Il Diritto in Azione Profili Giuridici E Problemi Storici Dei Processi Per I Crimini Di Guerra Nazisti Nell’Italia Del 1943-1945

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Il Diritto in Azione Profili Giuridici E Problemi Storici Dei Processi Per I Crimini Di Guerra Nazisti Nell’Italia Del 1943-1945 View metadata, citation and similar papers at core.ac.uk brought to you by CORE provided by Electronic Thesis and Dissertation Archive - Università di Pisa UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI PISA Facoltà di Lettere e Filosofia Corso di Laurea Specialistica in Storia e Civiltà Il Diritto in azione Profili giuridici e problemi storici dei processi per i crimini di guerra nazisti nell’Italia del 1943-1945 Relatore: Chiar.mo Prof. Luca Baldissara Candidato: Marco Conti Anno Accademico 2008-2009 2 Indice Introduzione 6 Dal dopoguerra ad oggi 11 1. In Italia 14 2. In Europa 28 Le sentenze 31 1. Responsabilità 35 1.2. Esecuzione o morte 43 1.3. Percezione dell’illegalità 51 2. Rappresaglia, repressione collettiva e omicidio 53 3. L’ordine superiore 68 4. Zelo esecutivo 74 5. La Resistenza 81 Conclusioni delle sentenze principali e loro congetture 92 1. Il tedesco e il partigiano 101 2. In Germania 109 Conclusioni 114 Il ruolo dello storico nei processi 116 1. Gli storici nelle sentenze 122 2. Non solo consulenza tecnica 132 Conclusioni 140 3 I giudici e il Diritto 143 1. Non solo una questione politica 143 2. Mentalità e continuità 168 2.1. La magistratura contro i partigiani 175 3. La parola agli esperti 182 3.1. Guardando Norimberga 192 4. L’inutile lezione di Norimberga? 195 5. Il diritto e gli esperti di ieri e di oggi 202 5.1 Contumacia e prescrizione 209 6. Politica giudiziaria internazionale e problematiche di definizione 213 Riflessioni conclusive 223 Bibliografia 250 4 5 Introduzione Nel maggio 1994 il giornalista statunitense Sam Donaldson intervistò, per conto dell’emittente ABC un ex ufficiale nazista che risiedeva ormai da molti anni in Argentina. Questi era ricercato per crimini di guerra commessi nel corso della seconda guerra mondiale e più precisamente per il ruolo svolto nella strage delle Fosse Ardeatine a Roma avvenuta il 23 marzo del 1944. La televisione italiana diede immediatamente la notizia della presenza nel Paese sudamericano di questo ex militare nazista di nome Erich Priebke. Dopo qualche mese, la notizia di una sua probabile estradizione venne riportata sui tutti i giornali e i media italiani. Questa avvenne nel novembre 1995 e diede avvio al primo di una serie di processi, tuttora in corso, contro ex militari germanici che combatterono in Italia nel periodo successivo all’armistizio dell’8 settembre, data questa, che segnò l’inizio di uno dei momenti più infausti della storia italiana. Come è ormai noto, nel maggio del 1994, a Roma , in via Acquasparta, nella sede della Procura generale militare, situata in Palazzo Cesi, viene ritrovato quello che è ormai noto come l’ “Armadio della vergogna”, dove erano collocati centinaia di fascicoli riguardanti i massacri perpetrati dalle truppe nazifasciste durante l’occupazione tedesca della penisola. Fascicoli che erano una raccolta di testimonianze e di procedimenti che avrebbero dovuto dare avvio a una lunghissima serie di processi a partire dall’immediato dopoguerra a carico di uomini delle forze armate tedesche e della Repubblica Sociale italiana di Mussolini. La storia del loro occultamento è ormai abbastanza nota, ma, senza voler essere ripetitivo e banale, ritengo sia necessario innanzitutto, per aver sempre ben chiaro durante lo svilupparsi del presente lavoro, una visione sufficiente degli eventi che hanno portato alla loro illegale “archiviazione provvisoria” e all’avvio, tardivo ma non vano, di una nuova stagione processuale riguardante i sanguinosi fatti dell’ultimo conflitto mondiale consumati in territorio italiano. Per questo nel primo capitolo si darà un resoconto storico di tali eventi che tuttavia sono riportati in maniera molto più approfondita negli studi di questi ultimi anni portati avanti soprattutto da storici italiani. Infatti negli ultimi anni, grazie soprattutto all’apertura di questa nuova stagione processuale, la ricerca storica ha dato avvio a un’equivalente stagione di studi che ha accompagnato e che accompagna tutt’ora quella giudiziaria. Una stagione che ha sicuramente portato a ragguardevoli risultati e sviluppi che hanno permesso di avere una visione più nitida di quell’epoca sciagurata 6 che colpì non solo l’Italia ma l’intera Europa occupata dai nazifascisti. Questa nuova visione ha dimostrato la razionalità delle azioni militari attuate in modo terroristico dai tedeschi e dai loro alleati, confutando le semplicistiche e propagandistiche tesi che vedevano nella sola ideologia nazifascista l’unico elemento che desse una spiegazione razionale a tali infausti avvenimenti. Questa era stata anche la causa che portò ad una blanda spiegazione dello sterminio degli ebrei e di tutti gli