenuta dalla rilavorazione, nell’ambito della prima metà del VI secolo a.C., di una più antica statua stele dell’Età del Rame (gruppo A). Gli indicatori archeologici ad oggi di- sponibili, armi in bronzo e reperti ceramici collocabili fra la tarda Età del Rame e il Bronzo Finale, definiscono il golfo della Spezia e il contiguo bacino della Magra - futura sede del portus Lunae - luoghi di approdo privilegiati e sicuri lungo il cabotaggio occidentale, vettori per gli scambi culturali e commerciali tra l’Italia centrale e l’area padana. Le statue stele restituite dal golfo della Spezia, da Lerici e dalla Boceda di (portus Lunae), sono i marcatori territoriali degli ambiti costieri e degli approdi e svolgono in questo senso lo stesso ruolo riconosciuto ai numerosi esemplari della storica.

SUMMARY - A recent acquisition from the territory of Lerici (SP): the anthropomorphic sculpture of the “Baia Blue” - The reco- very of the anthropomorphic sculpture - in November of 2003 - from the reef at W of peak Galera, after the beach of the bathing establishment known as “Baia Blu” (Blue Bay) in Lerici, has prompted the reinterpretation of a number of old and new archae- ological data from the district of , from its hinterland and the adjacent area affected by the lower reaches of Magra river. The sculpture, decontextualized and that some deductions attribute to the technical and stylistic character stone statues of Group C of the Iron Age, is in addition to another excellent document returned from Lerici consisting of a funeral stele with a warrior obtained by reworking, in the first half of the sixth century BC, an oldest statue of a stele of the Copper Age (Group A). The archaeological indicators available to date, as bronze weapons and pottery dated between the late Copper Age and Late Bronze Age, define the and the adjacent basin of Magra - future home of the Portus Lunae - privileged and safe landing sites along the coastal western carriers for cultural exchanges and trade between the area in central and Po Valley. The statues stele returned from the Gulf of La Spezia, Lerici and the Boceda-Sarzana (Portus Lunae), are markers of local coastal areas and port, and recall, in this sense, the role ascribed to numerous examples of Lunigiana storica.

Parole chiave: arte preistorica, arte protostorica, stele, età del Rame, età del Bronzo, età del Ferro, Lerici, Baia Blu Key words: prehistoric art, protohistoric art, stele, Copper Age, Bronze Age, Iron Age, Lerici, Baia Blu

1. INTRODUZIONE a cura appunto della Soprintendenza toscana, che ha così ac- colto anche i manufatti liguri di cui qui si tratta1.

Negli ultimi anni alcuni rinvenimenti hanno arricchi- to il Corpus della statuaria antropomorfa del versante ligure 2. La statua stele di Borseda (Calice del comprensorio della Lunigiana storica che corrispondeva al Cornoviglio, SP) in antico alla diocesi di Luni e, nell’attuale suddivisione ge- ografico-amministrativa, a parte del territorio delle province Dalla località Borseda2, in di Calice al Cor- di La Spezia e Massa Carrara. Anche il versante toscano del comprensorio ha recentemente restituito, come ben si evince dal contributo di Emanuela Paribeni et al. in questo stesso volume di Atti, nuove e rilevanti testimonianze: si tratta di un 1 Paribeni et al., in questo volume di Atti con carta di distribu- considerevole nucleo di statue stele del gruppo B recuperate zione aggiornata delle statue stele. I dati per la Liguria sono stati forniti a seguito di un prelievo stratigrafico. L’importante scoperta dalla scrivente. è stata anche l’occasione per un aggiornamento del Corpus, 2 Statua stele di Borseda, inv. Stato 98495, gruppo B, n. 79 del 246 Gervasini Una recente acquisizione dal territorio di Lerici

volto è schematicamente reso dal tipico segno a U ricava- to dall’abbassamento del piano lapideo, che coniuga in un solo elemento gli occhi e il naso, subrettangolare ad angoli smussati; non vi sono segni per la resa dei bulbi oculari. Il manufatto presenta un’erosione superficiale diffusa, in al- cune zone più elevata, ad esempio nella parte bassa del vol- to dove il segno a U si perde. Nonostante il deterioramento della pietra in alcune zone permangono evidenti segni della lavorazione eseguita con percussori lapidei, come in quella sottostante la punta sinistra dove si osserva agevolmente sulla superficie una diffusione di piccoli crateri. Il rapporto fra l’espansione della testa e il collo, tozzo e largo, richia- mano la struttura di alcuni esemplari noti, come Arcola, Malgrate IV e Malgrate VI3 (Ratti 1994, Tabelle di aggior- namento del Corpus delle statue stele). La statua stele di Borseda è al momento, insieme a quella di (n. 1 del Corpus), l’esemplare più occi- dentale del comprensorio lunigianese. Fig. 1 - , loc. Borseda (SP). Testa di statua stele del gruppo B (foto M. Formentini). Fig. 1 - Calice al Cornoviglio, loc. Borseda (SP). Head of a statue 3. Il golfo della Spezia e il caso di stele of B group (photo M. Formentini). Lerici: analisi dei dati archeologici

