Carmina Burana CARL ORFF Soci Fondatori Del Teatro Del Maggio Musicale Fiorentino Francesco Bianchi Commissario Straordinario
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Carmina Burana CARL ORFF Soci Fondatori del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino Francesco Bianchi Commissario straordinario Zubin Mehta Direttore principale Alberto Triola Coordinatore artistico Francesco Ventriglia Direttore di MaggioDanza Lorenzo Fratini Maestro del Coro Collegio dei revisori dei conti Giovanna D’Onofrio Presidente Fabrizio Bini Membri effettivi Sergio Lisi Laura Arcangeli Membro supplente 6LWXD]LRQH DO GLFHPEUH Carmina Burana CARL ORFF Cantata scenica per soli, coro, coro di voci bianche e orchestra Direttore Zubin Mehta Soprano Angel Blue Controtenore Nicola Marchesini Baritono Audun Iversen Attrice Luca Espinosa Regia e scene Carlus Padrissa (La Fura dels Baus) Ripresa da Zamira Pasceri Video David Cid (Full animation) Luci Sombra y Luz Costumi Chu Uroz Maestro del Coro Lorenzo Fratini Direttore degli allestimenti Italo Grassi Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino MaggioDanza Direttore Francesco Ventriglia Coro di Voci Bianche della Scuola di Musica di Fiesole Direttore Joan Yakkey Nuovo allestimento del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino MANDELA FORUM Venerdì 8 febbraio 01, ore 0.0 L’ARCAICA MODERNITÀ DEI CARMINA BURANA di Daniele Spini Poche composizioni del Novecento hanno goduto di una popolarità paragona - entro una cornice ideologica compatibile con gli orientamenti del regime. bile a quella dei Carmina Burana . Nessun’altra opera di Carl Orff è riuscita a en - Un rinnovamento che una volta che si fosse rinunciato a uno sterile prosegui - trare con altrettanta fortuna e continuità nel repertorio delle istituzioni musicali mento dell’esperienza cromatica del tardo romanticismo, e fermo restando, per al di fuori dell’area germanica: tanto che a torto o a ragione in essi (oltre che nei i motivi di cui sopra, il rifiuto della scelta atonale dei viennesi, non poteva non contributi importantissimi alla didattica) sembra esaurirsi il suo apporto alla cul - proporsi in termini che allora era lecito identificare in qualche modo come neo - tura musicale del nostro tempo. classici, e che viceversa oggi paiono configurare qualcosa di simile a certo No - A suo tempo (composti nel 19, i Carmina Burana furono rappresentati l’anno vecento italiano: ossia un tentativo di svicolare di fronte ai sentieri piuttosto successivo alla Staatsoper di Francoforte) questa composizione parve rispon - disagevoli proposti dall’evoluzione del linguaggio sulle basi di tutta la civiltà so - dere in pieno all’esigenza che la civiltà musicale tedesca (quella, s’intende, che natistica fra Sette e Ottocento (sempre presente anche in musicisti diversissimi non aveva sentito il bisogno di farsi cacciar fuori da Hitler, Goebbels e soci con il fra loro come uno Schönberg e un Hindemith), per andar a ripescare la sugge - bollo dell’”arte degenerata”) aveva riconosciuta come propria, constatato l’esau - stione di ritmi e forme melodiche arcaicizzanti, con riferimenti cronologici più o rimento della tradizione postwagneriana di Strauss, Pfitzner e relativi epigoni meno precisi, fondendoli in un contesto di moderata modernità. minori e minimi: di tentare, cioè, un rinnovamento anche di tecniche e linguaggi, Era un tipo di operazione che aveva ben poco a spartire, se non in superficie, con quella condotta da Stravinskij a cavallo fra le ultime produzioni del suo periodo queste lingue, che costituiscono il più ricco ed importante corpus della poesia cosiddetto “russo” e le prime realizzazioni neoclassiche. Sembrano del tutto as - goliardica del XII e XIII secolo. Orff ne scelse una ventina, organizzandoli in una senti, perlomeno nei Carmina Burana , l’ironia lucida (e, più ancora, l’auto-ironia) cantata scenica divisa in tre parti, cui diede lo stesso titolo con cui è nota l’intera che a quella svolta presiedeva; e se nella scrittura dei Carmina Burana è innega - raccolta, Carmina Burana appunto, specificando subito dopo Cantiones profa - bilmente presente la suggestione di pagine come Les noces o la Sinfonia di Salmi , nae cantoribus et choris cantandae comitantibus instrumentis atque imaginibus è altrettanto evidente che appunto di suggestioni, di spezzoni linguistici si tratta, magicis . al pari di certi echi, consci o puramente casuali che siano, della coralità di Mu - sorgskij, filtrata magari, se questo non è uno spingersi troppo in là, attraverso il L’introduzione, che reca il titolo“Fortuna imperatrix mundi”, consta di due brani Puccini di Turandot . corali, il primo dei quali, “O Fortuna”, tornerà poi a concludere la cantata. Segue La scelta arcaicizzante trovava del resto una giustificazione ovvia nelle caratte - la prima parte, suddivisa in due sezioni, “Primo vere” e “Uf dem Anger” (“In