Il Pac Tto Dal Congresso Della Pace Di Ginevra 1867 Al Trattato Di Versailles 1919 P E R CO R S IE CO N T R AD D I ZI O N I

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Il Pac Tto Dal Congresso Della Pace Di Ginevra 1867 Al Trattato Di Versailles 1919 P E R CO R S IE CO N T R AD D I ZI O N I Nel palinsesto di M O S T R A D O C U M E N T A R I A Il Pac tto dal Congresso della Pace di Ginevra 1867 al Trattato di Versailles 1919 P E R CO R S IE CO N T R AD D I ZI O N I Artwork di Chiara Corio\Mybesthalf Edizioni Fondazione Anna Kuliscioff Collana “La memoria degli uomini” Con il patrocinio di F O N D A Z I O N E Anna Kuliscioff in collaborazione con DATE APERTURA MOSTRA: DAL 16 OTTOBRE AL 2 DICEMBRE 2018 Sezioni della Mostra a cui è dedicato uno specifico capitolo nella presente pubblicazione: - Le origini del pacifismo. Ernesto Teodoro Moneta, Premio Nobel per la Pace nel 1907. - Il movimento socialista e la guerra. - Il pacifismo cattolico - Donne: pacifismo, neutralismo, interventismo - Conferenza di Versailles. Woodrow Wilson, Nobel per la Pace nel 1919 - La rappresentazione della Grande guerra Si ringrazia l’Archivio Raffaella Podreider e la Biblioteca Gino Bianco di Forlì per il supporto nella ricerca e nell’esposizione di materiali non presenti negli archivi della Fondazione Anna Kuliscioff DIFFUSIONE GRATUITA ISBN 972-88-94-33207-0 Pubblicazione a cura di Marina Cattaneo e Walter Galbusera Edizioni Fondazione Anna Kuliscioff Progetto grafico: Artwork di Chiara Corio/Mybesthalf Sara Brusamolino I diritti di riproduzione traduzione sono riservati. Nessuna parte di questa pubblicazione può essere utilizzata Riprodotta o diffusa con un mezzo qualsiasi senza autorizzazione scritta dell’autore. Stampa : CHR Creativestudio Fondazione Anna Kuliscioff - Via Vallazze 34, Milano www.fondazioneannakuliscioff.it; [email protected] Un viaggio nella storia attraverso documenti, libri e pagine d'epoca. Con questa mostra la Fondazione Anna Kuliscioff vuole accompagnare il visitatore in un percorso che ha segnato profondamente le vicende politiche, sociali, culturali del nostro paese e dell'Europa dalla seconda metà dell'800 fino al termine della "Grande Guerra", dando la possibilità di "rivivere" la storia, attraverso i documenti esposti, perchè la storia e la memoria storica come testimonianza del passato, non siano considerate come qualcosa di astratto e avulso dal presente, soprattutto dalle nuove generazioni. Un viaggio nella storia del nostro paese che si inserisce in quel continuo alternarsi tra pace, guerre e trattati che hanno attraversato il mondo dalla metà dell’ottocento in poi, a cui è dedicata una cronologia riassuntiva. In Mostra viene proposta parte di quella che è stata, negli anni presi in considerazione, una vastissima produzione: opuscoli, libri, pagine d’epoca, documenti dedicati ai temi della pace, della guerra e ad alcuni personaggi che ne sono stati protagonisti. La Fondazione Anna Kuliscioff non ha potuto esporre tutto il materiale da essa posseduto, che rimane comunque disponibile per la consultazione. Una storia non solo di morte e distruzione sui campi di battaglia, di sradicamento e persecuzioni che intere popolazioni subirono, ma anche di dibattito politico e culturale sul pacifismo che impegnò le forze politiche, il movimento operaio, gli intellettuali e le nuove generazioni che si erano affacciati al "secolo nuovo" del '900 con entusiasmo e speranza. Una storia di comunanza di intenti che spesso si trova tra personalità diverse: si pensi a Ernesto Teodoro Moneta - garibaldino, giornalista e Premio Nobel per la Pace nel 1907 - che apparentemente avrebbe avuto poco a che fare con Osvaldo Gnocchi Viani – fondatore del Partito operaio, “costruttore” della Società Umanitaria e delle Camere del Lavoro, fautore della Prima Internazionale - . Entrambi si ritrovano nel Comitato “Pro Armenia e Macedonia” del 1903-04 e successivamente spingono Rosa Genoni a partecipare, unica donna italiana presente, al Congresso per la pace delle donne all’Aja nel 1915. Una storia di contraddizioni : gli atteggiamenti di alcuni personaggi mutano radicalmente e si collocano su posizioni antagoniste a quelle assunte precedentemente. Si pensi a Benito Mussolini, prima socialista rivoluzionario, fiero oppositore della guerra, poi interventista e nazionalista che per sostenere le proprie nuove convinzioni non esita, scrivendo un opuscolo su Jean Jaurès, l’esponente più importante del pacifismo socialista europeo, a ”interpretarlo” in chiave patriottica: ”Jaurès amava la Patria e i socialisti italiani la dispregiano. Jaurès esaltava gli ufficiali….non comprese mai la neutralità italiana” . Una storia di solidarietà: nasce, soprattutto a Milano, una forma straordinaria di “solidarietà nazionale” che accoglie e assiste i feriti e i profughi dopo la rotta di Caporetto nel novembre del 1917. Una storia della Chiesa e di un Papa. Benedetto XV, il cui papato coincise con l’intero periodo