[email protected] 2 il festival Il 19° Festival Internazionale Time in Jazz apre all’insegna di suoni immagini e sapori

A Roberto “Billy” Sechi / buongustaio del jazz. Percorsi innovativi che possono essere paragonati alla con- temporaneità della musica? Barricati di originalità e speri- C’è tutta una ricca iconografia che rimanda al jazz ritraen- mentazione? do spesso i musicisti neri americani con un bicchiere in Cookin’Jazz Noi crediamo di si e ci divertiremo a scoprirlo in questa dician- mano. Magari anche con una sigaretta in un buio e fumoso novesima edizione di Time in Jazz. Non prima però di avere club newyorkese. indagato nell’altro vasto e complesso mondo del cibo e non Gli umori di questa musica, soprattutto nel periodo a cavallo prima di avere messo in relazione tutto questo con l’arte con- tra gli anni quaranta e cinquanta, sono spesso dipesi dalle dro- temporanea e con il cinema che da qualche anno a Berchidda ghe e dall’alcool e molti artisti hanno interrotto prematura- sono parte integrante e sostanziale del nostro percorso artistico. mente la loro breve esistenza o hanno fortemente compro- Se durante la scorsa edizione ci siamo tuffati a capofitto nel messo la propria carriera lasciandoci orfani di genialità straor- mondo del digitale e della trance questo anno, poco prima di dinarie ed inespresse. festeggiare l’anniversario dei venti anni, non si poteva non Del resto l’alcool è stato, ed è tuttora, parte suggeritrice affrontare il ricco mondo dell’enogastronomia che si rela- dell’urgenza creativa mentre agli albori del jazz, i locali di ziona con una forma musicale, il jazz, che da sempre è con- Chicago comandati dalle bande rivali di Al Capone e Jim siderata una lingua d’arte che è fonte di nutrimento corpora- Colosimo, si barcamenavano grazie alle licenze per la som- le e spirituale e che coinvolge, all’atto della fruizione e del- ministrazione di alcolici: il rapporto tra jazz e alcool sem- l’ascolto, tutti i cinque sensi in una sorta di ricco banchetto bra essere dunque indissolubile. collettivo e luculliano. C’è tuttavia un’altro feeling più sano tra questi due mondi così Il teatro/cantina di tutto ciò naturalmente è Berchidda (la apparentemente distanti. E’ un legame che si basa sul senso vigna?) e l’attore (il vitigno?) è il festival. del gusto che accomuna tutte le musiche e che ancora di più (Foto Beniamino Pilli) Paese di sole tremila anime a vocazione agro-pastorale è stato appartiene a quelle improvvisate. uno dei primi centri sardi, intorno agli anni cinquanta, a spo- Se si pensa ad un “jazz d’annata”, ad esempio, il nostro pensiero va del gusto. In una unica parola: la poesia! sare il sistema delle cooperative infrangendo quel modello atavico automaticamente ai dischi Kind of Blue di Miles Davis o The Se la vite è mediterranea ed è stata importata da Cristoforo dell’isolamento e dell’individualità fin troppo autonoma. Bridge di Sonny Rollins come, per i vini, si potrebbe pensare Colombo negli Stati Uniti oggi in Europa si rimpianta la barba- Ciò ha portato all’istituzione delle cooperative del latte, della immediatamente ad un Chateaux Margaux del ’97 o ad un tella americana a causa della terribile filossera, un micidiale carne, dell’olio e del vino contribuendo ad un rapido sviluppo Amarone Reciotto, Alcuni paragonano addirittura, con risultati a afide che arrivò in Francia proprio dallo stesso paese di oltreo- economico e sociale. Berchidda luogo ospitale e dinamico dun- volte discutibili, un brano di Duke Ellington o di Glenn Miller ai ceano nel 1869 trasportato nelle stive dei battelli a vapore e che que, con i suoi prodotti di indiscussa qualità che vengono espor- profumi fruttati di un Cabernet Sauvignon francese piuttosto che a si diffuse terribilmente in tutto il Continente fino a distruggerne tati ed apprezzati in tutto il mondo. È facile oggi associare il un Siraz australiano e noi ci divertiamo ad inseguire i loro ragiona- la maggiore parte delle piante. nome del paese ed il suo festival di jazz al Vermentino DOC menti ed il loro gioco raffinato ed ossimoro. E’ come che ci sia stato un rimbalzo che ha viaggiato con i carichi “Giogantinu” o ai formaggi della “Nuova Casearia” piuttosto Ebbene, senza prenderci troppo sul serio (a Time in jazz del resto pieni di speranze. Quelle dei primi uomini migranti del quindicesi- che ai dolci di “Rau” o ai distillati di “Lucrezio R”. Ed è facile non lo abbiamo mai fatto) l’unica cosa che si potrebbe architettare mo secolo fino ai nuovi viaggiatori del ‘900 i quali approdavano, associare la sua proverbiale ospitalità alla cucina tipica tanto senza incorrere in pericolosi scivolamenti di ‘gusto’ è il provare a per passare la quarantena obbligatoria nell’avamposto della Grande semplice quanto raffinata e prelibata. Cucina da apprezzare non dividere il nettare di bacco nelle due famiglie distinte ed autonome Mela, nella piccola isola di Ellis Island arrivandoci magari con il solo al ristorante ma in particolare nelle case e durante i nume- dei vini bianchi e rossi. Un pò come nella comunità newyorkese di piroscafo Principe di Piemonte da Napoli come è stato per il mio rosi ‘spuntini’ di campagna in occasione delle feste, della ucci- un secolo fa divisa anch’essa, in modo fin troppo netto, tra black e antenato Paolo Fresu il cui nome è stato ritrovato negli immensi sione del maiale, delle vendemmie o della tosatura delle pecore. white man… Ma allora i rosè dove li collochiamo? Sembrano non archivi della Ellis Island Foundation di New York. Provenienza Zuppa berchiddese, panafittas, fae e laldu, seadas, panadas, ange- poter essere rappresentati in nessuna categoria ma la verità è un’al- “Birchiddu”, era stato annotato erroneamente nel suo dossier da lottos (di formaggio o di ricotta), brugnolos, ozzu casu, laldadina, tra. E’ che oggi il jazz non è più solo di New York, di Chicago o qualche impiegato distratto o poco esperto di italiano (o di ungieddas, brozzu mosinzu e dolci tipici con abbamele, abattu, della New Orleans messa in ginocchio dall’uragano Katrina. Il jazz sardo!?!), e chissà se questo uomo poco più che ventenne conobbe miele di fichi d’india o di corbezzolo ed altre prelibatezze sono è finalmente una musica universale che suonano i bianchi, i neri, i il primo jazz nel lontano 1922! parte della cucina di tutti giorni e diventeranno, all’interno del rossi, i gialli ed anche… i rosè! Il percorso della vite incarna dunque la migliore metafora del jazz, nostro festival, companatico dell’arte e giusto complemento nella Finalmente il jazz è oggi come il vino: non si produce solo in Italia, stile musicale nato dall’incontro in terra d’America tra cultura afri- ricca tavola da imbandire con suoni e aromi, gusti e colori. Francia e Spagna ma anche (e con risultati straordinari) nella mite cana ed europea e sbarcato successivamente, durante la seconda Ma è la Sardegna tutta ad offrire una svariata e raffinata cucina oltre California, in Colorado piuttosto che in Australia, nelle rigogliose guerra mondiale, in Europa per attecchire subito a Parigi, Londra, ad una ricca produzione vinicola oramai sempre di più in crescita e valli coltivate da Stellenbosch o Franschhoek a Cape Town piutto- Berlino o Roma diffondendosi capillarmente al punto da spostare in sempre più competitiva sul piano nazionale ed internazionale. sto che in Cile o in Argentina. pochi decenni il baricentro dell’interesse e della creatività in La varietà del territorio fa si che ogni zona della Sardegna abbia un Vino e jazz dunque sono in sintonia ed inseguono lo stesso percor- Europa, in Giappone e poi in numerosi altri paesi del mondo. suo piatto tipico e che questo rappresenti e racconti al meglio il costu- so storico e creativo. Sono mondi universali oggi difficilmente col- Il jazz è come il buon vino strutturato e tanninico. Più invecchia e me di un’Isola che è un Continente. Dai culurgiones della Barbagia locabili che parlano una lingua senza geografie: quella del suono e più è amabile ma, come nella moderna filosofia vinicola, si avver- passando per la merca, la fregola ed i malloreddhus del Campidano, del gusto. Del saveur e del goût, come si direbbe in Francia, e del te la necessità di innestare il vecchio per sposarlo con le nuove tec- fino allo zimino, la cordula di agnello o la favata sassarese passando taste o del flavour a Londra o a Los Angeles facendoci ritrovare tutti niche di produzione ottenendo così prodotti innovativi ed affinando per la fainè di origine genovese, la bottarga o le panadas di carne o di sui pochi denominatori comuni: lo swing e l’armonia dell’aroma e ed incentivando la produzione. il festival 3 anguille di Oschiri fino ad un particolare cous-cous di lontane origi- che avvicina ed unisce per un modo di vivere di qualità in sintonia Duke Ellington o de Glenn Miller a sos profumos fruttados de unu ni tabarchine, la carne (sa petta o petza) ed il pesce (su piscadu) sono con ciò che la vita ci offre. Insomma, un modo diverso di vivere la Cabernet Sauvignon frantzesu pius che a unu Siraz australianu e gli alimenti semplici, variegati e prelibati che la Sardegna produce e musica e l’arte. Un ‘diverso’ festival! nois nos isprajamus a sighire sos arrejonos insoro ei su giogu raffi- che solo da poco iniziano ad essere conosciuti fuori dai confini La quasi totalità dei progetti artistici che ruotano intorno al tema del nadu e cuntrappostu. dell’Isola. Del resto è così anche per la sardissima birra Ichnusa, per cibo e del vino sono commissionati appositamente attraverso pro- Bene, chena nos leare troppu a sa seria (a Time in jazz de su le specie viticole autoctone (cagniulari, vermentino, monica, canno- duzioni originali espressamente concepite per Time in jazz (alcune restu no l’amus mai fattu) s’unica cosa chi si diat podere archi- nau, carignano, malvasia, aleatico, pascale, ecc.) sempre più raffina- in co-produzione con altre realtà regionali) e lo stesso avverrà sia tettare chena che ruere in perigulosos illuscigamentos de ‘gustu’ te, dotate di spessore e personalità come variegata è la proposta dei nella sezione del PAV e sia nella rassegna di film a carattere etno- est su proare a dividire su nettare de baccu in sas duas familias dolci tipici (sebadas, papassinos, tiliccas, arantzada...) e dei pani che grafico in collaborazione con l’Istituto Superiore Regionale distintas e autonomas de sos binos biancos e rujos. Unu pagu sono tanti e diversi quanti sono i paesi dell’isola. Etnografico della Sardegna. coment’e in sa comunidade newyorkesa de su seculu passadu In questi anni il percorso culturale del paese ha portato a Berchidda Ma come di consueto il festival non vuole chiudersi in se stesso ma divida issa puru, in modu fenamenta troppu nettu, tra black e realtà e strutture in grado di raccontare l’antica e straordinaria cul- vuole dialogare con gli altri eventi che vi si svolgono nel corso del- white man… Ma tandho sos rosè in ‘ue los ponimus? Diant par- tura del cibo, del vino e dell’olio con la creazione di una serie di l’anno. Il filo conduttore del cibo e del vino nelle sue diverse decli- rere de no podere essere rappresentados in nisciuna categoria strutture (il Museo del Vino/Enoteca regionale, la Strada del nazioni, sarà ripreso anche nei diversi appuntamenti – legati rispet- ma sa veridade est un’attera. Est chi ‘oe su jazz no est pius e solu Vermentino, l’imminente Università del gusto, ecc) capaci di archi- tivamente alla letteratura e al video, alla musica e al cinema – che de New York, de Chigaco o de New Orleans posta in benujos viare la cultura enogastronomica e di raccontare un popolo attra- scandiscono le attività dell’Asssociazione culturale Time in jazz dae s’uraganu Katrina. Su jazz est finalmente una musica uni- verso le sue tradizioni culinarie e vinicole. durante l’arco dell’anno. versale chi podent sonare sos biancos, sos nieddhos, son rujos, Noi non possiamo non essere attenti a questi sviluppi ed il nostro Ancora una volta il Festival Internazionale Time in jazz dimo- sos grogos e puru… sos rosè! festival, che raccoglie da sempre le nuove tendenze della musica stra il suo attaccamento alla tradizione ed al territorio ed ancora Finalmente su jazz est ‘oe ‘iu comente su ‘inu: no si produit solu in jazz ma anche dell’arte contemporanea, del cinema e di altri lin- una volta si pone come strumento sensibile ed innovativo alla Italia, Frantza e Ispagna ma puru (e cun resultados bonos meda) in guaggi, ha da sempre avuto come obbiettivo la ricerca curiosa nel ricerca di quella avanguardia manifestata nel lontano 1988 e da sos caldumos de California, in Colorado pius che in Australia, in sas passato e nel presente unita alla necessità di innestare le lingue d’ar- allora fonte e fucina di idee. birdes ‘addhes cultivadas dae Stellenbosch o Franschhoek a Cape te d’oltre mare e d’oltre Oceano con la nostra cultura locale nel ten- Pardon… cucina di idee… Buon ascolto dunque e buona perma- Town pius che in Cile o in Argentina. tativo (possiamo dire ormai riuscito?) di farne un luogo di incontri nenza a Berchidda ma anche … buon appetito e prosit! Binu e jazz duncas sunu in sintonia e sighint sa matessi semida isto- e di comunione laddove la musica e le arti divengono pretesto per Il Direttore artistico rica e creativa. Sunu mundhos universales ‘oe diffitzilmente cullo- scoprire culture, mondi, luoghi, lingue e gusti. Paolo Fresu cabiles chi faeddhan una limba chena geografias: cussa de su sonu Time in jazz, festival nato nel lontano 1988, diviene attraverso °°°° e de su gustu. De su saveur e de su goût, comente si diat narrere in il suo straordinario potere di attrazione l’occasione e lo stru- B’at totta una ricca iconografia chi nos rimandhat a su jazz Frantza, e de su taste o de su flavour in Londra o Los Angeles fat- mento aggregante in grado non solo di seminare e di radicare retraendhe medas bias sos musicantes nieddhos americanos cun tendhenos abbojare tottu cantos cun sos pagos denominadores pensieri creativi ma in grado di suggerire e provocare indotti una tatza in manu. Magari puru cun una sigaretta in unu iscurosu e comunes: su swing ei s’armonia de s’aroma e de su gustu. In un’u- mediatici, culturali ed economici atti al veicolare, attraverso l’u- fumosu locale de New York. nica paraula: sa poesia! niversale linguaggio della musica, ciò che Berchidda, l’area del Sos umores de custa musica, ispecialmente in su periodu a caddhu Si sa ‘ide mediterranea est istada importada dae Cristoforo Monte Acuto e la Sardegna producono proiettandosi nel com- tra sos annos baranta e chimbanta, sunu medas bias dipesos dae sas Colombo in sos Istados Unidos ‘oe in Europa si torrat a piantare sa plesso crocevia del mondo. drogas e dae s’alcool e medas artistas ant truncadu in antitzipu una barbatella americana pro curpa de sa mustrenga filossera, unu afide Questa diciannovesima edizione che porta il titolo “Cookin' jazz” esistenza curtza o ana cumpromissu sa carriera lassendhenos orfa- ilfidiadu chi arriveit in Frantza propriu dae su matessi logu de inseguirà il format oramai collaudato tra concerti nel grande palco- nos de dzenialidades mannas e inisprimidas. oltreoceano in su 1869 istraportadu in sas istivas de sas naes a vapo- scenico di Piazza del Popolo (il cuore pulsante del borgo), nelle De su restu s’alcool est istadu, ed est ‘oe puru, una parte importan- re e chi si diffundheit terribilmente in tottu su Continente fenamen- belle e preziose chiese campestri di Berchidda e di vari Comuni te de s’urgentzia creativa candho, a sos tempos de s’arveschida de t’a distruire sa madzore parte de sas piantas. limitrofi (Ozieri, Oschiri, Monti, Nughedu San Niccolò e da questo su jazz, sos locales de Chicago pretzettados dae sas criccas inimi- Est comente chi siat istadu unu rembaltzu chi at viaggiadu cun garri- anno Pattada e Tempio Pausania con la bella chiesa di San Cosimo gas de Al Capone e Jim Colosimo, s’arrangiaiant gratzias a sas lit- gos pienos de isperantzias. Cussas de sos primos omines migrantes e Damiano a Nuchis), nelle piazzette e nelle strade, nei boschi e zentzias pro servire sos alcolicos: su rapportu tra jazz e alcool paret de su bindhighesimu seculu fentas a sos viaggiadores noos de su ‘900 nelle radure che guardano l’isola di Tavolara piuttosto che nella essere duncas bene atradzadu. sos cales approdaiant, pro passare sa barantena obbligatoria in su dimora gallurese del cantautore Fabrizio De Andrè. B’at però un’atteru feeling pius sanu tra custos duos mundhos appa- avampostu de sa ‘Grande Mela’, in s’isuleddha minore de Ellis Island Concerti che forse questo anno arriveranno dal mare (durante la rentemente attesu s’unu dae s’atteru. Est unu ligadzu basadu subra arrivendhebi magari cun su piroscafu Principe di Piemonte dae traversata tirrenica) o dal cielo (con happening da tenersi nel- su sensu de su gustu, chi imboligat umpare tottu sas musicas e chi Napoli coment’est istadu pro s’antenadu meu Paulu Fresu su cale l’aeroporto Costa Smeralda di Olbia) ed anche attraverso le vie appartenit ancora pius a cussas improvvisadas. nome est istadu acciappadu in sos immensos archivios de sa Ellis ferrate della Sardegna, dal sud al nord, in un turbinio di eventi e Si pensamus a unu ‘jazz d’annata’, peresempiu, su pensamentu Island Fundation de New York. Provenientzia “Birchiddu”, fidi ista- di concerti che lambiscono i plurilinguaggi dell’arte e che scan- nostru diat porrer’andhare immediadu a discos comente a Kind of du annottadu isbagliendhe in su dossier dae calchi impiegadu distrat- dagliano tutti i luoghi possibili ed improbabili con più di qua- Blue de Miles Davis o The Bridge de Sonny Rollins comente, pro tu o pagu espertu de italianu (o de sardu!?!), e chissà si cuss’omine ranta proposte musicali ed altrettanti eventi. sos binos, si diat podere pensare subitamente a unu Chateaux cun pagu pius de vint’annos at connottu su primmu jazz in su lunta- Attraverso i sapori e gli odori la musica sarà più ricca e condivisa Margaux de su ’97 o a unu Amarone Reciotto. Tzertos paragona- nu 1922! Su percursu de sa ‘ide incarnat duncas sa medzus metafora con i numerosi spettatori che vorranno spartire quel gusto comune n’addirittura, cun resultados a bortas adzardados, unu branu de Segue a pagina 38 4 giovedì 10 agosto 2006 Per mare, per cielo e per terra Con la Gangbé Brass Band concerti in nave, all’aeroporto di Olbia, parate per strada e festa finale

La parte del leone di Time in Jazz 2006 ensemble di dieci musica con quella dei riconoscimento al “Benin Golden spetta a questa formazione in arrivo dal elementi a menare padri e ringraziarli per Awards” e partecipano al primo Benin, nell’Africa centro-occidentale, le danze nella con- aver lasciato loro in ere- “Rencontre Nomade” di Cotonou e la con la sua travolgente miscela a base di sueta festa finale, dità la ricchezza e l’ori- festival panafricano del jazz di Accra, nel jazz e di ritmi e sonorità della sua terra. la sera di ginalità dei ritmi. Ghana. Nel 2000 suonano su scene inter- A Olatoundji Magliore Ahouandjinou Ferragosto, in una Tra il 1994 e il ’97, la nazionali prestigiose come il Womad di (tromba e voce), Wendo Martial piazza del Popolo Gangbé ha lavorato Londra, il Jazz à St Louis (Senegal), il Ahouandjinou (trombone e voce), come sempre soprattutto in Benin, festival della Côte d’Opale a Boulogne e Benoit Avihoué (percussioni e voce), aperta a tutti per muovendo i primi passi Lille 2000 (FR). Contemporaneamente Athanase Obet Dehoumon (buggle e l’ultimo appunta- grazie all’aiuto di cominciano a mettere in moto dei pro- voce), Lucien Gbaguidi (sassofono), mento del festival. André Jolly, direttore getti culturali sulla musica del Benin: il Jeremi Guigonou Ahouandjinou (trom- La Gangbé Brass del Centro Culturale primo (“La Boite à Rythme Vaudou”), ba e voce), Roch Bodunrin Band si è formata Francese di Cotonou. sostenuto dal Ministero della Cultura di Ahouandjinou (tromba e voce), nel 1994 intorno a La partecipazione a quel paese, consiste nel recupero e dei Octavien Jean-Richard Codjia (percus- un nucleo di otto vari spettacoli e le ritmi tradizionali della loro terra e nella sioni e voce), Crespin Kpitiki (percus- musicisti di musiche per il film loro registrazione su cd e cd-rom che sioni e voce) e James Vodounon (tuba e Cotonou, la città “Ciel, ma francopho- verranno poi distribuiti nelle scuole d’ar- voce) sono infatti affidate le consuete nodale e più popo- nie” dello scrittore te e negli istituti culturali europei. parate per le vie di Berchidda che ogni losa del Benin. Camille Amouro, scan- Nel 2001 la Gangbé comincia a lavora- giorno, all’imbrunire, precederanno i Questi giovani jaz- discono le tappe di un re con Contre Jour, a Bruxelles, e regi- concerti serali, ma anche una serie di zisti avevano alle percorso che nel 1997 stra il suo secondo album, “Togbé”, esibizioni “extra moenia”. A partire da spalle esperienze arriva ad una svolta mentre in estate si imbarca per una quella con cui accompagnerà la sua tra- con svariati gruppi, La Gangbé Brass Band importante quando la nuova tournée internazionale di quaran- versata in nave dalla penisola verso la prima di dedicarsi Gangbé fa da gruppo tacinque date. Tornerà in Europa anche Sardegna, il pomeriggio del 10 agosto: ad un’intrigante fusione di stili tradizio- canti – nella lingua nativa – parlano dei spalla ad Angélique Kidjo. nella primavera successiva e poi in esta- un appuntamento possibile grazie alla nali. Ponendosi l’obbiettivo di promuo- fatti della società, denunciano le ingiusti- Nel 1998 salgono sul palco di svariati te per partecipare a diversi festival preziosa collaborazione della Sardinia vere l’originalità della musica della loro zie politiche o la sofferenza delle donne. festival e incontrano il gruppo francese prima di imbarcarsi, in settembre, per Ferries. Ottoni e percussioni raccolti terra, il gruppo ha saputo darsi un’im- Con la parola “Togbé” (che è anche il Lo’Jo Triban. Grazie al loro sostegno e a una serie di concerti negli Stati Uniti. sotto le insegne della Gangbé Brass pronta allo stesso tempo moderna e tradi- titolo del secondo album di questo grup- quello del direttore del Centro Culturale Ma è sempre in Europa che si concen- Band saranno anche protagonisti di due zionale, frutto dell’incontro fra il jazz e po), la Gangbé Brass Band definisce la Francese di Bamako, Yves De La Croix, tra la maggior parte degli impegni del “Concert-azioni” in programma all’ae- l’etnofonia del Benin. La miscela di musica su cui ha costruito la propria iden- registrano il primo album, “Gangbé”, e si gruppo che registra nel 2003 il suo ulti- roporto di Olbia: la mattina dell’11 ago- sonorità occidentali e di quelle proprie di tità: il termine vuole infatti dire “ancestra- imbarcano per la prime tournée interna- mo album, “Whendo” (ovvero, sto (alle 10) e quella del 15 (ore 12:45). questo angolo d’Africa, stringe un lega- le”, ed è il modo scelto dal gruppo per zionale: trentacinque date in Europa e “Radici”), per presentarlo poi dal vivo E sarà sempre questo trascinante me ideale fra passato e futuro, mentre i sottolineare l’antico legame della loro poi, nel 1999, in Canada. Ottengono un nell’estate del 2004. Viaggio multisensuale al Museo del Vino Suoni, immagini, profumi e gusto per raccontare il rapporto con il cibo Raccontare la Sardegna sta ritagliando uno spazio attraverso i suoi sapori, i nel panorama musicale suoi profumi, la sua musi- nazionale. ca. Il Museo del Vino – Piero Careddu, uno dei Enoteca Regio nale della più apprezzato cuochi iso- Sardegna ci prova con un lani, promotore di nume- progetto originale, il rose iniziative legate alla CineCon certoCenato in cultura del cibo e del vino, programma giovedì 10 ha ideato per l’occasione agosto a partire dalle dei piatti speciali che, in 21.30. E’ la prima volta che armonia con le musica, si realizza un concerto nel amplificheranno le emo- quale alla potenza emozio- Nasodoble zioni degli spettatori. nale della musica si abbi- Un’atmosfera accoglien- nano, con pari dignità, la magia dei profumi e dei te e stimolante, che alle suggestioni proprie del sapori del cibo e del vino, uniti a un commento video Museo del Vino aggiungerà le immagini realiz- realizzato dal vivo. La struttura museale, che ospita zate dal vivo ed elaborate in tempo reale dal una selezione di vini di tutta la Sardegna, apre le sue Qoèlet Project, un gruppo di giovani videoma- porte a questa iniziativa ideata da Antonella Usai, kers di Sassari. Piero Careddu e Alessandro Zolo. La fusione tra Antonio Canu, critico musicale e sommelier, farà immagini, suoni, profumi e gusti darà vita a un per- da Cicerone in questo viaggio, raccontando ciò corso multisensuale che si adatta pienamente ad esse- che avverrà nel corso della serata e fornendo al re ospitato in questa edizione di Time in Tazz, tutta pubblico le chiavi per essere esso stesso una basata sul rapporto tra musica ed enogastronomia. componente dello spettacolo. I partecipanti Un evento particolare: il lato musicale del progetto saranno protagonisti della serata, potranno muo- è affidato ai Nasodoble (Alessandro Carta alla voce versi liberamente negli spazi della manifestazio- e flauto, Simone Sassu al piano, Andrea Fanciulli ne; per loro sono pronte una serie di “istruzioni alla chitarra, Alessandro Zolo al basso e Carlo Sezzi per l’uso” affinché possano dare il giusto senso alla batteria), promettente formazione isolana che si all’iniziativa. giovedì 10 agosto 2006 5

Da bambina cantavo A n i m e J a z z De André Maria Pia De Vito e Maria Pia De Vito ricorda l’infanzia rendono omaggio a Faber e il cantautore genovese

Time in jazz si nio creativo nel- Ero piccola, avevo nove o dieci anni, quando in casa mia veste di rosa per l’incontro con arti- si materializzò un disco di De Andrè. E mi fece in qualche un omaggio tutto sti anche di ambiti modo da traghettatore dall’infanzia musicale all’adole- al femminile non jazzistici, e ha scenza. Era la prima volta che sentivo canzoni che parla- all’indimenticabile quindi portato vano di ladri ed assassini, di graziose bambine e puttane, Fabrizio De nuova linfa e della follia dell’uomo che spara ad un suo simile nel Andrè. Il pomerig- nuove idee all’in- macello autorizzato delle guerre. Con la stessa compassio- gio del 10 agosto terno del duo. Il ne, piena di rispetto, senza patetismi. (ore 18), a tener risultato è l’acco- Bocca di Rosa. Via del campo. Ero affascinata e scanda- banco all’Agnata, stamento del vasto lizzata. La parola puttana in casa mia non si era mai detta. la località nei pres- patrimonio comu- A scuola dalle suore men che meno. Ed ecco che questo si di Tepio ne sul piano del- signore dalla voce scura e rotonda, pacata al punto da sem- Pausania che il l’interplay e del brare indolente, cantava dei perduti, dei rejetti, e c’era su grande cantautore gusto per la ricerca di loro una luce, c’era amore e asciutta partecipazione. E elesse a uno dei compositiva, con capii che nella qualità stessa del suono della sua voce, suoi luoghi di riti- uno sguardo alle nella sua “grana” unica e irripetibile, nella sua calma acco- gliente, c’era quel “conduttore” potentissimo, che faceva ro preferiti, due Rita Marcotulli e Maria Pia De Vito (ph. Raffaella Cavalieri - Iguana Press) possibilità sonore protagoniste asso- offerte anche dalle arrivare quelle storie in un punto segreto del mio cuore, lute del jazz italiano: Maria Pia De Vito e scoccare la fiamma di un sodalizio artisti- nuove tecnologie, utilizzando anche dove potevo commuovermi per l’assassino, per una bimba Rita Marcotulli. La cantante napoletana e co destinato a rafforzarsi nel tempo. Le sequenze, suoni “composti” da sovrappo- dagli occhi grigi come la strada, per il soldatino nemico di la pianista romana si conoscono personal- due musiciste si ritroveranno ancora nel sizioni di campionature, stratificazioni rit- Piero, per i campi di grano, per il pescatore assopito. mente e musicalmente da una ventina ’96 per dare alle stampe Fore paese, un miche e vocali, loops creati estemporanea- Nelle sue storie lacrime gratuite mai. Risate e ironia, graf- d’anni, ma solo nel 1994 iniziano a dare lavoro monografico sulla musica del dram- mente dalla sola voce. fio e asprezza, quell’essere “parte di tutte le parti”, per forma a dei progetti comuni: con Nauplia maturgo Raffaele Viviani, e poi in Triboh, Forte valenza improvvisativa, quindi, ma dirla alla Celan, sono la pecora sono la vacca, il capo esplorano insieme le possibilità di sintesi altro progetto di “spaesamenti” musicali, anche grandi spazi lirici, dinamiche ai con- indiano, il nano. Tutto evidente, tangibile nello spessore, tra elementi della cultura musicale napo- dove sono in compagnia del percussionista fini del silenzio, da sempre “ambiente” nella profondissima quiete della sua voce. letana, mediterranea, e l’improvvisazione armeno Arto Tuncboyaciyan. Ognuna delle ideale per il pianismo personale e lirico Una felicità poter cantare lui e di lui, un ringraziamento jazz. Consegnato ai solchi dell’omonimo due musiciste ha percorso negli anni strade della Marcotulli, e per la ricerca sul profondo da parte di Maria Pia a nove anni. Canterà sicu- disco, Nauplia è anche la scintilla che fa differenti, ha arricchito il proprio patrimo- “suono” della voce della De Vito. ramente anche lei. Maria Pia De Vito

Dopo il successo dello scorso anno con Danilo Rea Ritorno all’Agnata Time in Jazz ancora ospite nella tenuta di Fabrizio de André per un nuovo progetto tra jazz e e canzone d’autore

“Anime... Jazz”, ovvero il oltre tremila persone, che in Jazz che sposa la musica un irreale silenzio hanno d’autore. E se la “prima è assediato l’Agnata e che que- buona” e non si “stecca”, ma st’anno non possono mancare al contrario il successo di al secondo atto che andrà in pubblico e di critica è supe- scena il 10 agosto. Tutte le strade portano all’Agnata: riore ad ogni più rosea aspet- Questa volta, però, le parole Una specie di guida per raggiungerla tativa, diventa quasi doveroso correranno libere fino a per- ripetere la formula di un dersi nei boschi di lecci della 1. Arrivo da Berchidda evento che negli annali di grande valle ed avranno l’in- Da Berchidda imboccare la strada per Oschiri; giunti al paese svol- Time In Jazz (già di per sé confondibile timbro sonoro tare in direzione Tempio Pausania. Oltrepassato l’incrocio per il Evento) credo si possa defini- di Maria Pia De Vito ed Monte Limbara (Vallicciola), dopo circa tre Km svoltare a Sinistra re tra quelli più riusciti in ancora di un pianoforte, que- direzione San Bachisio, raggiungendo l’Agnata dopo 6,5 Km. assoluto. sta volta suonato da Rita Il riferimento è al tributo che Marcotulli, indiscusso talen- 2. Arrivo da Olbia il Festival di Berchidda ha to pianistico. Da Olbia prendere la strada per Tempio Pausania (via Priatu) e voluto dedicare al grande Un “duo” affiatatissimo del seguire sempre le indicazioni per Tempio. A circa 3 Km da Fabrizio De André nella scor- panorama jazzistico interna- Tempio, svoltare a Destra in direzione Oschiri-Zona Industriale. sa edizione del festival. E’ zionale che ancora con un Percorrere la zona industriale, oltrepassando un passaggio a stata una scommessa ardua, progetto originale si misurerà livello, fino al raggiungimento di un altro incrocio: svoltare a nata quasi per caso due anni nel non facile compito di rivi- sinistra in direzione Oschiri e dopo 150 metri a destra in dire- fa tra i boschi del demanio sitazione in chiave jazz di zione San Bachisio, raggiungendo l’Agnata dopo 6,5 Km. forestale dopo un concerto molte “pietre miliari” della mattutino e poi sposata e for- musica e della poesia contem- 3. Arrivo da Sassari temente voluta da Paolo poranea: quelle di Fabrizio Da Sassari, percorrendo la statale 131, uscire in direzione Fresu e dalla Fondazione De Fabrizio De André De André. Tempio Pausania. Giunti a Tempio proseguire in direzione André, che in un assolato E “Anime…Jazz” sarà ancora Oschiri-Monte Limbara per circa 3,5 km dall’uscita del paese. pomeriggio di Ferragosto si è musica in quanto linguaggio ti diverse come il Gallurese un evento che con orgoglio Oltrepassato a sinistra l’incrocio per la Zona Industriale, svolta- svolta nella splendida cornice universale è riuscita ad abbat- ed il Logudorese. farà dire a chi avrà la fortuna re a destra in direzione San Bachisio, raggiungendo l’Agnata dell’Agnata, la casa/azienda tere ogni barriera, anche fisi- Lo sa bene chi lo scorso anno di assistervi: “Io c’ero!” dopo 6,5 Km. che l’indimenticato Faber ca e culturale. ha assistito al memorabile e Marclad elesse a sua dimora per quasi Per la prima volta nella sua garbato omaggio all’opera I Concerti N.B. per chi proviene da Nuoro e dintorni arrivare ad Olbia (poi 25 anni. storia Time in Jazz ha “varca- “Deandreiana” che un ispira- Evento nell’Evento, dunque, to” i confini geografici del tissimo Danilo Rea, solo con all’Agnata vale quanto detto al punto (2), mentre per chi proviene da sono Oristano/Cagliari è conveniente percorrere la S.S. 131 fino poiché due mondi musicali Monte Limbara, legando con il suo pianoforte, diventato in realizzati in all’uscita per Ploaghe, immettendosi nella Sassari Tempio e all’apparenza così lontani e un filo invisibile anche due quell’occasione anche stru- collaborazione con successivamente vale quanto indicato al punto (3). diversi si sono incontrati e la culture e lingue per molti trat- mento/voce, ha offerto ad 6 venerdì 11 agosto 2006

