Industrie E Imprenditori Saviglianesi
Total Page:16
File Type:pdf, Size:1020Kb
Industrie e imprenditori saviglianesi Renata Allìo A Savigliano la presenza importante delle Officine ha incrementato i servizi di trasporto e ha favorito lo sviluppo di un tessuto industriale, che si è espresso nel settore della meccanica, soprattutto agricola e automo- bilistica. Queste attività si sono inserite in un contesto in cui erano già presenti iniziative nei settori tradizionali: alimentare, tessile, edilizia, lavorazione del legno. Nel frattempo sono andate declinando fino alla chiusura le attività manifatturiere più antiche, quelle che erano presenti nell’Ottocento in quasi tutti i comuni della pianura piemontese e che ora non esistono più: i mulini, le fornaci e le filande di seta. Seguendo un iter storico comune a tutte le regioni italiane e legato all’avanzare del proces- so di industrializzazione, mulini e fornaci hanno cessato l’attività quando la concorrenza della grande dimensione e della produzione meccanizza- ta si è fatta insostenibile. Ancora prima la seta è stata soppiantata da fibre meno belle, ma anche meno costose. Il mulino, che faceva parte del nucleo fondante di ogni comunità, rispondeva alla necessità autarchica della macinazione del prodotto cerealicolo locale, ma spesso serviva anche per battere la canapa o pro- durre olio di noce. La fornace sfruttava materia prima locale per fabbri- care, a mano, i laterizi che servivano all’edilizia locale, ed eventualmente a quella del circondario. Le filande, di solito attive solo alcuni mesi l’an- no, occupavano donne e bambine nella trattura, torcitura e filatura, uti- lizzando bozzoli acquistati sul mercato locale. L’allevamento del baco era infatti svolto all’interno delle economie familiari contadine e rappresen- tava una fonte importante di reddito integrativo del prodotto agricolo. Spazzate via ormai da decenni queste realtà produttive che caratteriz- zavano fortemente la vita delle comunità e segnavano l’architettura con la presenza di ruote, canali e ciminiere, le periferie dei comuni piemontesi si sono andate popolando di stabilimenti e capannoni, in cui si addensa- no le nuove attività produttive operanti talvolta nei settori tradizionali e talvolta anche in iniziative tecnologicamente avanzate. 294 renata allìo Degli stabilimenti serici la comunità saviglianese sembra avere ormai perso la memoria. Eppure in passato furono importanti: nel 1890, una statistica ministeriale rilevò a Savigliano la presenza di cinque opifici tra filande e filatoi (trattura e torcitura della seta), che impiegavano 6.890 fusi e occupavano complessivamente 618 lavoratori, in prevalenza don- ne.1. All’inizio del Novecento la situazione risultava di poco cambiata. Nei successivi vent’anni tutti questi opifici scomparvero, tranne la Fi- landa Musso, detta anche “degli Ebrei” perché costruita su un terreno, in Borgo Macra, che si voleva adiacente, in passato, a un cimitero ebraico. Nel 1930, il Setificio Musso, nonostante la crisi ormai avanzata del setto- re serico, dava ancora lavoro a 250 operaie.2, che si ridussero a un centi- naio alla vigilia della seconda guerra mondiale, quando il setificio produ- ceva circa 1.500 miriagrammi di seta, ottenuti da circa 15.000 miria- grammi di bozzoli freschi. Le difficoltà del settore furono aggravate dal- la carenza di materia prima: in quegli anni sulla piazza di Savigliano si commerciavano circa 4.000 miriagrammi di bozzoli l’anno.3, meno del 30% di quanto necessitava alla filanda a pieno regime. Poiché la produ- zione del Cuneese era lavorata in loco, si rendeva necessario approvvi- gionarsi di bozzoli nella zona di Alessandria o in Veneto, con conseguen- te lievitazione dei costi. La seta filata veniva venduta alle tessiture lom- barde oppure all’estero. La filanda Musso attraversò momenti di diffi- coltà sempre più gravi, operò licenziamenti di massa e riassunzioni tem- poranee, subì cambi di proprietà, per cessare infine l’attività prima dello scoppio del secondo conflitto mondiale. Lo stabilimento, dopo alcuni anni di abbandono, fu demolito per far posto ad immobili di carattere residenziale. Sopravvive, invece, il ricordo di due mulini, che cessarono l’attività nei tardi anni ottanta del Novecento, quando la concorrenza della gran- de macinazione industriale si fece insostenibile e condusse alla chiusura, in tutta Italia, degli impianti storici di molitura. Come le filande, anche i 1 Ministero di Agricoltura Industria e Commercio (d’ora innanzi MAIC), Annali di Statistica, Statistica Industriale, Fasc. XXI: Notizie sulle condizioni industriali della Provincia di Cuneo, Roma, 1890, p. 63. 2 Guida della Provincia di Cuneo edita a cura del Consiglio provinciale dell’Economia, Cuneo, 1930. L’anno successivo, il Censimento generale della popolazione redatto dall’Istituto Centrale di Statistica (Roma, 1931) indicò 207 addetti all’industria tessile in Savigliano. 