A Cura Di Giovanna Curcio, Nicola Navone, Sergio Villari
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Università della Svizzera italiana Accademia di architettura Archivio del Moderno Studi su Domenico Fontana a cura di Giovanna Curcio, Nicola Navone, Sergio Villari Mendrisio Academy Press 01 Orchestra_pp I-XVI.qxp:Prime_Atti_F.qxp 11/9/11 8:36 AM PageI Archivio del Moderno / Saggi 19 Collana diretta da Letizia Tedeschi 01 Orchestra_pp I-XVI.qxp:Prime_Atti_F.qxp 11/9/11 8:36 AM PageIII Studi su Domenico Fontana 1543-1607 A cura di Giovanna Curcio, Nicola Navone, Sergio Villari Mendrisio Academy Press / 01 Orchestra_pp I-XVI.qxp:Prime_Atti_F.qxp 11/9/11 8:36 AM PageIV Questo volume trae origine dal convegno internazionale di studi «Cosa è architetto». Domenico Fontana tra Melide, Roma e Napoli (1543-1607) (Mendrisio, 13-14 settembre 2007) ed è stato realizzato nell’ambito del progetto di ricerca Domenico Fontana (1543-1607): architettura e ingegneria agli albori del Barocco, diretto da Nicola Navone (Archivio del Moderno, Accademia di architettura, USI, Mendrisio) e Sergio Villari (Facoltà di architettura, Università degli Studi di Napoli “Federico II”), promosso dall’Archivio del Moderno (Accademia di architettura, USI) e dall’Università degli Studi di Napoli “Federico II”. Coordinamento editoriale Tiziano Casartelli Redazione Marta Valdata Impaginazione e gestione immagini Sabine Cortat La pubblicazione ha avuto il sostegno del Comune di Melide In copertina Giovanni Guerra (dis.), Natale Bonifacio (inc.), Disegno, nel quale si rappresenta l’ordine tenuto in alzar la Guglia…, 1586, particolare. Tavola tratta da J. Blaeu, Theatrum civitatum et admirandorum Italiae, pars altera, Amstelaedami 1663. © 2011 Fondazione Archivio del Moderno, Mendrisio 01 Orchestra_pp I-XVI.qxp:Prime_Atti_F.qxp 11/9/11 8:36 AM PageV Sommario VII Problemi di architettura 91 Cantieri d’inchiostro. Meccanica tra XVI e XVII secolo: il “caso Fontana” teorica e meccanica chirurgica Letizia Tedeschi nella seconda metà del Cinquecento Archivio del Moderno, Mendrisio Antonio Becchi Accademia di architettura (USI) Max Planck Institut für Wissenschaftsgeschichte, Berlino 3 Introduzione Giovanna Curcio 105 L’organismo cupolato della cappella Università Iuav di Venezia Sistina in Santa Maria Maggiore Nicola Navone Federico Bellini Archivio del Moderno, Mendrisio Università degli Studi di Camerino Accademia di architettura (USI) Sergio Villari 127 Domenico Fontana e l’architettura Università degli Studi di Napoli “Federico II” Francesco Paolo Fiore Università degli Studi di Roma “La Sapienza” 9 Perché studiare Domenico Fontana Christof Thoenes 143 L’orgoglio e la borsa. I palazzi romani Bibliotheca Hertziana – Max Planck Institut della seconda metà del XVI secolo für Kunstgeschichte, Roma nelle strategie finanziarie delle famiglie municipali 21 Domenico Fontana e gli obelischi. Anna Bedon Fortuna critica del “Cavaliere della Guglia” Università Iuav di Venezia Costanza Caraffa Kunsthistorisches Institut in Florenz – 161 La committenza spagnola di Domenico Max Planck Institut e Giulio Cesare Fontana (1592-1627) Sabina de Cavi 49 Il cavaliere Domenico Fontana: The Getty Research Institute, Los Angeles la «robba» per la nobiltà Margherita Fratarcangeli 185 Il palazzo Reale di Napoli Villa I Tatti - The Harvard University Center e la città vicereale for Italian Renaissance Studies Paolo Mascilli Migliorini Soprintendenza per i BAPSAE 61 Alle origini dell’impresa Fontana per Napoli e provincia Nicola Navone Archivio del Moderno, Mendrisio 197 Idraulica e modernità: il porto di Napoli Accademia di architettura (USI) nell’immagine della città vicereale Maria Raffaela Pessolano 75 Gli “intraprendenti” muratori: Università degli Studi di Napoli “Federico II” i Fontana nei cantieri romani alla fine del XVI secolo Manuel Vaquero Piñeiro Università degli Studi di Perugia 01 Orchestra_pp I-XVI.qxp:Prime_Atti_F.qxp 11/9/11 8:36 AM PageVI 213 Idraulica e modernità: il canale Conte di Sarno Grete Stefani Soprintendenza archeologica di Pompei Giovanni Di Maio Geomed srl, Scafati 229 «Bisognava un huomo valente»: Ammannati versus Fontana nel carteggio di Guglielmo Sangalletti Maurizia Cicconi Bibliotheca Hertziana – Max Planck Institut für Kunstgeschichte, Roma 241 La crisi degli anni Novanta: l’Accademia di San Luca e gli architetti Isabella Salvagni Università degli Studi di Camerino 265 «Che cosa è architetto». La polemica con gli ingegneri napoletani e l’edizione del Libro Secondo Fulvio Lenzo Bibliotheca Hertziana – Max Planck Institut für Kunstgeschichte, Roma 291 Bibliografia 323 Indice dei nomi 01 Orchestra_pp I-XVI.qxp:Prime_Atti_F.qxp 11/9/11 8:36 AM PageVII Problemi di architettura tra XVI e XVII secolo: il “caso Fontana” Letizia Tedeschi Nell’accingermi a scrivere questa prefazione, tornano alla memoria