pri - ristiche del testo: tratto, com’è noto, dal celebre manoscritto duecentesco sco - mavera” e“Sul prato”): sette canzoni più due brani strumentali, su testi ispirati al perto nell’abbazia di Benediktbeuren in Baviera, e pubblicato nel 18. Circa risveglio della natura, alla vita all’aria aperta. La seconda parte, “In taberna “, co - trecento componimenti poetici, in latino medioevale per lo più, e in pochi casi stituisce, assieme all’introduzione, il momento più felice dei Carmina Burana ; dal in tedesco antico o in provenzale, talora addirittura misti dell’una o dell’altra di canto scattante del baritono su“Estuans interius” (i versi sono dell’ignoto Archi - 8 9 all’allegria cupa della taverna, alle gioie d’amore, sembrano quasi proporre un carpe diem assai affascinante, anche se a volte vicino al naturalismo vitalistico, paganeggiante, e alle polemiche antiborghesi di cui amò ammantarsi la propa - ganda nazional-socialista. Di ciò non è male scordarsi, se si vogliono gustare tranquillamente i Carmina Bu - rana per quel che sono sotto un profilo soprattutto musicale, e cioè una crea - zione artistica originale e felice, che trova il principale motivo d’interesse nella forza generatrice del ritmo e nell’efficacia rude, primordiale della dinamica, più che nell’esotismo cronologico del materiale melodico: plasmato del resto con la dose di sensualità necessaria a renderlo irresistibilmente piacevole evitando sem - pre il rischio della banalità come quello della monotonia. Appunto sull’evidenza del ritmo si modella, quasi sempre, la stessa intuizione timbrica di Orff: nella scrit - tura poderosa degli episodi corali, ma più ancora nella realizzazione del tessuto strumentale, troppo splendido e originale per lasciarsi attribuire soltanto all’abi - lità di un orchestratore smaliziato. poeta) ai quadri grotteschi di“Olim lacus colueram”, lamento del cigno arrostito allo spiedo, che obbliga il tenore ad arduo sforzo vocale, e di “Ego sum abbas”, CARMINA BURANA una melopea da ubriaconi, volutamente rozza, di nuovo affidata al baritono, fino al grande inno corale in due parti “In taberna quando sumus”: il quadro storico Carl Orff si fa qui vivido, tratteggiato con assoluta sicurezza nello sbalzo dei ritmi, nello Carmina Burana, Cantiones profanae cantoribus et choris cantandae sfruttamento oculatissimo dei versi latini, toccando momenti di rara suggesti - comitantibus instrumentis atque imaginibus magicis vità. Con la terza parte,“Cour d’amours” e“Blanziflor et Helena”, la scrittura musi - per soli, coro, coro di voci bianche e orchestra cale sembra farsi più manierata, lasciando ampio spazio alla piacevolezza delle linee melodiche. Qui si affaccia abbastanza spesso, accanto a qualche eco stra - Fortuna Imperatrix Mundi vinskiana, certo atteggiamento italianizzante, che rimanda appunto alle correnti I. Primo vere - Uf dem Anger novecentiste; con quanto esse potevano raccogliere dell’eredità secentesca e II. In taberna non senza qualche scambio con il patrimonio melodico dell’opera. Ciò non eli - III. Cour d’amour - Blanziflor et Helena - Fortuna Imperatrix Mundi mina, anche qui, la presenza di un ordito ritmico di piena evidenza, di un’orche - strazione scintillante e di grande interesse. Dalla sensualità libera e gioiosa di Periodo di composizione: 19- queste poesie d’amore si è bruscamente ricondotti alla coscienza fatalistica della Prima esecuzione: provvisorietà di tutte le cose con la ripresa dell’invocazione alla Fortuna, alla vo - Francoforte, Opera di Stato, 8 giugno 19 lubile ruota del Destino. Le effettive possibilità sceniche dei Carmina Burana (più tardi inglobati nella tri - Organico: ottavini, flauti, oboi, corno inglese, clarinetti, logia I Trionfi , assieme ai Catulli Carmina e al Trionfo dì Afrodite ) sembrano quasi clarinetti bassi, clarinetto piccolo, fagotti, controfagotto, corni, del tutto annullate dalla prassi largamente diffusa dell’esecuzione in forma di trombe, tromboni,basso tuba, timpani, percussioni, pianoforti, concerto. Ed è pertanto occasione da non perdere, poterli vedere realizzati in celesta e archi forma scenica, anche se la successione delle diverse parti della cantata sembra Durata: 0 minuti circa servire meglio a organizzare la materia musicale che non a giustificare una “trama“, o a mettere in evidenza il significato della scelta e dell’articolazione dei Ultima esecuzione nelle Stagioni del Teatro: testi operata da Orff. Né l’opera, tutto sommato, sembra perderci molto: il senso Estate 008 ideologico dei Carmina Burana , quale appare anche nel montaggio di Orff, la vi - Fiesole, Teatro Romano, 1, 1 luglio 008 sione profana della vita che vi è celebrata, con il monito dell’instabilità della for - direttore Christopher Franklin tuna, con cui essi si aprono e concludono, a incorniciare i tre inni alla natura, 10 11 CARMINA BURANA subtrahit rebellis. CANTO Verum est, quod legitur, FORTUNA