Testi, Tradizioni, Attraversamenti
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Testi, tradizioni, attraversamenti Prospettive comparatistiche sulla drammaturgia europea tra Cinque e Settecento Colloquia a cura di Alessandra Munari, Elisabetta Selmi, Enrico Zucchi VA ADO PADOVA UNIVERSITY PRESS UP P Volume pubblicato con il contributo del Dipartimento di Studi Linguistici e Letterari dell’Università degli Studi di Padova Prima edizione 2019, Padova University Press Titolo originale Testi, tradizioni, attraversamenti. Prospettive comparatistiche sulla drammaturgia europea tra Cinque e Settecento © 2019 Padova University Press Università degli Studi di Padova via 8 Febbraio 2, Padova www.padovauniversitypress.it Redazione Padova University Press Progetto grafico Padova University Press Immagine di copertina Textures, disegno di Davide Scek Osman This book has been peer reviewed ISBN 978-88-6938-175-1 This work is licensed under a Creative Commons Attribution International License (CC BY-NC-ND) (https://creativecommons.org/licenses/) Testi, tradizioni, attraversamenti. Prospettive comparatistiche sulla drammaturgia europea tra Cinque e Settecento Atti del seminario per il Dottorato in Scienze Linguistiche, Filologiche e Letterarie (Padova, 17-18 dicembre 2015) a cura di Alessandra Munari, Elisabetta Selmi, Enrico Zucchi VA ADO UP P Indice Prefazione Anna Bettoni 7 Una mappa per attraversare la ‘selva di voci’. Introduzione 9 Alessandra Munari Figli di Agar e Ismaele. Riferimenti interreligiosi nei libretti per oratorio del Seicento italiano? 13 Andrea Celli «Io so ben che son quella /Che morì per tuo amore e or son viva». Linguaggio ed essere nella rilettura tesauriana dell’Alcesti di Euripide 31 Monica Bisi La nascita della moderna opinione pubblica nella Merope di Scipione Maffei 47 Tatiana Korneeva Prove di modernizzazione: le prime traduzioni romene del teatro occidentale 63 Federico Donatiello – Dan Octavian Cepraga Prolegomeni alla traduzione dei libretti d’opera nel ’700 81 Carolina Patierno Un segundón nell’Italia del XVII secolo: Luis Vélez de Guevara e Domenico Laffi vis-à-vis 93 Daniele Crivellari Un esempio di tragedia ‘a la española’ di Lope de Vega: El caballero de Olmedo 107 Marcella Trambaioli Rappresentazioni drammatiche (e aporie) della libertà in Shakespeare (Hamlet), Calderón (La Vida es sueño) e Corneille (Le Cid) 123 Vincenzo Reina Li Crapi Lo ‘spirito’ dell’Aristodemo: spunti sull’influenza del teatro shakespeariano in Europa 139 Francesca Bianco Gli scacchi e La Tempesta di Shakespeare: una rilettura del dramma in chiave ludica 147 Alice Equestri Comico, eroico, eroicomico, tragicomico: la poetica di G.B. Andreini attraverso gli Olivastri e l’Ismenia 157 Alessandra Munari Il dramma pastorale in Arcadia. Dibattiti teorici e prove teatrali 167 Enrico Zucchi «Priva non resti mai di regno, o di ragione»: ragioni d’amore e di stato nelle Selve incoronate di Ottonello Belli 179 Valeria Di Iasio Biografie degli autori 189 Indice dei nomi 193 Prefazione Quando nell’ottobre del 1550 l’umanista protestante Théodore de Bèze dava alle stampe, a Losanna, la tragedia Abraham sacrifiant, sapeva di compiere un passo in avanti nella tradizione dei testi. Confessava persino, nel suo avviso al lettore, di essersi lasciato trasportare – lui stesso, teologo, innanzitutto, elleni- sta, poeta… – dalle frenetiche domande che i letterati del suo tempo si poneva- no, nell’invenzione, nella composizione: «pensant à telles frénésies je me suis moi-même transporté»1. La sua, era una tragedia che, di necessità, finiva bene. La critica del suo pubblico – «Mais quoi? dira quelqu’un, j’attendais une tragé die et tu nous donnes une satire»2 – era legittima. Ai giovani dell’Accademia di Losanna che dovevano metterla in scena, come al lettore di allora e di sempre, Bèze presentava una storia ‘singolare’, fatta di fede, attraverso la poesia, fatta di tradizioni, che si contaminavano, e di generi, che insieme portavano a rap- presentare una sommità: «[…] de foi la grand’ puissance /Et le loyer de vraie obéissance»3. È significativo che il suo sentire, agli albori della cultura moderna, possa quasi coincidere con l’oggetto cui si sono dedicati, con i saggi presenti in questo volume, gli studenti ed i docenti della Scuola di Dottorato in Scienze Linguisti- che, Filologiche e Letterarie dell’Università di Padova. È significativo, perché con il loro lavoro su Testi, tradizioni, attraversamenti, dunque sulla Dramma- turgia europea tra Cinque e Settecento in chiave comparatistica, gli studenti ed i docenti del Dottorato hanno tessuto un ulteriore intreccio di riflessioni, fondate sul valore della rappresentazione. Fatta di testo, fatta di tradizione, capace di riunire stili e patrimoni letterari provenienti dall’Antichità, biblica o classica, dal 1 T. de Bèze, Abraham sacrifiant, édité et présenté par P. De Capitani, in Théâtre français de la Renaissance, dirigé par E. Balmas et M. Dassonville, Ière Série, vol. I: La Tragédie à l’époque d’Henri II et de Charles IX, Firenze-Paris, Leo S. Olschki-PUF, 1986, pp. 3-54: 18. 