Sette batterie sul Monte Limbara All’alba per Billy Sarà un inedito ensemble di percussionisti a far Uanciù…free March Band. Alessando Ganau ha sorgere il sole sulla XIX edizione di Time in iniziato la carriera a 16 anni frequentando scuole Jazz. Il primo concerto all’alba (11 agosto, ore e seminari di primo piano per poi sviluppare un 6) alle pendici del Limbara vedrà infatti come percorso di ricerca autonomo, sia come batterista protagonisti Francesco Sotgiu, Carlo Sezzi, che come percussionista, che l’ha portato, negli Gianni Filindeu, Roberto Pellegrini, Pier ultimi dieci anni, a vivere tra Inghilterra, Olanda, Francesco Loche, Alessandro Garau e Luca Roma e Bologna, e a partecipare a diversi lavori Piana, tutti alla batteria e percussioni. Un set- discografici. Attualmente impegnato nel progetto tetto di musicisti sardi uniti in questo progetto musicale “Birth of the cool” diretto da Paolo originale dalla comune volontà di ricordare Fresu, in vent’anni d’attività Giovanni Filindeu uno dei protagonisti della scena jazzistica sarda ha suonato con musicisti di primo piano (Tino degli ultimi vent’anni, Roberto “Billy” Sechi, Tracanna, Tim Hagans, Bruno Tommaso, Tom scomparso lo scorso autunno: un grande amico Kirkpatrick, Antonello Salis, Maria Pia De Vito); di Time in Jazz e di Paolo Fresu, che con lui ha collabora con l’Orchestra Jazz della Sardegna ed mosso i primi passi nel mondo del jazz. “Due è un membro del Woodstore Quintet con due colori esistono al mondo. Il verde è il secondo” lavori discografici all’attivo. Luca Piana svolge è il titolo scelto da questa inedita formazione attività concertistica come batterista e percussio- per il concerto/happening; esplicito il riferi- nista in diversi ambiti (Ente concerti De Carolis, mento alla pregevole raccolta di poesie di Teatro Lirico di Cagliari, Fondazione Teatro La Sergio Atzeni, pubblicata postuma, e un ulte- Fenice di Venezia) e collabora stabilmente con riore omaggio che la rassegna e questi musici- l’Orchestra jazz della Sardegna. Insegna batteria sti fanno a un altro grande artista sardo, anch’e- jazz ai Seminari invernali di Nuoro e al conser- gli prematuramente scomparso. vatorio di Sassari. Divisa tra il teatro, la televi- Per il secondo anno consecutivo il festival pro- sione e la musica è infine la carriera artistica di pone due concerti all’alba sul Limbara, e sarà Pier Francesco Loche. Scoperto dal comico ancora la natura aspra e impervia della località Benito Urgu, ha esordito in tv nel programma “Montalvu” a costituirne lo scenario, in uno Dall’alto a sin. in senso orario: Carlo Sezzi, Francesco Sotgiu, Luca Piana, Roberto Pellegrini (ph. “Avanzi”, entrando successivamente nel cast di straordinario summit di percussioni che sareb- A. Mela), Pier Francesco Loche (ph D. Zedda), Alessandro Garau e Gianni Filindeu “Tunnel”, con Serena Dandini e i fratelli be certo piaciuto a Billy Sechi e che non man- Guzzanti, “La posta del cuore” e “Disokkupati”. cherà di risvegliare e dare il giusto ritmo a Time Francesco Sotgiu si è dedicato da qualche anno dal 1994 in formazioni musicali legate al jazz o Da musicista ha frequentato i seminari di Jack in Jazz e al suo pubblico. alla riproposizione degli strumenti percussivi di alla musica d’autore; dal 1995 al 2000 è stato il DeJohnette e attualmente suona la batteria in Roberto Pellegrini è docente di percussioni al origine popolare. Attivo nel campo della musica batterista del gruppo combat-rock dei Kenze varie formazioni di musica jazz, rock e leggera Conservatorio di Cagliari ed è da anni impegna- jazz (con Paolino Dalla Porta, Antonello Salis e Neke, e nel 1997 ha partecipato al “Voyage en come la band del cantautore Piero Marras, la to nell’improvvisazione e nella musica contem- Paul McCandless, fra gli altri) è anche produtto- Sardigne” di Enzo Favata. Ha fatto poi parte New Jazz Simphonic Orchestra di Giulio poranea, con numerose collaborazioni (con Enzo re artistico, arrangiatore e musicista in album di dell’Orchestra Bartali e dei Nasodoble, registran- Libano, il quartetto del sassofonista Hector Favata, Marcello Peghin, Massimop Ferra e importanti artisti sardi, da Andrea Parodi a mari- do nel 2005 il primo lavoro discografico, “Costita” Bisignani e l’Open jazz quintet con il Massimo Tore) e partecipazioni a festival. no De Rosas, a Gigi Marras. Carlo Sezzi milita “Bestiario”. Nel 2006 ha fondato la pianista Paolo Carrus. Suoni in transito sulle strade ferrate della Sardegna Da Cagliari a Berchidda a bordo del “treno sonoro” guidato da Alessandro Olla

Simon Balestrazzi, Adriano Orrù, Adele Madau, Alessandro Olla, Tim Hodgkinson, Io Casino, Paolo Sanna

Time in Jazz prende il treno, ed è la terza volta nelle ultime tre zione di altri otto artisti distribuiti lungo le carrozze. I loro essere un percorso evocativo attraverso territori sonori ed edizioni. Il festival di Paolo Fresu consolida la collaborazione suoni, amplificati e diffusi su tutto il treno, si uniranno alle emotivi, perché ricordi, storie e riflessioni affiorano più natu- con Trenitalia e RFI (Rete Ferroviaria Italiana): dopo l’esordio sonorità meccaniche prodotte dal mezzo stesso, che verranno ralmente grazie alla magia di un luogo in transito come il del 2004, con lo stesso Fresu e Uri Caine protagonisti nelle sta- registrate, elaborate e diffuse in tempo reale dalla sezione dei treno. Un’atmosfera speciale che si arricchirà di altre sugge- zioni di Berchidda e Oschiri, l’anno scorso il progetto si musicisti elettronici. Musiche eterogenee, quelle che si ascol- stioni con la lettura di alcune pagine di Raymond Carver e ampliò con un treno che da Olbia portava a Chilivani, accom- teranno, spaziando dallo sperimentale all’improvvisazione, Italo Calvino. pagnato dalla musica di cornamuse bretoni e launeddas. dall’ambient al noise. Composito l’organico di musicisti e il Alla partenza dal capoluogo sardo (ore 8.20), i passeggeri/spet- Stavolta, complice la collaborazione con l’associazione tipo di strumenti - acustici, elettroacustici ed elettronici - uti- tatori troveranno la Banda Musicale di Cagliari ad accompa- Ticonzero, il festival propone un progetto ambiziosissimo, di lizzati: Adele Madau al violino acustico ed elettrico, Adriano gnarli all’imbarco. Il treno farà poi una breve fermata di cinque grande fascino e di più lunga gittata. Orrù al contrabbasso, Giampaolo Campus al sampler, la spa- minuti a Oristano (ore 9:30), trovando ad accoglierlo anche in Il “treno sonoro” del festival partirà infatti dalla lontana gnola Io Casino alla voce, Paolo Sanna alle prese con percus- questo caso la banda cittadina locale. Più lunga (45 minuti) la Cagliari, alle 8 e 20 dell’11 agosto, per arrivare a Berchidda sioni e oggetti sonori amplificati, Sara Aresu alla chitarra elet- sosta a Chilivani (arrivo previsto alle 11:08), stazione simbolo quattro ore più tardi, dopo aver attraversato la Sardegna a guisa trica e alla voce, Simone Balestrazzi al sampler, virtual synyh della rete ferrata isolana e porta d’ingresso ai “territori” di Time di pifferaio magico che accompagni con le sue note i musicofili e oggetti sonori, l’inglese Tim Hodgkinson (già cofondatore in Jazz: qui, oltre alle note della Banda di Ozieri, sono previste sparsi nell’isola sino al cuore del festival. degli Henry Cow, gruppo di culto della scena progressive degustazioni di prodotti locali, una dimostrazione di panifica- Sarà veramente sonoro il “Minuetto” (si chiama proprio così) degli anni Settanta) al clarinetto e al clarinetto basso, oltre zione tradizionale e un laboratorio di educazione al gusto sui in viaggio su oltre duecento chilometri di rotaie, e la mente allo stesso Alessandro Olla impegnato a curare l’elaborazione pani tipici a cura dell’ERSAT. non può che correre al famoso treno “preparato” da John Cage e l’amplificazione delle parti del treno, oltre ai sampler e Ultima tappa a Berchidda, intorno a mezzogiorno e mezzo, dove nel 1978 sulle strade ferrate dell’Emilia Romagna. Qui la synth virtuali. Ad ognuno dei musicisti sono state commissio- sarà la Banda municipale “Bernardo Demuro” a salutare la fine direzione musicale è affidata al musicista e compositore nate due brevi composizione originali legate all’immaginario del viaggio del “treno sonoro” e a dare ai suoi passeggeri il ben- cagliaritano Alessandro Olla, che si avvarrà della collabora- del viaggio e del treno. “Suoni in transito” ambisce infatti ad venuto a Time in Jazz. venerdì 11 agosto 2006 7 Bebo Ferra e Paolino Dalla Porta Chiaroscuri nordici nella Chiesa di Monserrato Suoni di-vini A Ozieri i paesaggi musicali di Arve Henriksen e Jan Bang Il duo di scena a Pattada, “new entry” nel circuito di Time in Jazz Da qualche anno ricercatore di suoni, Time in jazz mostra ha intrapreso la car- un particolare inte- riera nel 1989. Conta resse per la scena numerose e prestigio- jazzistica del Nord se collaborazioni in Europa, norvegese in ambito jazzistico particolare; anche in (con Jon Balke, questa edizione, il Marilyn Mazur, Nils direttore artistico Petter Molvaer, Marc Paolo Fresu intende Ducret, il Cogada proseguire su questi String Quartet…), percorsi di ricerca ma la sua ricerca musicale, come Jan Bang e Arve Henriksen musicale si è spinta dimostra il duo composto da Arve Henriksen molto oltre, in particolare verso l’utilizzo di (tromba, voce, elettronica) e Jan Bang (sam- strumenti orientali, dal Giappone (lo shakuha- pler). L’11 agosto, nella Chiesa di N. S. di chi, flauto di bambù, è all’origine del suo primo Monserrato di Ozieri (a una trentina di chilo- album, Sakuteiki, del 2001) all’Armenia, Bebo Ferrara e Paolino Dalla Porta (Foto Roberto Cifarelli) metri da Berchidda), i due artisti avranno l’o- dall’Indonesia all’India. Il musicista norvegese nore e l’onere di aprire la serie dei concerti è attualmente il primo artista a beneficiare del E’ la prima volta che Time in Jazz arriva a Petrucciani, Kenny Wheeler, Billy Cobham, Aldo serali di questa edizione, come già era tocca- “Norwegian Jazz Launch Europe 2004-2006”, Pattada, piccolo e suggestivo centro del Romano, Lee Konitz, , Fresu, e to l’anno scorso ai loro connazionali Bugge progetto volto alla promozione del jazz norve- Logudoro situato a una trentina di chilometri da numerosi altri), e testimoniano il suo straordina- Wesseltoft e Sidsel Endresen, che a gese in Europa. Berchidda, e famoso soprattutto per il pregiato rio talento, con partecipazioni a festival in tutto il Sant’Antioco di Bisarcio avevano incantato il Nato a Denver (Colorado), Jan Bang è norve- artigianato locale (fiore all’occhiello la produzio- mondo. Oltre a un’intesa attività di free-lance, e pubblico del festival. gese d’adozione, come dimostrano in parte ne del tipico coltello, sa leppa). Il cartellone pre- all’attività didattica (a Siena), è anche leader di I due protagonisti della serata hanno da poco anche le sue rilevanti collaborazioni artisti- vede l’intrigante duo composto da Bebo Ferra vari progetti musicali e ha partecipato alla realiz- realizzato un album di grande successo che. Ha iniziato la carriera fondando nel 1986 (alle chitarre acustica e classica) e Paolino Dalla zazione di una sessantina di produzioni discogra- (Chiaroscuro, Rune Grammofon 2004, in trio la Pan M Records, con Erik Honoré, ma deci- Porta (al contrabbasso): venerdì 11, alle 18, nella fiche, di cui quattro come leader. col batterista Audun Kleive), definito dalla criti- sivo è stato per lui l’incontro, nel 1997, con Chiesa di San Michele. Al pubblico di Pattada, Ferra e Dalla Porta pro- ca “qualcosa di rara bellezza, dove creare musi- Bugge Wesseltoft, grazie al quale viene intro- Si tratta di due protagonisti del jazz italiano degli pongono “Suoni di-vini”, progetto intonato a que- ca risulta altrettanto naturale ed essenziale che dotto nel mondo dell’improvvisazione free ultimi anni. Bebo Ferra, cagliaritano, studia la sta edizione di Time in Jazz. Il duo è attivo ormai respirare”. Il richiamo alla tecnica pittorica del norvegese, a fianco di musicisti della levatura chitarra dai nove anni e dal 1979 ha intrapreso da nove anni, avendo esordito nel 1997 a Bologna, chiaroscuro, col sapiente alternarsi di luci e di Audun Kleive, Nils Petter Molvaer e Sidsel una brillante carriera professionale, in Sardegna e ha anche firmato una pregevole incisione, ombre, rimanda a un senso di profondità dato Endresen. La sua poliedricità musicale allarga (già nel Quintetto col fratello Massimo) e poi Bagatelle (2001). Comune denominatore del pro- dall’alternarsi delle composizioni individuali; il suo raggio d’azione al mondo della musica nella penisola, dove ha iniziato ad affermarsi getto è il jazz inteso come “pensiero” e linguaggio un richiamo che sarà ulteriormente evocato classica, dove collabora con diversi musicisti, dopo la vittoria, nel 1991, del concorso nazionale in continua trasformazione e costante ricerca di dalla cornice della Chiesa di N. S. di Monserrato orchestre e cantanti d’opera. Attualmente “Jazz Contest”, con il gruppo Sardinia Quartet. nuove intese. La ricerca e lo scambio di ruoli fra i e del panorama circostante. lavora ad un progetto di remix di musica di Dopo due anni, nel 1993, arriva il suo primo due strumenti sono gli elementi portanti di un’idea Arve Henriksen è uno dei maggiori strumentisti Wagner, commissionatogli dal violoncellista disco, Once upon a time, con Franco D’Andrea. musicale che cerca di trasformare la dimensione norvegesi. Maestro della tromba e instancabile lituano Vytautas Sondeckis. Da allora Ferra è diventato uno dei chitarristi più cameristica del duo acustico in una proposta ricca ambiti nell’ambito del jazz nazionale, intrapren- di soluzioni ritmiche. Dimensione poetica, colore e dendo alcuni importanti progetti (con Paolo creatività sono dunque gli ingredienti principali di Fresu, Mauro Negri, Gianni Cazzola, Pietro questo progetto, che aprirà con la giusta energia la Tonolo) e numerose altre collaborazioni, tra cui serie di concerti campestri di questa edizione di quella con Paolino Dalla Porta, già nel 1995, in Time in Jazz. Il giorno successivo Paolino Dalla varie formazioni. Dalla Porta, nato a Mantova, è Porta sarà impegnato nel Santuario di San Paolo, a attivo sulla scena jazzistica italiana sin dal 1978. Monti, alle 11, con Furio Di Castri, Ares Tavolazzi Le sue collaborazioni sono numerose e di grande e Salvatore Maltana. Bebo Ferra è invece atteso a prestigio (basti citare Dave Liebman, Michel Nuchis, alle 18, in duo col fratello Massimo.

In occasione del concerto di Arve Henriksen e Jan Bang nella Chiesa della Madonna di Monserrato (punto N.3 nella piantina), non essendo possibile arrivare alla chiesa con mezzi propri, onde evitare disagi ai partecipanti, l’Assessorato alla Cultura del Comune di Ozieri ha predisposto un servizio di bus navetta. Il punto di partenza è al N.1 (parcheggi del campo sportivo San Michele, adia- centi l’ospedale civile), con transito e facoltà di salita al punto N.2 (piazzale della Madonnina di via Monserrato). Il servizio sarà attivo a partire dalle ore 19:30. 8 sabato 12 agosto 2005 Il principio dei bassi comunicanti Quattro contrabbassisti per un progetto originale tutto all’insegna dello strumento a corde

Paolino Dalla Porta (ph. Roberto Cifarelli), Furio Di Castri, Salvatore Maltana, Ares Tavolazzi (ph. Jos Knaepen)

Il principio dei bassi comunicanti è una produzione origina- progetti di cui è artefice e dove meglio può esprimere le sue elettronica e scrivendo composizioni originali per teatro, le di Cookin’ jazz e si colloca idealmente nella serie di pro- doti di autore di brani originali, insieme ai migliori jazzisti danza, cinema e arte contemporanea. Ares Tavolazzi ha fatto getti di ricerca e sperimentazione che da sempre contraddi- italiani ed europei. Nel suo curriculum figurano anche espe- parte negli anni Settanta del mitico gruppo d’avanguardia stinguono il festival. L’idea del direttore artistico Paolo rienze con compositori di musica classica contemporanea ed Area per poi dedicarsi più stabilmente al jazz negli anni ’80, Fresu è stata quella di riunire in un solo set i tre contrabbas- elettronica, così come lavori per il cinema, il teatro e la trascorrendo un importante periodo di formazione a New sisti “continentali” presenti al festival (Furio Di Castri, danza. E’ docente di contrabbasso e musica d’insieme ai York. Nel corso degli anni ha intrapreso una serie di colla- Paolino Dalla Porta e Ares Tavolazzi), e uno tra i più apprez- Corsi di Perfezionamento Musicale di Siena Jazz dal 1993 e, borazioni di grande prestigio sulla scena nazionale ed inter- zati talenti sardi dello strumento a corde, Salvatore Maltana. dal 2000, ai Seminari senesi. nazionale. Il concerto, alle 11 di sabato 12, si terrà in una delle più sug- Furio di Castri ha iniziato a lavorare nel mondo del jazz alla Salvatore Maltana, algherese, ha iniziato in un gruppo di gestive Chiese campestri del territorio, il Santuario di San fine degli anni ’70, entrando poi, nel 1981, nel quartetto di musica rock; svolta decisiva per la sua formazione è stata la Paolo l’Eremita, a Monti (a una decina di chilometri da Enrico Rava, col quale ha girato l’Europa per sette anni, col- partecipazione ai seminari jazz di Nuoro, nel 1995. In segui- Berchidda). laborando in seguito coi migliori musicisti del continente. Il to ha frequentato numerosi altri corsi, in Sardegna e a Siena, Paolino Dalla Porta ha mosso i primi passi nella musica suo- suo lavoro compositivo per contrabbasso solista lo ha porta- e parallelamente ha attivato importanti collaborazioni con, nando la chitarra, prima di approdare, alla fine degli anni to a tenere “solo performances” e concerti in formazioni tra gli altri, Enzo Favata, Dino Saluzzi, Franca Masu e Settanta, allo strumento con cui si è affermato tra i nomi più ridotte. Membro stabile del quartetto di Aldo Romano, dal Mauro Palmas. Dal 2003 insegna contrabbasso e basso elet- quotati del jazz italiano. Dal duo al settetto, sono diversi i 1990 lavora con Paolo Fresu combinando musica acustica ed trico ai seminari invernali di Nuoro Jazz. Due chitarre per un concerto di Ferra-gosto I fratelli Ferra, Massimo e Bebo suonano di nuovo insieme dopo diciasette anni

Altro scenario Massimo Ferra svolge sinora inesplorato attività didattica presso da Time in Jazz è scuole di musica dal la frazione di 1979 (attualmente è Nuchis, a pochi docente di chitarra jazz km da Tempio ai seminari nuoresi e al Pausania (e ad Conservatorio “Pier una trentina da Luigi da Palestrina” di Berchidda). Cagliari) e vanta impor- Circondato da tanti collaborazioni (con sugherete e for- Fresu, Marcotulli, mazioni graniti- Tommaso, Dalla Porta e che, questo pic- Mainieri, tra gli altri) in colo centro (400 vari progetti. Con il suo abitanti) è uno trio ha vinto il primo dei luoghi più premio al concorso di s u g g e s t i v i Bebo Ferra (ph. Ivan Genasi) e Massimo Ferra Sant’Anna Arresi, inci- dell’Alta Gallura. dendo poi il cd “La stra- Time in Jazz propone qui un concerto a dimensione na storia di Teddy Luck”, mentre con Paolo Alfonsi ha vinto il familiare, per così dire, col duo composto dai fratelli concorso di Posada (cd “Passi difficili”). Bebo e Massimo Ferra, che suoneranno insieme per la Suo fratello Bebo affianca invece ad una meno intensa atti- prima volta dopo 17 anni. I due condividono gli esordi vità didattica (è docente dei corsi ad indirizzo jazz e dei delle rispettive carriere, nel 1979, all’interno del gruppo corsi di armonia avanzata presso il CPM di Milano, e tiene “Quintetto”, per poi seguire percorsi musicali paralleli, regolari master classes presso la Scuola Civica Monteverdi che raramente si sono incrociati. Questo “Concerto di di Cremona) una produzione discografica più vasta, con Ferra-gosto”, come è stato battezzato, rappresenta dun- importanti collaborazioni a vario titolo (D’Andrea, Dalla que l’occasione per un appuntamento più unico che raro, Porta, Fresu, Tonolo, Cazzola, Negri) che l’hanno portato a da non mancare. A fare da cornice all’incontro (ore 18) partecipare a tanti festival in tutta Europa. Bebo Ferra è pre- l’antichissima Chiesa dei Santi Cosma e Damiano, risa- sente a Berchidda anche in duo con Paolino Dalla Porta, l’11 lente al 1529 e affrescata da Carlo Armanni. agosto alle 18, nella Chiesa di San Michele a Pattada. sabato 12 agosto 2005 9

Paolo Vinaccia presenta “The receipe”, e sul palco compaiono pentole e fornelli Zuppa di pesce in musica, ecco la ricetta E’ un progetto perfettamente in tema Jan Bang ha iniziato la carriera fon- con questa edizione del festival, la dando nel 1986 la Pan M Records, produzione originale del batterista con Erik Honoré, ma decisivo è Paolo Vinaccia The recipe, di scena la stato per lui l’incontro, nel 1997, sera del 12 in Piazza del Popolo. Il con Bugge Wesseltoft, grazie al rapporto tra musica e gusto trova qui quale si è inserito nel mondo del- infatti la sua espressione più tangibi- l’improvvisazione norvegese, lavo- le: sul palco, oltre allo stesso rando a fianco di musicisti della Vinaccia, due musicisti, Arve levatura di Audun Kleive, Nils Henriksen alla tromba e Jan Bang ai Petter Molvaer e Sidsel Endresen. sampler, e due attori sardi, Jana La sua poliedricità musicale lo Angioy e Giampaolo Loddo, chiama- porta nel mondo della musica clas- ti a cucinare in diretta “sa cassola”, la sica, dove collabora con diversi tipica zuppa di pesce di Cagliari e musicisti, orchestre e cantanti lirici dintorni. Diretti dal regista Enzo (attualmente lavora ad un progetto Parodo, vestiranno i panni di una cop- di remix di musica di Wagner). pia litigiosamente divisa su ingredien- Giampaolo Loddo è invece un arti- ti e dosi della ricetta (in inglese “the sta cagliaritano che il pubblico del recipe”, appunto) e faranno da con- grande schermo ha potuto apprez- traltare scenico alle sonorità prodotte zare come attore nei film Pesi leg- dai musicisti. Il copione prevede geri, di Enrico Pau, e Ballo a tre un’articolazione in tre momenti, passi, di Salvatore Mereu. Classe ognuno scandito da una fase del lungo 1930, nasce in realtà come chitar- dibattimento tra marito e moglie sulla rista e cantante, e alla musica è preparazione de “sa cassola”: dalla legata infatti tanta parte di una car- scelta degli ingredienti, ai tempi e le Paolo Vinaccia riera artistica fatta di sale da ballo, modalità di cottura, sino alla maniera nigth, piazze di tutta la Sardegna e più idonea per servire il gustoso piatto agli ospiti. Alla fine, la dal concerto che terranno in duo la sera prima a Ozieri. qualche tournée fuori dall’Isola. L’altro versante è invece quello zuppa di pesce dovrebbe andare in porto, consentendo a Arve Henriksen è uno dei maggiori strumentisti norvegesi, mae- votato alla scena come cabarettista, attore e autore di testi tea- Vinaccia e agli altri due musicisti di assaggiarla per primi alla stro della tromba e fine ricercatore di suoni. Professionista dal trali (sua una divertente versione in salsa sarda dell’Iliade). Fa fine del concerto. 1989, conta numerose e prestigiose collaborazioni in ambito jaz- parte da tempo della compagnia cagliaritana Teatro Studio, Paolo Vinaccia è un percussionista che da tempo lavora in zistico, ma la sua ricerca musicale si è spinta oltre, in particola- diretta da Enzo Parodo, che pochi giorni fa ha debuttato con Norvegia; non a caso ha scelto per questo progetto altri due re verso l’utilizzo di strumenti orientali, dal Giappone Rimas de Casteddu, uno scorcio attraverso canti, poesie e rac- musicisti in arrivo dalle stesse latitudini scandinave (Jan Bang è all’Armenia, dall’Indonesia all’India, e verso la traslazione delle conti sulla “cagliaritanità” più verace, la stessa del suo interpre- nato a Denver, ma da tempo risiede nel paese nordico), reduci loro tecniche e sonorità sulla sua tromba. te principale, Giampaolo Loddo.

