Poesia E Storia Nella "Divina Commedia": Studi Critici

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Poesia E Storia Nella POESIA E STORIA NELLA "DIVINA COMMEDIA,, NUOVA BIBLIOTECA DI LETTERATURA, STORIA ED ARTE DIRETTA DA FRANCESCO TORRACA IX. NAPOLI EDITRICE F. PERRELLA SOCIETÀ ANONIMA 1920 POESIA E STORIA NELLA "DIVINA COMMEDIA STUDI CRITICI e!' G. PARODI NAPOLI SOCIETÀ ANONIMA EDITRICE F. PERRELLA 1920 PROPRIETÀ LETTERARIA. P3 CItti di Castello, Società Tipografica « Leonardo da Vinci > ?' AVVERTENZA Tra i miei molti e forse troppi scritti dan- teschi ne ho scelto un certo numero, che mi paiono tali da poter esser letti senza difficoltà da qualunque persona colta, poiché non riguar- dano questioni minute, filologiche o erudite, ma l'arte di Dante, e il suo pensiero o i suoi sen- timenti, in quanto si trovano in relazione con la «toria del suo tempo e si sforzano di esserne attivi fattori. Anche i due articoli su La data della composizione e le teorie politiche delV' Inferno' e del 'Purgatorio' non si propongono una que- stione di date se non per poterne trarre qualche legittima conclusione sullo svolgimento del pen- siero del grand'uomo, e sul diverso atteggiarsi^ de' suoi sentimenti e del suo genio poetico nei diversi periodi della sua vita. La mole già troppo grande del volume mi ha costretto a lasciar fuori molti altri articoli affini, e specialmente quelli sulle opere minori 4i Dante; ma forse qualche lettore penserà che VI POESIA E STORIA NELLA «DIVINA COMMEDIA » neppure tutti gli scritti qui raccolti rientrano esattamente nei confini del titolo. E un rimpro- vero che si può fare soprattutto al primo, L'ere- dilà romana e l'alba della nostra poesia, nel quale ho cercato di tracciare una breve storia spiri- tuale, come io la concepisco, del popolo italiano, da quando cadde con l'Impero di Roma a quando risorse per dare al mondo una seconda civiltà. Io vorrei ch'esso fosse considerato quasi come un'introduzione generale al volume, che giovi a mettere al suo giusto posto la figura di Dante in quella travagliata e grandiosa storia. Per qualche altro articolo, un lettore benevolo saprà riflettere da sé che almeno certi antecedenti appartengono allo studio della Divina Commedia-, che il pensiero^ di un uomo come Dante è troppo formidabilmente uno perchè si possa studiarlo senza addentrarsi nell'esame, per es., delle Epistole e della Monarchia, e che infine i titoli che sono di moda avrebbero- potuto indurmi anche a peggio. Oggi sono tutti esteti e critici ; da parecchi anni si ostenta un grande disprezzo per la filo- logia e l'erudizione e si esalta la genialità. Gli italiani che furono sempre molto ammirati e poco stimati dagli stranieri per i loro improvvisatori^ e che hanno fatto pur ora, e anzi stanno ancora facendo una dura esperienza di quel che costi il fidarsi nella propria abilità improvvisatrice, sono ridiventati pazzi d'amore per l'improvvisazione geniale, illudendosi spesso che altro non sia anche- AVVERTENZA \II l'estetica e la critica. Speriamo che oggi sia sol- tanto uno dei fenomeni della nevrosi post-beIl«ca, vicino parente della poca voglia di lavorare. Non- dimeno è sicuro che sono differenti i libri di critica da quelli di pura erudizione, i libri che mirano ad un pubblico abbastanza largo da quelli destinati ai soli studiosi. Il mio, che è stato messo insieme col desiderio che possa venir ascritto alla prima categoria, si augurerebbe di non far troppo cattiva figura rispetto alle esigenze di quella decantata e tanto diffusa genialità italiana; ma preferirei che paresse noioso e solido, piuttosto che bril- lante e superficiale. Ad una terza alternativa che rimane possibile, anche peggiore della peggiore di queste due, un autore, poiché stampa, deve fingere per coerenza di non averci pensato. Buona parte degli scritti raccolti in questo volume furono ar- ticoli o parte d'articoli del Bullettino della Società dantesca italiana. Rassegna critica degli studi danteschi, diretta da MI- CHELE Barbi (fino al voi. XII, N. S. ; 1905), da E. G. Parodi (dal voi. XIII in poi); e sono: La Rima nella • Divina Com- ' ' ' media (voi. Ili) ; // comico nella Divina Commedia (voi, XVI); Il ^ dolce stil nuoz'o^ (voi. XIII); Intorno alle fonti dantesche e a Matelda (voi. XIV); il Secondo articolo dello studio La data della composizione e le teorie politiche dell' ' In- ferno ' e del '^Purgatorio' (voi. XV); L'Albero dell'Impero (voi. XVI). — Il prinno scritto. L'eredità romana e l'alba della nostra poesia, fu pubblicato negli Atti della R. Accademia della Crusca, a. 1912; Francesca da Rimini, e II canto di Brunetto Latini fanno parte della ' Lectura Dantis ' genovese, voi. I e II (Firenze, Successori Le Mounier, 1904 ; 1906) ; Gli esempi di vili POESIA E STORIA NELLA « DIVINA COMMEDIA * superata punita e il ' bello stile ' di Dante provengono àzìVAtene e Roma fiorentino, a. XVIII, 191 5. Inedito è Farinata; per gli altri tre studii che rimangono, cioè