2 Ibidem. 3 Ivi, p. 53, vv. 973-974. 8 Prefazione Medioevo, dalla prima produzione a stampa, dal bagaglio orale e dall’esperienza di scena, l’idea di rappresentazione – anche quando concretamente un testo alla rappresentazione non arriva – permette di ‘entrare in contatto’, come scriveva nel 1974 Enea Balmas, con un ideale umano moderno. Nel progetto di rappre- sentazione, si coglie il senso di un personaggio-uomo che è al centro di conflitti, sempre, comunque vada. Che siano Agar, Ismaele, Alcesti, Polifonte, Merope, il cavaliere di Olmedo, Amleto, don Rodrigo, Aristodemo, Ismenia, o gli altri personaggi qui studiati, lo stesso ‘sogno’ li accomuna: il sogno di un’autonomia dal destino. Nella forma drammatica, l’uomo nuovo sa, con tutta la sua nuova dignità, sognare un’auto- nomia impossibile. Sa tenersi in piedi, «au centre de tous les conflits», «vaincu mais finalement invincible contre le destin qui l’humilie»4: invincibile nella sua capacità di interrogarsi, ed invincibile nel mostrarsi in scena, come nel progetto di un autore che, in scena, lo immagina. Potremmo dire anche invincibile agli occhi di chi prende in mano il libro che qui riceve prefazione, perché tante in- telligenze, riunite in questo volume e riunite al momento del Seminario che ne è stato l’occasione, nel dicembre del 2015, su questo sogno si interrogano, at- traversando testi e tradizioni, culture e generi letterari: dunque compiendo altri passi, in avanti, per gli studi che costituiscono il nostro senso. Anna Bettoni Direttore del Dipartimento di Studi linguistici e letterari presso l’Università degli Studi di Padova nel 2015 4 E. Balmas, Littérature française. La Renaissance, II: 1548-1570, Paris, B. Arthaud, 1974, p. 85. Una mappa per attraversare la ‘selva di voci’. Introduzione Alessandra Munari Passo dopo passo, i saggi si addentrano in quella che Ezio Raimondi, ricor- dando il Broch de La morte di Virgilio, definirebbe una fitta ‘selva di voci’1 — voci di scena, voci in musica, voci visive, voci scritte. I loro echi sovrastano e in un certo senso oltrepassano l’ordine storico-cronologico di quel giro fondamentale di secoli in cui lentamente matura il pensiero moderno, tra Cinquecento e Set- tecento, quando la penisola italiana funge da fulcro per le forze tanto centripete quanto centrifughe che animano il fervore culturale europeo della prima mo- dernità; e di queste forze il teatro si presta a cassa di risonanza. Molteplici sono i canali di propagazione e rielaborazione che attraversano i fenomeni drammatici e in generale letterari tra il sedicesimo e diciottesimo secolo. Al primo posto ovviamente si trovano gli scambi tra lingue e letterature, in termini di traduzioni e tradizioni, riecheggiamenti e riprese di fonti, sonorità e tópoi ricorrenti; in gioco si mettono poi generi e forme, in una commistione incessante tra pratiche letterarie, teatrali, culturali; ma si tratta anche di un in- trecciarsi continuo fra scienze, ideologie e filoni di pensiero diversi, discipline e arti, di pratiche che in certi contesti possono già essere di diritto chiamate pro- fessioni. Parimenti, di fronte a questa selva lo studio critico deve per forza av- venire sotto il segno dell’interdisciplinarietà e di una cauta problematizzazione. Incastonata a inizio volume, la prima coppia di saggi è dedicata al tema del sacrificio dell’innocente, osservato nella sua veste scritturale e classica; tema che va ben al di là di qualsiasi concetto di interdisciplinarietà, affondando le proprie radici nel sostrato antropologico più profondo dell’umana, anzi delle 1 E. Raimondi, Intertestualità e storia letteraria. Da Dante a Montale. Appunti dalle lezioni del corso monografico 1990/91 del professore Ezio Raimondi, Bologna, CUSL, 1991, pp. 70-75. 10 Alessandra Munari umane civiltà. Andrea Celli evoca la storia biblica di Agar e Ismaele ripudiati da Abramo, così come circolava nel primo Seicento non solo nei libretti orato- riali, ma anche per esempio nelle arti visive, fossero queste incisioni o dipinti; lo studioso ne illumina i punti di contatto letterari e per così dire ideologici fra le varie esperienze drammatico-culturali e religiose che a questo mito si rifan- no. Nel lavoro di Monica Bisi invece siamo nel territorio della mitologia greca, con la tragica figura dell’Alcesti tesauriana, sacrificatasi per amore e in nome della ragion di stato al posto del sovrano, suo consorte; mito rivisitato però dal Tesauro in maniera originale, giocando su una forte attenzione alla musicalità propria tanto del verso quanto del genere in se stesso, oltre che presentando