Il grande golfo spezzino è composto da un articolato sistema costiero che incide profondamente i suoi due bracci, orientale e occidentale, fino agli estremi capi di Punta Bian- noviglio (SP), proviene una testa di piccole dimensioni ca a E e di Punta San Pietro a O. Si trova, geologicamente spezzata all’altezza del collo (Fig. 1; n. 79 del Corpus) rin- parlando, ai margini dell’areale classico di massima concen- venuta durante i lavori di costruzione della strada che col- trazione del “fenomeno statue stele”, ma si segnala comun- lega Calice al paese di Veppo attraverso il Passo della Foce. que all’attenzione per aver restituito nel tempo significativi Siamo in un comprensorio montano (Fig. 2) già noto elementi che lo accomunano culturalmente a quel contesto. per la frequentazione risalente all’Eneolitico e all’età del Bronzo, in alcuni casi con presenze riferibili all’età del Ferro. 3. 1. Il golfo della Spezia Mi riferisco ai noti siti d’altura di Zignago, del- la Pianaccia di Suvero, di Novà e ai castellari di Vezzola Nel 1886 furono recuperate, durante i lavori di esca- (abbandonato alla fine del Bronzo e rifrequentato nella vazione del bacino Umberto I dell’Arsenale, due lastre in seconda Età del Ferro) e di Veppo (Maggi 2004: 41-42, arenaria una delle quali recava un segno a U, che il geologo Fig. 3), l’unico ancora non archeologicamente indagato, spezzino Giovanni Capellini vide, disegnò e descrisse tre tutti strategicamente dislocati per il controllo del territo- anni dopo il rinvenimento e che andarono successivamente rio (località di pascolo e approvvigionamento di materie disperse. prime) e delle principali vie di comunicazione (Mannoni Sulla base della documentazione superstite i due 2004: 109, Fig. 4). reperti furono studiati e pubblicati dal Formentini prima Alla piena Età del Ferro, a partire dal V secolo a.C., (Formentini 1948: 52) e successivamente rivisti dall’Am- appartiene l’insediamento di Monte Dragnone più a nord, brosi (“La Spezia I” e “La Spezia II”, nn. 2 e 3 del Corpus: mentre le vicine necropoli liguri di Valdonica, Genicciola Ambrosi 1972: 38-40), che li ritenne un probabile anello e quella dispersa di Salecchio (poco a S di Suvero) offrono di congiunzione fra i monumenti megalitici aniconici e la contesti fra la tarda Età del Ferro e la romanizzazione (Ger- statuaria antropomorfa lunigianese4. vasini 2007). Come si vede il manufatto è riconducibile alle statue 3. 2. Il golfo di Lerici stele del “gruppo B”, caratterizzate dalla testa definita “a mezzaluna o a cappello di carabiniere”. Lerici è un borgo marinaro del corno orientale del gran- La testa presenta un’espansione laterale contenuta, de golfo spezzino; si affaccia sul seno omonimo, ampio e pro- ad arco molto ribassato e appuntita alle due estremità. Il tetto arco fra la punta Galera a W e la punta di Maralunga a E. Nel 1992 è stata rinvenuta, reimpiegata in un contesto

Corpus; h conservata cm 18, largh. cm 20. Banco di arenaria “macigno”, color grigio con piani di sfaldatura paralleli alla superficie. Spezzata di 3 Arcola (Corpus, n. 53), Malgrate IV (Corpus, n. 35), Malgrate netto all’altezza del collo, mancante di una larga scaglia nella parte si- VI (Corpus, n. 58). nistra del collo e di una scheggia nella punta sinistra della testa, mentre 4 L’associazione, seppur non in fase, fra le due lastre e resti la punta destra risulta smussata e abrasa in più punti. Gervasini 2008a: ossei umani, nonché la loro tipologia che pare non conforme alle serie 355-356. Il reperto è stato acquisito nel 2005 a seguito della segnalazione note lunigianesi, hanno indotto l’editore dei due manufatti a ipotizzare di Eliana Vecchi, Sezione Lunense dell’Istituto Internazionale di Studi Li- una funzione di segnacolo funerario. Una ripresa del problema in Piccioli guri. Deposito temporaneo presso il comune di Calice al Cornoviglio (SP). 1994: 137-142. Preistoria Alpina, 46 II (2012): 245-253 247

Fig. 2 - Carta di distribuzione dei siti e dei rinvenimenti (elabora- zione L. Tomasi, SBALiguria). Fig. 2 - distribution map of sites and finds (L. Tomasi processing, SBALiguria).