altri soggetti ritenuti “meritevoli di morte” dai nazisti, facendo sì che risultasse molto difficoltoso storicizzarlo, ovvero inserirlo coerentemente nel cammino storico dell’Europa e del mondo occidentale. Grazie a questa nuova stagione di studi storici possiamo dare una visione più chiara dei crimini perpetrati contro le popolazioni civili europee che trova le sue radici in un passato abbastanza remoto (in particolare la prima guerra mondiale, ma anche la guerra franco- prussiana del 1870-71 o la guerriglia antinapoleonica in Spagna) e che raggiunge un livello finora insuperato di violenza in un conflitto, quale la seconda guerra mondiale, che è caratterizzato dall’immagine di un nemico da colpire che non si rifà più solamente alla figura classica dei militari, ma anche, e in particolare, alle popolazioni civili nemiche. Sia ben chiaro che questa visione di “guerra totale” non è stata una peculiarità della condotta militare delle forze dell’Asse, ma ha riguardato anche il modo di combattere degli alleati con i loro devastanti e indiscriminati bombardamenti a tappeto che colpirono le popolazioni tedesche (ma non solo) fino all’ultimo giorno di guerra1. Adesso sappiamo che queste stragi contro le popolazioni italiane sono figlie di una strategia degli alti comandi germanici che mirarono (e riuscirono) ad attuare una politica di “terra bruciata” a ridosso del confine e i prossimità delle linee di fortificazione che dovevano contenere l’avanzata alleata nella penisola. Questo indipendentemente dal fatto che in zona operassero formazioni partigiane oppure no. È comunque vero che nell’universo mentale dei tedeschi era sempre presente la figura del partigiano che attuava tattiche di guerra irregolari e conseguentemente criminali. Questo faceva sì che i soldati sul campo potessero vedere in ogni civile, sia che fosse una donna, un vecchio o persino un bambino, un potenziale partigiano che avrebbe potuto colpire alle spalle il “leale soldato tedesco” che si atteneva ai “metodi di lotta cavallereschi europei” a differenza dei “barbari bolscevichi asiatici”. Il vedere nel civile un pericolosissimo nemico si rifaceva anche all’esperienza del “franco-tiratore” che aveva 1 Una macchia indelebile nella condotta di guerra alleata durante la seconda guerra mondiale, oltre che alle atomiche sul Giappone, è il tristemente noto bombardamento, a guerra ormai conclusa, della bellissima e soprattutto affollata città di Dresda che venne quasi completamente rasata al suolo e che provocò un numero immane di morti tuttora imprecisato. Una sorte analoga era toccata qualche giorno prima a Berlino. Dopo la guerra ai vari comandi d’arma di tutte le specialità fu consegnata una medaglia di riconoscimento per il contributo alla vittoria finale. Ma il “Bomber Command” britannico fu l’unico a non riceverla proprio a causa delle implicazioni morali e delle polemiche che scossero anche l’opinione pubblica dei Paesi alleati riguardo la tattica dei bombardamenti strategici. 7 accompagnato le truppe tedesche nelle guerre combattute negli ultimi decenni sui campi di battaglia dell’Europa occidentale. A questo si sarebbero sommati la rabbia per una sconfitta che molti soldati sentivano vicina o iniziavano a percepire, e la visione stereotipata dell’ “italiano traditore” che non solo aveva abbandonato il “camerata tedesco” dopo che quest’ultimo era intervenuto più volte in suo aiuto (Grecia, Nord Africa, Sicilia), ma addirittura era saltato dall’altra parte della barricata passando dalla parte del più forte2. Si è anche discusso dei risultati raggiunti dai giudici con le condanne o le assoluzioni nei pochissimi processi svoltisi nel secondo dopoguerra e in quelli più attuali. Già studiosi del diritto ed esperti in materia giurisprudenziale avevano commentato queste sentenze su riviste specializzate e ne era scaturita anche una discussione sui vari aspetti trattati nei processi (primo su tutti il diritto di rappresaglia e l’esclusivo monopolio della violenza da parte dello Stato) nell’ambito del diritto internazionale. Ovviamente anche gli storici hanno preso atto, più o meno a grandi linee, delle sentenze. Insomma, pare che questi argomenti siano stati trattati esaustivamente. Tuttavia, proprio il fatto che vi siano, oltre ai procedimenti penali in corso a carico di militari germanici ancora in vita, anche richieste di estradizione per dare avvio a eventuali nuovi processi (sia ben chiaro comunque che siamo al tramonto di questa breve stagione processuale proprio per motivi temporali e anagrafici degli interessati in prima persona, ovvero sia dei superstiti che degli accusati) dimostra che proprio tutto concluso non è. Anche gli storici stanno continuando a studiare vari aspetti degli eventi sotto accusa e di questi studi invece pare non si intraveda ancora un possibile termine. Oltretutto gli ultimi eventi internazionali (Somalia, Bosnia Erzegovina, Cecenia, Afghanistan, Iraq, Palestina, Darfur,
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