la prima parte o Primo articolo de] 9", il 13'' e l'ultimo, le indicazioni necessarie sono date in nota, in principio di ciascun scritto. Gli articoli già editi furono quasi tutti modificati, alcuni profondamente. Alle varie Riviste o raccolte che prima li ospi- tarono, valga questo cenno bibliografico come attestato della mia- riconoscenza. UEREDITÀ ROMANA E UALBA DELLA NOSTRA POESL^ Sono grato agli illustri Accademici dell'onore che mi hanno fatto designando me a parlare in quest'annuale cerimonia (i) ; ma per non accrescere la mia peritanza mi guarderò dal cercare se potrà esser loro grato anche il pubblico, che vede questa cattedra occupata da me anziché da alcuno dei maestri della parola che conosce ed ammira. Io mi propongo di tratteggiare, come meglio so e posso, alcune linee della storia ideale o piut- tosto della storia psicologica del popolo italiano, in quanto dall'eredità romana fu aggravato e tar- dato o fu invece sospinto innanzi nel suo cam- mino verso la conquista di una propria voce in una propria letteratura. O, per esprimermi con parole forse più chiare, benché sotto un aspetto alquanto diverso, cercheremo perché la nostra letteratura sia sorta tanto tardi, in confronto con la francese soprattutto e con la provenzale, (i) La pubblica adunanza dell'Accademia della Crusca. 4 . L EREDITA ROMANA e se vi abbia o come vi abbia contribuito la tra- dizione romana, da noi più viva che altrove, o la venerazione per il latino, che più di uno sto- rico ha creduto fosse in Italia meglio conser- vato e compreso che altrove. Ho detto che di questa ricerca tratteggerò soltanto alcune linee principali, e naturalmente non potrei diffondermi in fatti né in prove, anzi di qualche fondamen- tale asserzione io non saprei indicarvi prove se non 'a posteriori', in quanto le cause si possano congetturare dai loro ultimi effetti. Voglio però e debbo aggiungere che la ricerca stessa, dopo- ché anni addietro era stata messa sulla buona via da uomini, per esempio, come il Comparetti, è oggi di nuovo nell'aria e gli spiriti si sentono tratti ad essa spontaneamente ; che, inoltre, io per la mia parte non oserei promettervi molta originalità di concetti : tranne che non vi sem- bri un'originalità il vedermi affastellare insieme una lunga serie di secoli e passare a grandi sbalzi dall'uno all'altro (i). ( 1 ) Io non intendo in questa rapida scorribanda far note né citazioni, ma debbo almeno ricordare, dopo il Comparetti, il NoVATl, del quale, oltre agli scritti minori, ho studiato coj maggior profitto il discorso, d' inesauribile ricchezza. L'influs- so del pensiero latino sopra la civiltà italiana del Medio Evo (seconda ed., Milano, 1899), ^ '* preziose, ma non ancora com- piute Origini (dalle Origini, p. 309, proviene anche la cita- zione degli Annales Pisani, che m'è venuta in acconcio a pp. 86 seg.). A tacere del Wattenbach, parte delle mie idee, forse E l'alba della nostra poesìa 5 Poiché si tratta di età oscure, misteriose e piene di miti, potrei dire, adattando al mio caso un ingenuo mito popolare, che dobbiamo infi- larci per l'occasione gli stivali da sette leghe. Ma Pollicino con simili stivali cammina benis- simo; gli storici, invece, quando si provano a fare su per le vette dei secoli cosi pericoloso più che a quelle di alcun altro, sono vicine in special modo alle idee di Carlo Vossler : vedi la sua nota opera Die góttli- che Komòdie : Entwicklungsgeschicte ti. Erklàrung ; II Band, 1. Teil : Die literarische Entwicklungsgeschichte (Heidelberg, 1908), a pp. 13 segg. L'esteso scritto di Egidio Gorra, La poesia amorosa di Provenza, Parte prima (estr. dai Rendiconti del R. Istituto Lombardo di Scienze e Lettere, 1910-1912), importante per sé, mi dette sufi&ciente notizia di un importante libro, che, quando composi il mio discorso, non conoscevo diret- tamente : Eduard Wechssler, Dos Kulturprobletn des Min- nesangs; Band I, Minnesang u. Christentum (Halle a. S., Niemeyer, 1909). Aggiungo però ora che, dopo averlo letto, non ho avuto occasione di giovarmene, e che troppo lontano sono dal Wechssler in alcuni punti, per esempio nella confusione Che fa dei trovatori col dolce stil nuovo, in modo da attribuire a quelli caratteri mistici che sono proprii soltanto di questo. Del Gorra venne in luce più tardi, e per me troppo tardi, un altro scritto. Di alcune questioni di origini (Cividale del Friuli, 191 2, pp. 39 : estratto dalla Miscellanea in onore di Vincenzo Cre- scini, che non fu ancora pubblicata). È un'esposizione e di" ussione delle varie teorie finora escogitate a spiegare le ori- gini della poesia provenzale e, inoltre, a dar ragione delle tard^ Origini della poesia italiana (Comparetti, Novati, Canello, Vossler). Questo ultimo, dunque, è proprio il nostro argomento (m a basti avvertire qui, nel ristampare il mio discorso, che la critica del Gnrra non mi ha dato motivo ad alcun mutamento di opinione).
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