abitativo settecentesco del centro storico, una stele con guerrie- ro (Gervasini & Maggiani 1996; Maggiani 2004a: 199), monu- mento di notevole e significativa importanza per la conoscenza del contesto ligure orientale dell’Età del Ferro (Fig. 3). Si tratta di una statua stele in arenaria macigno riconducibile al gruppo A (tipo Pontevecchio; n. 61 del Corpus), il più antico, rilavorata in funzione di stele fu- neraria nella prima metà del VI secolo a.C.; propone la Fig. 3 - Lerici (SP). Stele con guerriero (foto F. Labita, Laborato- figura di un guerriero in assalto che esibisce una ricca rio SBALiguria). panoplia offensiva e difensiva composta da elmo, scudo, Fig. 3 - Lerici (SP). Stele with a warrior (photo F. Labita, Labora- coppia di giavellotti e da una grande spada ad antenne tory SBALiguria). (una datazione più recente, fra V e IV secolo a.C. viene proposta da de Marinis in I Liguri: 208-209 e da Gambari in Ligures Celeberrimi: 32-33, nota 16). La statua stele preistorica è stata recuperata e modificata come monu- Si tratta di una scultura antropomorfa (n. 74 del mento funebre per un principe ligure, un capo militare, o Corpus) realizzata utilizzando la pietra locale del promon- comunque un personaggio di alto rango, secondo modelli torio della Falconara, una quarzite6. La pietra fu cavata per tipologici e figurativi propri dell’Etruria settentrionale. Una recente lettura di Adriano Maggiani la indica come prototipo delle statue stele del gruppo C (Maggiani 2001; Maggiani 2004b: 220-221). 6 L’esame macroscopico della pietra ha stabilito l’origine lo- Il secondo manufatto, oggetto della presente comu- cale della quarzite che affiora in maniera estesa lungo tutta la falesia di nicazione, è stato acquisito nel novembre del 2003 a segui- Punta Galera. Il terreno è una sequenza di strati consistenti di quarziti to della segnalazione di un privato5. grigio-rosate che nella parte alta della formazione si intercalano a filladi e Il recupero è avvenuto nel tratto di scogliera a W di metasiliti grigie. Nella letteratura geologica recente la sequenza definisce punta Galera, dopo la spiaggia dello stabilimento balneare la Formazione delle Filladi e Quarziti di Buti (qz QFL) che costituiscono denominato “Baia Blu”. il basamento ercinico della sub-unità di Bocca di Magra, sulla quale pog- gia il ciclo sedimentario anisico-ladinico rappresentato da conglomerati alluvionali, da calcari di piattaforma e da depositi clastici e pelitici marini. La sub-unità di Bocca di Magra appartiene, assieme a quella verrucana di , all’Unità di Punta Bianca. L’area di provenienza del manufatto 5 Segnalazione del sig. Wilmer Moretti di La Spezia. Il reperto è già nota per il rinvenimento di un centinaio di orme di dinosauri lasciate è attualmente conservato a Genova, nei depositi della Soprintendenza per da tre specie di bipedi tridattili e due di quadrupedi , triassici, sparse su una i Beni Archeologici della Liguria. decina di superfici rocciose, oggi a livello del mare. 248 Gervasini Una recente acquisizione dal territorio di Lerici

Fig. 4 - Lerici (SP). Scultura antropomorfa dalla Baia Blu e particolare del volto (foto F. Labita, Laboratorio SBALiguria). Fig. 4 - Lerici (SP). Anthropomorphic sculpture from the Bay Blue and Detail of the face (photo F. Labita, Laboratory SBALiguria).