I brindisi più noti della e con il compianto Naco. lirica sono lo spunto tema- L'incontro con Antonello Furio Di Castri tico de Il vino all’opera, Quando il vino si Salis avviene nel 1995 e un doveroso progetto speciale firmato segna l’inizio di una dal P.A.F. Trio, in pro- nuova avventura musi- omaggio al vino gramma la sera del 12: mette all’opera cale. In poco più di un Il contrabbassista spiega il Paolo Fresu (tromba e fli- anno i tre tengono una corno), Antonello Salis lunga serie di concerti in senso del “Vino all’Opera” (pianoforte e fisarmonica) Il P.A.F. trio e Alex Pinna brindano ambiti jazzistici con La vita di un musicista è come la vita di un viag- e Furio Di Castri (contrab- qualche sconfinamento giatore. Per ogni concerto dobbiamo macinare basso) renderanno un gio- lungo le frontiere con la centinaia o migliaia di chilometri - viaggi este- coso omaggio al nettare di ai grandi classici della lirica poesia, la danza e l'arte nuanti in ogni stagione e con i mezzi più dispara- Bacco pescando dalle contemporanea. ti, aerei, treni, automobili o pullman. In ogni paese pagine musicali scritte sul Emblematici di questa ci proiettiamo per poche ore in un nuovo universo tema da grandi classici direzione il cd-rom inte- e l’immagine di un paesaggio, di un volto o di una come Donizetti, Rossini, rattivo su un’opera dello luce resterà impressa nella nostra memoria insie- Mascagni e Verdi, trovan- scultore Flavio Piras (il me a quella del sapore di una sosta ristoratrice fati- do un degno complemen- primo del genere mai cosamente conquistata e di una buona bottiglia di to visivo nelle immagini realizzato in Italia) e la vino degustata come fosse ambrosia. create all’impronta dal- collaborazione al film- La memoria dei viaggi e dell’invenzione musi- l’artista Alex Pinna con la concerto Sonos e cale si mescola indissolubilmente con i ricordi sua tavoletta grafica. Memoria. Nel 1998 la dei buoni sapori. E così i cieli cristallini e aper- Dopo avere suonato per Splasc(h) Records pub- ti del sud della Francia in estate riaffioreranno anni insieme in varie for- blica un album registrato ad ogni sorso di Chateauneuf du Pape e il pro- mazioni, Paolo Fresu e dal vivo a Capodistria, filo dei castelli delle Alpi in ogni bicchiere di Furio di Castri iniziano a che testimonia l’altissi- Blauburgunder - magari insieme a uno stufato suonare in duo nel 1990, ma caratura del trio, di cervo con la marmellata di ribes. seguendo l'idea di esplo- sempre più apprezzato Per questo abbiamo pensato che l’idea di rico- rare le relazioni tra musi- Paf Trio (Raffaella Cavalieri Iguana Press) anche oltre i confini struire la storia del brindisi nell’opera fosse un ca acustica ed elettronica nazionali. Occorrrà modo originale, un po’ trasversale forse, di con due strumenti "fisici" come la tromba e il lavori in contesti multimediali (danza, cinema, attendere sei anni per il bis: è nel 2004, infatti, celebrare un doveroso tributo al vino, che contrabbasso, e attraverso un repertorio di teatro, video, arte contemporanea, ambiente). che la francese Label Bleu licenzia Morph, sta- infonde così tanta forza ed energia alla nostra composizioni originali, standards e creazioni Concepito come un progetto aperto, il duo si è volta inciso in studio. E si tratta di un dettaglio vita errabonda. Lo vogliamo fare sotto forma di estemporanee. spesso aperto alla partecipazione di ospiti speciali non secondario per una formazione che soprat- un gioco divertente per ripercorrere l’origine Il grande interesse cresciuto intorno a questo pro- come musicisti, attori, mimi e danzatori. Tra le tutto dal vivo sa trovare i suoi migliori momenti della comunicazione e dell’arte: infatti che getto è testimoniato dalla produzione di cinque collaborazioni più singnificative, quelle con il pia- di interpaly e di intesa fra i suoi componenti, cosa potrebbe mai raccontare un musicista che cd, da centinaia di concerti in Italia, in Europa, in nista inglese John Taylor e con il norvegese Jon come anche questa serata Berchiddese saprà cer- non apprezzi il senso della convivialità? Cina e Giappone, e dalla produzione di molti Balke, con il percussionista svizzero Pierre Favre tamente dimostrare. Furio di Castri 10 domenica 13 agosto 2006 L’arte di fare musica Attenti a quel duo! con i bicchieri Antonello Salis e , Gianfranco Grisi e il suo cristallarmonio, fra Mozart affinità e differenze in ottantotto tasti Due protagonisti del pianoforte jazz rinnovano il loro Nel 1977 Antonello Salis inaugura un duo (tuttora in e brani originali felice incontro sotto i cieli di Time in Jazz: domenica 13 attività) con un altro sardo, il sassofonista Sandro agosto, Stefano Bollani e Antonello Salis si spartiscono Satta; un anno dopo fa il suo debutto in piano solo, Un concerto del cello di Giu - la scena per un concerto che saprà di certo esaltare la entra a far parte del Grande Elenco Musicisti diretto da tutto atipico quel- seppe Fadda. loro intesa. Appuntamento nella Chiesa di S. Caterina, a Tommaso Vittorini e, nel 1979, nel quartetto di lo in programma Il senso di miste- pochi chilometri da Berchidda, alle 11 del mattino. Marcello Melis, con cui suonerà per diversi anni. domenica 13 ro che domina Il pianista milanese e quello sardo hanno suonato Si precisa così la sua identità artistica: un’identità che ago sto (ore 18) l’Adagio intro- insieme per anni nell’Orchestra del Titanic e duettato sa esprimersi compiutamente sia al pianoforte che alla nella suggestiva duttivo fa ben spesso in pubblico sui tasti dei loro strumenti. Li divi- fisarmonica (lo strumento sul quale aveva imparato da chiesa di S. An - comprendere dono lo stile e gli anni: trentatré il primo, cinquantasei bambino i primi rudimenti musicali e che riscopre alla tonio Abate, a come Mozart (portati splendidamente) il secondo; li accomunano le fine degli anni Settanta), trovando la sua dimensione Nughe du San avesse intuito straordinarie doti tecniche e improvvisative, l’inventi- ideale nel solo e in formazioni ristrette: in duo con Nicolò. A cata- perfettamente la va, un forte senso Sandro Satta, in lizzare l’attenzio- strana combina- del lirismo, l’esu- trio con Paolo ne del pubblico zione di sonorità beranza (più gio- Fresu e Furio Di sarà Gianfranco Gianfranco Grisi arcaiche ed eva- cosa nell’uno, più Castri, o con Grisi, musicista nescenti proprie fisica nell’altro), Gérard Pansanel trentino specializzato in due strumenti poco dello strumento. Il Rondò seguente è in l’eclettismo. (sei dischi regi- comuni ma affascinanti come la concertina realtà un rondò-sonata e riflette la perfezio- Stefano Bollani (di strati), tanto per inglese e il cristallamonio. Quest’ultimo è ne formale propria dell’estrema fase creati- cui si tratta più dif- citare qualche una variante moderna, da lui stesso brevetta- va mozartiana. Nel lavoro si ritrova infatti fusamente in altre esempio. ta, della glassharmonica, uno strumento a una eco evidente della Zauberflöte, la cui pagine di questo La sua straordi- base di bicchieri di cristallo prediletto dalla stesura Mozart interruppe per lavorare pro- giornale) inaugura naria versatilità sensibilità musicale tardo settencesca, molto prio all’Adagio KV 617a, per glassharmo- con questo appun- lo porta calarsi in voga nella Germania del tempo. Lo stesso nica sola, come il pubblico avrà modo di tamento una picco- con naturalezza Mozart ne fu affascinato e, nell’ultimo anno ascoltare negli spazi sacri della chiesa di la “carte blanche” nei più diversi Stefano Bollani e Antonello Salis (ph. Roberto Cifarelli) di vita (1791), scrisse per la virtuosa cieca campagna. berchiddese: lo contesti: nel cur- Marianne Kirchgässner l’Adagio e Rondò Nella prima parte del concerto, invece, Grisi vedremo infatti impegnato nella stessa serata del 13 riculum di Antonello Salis ecco dunque tante espe- KV 617, e completò un Adagio in Do mag- duetterà col chittarista Matteo Turella ese- con il suo quintetto sul palco in Piazza del Popolo, e il rienze al fianco di nomi eccellenti della scena jazz ita- giore (KV 356 o 617a), ambedue in pro- guendo un programma di musiche originali pomeriggio dopo (lunedì 14, ore 18) in solitudine col liana (Enrico Rava, Paolo Fresu, Massimo Urbani, gramma a Nughedu. che fondono, in un repertorio virtuosistico, suo pianoforte nella bella cornice di Nostra Signora di Riccardo Fassi, Paolino Dalla Porta, Rita Marcotulli, Nel primo caso, al suono della glasshar- le chitarre acustiche con uno strumento a Castro, vicino a Oschiri. Antonello Salis arriva invece Pino Minafra) e di quella internazionale (Evan Parker, monica si uniscono quelli di flauto, oboe, mantice particolare, raro e pochissimo diffu- al duo con Bollani reduce dal concerto col P.A.F. trio Javier Girotto e gli Aires Tango, Anouar Brahem, viola e violoncello. Una scelta che eviden- so in Europa: la concertina inglese. della sera precedente. Classe 1950, il musicista sardo Michel Portal, Lester Bowie e l’Art Ensemble Of zia il tentativo di Mozart, non soddisfatto Le melodie proposte toccheranno svariati (di Villamar) ha mosso i primi passi della sua carriera Chicago, Don Cherry, Don Pullen, Billy Hart, Ed dell’impasto possibile con un normale ambiti musicali, spaziando da brani origi- sul fronte del beat e del rock suonando, tra la fine degli Blackwell, Billy Cobham, , Nana quartetto d’archi, di creare un adeguato nali a partiture della musica colta, da brani anni Sessanta e i primi Settanta, in diversi gruppi della Vasconcelos, , Pat Metheny); ma ecco sostegno timbrico al particolare colore della tradizione jazzistica, ebraica a quelli scena isolana dell’epoca prima di approdare, nel 1973, anche le collaborazioni in altri ambiti musicali (in con- della glassharmonica. Così come Mozart, di origine gipsy, balcanica e medioevale, all’esperienza Cadmo col bassista Riccardo Lay e il certo o in studio di registrazione con , Grisi affiancherà al suono del suo cristal- equilibrando i momenti dedicati all’inter- batterista Mario Paliano: uno dei capitoli più interes- Ornella Vanoni, Teresa De Sio, Denovo, Paola Turci, lamonio (uno strumento manuale anziché pretazione delle forme scritte con quelli santi della storia del jazz italiano del tempo. fra gli altri), o al servizio della danza (Roberta meccanico, che consente di suonare in relativi all’improvvisazione e al libero Con il trasferimento del trio a Roma, nel 1975, il baga- Garrison, Teri Weikel, Alessandro Certini) e del teatro tutte le tonalità, e di eseguire accordi fino interplay dei musicisti. glio di esperienze si arricchisce attraverso le collabora- (Remondi e Caporossi, Lucia Poli, Leo De a sei note simultaneamente, a differenza Gianfranco Grisi sarà impegnato anche in zioni con musicisti come Massimo Urbani, Maurizio Berardinis). Riflesso di tanti impegni, un lungo elenco del suo antenato che consentiva al massi- serata, sul palco di Piazza del Popolo, con Giammarco, Tommaso Vittorini, Roberto Gatto. Ma di partecipazioni a festival nazionali e internazionali, e mo dei bicordi) quello del flauto di Tony un intervento nel progetto Bere, mangiare, sarà soprattutto l’incontro con Lester Bowie a segnare un palmarès ricco di riconoscimenti: ultimo in ordine Chessa, dell’oboe di Francesca Cossu, cantare di Peppe Servillo, Javier Girotto e un’impronta profonda nel percorso di Cadmo e del suo di tempo il premio “Django d’or” 2005 per l’Italia della viola di Gioele Lumbau e del violon- Natalio Mangalavite. pianista-tastierista. come musicista affermato. domenica 13 agosto 2006 11 Mix sonoro dalle radici italo-argentine Bere/Mangiare/Cantare con il Trio G.S.M. Tre personalità musicali decisamente gnante di sassofono e flauto traver- forti: il sassofonista Javier Girotto, il so. A ventun anni si trasferisce negli cantante Peppe Servillo, il pianista Stati Uniti, a Boston, dove si diplo- Natalio Mangalavite. Sono i protago- ma in Professional Music con lode nisti del concerto d’apertura della al Berklee College of Music. serata del 13 in piazza del Popolo. Fondatore e leader del gruppo Aires Riuniti sotto la sigla del Trio G.S.M. Tango, nella sua musica mescola (dalle iniziali dei rispettivi cognomi) con sapienza tango, jazz e etnica fra che due anni fa ha firmato il cd improvvisazione, scrittura e arran- L’Amico di Cordoba, si misurano a giamento. Berchidda con il tema del festival in Casertano, fondatore, cantante e una produzione originale: si annun- autore dei testi degli Avion Travel, cia all’insegna del “Bere, mangiare, con quel gruppo Peppe Servillo ha cantare” e, strada facendo, si arric- pubblicato una decina di album e chirà in un paio di brani del contribu- raccolto tanti allori, compreso il to di Gianfranco Grisi con il suo cri- primo posto al cinquantesimo stallarmonio. Una poesia di Eduardo Festival di Sanremo, sei anni fa. De Filippo e “La leggera” degli Attore nei film La felicità non Avion Travel tra le voci di un menù costa niente, di Mimmo Calopresti, che è lecito attendersi stuzzicante. e Tipota, scritto e diretto da Quella del Trio G.S.M. è una musica Fabrizio Bentivoglio, sa mettere ispirata alle radici italiane e argenti- nelle sue interpretazioni quella ne dei suoi membri: musica col dose di teatralità e presenza sceni- “doppio passaporto”, intrisa di ca che solo dal vivo si possono memorie e reminiscenze personali e cogliere al meglio. musicali, mondi e atmosfere cultura- Argentino di origini italiane, Natalio li differenti che si fondono in un mix Luis Mangalavite vive da una ventina suggestivo ed evocativo. d’anni in Europa, dove ha lavorato in Argentino di Cordoba, Javier svariate cornici musicali, dal pop al Edgardo Girotto comincia a studiare jazz, da Ornella Vanoni, Tosca, Fabio il sax all’età di dieci anni per poi Concato e Luca Barbarossa a Paolo specializzarsi al Conservatorio della Trio G.S.M. (Javier Girotto, Beppe Servillo e Natalio Mangalavite) Fresu, Horacio Del Negro Hernandez sua città e diplomarsi come inse- e Michele Ascolese. Cinque visionari per un catering Il Quintetto di Stefano Bollani chiude la serata di domenica Protagonista assoluto del jazz italiano degli ulti- due dischi a proprio nome, uno per l’ etichetta mi anni, Stefano Bollani torna a Berchidda dopo Modern Times (Tornando a casa) e uno per la sei anni alla testa del suo quintetto, che conta Philology (Mirko e i diavoli del ritmo). giovani talenti come Mirko Guerrini ai sassofo- Vincitore del premio Massimo Urbani nel ni e flauti, Nico Gori ai clarinetti e sassofoni, e 2000 come miglior talento emergente, Nico Cristiano Calcagnile alla batteria, oltre al più Gori ha appena realizzato il suo esordio da lea- maturo Ares Tavolazzi (qui al posto del “titola- der in un disco di prossima uscita. Anche lui re” Ferruccio Spinetti). Per Cook’in Jazz, il ha lavorato in ambito pop (Dirotta su Cuba, gruppo va in scena con un Concerto per Anna Oxa, Fabio Concato). Quintetto e Catering, uno degli appuntamenti Cristiano Calcagnile ha militato in ensemble più attesi di questa edizione, che chiuderà la di musica contemporanea (Milan Percussion giornata del 13 agosto in Piazza del Popolo. Una ensemble diretto da David Searcy) o in com- musica frizzante, quella di Bollani e soci, confe- pagnia di musicisti vicini al mondo del jazz zionata ad hoc per valorizzare l’energia e l’e- come , Tristan Honsinger, clettismo dei componenti del gruppo, tutti con Cristina Zavalloni, Paul McCandless, Steve esperienze assai diverse nei propri curriculum, Piccolo, . In ambito dal pop d’autore alla sperimentazione, dalla pop/rock collabora stabilmente con Eugenio musica classica all’hard bop. Il doppio Cd I Finardi e Cristina Donà. Di recente uscita il Visionari, uscito quest’anno per l’etichetta fran- primo disco a proprio nome (Chant). cese Label Bleu, fotografa l’intesa raggiunta da Ares Tavolazzi ha fatto parte negli anni ’70 dei questa formazione: l’album, ricco di sorprese, mitici Area per dedicarsi poi più stabilmente al contiene anche un omaggio alla Sardegna, in jazz negli anni Ottanta, intraprendendo una pieno “stile Bollani”, con una canzone in sardo serie di collaborazioni di grande prestigio sulla maccheronico, che cita Paolo Fresu e la più Stefano Bollani Quintetto (ph. Paolo Soriani) scena nazionale e internazionale. Dagli anni famosa marca isolana di liquore al mirto come Novanta collabora coi migliori jazzisti italiani simboli della Sardegna, e che viene “benedetta” da un assolo Lee Konitz, Pat Metheny, Han Bennink, Paolo Fresu, Miroslav (Enrico Rava, Stefano Bollani, Franco D’Andrea, Danilo Rea, dello stesso trombettista di Berchidda, presente come ospite. Un Vitous…), esponenti della sperimentazione elettroacustica Roberto Gatto, Enrico Pieranunzi, solo per citarne alcuni). Il divertente fuori programma che potrebbe ripetersi sul palco di (Hector Zazou, Elliot Sharp, Zeena Parkins), cantanti pop/rock e contrabbassista è presente quest’anno a Berchidda anche in un Piazza del Popolo. cantautori (Gian Maria Testa, Elio e le storie tese, Gino Paoli, anomalo concerto con altri tre contrabbassisti (Paolino Dalla Musicista a 360°, Stefano Bollani ha al suo attivo più di settan- Irene Grandi, Cristina Donà...), oltre a numerosi spettacoli tea- Porta, Salvatore Maltana e Furio Di Castri), il 12 alle 11 a San ta incisioni discografiche e concerti in tutti i più importanti festi- trali e apparizioni televisive. Michele. Anche Bollani è impegnato in altre due occasioni a val del mondo, da Umbria Jazz a Montréal, da Saalfelden al Mirko Guerrini ha affiancato ad una intensa attività in gruppi Cook’in Jazz: il 13 alle 11, a Monti, nella Chiesa di San Paolo North Sea. Fra gli artisti con cui ha collaborato, troviamo gran- jazz (con Stefano Battaglia, Dave Liebman…) l’interesse per la l’Eremita (in duo con l’altro pianista Antonello Salis), e il gior- di del jazz (su tutti Enrico Rava, con cui suona stabilmente da musica sinfonica (Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino) e no successivo a Oschiri, nella Chiesa di Nostra Signora Di sei anni, ma anche Richard Galliano, Gato Barbieri, Phil Woods, del pop d’autore (Ivano Fossati, Giorgio Gaber). Ha all’attivo Castro, alle 18, in piano solo. 12 lunedì 14 agosto 2006 G R A N D I

TaLo deve aver pensato tante volte, l k a b oWheeler, sino u a Jon Hassell e t Enrico come scrive, Luigi Onori: non è faci- Rava. C’è spazio per il rapporto le raccontare la complessità dei intrattenuto da Fresu con la ROSSI mondi di Paolo Fresu, la sua storia Sardegna, con la musica tradiziona- musicale, le sue filosofie di vita, la le, e per i numerosi contatti col sua poetica. Non è facile di fronte a mondo del teatro e della poesia; in un artista in continuo mutamento e di “Fellini” ci si confrontano sulla dif- Storie di Vini & Piatti così larghi orizzonti, da oltre vent’an- ficile relazione tra musica e immagi- ni protagonista di prim’ordine della ni, per raccontare poi la genesi e lo scena musicale europea e mondiale. sviluppo della musica per cinema “Grandi Rossi” è il tito- Raccontare l’uomo, l’artista, l’intel- scritta sinora da Fresu. Un lungo lo di un interessante lettuale. “Non è stato facile, perché le capitolo è dedicato al festival Time libro, frutto del lavoro frequenti e piacevoli conversazioni in Jazz, la creatura di Paolo, lo appassionato di un con il trombettista e la minuziosa “specchio della complessa persona- cuoco-sommelier sas- opera di sbobinamento delle lunghe lità del musicista e dell’intellettuale” interviste ha avuto su di me lo stesso come scrive Onori in uno dei para- sarese e di un’altrettan- effetto che ebbe per Fresu negli anni grafi più ispirati del volume; dalle to brava fotografa sui giovanili la trascrizione, nota per difficoltà della “fase eroica” (1988- migliori vini rossi della nota, degli assoli di Miles Davis (...): 1992) sino alle ultime straordinarie Sardegna. si comprende e si assimila tutto ciò edizioni. Poco prima del già citato Piero Careddu, patron che c’è dietro ogni singola nota, alle ultimo capitolo (e di una gustosa di un apprezzato risto- spalle di ogni singola parola, di ciascuna Berchidda. A cominciare dalle origini, Coda sul Fresu “politico”) Onori lascia pausa, di un silenzio o di un’improvvisa con la scoperta del jazz, attraverso un raccontare al trombettista, in “solo”, la sua rante sassarese, ha rac- divagazione”. Così Onori, nell’introdu- trombettista non identificato, ascoltato filosofia del suono (e del luogo) per poi colto in questo volume zione, rende omaggio anche alla dialettica per caso in radio nel 1980, che svela al chiudere con un’appassionata recensione una selezione dei vini di Fresu, al suo eloquio “fluido come un giovane Fresu un universo sconosciuto e del recente concerto-evento all’audito- rossi che rappresentano calibrato quanto imprevedibile assolo”. seducente: “Il jazz, come un amore” è il rium Parco della Musica. Onori ha prova- l’eccellenza delle pro- Paolo Fresu Talkabout (edizione Stampa titolo del primo capitolo. L’ultimo si to con discrezione e competenza a raccon- duzioni sarde, abbinan- Alternativa/Nuovi Equilibri, 2006, pagg. chiama invece “Nomadismo (e radici)”, tare Paolo Fresu: la sua prosa scorrevole, do ogni bottiglia a un 287) è in effetti una “biografia a due come a voler sintetizzare in antitesi que- “artigianale”, come la definisce, lascia tra- voci”, come recita il sottotitolo; verrà sta costante tensione di Fresu, tra inno- sparire una profonda ammirazione per il piatto della sua cucina, presentato lunedì 14 alle 11 al Museo del vazione e tradizione, ricerca e conserva- trombettista, che solo a tratti rischia di sfo- di cui fornisce la ricetta Vino, prima del tradizionale concerto- zione, e a dare maggior senso alla distri- ciare nell’agiografia. Ben disseminati di facile esecuzione aperitivo, alla presenza dell’autore e buzione del materiale operata da Luigi sono i passi in cui Onori eleva il tono della anche per i meno esper- dello stesso Fresu. Onori. Se nel primo capitolo si parla di narrazione, con dei delicati “assoli” che ti. Alla base del lavoro Berchidda, bande musicali e jazz, nel- impreziosiscono il testo, come in questa Luigi Onori, romano, critico musicale e certosino, la valorizza- saggista, collabora con il Manifesto dal l’ultimo spuntano Vietnam, orchestre felice e compiuta definizione: “Paolo 1981 e ha scritto a lungo per la rivista sudafricane e world music. Il libro tenta Fresu è un grande poeta dell’hic et nunc, zione di una cucina e di Musica Jazz. Ha pubblicato vari volumi anche in qualche modo di raccontare la un saggio musicista zen che lascia che le un’enologia che punta- di studi tra cui Il jazz e l’Africa (Stampa storia del jazz italiano ed europeo degli cose accadano, che trovino un percorso no alla riscoperta del alternativa, 2004), e collabora con la ultimi vent’anni; diretti in tal senso i dopo aver predeterminato, in modo assai territorio sardo e delle Casa del Jazz di Roma. La biografia è primi capitoli, coi primi passi del trom- rigido, alcune condizioni. Musica della sue tradizioni. bettista nel panorama italiano, e il dodi- stata realizzata intorno a dieci ore di con- complessità, si è detto da altre parti, ma Ad impreziosire i testi, le versazione col trombettista berchiddese, cesimo, “Palatino: un treno per anche e soprattutto musica della relazione: alle ore 10.30 nell’ap- strologica” intende foto della giovane foto- unite a un pregevole lavoro di ricerca l’Europa”, con un’appassionata disani- con gli altri e con se stessi.” propriata cornice del essere il manifesto pro- grafa Valeria Brandano (notevole l’apparato delle note, oltre ma di Fresu sul diverso rapporto che lo Al libro è allegato un Dvd, Paolo Fresu Museo del Vino, inau- grammatico per l’evo- lega alla Francia e all’Italia, e alla diver- che, con maniacale uti- 250, con un prezioso recupero di mate- Lookabout, curato da Francesca Nesler, e gura la serie “Grandi luzione della cucina riali tratti dalla stampa, ad esempio) e sità dei due sistemi culturali. Onori inter- realizzato da Pao Film e Stampa lizzo della luce naturale, vini e nuova cucina di sarda che, senza perde- alle puntuali recensioni dei principali roga spesso Fresu sulla sua poetica, sulla Alternativa. Concepite insieme, le due è riuscita ad interpretare sua filosofia musicale e di vita, sul suo Sardegna” edita dalla re di vista le proprie album e progetti di Fresu. Onori ha evi- opere si affiancano completandosi, pur piatti e bottiglie con un tato un “faticoso e inutile” racconto cro- rapporto con lo strumento, “estensione potendo vivere ciascuna di vita propria. Magnum di Sassari: radici e identità, si rin- meraviglioso taglio pit- nologico per dedicarsi invece a un’anali- del pensiero”: notevole il capitolo sui Rari e preziosi materiali sono raccolti in promossa su tutto il nova, si arricchisce di torico. si per temi, attraverso quattordici capito- maestri, da Miles Davis, che ricopre un un’ora abbondante di filmati: un modo per territorio nazionale, nuove creazioni e si ruolo decisivo per la formazione e l’ispi- Il libro che sarà presen- li che tracciano altrettanti percorsi nel inquadrare la musica di Paolo Fresu dalle questa collana “enoga- alleggerisce. passato e nel presente del musicista di razione di Fresu, a Chet Baker, a Kenny angolature più svariate. tato lunedì 15 agosto Un brindisi per il Nat Trio Il 14 agosto al Museo del Vino la presentazione info e prenotazioni al n. 334 1485072 del primo cd dell’insolita formazione sarda

Ormai divenuto uno degli giusto spazio all’improvvi- appuntamenti consueti del sazione totale.” Festival, il concerto aperitivo Dei seminari Jazz di Nuoro in programma a mezzogiorno che hanno visto la nascita del 14 agosto, al Museo del del gruppo (o più precisa- Vino di Berchidda, proporrà mente il marciapiede di Via quest’anno un insolito ensem- Majore, primo palcoscenico ble di musicisti, nato tre anni per gli incontri dei tre musi- fa durante i seminari jazz di cisti) il Nat Trio ha colto Nuoro. Il Nat Trio, che unisce appieno “l’essenza, la poeti- le sonorità classiche dell’arpa ca e la filosofia, ridandola in di Marcella Carboni, al basso musica con una intimità che elettrico di Elisabetta Lacorte sa di casa”, continua Fresu. e ai sassofoni di Simone “Nel loro lavoro si percepi- Dionigi Pala, presenterà al sce già dal primo ascolto un pubblico di Time in Jazz il Nat Trio piacere ludico nel comporre suo primo lavoro discografi- e nel suonare coralmente e co, che prende il titolo dal nome della formazione. traspare una sensibilità sottile ben espressa dal trasporto “La musica del Nat Trio respira colori pastellati e si muove con il quale i tre artisti si approcciano all’arte dei suoni con verticalmente (e idealmente) come sulle corde di un’arpa”, disponibilità e creatività”. scrive Paolo Fresu nella nota di presentazione al cd, “tra le Berchidda sarà dunque una nuova tappa nel cammino del belle composizioni di Simone Pala e Marcella Carboni che giovane trio di musicisti che, partito dai marciapiedi nuoresi, pescano nel repertorio dei maestri del jazz (Song from my ha già sostato in importanti palcoscenici come il museo Man father di Horace Silver) ed in quello di autori contempora- di Nuoro, l’Enoteca Italiana di Siena (nel corso del festival nei italiani (Tonolo, Cipelli, Fresu) ma che lascia anche il Siena Jazz), e a Su Cologone per la rassegna Nuoro Jazz. lunedì 14 agosto 2006 13 Dal duo al quintetto al piano solo Tutti (o quasi) i volti di Stefano Bollani

Dopo aver duettato con Antonello Salis (domenica 13 alle 11 del passato (Abbassa la tua radio e Guarda che luna!); dal del mattino nella chiesetta di Santa Caterina, a due passi da “Premio Carosone” (tre anni fa, a Napoli), solitamente desti- Berchidda) e guidato il suo quintetto sul palco “centrale” del nato ai cantanti, al “New star award” che il prestigioso maga- festival in Piazza del Popolo (sempre il 13, ma in serata), zine giapponese Swing journal gli ha conferito nel 2003 Stefano Bollani tiene nuovamente banco, stavolta in compa- (prima volta per un musicista europeo). gnia del suo solo strumento: l’appuntamento è per lunedì 14 La musica di Stefano Bollani vive all'insegna dell'ironia, carat- alle 18 nella chiesa di Nostra Signora Di Castro, nelle cam- teristica evidente in tutti i suoi lavori, alcuni dei quali davvero pagne di Oschiri. fuori dai canoni: come Gnosi delle fanfole, un disco dove ha Da promessa di talento, il pianista milanese (ma toscano d'a- messo in musica le surreali poesie di Fosco Maraini insieme al dozione) è diventato in pochi anni uno dei musicisti italiani cantautore Massimo Altomare (1998), e come La Cantata dei più apprezzati da pubblico e critica. Classe 1972, ha esordito pastori immobili, una sorta di oratorio musicale per quattro professionalmente ad appena quindici anni. Dopo il diploma voci, narratore e pianoforte, realizzato su testi di David al conservatorio, nel 1993, e una breve esperienza nel mondo Riondino. Con una spiccata vocazione ad andare giocosamen- della musica pop (con Raf e Jovanotti), si è affermato nel jazz te oltre le righe dello spartito, ha collaborato con diversi artisti collaborando con musicisti del calibro di Richard Galliano, in ambito teatrale: dalla Banda Osiris, con cui ha ideato e rea- Gato Barbieri, Pat Metheny, Michel Portal, Phil Woods, Lee lizzato due diversi spettacoli (Guarda che luna!, 2002-2004, e Konitz, Han Bennink e Paolo Fresu. Primo piano, 2005-2006), fino a Marco Baliani, Giorgio Le principali tappe della sua rapida ascesa rendono l’idea di Gallione e il Teatro dell’Archivolto, Ivano Marescotti, un artista che ha nell’eclettismo una delle sue prerogative: Maurizio Crozza e Lella Costa, per la quale ha scritto le musi- dalla fondamentale collaborazione, iniziata nel 1996 e tuttora che dello spettacolo Alice – una meraviglia di paese. attiva, con il suo mentore Enrico Rava (centinaia di concerti Tra le sue produzioni più recenti, quattro album per la presti- in tutto il mondo e ben tredici dischi, fra cui l’ultimo per la giosa etichetta francese Label Bleu: un omaggio allo scritto- ECM, Tati, in trio con Paul Motian) all’affermazione nel refe- re Raymond Queneau (Les fleures bleues, 2002), un piano rendum della rivista Musica Jazz (miglior nuovo talento nel solo (Smat smat, 2003), un disco per trio jazz e orchestra sin- 1998); dalla direzione della sua Orchestra del Titanic alla rea- fonica (Concertone, 2004), e I visionari, recentissimo debut- Stefano Bollani (ph. Stefano Bazza) lizzazione di dischi e spettacoli dedicati alla musica leggera to del quintetto di Stefano Bollani. PoeTA MASSiMo L’attore Enzo Decaro riscopre le canzoni di Massimo Troisi L'universo poetico di comicità si mescolano Massimo Troisi al cen- a una sottile vena di tro di un appuntamento malinconia, creando particolare: lunedì 14, atmosfere che ricor- subito dopo il piano dano quelle dell'ulti- solo di Stefano Bollani ma pellicola di Troisi, nella Chiesa di Nostra Il Postino, considerata Signora di Castro il suo testamento arti- (Oschiri), Enzo Decaro stico. presenta il suo cd Poeta Dopo diverse espe- Massimo. Attore di rienze teatrali, con La teatro, televisione e Smorfia ma anche cinema, volto noto al nella prosa, Enzo De grosso pubblico attra- Caro ha debuttato in verso fiction di succes- televisione nel 1977, so come Una donna per con lo show di amico, Decaro ha lavo- RaiUno Non Stop, rato agli inizi della sua per lavorare da allora carriera con Troisi. I in poi a tanti pro- due, insieme a Lello grammi, film tv e fic- Arena, hanno debuttato Enzo De Caro tion. Intensa anche la in teatro alla fine degli sua attività in campo anni Settanta con il gruppo La Smorfia. La passio- cinematografico, sia come regista (Prima che sia ne comune per la musica li aveva poi portati, in quel troppo presto, 1982; Io Peter Pan, 1989; Ladri di periodo, a scrivere testi e note di alcune canzoni, ma futuro, 1990) sia da attore in film come Scirocco il lavoro prodotto era rimasto in un cassetto. Dopo (1986) di Aldo Lado, Fiori di zucca (1988) di vent'anni, Enzo De Caro ha recuperato quei mano- Stefano Pomilia, L'amore molesto (1994) di Mario scritti e ha voluto dar loro una nuova vita, grazie Martone, Vrindavan Film Studios (1995) di anche al contributo di musicisti come James Senese, Lamberto Lambertini, Le mani forti (1996) di Paolo Fresu, Diego Moreno, Rita Marcotulli, Franco Bernini e Fiabe metropolitane (1997) di Marcello Colasurdo, Rino Zurzolo, Daniele Sepe, Egidio Eronico. Cecilia Chailly. Parole e musica recuperate com- Oltre che nella presentazione di Poeta Massimo, Enzo pongono così un raffinato collage che offre un ine- Decaro sarà impegnato a Berchidda tutte le sere, dito scorcio del mondo poetico di Massimo Troisi (e prima dei concerti sul palco di Piazza del Popolo, con del suo compagno di viaggio Decaro); l'ironia e la dei brevi interventi in tema con il festival. 14 luned’ 14 agosto 2006 in cerca di cibo con il suo basso canta il jazz Lo stile lirico di Trovesi e Coscia Il duo protagonista anche del concerto di Semida

