Per Meglio Comprendere La Storia Geologica Di
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DALLA PANGEA AL MONFERRATO A cura di Andrea Ferrarotti (Geologo libero professionista) Per raccontare la storia geologica del Monferrato occorre fare un salto indietro nel tempo di 250 milioni di anni, ripercorrendo progressivamente le varie fasi evolutive della Terra, sin da quando tutte le terre emerse erano unite in un unico supercontinente chiamato Pangea fino ai giorni nostri. 250 – 130 MILIONI DI ANNI FA (TRIASSICO – JURASSICO) - FASE PRE ALPINA Durante il Triassico, ovvero circa 250 milioni di anni fa, a seguito di una fase distensiva (rifting) causata da profondi movimenti tettonici dovuti alla risalita di magma dalle viscere della Terra, iniziò la frammentazione del supercontinente Pangea, che radunava tutte le terre emerse. Fig. 1 - Pangea A seguito del rigonfiamento si formarono dapprima rilievi, fratture e valli (graben), che portarono alla separazione del supercontinente Pangea, il quale iniziò lentamente a separarsi e a formare due ampi paleocontinenti chiamati Laurasia e Gondwana. Fig. 2 – Separazione della Pangea Tali movimenti produssero uno stiramento con il conseguente assottigliamento della crosta terrestre: in un primo momento si formarono ambienti costieri e di mare basso (sabbie ed evaporiti), in seguito, col tempo ed il procedere della trasgressione marina, questi vennero sostituiti da depositi di mare via via più profondo (sedimenti di piattaforma e di bacino). Sui margini dei due continenti in via di formazione, ormai separati dal mare della Tetide, si accumularono spessi prismi di rocce sedimentarie prevalentemente calcaree e calcareo marnose. LAURASIA OCEANO DELLA TETIDE GONDWANA Fig. 3 – Laurasia e Gondwana Nel tardo Giurassico si ebbe il culmine della trasgressione marina. Questa fase di assottigliamento della crosta terrestre e di conseguente progressione delle acque comportò l'apertura del cosiddetto Bacino od Oceano Ligure – Piemontese, il quale produsse la definitiva separazione tra Africa ed Europa. Durante la fase di espansione di questo oceano, che durò fino al Cretacico inferiore/medio, sui suoi fondali si generò dapprima una dorsale medio-oceanica simile a quelle presenti negli oceani attuali, la quale diede il via alla produzione di crosta basaltica, in seguito un accumulo di depositi fini di mare profondo i quali testimoniano il periodo di relativa calma tettonica. L'Oceano Ligure - Piemontese era un mare molto più profondo rispetto alla Tetide Triassica dal momento che era costituito da una grande depressione dovuta alla lacerazione della crosta oceanica. Il processo di espansione durò fino al Cretaceo inferiore alla velocità di circa 2 cm l'anno (quasi la stessa velocità con cui oggi si espande l'Oceano Atlantico) e portò alla scomparsa di parte delle terre emerse fino ad allora. Fig. 4 – Formazione dell’Oceano Ligure - Piemontese 130 - 60 MILIONI DI ANNI FA (CRETACEO – PALEOCENE) - FASE OROGENETICA EOALPINA A partire dal Cretaceo ebbe inizio la cosiddetta Orogenesi Alpina, durante la quale l'apertura progressiva dell'Oceano Atlantico portò ad una variazione del movimento tra le placche europea ed africana che incominciarono a convergere tra di loro. In questa fase si formò una zona di sottoscorrimento (subduzione) che spinse la crosta oceanica presente all‟interno della Tetide al di sotto della placca africana. Al contempo, su una porzione della placca africana chiamata Adria si depositarono, su sedimenti di mare profondo, spesse frane sottomarine (sequenze torbiditiche): queste, in una fase successiva, daranno origine alla struttura dell'Appennino, del quale il Monferrato rappresenta il prolungamento verso nord-ovest. La subduzione al di sotto della placca africana causò un primo corrugamento della crosta terrestre con l‟emergere di falde di ricoprimento separate da piani di sovrascorrimento (trusts). Tale fase proseguì fino alla completa scomparsa dell'oceano con il conseguente scontro tra le placche europea e africana (collisione continentale). Fig. 5 – Chiusura dell’Oceano Ligure – Piemontese e inizio fase di collisione continentale 60 - 23 milioni di anni fa (Eocene – Oligocene Inferiore) - Fase Orogenetica Mesoalpina Il sovrascorrimento della placca africana sopra quella europea causò un raddoppio dello spessore della crosta e, di conseguenza, il movimento di avvicinamento fra le due zolle rallentò. In questa fase di collisione, estese coltri rocciose facenti parte delle crosta continentale, della crosta oceanica e del mantello vennero strappate dalle loro zone di origine e traslate per decine di chilometri verso la superficie, accavallandosi le une sulle altre lungo la zona di subduzione. Fu in questo periodo (35 milioni di anni fa, durante l‟Eocene superiore) che, a causa di questa collisione, si assistette alla