tutto l’800 e per parte del secolo scorso e ne resta memoria ta impostazione della testa e del collo, ben staccati dalle nel sito denominato “Chiapparo Cave” a O del monte Fal- spalle, una più dettagliata indicazione dei tratti fisionomici conara che sovrasta il promontorio. e anatomici e l’ostentazione delle armi riconducibili alla Il blocco di roccia - recuperato insieme ad altri dai panoplia dell’Età del Ferro. pescatori di datteri e poi abbandonato sulla scogliera dove Cito a questo proposito la Bigliolo (Fig. 5.1), la è stato casualmente rinvenuto - era precipitato in mare. La Reusa (Fig. 5.2), la Filetto II (Fig. 5.3); accosterei al grup- parte figurata è rimasta protetta dai sedimenti del fondo, po anche la testa della Filetto IX (Fig. 5.4)8, di più incerta mentre i lati esposti sono stati colonizzati dai datteri di mare attribuzione stante il suo stato frammentario, ma che Raf- e da altri organismi marini. L’esame del diametro dei fori faele de Marinis ritiene pertinente al gruppo B tipo Filet- praticati dai gasteropodi indica una permanenza sott’acqua to-Malgrate, negli esemplari con testa conformata a ¾ di stimata fra i quaranta e i cinquant’anni. cerchio (de Marinis 1995: 199-202). L’Ambrosi (Ambrosi La scultura7 consiste nella parte superiore di una te- 1972: 108) osservava per questa testa un’anomalia di ese- sta ricavata da un masso irregolare verosimilmente stacca- cuzione e prendeva in considerazione anche la possibilità tosi da un banco roccioso del quale rimane un ampio spun- che si trattasse di un ciottolo di fiume lavorato. tone informe sul retro (Fig. 4). Secondo questa valutazione si segnala un confronto Sulla superficie lapidea, ribassata e lisciata, emer- fuori regione con una testa (Fig. 5.5) ricavata da un grande gono in alto rilievo i grandi occhi “a pastiglia”, al di sotto ciottolo di ignimbrite; il volto è caratterizzato da grandi oc- delle pronunciate arcate sopraccigliari, e il naso, largo e chi tondi con foro, largo naso e bocca. Il manufatto, prove- schiacciato, ma ben rilevato, mentre a causa di una gros- niente dall’area vercellese, è stato ricondotto ad un ambito sa scheggiatura della pietra si è perduta la parte bassa del funerario, forse una stele, riconosciuto come espressione volto; il rilievo è stato ottenuto con uno strumento a punta artistica di estrazione indigena e datato al VI secolo a.C. metallica del quale rimangono le tracce al di sotto delle ar- (Mandolesi 2007: 173). cate sopraccigliari e nel contorno degli occhi. Sono stati da tempo analizzati e individuati i crite- La forma della testa appare ellittica, anche se le nu- ri tecnici di lavorazione delle statue stele, dal reperimento merose rotture e consunzioni dei diversi strati lapidei pos- della materia prima alle diverse fasi di modellazione e rifi- sono risultare fuorvianti per una lettura più precisa, mentre nitura dei manufatti (Mannoni 1994: 64-67), criteri che non gli occhi e il naso riconducono agli stilemi propri delle sta- si ritrovano nella testa della Baia Blu. tue stele del gruppo C. In primo luogo la materia prima appare poco idonea Come è noto, caratterizzano questo gruppo una de- per i frequenti e considerevoli inclusi che alterano la robu- cina di sculture stilisticamente più vicine alla foggia della stezza del tessuto lapideo. Il volto appare già definito e com- statuaria che alla struttura della stele per una più corret- piuto nei suoi particolari mentre il lato sinistro risulta finito e da qui il lapicida ha iniziato il procedimento di distacco della testa dal resto del masso, sfruttando una evidente vena

7 Inv. Stato 98701; misure del blocco: h cm 35, spess. cm 40, largh. cm 50; misure della parte figurata: h cm 20, largh. cm 33, spess. lato sinistro cm 7, spess. lato destro cm 3; peso stimato kg 80. Gervasini 8 Bigliolo (Corpus, n. 48), Reusa (Corpus, n. 39), Filetto II 2008b: 356-357. (Corpus, n. 15), Filetto IX (Corpus, n. 33 ). Preistoria Alpina, 46 II (2012): 245-253 249

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4 5 Fig. 5 - Statue stele del gruppo C: 1-4. 1. Bigliolo; 2. Reusa; 3. Filetto II; 4. Filetto IX (da Antenati di Pietra 1994); 5. Testa dall’area vercellese (da Mandolesi 2007). Fig. 5 - Statue Stele C Group: 1-4. 1. Bigliolo 2. Reusa 3. Filetto II, 4. Filetto IX (from Antenati di Pietra 1994), 5. Stone Head from Vercelli (from Mandolesi 2007).