Steve Swallow

Classe 1940, Steve Swallow Suona intensamente al fian- DeJohnette sono invece fra i vive la sua infanzia e adole- co di jazzisti del calibro di suoi compagni di viaggio scenza nel New Jersey dove Dizzie Gillespie, Michael nei solchi di Real Book, inizia a studiare pianoforte e Brecker, George Benson e terzo disco di Swallow per tromba prima di passare, Herbie Hancock, ma è il la XtraWATT, il “ramo” del- appena quattrodicenne, al 1978 a segnare un’altra l’etichetta fondata da Carla contrabbasso. Alla Yale tappa decisiva: si unisce alla Bley e Michael Mantles University studia composi- band di e nasce (WATT) dedicato alle pro- zione con Donald Martino e così un solido sodalizio arti- duzioni del bassista. suona dixieland con Pee stico che da allora non si è Il trio con Carla Bley e Andy Wee Russell, Buck Clayton mai interrotto. Sheppard e quello con John e Vick Dickeson. Ma quan- Per il bassista gli impegni Scofield e Bill Stewart, il Gianni Coscia e (ph. Roberto Masotti / ECM Records) do nel 1960 incontra Paul e non si esauriscono però quintetto con cui pubblica Carla Bley, decide di lascia- nelle tante imprese con la (nel 1997) Deconstructed, La serata del 14 agosto in Piazza del Popolo si contata in poche parole come fece Umberto Eco re l’università e di trasferirsi bionda musicista: tra il 1980 basato sulle canzoni classi- apre con un tandem di punta del jazz italiano: sottolineando che “..l’esecuzione può essere a New York, iniziando a fare e l’84 è spesso in tour e in che di Tin Pan Alley, e il Gianluigi Trovesi e Gianni Coscia: Per l’occa- apprezzata ad un livello ‘alto’, cogliendo i rinvii concerti e a registrare con studio di registrazione con il Trio 2000 (con Paul Motian sione, rispolvereranno il titolo di una loro inci- intertestuali, e a livello ‘basso’, come musica Paul Bley, il trio di Jimmy suo amico John Scofield; e Chris Potter), segnano sione di qualche anno fa, In cerca di cibo; e tout court, senza essere disturbati dal rimando Giuffre e il sestetto di nell’89 si riunisce, dopo alcune delle pagine più stuzzicheranno il pubblico con la loro musica erudito e malizioso... Ecco dunque un modo di George Russell. ventissette anni, con Jimmy importanti dell’attività filtrata da nostalgia e memoria, così come dalla rendere popolare la musica colta e colta la musi- Nel 1964 si unisce al quar- Giuffre e Paul Bley per dare recente di Steve Swallow, saggia esperienza del mondo acquisita lungo il ca popolare. E allora non chiediamoci in quale tetto di Art Farmer e inizia a alle stampe due dischi; nel che troviamo spesso impe- cammino: in alcuni momenti profondamente tempio collocare le esecuzioni di Coscia e comporre. Dopo un periodo ’91 compone e registra gnato anche in studio di sentimentale, in altri gioiosamente ironica. Trovesi. All’angolo della strada come in una sala di militanza nel quartetto di Swallow, un album che vede registrazione e in concerto Negli anni il sassofonista e il fisarmonicista da concerto, esse si troverebbero a proprio agio.” Stan Getz, nel 1968 nasce un accanto al suo basso a cin- accanto a musicisti come hanno spaziato, individualmente, attraverso Ritroveremo Gianluigi Trovesi e Gianni Coscia sodalizio ultraventennale que corde tanti dei suoi più Lee Konitz, Henri Texier, molti linguaggi musicali, ma il loro collaudato anche la mattina di Ferragosto (ore 11): a loro con Gary Burton, testimo- fedeli partner musicali, Michel Portal, Bobby sodalizio artistico (dura dal 1995) ha dato vita è infatti affidato il “concerto di Semida”, con- niato da oltre venti album, come Gary Burton, Steve Previte e il chitarrista brasi- a una sorta di celebrazione delle “radici” sueto appuntamento nell’Arboreto mediterra- compreso il bellissimo Hotel Kuhn e John Scofield. liano Paulo Bellinati. riprendendo in esame i suoni che erano nell’a- neo della Foresta Demaniale Monte Limbara Hello, in duo, del 1974. Quest’ultimo, insieme a un Importanti i riconoscimenti ria all’epoca della loro giovinezza. Sud. Non sarà però una replica della sera pre- Quattro anni prima, Steve altro asso della chitarra, Pat lungo tutti questi anni della L’affiatamento tra i due musicisti è particolar- cedente, ma un nuovo incontro, incantevole e Swallow aveva intanto com- Metheny, compare anche nel sua carriera, a partire dal mente raffinato ed è soprattutto nelle esibizioni unico, dove i due errabondi maestri del missag- piuto una scelta fondamen- cast del quartetto con cui 1983, quando il referendum live che il potere comunicativo della loro musi- gio di diverse memorie musicali accompagne- tale per il seguito della sua firma, nel 1993, I Can See internazionale della rivista ca fluida, geniale e vigorosa, suscita nel pub- ranno i presenti in un viaggio fatto di contami- carriera, passando definiti- Your House From Here; Downbeat lo riconosce blico un forte impatto emotivo. nazioni ed esperimenti senza mai privarli del vamente dallo strumento Tom Harrell, Joe Lovano, come migliore bassista elet- L’unione fra Troversi e Coscia può essere rac- piacere dell’ascolto. acustico al basso elettrico. Mulgrew Miller e Jack trico. Venti di Jazz La big band sassarese torna a Berchidda dopo otto anni per firmare un nuovo progetto di grande prestigio La più importante formazione orchestrale nel campo del jazz stigiosi i musicisti di volta in volta coinvolti in questo o quel sardo è nata diciassette anni fa (ma allora, e fino al 1996, si progetto: direttori come , Giancarlo Gazzani chiamava Blue Note Orchestra) per iniziativa di un gruppo di e Bruno Tommaso, cantanti del calibro di Maria Pia De Vito musicisti sassaresi. Produzione e ricerca sono i due settori e David Linx, i trombettisti Tom Harrell, Paolo Fresu, Enrico principali di un impegno che, in oltre tre lustri di attività, ha Rava e Flavio Boltro, i sassofonisti Maurizio Giammarco, portato l’Orchestra Jazz della Sardegna a elaborare un reper- Javier Girotto e Perico Sambeat, il pianista Antonello Salis, torio particolarmente vario: classici del jazz dagli anni Venti il fisarmonicista francese Richard Galliano, i compositori sino ai nostri giorni, canzoni italiane, musica etnica (in parti- Luigi Giannatempo, Marco Tiso e Colin Towns, oltre a colare sarda), produzioni originali, come Seven steps about Emilo Soana, Giovanni Amato, Mike Applebaum, Mario Carmen e Ulisse e l’ombra di Bruno Tommaso, Il brutto ana- Raja, Mauro Grossi, Mario e Claudio Corvini, Giancarlo troccolo, scritto da Giorgio Gaslini, o ancora concerti “classi- Ciminelli, e tanti tra i migliori musicisti sardi. ci” in cui la formazione di base, integrata da altri strumenti, si Per l’Orchestra Jazz della Sardegna, segna un confronta con composizioni come la Rapsodia in Blue di ritorno a Time in Jazz a distanza di otto anni; l’ultima appari- Gershwin e l’Ebony Concert di Stravinsky. zione risale infatti al 1998, quando accompagnò Paolo Fresu in L’Orchestra Jazz della Sardegna Un grande contributo al suo repertorio arriva dal Concorso Porgy and Bess. Stavolta arriva a Berchidda con un organico internazionale di composizione e arrangiamento “Scrivere in Jazz” che l’associazione Blue Note composto da venti elementi: Luca Lanza, Dante Casu, Massimo Carboni, Teodoro Ruzzettu e Marco Orchestra di Sassari organizza dal 1991: impegnata nell’interpretazione di partiture provenienti da Maiore ai sassofoni, Raffaele Polcino, Luca Uras, Enrica Palla, Pietro Pilo e Giovanni Sanna Passino tutto il mondo, l’OJS ha potuto così fare proprie più di trecento partiture originali arrangiate per il alle trombe, Gavino Mele e Roberto Chelo ai corni, Salvatore Moraccini, Emiliano Desole e suo specifico organico strumentale. Maurizio Ligas ai tromboni, Mariano Tedde e Giovanni Agostino Frassetto all’organo Hammond B3, Intensa la sua attività concertistica, in Sardegna ma anche dall’altra parte del Tirreno. Tanti e pre- Roberto Tola alla chitarra, Alessandro Zolo al contrabbasso e Luca Piana alla batteria. lunedì 14 agosto 2006 15 Carla Bley dirige l’Orchestra Jazz della Sardegna fra le sue partiture A n d y Dinner Music, la signora è servita S h e p p a r d Steve Swallow e ospiti della coproduzione fra Berchidda, Nuoro e Sassari e x p e r i e n c e Prende in prestito il titolo da un disco di trent’anni fa di Carla Bley, Dinner Music, il progetto originale coprodotto da Time in Jazz, dall’Ente Musicale di Nuoro e dall’associazione Blue Note Orchestra di Sassari che fa il suo debutto in Piazza del Popolo il 14 agosto. Quell’illustre precedente, datato 1976, offre in realtà solo qualche “piatto”, debitamente rielaborato, al menù della serata che vede al centro dei riflettori l’Orchestra Jazz della Sardegna diretta dalla stessa Bley con due ospiti prestigiosi come il bassista americano Steve Swallow e il sassofonista inglese Andy Sheppard. La tavola imbandita per l’occasione annuncia infatti altre appetitose ricette, come The Black Orchid, una partitura scritta da Carla Bley per il festival di Monterey, e un lungo brano appositamente commissionato alla grande pianista, organista, arrangiatrice e direttrice americana dalle tre associazioni sarde per i rispettivi cartelloni: dopo Berchidda, Dinner Music approderà infatti a Sassari, il 27 agosto, nella rassegna Jazz-Op, e la sera dopo a Andy Sheppard Nuoro, nell’ambito della serie di concerti che fanno Emerso di prepotenza come uno dei migliori sassofonisti da pendant al diciottesimo seminario jazz. britannici, Andy Sheppard acquista il suo primo sassofono A parte l’alto livello artistico del progetto, Dinner quando ha diciannove anni. Fulminato dalla musica di Music rappresenta così anche un bel esempio di John Coltrane, dopo tre settimane appena entra nei ranghi sinergia e cooperazione, un segnale concreto di un di un quartetto di Bristol, gli Sphere, che alla fine degli nuovo modo di concepire l’organizzazione di even- anni Settanta richiama l’attenzione di pubblico e critica ti musicali in Sardegna, basato sulla fattiva collabo- non solo in Inghilterra. Si stabilisce a Parigi e collabora razione fra tre dei principali promotori della musica con vari gruppi locali, tra cui gli Urban Sax, prima di tor- Carla Bley e Andy Shepaprd nell’isola. nare in Inghilterra, a metà anni Ottanta. Nel 1988 firma il suo album d’esordio (Andy Sheppard), raccogliendo subi- to un grande successo di pubblico e di critica oltre a diver- si riconoscimenti. Più sofisticato, il successivo La first lady delle big band Introductions in the Dark (1990) in meno di una settimana entra nelle classifiche britanniche. Crescono intanto i con- sensi anche dall’altra parte della Manica: il sassofonista si Compositrice, direttrice d’orchestra, arrangiatrice e pianista, unisce alla Living Time Orchestra di George Russell, suona con Gil Evans e con Carla Bley, tre fra i massimi Carla Bley è una delle protagonisti femminili della storia del jazz compositori jazz del dopoguerra: perfeziona così il suo background anche sul piano della scrittura musicale che Carla Bley è unanimemente riconosciuta come una fra le più impor- anche nella vita. La coppia inizia a suonare in duo, quasi per gioco, negli anni successivi lo porterà a comporre sempre più tanti compositrici nella storia del jazz; altrettanto apprezzate sono le ma ben presto si affaccerà in concerto e in sala di incisione: si spesso per vasti organici (come la Soft On Inside Big sue doti di arrangiatrice, direttrice d’orchestra e pianista, come prova cementa così un legame duraturo e fecondo testimoniato da album Band, con Han Bennink e Ernst Reisjeger fra gli altri), ma la sua copiosissima discografia. Nata a Oakland, in California, prati- come Duets e . Più tardi, l’inserimento del sassofoni- anche musica da camera, per teatro, radio, TV e danza. ca il pianoforte dall’età di quattro anni, e non ancora ventenne si tra- sta inglese Andy Sheppard, porterà alla nascita del trio che darà Esaurito il percorso con il gruppo acustico, tra il 1991 e sferisce a New York, dove conosce il celebre pianista Paul Bley, suo vita, nel 1995, al disco Songs With Leggs (a Berchidda se ne il ‘93 si presenta al pubblico in una versione più elettro- primo marito, che la incoraggia a comporre. Attiva nell’ambito del potranno ascoltare le pagine nel concerto in programma il pome- nica, funkeggiante e rockeggiante con la band In Co- free jazz, a metà anni Sessanta la troviamo impegnata con la Jazz riggio di Ferragosto nella chiesetta di San Michele). Motion, con la quale registra l’album omonimo. Più Composers Guild, l’associazione intorno a cui ruotavano i musicisti Intanto, con il suo gruppo di quindici elementi, la pianista aveva avanti nel tempo, l’aggiunta di cinque fiati trasformerà il newyorkesi più innovatori, e poi come arrangiatrice per la Liberation registrato nell’autunno del 1990 The Very Big Carla Bley Band gruppo nella Big Co-Motion, protagonista di un bellissi- Music Orchestra di Charlie Haden che nel 1969, in tempi di guerra che le sarebbe valso il premio della rivista Jazz Times come mo disco dal vivo, Delivery Suite. Inclassifiable di nome del Vietnam e contestazione, avrebbe licenziato un disco bello e poli- migliore compositrice e un riconoscimento come musicista jazz e di fatto il trio (con Steve Lodder alle tastiere e Nana ticamente impegnato, destinato a entrare fra le pietre miliare del jazz. dell’anno dall’Hi Fi Vision. Tre anni dopo, un altro album realiz- Vasconcelos alle percussioni) con cui si imbarca per un Con il compositore Michael zato con la stessa formazione, Big tour europeo e registra il disco omonimo nel 1995. Mantler fonda un’altra formazione Band Theory, otterrà invece la Altri due album segnano per Sheppard gli ultimi anni del storica, la Jazz Composer nomination al Grammy come secolo appena trascorso, Learning to Wave (1998) e Orchestra, con cui realizza il suo “Big Jazz Big Band Album”. Dancing Man and Woman (1999): il fascino della ritmica primo grande lavoro, l’opera L’instancabile attività della musici- africana, sud americana e asiatica si miscela qui sapiente- , firmata sta è un continuo alternarsi di tour mente con i temi, le melodie di cui l’artista è capace. insieme al poeta Paul Haines, che in duo, in trio, con la sua Big Band Il crescente interesse per le nuove tecnologie e la dila- nel 1973 le varrà il premio francese e, dal ’99, con un nuovo gruppo, il gante cultura dei club, lo portano ad accettare un breve Oscar du Disque de Jazz. E sempre 4x4, doppio quartetto di fiati e tour al fianco del trombettista Claude Deppa e dei DJ insieme a Mantler mette anche in sezione ritmica, con cui registra, nel Rita Ray e Max Reinhardt. A questo piccolo ma signi- piedi la casa discografica WATT, 2002, un nuovo lavoro in studio, ficativo progetto si aggiunge quello commissionato sotto la cui etichetta registrerà tutti i Looking For America, che ottiene la dalla Maison de la Culture di Amiens, per una perfor- suoi lavori futuri, a partire da Tropic nomination nella categoria “best mance in solo, sax ed elettronica. L’esperienza matura- Appetites. large jazz ensemble album”. ta in questi due progetti lo conduce al suo successivo Al rientro a New York dopo un La poliedricità della musicista cali- disco, Nocturnal Tourist (2002), un viaggio attraverso periodo trascorso a Londra, decide forniana sembra non conoscere sonorità elettro-ambient, frammenti di parole, sample di di formare una sua band, sei fiati e limiti e nel 2003, quando al trio suoni urbani che si snodano lungo l’inconfondibile per- sezione ritmica, con la quale suo- Bley-Swallow-Sheppard si unisce il corso tracciato dai suoi sassofoni. nerà per sei anni, darà concerti in batterista , nasce Nel 2003, il suo album P.S. firmato insieme al chitarri- Europa e Giappone, pubblicherà ancora una nuova formazione, il sta John Parricelli, riscuote un grande successo dalla cri- ben cinque dischi, registrerà la quartetto The Lost Chords. Intanto tica inglese ed internazionale. Contemporaneamente, il colonna sonora del film di Claude arrangia e suona con la seconda City of London Festival gli commissiona un lavoro mul- Miller Mortelle Randonée, e rivisi- Liberation Music Orchestra di timediale, Cityscapes, musica, parole ed immagini terà le musiche di per Charlie Haden che nel 2004 licenzia proiettate sulla facciata di St. Bartholomew-the-Great. l’8 ? di Fellini. Ampliata la sezio- l’album Not in Our Name ripren- Nel 2004 il musicista inglese lavora con il suo quartetto ne ritmica, la nuova band di Carla dendo (anche nella copertina) un in cui figurano l’inseparabile chitarrista John Parricelli, il Bley pubblica altri due nuovi discorso aperto ai tempi dello stori- contrabbassista Dudley Phillips e Kuljit Bhamra alle album, Heavy Heart e Night-Glo, co precedente del 1969, per rilan- tabla e alle percussioni. Più recente ancora il duo con la quest’ultimo scritto e composto ciare, in tempi di nuove guerre, un pianista Rita Marcotulli che ha portato alla registrazione per il bassista Steve Swallow, suo fiero messaggio di pace e di opposi- di un disco, On the Edge of a Perfect Moment, annuncia- partner artistico e, in seguito, Carla Bley zione contro ogni sopruso. to in uscita entro l’anno. 16 martedì 15 agosto 2006 Un viaggio surreale nel mondo del vino Canzoni con le gambe Vino dentro Carla Bley, Steve Swallow e Andy Sheppard rispolverano “Songs With Legs”

Reduce dall’esi- anni Sessanta, bizione della prima di unirsi sera precedente alla Bley Band con l’Orchestra nel 1978), e Jazz della Andy Sheppard, Sardegna, Carla considerato Bley tiene anco- dalla critica il ra banco il miglior sassofo- pomeriggio di nista della sua ferragosto (ore generazione. 18), nella chiesa Pianista, compo- di San Michele sitrice e arran- (nella campagna giatrice, all’ana- di Berchidda), grafe Carla ma in una ver- Borg (Bley è il sione più intimi- nome del primo sta, stavolta: marito, il piani- quella del trio sta Paul Bley) con il bassista frequenta il Steve Swallow e mondo jazzisti- il sassofonista co di New York Antonio Caldonazzo (ph. Simone Ferraro) britannico Andy dalla fine degli Sheppard. anni Cinquanta. Il Museo del Vino è senz’altro il “teatro” ideale dove portare in scena Songs With Il fascino eserci- (il giorno di Ferragosto, alle 13) il monologo “Vino Dentro”: come Legs, il concer- tato dalle sue suggerisce il titolo, il nettare di Bacco ha infatti un ruolo centrale nel- to in program- composizioni su l’adattamento teatrale di Antonio Caldonazzi e Massimo Cattaruzza ma, nel 1994 è autori quali tratto dall’omonimo romanzo di Fabio Marcotto e prodotto dal Teatro stato un tour di George Russell, Stabile di Bolzano. Il protagonista, Mariano Cuttin, di cui veste i grande succes- Jimmy Giuffre, panni lo stesso Caldonazzi (sua anche la regia), è un grigio impiegato so, registrato Paul Bley, Gary di banca che rimane improvvisamente folgorato da un bicchiere di poi in un album Carla Bley Trio Peacock è Sauvignon. Comincia così un viaggio nel mondo del vino che lo por- pubblicato l’an- i m m e d i a t o . terà a trasformarsi in uno dei più quotati degustatori a livello interna- no dopo. Sei brani che, come in gergo suggerisce il tito- Sostenitrice del jazz d’avanguardia negli anni Sessanta, zionale. Col lavoro, cambia anche il registro interiore del personaggio lo stesso, di strada ne hanno fatta, da allora: cinque com- fonda con il trombettista Michael Mantler la Jazz che poco a poco sviluppa sensibilità fino ad allora sconosciute. Con posizioni di Carla Bley e un classico di Thelonious Composers Orchestra Association, autentico laboratorio di una sorpresa: una trasformazione di kafkiana memoria del protagoni- Monk, Misterioso. Un lungo viaggio spazio-temporale, musicisti d’avanguardia, da cui nascono importanti suite sta che segna l’inizio, o forse la fine, di questo viaggio surreale all’in- ma anche evolutivo lungo il percorso artistico della musi- per solista e orchestra. Oltre alla composizione di un’opera terno del mondo del vino. Uno spettacolo ideale per gli appassionati cista californiana: brani eseguiti per la prima volta negli jazz-rock tra le più significative degli anni Settanta, enofili e da raccomandare agli astemi. anni Settanta e Ottanta con orchestra, ma in questo Escalator Over The Hill (firmata insieme al poeta Paul Attore, regista e da anni assistente di Marco Bernardi al Teatro Stabile album-concerto riproposti in trio. Songs With Legs conti- Haines), Carla Bley scrive arrangiamenti per la Liberation di Bolzano, Antonio Caldonazzi regala al pubblico un’interpretazione nua, da allora, a celebrare un’amicizia pluriennale tra Music Orchestra di Charlie Haden. Ben presto fonda la sua intensa, cimentandosi con destrezza in una lunga serie di virtuosismi musicisti della levatura di Steve Swallow, da sempre etichetta discografica Watt che documenterà tutte le sue lessicali e linguistici, e coniando al tempo stesso una scrittura e un lin- interprete della musica di Carla Bley (con il trio di incisioni. Dagli anni Ottanta, la sua big-band continua ad guaggio a dimensione di bottiglia. Jimmy Giuffre e poi con il quartetto di Gary Burton negli ospitare solisti di primo piano. Al jazz club tengono banco gli Eight Caught Playing

Il gruppo nato dal Seminario Jazz di Nuoro dell’anno scorso animerà tutte le notti il dopo-concerto al Museo del Vino

Appuntamento immancabile per i nottambuli con il jazz approfondire la conoscenza della teoria e della pratica club, affidato, ormai come di consueto, al gruppo compo- del jazz. La ragione del successo è nella formula del sto dai migliori allievi dell’ultima edizione del Seminario Seminario: undici intensi giorni di immersione totale Jazz di Nuoro. Raccolti sotto le insegne degli Eight nel jazz sotto la guida di un corpo docente consolidato Caught Playing, Marta Loddo (voce), Luca Vito Lanza nel corso degli anni e che conta diversi protagonisti (sassofono), Davide Di Pasquale (trombone), Luca della scena nazionale di questa musica: tra gli altri, Aquino (tromba), Fabrizio Rat Ferrero (pianoforte), Luca Tino Tracanna (per la classe di sassofono), Maria Pia Costantini (chitarra), Alessandro Del Signore (contrab- De Vito (per quella di canto), Roberto Cipelli (piano- basso) e Roberto Migoni (batteria) terranno banco al forte), Attilio Zanchi (contrabbasso) e Ettore Fioravanti Museo del Vino tutte le notti (da venerdì 11), dopo i con- (batteria), oltre allo stesso Paolo Fresu (tromba). Al ter- certi in piazza del Popolo, con un repertorio che com- mine di ogni edizione, il Seminario conferisce una prende pezzi originali, standard rivisitati in chiave moder- borsa di studio ai migliori allievi di ciascuna classe di na e brani provenienti dai rispettivi background musicali. strumenti. Fa parte del riconoscimento l’invito ai borsi- E, per l’ascoltatore, sarà un’ottima occasione per coglie- sti a costituirsi in un gruppo per proseguire insieme il re uno dei riflessi più interessanti del Seminario Jazz che proprio percorso, possibilmente anche attraverso un’at- si tiene nel capoluogo barbaricino ogni estate, da sedici tività concertistica che trova appunto nel festival Time anni a questa parte. in Jazz e nello stesso Seminario di Nuoro le prime Organizzata dall’Ente Musicale di Nuoro con la dire- opportunità concrete. Dopo Berchidda, gli Eight zione artistica di Paolo Fresu, l’iniziativa didattica - Caught Playing sono invitati infatti ad inaugurare la una delle più importanti nel panorama italiano - richia- rassegna di concerti che accompagna, come sempre, l’i- ma ad ogni edizione un numero sempre crescente di niziativa didattica nuorese, che dal 23 agosto al 2 set- giovani (e spesso giovanissimi) musicisti, desiderosi di tembre festeggia la sua diociottesima edizione. martedì 15 agosto 2006 17 i poeti improvvisatori Prologo finale in parole e musica della Sardegna Celestini & Fresu L’attore-favolatore romano e l’enfant du pays insieme sul palco prima che decolli la festa di chiusura Mario Masala

Si rinnova, la sera di Ferragosto, l’ormai consue- La sera di ferrago- giocano e si rincor- ta gara di poesia in lingua sarda nei giardini della sto, subito prima che rono. Celestini Casa di Riposo per Anziani di Berchidda: a sfi- decolli la consueta infatti presenta dei darsi a colpi di rime e versi estemporanei saranno festa finale, il palco testi che arrivano il giovane Giuseppe Porcu di Irgoli e i più maturi di Piazza del Popolo, dalle testimonianze Mario Masala di Silanus e Bruno Agus di Gairo, a Berchidda, sarà raccolte in giro per già protagonisti lo scorso anno dell’appuntamento tutto di Ascanio l’Italia, nel corso curato da Paolo Pillonca per il cartellone di Time Celestini e Paolo degli anni. Le lun- in Jazz. Fresu. L’attore-favo- ghe conversazioni, Giuseppe Porcu, vent’anni, sulle scene delle sagre latore romano e l’en- registrate e sbobi- da tre, affiancherà Bruno Agus, che ha iniziato la fant du pays con la nate, sono divenute sua carriera nel 1981, e Mario Masala, che fu a sua sua tromba hanno di materiali preziosi volta un enfant prodige, avendo esordito sui palchi recente battezzato (il per le drammaturgie delle gare a soli sedici anni, nell’agosto del 1951, 31 marzo scorso, a dei suoi spettacoli nel suo paese natale per la festa di San Lorenzo. Il Brescia) un originale che sempre unisco- debutto di Giuseppe Porcu, nella primavera del dialogo artistico sul no fantasia e realtà. 2003 a Nule durante un concorso a premio riser- filo della musica e Dal canto suo Paolo vato ai poeti orali, ha rappresentato una novità di dell’improvvisazio- Fresu studia da anni rilievo, dal momento che da oltre mezzo secolo ne. A Berchidda lo un percorso stretta- non si registrava un esordio in età così verde. Il riprenderanno mente legato alla pubblico ha subito mostrato di gradire molto que- seguendo il leitmo- memoria, in cui la sta presenza nuova e inattesa, tanto che il numero tiv di “Cookin’ tradizione viene delle gare, nella stessa stagione del 2003, è note- Jazz”. E saranno riscoperta e reinter- volmente cresciuto rispetto alla media degli ultimi dunque storie e note pretata alla luce dieci anni. Mario Masala, Bruno Agus e Giuseppe ispirate alla musica e delle contaminazio- Porcu costituiscono oggi - in una gara poetica che al cibo, al gusto del ni più varie. li veda protagonisti insieme - il confronto più cre- palato, quelle che Ascanio Celestini, dibile fra le tre generazioni che rappresentano, nasceranno dall’arte romano, è autore e essendo ciascuno di loro il maggior vessillifero affabulatoria del- interprete di spetta- della propria. l’immaginifico coli memorabili Quella di Time in Jazz 2006 potrà essere un’occa- Celestini e dalla come Fabbrica, sione più che propizia, davvero utile a chi ha inte- poesia del jazz del Ascanio Celestini e Paolo Fresu Radio Clandestina, resse a farsi un’idea diretta e precisa - verificata sul trombettista berchid- La fine del mondo, campo - della situazione del canto improvvisato dese. parole quasi come Paolo Fresu irripetibile di renderli vivi, di Cecafumo, La pecora nera, negli spettacoli di piazza Sardegna: nel solco della “Ho cominciato a raccontare sfila i suoni dalla sua tromba farli accadere veramente”. Scemo di guerra, attenti alla tradizione, certo, ma anche nell’apertura a eventuali storie – dice Celestini - perché prendendoli a prestito da una Un incontro fra due grandi che memoria collettiva recuperata innovazioni e arricchimenti, nella forma e nella le sentivo da ragazzino. E le storia che è sempre più grande si scrutano, si studiano e poi con un vivo intreccio di legge- sostanza. racconto mettendo in fila le di noi, ma con la possibilità trovano un feeling, dialogano, rezza e drammaticità. 18 mercoledì 16 agosto 2006 Radiofrequenze con il cielo Rita Marcotulli e Time in Jazz rendono omaggio a Billy Sechi

Il diciannovesimo Time in Jazz si congeda nel ricordo di scena romana dove, all’epoca, si andavano formando molti Roberto “Billy” Sechi, amico del festival e di Paolo Fresu, altri protagonisti del jazz italiano di oggi. Ai giovani talenti scomparso troppo presto, lo scorso autunno. L’alba del 16 nostrani la capitale offriva spesso la possibilità di suonare agosto, come quella di cinque giorni prima, è dedicata al con grandi musicisti stranieri di passaggio in Italia. Chet batterista sardo, “buongustaio del jazz”, e a quel suo sorri- Baker, Steve Grossman, Peter Erskine, Joe Henderson, Joe so che il piccolo-grande mondo della musica isolana non Lovano, Tony Oxley, Michel Portal, Charlie Mariano, potrà dimenticare presto. A Rita Marcotulli il compito di Richard Galliano, Michel Benita, Aldo Romano, Kenny accompagnare in solitudine il sorgere del sole per l’ultimo Wheeler, Bob Moses, sono tra i jazzisti con cui la appuntamento di Time in Jazz per quest’anno, mercoledì Marcotulli ha modo di misurarsi. 16 alle 6 del mattino. Si intitola Radiofrequenze con il Nel 1986 lascia l'Italia per la Svezia, dove resterà per sei cielo l’omaggio della pianista all’amico che non c’è più: anni assimilando la passione per la ricerca e la sperimenta- un titolo che allude al lato forse meno noto di “Billy” zione dell’ambiente musicale scandinavo. Pur lontana, rac- Sechi, quello di radioamatore. Non è per caso che proprio coglie consensi in patria: nel 1987 il referendum della rivi- nei solchi di un disco della Marcotulli, The woman next sta Musica Jazz la elegge “Miglior nuovo talento italiano”. door, resti una traccia musicale della sua maestria nel Tra il 1988 e il ‘90 fa parte della band di Billy Cobham, gestire linee, punti e intervalli dell’alfabeto morse. Ed è mentre in Svezia continua a perfezionarsi suonando con bello immaginare che fra il ritmo delle sue bacchette su Palle Danielsson, Anders Jormin e anche con Nils Petter piatti e tamburi e quello del tasto telegrafico esistesse una Molvær. Di ritorno in Italia, alterna i propri progetti jazz a qualche parentela. collaborazioni nel mondo della canzone, specie nelle for- Pianista elegante, dalla grana melodica e dalla voce stru- mazioni di Pino Daniele. mentale molto esclusiva, Rita Marcotulli si innamora del Attualmente è impegnata in diversi progetti: Koinè, l’omag- pianoforte quando ha appena cinque anni, per approfondir- gio a Truffaut The Woman Next Door, il duo con la cantan- ne poi lo studio al conservatorio di Santa Cecilia, a Roma, te Maria Pia De Vito e quello col sassofonista inglese Andy la città dove è nata nel 1959. Dopo una curiosità iniziale Sheppard, i trii con Furio Di Castri e Patrice Heral e con per i ritmi sudamericani e la musica brasiliana, intorno ai Palle Danielsson e Peter Erskine, e il quartetto con Javier vent’anni approda definitivamente all’estetica del jazz. Girotto ai sassofoni, Gianluca Renzi al contrabbasso e Rita Marcotulli Nei primi anni Ottanta la troviamo immersa in quella Roberto Dani alla batteria.