3 Nel 1910, 1911 e 1912 sul mercato di Savigliano erano stati trattati rispettivamente 9.933, 6.695 e 8.775 miriagrammi di bozzoli (Quadro statistico riassuntivo dei principali mer- cati dei bozzoli della Provincia nel quinquennio 1909-1913, Biblioteca Civica di Cuneo). Nel tardo Ottocento e nei primi anni del Novecento a Savigliano si teneva pure un importante mercato della foglia di gelso. industrie e imprenditori saviglianesi 295 mulini furono abbattuti per fare posto all’avanzare dell’edilizia abitativa e commerciale. Altri impianti industriali, invece, sono sopravvissuti nel tempo, seppure con destinazioni produttive diverse. È il caso di un edi- ficio sito nella zona nord della città, sulla strada per Torino, che ospitò in periodi successivi, tra il tardo Ottocento ed oggi, lo Zuccherificio Maraini, il Pastificio Silfa, la ditta Cantatore produttrice di trattori, l’Italpez che fabbricava tappeti di cocco e infine la Trucco tessile. La memoria della Fornace Novaretti è affidata alla toponomastica: via Antica Fornace ne ricorda infatti la localizzazione. Della Fornace Chesta e Chiambretto, chiusa durante la seconda guerra mondiale, gli eredi dei titolari ricordano, ancora oggi, le attività svolte manualmente secondo la tradizione antica. Sorte non molto diversa è toccata al settore alimentare, attivo in pas- sato nelle forme del pastificio, del caseificio, della distillazione di menta, del commercio di coloniali, della torrefazione del caffè e della produzio- ne della birra. Nuove modalità produttive e distributive hanno costretto gli esercizi del comparto alla chiusura, oppure alla cessione del loro mar- chio o dei loro impianti a iniziative industriali di dimensioni maggiori. Fanno eccezione l’Ilsafood, impresa relativamente recente, che surgela carne bovina e la Panna Elena, che nei quarant’anni di attività ha amplia- to oltre al fatturato, anche la gamma dei prodotti posti in vendita, e che ora fa parte del gruppo Parmalat. Le due ditte operanti nel settore tessile presenti in anni recenti in città hanno avuto esito opposto, la Trucco (maglieria intima e pigiameria) ha consolidato la propria attività, mentre la Juvenilia, dopo aver mutato la produzione dai capi infantili a quelli femminili e dopo aver riscosso per qualche tempo un buon successo, ha cessato l’attività alla fine degli anni Novanta. Nel settore dell’industria pesante, per un quindicennio, tra il 1955 e il 1970, ha operato a Savigliano l’acciaieria San Michele, che produceva lingotti e tondini d’acciaio. Risulta tuttora piuttosto ricca la presenza di iniziative nell’edilizia e nelle attività ad essa direttamente o indirettamente collegate, compresi gli studi di progettazione e i fornitori di materiali. Queste iniziative han- no conosciuto in passato un buon sviluppo: il censimento del 1931 segnalava ben 597 addetti nel complesso delle costruzioni edilizie e stra- dali.4, ma la grande espansione si ebbe soprattutto negli anni del miraco- lo economico e della rapida crescita delle costruzioni sia private sia pub- 4 Censimento generale della popolazione, 1931, cit. 296 renata allìo bliche. Oggi restano in attività, tra le altre, la Farm sas e la Cogein (costruzioni edili) e lo studio di architettura Brick House, dedito preva- lentemente ad iniziative immobiliari. La Maes, la B&B, la Savimacos commercializzano e mettono in opera sanitari, arredi per bagno e cucina e materiale per l’edilizia, operando anche nel mercato ligure e, sporadi- camente, all’estero. Nel settore della segheria, falegnameria, produzione di mobili, ma anche nella carpenteria e nel materiale in legno per interni ed esterni operano due imprese, attive da tempo sul territorio, la Bonelli spa e la Origlia spa. Forse per il retaggio di un passato agricolo importante e tuttora signi- ficativo, Savigliano ha conosciuto numerose iniziative nella produzione di macchine o parti staccate di macchine per l’agricoltura. Delle sei imprese impegnate nella costruzione di macchinario agricolo: Sidera, Andreotti, Cantatore, Galfrè, Omarv e Abimac-Borello le prime due, le più antiche, hanno chiuso da molto tempo i battenti, la Cantatore si era trasferita a Moncalieri, mentre le ultime tre si difendono bene a livello qualitativo nel mercato internazionale. Buon successo conosce anche la Agrispiral che opera nel settore delle spirali meccaniche per coclee. Nella meccanica, trascurando le Officine di Savigliano di cui si dice altrove, oltre alla OMS Sordella, che si occupa anche di oleodinamica e carpenteria, i gruppi maggiormente rappresentati erano quelli della car- rozzeria e della produzione di parti staccate di automobile. Nella carroz- zeria si impegnarono, oltre alla ditta Dedominici, due firme illustri, i fra- telli Fissore e Antonio Scioneri.