longitudinale della pietra e iniziando così l’intervento sculto- la che è stata definita dai suoi editori (Ambrosi & Cavalli reo vero e proprio. È verosimile supporre che proprio l’ina- 1976-77) una statua stele incompiuta, nota come Canossa deguatezza del materiale lapideo sia stata causa di rinuncia II9 individuata nel 1976 e ancora in situ. all’impresa; potrebbe trattarsi, cioè, di una scultura non fini- Se la Canossa II non aggiunge nessun nuovo ele- ta, abbandonata in corso d’opera per difficoltà di esecuzione. mento dal punto di vista tipologico e cronologico - è evi- L’osservazione del manufatto non ha individuato elementi utili a stabilire se il blocco si sia rotto durante l’esecuzione o se l’opera sia stata lasciata incompleta e il distacco sia avve- nuto in un momento successivo. 9 Canossa II (Corpus, n. 51). Si veda anche Paribeni et al. in A questo proposito pare significativo ricordare quel- questo stesso volume di Atti. 250 Gervasini Una recente acquisizione dal territorio di Lerici dente la sua appartenenza al gruppo B - si segnala, invece, punti a formare losanghe 10. per un singolare aspetto tecnico. Della stele di Lerici (Fig. 3) sappiamo che la sua Si tratterebbe, infatti, di una lavorazione inconsueta la sua più antica “versione” era quella di una statua stele tendente a ricavare da un masso di arenaria affiorante la dell’Età del Rame, del gruppo A, quindi con funzione di de- testa, il collo e le spalle di una statua stele. Da un’arenaria marcazione territoriale. La materia prima utilizzata è, come peraltro poco adatta a tale lavorazione per la presenza di già detto, l’arenaria compatta attribuita alla formazione del grossi inclusi che rendono molto irregolare la superficie e macigno, il materiale tipico delle statue stele, quello pre- ne causano improvvise spaccature. sente negli imponenti affioramenti afferenti ai bacini idro- Questi due fattori, e cioè l’inadeguatezza della ma- grafici della Magra e dell’Aulella (Mannoni 1994: 61-63, teria prima e l’insolita tecnica esecutiva assolutamente Fig. 50). A questo punto si ripropone in tutta la sua attualità estranea ai lapicidi delle statue stele, avvicinano il manufat- l’osservazione di Tiziano Mannoni circa la trasportabilità to di Canossa a quello lericino, che al momento, in assenza dei banchi di arenaria per la fabbricazione delle statue stele, di ulteriori elementi e di confronti più puntuali, può essere tenendo conto che la Lerici ha un peso stimato intorno ai ricondotto ad un ambito cronologico di VI secolo a.C., con 250 kg e che, pur decontestualizzata, non doveva trovarsi un’indicazione di pertinenza al gruppo C. molto lontano dalla sua collocazione originaria (Mannoni 1994: 63). Ancora, circa la reperibilità dei banchi e sempre rifacendosi alle osservazioni di Mannoni, i trovanti poteva- 4. Qualche osservazione no essere recuperati anche a notevole distanza dagli affio- ramenti originari, perché veicolati dai corsi d’acqua e natu- È certo che l’unicità e l’atipicità del reperto lericino ralmente depositati in altre aree geologicamente differenti introducono fattori di novità rispetto alle conoscenze ad oggi e geograficamente distanti. Val la pena segnalare a questo acquisite nell’ambito della scultura antropomorfa ligure e proposito il recupero, dalle acque della baia della Caletta in particolare del fenomeno lunigianese delle statue stele. di Lerici, di un trovante di arenaria macigno di notevoli A queste due componenti va aggiunto il luogo del dimensioni (diam 70-75 cm; h cm 35. Inedito, Depositi So- rinvenimento, non canonico, trovandosi il territorio le- printendenza) del quale è stata asportata artificialmente la ricino, come abbiamo visto, ai margini del comprensorio metà. La particolare configurazione del reperto indurrebbe interessato dalla massima concentrazione di questi monu- a riconoscervi un cippo assimilabile ai tipi etruschi di età menti che si collocano, come è noto, entro un ampio arco arcaica dell’agro vetuloniese con funzione di segnacolo cronologico, dall’Eneolitico (epoca alla quale risale la loro tombale (Donati & Cappuccini 2007: 508, Fig. 6), ma an- produzione) a tutta l’Età del Bronzo (quando molti di que- che a similari manufatti irregolarmente emisferici di area sti monumenti erano ancora eretti in situ) all’Età del Ferro versiliese, in marmo (Bonamici 1990: 158-159). Se così (quando ne vengono realizzati di nuovi e recuperati alcuni fosse non sfugge l’eccezionale importanza del rinvenimen- con diverse chiavi di lettura). to da ricollegarsi immediatamente alla stele del guerriero, Come ormai già ampiamente approfondito in diver- entrambi indicatori del carattere culturalmente etrusco di se sedi un forte legame intercorre fra statue stele e territo- una committenza locale, in questo specifico caso esplicitata rio. Questi monumenti sono posti a “marcare”, anche con da fattori correlati all’ambito funerario. un ruolo sacrale ed apotropaico, luoghi strategicamente ri- Altri elementi di analisi sono forniti dalla piana al- levanti nell’ambito dell’economia primaria legata agli spo- luvionale del fiume Magra, in antico grande porto natura- stamenti dei gruppi umani che nell’Età del Rame avviarono le nell’ampia bocca del fiume con laguna costiera e futura la pastorizia d’altura (alpeggi e transumanza): vale a dire sede del portus Lunae. pascoli, valichi, incroci di percorsi, guadi, confini; i mag- Dai potenti depositi alluvionali di una cava di argil- giori raggruppamenti si concentrano, come abbiamo visto, la in località Boceda di Sarzana provengono una testa di nell’areale lunigianese in una posizione geografica privile- statua stele del gruppo B (n. 19 del Corpus) e due pugnali giata che consente più facili collegamenti fra il centro Italia in bronzo perduti (Fig. 6.2-3), uno genericamente ricondu- e l’area padana (da ultimo Maggi 2004: 39-40). cibile alla media Età del Bronzo e uno “a lingua da presa” Al momento più rarefatte sono le presenze in ambi- del Bronzo Recente (Del Lucchese 2004a: 120-121, Fig. to costiero, ma riconsiderando una serie di dati forniti dal 3; nota 4). La testa della statua stele è stata recuperata alla territorio, alcuni peraltro molto vecchi e purtroppo non più profondità di 11 m, mentre i due pugnali alla profondità di disponibili a un’osservazione diretta, alla luce delle ultime 9 m (Mazzini 1921; Ambrosi 1981: 85). acquisizioni è possibile proporre nuove osservazioni e ap- Dall’area della città di Luni, senza ulteriori precisa- profondimenti. zioni e confluiti nella Collezione Fabbricotti, provengono Nel Golfo della Spezia le probabili proto statue stele alcuni pugnali riconducibili all’Età del Bronzo e un’ascia, dall’Arsenale, perdute, giacevano ad una profondità di 12 (Fig. 6.4-6), nonché un pugnale in diaspro rosso associato m e a circa 800 m dall’antica linea di spiaggia. Secondo le ad una punta di freccia riferibili all’Età del Rame/Bronzo osservazioni del Cappellini (in Ambrosi 1971-72: 14) po- Antico (Campana 1998: 185)11. tevano essere collocate sulla terraferma “forse sopra una ripa del vicino promontorio tra Pegazzano e il vallone Bal- zano” e da qui precipitarono in mare. Poco distante, nella pianura alluvionale di Miglia- 10 La Spezia, Museo Civico Archeologico “Ubaldo Formentini”, rina alla profondità di m 3,60, nel 1929 è stata recuperata inv. P802. 11 Collezione Fabbricotti nn. inv.: F1128, F1129, F1130, F1131, occasionalmente una cuspide di lancia in bronzo (Fig. 6.1) F4050. Da dragaggi del Magra provengono un bacile in bronzo n. inv. riconducibile all’Età del Bronzo Medio/Recente (Campana D1069 e un’ascia in bronzo n. inv. D1070. Bianco Peroni 1994: 122-130, 1998: 185) con cannone decorato a incisione, con linee e n. 1284; 156-157, n. 1562. Preistoria Alpina, 46 II (2012): 245-253 251