Berchidda, 08/11/2005 12.26.21 - Tucconi CIAO BILLY Il mio caro amico “Billy” Il mio caro amico vò a Golfo degli buongustaio del jazz Roberto “Billy” Sechi Aranci e da li, non ci ha lasciati Ci ha guidando la macchi- Ciao Billy, buongustaio del jazz - scritto il Anche le orate, le spigole, le mormore gli voglio- lasciati avantieri, di na, prese un treno e 06/11/’05 e pubblicato su gds il 07/11/’05. no bene. E si perché non essendo degli abili prima mattina. scese a Berchidda. Per i parenti e gli amici ritengo che il silenzio pescatori, con le nostre esche vane davamo gene- Dopo due mesi trava- Poi chiese di me in sia la cosa più rosamente da gliati Roberto “Billy” paese e si presentò adeguata, perché mangiare a tutte Sechi se n’è andato e con il suo fisico spesso il silenzio le specie della noi eravamo con lui imponente e con un è di conforto più costa. Ma non si per poterlo vedere e viso raggiante men- delle parole che andava per salutare ancora una tre io non sapevo talvolta rischiano pescare a tutti i volta. minimamente chi di suonare stona- costi, si andava Ironia della sorte o fosse. te, di circostanza. soprattutto per forse destino: ho Jazz Quintetto Era sera ed aveva in Per chi non cono- essere là, in quei appreso la notizia per telefono da Dodo, sua mano una sola ventiquattrore: con quella arrivò sceva Billy posso luoghi. Nelle sorella, con la quale sono stato in contatto quo- e con quella ripartì dopo due giorni piena di raccontarti che la lunghe serate tra- tidiano per tutti questi mesi e mentre ero nella una amicizia musicale ed umana che non si è mia amicizia con scorse assieme in sala di attesa dell’aeroporto di Ginevra poco mai spenta e che si è alimentata con il passare lui è nata per via qualche spiag- prima di imbarcarmi per Roma dove, domeni- degli anni. della comune gia o scogliera ca sera, avrei dovuto tenere un concerto assie- Lo ricorderò come l’ultima volta che l’ho visto passione per la Roberto “Billy” Sechi isolata spesso me a Paolo Rossi all’Ambra Jovinelli. a Cagliari in ospedale: felice di vedermi e sere- batteria e la stavamo in silen- Frastornato e senza sapere che fare ricevo un no nonostante tutto. Gli ultimi sms che mi ha musica jazz. La prima volta che ci siamo fre- zio a pensare oppure parlavamo di musica e di minuto dopo una telefonata da Roma in cui si scritto ai primi di ottobre erano della serie: il quentati è stata alle scuole elementari e Billy altro ed era un piacere farlo con una persona annuncia che il concerto è rimandato a causa di male non ce la farà, non riuscirà a prendermi era un bambino simpatico, generoso, gentile e intelligente. E’ così che ho conosciuto e ho una forte ottite di Paolo, credo che Billy mi perchè ho una voglia pazzesca di vivere e di paziente come si è confermato da grande. Da potuto apprezzare oltre l’artista anche l’uomo. stesse aspettando! suonare. Perchè nonostante tutto mi sento forte ragazzi spesso ci alternavamo alla batteria Billy era anche un buongustaio e quando per Se n’è andato sereno e cosciente, dopo avere come un leone! durante le jam session ed era un piacere sentir- esche avevamo sardine fresche e vongole, ad un lottato con un tumore all’esofago che sembra- Ed è così che lo scorso anno ha deciso d’ur- lo suonare come per Billy era un piacere sen- certo punto bastava uno sguardo e prima di finir- va risolto e che invece è ritornato più convinto genza di affrontare una complessa e costosa tirti suonare. Stima reciproca e mai rivalità. Lui le tutte si raggiungeva casa dove Billy le cucina- e determinato di prima. Roberto ci mancherà. operazione a Padova. Operazione che è stata ha sempre continuato a suonare la batteria fino va a dovere tra una risata e l’altra. Con lui la Mi mancherà molto. finanziata con l’aiuto di tutti i musicisti e di ad arrivare a diventare il bravo batterista che pesca andava sempre bene. Ricordo la prima volta che ci siamo conosciu- tutti gli amici, tanti, che gli hanno voluto bene. noi tutti abbiamo apprezzato. Io oltre ad Elvin Da oggi non c’è più. Non c’è più qualcosa di ti, nellíestate del lontano 1981, quando ai prin- Perchè Roberto si faceva amare per il suo Jones ascoltavo anche Dario Fo e ho seguito buono. E’ come se stamani mi avessero comu- cipi di agosto bussò alla porta di casa a swing generoso e per la sua voglia di vivere e soprattutto l’altra mia grande passione, quel la nicato che se ne è andato via il vino, o l’olio di Berchidda di rientro dai Seminari di Siena di dare. più conosciuta, recitare. oliva, o il formaggio. Ma è anche peggio, non jazz. Li gli avevano parlato di un giovane Lo ricorderò come l’ultima volta. Con i capel- L’amore comune per la batteria ha dato vita ad c’è più un amico. Il mio carissimo amico trombettista sardo di Berchidda e lui, cagliari- li ricci come quelli di allora e con una tremen- una amicizia che è andata oltre le affinità musi- Roberto Sechi. tano, senza neanche sapere dove stavo venne a da voglia di vita. cali. Con Billy andavo spesso a pescare a canna. Pier Francesco “Checco” Loche conoscermi al suo rientro dal Continente: arri- Ti voglio bene. Paolo Mercoledì 11 agosto 2005 Mercoledì 11 agosto 2005 [email protected]

22 il programma

Abbonamenti (solo Traversata marittima Livorno/Golfo Aranciparten- - za ore 15.30 > arrivo ore 21.25 platea) Gangb Brass Band Intero euro 60,00 Tempio Pausania, L?Agnataore - 18.00 Ridotto euro 50,00 10 Maria Pia De Vito & Rita Marcotulli Montalvu - Foresta Demaniale Monte Limbara Sud - ore 06.00 Biglietti interi Francesco Sotgiu, Carlo Sezzi, Gianni Filindeu, Roberto Platea euro 20,00 Pellegrini, Pier Francesco Loche, Alessandro Garau & Luca Piana Tribuna euro Aeroporto Internazionale Olbia/Costa Smeralda - 15,00 ore 10.00 (*) Platea euro 11 Gangb Brass Band Monti, Santuario di San Paolo Eremitaore 11.00 - 10,00 Furio Di Castri, Paolino Dalla Porta, Ares Tavolazzi & (*) Tribuna euro Salvatore Maltana Nuchis, Chiesa dei Santi Cosma e Damianoore - 8,00 18.00 12 Bebo & Massimo Ferra duo Biglietti ridotti Berchidda, Chiesa di Santa Caterinaore 11.00- A. Mozart Platea euro 17,00 Antonello Salis & Stefano Bollani duo Nughedu San Niccol, Chiesa di Sant?Antonio Abate Tribuna euro - ore 18.00 12,00 Gianfranco Grisi - Matteo Turella duo (*) Platea euro 8,0013 Gianfranco Grisi & Quartetto classico: musiche di W. (*) Tribuna euro Berchidda, Museo del Vinoore - 10.30 Oschiri, Chiesa di Nostra Signora Di Castroore - Presentazione Grandilibri: Rossidi Piero CaredduePaolo 18.00 6,00 Fresu Talkaboutdi Luigi Onori Stefano Bollani piano solo Berchidda, Museo del Vinoore - 12.00 Enzo Decaro, presentazione del cd Poeta Massimo Ridotti Concerto Aperitivo conNAT il Trio ragazzi sotto i 12 Berchidda, Piazza del Popoloore -21.30 Gianluigi Trovesi & Gianni Coscia anni, 14 soci Time in Jazz, Semida, Arboreto mediterraneo - Foresta DemanialeCarla Bley, Steve Swallow & Andy Sheppard Trio Monte Limbara Sud ore- 11.00 Berchidda, Giardini della Casa di riposo per anziani studenti CTS, Gianluigi Trovesi & Gianni Coscia - ore 20.00 adulti oltre i 65 Aeroporto Costa Smeralda di Olbiaore -12.45 Gara di Poesia in lingua consarda i poeti improvvi- Gangb Brass Band satori anni e disabili Mario Masala, Bruno Agus e Giuseppe Porcua cura Berchidda, Museo del Vinoore - 13.00 diPaolo Pillonca Antonio Caldonazzi Berchidda, Piazza del Popoloore -21.30 Berchidda, Chiesa di San Micheleore 18.00- Ascanio Celestini & Paolo Fresu(*) (**) Ingresso libero15 (***) Biglietto A/R Berchidda, itineranteore19.45 - Cinema - 12>15 agosto - ore 16.00-18.00 25,00 da Cagliari Gangb Brass Band Il gusto della vista,rassegna di film etnografici a cura di Berchidda, Piazza del Popolo11>15 - Gianfranco Cabiddu 20,00 da Oristano agosto Berchidda, Museo del Vino11>15 - agosto - ore 24.00 10,00 da Chilivani Prima dei concerti>Interventi dell?attore Cookin? Jazz Clubcon gliEight Caught Playinga cura diLa

Tutti gli appunta- tutti i giorni menti sono ad ingresso gratuito ad eccezione di PAV PROGETTO ARTI VISIVE Suoni in trans- organizzazione e cura di Giannella Demuro e Antonello Fresu ito e dei concerti Mostre _ Esposizioni _ Eventi¥ 10 >15 agosto in Piazza del Popolo Arte tra le note>Piazza del Popolo, 12-15 agostoa cura di di Giannella Demuro e Antonello Fresu scenografie d?artista per i concerti serali diErik Time Chevalier, in Paola Dessy, Gianni Nieddu, Pietro Jazz Sedda, Marco Pili, Pinuccio Sciola, Gianfranco Setzu Gianni Nieddu, Alex Pinna, Nero Project heavy food> Sa Casara, 10-15 agosto a cura di Paola Tognon e Laura Nozza Marina Abramovic, Nicoletta Agostani, Alicia Baladan, Gianfranco Baruchello, Samuele Belloni, Alba D?Urbano, Stefania Galegati, Alberto Guidato, Dimitris Kozaris, Francesco Lauretta, Domenico Mangano, Marzia Migliora, Luigi Ontani, Adrian Paci, Stefano Pasquini, Federica Pecorelli, Alessandro Quaranta, Nordine Sajot, Dunja Scannavini, Alessandra Spranzi, Bert Theis, Franco Vaccari, Luca Vitone Cucine coordinate> Sa Casara, 10-15 agosto a cura di Paola Tognon e Laura Nozza Vincenzo Castella, Silvia Levenson e Natalia Saurin, Cesare Pietroiusti Tutto fa brodo> Sa Casara, 10-15 agosto regia di Lab 80 Film (Dario Catozzo, Angelo Signorelli, Alberto Valtellina, Sergio Visinoni) Dishes> Casa Meloni , 10-15 agosto paV - progetto arti visive 23

Museo Pav Casa Meloni sa Casara Museo del vino

arte tra le note scenografie d?artista Gianni Nieddu ¥ Alex Pinna ¥ Nero Project ¥ Danilo?Sini

heavy food ? a cura diPaola TognoneLaura Nozza Marina Abramovic ¥ Nicoletta Agostani ¥ Alicia Baladan Samuele Belloni ¥ Alba D?Urbano ¥ Stefania Galegati ¥ Alberto Guidato ¥ Dimitris Kozaris Francesco Lauretta ¥ Domenico Mangano ¥ Marzia Migliora Adrian Paci ¥ Stefano Pasquini ¥ Federica Pecorelli ¥ Alessandro Quaranta ¥ Nordine Sajot Dunja Scannavini ¥ Alessandra Spranzi ¥ Bert Theis ¥ Franco Vaccari ¥ Luca Vitone

Cucine coordinate installazioni a cura diPaola TognoneLaura Nozza Vincenzo Castella ¥ Silvia LevensoneNatalia Saurin ¥ Cesare Pietroiusti

Tutto fa brodo cinema internazionale del XX secolo sino ai giorni nostri regia diLab 80 Film (Dario Catozzo ¥ Angelo Signorelli ¥ Alberto Valtellina ¥ Sergio Visinoni)

dishes Casa Meloni > 10-15 agosto a cura diGiannella DemuroeAntonello Fresu Erik Chevalier ¥ Paola Dessy ¥ Gianni Nieddu Pietrolio ¥ Marco Pili ¥ Pinuccio Sciola ¥ Gianfranco Setzu

? Gorni/sajot Museo PAV > 10-15 agosto a cura diGabi Scardi Meri Gorni ¥ Nordine Sajot

Food in bytes Museo PAV > 10-15 agosto a cura diElena Giulia Rossi Kelly Dobson ¥ Free Soil (Amy Franceschini, Myriel Milicevic, Nis R¿mer) ¥ La Molleindustria Josephine StarrseLeon Cmielwski ¥ Tree-Axis (Krister Olsson, Stella Lai)

lavori in corso nelle vie del paese e nel territorio > 10-15 agosto interventi / performance / installazioni Dimitri Alithinos ¥ Paola Dessy ¥ Meri Gorni ¥ Nero Project ¥ Pinuccio Sciola ¥ Gianfranco Setzu

BabelFish Museo del Vino > 10-15 agosto a cura diPinella MarraseClaudio Pieroni Carlo Deperu ¥ Veronica Gambula ¥ IL=TR (Ilaria Onidi e Maria Teresa Serra) Francesco Lussu ¥ Narcisa Monni ¥ Francesco Puggioni ¥ Sabrina Oppo ¥ Antonella Tola

stage/Backstage installazione fotografica sul festival e i suoi artisti attraverso lo sguardo di professionisti e non professionisti dello scatto

semida (in permanenza) Clara Bonfiglio ¥ Giovanni Campus ¥ Bruno Petretto ¥ Pinuccio Sciola ¥ Monica Solinas 24 paV - progetto arti visive heavy food Video in libera relazione di senso con il tema del cibo indagato in tutte le sue possibili interpretazioni

Marina Abramovic, Nicoletta Agostini, Alicia Baladan, Samuele Belloni, Alba D’Urbano, Stefania Galegati, Alberto Guidato, Dimitris Kozaris, Francesco Lauretta, Domenico Mangano, Marzia Migliora, Adrian Paci, Stefano Pasquini, Federica Pecorelli, Alessandro Quaranta, Nordine Sajot, Dunja Scannavini, Alessandra Spranzi, Bert Theis, Franco Vaccari, Luca Vitone

Cucinare e disquisire di cibo, conservare e distribuire, man- giare e trasformare/rsi sono azioni e pensieri che apparten- gono ai più antichi - ma sempre attuali - riti collettivi: Il cibo come espressione della nostra storia ma anche come spec- chio della società contemporanea, con i suoi desideri e malesseri. Cibo come necessità, come status symbol, come ossessione o malattia; ma anche come fondamentale leva economica e prodotto mediatico; come oggetto di ricerca e sperimentazione; come soggetto fondamentale del più attua- le dibattito etico-politico. Ma anche cibo come creatività, desiderio e immaginazione. Paola Tognon

Heavy Food rappresenta una ricerca tematica nell’arte degli ultimi decenni: opere video di artisti che hanno sen- tito l’esigenza di indagare il tema del cibo nelle sue mol- teplici implicazioni. Dai video degli anni Settanta dove il cibo è protagonista nelle performance in un diretto con- fronto/scontro con il corpo dell’artista fino alle opere più recenti che riflettono l’attualità del tema nel rapporto tra alimentazione, tradizioni culturali, economia, socialità e Dall’alto a sinistra, in senso orario: Dunja Scannavini, Francesco Lauretta, Stefano Pasquini, Federica Pecorelli, Alessandro malessere. Quaranta, Marina Abramovic, Bert Theis, Marzia Migliora, Nicoletta Agostini Laura Nozza paV - progetto arti visive 25 d i s h e s Erik Chevalier, Paola Dessy, Gianni Nieddu, Pietrolio, Marco Pili, Pinuccio Sciola, Gianfranco Setzu

Mangiare, bere, alimentarsi. Pratiche quotidiane auto- per offrirli come spunto di riflessione allo spettatore. matiche, fondamentali, nate da pulsioni vitali. Il cibar- Alla Storia recente e alle sue tristi icone è dedicata l’in- si, più di altre, è una pratica semanticamente comples- dagine di Gian Franco Setzu. Le immagini dei grandi sa, sempre più carica di simbologie, metafore e codici. dittatori della Modernità, come imbarazzanti immagini Nella società attuale, infatti, le tematiche legate al cibo votive, raffinate ma improbabili, sono destinate ad esse- e all’alimentazione, sono intimamente coinvolte in una re monito per i singoli e per le collettività. fitta rete di rimandi ed articolazioni che attingono agli Ironica ma crudele è l’opera di Gianni Nieddu che rac- ambiti più disparati della cultura odierna: dalla biologia conta l’indifferenza della natura e l’immutabilità delle alla fisiologia, dall’antropologia alla psicoanalisi, dalla sue leggi: i pulcini sono vittime sacrificali in attesa di filosofia e dalla religione a tutta una serie di nuove pro- divenire pasto per rapaci. Il concetto di identità e indi- blematiche sensibili connesse alle biotecnologie e alla vidualità non appartiene al mondo naturale, e ognuno globalizzazione. possiede il proprio inderogabile posto nella scala ali- Cibo come nutrimento, come rito sociale, come indice mentare. Rappresentazione o metafora, l’opera di etnico o culturale. Ma anche variabile politica, econo- Nieddu costringe la riflessione attorno ai limiti “natura- mica e perfino etica. Cibo come confronto tra identità li” della specie uomo. individuale e collettiva. Sciola, che opera da sempre sulle urgenze socio- È a questa complessità che l’arte si rapporta, producen- ambientali della realtà umana e naturale, propone la do opere che sono testimonianza del nostro mondo e del metafora “biologica” dell’arte come cibo e nutrimento: nostro tempo. piccole sculture di basalto diventano, attraverso un Sebbene da sempre ricorrente nella storia dell’arte, sia coerente slittamento di senso, organismi vegetali viven- come mera rappresentazione oggettuale e figurativa, sia ti. L’artista, seminando i semi di pietra, rinnova il rito come espressione dei molteplici significati simbolici ad ancestrale della fecondazione. esso connessi, tuttavia oggi il tema del cibo incrocia la La metafora dell’arte come nutrimento sottende anche ricerca visiva con una sempre maggiore frequenza. l’opera di Paola Dessy. L’artista offre una torta-corpo, Differenti gli approcci, altrettanto distinti e variabili che riproduce in scala reale la sua immagine, come cibo gli esiti. La mostra “Dishes” ne offre uno spaccato par- per gli spettatori. È un pasto che si compie come rito ziale ma intrigante, raccontando in modo sensibile e comunitario: l’artista dona se stessa affinché chi lo rice- efficace le dinamiche del mondo contemporaneo. ve possa trarne nutrimento per lo spirito. Erik Chevalier e Pietro Sedda indagano, con metodiche L’arte diventa cibo, ma anche il cibo diventa arte, nelle differenti, il mondo e le sue emergenze. Nei loro lavori il opere di Marco Pili: qui il pane è cibo inteso nella sua cibo è assenza, privazione, sofferenza. Attraverso una accezione culturale, portatore cioè di un messaggio che pittura concettuale sporca e minimale, Chevalier ci arriva dalla tradizione e che l’artista, con il suo lavoro ricorda le grandi emergenze del pianeta: i nomi che affio- e la sua creatività, rende universale ed eterno. rano dalla materia pittorica sono nomi di piatti tipici di paesi dilaniati da guerre le cui popolazioni vivono nella Giannella Demuro e Antonello Fresu carestia. Del cibo, nelle opere di Chevalier, resta solo la memoria, il fremito dell’assenza. Se Chevalier guarda a dall’alto in senso orario: paesi lontani, Sedda rivolge la sua attenzione al mondo Marco Pili occidentale, alla vita metropolitana e alle subculture di Pietro Sedda un’umanità al margine, e lo fa attraverso la telecamera Gianni Nieddu sfocata e indifferente di un cellulare, come a voler pren- Gianfranco Setzu dere piccoli appunti visivi di ciò che l’occhio registra, Erik Chevalier 26 paV - progetto arti visive net / web art: corrente artistica di ultima generazione FooD iN ByTeS transgenetica, elettrodomestici e vegetali invadono la rete

Cibi di tutti i tipi, distintivi delle più varie classi sociali e sul mercato, Marathon Infinity. Il gioco originale, dove una religioni, sono i protagonisti di gran parte dell’iconografia nave spaziale deve battersi in violente battaglie contro gli artistica: dai mosaici medievali, agli olii su tela rinasci- alieni, si trasforma in una spiritosa guerra contro cibi gene- mentali e moderni, alle installazioni e performance nate ticamente modificati. Di Marathon Infinity rimangono sola- dalle avanguardie dei primi del Novecento. Nel 1932 gli mente la struttura, il suono e alcuni elementi grafici. Una artisti Marinetti e Fillia scrivono il “Manifesto del Cibo cucina adibita a laboratorio per esperimenti transgenetici Futurista” , un attacco durissimo contro la tradizione degli sostituisce l’ambientazione avveniristica della versione ori- spaghetti, “alimento che si ingozza e non si mastica”, e un ginale. I cibi modificati si sono coalizzati per prendere il divertente ricettario per pranzi futuristi che annovera piatti sopravvento sulla catena alimentare. Bisogna assolutamente “… la cui armonia originale di forma e colore nutra gli sconfiggerli. Stracci e utensili da cucina sono le armi messe occhi ed ecciti la fantasia prima di tentare le labbra” (pub- a disposizione per abbattere il nemico. blicato nella “Gazzetta del Popolo” di Torino, il 28 Dicembre 1930). Da allora il cibo è entrato nell’arte in F.R.U.I.T. è un vero e proprio progetto di attivismo in rete, maniera ancora più pervasiva: dalle uova di Piero Manzoni, opera del collettivo “Free Soil” (Amy Franceschini, Myriel che le offre come cibo al pubblico dopo averle firmate con Milicevic, Nis Rømer), da tempo impegnato nella formazione l’impronta delle sue dita, ai cibi “congelati” nelle sculture di comunità on-line per fini ambientalisti. L’impegno sociale di Oldenburg, alla gruviera trasformata in pianoforte nel- è molto preciso: lo scopo è quello di incoraggiare lo sviluppo l’opera di Daniel Spoerri, alla trasformazione del rapporto di aree coltivabili all’interno dei centri urbani e di migliorare che lega l’uomo al mangiare dei diari di Vanessa Beecroft la conoscenza dei consumatori nel campo dei prodotti agrico- (dove si elencano i cibi ingeriti quotidianamente), e degli li. F.R.U.I.T. insegna tutto quello che riguarda la vita di ogni spazi adibiti a cucina nei musei di tutto il mondo dall’arti- prodotto, dalla sua produzione, ai costi di trasporto dai centri sta argentino Rirkrit Tiravanija. rurali alle città, alla sua utilizzazione. Four Short Interactive Pieces about Vegetables and Sounds La net/web art, termine con cui di recente si indicano quelle (“Quattro brevi pezzi interattivi di verdure e suoni” ) del duo pratiche artistiche che utilizzano Internet come principale “Tree – Axis”, utilizza il cibo come punto di partenza per rive- strumento creativo, fa parte delle correnti di ultima genera- lare le incredibili potenzialità del mondo virtuale: la verdura zione. Molti lavori net sono ispirati al tema del cibo. Food che nel mondo reale stimola gusto, olfatto e tatto, nel cyber in Bytes presenta cinque di questi lavori distribuiti in un arco spazio può invece stimolare l’udito. Così suoni simili a quel- di tempo che va dal 1999 (quando la net art era ancora lon- li delle corde di un violino si sprigionano dal sedano e note tana dal riconoscimento delle istituzioni) al 2006. new age dalla buccia di pomodoro, tutto attraverso l’intera- zione dell’utente. McDonald’s Video-game il più recente dei cinque lavori Chiude la rassegna Blendie, lavoro di Kelly Dobson. Questa (2006), è un gioco “politicamente scorretto” che denuncia volta protagonista è un utensile da cucina: un frullatore. l’impatto negativo del funzionamento dell’omonima cate- Artista e macchina dialogano tra loro: il frullatore centrifuga na alimentare. Per vincere nel gioco bisogna far fruttare in risposta ai suoni umani che ne regolano l’intensità. Ad un l’azienda a qualsiasi costo: disboscare chilometri e chilo- certo punto il frullatore sembra non obbedire più allo stimolo metri di foreste per adibire il terreno a pascolo, nutrire il umano e si aziona da solo, quasi acquistando una coscienza bestiame con sostanze transgenetiche, licenziare il perso- propria. Il meccanismo che regola il funzionamento di nale là dove necessario e impegnarsi in efficienti campa- Blendie è un’invenzione dell’artista e fa parte del più ampio gne pubblicitarie, il tutto tenendo conto anche delle esi- progetto Machine Therapy, che attraverso la costruzione di genze di clienti che possono unirsi per protestare contro le macchine originali, indaga la relazione che esiste tra tecnolo- lunghe code se non si è assunto personale sufficiente alle gia e uomo. casse, o manifestare contro l’avvelenamento del cibo. Le diverse sfaccettature con cui le opere di Food in Bytes trat- Vincere al video-game vuol dire creare danni ecologici tano il tema del cibo offrono una panoramica della società enormi. Questo succede nel gioco, ma anche nella realtà. Il post-informatica: cresciuta con i cibi transgenetici denunciati progetto è solo uno dei nove, ultimo della serie, nella lista da Bio-tech Kitchen; ignara dei danni causati dalle grandi delle creazioni di “Molleindustria”. Il collettivo adotta il aziende di cui è la prima finanziatrice, come mette in luce video-game come strumento per affrontare temi politici e McDonald’s Video-game; succube delle nuove tecnologie, sociali. Il risultato è duplice: il gioco, oramai parte del- perfino di un utensile di cucina come il frullatore di Blendie; l’immaginario collettivo, si rivela strumento efficiente; la incapace di utilizzare i sensi, impigriti da cibi insapori perché partecipazione dell’utente fa sì che il messaggio sia assi- geneticamente modificati. Il mondo virtuale, in cui ci si sta milato in maniera attiva. lentamente trasferendo, offre nuove possibilità e Four Short L’impatto della transgenetica in campo alimentare è al cen- Interactive Pieces about Vegetables and Sounds ce ne illustra tro di numerosi dibattiti negli ultimi anni. Bio Tech Kitchen, una: se non è più possibile assaporare il gusto vero della frut- lavoro dei due artisti austriaci Josephine Starrs e Leon ta e della verdura nel mondo, allora su Internet la possiamo Cmielwski, prende spunto proprio da questo. Se ascoltare. “Molleindustria” scrive un gioco ex novo, il duo austriaco sceglie di manipolarne uno già esistente e molto popolare Elena Giulia Rossi

Josephine Starrs & Leon Cmielwski / Kelly Dobson / Free Soil (Amy Franceschini, Myriel Milicevic, Nis Rømer) Tree-Axis (Krister Olsson, Stella Lai) / La Molleindustria paV - progetto arti visive 27 Meri Gorni / Nordine Sajot poetiche quotidiane e riti sociali in mostra al Museo PAV

Nordine Sajot sonda le relazio- riflessione al rapporto tra cose, ni tra abitudini alimentari e riti parole e immagini, tra poesia e sociali; indaga la questione del arte visiva realizzando video e cibo inteso come tema che serie fotografiche, ma anche investe l’uomo e il mondo nel performance e letture pubbli- suo complesso; un tema attra- che di poesie, e producendo verso il quale è possibile rac- magnifici libri interamente contare identità e differenze, stampati a mano in cui intreccia ciò che siamo, ciò che voglia- la poesia con fotografie e dise- mo. Parte dalla cucina per gni suoi o di altri artisti. Piena intraprendere il discorso sul di piccoli oggetti eppure essen- mondo. ziale, come se ognuna di quelle Storia sociale e culturale, storia cose fosse dotata di una sua dell’evoluzione fisiologica, psi- assoluta necessità, si tratta in costoria, trovano, intorno alla realtà di un appartamento situa- tavola, un punto d’incontro: to in una zona periferica e ano- siamo un’unità complessa, in cui nima della città; ma Meri Gorni componente biologica e cultura- ne ha fatto un centro, un luogo le s’intrecciano, si condizionano, intimo, accogliente ospitale, si sviluppano parallelamente. denso di carattere, di senso e di L’uomo cresce e si evolve sentimento. Questa casa è un incorporando ciò che trova microcosmo in cui vita quoti- intorno a sé, nutrendosi di cibo, Nordine Sajot Meri Gorni diana e lavoro artistico si fon- modi, memorie, pensieri, abitu- dono in un equilibrio perfetto. I dini. Tramite e catalizzatore del processo di percezione del contesto sono gli artefatti. E’ attraver- momenti della lettura e quelli della convivialità, le ore dedicate all’attività manuale e alla stampa so il loro uso che si delinea la relazione tra vissuto personale e collettivo, che impariamo a cono- artigianale dei suoi piccoli, preziosi libri d’artista, lo studio con il grande torchio, con le presse ed scere la realtà e ad agire su di essa, che ci troviamo ad intraprendere il percorso di apprendimento i caratteri mobili di metallo, le pile di carta, le immagini di provenienza diversa, le molte tracce di e di crescita sociale, il passaggio dall’ambito familiare alla sfera collettiva. Nordine Sajot indaga viaggi compiuti in passato sono tutt’uno. Ogni cosa, ogni angolo è di un lindore stupefacente. e interpreta gli oggetti che ci accompagnano quotidianamente e ne crea di nuovi, sorprendenti: Anche nella piccola cucina gli ingredienti, distribuiti in vasi e barattoli diversi gli uni dagli altri, oggetti che si collocano nel punto d’intersezione tra sensazione, immaginazione e valore d’uso, tra sono naturali, essenziali: granaglie, cereali, erbe aromatiche che Meri raccoglie personalmente in percezione e pensiero; che non sono né completamente arte né completamente design, né intera- occasione di passeggiate e gite in campagna. Non solo casa, non solo caldo rifugio: quello di Gorni mente nuovi, né interamente familiari, ma che rappresentano in forma sensibile il rapporto con la è uno spazio vitale in cui forma, senso e funzione dell’abitare si sovrappongono nella più perfetta memoria e con i luoghi. espressione di una personalità che al centro della propria esistenza ha messo la poesia. Ha qualcosa di ascetico, la casa di Meri Gorni, l’artista che da anni dedica la propria concentrata Gabi Scardi

andRea Melloni •

Lavori in corsoRobeRta Piccioni • A Berchidda progetti site-specific installazioni e performance

Paola Dessy Gianfranco Setzu Pinuccio Sciola Dimitris Alithinos

Niente è da dare per scontato a Berchidda durante i giorni del Time in Jazz: nemmeno passeggia- Paola Dessy offre letteralmente in pasto agli spettatori dei concerti il suo corpo-torta cotto e lievi- re per le stradine del paese o infilarsi in una delle deliziose chiese di campagna dei dintorni. Ce lo tato in un apposito stampo, vero e proprio ‘doppio’ dell’artista. Oggetti-cibo vengono di volta in ricorda Lavori in corso, la sezione del Progetto Arti Visive curato da Giannella Demuro e volta fatti a pezzi e divisi tra i visitatori delle chiese, con una spartizione che evoca il dono ma Antonello Fresu che, come per ogni edizione del festival, porta il contributo dell’arte a mescolar- anche il taglio separatore, generatore di nuova linfa. si con i luoghi e i tempi della vita quotidiana. Meri Gorni utilizza il cibo, come avviene in molte pratiche dell’arte contemporanea, come stru- Operazione che quest’anno è resa ancora più naturale dal tema dato, il cibo, da sempre protagoni- mento di relazione e collante di legami carnali e spirituali, con la lettura-performance delle ricette sta della storia dell’arte e dell’uomo e carico delle mille reminiscenze prodotte dalla stratificazio- tratte dal suo libro d’artista, Cinquantanove ricette d’autore, frutto di incontri e sperimentazioni di ne di culture di cui siamo ai nostri tempi smaliziati e voraci consumatori. vita reale e sublimata nella loro esecuzione. Gli artisti invitati ripensano allora il luogo comune del cibo partendo, come nel miglior realismo, da sol- Pinuccio Sciola ripropone la sua performance della Semina dei semi di pietra, piccoli gioielli di lecitazioni tutte terrene e materiali per approdare alla creazione di sensi nuovi e inesplorati. Un mecca- scultura su ciottoli di basalto che recano nel proprio corpo il gesto fecondatore dell’artista, offerto nismo di trasformazione alchemico e misterioso, comune ai processi fisiologici così come alla genera- all’alveo della madre terra. zione di significati. È questo transito per i gangli vitali, è questo legame tra il visibile e l’invisibile spes- Gianfranco Setzu si impadronisce di muri scrostati e case diroccate per attaccare i suoi Dudley, poster so messo in ombra da percezioni superficiali e distratte, quello su cui gli artisti ci chiamano a riflettere. di grande formato di cui ha già riempito abusivamente i luoghi di transito di mezza Europa, affidando Dimitri Alithinos, con la sua opera The Unconcealed Secrets into a Work of David Teniers the alla sua grafica elegante ed inquieta una riflessione critica sul nostro rapporto con il cibo, mediato dalle Younger, ci invita alla lenta degustazione di un convivio dello sguardo e della mente: quale cibo icone della pubblicità e del marketing; cibo fruito come mero fatto di immagine ormai svuotata di ogni più raffinato di una cena fiamminga consumata con i tempi rallentati del video e accompagnata dal contenuto, men che meno spirituale, ma allo stesso tempo seducente e allusivamente concettuale. discreto, sensuale commento dell’artista? Lia Turtas 28 paV - progetto arti visive scenografie d’artista sul palco di Piazza del Popolo L’ARTE SUL PALCO

Nero Project (2005) Bianco-Valente (2005) Pastorello (2005)

Il programma ormai pluriennale di PAV (Progetto Arti Visive) e Time diretta della sensibilità creatrice dell’artista. di quelli che normalmente allietano i giochi dei bambini nel periodo in Jazz di coniugare sul palco concerti di musica jazz con scenografie Che cosa bolle in pentola? è la domanda da non fare a Danilo Sini, pasquale, sono riuniti a costituire una sorta di carnaio, invitante banchet- di artisti visivi che fanno da sfondo alle varie esibizioni si confronta ideatore del manifesto che costituisce una delle scenografie di Time in to per rapaci, quasi un monito a sottolineare una generale precarietà del- quest’anno con un tema veramente appetibile: il cibo. Tra i cuochi Alex Jazz e autore, tra l’altro, dei manifesti che pubblicizzano questa e prece- l’esistenza. Anche l’aquila da predatore può infatti a sua volta trasformar- Pinna, Danilo Sini, Gianni Nieddu, Nero Project a mostrare come l’u- denti rassegne. Se, affamati e curiosi non rinunciate a formulare la si in preda dando così vita ad una infinita catena alimentare in cui ogni nione di ingredienti jazz e arti visive possano costituire un piatto succu- domanda, non stupitevi quando i bramati spaghetti che l’artista vi offre, essere è impegnato a cercare cibo per sopravvivere. lento in cui gli elementi, sapientemente miscelati, reciprocamente si val- una volta che l’acqua giunge a ebollizione, finiscono a bollire in un Densa di significato anche la scenografia dei Nero Project, cuore pul- orizzano. Da cuoco provetto le mani di Alex Pinna si muovono veloci corno. Fa pensare al Realismo Magico l’opera di questo artista che sante del PAV, che chiude la rassegna di Time in Jazz. In una società sui fornelli - una tastiera di computer - per creare, con una penna ottica, accosta tra loro, secondo un processo di condensazione tipico del lavoro come la nostra, dove il libero commercio aiuta a spersonalizzare gli immagini che si inseguono sul fondale facendo da contrappunto alle onirico, elementi che in apparenza si mostrano incongruenti tra loro, oggetti, il gruppo prende posizione contro questo modo di vedere e note del trio P.A.F. In una sorta di trance, quasi fosse una scrittura auto- illogici e del tutto fuori contesto, ma che, in questo modo, accrescono manda letteralmente sul palco, a sovrastare le teste dei musicisti, una matica, l'artista, dando sfogo alla sua libertà creativa, improvvisa sullo maggiormente l’effetto sospeso, straniante dell’opera. miriade di vecchie pentole scaldate o raffreddate all’occorrenza dalle schermo figure filiformi dialogando ora con la tromba e il pianoforte Fate macerare per alcune ore nella colla piccoli pulcini augurali di carto- luci dei due abilissimi tecnici Gianni Melis e Toni Grandi. Utensili di ora con la fisarmonica e il contrabbasso. Alex Pinna trova, nella speci- leria precedentemente lavati con accuratezza, deformateli a vostro piaci- vita quotidiana, a volte un po’ ammaccati o bruciacchiati, acquistano ficità del linguaggio musicale, gli stimoli per una rielaborazione del mento per renderli nevrotici e lasciateli essiccare al sole stesi su esili fili. dignità di star e diventano, sul palcoscenico, psicologicamente evoca- tutto originale della sua realtà interiore. Le sue figure esili e allo stesso Attendete con pazienza l’arrivo di un’ aquila e osservate ciò che succede. tive di uno spazio, di tanti spazi, le cucine delle famiglie di Berchidda tempo decise non sono infatti una mera traduzione di fatti musicali ma Fuor di metafora il lavoro di Gianni Nieddu mette l’accento sulla preca- dalle cui case provengono. sembrano rispondere ad una intima necessità di trasformare l’evento rietà intesa come insicurezza da tutti i punti di vista, siano essi sociali, cul- sonoro in immagine, di raccontarsi attraverso il disegno, espressione turali o dei valori universali. E’ così che piccoli innocui pulcini di peluche, Angela Manca di Mores La rassegna dedicata ai giovani emergenti ospitata al Museo del Vino B a b e l F i s h Per “Il cibo come atto supremo” opere di Veronica Gambula, IL=TR (Ilaria Onidi e Maria Teresa Serra), Francesco Lussu, Fabio Melosu, Francesco Puggioni, Sabrina Oppo, Antonella Tola

Le cose sono così come sono, in questo modo, conse- Meditazione dello spirito e della mente, eucarestia, gnate senza rimedio alla loro maniera di essere. digiuno, atto agito nel momento del pasto. Irreparabili sono gli stati di cose, comunque essi siano: Cibo; promessa di lusinghe… - Messo t’ho innanzi tristi o lievi atroci o beati. ormai per te ti ciba… Come tu sei, così è il mondo. - riflessione sull’ordine delle cose del creato, elaborare Rivelazione non significa rivelazione della sacralità e approfondire idee o nozioni che irreparabilmente ti del mondo, ma soltanto rivelazione del suo carattere consegnano a conseguenze che appartengono solo irreparabilmente profano (il nome nomina sempre e all’essere; così tu sei e la tua salvezza è nell’essere così. soltanto le cose). TORTO, perché è proprio in quanto profano che esso La rivelazione consegna il mondo alla profanazione. sarà salvato. Il mondo in quanto assolutamente, irre- La possibilità di salvezza comincia soltanto a questo parabilmente profano – è Dio, D-Io cibo per l’anima e punto – è salvazione della profanità del mondo, del per il sé nel “ così sia”. suo essere così. Ma il mondo del nutrimento non rivela Dio e questo è Il cibo quale atto supremo e sacrale, atroce o beato; propriamente divino, nel peccato e nella salvazione. mangiare per godere del peccato originale, perdere l’a- Umori e sapori che determinano il vivere nell’irre- nima nelle mani di Lucifero o, rinunciare, atto neces- parabile bisogno di un modo a se, quello “dell’esse- sario per la salvezza dell’anima. re così”. Il giusto non viene in un altro mondo. Il Mangiare per essere mangiati: la rinuncia o l’astinen- salvo e il perdente hanno le stesse membra, si ciba- za per partecipare al banchetto sacrale della rivelazio- no dello stesso cibo, quello che cambia non sono le ne divina. cose ma i limiti posti, il corpo è mortale; non è così S’empiva di soavità l’anima e il corpo… e dicea che ma è il suo così. nel ricevere questo divinissimo cibo, sentiva soave gusto, che il corpo ne pigliava gran forza e l’anima Pinella Marras e Claudio Pieroni mirabile allegrezza.