le parole di Paul VII Valéry secondo il quale per quanti particolari si possano raccogliere intorno alla vita di Racine, non se ne ricaverà mai l’arte di scrivere quei versi. Nel caso di Domenico Fontana, i “versi” di Racine si debbono tradurre in altro e trasformare in fabbriche e imprese in cui l’ingegno meccanico e architettonico del ticinese ebbe modo di manife- starsi. Parafrasando dunque Valéry, potrei proseguire affermando: una volta ricostrui- ti gli aneddoti, le avventure, i vari fatti di cronaca spicciola che ne riempiono la bio- grafia esistenziale e ruotano attorno alle opere che lo celebrano, resta da affrontare l’at- tività di architetto che ha dato un ruolo storico a Fontana. E per questo, forse, merite- rebbe conto immaginare un essere teorico che rappresenti, scrive appunto Valéry, la nostra stessa capacità di ricostruire l’opera che ci siamo proposti di spiegare. Se questo metodo non risolve i problemi insolubili della «partenogenesi intellettuale», ha per lo meno il merito di porli con «una chiarezza incomparabile». Sennonché, insorge un immediato dubbio che contraddice, almeno in parte, questo assunto. Dopo tutto, per- ché rinunciare a priori all’uomo in carne e ossa per sostituirlo con un essere teorico, totalmente assorbito dal proprio operato e rispecchiato dalle sue stesse creazioni? Non è forse vero che il destino degli uomini, anche sul piano ideativo e lavorativo, è condi- zionato in buona parte e si nutre esplicitamente del contesto storico, della stessa cro- naca spicciola, dato che questi fattori vanno ad incidere tanto quanto il carattere, gli stati d’animo, le situazioni psicologiche vissute, sulle singole fortune biografiche più di quanto non si creda? E finiscono così per condizionare oltre che l’agire anche il pen- sare creativo dei singoli individui a tal segno che nel porre quei problemi con una «chiarezza incomparabile» su un piano meramente teorico o astratto se ne ridurrebbe alquanto la possibilità di comprensione. La stessa capacità di afferrare compiutamente le ragioni ora di questo e ora di quell’aspetto caratterizzante l’agire progettuale del nostro uomo che si vorrebbe sviscerare, pertanto, ne risulterebbe in parte inficiata. Dunque, non converrà mai ignorare del tutto l’impasto concreto dei fatti che accom- pagnano i problemi o le idee astratte, così come la sequela delle implicazioni esisten- 01 Orchestra_pp I-XVI.qxp:Prime_Atti_F.qxp 11/9/11 8:36 AM PageVIII ziali che stanno dietro a un progetto, al varo di un cantiere e infine al suo esito defini- tivo nel costruito. Al contrario, si dovrebbe poter assimilare quanto più possibile tutto ciò che riguarda da vicino quest’uomo del XVI secolo, per poter avere un’idea pur par- ziale di quello che è stato, di quello che ha vissuto e concepito. E farsene, di conse- guenza, una cognizione meno astratta. Un’immagine meno teorica? Pur nella consa- LETIZIA TEDESCHI pevolezza delle opacità e delle distorsioni che possono sempre derivare dai giacimenti storici, dal coinvolgimento di questa storia sentimentale e materiale, psicologica e sociologica, fatta di minuzie, di accidentalità irrilevanti, di dettagli che non di rado fini- scono per tradire la stessa chiarezza con cui si dovrebbe indagare la veridicità storica del soggetto princeps, nel caso l’architettura, dato che riescono a trasmutarsi in una foschia fastidiosa a tutto vantaggio di raffigurazioni mitopoietiche di essa, credo che convenga considerare con altri occhi anche questa componente per così dire marginale o secon- daria del nostro paradigma. Ben sapendo che è in ballo anche l’esatto contrario: e cioè a dire la positività della sto- ria. Dal momento che il tempo storico trascorso, questo invalicabile diaframma, ha fini- to per farci meglio comprendere e valutare il portato delle creazioni di molti protago- nisti del passato. E ciò può applicarsi anche a Domenico Fontana, andando così a riba- VIII dire l’importanza del contesto entro cui egli ha agito, ha concepito le sue architetture. Qualche esempio: le tanto avversate sue scelte per l’ammodernamento del porto di Napoli trovano pieno riscontro nel XIX secolo, come ci rammenta Maria Raffaela Pessolano. E l’attenzione che egli riversa alle cose di famiglia, inclusa la propria sepol- tura, è un segnale a cui appellarsi nella ricomposizione dello sforzo che il nostro mani- festa nell’amministrare la propria persona, come ha mostrato Margherita Fratarcangeli. Potrei insistere, svelando in tal modo un destino analogo a quanto accade nei con- fronti di un soggetto su cui Valéry s’interroga ripetutamente, fino a giungere alla seguente considerazione, a suo modo conclusiva, vergata nel 1919: «quanto al vero Leonardo […] chissà mai come è stato. Tuttavia, questo mito più strano di qualsiasi altro, ci guadagna enormemente ad essere trasposto dalla favola alla storia. Quanto