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3 Fig. 6 - Materiali dell’età del Rame/Bronzo: 1-6. 1. Migliarina (SP): cuspide di lancia (foto Museo Civico-SP); 2. Sarzana, loc. Boceda (SP): Pugnali in br. (da Mazzini 1921); 3. Sarzana, loc. Boceda (SP): testa di statua stele (da Antenati di Pietra 1994); 4-6. Luni (Ortonovo- SP), Collezione Fabbricotti: pugnali e ascia in br (foto Museo Civico-SP). Fig. 6 - Materials of the Copper and Bronze Ages: 1-6. 1. Migliarina (SP): the spearhead (photos Museum-SP), 2. Sarzana, loc. Boceda (SP): Bronze Daggers (Mazzini 1921), 3. Sarzana, loc. Boceda (SP): head of a statue stele from Antenati di Pietra 1994), 4-6. Luni (Ortonovo-SP), Collection Fabbricotti: Bronze daggers and axe (Photo Museum-SP).

Del resto la frequentazione in età preistorica no, a partire dall’età tardo antica, la sede stradale del de- dell’area che accoglierà la fondazione coloniaria lunense cumano massimo della città. risulta confermata dal rinvenimento, seppur in giacitura Da Fiumaretta, località in sponda sinistra del fiume secondaria, di una piccola lama di ascia litica in pietra Magra, provengono frammenti ceramici genericamente verde levigata recuperata nei livelli stradali che accresco- attribuibili all’Età del Bronzo spiaggiati, ma non fluitati. 252 Gervasini Una recente acquisizione dal territorio di Lerici