bellico, pur condizionato dalla necessità di mantenere una posizione equidistante tra paesi cattolici tra loro belligeranti, non mancò di lanciare appelli per la pace ed assistere le famiglie dei prigionieri e le popolazioni colpite, con particolare riferimento al genocidio degli Armeni da parte dei “Giovani Turchi”, tragica avvisaglia di quello poi perpetrato dai nazisti nei confronti degli ebrei. Una storia di donne: migliaia di donne sostituirono gli uomini nei campi e nelle officine. Anche se il movimento femminile non aveva ancora conquistato il diritto per le donne alla piena partecipazione alla vita politica nelle istituzioni, furono numerose e importanti le figure femminili che svolsero un ruolo attivo nel dibattito e nelle iniziative per la pace, ma altrettanto numerose quelle che si impegnarono sul fronte dell’interventismo democratico e della solidarietà. E infine la storia di una pace: la fine della Grande Guerra e il Trattato di Versailles . Il Presidente Wilson, che con l’entrata in guerra degli Stati Uniti nel 1917 determina un mutamento sostanziale degli equilibri militari, intuisce che la chiave di volta di una soluzione per un futuro di pace duratura in Europa è “una pace senza vittoria”. Purtroppo nel Trattato di Versailles le potenze europee vittoriose non si accontentarono dell’uscita di scena delle vecchie dinastie e della nascita di nuovi Stati Nazionali. 1 A Versailles prevalsero le ragioni della forza: il desiderio di rivincita e dell’interesse al risarcimento dei danni di guerra pesarono duramente sulle popolazioni degli Stati sconfitti e contribuirono a porre le condizioni per lo scoppio di un ben più tragico nuovo conflitto che avrebbe insanguinato il mondo intero. Anche per l’Italia, nonostante la vittoria militare, le vicende del primo dopoguerra saranno fatali. Il desiderio, peraltro giusto, di riprendere le “terre irredente” si accompagnò alla volontà di espansione territoriale, a partire dall’occupazione di Fiume dei volontari guidati da Gabriele D’annunzio, che segnò il disgregarsi dell’autorità dello Stato, dimostratosi incapace, come poi sarebbe avvenuto nel 1922 con la “Marcia su Roma”, di rispondere alla violenza politica con il ripristino e la difese dello stato di diritto. L’interventismo “democratico” fu sconfitto dalla deriva nazionalista e si posero le premesse, con la complicità del Re, per l’affermazione del Fascismo. Walter Galbusera Presidente Fondazione Anna Kuliscioff 2 Le origini del pacifismo. Ernesto Teodoro Moneta, Premio Nobel per la Pace nel 1907. Il Congresso Internazionale della Pace e della Libertà, con la presidenza onoraria di Giuseppe Garibaldi, in cui viene costituita la Lega della Pace e delle Libertà, si tenne a Ginevra nel 1867, seguito negli anni successivi da altri Congressi in varie città europee. Il pacifismo iniziava la sua storia. Il primo Congresso Universale della Pace si svolse a Parigi nel 1889, quelli successivi a Londra nel 1890 e a Roma nel 1891. Dopo la guerra franco-prussiana del 1870 con la sconfitta francese a Sedan, che provocò l’insurrezione di Parigi contro il governo Thiers, per le pesanti condizioni di pace tra Francia e Prussia, e l’instaurazione del governo rivoluzionario de “La Comune”, represso ferocemente da Thiers e dalle potenze alleate, l’Europa entrò in un lungo periodo di pace, mentre i Governi dirigevano le proprie attenzioni alla ricerca di un riassetto degli equilibri coloniali tra vecchie e nuove potenze. Questo contesto indubbiamente favorì l’affermarsi di un vasto e articolato movimento pacifista (nato nei paesi anglosassoni per iniziativa di gruppi religiosi protestanti nella prima metà del secolo XIX°) che si diffuse in Europa. Agli inizi degli anni ‘70 il mondo occidentale fu attraversato da una fase di notevole espansione cui fece seguito una grande depressione in tutto il mondo (1873-1895) che, partita dall’agricoltura, si estese ai settori industriali e provocò licenziamenti, riduzioni dei salari, scioperi e repressioni. Fu questo il periodo in cui si affermarono le prime organizzazioni sindacali e si radicarono i partiti socialisti. In alcuni paesi come l’Italia l’emigrazione di grandi masse di individui divenne la via d’uscita per sottrarsi alla misera e al sottosviluppo. Solo con l’avvento della Sinistra Storica al governo nel 1876 si afferma nel nostro paese l’idea che l’emigrazione è un elemento del progresso economico nazionale che lo Stato deve proteggere La corsa alle conquiste coloniali per il controllo delle materie prime e degli scenari geopolitici coinvolse quasi tutti gli Stati europei. Non mancarono vicende internazionali di grande rilievo, dalla rivolta dei boxer in Cina nel 1896 alla guerra ispano americana per Cuba nel 1898, dalle rivolte in Macedonia e in Armenia, soffocate nel sangue, alla guerra russo- giapponese 1904-1905, dalla guerra italo-turca per la Libia nel 1911 alle guerre Balcaniche del 1912
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