Studi in Memoria Di Adriano Rigotti.Pdf
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1 © 2006 - Edizioni Osiride Viale della Vittoria 15b 38068 Rovereto (TN) [email protected] ISBN 88-7498-070-1 2 STUDI IN MEMORIA DI ADRIANO RIGOTTI a cura di MARIO ALLEGRI edizioniosiride 3 Con il patrocinio di Comune di Rovereto 4 Ho incontrato Adriano Rigotti poche settimane prima della sua pre- matura scomparsa avvenuta il 23 agosto 2003. Mi aveva chiesto un ap- puntamento a Rovereto per discutere assieme lindice dei prossimi Atti accademici di cui egli era Direttore per le Classi di Scienze Umane e di Lettere. Lo trovai stanco e molto affaticato: salire i pochi scalini del palazzo Del Bene-DArco era ormai quasi unimpresa per il suo fisico sempre più provato dalla malattia. «Dovrò fare qualcosa mi disse, come pensando ad alta voce ma intanto...». Intanto, cerano gli Atti da allestire, bisognava assicurare il regolare funzionamento di quellistituzione pluricentenaria allinterno della quale aveva ricoperto con zelo encomiabile molte cariche (ne era tuttora il Vicepresidente) e che, lo ricordava sempre, sarebbe continuata ben ol- tre le persone e le loro storie individuali. Aprì un armadio, ne trasse una cartellina intestata e mi illustrò, come alludendo a un passaggio di con- segne, lordine scrupoloso con cui era solito procedere nella composi- zione degli Atti: le date di arrivo dei singoli contributi, quelle della spe- dizione delle prime e seconde bozze, le sollecitazioni talora severe agli autori ritardatari, le attente riletture finali di tutti i saggi assieme al dott. Giuseppe Osti, che in questo incarico oneroso gli sarebbe poi succedu- to con altrettanti impegno e accuratezza. Adriano teneva moltissimo a rispettare i tempi di pubblicazione: la puntualità con cui sempre usciva- no gli Atti era tutta dovuta a questo suo lavoro paziente e silenzioso. Dopo quel pomeriggio non lho più rivisto. La sera stessa però mi raggiunse con una telefonata la solita dopo ogni incontro di lavoro o al termine di un convegno o di una manifestazione culturale brevissi- ma ma incancellabile nella memoria: «Ti ringrazio per il tempo che de- dichi allAccademia». Quello che si faceva, quello che andava fatto, non 6 era per interesse individuale, era per listituzione. DellAccademia, del- la sua funzione, del significato di appartenervi, aveva unidea direi set- tecentesca, la stessa dei suoi antichi promotori. Essa doveva servire an- zitutto allimmagine della città, a conservarne e ad esaltarne se possibile la storia rinvigorendone dunque anche il senso civico, a promuoverne la crescita culturale in armonia con le altre istituzioni cittadine o regio- nali con le quali egli collaborava (la Biblioteca, i Musei, gli «Studi Tren- tini»; ma anche la prestigiosa Deputazione di Storia Patria per le Vene- zie lo aveva voluto socio onorario sin dal 1985). E come quegli antichi fondatori Adriano Rigotti divideva da dilettante nel senso più onore- vole e lusinghiero della parola il proprio tempo tra la professione di ingegnere e la ricerca erudita: le ore libere le occupava preferibilmente con gli studi di storia romana applicata al territorio lagarino, via via allargandosi dalle situazioni locali che erano state oggetto dei suoi primi e più durevoli interessi (la villa dIsera) a questioni di grande rilievo, come possono testimoniare le ultime sue note sulleditto dellimperato- re Claudio per gli Anauni nel 43 d. C. e sui Cimbri in Val Lagarina nel 102/1 a.C.: scritti rimarcherà nel suo commosso necrologio il prof. Franco Sartori legato a Rigotti da profonda stima e da una antica amici- zia che rientrano a buon diritto «in tematiche tuttaltro che locali e recano contributi di novità interpretative». La bibliografia sul Trentino in età romana rivela abbondanti tracce di questo suo sforzo di ricerca, cui gli studiosi di quella storia hanno voluto recentemente dedicare una intensa giornata accademica. Ma non è soltanto a questa sua passione che qui vogliamo rendere omaggio. Istituzioni secolari come le Accademie, sciolte da ogni altro fine che non sia di studio, sopravvivono o prosperano come nel caso degli Agiati roveretani quando possono contare su passioni autentiche, su apporti disinteressati come quelli che Adriano Rigotti era sempre disponibile ad offrire, impegnandosi alloccorrenza anche nei meno glo- riosi, ma tanto preziosi, lavori di segreteria, partecipando regolarmente a tutte le riunioni e non mancando mai a nessuno degli eventi culturali dellAccademia, anche se di argomento lontano dai suoi interessi, con- vinto comera che le iniziative di un socio erano iniziative anzitutto del- listituzione e come tali andavano onorate. Anche per questo avvertia- mo ancora oggi il peso della sua perdita. Adriano aveva un suo stile inconfondibile, fatto di misura non mai oltrepassata e di estrema