I frammenti fanno parte di un recupero considerevole di durante la costruzione dell’Arsenale Militare. Giornale Sto- materiali eterogenei12 che arrivano fino al medioevo e che rico della Lunigiana, XXII-XXIII: 14-19. denunciano la presenza di un sito pluristratificato non an- Ambrosi C.A., 1981 - Lunigiana: la preistoria e la romanizzazio- cora individuato, ma verosimilmente ubicato su una del- ne, I - La preistoria. Aulla. In: le barre sabbiose che delimitavano l’imbocco dell’ampio Ambrosi C. A. & Cavalli G., 1976-77 - Stele in costruzione la porto lagunare. “Canossa II”? Studi Lunigianesi, VI-VII: 15-26. Tutti questi materiali, seppur sporadici e in giacitu- Antenati di Pietra = Ratti M. (a cura di), 1994 - Antenati di pietra. ra secondaria, collocabili in un’età compresa fra il Bronzo Statue stele della Lunigiana e archeologia del territorio. Ca- Medio e Finale, denunciano una non trascurabile frequen- talogo della Mostra, Genova, 165 pp. tazione dell’area costiera legata agli approdi del golfo della Bianco Peroni V., 1994 - I pugnali dell’Italia Continentale. Prehi- Spezia, di Lerici e dell’ampio porto naturale alla foce della storische Bronzefunde, VI, 10, 213 pp. Magra, con possibilità di navigazione. Bonamici M., 1990 - I monumenti funerari di marmo. In: Paribeni Analoghe interessanti correlazioni possono essere E. (a cura di), Etruscorum ante quam Ligurum. La Versilia istituite con altri ambiti costieri limitrofi, cito ad esempio i tra VII e III secolo a.C., Pontedera: 151-167. dati relativi agli strati F e G sottostanti la necropoli di Chia- Bonamici M., 1996 - Απò δέ Άντίου Τυρρηνοί έθνος … (Ps. vari (Maggi & D’Ambrosio 1987: 46-49) dove cumuli di Skyl., 5). Contributo alle rotte arcaiche nell’alto Tirreno. Stu- frammenti ceramici del Bronzo Finale su una spiaggia situa- di Etruschi, LXI: 3-43. ta al riparo di una barra costiera sono, anche se rari, signifi- Campana N., 1998 - Altri ritrovamenti nelle province di Genova e cativi indicatori archeologici di una frequentazione della co- La Spezia. In: Del Lucchese A. & Maggi R. (a cura di), Dal sta riconducibile ad attività portuali di scalo merci che - cito diaspro al bronzo. L’Età del Rame e l’Età del Bronzo in Li- Mannoni 1987: 401 - “sono oggi situate a diversi metri di guria: 26 secoli di storia fra 3600 e 1000 anni avanti Cristo. profondità, a causa del livello medio più basso del mare in La Spezia: 182-185. quei periodi (si riferisce al Bronzo Finale) e dell’avanzamen- Corpus = Ambrosi C.A., 1972 - Corpus delle statue-stele della to delle coste in epoche successive”13. Lunigiana. Bordighera, 168 pp. I dati archeologici fin qui sintetizzati consentono Del Lucchese A., 1998 - L’età del Bronzo: La Liguria dal 2300 al di includere anche l’ambito costiero - pensiamo oltre agli 1000 a.C. In: Del Lucchese A. & Maggi R. (a cura di), Dal approdi ai promontori come punti elevati di avvistamento, diaspro al bronzo. L’Età del Rame e l’Età del Bronzo in Li- controllo o difesa - nei luoghi di demarcazione territoriale guria: 26 secoli di storia fra 3600 e 1000 anni avanti Cristo. segnalati dalla simbolica presenza delle statue stele. La Spezia: 29-47. In questo senso alle rappresentazioni antropomor- Del Lucchese A., 2004a - Il Bronzo Medio e il Bronzo Recente in fe di La Spezia, Lerici e La Boceda-Sarzana è demandato Liguria (XVI-XII secolo a.C.). In: I Liguri: 117-121. lo stesso ruolo, ormai riconosciuto, svolto dai più cospicui Del Lucchese A., 2004b - Il Bronzo Finale e l’inizio dell’età del gruppi posti a presidiare compatti la Lunigiana propria. Ferro in Liguria (XII-VIII secolo a.C.). In: I Liguri: 143-147. de Marinis R.C., 1995 - Le statue-stele della Lunigiana. In: Casini S., de Marinis R.C. & Pedrotti A. (a cura di), Statue-stele e RINGRAZIAMENTI massi incisi nell’Europa dell’Età del Rame. Notizie Archeo- logiche Bergomensi, 3: 195-212. L’esame geologico della testa della Baia Blu è sta- Donati L. & Cappuccini L., 2007 - Gavorrano (GR). Santa Teresa. to condotto da Marco Del Soldato, geologo presso la Pro- Notiziario della Soprintendenza per i Beni Archeologici del- vincia della Spezia, che ringrazio per la consueta solerte e la Toscana, 2, 2006, Firenze: 506-509. competente collaborazione. Formentini U., 1948 - Le statue-stele della Val di Magra e la sta- Per tutte le informazioni relative ai materiali con- tuaria megalitica ligure. Rivista di Studi Liguri, XV: 39-63. servati presso il Museo Civico Archeologico “Ubaldo For- Gervasini L., 2007 - La linea del Magra: un territorio fra la secon- mentini” al Castello San Giorgio di La Spezia ringrazio il da età del ferro e la romanizzazione. In: de Marinis R.C. & conservatore, dott. Donatella Alessi, per la cortese dispo- Spadea G. (a cura di), Ancora su I Liguri. Un antico popolo nibilità. europeo tra Alpi e Mediterraneo. II, Genova: 159-167. Elaborazioni grafiche C. Contaldo e L. Tomasi - So- Gervasini L., 2008 - Calice al Cornoviglio (SP), Borseda. Arche- printendenza per i Beni Archeologici della Liguria. ologia in Liguria: 355-356. Gervasini L., 2008a - Lerici (SP), Baia Blu. Archeologia in Ligu- ria: 356-357. BibliografiA Gervasini L. & Maggiani A., 1996 - La stele di Lerici e l’oplismós dei Liguri in età arcaica. Studi Etruschi, LXII: 27-61. Archeologia in Liguria = Del Lucchese A. & Gambaro L. (a cura I Liguri = de Marinis R.C. & Spadea G. (a cura di), 2004 - I Li- di) 2008, Archeologia in Liguria. Anni 2004-2005, n.s., 1 guri. Un antico popolo europeo tra Alpi e Mediterraneo. II, Genova, 408 pp. Ginevra-Milano, 655 pp. Ambrosi C.A., 1971-72 - Sulle statue-stele La Spezia I, II trovate Ligures Celeberrimi = Venturino M. & Gandolfi D. (acura di), 2004 - Ligures celeberrimi. La Liguria interna nella seconda età del Ferro, Bordighera, 438 pp. Maggi R., 1998 - Storia della Liguria fra 3.600 e 2.300 anni avanti 12 Depositi Museo Archeologico Nazionale di Luni. Recuperi Cristo (Età del Rame). In: Del Lucchese A. & Maggi R. (a effettuati da Barbara Wilkens nel 1991. Inedito se non per i frammenti cura di), Dal diaspro al bronzo. L’Età del Rame e l’Età del protostorici in Bonamici 1996: 33-36. 13 Sullo specifico argomento anche Del Lucchese 1998: 32; Bronzo in Liguria: 26 secoli di storia fra 3600 e 1000 anni Maggi 1998: 20, 22, 28. Da ultimo Del Lucchese 2004b: 143. avanti Cristo. La Spezia: 7-28. Preistoria Alpina, 46 II (2012): 245-253 253