CIBO – CIBUS La mostra è organizzata in collaborazio- Nome generico per indicare tutto ciò che si mangia, ne con il Dipartimento pittura b abbondanza di un unico pasto, averlo sullo stomaco e dell’Accademia di belle Arti di Sassari digerirlo nell’anima, momento del pasto come estre- mo nutrimento dei sensi o, del senso. dall’alto: Valerio Ricci e Fabio Pistillo / Alessandra Tola paV - progetto arti visive 29 Stage/Backstage Il festival e i suoi artisti attraverso lo sguardo di professionisti e non professionisti dello scatto

Festival delle velocità. Delle cose da fare in fretta. A Time in Jazz attardarsi quasi sempre non serve. Non è utile indu- Cosa si potrebbe fare con lo sterminato materiale fotografico raccolto a Berchidda, in diciassette edizioni del festival? giare per i giovani dell’associazione, dalla piazza alla sede alle mostre. Non conviene attardarsi al pubblico, per non Si potrebbe riempire una parete con una parte di questo, certo, per una mostra. Ma – nell’utopia di un recupero di tutte perdere eventi che talvolta si sviluppano contemporaneamente o quasi. Che movimento, a Time in Jazz. Una formicaio le foto scattate a Time in Jazz – si potrebbe, specie per le primi edizioni, recuperare la memoria storica di una manife- di formiche impazzite si aggirano attorno a Piazza del Popolo per quattro giorni; il quarto giorno può capitare di incon- stazione che si avvicina alla maggiore età. Le foto più antiche, forse più artigianali, hanno per questa mostra un fasci- trare uno per la prima volta, Dov’eri? Qua, da lunedì. Qua sì, ma di corsa, e in corsa ci si incontra solo per caso. no particolare: con Marcello Piras e Dante Olianas c’è il vecchio camion del mobilificio, c’è il comune com’era, c’è Contro gli scatti e le corse, dunque gli scatti, le fotografie. Rivoluzione filosofica, rappresaglia linguistica. Scatti con- la piazza com’era e certamente è, nonostante i tempi siano cambiati, e allora bastava, ora non più. E poi? E poi beh, tro scatti, scatti non per annullare gli scatti, ma per dar loro più senso. Quando il festival è finito e stai assorbendo gli quante piccole storie, all’al di là di quella del festival; c’è il frammento di storia di quel bambino in bicicletta che gira- scatti e le tossine, gli scatti e le emozioni, gli scatti ti vengono in soccorso: ecco Iva Bittova – dov’eri quando cantava va sempre quel festival lì e sempre in mezzo a tutti – aveva domande per ognuno – e alla fine lo vedete, che assiste, così? – ecco Jeanne Lee a Bisarcio, solenne. Fotografare Time in Jazz è un modo, uno dei più nobili – non mobili –, davanti al camion del service, la bicicletta ferma. per rallentarlo, salvarlo. Scatti d’autore e scatti così. Jon Hassell e i pranzi post-festival, Agostino Mela e la sorella del terzultimo volontario. La Si lascia fotografare Time in Jazz, da tutti. Quelli ufficiali, di fotografi, ai aggirano come ladri davanti alla filosofia che muove – paralizza, anzi – questa mostra-parete è per così dire enciclopedica. L’idea del PAV è stata in que- prima fila. Girano per le chiese, le mostre, i sentieri. Cercano le finezze. Disturbano gli abbonati, o si conten- ste settimane di recuperare tutto il recuperabile. C’è Paolo Fresu con una birra in mano, e il trombettista in mille pose, e a gono. Maniaci dello scatto, per chi li guarda storto dalla prima fila. Tutti gli altri – volontari, spettatori, arti- volte c’è solo la tromba,e Paolo Fresu lo devi immaginare tu, perché dev’essere lui, lì, è la sua mano, quella. Magia del sti, anche – in modo più grossolano cercano piuttosto forse una testimonianza, prove, documenti. E poi, a non detto, in molti scatti d’autore. E così in tante fotografie restano dei movimenti a metà, delle azioni iniziate, espressio- volte, anche loro trovano il coup de théâtre, la foto comme il faut. Ma in un posto come la Berchidda di quei ni incompiute. Lì si ferma l’occhio del lettore, da lì partono immagini, suggestioni, romanzi. giorni forse è più facile, dicono. Fabrizio Crasta 30 cinema IL GUSTO DEL CINEMA F i L M Mini rassegna di film etnografici su musica & cibo prodotta in cooperazione con l’ISRE di Nuoro con In un Festival come il nostro che che al tema del Cibo ha dedicato un fuoriprogramma esplora e si mette in rapporto fecon- intero Festival, nel 2002. do con suggestioni e confini non Nel nostro piccolo viaggio filmico oasi in penombra poteva mancare, per la sezione abbiamo come filo conduttore il al vecchio cinema “Immagine e Cinema”, un viaggio Cineasta e buongustaio americano cinematografico, tra lo storico e Les Blank che ci introduce ai cibi e Dopo pranzo, nel pomeriggio, l’antropologico, sotto forma di una alla musica Cayun. Per poi passare quando il caldo si sente più forte, piccola rassegna di documentari dall’omaggio all’abilità cuciniera nel silenzio delle note di un etnografici che hanno per tema il di una figura di donna raccontata Festival rutilante come Time in rapporto tra musica e cibo. sulle note di John Coltrane da Nils Jazz che “suona” dall’alba a notte Fare musica è quindi di per sé cele- Patel, e il ritratto che fa Angelo Loy fonda, c’è un’oasi in penombra: il vecchio cinema di Berchidda (fre- brazione di un rito. E quale rituale di una famiglia di fiumaroli nelle sco di lavori di restauro), ad acco- è più quotidiano, diffuso e univer- anse del Tevere a Roma. gliere nel buio della sala il pubbli- sale della preparazione e del con- Un mini viaggio legato dal la musi- co della rassegna cinema, in un’at- sumo di cibo. ca che si incontra con la cucina, e mosfera che ci auguriamo fresca, Dato il tema specifico è stata una assomma in se gli “ingredienti base” misteriosa e serena. A love supreme (Nilesh Patel, 2001) scelta “naturale” chiedere, conti- che costituiscono l’essenza stessa I film saranno proiettati a rotazio- ne, in modo da consentire una scel- nuando una tradizione, inaugurata lo scorso anno con la rassegna del quotidiano rito della vita. Una musica da “sentire”, “mangiare” e da ta di programmazione “personaliz- Musica&Trance, la collaborazione dell’Istituto Superiore Regionale “vivere”. zata” del pubblico, con qualche Etnografico di Nuoro, che da trenta e più anni in Sardegna promuove un Gianfranco Cabiddu nostra sorpresa fuori programma, prestigioso Festival Internazionale dedicato ai Documentari Etnografici e Direttore sezione Immagini e Cinema Festival Time in Jazz piccante e succosa. L’Archivio d e l l ’ I S R E a Berchidda

Yum, yum, yum! (Les Blank)

Dal 1982, con cadenza biennale, l’Istituto Superiore Regionale Etnografico, - l’ente creato dalla Regione per promuovere lo studio della vita dell’Isola nelle sue trasformazioni e nelle sue manifestazioni tradizionali e di raccogliere la documentazione e la conoscenza della lingua, delle tradizioni popolari e della storia della Sardegna - organizza la rassegna internazionale di film etnografici. La manifestazione costituisce una delle rare occasioni in Italia nelle quali sia possibile assistere a una panorama delle produzioni internazionali di partico- lare interesse etnoantropologico. L’edizione del 2002, una delle più apprezzate per l’elevata qualità dei film e per la grande partecipazione di pubblico e di studiosi, era incentrata sul tema del “Cibo”. È risultato naturale, quindi, che per Time in Jazz 2006, intitolato Coking Jazz, gli organizzatori e in particolare il responsabile della sezione Immagini e Cinema, Gianfranco Cabiddu, chiedessero la collaborazione dell’Istituto per la realizzazione della breve rassegna di film dedicati a musica e cibo che accom- pagnerà il programma dei concerti; nella citata rassegna del 2002 infatti nume- rosi film hanno trattato il tema del cibo collegandolo alla musica nei più diver- si contesti geografici e culturali. I film che vengono presentati a Berchidda sono stati scelti “punta di Iceberg” di una ampia rappresentatività di film in archivio all’Istituto. L’augurio è che attraverso queste proiezioni il festival di Berchidda ampli ancora di più la sua forza di comunicazione interculturale e offra ulteriore occasione di riflessione sullo straordinario catalogo di espressioni musicali e rituali che costituisce una delle grandi ricchezze dell’umanità. Paolo Piquereddu - Direttore Generale Istituto Superiore Regionale Etnografico cinema 31

A LoVe SUPReMe yUM,yUM, yUM! FiUMARoLi

Realizzazione:Nilesh Patel - Produzione: Les Realizzazione: Les Blank - Produzione: Flower Films [1990 - 31’] Realizzazione: Angelo Loy - Produzione: Beauchistes [2001 - 9’11”] Acquario Film [2000 - 37’]

Questo film vuole essere un omaggio dell’autore a C’è sempre qualcosa sul fuoco quando si tratta dell’etnologo-cineasta – bon vivant Les I l degrado del fiume che attraversa Roma è sua madre, malata di artrite reumatoide. Un saggio Blank. In questo film ritroviamo Les Blank e la sua camera nel cuore della Louisiana, nel un fatto noto a tutti. Da gran parte dei cittadi- audiovisuale sulla preparazione delle samosa desti- Cajun, dove conduce una piroga carica di ricette del musicista Marc Savoy, così come di ni della capitale il Tevere è considerato una nato a diventare una memoria della sapienza delle Margaret Chenier e fogna. Al contrario, non così evidente è il mani della donna, nel caso che vengano colpite della “Queen Ida” Guillory. Come sempre la musica (violino primitivo e “reel” zydeco) fatto che il tratto urbano del Tevere offre dalla malattia. è gustosa come gli stufati. Paul Prudhomme, che appare nel film, è soltanto uno dei gran- lavoro a gruppi di persone che nel fiume Girato nel corso di due giorni nell’appartamento del di cuochi della Louisiana che svelano la loro saggezza mentre mostrano come cucinare pescano, eredi di una antichissima tradizione regista, il film si ispira alle sequenze di combatti- (e mangiare) deliziosi piatti come le crêpes con granchi e gamberi, il riso non raffinato, fiumarola. Una tradizionale cultura ambienta- mento del film Toro scatenato della United le gambe di rana, okra etouffè con gamberi, lingua di bue, goo courtbouillon, boudin, le permette loro di interpretare, di stabilire Artist/MGM. La preparazione delle samosa è rap- patate dolci candite… Ma Prudhomme è anche quello che risponde ad una delle doman- rimedi, di cercare attività che valorizzino presentata come un’arte marziale o una danza, ma de scottanti: perché Dio ha benedetto gli chef Cajun con un talento culinario così note- l’ambiente in cui operano. Nascoste sotto uno eseguita con le mani piuttosto che con i piedi. vole? Paul risponde: “Dio è Cajun”. dei ponti del Grande Raccordo Anulare, due L’autore ha preso in prestito la tecnica cinemato- Altro protagonista del film è il musicista e cuoco cajun Marc Savoy; di quest’uomo com- famiglie di pescatori di anguille svolgono la grafica riutilizzandola per mostrare la competenza e plicato, capriccioso e pieno di vitalità viene offerto un ritratto mentre prepara la sua loro attività quotidiana. Il documentario tenta l’abilità femminili, che sono frequentemente zuppa cajun, apparentemente semplice, e le sue salse piccanti. Uno sguardo da vicino su di raccontare la loro storia. misconosciute. Il titolo è tratto dall’album più una cultura non omologata. famoso della leggenda del jazz, John Coltrane: A Angelo Loy (1966) è biologo. Negli ultimi anni Love Supreme, considerato unanimemente una Nato nel 1935 a Tampa in Florida. Nel 1967, Les Blank è un pluripremiato cineasta indi- si è interessato di pesca e di gestione delle risor- composizione musicale di alta spiritualità. pendente. Ha iniziato a realizzare i suoi primi film, sul cantante blues texano Lightnin’ se acquatiche presso l’Università di Roma - Tor Hopkins ( The Blues Accordin’ to Lightin’ Hopkins) e la allora nascente cultura dei “figli Vergata. Si occupa di cinema e di documentari Nilesh Patel è nato nel 1967, ha conseguito la lau- dei fiori” (God Respects Us When We Work, But Loves Us When We Dance). dal 1996. rea in Architettura nel 1989 e nel 1992 una laurea di I primi film di Blank inaugurano una serie di confidenziali e rapide apparizioni nella vita secondo grado, entrambe presso la University of e nella musica di persone travolgenti che vivono alla periferia della società americana; 1997 – Regia e produzione: One Long Central England. una serie che include i musicisti della Louisiana francese rurale: i Day(video, 26 min). 1998 – Regia: Sundance Attualmente lavora a Londra come progettista e cuochi (Yum, Yum, Yum!; J’aiEte Au Bal – I Went to the Dance; Dry Wood; Hot Pepper; Strangers (video, 22 min). 1998 – Produzione e assistente del direttore per le pubbliche relazioni e Spend It Alle Marc and Ann); i Messicani Americani ( Chulas Fronteras; Del Mero montaggio: Naana – Wild Mint, un documenta- il marketing presso una società di architettura. Corazon); la musica di New Orleans e del Mardi Gras ( Always For Pleasure); lo chef rio della regista israeliana Danae Elon (video, 52 Ha frequentato due corsi di cinematografia, uno Alice Walters e altri fanatici dell’aglio della Baia di San Francisco ( Garlic Is As Good min). 2000 – Regia e produzione: Fiumaroli(16 sulla Produzione in 16 mm (1998-1999) e il secon- As Ten Mothers) ecc. Del suo lavoro sono state realizzate alcune importanti retrospetti- mm, 37 min). 2001 – Regia e montaggio: Una do su Storia e Teoria del cinema(1996-1997) presso ve in festival, cineteche e musei americani ed europei. pesca responsabile (video, 30 min). 2002 – due college di Londra. A Love Supreme è il suo Nel 1990 Les Blank ha ricevuto dall’American Film Institute il Maya Deren Award per Regia e montaggio: Un’isola nell’isola (video, secondo film breve. l’eminente risultato raggiunto durante la sua vita di cineasta indipendente. 30 min). 32 il gusto Un gourmet appassionato di parole La ricetta del “Porcetto da viaggio” di Piero Careddu

Porcetto ma anche porceddu, porcheddu, proceddu, tra i tanti PORCETTO DA VIAGGIO modi di definire uno dei piatti più rappresentativi della gastro- Ovvero maialetto da latte in porchetta profumato allo zenzero nomia sarda. ed erbe spontanee Il piccolo maialetto da latte, macellato fra i 4 e i 7 kg, nato da (ingredienti per 10/15 persone a seconda che sia consumato scrofe allevate possibilmente allo stato brado, è cibo capace di caldo o freddo, tenendo presente che ha una conservazione in creare suggestioni irrepetibili al palato e allo spirito non foss’al- frigorifero di almeno dieci giorni) tro per quel sapore unico e quel rincorrersi di selvatica delica- tezza con sensazioni grasse e sapide insieme al crescendo di un maialetto non superiore ai 5 kg. di peso variazioni di consistenza tra cotenna, polpa e parti adipose, olio extravergine di oliva ? bicchiere Poche preparazioni delle cucine del mondo riescono a rivelare zenzero fresco 15 g. un forte senso di identità e appartenenza come il porcetto sardo; timo selvatico tanto forte è questa identificazione che è fiorita nel corso dei mentuccia fresca secoli tutta una mitologia che per motivi di spazio non è possi- semi di finocchio bile approfondire in questa sede. pepe nero Mitologia legata, ad esempio, a cotture sottoterra dovute all’ori- sale gine spesso abigeataria dell’animale cucinato, esaltazione della balentia con l’evocazione di pantagrueliche mangiate e bevute Se non siete in grado di disossare il porcetto fatelo fare dal all’interno di pinnette in pieno Supramonte, piuttosto che in un vostro macellaio di fiducia. bosco ogliastrino o del Goceano. Apritelo a libro con la parte interna rivolta verso l’alto e salate Non v’è dubbio che uno dei modi migliori di apprezzare la abbondantemente. Sbucciate la radice di zenzero e grattugiatela bontà di questo cibo sia la cottura lenta con un progressivo distribuendola uniformemente su tutta la superficie dell’animale avvicinamento a un fuoco di legna profumata. Anche questa insieme al timo tagliuzzato, la mentuccia, i semi di finocchio e forma di preparazione porta con se una ritualità ancestrale lega- Piero Careddu un’abbondante macinata di pepe nero. Finite l’aromatizzazione ta all’accensione del fuoco ed al suo mantenimento fin dalle con un filo d’olio extravergine fruttato e piegate il porcetto su se prime ore del mattino; questo “lavoro”, prerogativa solitamen- non e che mi serve per introdurre la ricetta che presenterò in stesso arrotolandolo come un tappeto. Legate stretto e fitto con te maschile, viene avviato da poche persone che dopo aver fatto questo numero: il porcetto mangiato da freddo, che altro non è dello spago da cucina e con l’olio rimanente ungete la cotenna e partire il falò e sistemato le bestie in grandi spiedi, si occupa che quello che resta dalla grande abbuffata della festa e che salate ancora in abbondanza massaggiando la superficie con avvicinarle gradatamente al calore del fuoco vivo. annovera un folto pubblico di appassionati cultori che lo prefe- entrambe le mani. Infornate per 80 minuti a forno ventilato a 200°. L’operazione, che dura fino all’arrivo degli altri convitati all’o- riscono addirittura alla versione calda e fragrante del giorno Sfornate e lasciate raffreddare decidendo se consumarlo freddo ra di pranzo, è vissuta dagli arrostitori come un primo momen- prima; altri gourmet fuggono da questo, secondo loro, perverso come un salume, tagliandolo a fette sottili, oppure caldo tagliato to conviviale più intimo fatto di bicchieri di vino rosso, tocchi piacere considerandolo quasi blasfemo. più grosso curandovi in questo caso di riscaldarlo a vapore. di pecorino e salumi di casa tra un fitto chiacchiericcio portato Che si apprezzi o meno c’è da dire che l’opzione che ce lo fa avanti senza particolare filo conduttore. gustare a temperatura ambiente, crea tutta una serie di nuove IL VINO Ma non è questo ovviamente l’unico tipo di cottura del porcetto variabili organolettiche di interesse non trascurabile: la consi- Per l’opzione fredda di questa versione moderna del porcetto da latte; esistono infatti, con numerose varianti, tutta una serie di stenza della polpa cambia, la carne diventa più compatta, il sardo ho scelto una versione altrettanto innovativa di vermenti- cotture in umido e/o in agrodolce nelle quali la carne si ammor- grasso è ora rappreso e gradevolmente gelatinoso; no. È il BOGHES Isola dei Nuraghi i.g.t. 2002 dell’Az. Agr. bidisce, sparisce il croccante della cotenna e il piatto si arricchi- la bassa temperatura ci aumenta le sensazioni sapide e aroma- Giovanni Cherchi di Usini. Realizzato al 100% con uve ver- sce di differenti e nuove complessità altrettanto interessanti, gra- tiche conferite dalle piante e dalle spezie utilizzate. mentino di una delle zone più vocate per questo vitigno, con una zie anche all’intervento di sapienti speziature (zafferano, pepe La grande voglia di evoluzione delle nostre ricette tradizionali accorta vinificazione effettuata nelle moderne cantine appena nero o noce moscata a seconda delle zone) o all’utilizzo di pian- che accompagna la mia ricerca e il mio lavoro quotidiano, mi inaugurate, nasce un vino di grandi importanza e complessità. te ed erbe aromatiche (mirto, timo, menta ). ha ispirato la preparazione che vado a illustrarvi. Giallo limone intenso con nuances dorate, è luminoso e di una Tornata di recente alla ribalta è quella particolare quanto anti- L’ho voluta chiamare in modo un po’ scanzonato “IL PORCET- viscosità che prelude ad una grande struttura. Il naso è accattivante ca modalità di preparazione che consiste nella lessatura dell’ani- TO DA VIAGGIO” perché essendo freddo e poco ingombrante con riconoscimenti di spezie nobili e vaniglia su un fondo di frutta male e conseguente macerazione per diverse ore completamen- può essere servito nei tavoli di un grande ristorante, così come gialla stramatura e caramella al latte. In bocca si espande con forza te avvolto in fronde di mirto. in una scampagnata o nel terrazzo di una casa durante una parti- in un incredibile equilibrio tra la rotondità grassa della componente Concludo questa breve sequenza di considerazioni sul maialetto ta a carte; il nome corretto da menù ortodosso dovrebbe essere: alcool - glicerica e la buona freschezza. Oltre che al mio porcetto da sardo con quella che, più che una forma di preparazione, è un’u- maialetto da latte in porchetta al profumo di zenzero ed erbe viaggio può essere accostato a grigliate di pesce azzurro, zuppe di sanza di consumarlo che divide il mondo dei buongustai sardi e spontanee. pesce, capretto in umido, pollame, formaggi di media stagionatura. il gusto 33 IL MANIFESTO DELLA CUCINA FUTURiSTA Il Futurismo italiano, padre di numerosi futu- grafia astratte, stabiliamo ora il nutrimento zionare e nobilitare le altre ore col pensiero le stata di pezzi di tartufo nero tagliati in forma rismi e avanguardisti esteri, non rimane pri- adatto ad una vita sempre più aerea e veloce. arti e la pregustazione di pranzi perfetti. di aeroplani negri alla conquista zenit. gioniero delle vittorie mondiali ottenute “in Crediamo anzitutto necessaria: In tutti i ceti i pranzi saranno distanziati ma Questi complessi plastici saporiti colorati pro- venti anni di grandi battaglie artistiche politi- a) L’abolizione della pastasciutta, assurda perfetti nel quotidianismo degli equivalenti fumati e tattili formeranno perfetti pranzi che spesso consacrate col sangue” come le religione gastronomica italiana. nutritivi. simultanei. chiamò Benito Mussolini. Il Futurismo italia- Forse gioveranno agli inglesi lo stoccafisso,il Il pranzo perfetto esige: 4.L’abolizione della forchetta e del coltello no affronta ancora l’impopolarità con un pro- roast-beef e il budino, agli olandesi la carne 1.Un’armonia originale della tavola (cristalle- per i complessi plastici che possono dare un gramma di rinnovamento totale della cucina. cotta col formaggio, ai tedeschi il sauer-kraut, ria vasellame addobbo) coi sapori e colori piacere tattile prelabiale. Fra tutti i movimenti artistici letterari è il il lardone affumicato e il cotechino; ma agli delle vivande. 5.L’uso dell’arte dei profumi per favorire la solo che abbia per essenza l’audacia temera- italiani la pastasciutta non giova. Per esempio, 2.L’originalità assoluta delle vivande. degustazione. ria. Il novecentismo pittorico e il novecenti- contrasta collo spirito vivace e coll’anima Il “Carneplastico” Ogni vivanda deve essere preceduta da un smo letterario sono in realtà due futurismi di appassionata generosa intuitiva dei napoleta- Esempio: per preparare il Salmone profumo che verrà cancellato dalla tavola destra moderatissimi e pratici. Attaccati alla ni. Questi sono stati combattenti eroici, artisti dell’Alaska ai raggi del sole con salsa Marte, mediante ventilatori. tradizione, essi tentano prudentamente il ispirati, oratori travolgenti, avvocati arguti, si prende un bel salmone dell’Alaska, lo si 6.L’uso della musica limitato negli intervalli nuovo per trarre dall’una e dall’altro il mas- agricoltori tenaci a dispetto della voluminosa trancia e passa alla griglia con pepe e sale e tra vivanda e vivanda perchè non distragga la simo vantaggio. pastasciutta quotidiana. Nel mangiarla essi olio buono finché è bene dorato. Si aggiungo- sensibilità della lingua e del palato e serva ad Contro la pastasciutta sviluppano il tipico scetticismo ironico e sen- no pomodori tagliati a metà preventivamente annientare il sapore goduto ristabilendo una Il Futurismo è stato definito dai filosofi timentale che tronca spesso il loro entusia- cotti sulla griglia con prezzemolo e aglio. verginità degustativa. “misticismo dell’azione”, da Benedetto Croce smo. Al momento di servirlo si posano sopra alle 7.L’abolizione dell’eloquenza e della politica “antistoricismo”, da Graça Aranha “liberazio- Un intelligentissimo professore napoletano, il trancie dei filetti di acciuga intrecciati a dama. a tavola. ne dal terrore estetico”, da noi “orgoglio ita- dott.Signorelli, scrive: “A differenza del pane Su ogni trancia una rotellina di limone con 8.L’uso dosato della poesia e della musica liano novatore”, formula di “arte-vita origina- e del riso la pastasciutta è un alimento che si capperi. La salsa sarà composta di acciughe, come ingredienti improvvisi per accendere le”, “religione della velocità”, “massimo sfor- ingozza, non si mastica. Questo alimento ami- tuorli d’uova sode, basilico, olio d’oliva, un con la loro intensità sensuale i sapori di una zo dell’umanità verso la sintesi”, “igiene spi- daceo viene in gran parte digerito in bocca bicchierino di liquore italiano Aurum, e pas- data vivanda. rituale”, “metodo d’immancabile creazione”, dalla saliva e il lavoro di trasformazione è dis- sati al setaccio. (Formula di Bulgheroni, La presentazione rapida tra vivanda e vivan- “splendore geometrico veloce”, “estetica impegnato dal pancreas e dal fegato. Ciò porta primo cuoco della Penna d’Oca.) da, sotto le nari e gli occhi dei convitati, di della macchina”. ad uno squilibrio con disturbi di questi organi. Esempio: Per preparare la Beccaccia al alcune vivande che essi mangeranno e di altre Antipraticamente quindi, noi futuristi trascu- Ne derivano: fiacchezza, pessimismo, inatti- Monterosa salsa Venere, prendete una bella che essi non mangeranno, per favorire la riamo l’esempio e il mònito della tradizione vità nostalgica e neutralismo”. beccaccia, pulitela, copritene lo stomaco con curiosità, la sorpresa e la fantasia. per inventare ad ogni costo un nuovo giudica- Invito alla chimica delle fette di prosciutto e lardo, mettetela in 10.La creazione dei bocconi simultanei e can- to da tutti pazzesco. La pastasciutta, nutritivamente inferiore del casseruola con burro, sale, pepe, ginepro, cuo- gianti che contengano dieci, venti sapori da Pur riconoscendo che uomini nutriti male o 40% alla carne, al pesce, ai legumi, lega coi cetela in un forno molto caldo per quindici gustare in pochi attimi. Questi bocconi avran- grossolanamente hanno realizzato cose grandi suoi grovigli gli italiani di oggi ai lenti telai di minuti innaffiandola di cognac. Appena tolta no nella cucina futurista la funzione analogica nel passato, noi affermiamo questa verità: si Penelope e ai sonnolenti velieri, in cerca di dalla casseruola posatela sopra un crostone di immensificante che le immagini hanno nella pensa si sogna e si agisce secondo quel che si vento. Perchè opporre ancora il suo blocco pane quadrato inzuppato di rhum e copritela letteratura. Un dato boccone potrà riassumere beve e si mangia. pesante all’immensa rete di onde corte lunghe con una pasta sfogliata. Rimettetela poi nel una intera zona di vita, lo svolgersi di una pas- Consultiamo in proposito le nostre labbra, la che il genio italiano ha lanciato sopra oceani e forno finchè la pasta è ben cotta. Servitela con sione amorosa o un intero viaggio nostra lingua, il nostro palato, le nostre papil- continenti, e ai paesaggi di colore forma questa salsa: un mezzo bicchiere di marsala e nell’Estremo Oriente. le gustative, le nostre secrezioni glandolari ed rumore che la radiotelevisione fa navigare vino bianco, quattro cucchiai di mirtilli, della 11.Una dotazione di strumenti scientifici in entriamo genialmente nella chimica gastrica. intorno alla terra? I difensori della pastasciut- buccia di arancio tagliuzzata, il tutto bollito cucina: ozonizzatori che diano il profumo del- Noi futuristi sentiamo che per il maschio la ta ne portano la palla o il rudero nello stoma- per 10 minuti. Ponete la salsa nella salsiera e l’ozono a liquidi e a vivande, lampade per voluttà dell’amare è scavatrice abissale dal- co, come ergastolani o archeologi. servitela molto calda. (Formula di emissione di raggi ultravioletti (poiché molte l’alto al basso, mentre per la femmina è oriz- Ricordatevi poi che l’abolizione della pasta- Bulgheroni, primo cuoco della Penna d’Oca). sostanze alimentari irradiate con raggi ultra- zontale a ventaglio. La voluttà del palato è sciutta libererà l’Italia dal costoso grano stra- 3.L’invenzione di complessi plastici saporiti, violetti acquistano proprietà attive, diventano invece per il maschio e per la femmina sempre niero e favorirà l’industria italiana del riso. la cui armonia originale di forma e colore più assimilabili, impediscono il rachitismo nei ascensionale dal basso all’alto del corpo b) L’abolizione del volume e del peso nel nutra gli occhi ed ecciti la fantasia prima di bimbi, ecc.) elettrolizzatori per scomporre umano. Sentiamo inoltre la necessità di impe- modo di concepire e valutare il nutrimento. tentare le labbra. succhi estratti ecc. in modo da ottenere da un dire che l’Italiano diventi cubico massiccio c) L’abolizione delle tradizionali miscele per Esempio: Il Carneplastico creato dal pittore prodotto noto un nuovo prodotto con nuove impiombato da una compattezza opaca e l’esperimento di tutte le nuove miscele appa- furista Fillìa, interpretazione sintetica dei pae- proprietà, mulini colloidali per rendere possi- cieca. Si armonizzi invece sempre più coll’i- rentemente assurde, secondo il consiglio di saggi italiani, è composto di una grande pol- bile la polverizzazione di farine, frutta secca, taliana, snella trasparenza spiralica di passio- Jarro Maincave e altri cuochi futuristi. petta cilindrica di carne di vitello arrostita droghe ecc.; apparecchi di distillazione a ne, tenerezza, luce, volontà, slancio, tenacia d) L’abolizione del quotidianismo mediocrista ripiena di undici qualità diverse di verdure pressione ordinaria e nel vuoto, autoclavi cen- eroica. Prepariamo una agilità di corpi italiani nei piaceri del palato. cotte. Questo cilindro disposto verticalmente trifughe, dializzatori. L’uso di questi apparec- adatti ai leggerissimi treni di alluminio che Invitiamo la chimica al dovere di dare presto nel centro del piatto, è coronato da uno spes- chi dovrà essere scientifico, evitando p.es. sostituiranno gli attuali pesanti di ferro legno al corpo le calorie necessarie mediante equi- sore di miele e sostenuto alla base da un anel- l’errore di far cuocere le vivande in pentole a acciaio. valenti nutritivi gratuiti di Stato, in polvere o lo di salsiccia che poggia su tre sfere dorate di pressione di vapore, il che provoca la distru- Convinti che nella probabile conflagrazione pillole, composti albuminoidei, grassi sinteti- carne di pollo. zione di sostanze attive (vitamine, ecc.) a futura vincerà il popolo più agile, più scat- ci e vitamine. Si giungerà così ad un reale Equatore + Polo Nord causa delle alte temperature. Gli indicatori tante, noi futuristi dopo avere agilizzato la ribasso del prezzo della vita e dei salari con Esempio: Il complesso plastico mangiabile chimici renderanno conto dell’acidità e della letteratura mondiale con le parole in libertà e relativa riduzione delle ore di lavoro. Oggi per Equatore + Polo Nord creato dal pittore furi- basicità degli intingoli e serviranno a correg- lo stile simultaneo, svuotato il teatro della duemila kilowatt occorre soltanto un operaio. sta Enrico Prampolini è composto da un mare gere eventuali errori: manca di sale, troppo noia mediante sintesi alogiche a sorpresa e Le macchine costituiranno presto un obbe- equatoriale di tuorli rossi d’uova all’ostrica aceto, troppo pepe, troppo dolce. drammi di oggetti inanimati, immensificato diente proletariato di ferro acciaio alluminio con pepe sale limone. Nel centro emerge un la plastica con l’antirealismo, creato lo al servizio degli uomini quasi totalmente cono di chiaro d’uovo montato e solidificato F.T.MARINETTI splendore geometrico architettonico senza alleggeriti dal lavoro manuale. Questo, essen- pieno di spicchi d’arancio come succose (Manifesto futurista, pubblicato nella Gazzetta decorativismo, la cinematografia e la foto- do ridotto a due o tre ore, permette di perfe- sezioni di sole. La cima del cono sarà tempe- del Popolo di Torino, 28 agosto 1930) 34 il territorio SEMIDA Arte natura ambiente per il progetto nato in collaborazione con il Comune di Berchidda e l’Ente Foreste Sardegna In un’epoca dove la vita virtuale, divisa sapientemente tra fic- granito; Sciola imbriglia la natura e paradossalmente, attraverso tion e reality show, diventa paurosamente più reale della realtà, le catene, ne restituisce l’indomita libertà; Bruno Petretto rac- l’arte, pur così innegabilmente figlia delle nuove tecnologie, osa chiudendo un enorme masso dentro una gabbia di ferro, usa il ancora una volta un’inversione di rotta rivolgendo la sua atten- rigore delle linee metalliche per esaltare la plasticità di quelle zione all’ambiente circostante come già faceva, a partire dalla naturalistiche e la gabbia diventa teca protettrice attraverso la fine degli anni Settanta, quel movimento artistico conosciuto quale ammirare la potenza e la sacralità del luogo. come Land Art o Earth Art: una nuova volontà di intervento sul- Ultima, ma solo in ordine cronologico, è l’opera di Giovanni l’ambiente che, concependo opere in grado di dare nuova digni- Campus, artista che sin dagli anni ’70 concretizza il suo “fare tà ad un territorio ignorato, interviene direttamente sulla natura, arte” in un rapporto dialettico con l’ambiente del quale indivi- “insinuandosi” in essa, per recuperare il senso profondo del dua l’incredibile forza energetica e ne assapora il continuo dive- silenzio e del contatto con le radici, fisiche e metaforiche. nire. Il rigore formale e la profonda attenzione per i materiali, In questo contesto, all’interno dei grandi progetti visivi del Time tratti distintivi di tutta la sua ricerca, sono particolarmente evi- in Jazz e in collaborazione con l’Ente Foreste Demaniale della denti nell’opera realizzata appositamente per Semida, Sardegna, nasce Semida museo di arte e natura realizzato sul Coordinate del tempo. Monte Limbara. L’artista tende nel paesaggio una grossa corda organizzando per- Importanti i nomi che finora si sono cimentati in questo sedu- cettivamente e emotivamente lo spazio. La corda-segno svela cente incontro con il Limbara: Clara Bonfiglio con Attraverso, significati antichi e ne crea di nuovi attraverso una tensione che una porta in metallo con intagliato il titolo stesso, invito ad anda- non è solo puramente fisica ma, anzi, fortemente allegorica nella re oltre un limite divenuto soglia, ingresso verso una dimensione primaria volontà di affrontare l’incognita del vissuto quotidiano altra, spazio intagliato, negato, da un foglio di metallo nero da cui attraverso rapporti geometrici di spazio determinati da regole emerge il nulla che prende i mutevoli colori della natura; simile non ancora codificate. il lavoro di Monica Solinas, una finestra, soglia che non contem- Arte dunque che sa sfidare convenzioni e consuetudini per pla alcun tipo di attraversamento se non quello ottico-mentale; osare, per creare percorsi nuovi, misteriose Semidas – sentieri – una sorta di stop obbligato, cornice che esalta la bellezza della in un continuo divenire che non si oppone alla natura ma ne natura e ce ne ricorda l’insoluto mistero, ricordo della nostra svela le suggestioni: sentieri in cui perdersi per poi, finalmente, estraneità; Pinuccio Sciola ha trattenuto la forza di una roccia trovarsi. congiungendola con una catena di ferro a due grandi massi di Sonia Borsato Bruno Petretto