compressione di ampi volumi rocciosi con il conseguente innalzamento e l‟espansione laterale della catena alpina. Fig. 6 – Progressione della fase di collisione continentale 23 - 5 milioni di anni fa (Oligocene Inferiore – Miocene) - Fase Orogenetica Neoalpina In questa fase la placca africana proseguì nella sua spinta contro l'Europa provocando la formazione delle ultime falde di ricoprimento con vergenza meridionale (Falde Sudalpine). Alla fine del Miocene le Alpi emersero definitivamente e la loro storia successiva sarà caratterizzata dall'azione di modellamento da parte degli agenti atmosferici, specialmente durante le grandi glaciazioni del Quaternario. Fig. 7 – Attuale catena alpina Circa 20 milioni di anni fa, all'interno dell'arco alpino soggetto alle azioni di erosione e smantellamento da parte degli agenti atmosferici, si formò un bacino marino più o meno profondo denominato Bacino Terziario Piemontese (BTP), il quale ricopriva le aree del Piemonte centrale (attuali rilievi della Collina di Torino, del Monferrato e delle Langhe e la pianura Padana) e la cui esistenza trova testimonianza nelle rocce attualmente affioranti in Monferrato. In questa fase i fiumi trasportavano grandi quantità di sedimenti accumulandoli ai piedi delle Alpi fino a raggiungere il Bacino Terziario Piemontese. In acqua, questi sedimenti venivano poi ridistribuiti dalle correnti marine profonde (correnti di torbida). Al contempo, nell‟area mediterranea occidentale si produsse una nuova risalita di calore dal mantello terrestre. Si determinò così l‟inarcamento e la rottura della crosta europea dalla quale si staccò una zolla chiamata “blocco sardo-corso”. Questa zolla, posizionata nel Golfo Ligure, eseguì una rotazione antioraria formando, a nord, il mare ligure-balearico. La geografia risalente a quel periodo vedeva quindi la catena alpina occidentale lambita ad est da un mare che copriva le zone attualmente coincidenti con la Pianura Padana, le Langhe, la Collina di Torino ed il Monferrato, ad ovest dal mare ligure-balearico, appena formatosi. Fig. 8 – Distribuzione dei mari e delle terre emerse durante il Miocene La rotazione antioraria del blocco sardo-corso fu contrastata dal limite occidentale del continente africano: questo contrasto di forze diede origine ad una compressione a seguito della quale si sollevarono gli Appennini. F R O N T E A P P E N A N N IN T IC IC O H I A P P E N N IN I RO TA SA ZI RD ON O E D CO EL RS BL O OC CO Fig. 9 – Rotazione del blocco sardo – corso e formazione degli Appennini Intorno a 8 milioni di anni fa, ad est del blocco sardo-corso avvenne un fenomeno simile a quello della formazione del mare ligure-balearico. Da nord a sud si determinò infatti un‟ampia frattura, che separò la penisola italiana dalle terre oggi coincidenti con le isole Corsica e Sardegna. Questa frattura si allargò lentamente fino a diventare un nuovo mare, il Tirreno, che provocò lo spostamento della penisola verso est. Questo movimento, in senso antiorario, è tuttora in corso e continua a comprimere ed a sollevare gli Appennini. Quasi contestualmente alla formazione del Tirreno, un nuovo evento coinvolse l‟area mediterranea. Tra i 7 e i 5 milioni di anni fa, a causa di una nuova fase di collisione tra le placche europea e africana, il Mediterraneo divenne un mare chiuso e separato dall‟Oceano Atlantico. Le nuove condizioni climatiche produssero una intensa evaporazione, che determinò l‟abbassamento del livello delle acque e la conseguente emersione di vaste aree. Questa condizione, definita come crisi di salinità, si protrasse per diverse centinaia di migliaia di anni: in questo lasso di tempo si depositarono sedimenti di tipo salino chiamati evaporiti, in particolare gessi messiniani, parte dei quali sono tuttora presenti nel Monferrato. Fig. 10 – Massima crisi di salinità durante il Messianiano FOCUS SCIENTIFICO: COSA ACCADDE IN MONFERRATO A partire dall‟Oligocene inferiore (circa 33 milioni di anni fa), all‟interno del Bacino Terziario Piemontese (BTP), in corrispondenza dell‟attuale Monferrato, si deposita, al di sopra del Flysch calcareo Appenninico (Complesso inferiore) rappresentante il basamento inferiore del Monferrato, un serie di sedimenti di origine terrigena e successivamente marina (Complesso superiore). Tali sedimenti sono tuttora visibili lungo i pochi affioramenti rocciosi che si scorgono percorrendo le strade che attraversano le colline del Monferrato. II Bacino Terziario Piemontese (BTP) può essere suddiviso in alcune grandi unità geometricopaleogeografiche: a) il BTP s.s., comprendente il Bacino delle Langhe (LA), l'Alto Monferrato (AM), la zona Borbera-Grue; b) il Monferrato (MO); c) la Collina di Torino (Gelati & Gnaccolini,1988; Biella et al., 1997). Fig. 11 - Schema strutturale del BTP e del settore ovest dell’Appennino settentrionale. Sono rappresentati