Maggi R., 2004 - L’eredità della Preistoria e la costruzione del Mannoni T., 1987 - Primi probabili impieghi del marmo lunense e paesaggio. In: I Liguri: 35-49. il Portus Lunae. In: Studi lunensi e prospettive sull’occidente Maggi R. & D’Ambrosio B. 1987 - Necropoli di Chiavari - Strato romano. Atti del Convegno, II, Quaderni del Centro Studi F. In Melli P. & Del Lucchese A. (a cura di), Archeologia in Lunensi ,10-11-12, Luni: 395-403. Liguria III.1. Scavi e scoperte 1982-86. Preistoria e Proto- Mannoni T., 1994 - Materiali e tecniche di lavorazione. In: Ante- storia, Genova: 46-49. nati di pietra: 61-68. Maggiani A., 2001 - Sorano V nell’età del Ferro. In: Paribeni E. (a Mannoni T., 2004 - Gli insediamenti e la vita dei Liguri nella cura di), Guerrieri dell’età del Ferro in Lunigiana. Catalogo montagna. In: Venturino Gambari M. & Gandolfi G. (a cura della Mostra, La Spezia: 23-26. di), Ligures celeberrimi. La Liguria interna nella seconda Maggiani A., 2004 - I Liguri della Versilia e della Toscana Setten- età del Ferro. Atti del Convegno Internazionale, Bordighera: trionale. In: Venturino Gambari M. & Gandolfi G. (a cura di), 103-116. Ligures celeberrimi. La Liguria interna nella seconda età del Mazzini U., 1921 - Nuove scoperte preistoriche in Lunigiana. Me- Ferro, Atti del Convegno Internazionale, Bordighera: 191-204. morie della Società Lunigianesi “G. Cappellini” , II: 137-150. Maggiani A., 2004a - Momenti dell’acculturazione etrusca tra i Piccioli R., 1994 - Incisioni su roccia e monumenti aniconici. In: Liguri orientali dalla fine dell’VIII al V secolo a.C. In: I Li- Antenati di pietra: 127-142. guri: 219-223. Storti S., 1995 - Monumenti funerari in marmo dall’area versi- Mandolesi A., 2007 - Paesaggi archeologici del Piemonte e della liese. In: Museo Archeologico Versiliese Bruno Antonucci Valle d’Aosta. Torino, 311 pp. Pietrasanta. : 67-68.