Carta da musica i MoMeNTi DeL GUSTo note di sana “goduria” gastronomica DeGUSTAZioNi eNoGASTRoNoMiChe a cura delle aziende sponsor di Berchidda Cantina Giogantinu • Lucrezio R • Rau Dolciaria • Nuova Casearia

Stazione di Chilivani, 11 agosto ore 11.08 Assaggi e benvenuto

Berchidda, Piazza del Popolo, 11 > 15 agosto nell’intervallo tra i concerti: Degustazioni Giogantinu e Nuova Casearia – 13 e 14 agosto Degustazioni Lucrezio R. e Rau – 12 e 15 agosto

Berchidda, Distilleria Lucrezio R. – 15 agosto ore 16.00 il Distillato della Musica visita guidata – prenotazione obbligatoria (079 703056)

Berchidda, Museo del Vino – 15 agosto ore 13.00 Degustazione Giogantinu per Antonio Caldonazzi “Vino dentro”

Pane carasau “Carta da musica”

Quando la mia generazione, quasi quarantacin- tesi: forse perché sembra cantare quando viene eDUCAZioNe AL GUSTo que anni fa, faceva i primi viaggi verso il cosid- spezzato in piccoli bocconi sotto con il serrare dei a cura dell’eRSAT detto “continente” per i più disparati motivi denti, forse ancora perché emette un suono parti- (compresi quelli per incontri con la buona musica colare oppure la sua bontà sprigiona note di sana Stazione di Chilivani – 11 agosto ore 11.08 jazz o, più semplicemente, per comprare l’ultima “goduria” gastronomica. degustazione guidata dei pani tradizionali di Sardegna camicia di moda), non mancava mai un amico A quel bel tipo di amico di Milano, infine, non ho che non ti chiedesse di mettere in valigia un pezzo mai voluto raccontare del “pani frattau”, altro Berchidda, Cortili di Casa Sanna Meloni – 12 > 14 ore 19.00 di pecorino, un pacco di malloreddus e una busta pezzo forte della cucina dei pastori. La paura, Degustazione guidata dei salumi, formaggi e vini tipici della Sardegna di pane carasau. Diversamente non sarebbe venu- infatti, è sempre stata quella di vedere attribuire a esaurimento posti to a prenderti al terminal di Linate. all’uovo in camicia, alla salsa di pomodoro e al Il pane, quel bel tipo di amico, lo chiamava “carta pecorino posti sopra alcuni pezzi di carasau CookiN’JAZZ CLUB da musica”, così come ancora oggi, molto proba- bagnato con il brodo di carne, un altro appellati- a cura della cooperativa La Memoria Storica bilmente, continuerà a chiamarlo. Non è dato di vo “continentale”. I miei amici di Orgosolo, sapere chi e per quale strano motivo questo mera- Mamoiada, Oliena, Dorgali e via dicendo, non Berchidda, Museo del Vino – 11 > 15 agosto, dopo i concerti serali viglioso prodotto della cucina barbaricina sia fini- me lo avrebbero mai perdonato. con eight Caught Playing selezioni di vini, grappe, distillati e birre to per entrare in uno spartito. Mille e una le ipo- Vincenzo Frigo il territorio 35 36 il gusto Music & wine ... Le idee hanno sete: in quattro paroline la forza di un sillogismo, l’essenza di un minisaggio, una niti- ria, la più istrionica e guitta sorretta da un’inesauribile verve votata ad un “entertainement” assolu- dezza lunare. tamente dada. Ciò ha scombussolato non poco certe idee ricevute circa la condizione umana dei neri La seducente frase, autobiografica, proviene da Mario Tobino che trasforma le idee in libri mentre d’America, i quali dovranno ritrovarsi soggiogati dal retaggio di mille angherie sofferte in schiavitù, placa una sete inesausta con frequenti brindisi: mai, naturalmente, nei bicchieri colmi d’acqua della dalla frusta alla forca, fino allo squallore quotidiano fra i più sinistri nei ghetti metropolitani. “signorinella pallida”. Me la faccio prestare poiché a mia volta esempio di attitudine alla sete, e per- Fenomeni mitopoietici raccolti regolarmente dal blues e dal jazz, massime espressioni di quella cul- ché amo il jazz che so bisognevole di persistenti irrorazioni d’idee a rivitalizzare cloni ancestrali, per- tura. Il dolore nel jazz è un tabù che non si tocca, come la verginità della Madonna in parrocchia, ciò assetato come una canaglia. secondo la migliore cattiva coscienza dell’occidente, e una vocazione a slittare nello psicodramma. Il jazz ha sete: ossia ne hanno gli artisti che a questa mirabolante esperienza estetica si sono dedica- Ma Dizzy è un meraviglioso frivolo cui si addice un vino frivolo. Affermazione desunta da un pran- ti. Non per nulla Steve Potts, sassofonista celebre nei gruppi di Steve Lacy, alla domanda “Do you zo cagliaritano dove sedeva con quell’aria di “mangiamo, beviamo, cantiamo e crepi la malinco- like the wine?” risponderà: “Music and wine the best composition”. Si era nell’intervallo di un con- nia”. Non si può dimenticare il convinto e godurioso libare a gotture sensuali, in un tripudio di ara- certo bellissimo, gli offrii del vino che già avevo consigliato all’amico barista e che teneva per me e goste adolescenti, di un incantevole “Vermentino”, di Cherchi se non sbaglio (ma da una certa età pochi altri “eletti”: un “Veneroso”, credo il miglior vino dei miei luoghi viticoli pisani, prodotto da in poi la memoria sarà come la Patria nel Nabucco: bella e perduta). con tanto di ruttino nipiolesco Pierfrancesco Pesciolini. Ecco nato un accostamento spontaneo; da allora ascoltando Potts accom- e abbiocco palpebrico eupeptico, in un dormiveglia adorabilmente bambinesco. pagno la musica con questo vino, se posso. Parker, Masaccio e Van Gogh Il jazz: splendido animale notturno; e nella notte... sai... si può peccare, insomma non sembra pro- Eppure questo delizioso scapocchione è assurto già vivente alla gloria imperitura dei classici. Si sa prio adatto alle “figlie di Maria”, e si sa inoltre che predilige liquidi ben oltre la gradazione alcolica che è stato, in una stagione difficile come l’ultimo dopoguerra, come lo sono sempre i tempi di crisi del vino. Tuttavia l’aforisma di Potts potrebbe risultarne addirittura il migliore epitaffio lapideo se e rinnovamento, l’artefice principale del “be-bop”: la rivoluzione culturale che cambierà il corso del gli americani avessero solo scoperto Bacco prima di Jack Daniels. L’esperienza di passabili fre- jazz. Qui il destino pone una delle sue rinomate trappole ponendogli accanto quell’incomodo com- quentazioni su entrambe le libanti sponde, ivi comprese scappatelle sulla spiaggia dei ponci, m’in- pagno di lavoro che fu Charile “Bird” Parker. Un po’ forse come capità al gusto tardogotico di duce a puntare sul vino quale liquido decisivo a supportare il godimento artistico. Del resto prima di Masolino da Panicale col Masaccio. Parker, il più bohèmien, incarnerà l’epitome più precisa del me lo sapeva benissimo il “Cigno di Busseto” componendo “La traviata”. Il sommelier è quel subli- dolore, della disperazione dell’uomo nero disprezzato ed emarginato, dell’artista incompreso nell’u- me e indispensabile “maître à penser” curatore amoroso di accostamenti vino cibo per la gioia - e le niverso positivista americano, di una vita maledetta che non contraddice l’espressione della bellez- infinite emozioni, come direbbe il grande Gigi Veronelli - di commensali dal gusto educato. Allora za, latore di una genialità venata di follie: alla Van Gogh per capirci. Le follie di Parker giunsero a perché non inseguire “gli accoppiamenti giudiziosi” conseguenti un appassionato “embraceable you” invadere anche il campo manducatorio e bibente con un tale disordine da non fornire alcun riferi- fra cantina e jazz? Anche perché non vi è legge veruna che porti scritto del vino quale coabitatore di mento utilizzabile per un’ipotesi combinatoria. Dagli spasimi delle idee lo specchio delle brame chicche materiali e non anche oniriche. Accompagnare invece di una bistecca un “mood”. rimanda l’immagine del più assetato del reame; ma tracanna sventatamente di tutto. Quantità indu- Ecco allora dei “contrappunti” messi a frutto per .... Mille e una notte... evitando, s’intende, Baghdad striali, e micidiali, di superalcolici, una volta perfino della tintura di iodio: chi afferma per sbaglio, con quella sua religione astemia e manesca. Evitando altresì la seriosità generalizzata che troppe chi nel tentativo di diluire una crisi d’astinenza. volte toglie spiritosità ai piacevoli argomenti, privilegiare una frivolezza non rigorosa e l’effimero al Ma nel 1949 se ne venne in tournée nella vecchia Europa. A Parigi, sui ponti della Senna e sui cornicio- definitivo e la facezia al dogma; e un’”aura” di divertissement. ni della Madeleine, al Bois e agli Champs, e soprattutto alla “salle Pleyer”, quasi in pellegrinaggio pres- Presiede l’arbitrio, l’istinto, una vibrazione, un trasalimento, un profumo vago, un indizio di feeling, so “La leggenda del santo bevitore”, s’invaghì del vino francese, folleggiandovi attorno. Se ne può una “madeline” come in Proust, o più banalmente il solito vecchio album ritrovato incappando nella dedurre che la sua musica può venir meglio gradita se un vino francese carezza le papille gustative; ma farfalla della rimembranza. D’altronde l’uomo abita nella propria memoria, e mentre rievoca rivive. che sia grande, grandissimo come la sua arte: Bird volava a quote inusitate ai bipedi. Perfino accostamenti automatici, per affinità filologica, come il coincidere di un nome: ascoltando Virmiglio for Duke Jack Montrose, un non infame tenorista noto (agli iniziati) ai tempi del jazz californiano, come fare In un riaffiorare oftalmico, attraverso il diaframma violetto della nostalgia, Duke Ellington appare un bel vec- a non berci su uno “Chateau Montrose”? chio dal viso d’adolescente sensualmente distratto. Questo “uomo dai mille suoni in cui suono è riconoscibi- Mulligan e il vermouth le fra mille” non si è negato a nessuna cima raggiungibile con un’orchestra jazz, perciò non gli sono state lesi- Arbitrario, ma familiare rasente l’istintività, sarà coniugare l’insigne baritonista Gerry Mulligan al ver- nate le più osannanti aggettivazioni. Ci si è spinti fino a paragoni molto illustri quali Debussy e Ravel onde mouth - mentre meriterebbe la luce bionda di un eccelso “Chardonnay” - per il ricordo di una richiesta rafforzarne vieppiù l’immagine. Lodevole ma, si deve obiettare, la dignità compositrice appare per le meno bislacca finita in un personale catalogo di gaffes storiche (a peu prese quella leggendaria di Mike analoga e che si ascolti col medesimo trasporto tanto l’”Apres midi de un faune” e il “Bolero” quanto “In a Bongiorno: “Ahi, ahi, ahi signora Longari, mi è scivolata sull’uccello”). Si era, poco più che bambinac- sentimentale mood”. E dunque non si negherà a nessuna meraviglia enoica, ai “cru” più maliziosi - per bere i ci, una trentina ahimè d’anni addietro, a un concerto di Mulligan allorché il vecchio Bighe, capomastro quali un comune mortale dovrà accedere ad un mutuo bancario - onde armonizzare i colori pastello dell’or- jazziolo della prim’ora, in un anfratto di silenzio si alza in piedi e urla: “Gerry suonaci ‘Moonlight in chestra. Ah... il Duca: sorridente d’attenzioni soffici verso il colore del suono. C’era in lui qualcosa di caldo, Vermouth’”; in una parafrasi involontaria in mezzo a un infuriare di fou rire. Si sa che quella celebre bal- magari impalpabile ma capacissime di testimoniare la ricchezza della vita. Questo uomo magico che lata trattava sì di un chiar di luna, nel Vermont però. Un musico di ritrova abbinato ad un vino, dentro un usava la carta da musica come la tavolozza di un pittore merita coloratissimi sapori mentre scorre la catalogo personale e indipendente di predilezioni, per certe coincidenze o perché si sono prodotti even- sua musica. C’è chi ci ha pensato: se ami si potrà creare un vino portando in mente una “sotie”. ti che fanno vana la fisiologia, del resto qui impossibile, di un abbinamento. Magari rispetterà, una Nasce così il “Virmiglio for Duke”: vino folle! L’autore è un tipo strambo - detto con molto affetto vaghissima filosofia caratteriale: ma sempre fuori degli schemi: là dove sovrintende il capriccio. e simpatia - di quella stramberia capace di salvare il mondo dalla pericolosità dei savi: si chiama Per trame estremamente polimorfe e spericolate e fortemente innovative, per caparbia consapevolezza del Gino Carmignani, detto “Fuso”, uomo dalla sete proporzionata alle idee: ossia senza umana misura. ruolo anche politico della musica come fatto sociale, per l’impegno culturale con pratiche pedagogiche, per Il “Virmiglio for Duke”, che porta con orgoglio nell’etichetta gli stessi colori rosso e blu dei vetusti, la sua presenza presso tutti gli snodi e gli svincoli e i crocevia artistici e umani, Giorgio Gaslini apparirà fra leggendari dischi della Columbia vietati ai minori di quarant’anno, viene dai poderi di “Fuso” in i protagonisti del jazz italiano ed europeo il meno istintivo, in una musica dove l’istintività conta non poco. Cercatoia di Montecarlo di Lucca. Sembra un’orchestra di uve, un manicomio enologico di contra- E sebbene le sue “reflections” fra jazz e conservatorio, Monk e Schumann e Ayler, dipendano essenzial- sti che si armonizzano. Un vino pieno di swing. Ce ne fossero di questi manicomi! mente da sogni innamorativi improvvisi, viene percepito come il più altero e accademico e “baronale”. E’ La genesi di queste traveggole, costituitesi in gregge di parole in marcia verso il suo ovile, la si rintraccia un po’ la posizione di colui che cerca d’introdurre nel proprio lavoro ricerca e approfondimento critico - in una telefonata di un’amica: “Ho ruscolato un avvenente ‘Sauvignon’, se vuoi venire porta qualcosa, ma con i quali, fra i primi, ha tratto il jazz nostrano fuori dai suoi pelaghi di desolato provincialismo - e viene non il solito ragno (branzino a Pisa) oltretutto m’è impazzita la maionese”. Si rivelerà un episodio ad hoc scambiato per “cattedratico”. La sua musica sempre molto colta mette un momentino in soggezione, e natu- per i congegni di una fumisteria alquanto blasè. Corro con un disco di un pallido poeta bianco: Chet Baker. ralmente anche l’uomo. Viceversa Giorgio ha il talento dell’immediatezza nell’arto come nella vita, con fasi Disco che conteneva “Fine and Mellow”, giacché mille esercizi suggerivano all’istinto fosse tale il anche molto voluttuarie: gli piace stare a tavola con gli amici e il vino, discorrere di politica e di musica ma “Sauvignon” scalda anime in ghiaccio, poi... dissolversi... evaporare... sparire... perdersi. anche di varia umanità con abrasivo disincanto. Molto sogno e molta vita insomma. Armstrong e il Barolo Evade ora dal nido della memoria un pranzo fungaiolo a Borgotaro, dove Giorgio ha casa, lo ricor- Può anche, attualmente, sembrare paradossale e confuso che un sincero democratico quale si reputa il do allietato da un buonissimo “Grignolino” fermo, di casa “Viarengo” se non sbaglio. Fatte le pro- sottoscritto, confessi candidamente che sarebbe per ripristinare la monarchia. Beninteso una monar- porzioni in relazione allo standard qualitativo, per questo artista si richiederebbe un vino più vicino chia assoluta, molto anacronistica, molto romantica e inevitabilmente molto kitsch, alla grande manie- alla vetta nella scala dei valori. E ne avrebbe uno addirittura tautologico: il “Giorgione” di “Villa ra magari di Ludwig II di Baviera. Oggigiorno s’incontrano solo “Re” turistici e di massa, da inclusi- Fiorita”, una griffata “barbera” elevata in carati, diversi gradini oltre il “casual” “grignolino”. Ma ve tour e dopolavori charter, o peggio ai livelli più deprimenti e sgangherati del supermercato: il “re spesso bastano pochi stracci di prassi come si deve per dissipare scontrose teoriche. dei biscotti”, il “re della marmellata”; mah... non cascano le braccia? E vengono coinvolti al super- Lacy e il Morellino mercato addirittura gli scettri mitici del jazz e del vino. Si conoscono bene, ci sono stai tramandati: Eccetto qualche sfumatura che ometto per irrilevanza e ovvietà, la disposizione dei pensieri soprastanti vale Louis Armstrong “Re del jazz”; il “Barolo” “il Re dei vini, il vino dei Re”. Meglio disfarsi di questa per un altro grande jazzman costantemente su standard qualitativi elevatissimi: il sopranista Steve Lacy. convenzionalità che fornisce una similarità prêt a porter di scarsa fantasia. Non mi pare poi che il La cortesia di questa persona sobria, il cui aspetto, a partire dai prediletti marron, appare parados- “Barolo” possano sposarsi dignitosamente con Satchmo, così effervescente , candido, ridanciano. salmente per niente dissimile da un travet, ci condurrebbe, se i nomi contano qualcosa, a Gavi. Ma Ascoltando un suo “Saint Louis Blues” è d’uopo far saltare subito invece un tappo di “Champagne”, fummo commensali, prima di un concerto, in terra etrusca, in una trattoria di Campiglia Marittima e millesimèe è ovvio, magari “Dom Perignon”: popolare (si fa per dire) almeno quanto Armstrong. un “Morellino di Scansano”, fattoria “Le Pupille” risulterà scelta obbligata fra il numero striminzito Accendi viceversa il camino - dacci anche oggi il nostro uscio spalancato da sfondare - mentre fuori, di etichette, talune da.... salto nel buio. L’obbligo forse non fa felici nemmeno l’obbligante - per nella notte, picchia una sizza senza misericordia e scaraffa un bel “Barolo”, che so... um Bartolo forza, si dice dalle mie parti, non viene nemmeno l’aceto - talvolta però, come in questo caso, si Mascarello... un Monfortino... Nel frattempo il rapsodico tenore di Coleman Hawkins suonerà un applaude volentieri l’eccezione che conferma la regola. La squisitezza del vino, pari soltanto a quel- brano ch’è tutto un programma: “Body and Soul”; oppure il soffio di Bem Webster o perfino un Don la del jazzman, il candore della tavola, il posto pulito e illuminato bene - per dirla con Hemingway - Byas d’annata, e aspetta - beato te - a che ora farà giorno. conferma ogni diceria sui benefizi che una tale situazione reca all’animo. Non so se ciò fu poi con- Per questa via, scorsi un po’ di tenoristi della classicità, potremmo apprestarci alle lusinghe di quelli causa di una prestazione musicale strepitosa, colma di una sorta di mistero ipnotico della creazione, della classicità moderna, per così dire. Subito Dexter Gordon, l’inarrivabile Dale Turner di “Round in coppia con Mal Waldrom in mezzo a soffi di affinità chimerica. Peccato davvero che Mal a tavo- Midnight” di Tavernier, ma scenderei dal Piemonte alla Toscana: e mentre lo splendore di un sax sdi- la bevesse birra: troppo, troppo in contraddizione col suo pianismo di velluto. pana la colonna sonora, una bottiglia di un vino rinato come il “Chianti” si apre ad una breve vita di Dizzy, frizzi e il Vermentino meteora: un ottimo “Chianti” però: “San Paolo in Rosso”, fedele alla tradizione... rinnovatrice un pia- Dizzy Gillespie, grande vecchio del jazz, risulta un “tapis roulant”, una pietra d’inciampo per il lute- cevole ossimoro) come il be-bop di Dexter. Simpaticamente “Chianti” anche per la generazione suc- ranesimo intellettuale che abbonda in molta critica. Viene discussa non già la sua musica riconosciuta cessiva, dove giganteggia “Saxophone Colossus” ovvero Sonny Rollins. Dovrà risultare però un vino unanimemente immortale, bensì l’uomo, in una troppo disinvolta scissione. La sua concezione del più innovativo, meno austero sebbene non troppo gaio possibilmente con tracce erbacee. Non c’è da mondo scansonata e libera, quel suo gusto di giocare con la vita e con l’arte a cominciare da quella percorrere troppa strada: basta trasferirci nell’attigua fattoria del “Castello di Ama”. Più complicato sua “stramba” tromba telescopica e birichina, sorridendo assai maliziosamente cede a ogni civette- rimediare un vino affine al gusto meno scapigliato di “Pres” Lester Young. Ossia del musicista che scar- il gusto 37 the best composition voltò il sound del saxtenore liberandolo dall’obbligo di una rotonda opulenza per inventargli uno stile dal medioevo: il grande e scarognato e generoso Giacomo Bologna. Dove l’aggettivo “grande” non ha assolutamente “dry”. Risultando anche parecchio storico e dinastico, lui nero, per un numero enorme niente a che vedere con la ultraquintalesca stazza, ma viene riferito all’intraprendenza, all’estroversione, di nipotini bianchi: Stan Getz, lee Konitz, Paul Desmond, figure centrali dell’estetica del “cool jazz”. la lungimiranza, l’inventiva (trovando l’apposita coadiuvazione di Giancarlo Scaglione): prima di lui la Accordo “These Foolish Things”, capolavoro dei “Pres” - siccome i nomi non vengono mai per caso - “Barbera” appariva popolata di pregi piuttosto grevi. Ci ha lasciato mentre con la vita avrebbe ancora con “Terre di Tufo” capolavoro di Teruzzi e Puthod, vino che dopotutto ha rivoluzionato la “Vernaccia”. giocato, come sempre, offrendo la faccia al vento e la gola al vino. Gran tempra di gaudente da parer Le torri di San Gimignano come le “mille luci di New York”: magnifico! maestro a Epicuro; capillare attenzione ai piccoli e grandi piaceri dell’esistere con una sofisticata raffi- Proust, Orzata e il Sassicaia natezza che contrastava con le movenze un zinzino goffe dell’obeso, ma non smentiva il franco e affa- Ma intanto mentre completavo un’educazione sentimentale abbastanza strabica fra letteratura e jazz bile diportarsi. E un’attenzione esemplare all’amicizia e all’ospitalità: la sua mensa, luogo d’ininterrotte (appunto: “J’ai deux amours”, come la Johsephine Baker) - fra Proust e “Reminiscing in Tempo” (guarda godurie traboccante di rare leccornie, era sempre gremita di crapuloni di Restif de la Bretonne (chieden- caso) di Duke Ellington; fra la “The waste lande” di Eliot e “Night in Tunisia” - a distanza dagli anni di do venia). Lavoratore molto singolare: nessuna pigriia sfaticata tipo romano o livornese, tutti ricci e gna- scuola vissuti male in mezzo a professori con l’orbace conservato in naftalina, impartitori di demenze gnere; gli si fiutava addosso un amore per l’oziare svagato che non lo sottraeva da un muoversi molto come fondamenti basici della formazione culturale, e professoresse tronfie e stronze e astemie, talora veni- intenso, e tuttavia paradossalmente pervaso da orrore autentico per l’indaffararsi trafelato e l’andazzo un vo visitato dai conforti della poesia nelle ore inconvulse: in molto differenti guise, anche nella forma poe- po’ yuppie e venale di molti suoi colleghi cui il mercante la vince sul vignaiolo. ticamente un po’ “autre” della bottiglia. E motivi d’incartamento s’installavano nell’extrasistole produ- Trasmetteva poi vibrazioni pagane circa il sesso, concepito quale uno dei piaceri irrinunciabili, dun- cendo momenti indimenticabili. Forse nei primi freddi giorni del ‘73, o l’anno dopo, viene a trovarmi l’og- que mondato dai perfidi effetti della seriosità. Vi alludeva con distacco scanzonato o spirito di scher- gi assai compianto amico Roberto Petragli, dal nostro affetto soprannominato “Orzata” per ironia d’an- zosa arguzia richiamanti ironia sottile, gaia licenziosità. Conoscendo l’uomo si potrebbe perfino pre- titetiche predilezioni liquide: alcoolòmane, tarpinatore di felling, corto circuito. Aveva scoperto un vino sumere cha la sua “Barbera” mossa, “La Monella”, bandiera di casa “Braida”, altro non sia se no un “nuovo”: il “Sassicaia”! Anche la mia stanza “non ha più pareti”, come in un celebre refrain, abbattute vezzoso diminuitivo di “mona”. Poi, addirittura ha pensato di darle... un marito nel “Bricco dalle note del “Concierto de Aranjuez” cesellato dalla tromba di Miles Davis. Esalava nell’aria un’indici- dell’Uccellone”, mostro sacro esageratamente bono delle nostre bottiglie. bile tensione commotiva che si spappola nell’ surreale allorchè il carceriere tappo libera, dis- Se le cose stanno così, l’abbinamento non lascia scampo, indica perentoriamente Billie Holiday giac- perde i profumi dell’illustre prigioniero detenuto nella bottiglia. E perviene a un esito di catarsi. ché, si è sempre detto, nessuno come lei ha cantato le parole fame e amore. E perché una felice com- Da allora un fantasma, un’iperbole scostumata mi ha inseguito: un concerto di Miles Davis - prima della bustione interna la induceva a dire sempre sì, rovesciando impeccabilmente i ruoli, a trascinare gli svolta, qualcuno dice sbandata, elettrica s’intende - nelle cantine dove il “Sassicaia” prende fattezze. Un po’ uomini nel proprio senza badare troppo per il sottile. In analogia con la signora Scorticarazzi: che come successivamente accadrà con il jazz di Gianni Basso nelle cantine “Bava” a Cocconato d’Asti. Ma tutto il giorno fa cose da pazzi sia coi vecchi che coi ragazzi. Si, insomma, Lady Day era, detto fra l’impossibilità non ha cancellato l’immaginata magia. Due afflati dissimili e distinti accomunati dalla crea- noi, era.... un po’ maiala... meravigliosamente maiala. tività e dalla tagliente sfida alla banalità: la poesia solare e soave e lieta del vino, appena contraddetta dalla Il filo tematico, ancora percorso da compiaciute allusioni, conseguenzia lo starle a pennello anche nel pensosa severità che ne visita la stoffa madornale, incontra la lunare poesia del jazz di Miles. Il calore di un vino gemello dell’”Uccellone”, quel paradiso liquido chiamato “Bricco della Bigotta”. “Le donne nor- vino che insinua dolcezza di vivere e i suoni gelidi e alteri di una tromba, perduti in lontananze dense di mali hanno una fica - sosteneva gustosamente Giacomo - le bottiglie ne hanno due”! E difatti ha schiaf- malinconia da evocare la solitudine ontologica dell’uomo, rasente la delicata tristezza di Giacomo Leopardi fato quattro fiche (una per simmetria) stilizzate sull’etichetta. Vedo tuttavia con la “Bigotta” il giradischi colma di una fierezza poco caritatevole al mondo. meglio occupato dal già citato tenorsax Gianni Basso: incantevole balladeur e vecchia quercia del jazz Coltrane e il Tignanello nostrale. Anche perché poi Gianni, figlio di una doviziosa landa enoica, Asti, nottambulo incallito e Provvidi divulgatori di beozze ottime costumano rampollare nelle citazioni assieme “Sassicaia” e gomito d’alacri ingranaggi e fecondo come il suo sax, era un amico molto fraterno di Giacomo condivi- “Tignanello”, malgrado il contrastare degli opposti timbri del carattere. Ma c’è anche il contrastare dendone molti punti fermi. Oggi è riverente alla sua memoria: requiescat in pace, vecchio filibustiere. degli opposti timbri del carattere. Ma c’è anche un’impressionante coincidenza di affinità esteriori: Scavillando i personaggi ci si accorge che in fondo una risposta può sempre ruscolare anche per le in primis l’acclamazione incontrastata degli intelligenti per l’originalità sperimentale, le dirompenti domande più astruse benché oziose. Ci si accorge che sì, si può anche risultare “bête” ovunque quan- novità stilistiche (si parva licet), la carica sconvolgente presso i conservatori. Dietro c’è l’illustrissi- do si è reputati, per esempio, “The Genius of Modern Music”! ma casata dei Marchesi Antinori detentrice effettuale della più cospicua mitologia reminescente lon- Un Thelonius Monk goloso, in fregola, si alza dal piano, accenna qualche passo di danza abbastan- tane e presenti militanze feconde nella vigna. E magari la mirabile fantasia dello specialismo folle- za orso, urla inesorabile e bambinesco: “Nellie! Ice cream!”. mente applicato di un’eminenza (tutt’altro che grigia) come Giacomo Tachis che dall’ombra delle Nellie, consorte, amante, infermiera, e naturalmente anche un po’ vittima, posa il lavoro, il cucito, e cantine deflagra nella luminosità. E dietro ci sarà pure la nemesi della rivoluzione culturale della con- accorre dolce, leggera, apprensiva, puntuale a sedare il capriccio. Animo lieve e sacrificale che verrà temporanea enologia del nostro stivaluto paese. ripagato, magari nel vale la pena, da un sublime “Crepuscole whit Nellie”. Quando non le intimava, per- La frustata iniziale del “Sassicaia” e il testimone passato al “Tignanello”: rivoluzione formidabile fino in piena notte, di cercargli magari una feluca da ammiraglio, avido di copricapo come era. Non è allorché compresa. Nel caso contrario si è perpetrato più danni della grandine: fra strepitose esaspe- stato facile per nessuno convivere con la “bêtise” di Monk, come non è facile per un vino accompa- razioni e strilli arrivano sulle nostre tavole prodotti che sanno poco di vino e parecchio di... falegna- gnare un gelato. Cacciatore d’arcobaleni d’altri mondi, suonatore di note e di silenzi e di magiche irre- meria. Ma ci vuole altro per cancellare i meriti. Pari pari, spiccicato, potremmo in osmosi trasferire sponsabilità, tutto spigoli, dissonanze, virate improvvise, deliri e dolcezze infinte. Se non si trova un le medesime connotazioni empiriche di protagonismo avventuroso e d’avanguardia nel jazz di John vino d’equilibrata blandizie cerchiamolo di vena litigiosa. Purché si abbia sottomano un formaggio tutto Coltrane, profeta riconosciuto e onorato dell’ultimo scossone qualitativo ed emotivo ricevuto dalla spigoli e dissonanze e qualche dolcezza recondita nel mezzo d’una vaga amarità. Tutto suggerirà un musica afroamericana. Come nel “Tignanello” attrae nel jazzman una preziosa attenzione nel rifini- “Souternes” poiché Monk può abbinarsi solo ad un grandissimo vino. Ma se si rilutta a entrare in banca re i dettagli con superba tenerezza artigianale. D’altronde ogni iniziato avrà questo vino fra le... “My con la pistola, deleghiamo alla ragguardevole funzione il nipotino Signor “Torcolato”. Favorite Things”; se non lo percepisce addirittura come... “A Love Supreme”. Ma a chi affidare, in questo tardo punto, un messaggio che racconti il vino e il jazza nel loro “in toto” Il Principe, Cleaver e Mingus culturale fra istanze del progresso e le esigenze della tradizione? Naturalmente a una sigla fortunatissi- Se si è geni in un campo, si avrà poi il diritto di ritrovarsi un po’ “bête” negli altri? Domanda largamente ma che per trentacinque anni ha informato di sé il jazz moderno: “Jazz Messengers”, condotti da Art oziosa, per la quale difatti non si esige risposta. La genialità appare un sistema di pensiero rifornitore di Blakey, batterista, capo carismatico, anzi demiurgo della storica formazione. Figura affascinante e for- gran gente con facoltà di suggestioni singolari e ineguagliabili, poi fatalmente pagate, quasi un bisogno di midabile di “patriota” del jazz, musicista di un’operosità e un accanimento ormai leggendari, custode di punizione, col solito caratteraccio scostante e l’incapacità di comunicare fuori del loro specialismo. Forse un’operosità e un accanimento ormai leggendari, custode puntiglioso del “modern mainstream” senza per questa ragione Eldridge Cleaver affermò che “solo la genialità del jazz è capace di comunicare oltre esserne il Cerbero. Sotto l’ala e l’egida di Art i “Messengers” incedono verso l’avvenire evitando di arre- le barriera della razza e della lingua”. Prendiamola per buona; certo anche la genialità del vino del vino stare il tempo artistico, evitando di trascurare la tradizione. Non riconoscono i progressi avvenuti né non scherza! Ecco due geni, due razze, due passioni molto umane: essi possono suggerire artifizi altrimenti ammettono innovazioni se non consultano in precedenza la filologia delle radici, se non li misurano coi impossibili come ascoltare un vino e sorseggiare una musica. momenti più felicemente espressivi della strada, appunto, maestra. La ricerca artistica non si svolge in Ecco il Principe Alceo di Napoli Rampolla di Panzano in Chianti, dove la proprietà è una valletta dol- un’area protetta da un muro claustrale, ma neanche infilando nei fili della collana i paradigmi e i sofismi cemente declive di zolle grosse, egregie nel confiscare il calore del sole e farlo vino, come nel verso della frantumazione critica. Ne sgorga una musica sipida, altamente piacevole, minuziosamente costrui- augurale del poeta. Gratificazione dello sguardo dopo un invece faticato accesso, volutamente obli- ta per favorire la spontaneità dei solisti, energica, scintillante, “stietta”, quasi naif. Musica che si ricolle- terato dall’assenza di qualsiasi freccetta indicativa della direzione: “Così l’amerihani’ un vengano a ga in guisa di “pesce al mare” alla stiettezza, la naivité, l’espressività di un vino eccelso: il “Grosso rompere i ‘hoglioni” spiega il Principe. Ma dando retta alle informazioni che i cortesi villici danno Senese”. E’ questo una meravigliosa emeroteca delle effemeridi del “Chianti”; e chiede alla barrique di smanaccando - “la prende per di qui”, la vada per di giù poi tronchi a sinistra” - si accederà facil- non cancellare bensì di conservare, impreziosite, le nobili caratteristiche di questa terra. mente al cospetto di questo Principe rustico, in pantaloni di fustagno, un po’ inzaccherati dalla mota Nasce dai lombi di Silvio Fabiani, cantiniere gentilissimo del “Podere Palazzino”. E comincia la sua della vigna, e camicia a quadri, che accoglierà con ruvida mano proletaria tesa. Indubbio retaggio di avventura fra i dileggi degli indigeni di Monti in Chianti per l’inusitata potatura, atta invece a espel- una dinastia vissuta senza monocolo: capisci subito che quest’uomo ha associato il suo sangue alle lere dalla vite la quantità dozzinale per offrire la cittadinanza alla qualità. Quando una cura mania- sue opere. Non comunica comunque granché, rispettando il copione del burbero restìo di parole, ma cale consente a quel particolare clone di uva Sangiovese, appunto “Sangiovese rosso” di germoglia- non può camuffare la gioia e l’orgoglio con i quali mostra e illustra la cantina. re e maturare e sgravare in una vigna di salottifere lindure. Ecco Charles Mingus, negro giallo da Nogales (Arizona), “beneath the underdog” secondo autodefinizio- Analoga fisiologia avvolge la cultura jazzistica di Max Roach, drummer di ardenti battaglie civili e ne. Figura centrale, riferimento di spicco e obbligato circa un apporto di multiforme ingegno al multifor- irripetibile caposcuola; con la differenza che appetto ad una “perspectiva naturalis” di Blakey pone me corso dl jazz moderno, così come il Principe Alceo lo è nel suo prelibato campo. Mingus condivide un afflato più intellettuale, pur non dimenticando il punto di partenza. Grosso modo - e nello stesso col Principe lo spirito indipendente, il non conformismo nel condursi, un dissidio col proprio tempo. modo di propulsione indomita di una ricchezza trasmessaci dal passato, eredità luminosa di tempi Artista timido e insicuro della personalità tormentata e dal carattere galleggiante tra stati collerici e mai spenti - mi pare lo stesso rapporto che corre fra il “Grosso Senese” e l’altra meraviglia rossa: “Le momenti d’estrema dolcezza. Posso agevolmente testimoniarlo: mi beccai dei “motherfucky”, tentando Pergole Torte” del grande Sergio Manetti. d’avvicinarlo anni e anni orsono, solo perché i giornalisti non sono altro che questo. Qualche tempo dopo, Il barocco, il Brunello e il palo a “Umbria Jazz”, m’invitò a salire seco sopra un pullman granlusso che, dopo un memorabile concerto in Che bere poi sulla tremenda finezza armonica di Booker Little? Pendo dalla parte di un “Brunello di piazza, riportava i musicisti da Todi a Perugia. Ebbene, bevendo a dire il vero parecchie porcate, si diffu- Montalcino”: il meno aggressivo della collezione “Biondi-Santi”. E che cosa con un pianista baroc- se in molte confidenze anche non richieste. Vallo a capire il mondo! co come Keith Jarrett? Direi un vino barocco come il “Maurizio Zanella”. Un “Novelli”, purché non Ora entrambi ci hanno lasciato, entrambi saranno magari all’opra loro su committenza degli angioli: se mai troppo da pizzeria, potrebbe umidificare il gargherozzo della gioventù mentre osanna Herbie è consentito all’affetto farsi retorica. Mingus da dodici rimpiantissimi anni, Alceo appena dal recente mag- Hancock quando mostra certe sue sinergie rock. Il diario sentimentale di predilezioni non finisce gio. Si tratta di commemorarli come si deve e meritano. si prenda di Minsug “Epitaph”, l’ultima sua opera certo qui, si potrebbe continuare per quanto è infinito il jazz, infinito il vino, infinite le notti. Ma, da titolo che la conta lunghissima; per Alceo si stappi un bel “Sammarco”, la sua sensibilità imbottigliata. giunti al pagliolo, mi sovviene la storiella di quel matto che si arrampica lungo un palo, con un car- Il vino che verrà tello in mano. Giunto faticosamente in cima vi scrive qualcosa e riscende. Il dottore dei matti, roso Indipendentemente dagli esiti della vendemmia il 1991 sarà una pessima annata per i passionisti del vino dalla curiosità, sale a sua volta faticosamente il palo per leggervi: “Fine del palo”! d’”autore”. Infatti poco prima di Alceo la medesima trista sorte, con parecchi anni d’anticipo - troppi! - sulla media normalità, tocca ad un altro di quei sublimi eretici fondamentali nel trarre la nostra enologia Afo Sartori Segue da pagina 38