schiettezza, di slanci generosi celati sotto i modi austeri e talora bruschi da cui tuttavia filtravano sentimenti e affetti sin- ceri, di conformità alle proprie idee ma di rispetto comunque per le opinioni altrui. Terminata una discussione, anche quelle piuttosto acce- 7 se come poteva capitare in qualche Consiglio, i contrasti per lui erano sepolti, si doveva soltanto procedere. Chi lha conosciuto e frequentato credo lo ricordi proprio così: essenziale e limpido, sempre più disposto a riconoscere i meriti degli altri piuttosto che i propri. Che invece erano tanti e così rari ormai da sentirne subito nostalgia e da indurci allomag- gio di questo volume di studi a lui dedicato dagli amici più stretti e da quanti, pur lontani, lo hanno incontrato magari una sola volta, guada- gnandone tuttavia unimpressione viva e indimenticabile. Sono studi che riflettono gli interessi specifici e differenti dei singoli autori (dallarcheologia e dalla storia romana alla storia dellarte, dalla storia letteraria alla letteratura di viaggio, trascorrendo da episodi di interesse istituzionale, culturale e letterario legati al territorio a vicende anche di più ampio respiro nazionale e internazionale) e che si dispon- gono in questo volume secondo la successione cronologica dei conte- nuti, tranne il primo di Carlo Andrea Postinger, succeduto a Rigotti in alcune importanti funzioni, che abbiamo voluto premettere a tutti gli altri come segno di un lavoro e di una responsabilità che fortunatamen- te continuano. Quel che li lega assieme è il ricordo affettuoso e com- mosso del dedicatario. La pubblicazione di questo volume non sarebbe stata possibile sen- za il concorso generoso e disinteressato di Mauro Festini Brosa, amico sincero di Adriano prima ancora che collaboratore prezioso nelle im- prese accademiche. A lui, da parte di coloro che hanno voluto e realiz- zato questo omaggio allo studioso scomparso, il nostro più riconoscen- te ringraziamento. Mario Allegri 8 CARLO ANDREA POSTINGER I LUOGHI, I TEMPI, LE STORIE. PER UNA RILETTURA DEGLI AFFRESCHI DI PALAZZO NORILLER A ROVERETO (1) Palazzo Frizzi Brunatti, meglio noto in genere come Palazzo Noril- ler, ma indicato anche con la suggestiva denominazione di «Palazzo Diamanti» a motivo dellelegante decorazione bugnata di stile rinasci- mentale che ne caratterizza i profili del portale e delle finestre, è una antica e nobile dimora situata nel cuore del centro storico di Rovereto. Chi giungendo da piazza del Podestà percorre via della Terra lo incon- tra ben presto sulla propria destra poco dopo aver superato limbocco della salita, via Castelbarco, che conduce al castello. Ledificio è stato fatto oggetto negli anni Novanta del secolo scorso di un vasto intervento di ristrutturazione e restauro, che ha condotto alla scoperta in una stanza del pianterreno di un ciclo affrescato di epo- ca medioevale assai interessante. Si tratta di una testimonianza darte già di per sé ragguardevole, ma tanto più eccezionale e preziosa in quanto riferita a un periodo storico di cui nel patrimonio cittadino sembrava non fosse sopravvissuta pressoché alcuna traccia (2). Una valutazione (1) Il presente lavoro nasce da un amichevole scambio di idee intrattenuto con Edoardo Tomasi, responsabile della Biblioteca Comunale di Mori, che per primo si è appassionato alla questione sollecitando presso vari interlocutori lelaborazione di nuo- vi studi e ricerche. Nel dibattito verbale è stato coinvolto anche il professor Paolo Zan- chetta, le cui riflessioni, basate su osservazioni anche molto originali, dovrebbero essere tra poco pubblicate in altra sede. Fino ad allora non potrò quindi entrare nel merito degli spunti inediti e soprattutto delle conclusioni che lo studioso mi ha anticipato in una recente discussione e che, nonostante alcune assonanze di fondo, divergono in modo sostanziale da quelle qui esposte, di cui tuttavia rimango ancora motivatamente convinto. (2) Losservazione comune trovò una autorevole formulazione nelle parole pro- nunciate da Nicolò Rasmo in occasione di un intervento pubblico (trascritto in RASMO 10 CARLO ANDREA POSTINGER negativa che in realtà alcuni felici ed interessantissimi ritrovamenti av- venuti ancora più di recente in altra parte della città vecchia consento- no per fortuna di ridimensionare ulteriormente (3). La sala dipinta di Palazzo Noriller ha uno sviluppo rettangolare al- lungato in direzione est-ovest e vi si accede dal suo lato sud mediante un piccolo uscio comunicante con il portico dingresso delledificio. Lun- go le due pareti maggiori si leggono nonostante le ampie lacune diverse scene di quello che parrebbe essere un racconto unitario: sul fianco meridionale spiccano, precedute da quanto rimane dello scorcio di un accampamento militare con figure di soldati impegnati (sembra, però non è detto) nellassedio