38 il festival de su jazz, istilu musicale nadu dae s’incontru in terra de America tra lottos (de casu o de brotzu), brugnolos, odzu casu, laldadina, zu universale de sa musica, cussu chi in ‘Elchidda, s’area de su sa cultura africana e europea e isbarcadu poi, durante sa segunda gher- ungieddas, brodzu mosindzu e dulches tipicos cun abbamele, abat- Monte Acuto e sa Sardigna produint proiettendhesi in su cumplessu ra mundiale, in Europa pro atticchire luego in Parigi, Londra, Berlino e tu, mele de figu india o de olidone e atteras cosas bonas sunu parte crutzevia de su mundhu. Roma diffundhendhesi in tott’ue a su puntu de ispostare in pagos de sa coghina de ‘ondzi die e an’a diventare, in su festival nostru, Custa deghennovesima editzione chi at coment’e titulu “Cookin’ deghennios su baricentru de s’interesse e de sa creatividade in Europa, imbaldzu de s’arte e giustu cumplementu in sa ricca mesa de appa- jazz” cheret pussighire su format oramai collaudadu tra concertos in in Giappone e in atteros varios logos de su mundhu. ritzare cun sonos e aromas, gustos e colores. su palcu mannu de Piazza del Popolo (coro pulsante de sa ‘iddha), Sa musica jazz est comente unu ‘inu ‘onu e tanninicu. Pius imbetzat Ma est sa Sardigna totta a offerrere una variada e reffinada coghina in sas bellas e pretziadas chejas foranas de ‘Elchidda e de sos varios e pius est amabile ma, comente in sa moderna filosofia binicula, si e una ricca produtzione binicula sempre pius in creschida e sempre comunes de su ‘ighinadu (Otthieri, Oschiri, Monte, Nughedu San sentit sa netzessidade de innestare su ‘etzu pro l’isposare con sas tec- pius cumpetitiva in su pianu natzionale e internatzionale. Niccolò e dae custu annu Pattada e Tempiu cun sa bella cheja de nicas de produtzione noas ottendzendhe in custu modu produttos Sa variedade de su territoriu faghet si chi ondzi dzona appat unu Santu Gosimu e Damianu in Nuchis), in sas piattitas ei sas carreras, innovativos e affinendhe e aminendhe sa produtzione. piattu sou e chi custu rappresentet bene e potat raccontare in su med- in sos buscos ei sas raduras chi abbaidana s’isula de Tavolara pius Camineras innovativas chi podent essere paragonadas a sa cuntem- zus modu su costume de un’Isula chi est unu Continente. Dae sos che in sa bella domo caddhuresa de su cantautore Fabrizio De poraneidade de sa musica? culurgiones de sa Barbagia passendhe pro sa merca, sa fregula ei sos Andrè. Barricados de originalidade e isperimentatzione? malloreddhus de su Campidanu, fenament’a su dziminu, sa favata Concertos chi forsi custu annu arrivint dae su mare (durante sa tra- Nois bi creimus e nos amus a alleverire a l’iscoberrere in custa tattharesa o sa cordula de andzone passendhe pro sa fainè de origi- versada tirrenica) o dae su chelu (cun happening in s’aeroportu deghennoesima editzione de Time in jazz. No prima però de aere ne genovese, sa bottariga o sas panadas de petta o de ambiddha de Costa Smeralda de Terranoa) e puru attraversu sas vias ferradas de indagadu in s’atteru mannu e cumplessu mundhu de su mandhigu e Oschiri fenament’a unu particulare cous-cous de antigas origines sa Sardigna, dae sud a nord, in unu bulione de eventos e de concer- no prima de aere postu in relatzione tottu custu cun s’arte cuntem- tabarchinas, sa petta (o petza) ei su piscadu sunu sos alimentos sem- tos chi toccant sos plurilimbadzos de s’arte e chi pigudzant tottu sos poranea e cun su cinema chi dae calchi annu, in ‘Elchidda, sunu plitzes, variegados e lichittos chi sa Sardigna produit e chi solu dae logos possibiles e improbabiles cun pius de baranta propostas musi- parte integrante e sustantziale de su percursu artisticu. pagu incomintzan’a essere connottos fora dae sos cunfines de cales e atterettantos eventos. Si durante s’editzione passada non semus tuffados a conca bascia in s’Isula. De su restu sutzedit sa matessi cosa pro sa sardissima birra Peri sos sabores ei sos fiagos sa musica ad’a essere pius ricca e cun- su mundhu de su digitale e de sa trance cust’annu, pagu prima de Ichnusa e pro sas ispessias biniculas autoctonas (cagniulari, ver- divisa cun sos ispettadores trumosos chi ten’aere ‘odza de ispartire su festitzare sos vinti annos, no si podiat no affrontare su riccu mund- mentinu, monica, cannonau, carignano, malvasia, aleatigu, pascale, gustu comune chi non accultziat e nos unit pro unu modu de vivere hu de sa enogastronomia chi si relatzionat cun una forma musicale, ecc.) sempre pius raffinadas, cun ispessore e personalidade comen- de calidade in sintonia cun cussu chi sa vida nos offrit. Insomma, una su jazz, chi dae sempre est cunsiderada una limba de arte chi est fun- te variegada est sa proposta de sa dultzeria (seadas, papassinos, tilic- idea noa de vivere sa musica ei s’arte. Unu festival ‘diversu’! tana de nutrimentu corporale e ispirituale e chi coinvolghet, a s’attu cas, arantzada...) e de sos panes chi sunt tantos e diversos cantas Sa quasi totalidade de sos progettos artisticos chi girant in tundhu a de sa fruitzione e de s’ascurtu, tottos sos chimbe sensos in un’ispes- sunt sas biddhas de s’isula. su tema de su mandhigu e de su ‘inu sunt commissionados apposi- sia de ispuntinu collettivu e lucullianu. In custos annos su percursu culturale de sa ‘iddha at giuttu a tamente attraversu produtziones originales cuntzepidas propriu pro Su treatu/chentina de tottu custu naturalmente est ‘Elchidda (sa ‘Elchiddha realidades e istrutturas in gradu de rellattare s’antigoria e Time in jazz (tzeltas sunu in co-produtzione cun atteras realidades ‘indza?) ei s’attore (su ‘ighindzu?) est su festival. istraordinaria cultura de su mandhigu, de su ‘inu e de s’odzu cun sa regionales) ei sa matessi cosa avvenit sia in sa setzione de su PAV ‘Iddha de solas tremidza animas a vocatzione agru-pastorale est creatzione de una serie de istrutturas (Su Museu de su ‘Inu/Enoteca siat in sa rassigna de film a carattere etnograficu in collaboratzione istada unu de sos primos logos a isposare, in sos annos chimban- regionale, s’Istrada de su Vermentinu, s’imminente Universidade de cun s’Istituto Superiore Regionale Etnografico de sa Sardigna. ta, su sistema de sas cooperativas infranghendhe cussu modellu su gustu, ecc) capatzas de archiviare sa cultura gastronomica e de Ma coment’e a sempre su festival no si cheret tancare in isse mates- atavicu de s’isulamentu e de s’individualidade fenamenta troppu contare de unu populu passendhe in sas intragnas de sas traditziones si ma cheret cuntrestare cun sos atteros eventos chi bi sunu in fragu autonoma. Custu at battidu a s’istitutzione de sas cooperativas de su culinarias e biniculas. ‘e s’annu. Su filu cunduttore de su mandhigu e de su ‘inu in sas suas latte, de sa petta, de s’odzu e de su ‘inu contribuendhe a unu rapidu Nois no podimus essere disattentos rispettu a custos ilviluppos ei su differentes declinatziones ted’essere ripresu in tantos atteros appun- ilviluppu economicu e sotziale. festival, chi coglit sempre sas tendentzias noas de sa musica jazz ma tamentos – ligados rispettivamente a sa letteradura e a su video, a sa ‘Elchidda logu ospitale e dinamicu duncas, cun sos produttos puru de s’arte cuntemporanea, de su cinema e de atteras limbas, at musica e a su cinema – chi toccant sas attividades de s’Associazione suos de calidade chi benint esportados e appretziados in tottu su apidu dae sempre comente obiettivu sa chelta curiosa in su passadu culturale Time in jazz in tottu su 2006. mundhu. Est fatzile ‘oe assotziare su lumene de ‘iddha e su festi- e in su presente unida a sa netzessidade de innestare sas limbas arti- Ancora una ‘ia su Festival internazionale Time in jazz mustrat s’at- val a su Vermentinu DOC “Giogantinu” o a sos casos de sa sticas de oltremare e de oltreoceanu cun sa cultura locale in su ten- taccamentu forte a sa traditzione e a su logu e ancora una ‘olta si “Nuova Casearia” pius che a sos dulches de “Rau” o sos distilla- tativu (amus’a poder narrere oramai reussidu?) de faghere unu logu ponet comente unu istrumentu sensibile e innovativu a sa chirca de dos de “Lucrezio R”. Ed est fatzile assotziare sa dicciosa ospita- de incontros e de comunione ‘ue sa musica e sas artes diventant pre- cussa avanguardia manifestada in su luntanu 1988 e dae tandho lidade a sa coghina tipica tantu semplitze cantu raffinada e lichi- testu pro iscoberrere culturas, mundhos, logos, limbas e gustos. funtana e fucina/fraile de ideas . ta. Coghina de appretziare no solu in restorante ma piusapprestu Time in jazz, festival nadu in su luntanu 1988, diventat peri s’i- Pardon... coghina de ideas... in sas domos e fatt’a sos ispuntinos de campagna in occasione de straordinariu podere de comunicatzione s’occasione ei s’istrumentu Bonu ascultu duncas e bona permanentzia in ‘Elchidda ma puru ... sas festas, de sa ‘occhida de su porcu, de sas binnennas o sos de aggredu in gradu no solu de semenare e raighinare pensamentos bon’appetitu e prosit! tusordzos de sas arveghes. creativos ma in gradu de sutzerire e provocare induttos mediaticos, Suppa ‘elchiddesa, panafittas, fae e laldu, seadas, panadas, ange- culturales e economicos chi podent veiculare, attraversu su limbad- Traduzione dall’italiano al sardo di Paolo Fresu dietro le quinte del XiX festival Time in Jazz 39

Organizzazione: Associazione Culturale della locandina sono di Danilo Sini Elena Giulia Rossi e il MAXXI di Roma Time in Jazz Gabi Scardi Direttore artistico: Paolo Fresu Progettazione grafica e merchandising: L’Accademia di Belle Arti di Sassari con Coordinamento Arti Visive: Giannella Danilo Sini Valerio Dehò, Pinella Marras e Claudio Pieroni Demuro e Antonello Fresu Ivo Serafino Fenu Coordinamento Cinema: Gianfranco Computer grafica: PAV Centro servizi Dedic@re con Serafino e Cabiddu Daniele Deligia Assistente Cinema: Carlo Fenu Tipografia: Sarprint - Z.I. Tossilo, Macomer Pannonica Music, Vittorio Albani e Stefania Coordinamento Generale: Riccardo Conte Sgualdini Stampa abbigliamento: Waltale Verdearancio s.r.l. e Giovanna Mascetti Segreteria organizzativa: Luca Nieddu Paolo Pillonca Segreteria di produzione: Rosi Culurgioni Cartellonistica: PacoPrint, Alatri Luigi Onori Coordinamento Artistico: Vittorio Albani Comitati delle chiese di San Michele e Relazioni esterne: Giovanna Mascetti Progettazione Web design e software CMS Santa Caterina Amministrazione: Mariella Demartis powered by bizConsulting S.r.l. il parroco di Berchidda don Gianfranco Pala Logistica: Rossana Sanna il parroco di Monti don Luca Saba Responsabile spazio concerti: Gian Paolo Agenzia viaggi: Medtravel, Genova - la Pro Loco di Monti Domenico Pes Crasta Sartourist, Cagliari il parroco di Nughedu San Nicolò don Immagine e comunicazione: P.A.V. Chiarino Delogu e la signora Maria Ufficio Stampa: Riccardo Sgualdini, Consulenza legale: Simona Putzu Antonietta Cau Fabrizio Crasta, Carolina Scoppola Iacopini Consulenza amministrativa: Elabora Snc il viceparroco di Oschiri don Fabio Nieddu di Lucio Mu il parroco di Nuchis don Giacinto Progetto allestimento piazza: Studio Peluso il Comando Stazione dei Carabinieri di Salvatore Peluso con Barbara Cadeddu, Consulenza del lavoro: Giancarlo Fenu, Berchidda Roberto Lallai, Miriam Manconi, Roberta Studio Fara-Lieto l’Associazione Volontari Ambulanza di Milia Berchidda e il presidente pro tempore Si ringraziano: Salvatore Chirigoni Fornitura e montaggio delle strutture piazza: l’Unione Europea – Fondo Europeo le Associazione Volontari Ambulanze di Marcegaglia Building S.p.A. di Sviluppo Regionale Monti, Oschiri e Pattada il Ministero per i Beni e le Attività Culturali Casa di Riposo per Anziani Direzione Palco: Luca Devito (Direzione Generale per lo Spettacolo dal vivo) il personale, gli elettricisti e gli operai del la Presidenza della Regione Autonoma della Comune Audio: Blustudio Sardegna e il presidente Renato Soru il paese di Berchidda Direttore tecnico: Alberto Erre l’Assessorato allo Spettacolo e Attività tutti gli artisti. Tecnici: Cisco Marras, Antonio Casu, Culturali della Regione Autonoma della Gesuino Mannu, Giacomo Bomboi, Valeria Sardegna e l’assessore Elisabetta Pilia L’associazione culturale Time in Jazz Bella, Chiara Bosso l’Assessorato del Turismo della Regione Presidente: Paolo Fresu Autonoma della Sardegna e l’assessore Vicepresidente: Lucio Mu Backline: Musical Box Luisanna Depau Segretaria: Mariella Demartis Responsabile: Giambattista Zerpelloni l’Assessorato Difesa e Ambiente e l’asses- Soci fondatori: Nicola Casu, Tetta Demuru, Luci e scenotecnica: Blustudio sore Antonio Dessì Gianfranco Demuru, Salvatore Dettori Responsabili:Tony Grandi e Gianni Melis il Comune di Berchidda e il sindaco Massimo Laconi, Antonio Meloni, Martino Tecnici: Fabrizio Pezzotti, Adriano Pisu Sebastiano Sannitu Meloni, Gianni Menicucci, Mimmia Piga, il Comune di Monti e il sindaco Giovanni Giuseppina Sanciu, Roberto Scanu e Pianoforti: Luigi Corda Maria Raspitzu Riccardo Sgualdini Responsabile e accordatore: Luigi Corda il Comune di Nughedu San Nicolò Tecnici: Michele Montis, Salvatore Cardia e il sindaco Dario Fenu Responsabile sezione Musica: Paolo Fresu il Comune e l’Assessorato alla Cultura di Registrazioni: Fabrizio Dall’Oca Olbia Responsabili sezione Arti Visive: Giannella il Comune di Oschiri e il sindaco Antonio Demuro e Antonello Fresu Chiese campestri e concerti esterni: Antonio Perinu Calvia, Maura Manca il Comune di Ozieri e il sindaco Giovanni Responsabile sezione Cinema: Gianfranco Cubeddu Cabiddu Coordinamento concerti in montagna: il Comune di Pattada e il sindaco Fabio Enrica Brianda Pastorino Time in Jazz è un’associazione culturale il Comune di Tempio Pausania, il sindaco senza fini di lucro, costituita nel dicembre Trasporti interni: Tonino Casu, Tore Casu, Antonio Pintus e l’assessore alla Cultura 1997. I soci fondatori sono i volontari che Francesco Ledda, Oreste Meloni, Fabio Gianni Addis per dieci anni, dal 1988 al 1997, hanno Barone la Provincia di Olbia/Tempio e il presidente composto lo staff organizzativo del festival Pietrina Murrighile Internazionale Time in Jazz di Berchidda. Tour assistants: Gloria Armas, Francesca la VI Comunità Montana “Monte Acuto” Cavassa, Fiorella Meloni, Andrea Sannitu e il presidente Maria Antonietta Mazzone La scelta di fondare un’associazione, con la Fondazione Banco di Sardegna, il presi- sede a Berchidda, è stata dettata da esigenze Infopoint e accoglienza: Maria Antonietta dente Antonello Arru e Salvatore Rubino di carattere organizzativo e gestionale in Mazza, Gabriele Gotini, Ada Grifoni, Sonia il Banco di Sardegna e il presidente Antonio una struttura meglio definita. Time in Jazz Peana, Grazia Pianezzi, Letizia Sechi Sassu ha potuto godere così di un riconoscimento il Banco di Sardegna di Berchidda dell’attività culturale svolta da parte delle Biglietteria: Salvatore Dettori, Antonella e i direttori Bruno Pirone e Paolo Pittorru istituzioni locali e nazionali. Piga, Donatella Pianezzi, Agnese Pianezzi l’Ente Foreste della Sardegna, il direttore Enrica Brianda, Francesca Apeddu, Gibo generale Graziano Nudda e il personale della Oltre all’organizzazione e al coordinamento Borghesani, Valentina Nieddu, Laura Foresta Demaniale Monte Limbara Sud del festival internazionale Time in Jazz, Campus, Claudia Desole, Sara Sini, Marco la Direzione di Trenitalia con Leonardo l’associazione ha allargato nel corso degli Fiori, Erika Zambonelli Ghisu, Enea Maccioni, Luigi Sessini anni il proprio ventaglio di proposte, creando la Direzione della RFI con Silvano al suo interno specifiche aree di attività Responsabile merchandising: Ilaria Serra Campedel, Marella Peddis e Rinaldo Atzeni culturali. Nel 1998 nasce la rassegna “Altri Merchandising: Stefania Brianda, Rossella La Fondazione De André, Dori Ghezzi e Tempi”, dedicata al cinema sardo, al teatro Calvia, Elena Carta, Maria Paola Casu, Marco Ladu e alla musica. Lo stesso anno prende il via Fabio Grixoni, Francesca Meloni, Cinzia il presidente dell’Istituto Superiore “Aprile non dormire”, dedicata alla presen- Sini, Elisabetta Scoglia, Francesca Tugnoli Regionale Etnografico Giuseppe Chines tazione di opere editoriali e teatrali. A giugno e il direttore Paolo Piquereddu è poi il momento della “Festa della Backstage e catering: Gabriele Meloni, l’Ente Musicale di Nuoro e il presidente Musica”, il primo appuntamento musicale Maria Murrighili, Marta Nieddu, Raffaella Angelo Palmas prima del grande festival ferragostano. Piga l’Associazione Blue Note Orchestra e il presidente Gavino Mele. l’Associazione È inoltre di proprietà dell’associazione una Servizio mensa: Elia Saba culturale Ticonzero e il presidente collezione privata permanente di arte con- Ricezione servizio mensa: Giulia Carta e Alessandro Olla temporanea in Sardegna, oggi ospitata dal Samantha Iannelli Corsica Ferries - Sardinia Ferries con il pre- Museo del Vino/Enoteca Regionale di sidente, Ewan Lommon e Cristina Pizzuti Berchidda, e la rivista quadrimestrale di Servizio assistenza: Giovanni Bomboi, Geasar con Lucio Murru, Pancrazio Azzena arte e cultura contemporanea “Ziqqurat” Stefania Modde, Simone Mu, Mauro Pinna Donatella Achenza e Andrea Pietrobelli diretta da Giannella Demuro. della Meridiana Squadra logistica concerti esterni: Mariella Lloyd Adriatico A queste attività si aggiunge quella di archi- Campus, Pietro Campus, Veronica Carta, ERSAT, Benedetto Meloni, Andrea viazione del materiale prodotto e raccolto nel Fabio Cossa, Giovanna Delogu, Pierangelo Cerimele, Gianni Ibba, Maria Ibba, Isabella corso degli anni. Un prezioso patrimonio di Deroma, Maria Antonietta Dettori, Angela Pes documenti e testimonianze che compongono Falchi, Stefano Fogarizzu, Antonio Frau, Gambero Rosso e Alfredo Antonaros la memoria storica - registrazioni audio e Gian Piero Mongiu, Francesca Pinna, Luisa Cantina Sociale del Giogantinu video, ritagli di giornali, fotografie, disegni, Pizzadili, Gianfranco Satta, Gianni Zanza e Sergio Crasta manifesti - per la promozione di tutte le attività RAU Arte Dolciaria e Raffaella Rau culturali che i linguaggi della musica e del- Squadra allestimenti e security: Giorgio Nuova Casearia e Salvatore Piga l’arte in genere possono suggerire. In questo Asara, Walter Brianda, Paolo Casedda, Distilleria Lucrezio R. e Pasquale Rau senso, l’associazione è un vero e proprio labo- Domenico Delrio, Iron Peppe, Giuseppe Autoservizi Fab e Gianfranco Asara, ratorio di idee e progetti culturali che stimola- Mazza, Alberto Meloni, Giò Meloni, Graziella Asara, Marco Asara no l’interazione fra le diverse attività artistico- Giovanni Meloni, Simone Mu, Paolo FIAT Pincar e Opel AutOggi creative. Riflesso diretto di questa attività di Musti, Tore Puggioni, Francesco Sannitu, La Fumosa - florovivaistica archiviazione, la pubblicazione di cinque cd Pietro Spolitu Federazione Cuochi Regione Sardegna tratti da altrettanti concerti di recenti edizioni il Menù di Elia Saba del festival. Squadra allestimenti PAV: Angela Manca di Gelateria Piero Sannitu Mores, Mirko Meloni, Patrizia Mu, Checco Birra Peroni Pinna, Carlo Simula, Danilo Sini, Lia Turtas MusicalBox e Giambattista Zerpelloni Per informazioni: Antonella Usai, la cooperativa La Memoria Sicurezza mostre: Lucia Cavia, Gabriele Storica lo staff del Museo del Vino Associazione Culturale Time in Jazz Crasta, Miriam Fenu, Denise Fresu, Anna Paola Tognon e Laura Nozza con Via Nulvara, 2 - 07022 Berchidda (Ss) Maria Grixoni, Angela Murrighili, Daniela Associazione Culturale E-venti, Bergamo, tel. (+39) 079703007 Pianezzi, Andrea Sanciu Provincia Autonoma Bolzano – Alto Adige, fax (+39) 079703149 Cultura Italiana; C/O Care of, Milano; e-mail: [email protected] Le immagini del manifesto, della brochure e Seminario Permanente Luigi Veronelli, web: http://www.timeinjazz.it Bergamo; Lab 80, Film