Piano Faunistico Provinciale Prima Revisione - Dicembre 2010

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Piano Faunistico Provinciale Prima Revisione - Dicembre 2010 ALLEGATO 1 PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO PIANO FAUNISTICO PROVINCIALE PRIMA REVISIONE - DICEMBRE 2010 L.P. 9 dicembre 1991 n. 24, art 5 SERVIZIO FORESTE E FAUNA PIANO FAUNISTICO PROVINCIALE Prima revisione - dicembre 2010 (art. 5 L.P. 24/91) A cura: Ufficio Faunistico - Servizio Foreste e fauna - Provincia Autonoma di Trento. Coordinamento e revisione dei testi: Ruggero Giovannini e Andrea Mustoni Hanno collaborato: Ermanno Cetto • Stato di attuazione degli interventi previsti dal precedente piano. • Il territorio trentino e la fauna. • Collaborazione per i criteri generali sulla conservazione e ges- tione degli habitat. Fabrizio Baldessari • Collaborazione per i criteri particolari su airone cenerino e cor- morano. Andrea Mustoni • Presupposti del piano faunistico. Ufficio Faunistico del • Criteri generali di conservazione e gestione. Servizio Foreste e fauna • Criteri particolari su insettivori, roditori, chirotteri, lagomorfi, carnivori, ungulati, galliformi e fagiano. • Parte speciale su ricerca e formazione. • Analisi delle risorse necessarie per l’applicazione del piano. Paolo Pedrini • Descrizione generale delle zoocenosi che caratterizzano la pro- vincia di Trento. • Criteri particolari su airone cenerino, cormorano, uccelli rapaci, avifauna migratoria e altra avifauna. Paolo Pedrini e Mattia Brambilla • Collaborazione per i criteri generali sulla conservazione e gestio- ne degli habitat. Museo Tridentino di Scienze Naturali Michele Menegon e Paolo Pedrini • Criteri particolari sull’erpetofauna. INDICE PARTE DESCRITTIVA Pag. 1. PREMESSA 4 2. PRESUPPOSTI DEL PIANO FAUNISTICO 6 2.1 Obiettivi generali del piano 6 2.2 Normative di riferimento 6 2.3 Obiettivi specifici e durata del piano 7 3. STATO DI ATTUAZIONE DEGLI INTERVENTI PREVISTI DAL PRECEDENTE PIANO 10 FAUNISTICO 3.1 Interventi effettuati 10 3.2 Attività per l’approfondimento delle conoscenze 15 3.3 Proposte di indirizzo per la revisione del quadro normativo 16 4. IL TERRITORIO TRENTINO E LA FAUNA 18 4.1 Contesto territoriale e socio economico 18 4.1.1 Generalità 18 4.1.2 Uso del territorio 18 4.2 Descrizione dell’assetto amministrativo in materia faunistica 22 4.2.1 Ruoli e competenze delle strutture 22 4.2.2 Gli Istituti di tutela 24 4.2.3 Gli Istituti di gestione venatoria 37 4.3 Raccordo con alcune pianificazioni di settore 43 4.3.1 Piani faunistici di differente livello attivi in ambito provinciale 43 4.3.2 Comparto forestale e agricolo 43 4.3.3 Urbanistica 44 4.3.4 Natura 2000 45 5. DESCRIZIONE GENERALE DELLE ZOOCENOSI CHE CARATTERIZZANO LA PROVINCIA DI 48 TRENTO 5.1 La fauna degli ambienti agricoli e pastorali 52 5.2 La fauna delle zone umide 58 5.3 La fauna degli ambienti forestali 68 5.4 La fauna degli ambienti d’alta quota (praterie e versanti rocciosi) 77 5.5 La fauna degli ambienti aperti e dei versanti rocciosi di bassa quota (< 1000 m s.l.m.) 78 PARTE PROPOSITIVA Pag. 6. CRITERI DI CONSERVAZIONE E GESTIONE 84 6.1 Criteri generali 84 6.1.1 Informazioni quali/quantitative 84 6.1.1.1 Conteggi e censimenti 84 6.1.1.2 Monitoraggio della biodiversità 87 6.1.1.3 Sorveglianza e gestione sanitaria 90 6.1.1.4 Controllo della fauna abbattuta 94 6.1.2 Rapporti con le attività antropiche 95 6.1.2.1 Conservazione e gestione degli habitat 95 6.1.2.2 Foraggiamento 105 6.1.2.3 Disturbo antropico alla fauna 110 6.1.2.4 Barriere e corridoi faunistici 112 6.1.2.5 Risarcimento dei danni e prevenzione 115 6.1.3 Immissioni faunistiche 120 6.1.4 Specie alloctone 126 6.1.5 Fruizione della fauna 128 6.1.5.1 Prelievo venatorio 128 6.1.5.2 Fruizione estetica della fauna 140 6.2 Criteri particolari per le specie 143 6.2.1 Insettivori e Roditori 143 6.2.2 Chirotteri 146 6.2.3 Lepre comune 150 6.2.4 Lepre bianca 153 6.2.5 Orso bruno 155 6.2.6 Mustelidi 162 6.2.7 Lupo 163 6.2.8 Volpe 164 6.2.9 Lince 167 6.2.10 Cinghiale 169 6.2.11 Cervo 172 6.2.12 Capriolo 183 6.2.13 Stambecco 196 6.2.14 Muflone 198 6.2.15 Camoscio 202 6.2.16 Francolino di monte 213 6.2.17 Pernice bianca 216 6.2.18 Gallo forcello 221 6.2.19 Gallo cedrone 227 6.2.20 Coturnice 233 6.2.21 Fagiano 238 6.2.22 Airone cenerino 240 6.2.23 Cormorano 243 6.2.24 Germanati 246 6.2.25 Uccelli rapaci 247 6.2.26 Avifauna migratoria e svernante 250 6.2.27 Avifauna nidificante 252 6.2.28 Erpetofauna 256 7. RICERCA E FORMAZIONE 262 7.1 Ricerca scientifica 262 7.2 Formazione 265 7.3 Comunicazione e divulgazione 267 8. LE RISORSE 270 8.1 Risorse umane 270 8.2 Risorse finanziarie 271 8.3 Esigenza di coordinamento 271 Principale bibliografia di riferimento 272 2 Acronimi: ACT - Associazione Cacciatori Trentini CFP - Comitato Faunistico Provinciale FEM - Fondazione Edmund Mach IZSV - Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie MTSN - Museo Tridentino di Scienze Naturali PAT - Provincia Autonoma di Trento PFP - Piano Faunistico Provinciale PNAB - Parco Naturale Adamello Brenta PNPPSM - Parco Naturale Paneveggio Pale di S. Martino PSR - Piano di Sviluppo Rurale SFF - Servizio Foreste e Fauna SAU - Superficie Agricola Utilizzata 3 1. PREMESSA LP 24/91 art. 5 comma 1 “La tutela, la conservazione e il miglioramento della fauna selvatica si realizzano sulla base del piano faunistico” LP 24/91 art. 5 comma 2 “Il piano… …individua gli interventi e le misure volte al miglioramento della fauna, al fine di realizzare l’equilibrio con l’ambiente, anche attraverso ripopolamenti e prelievi nelle popolazioni medesime…” Se si considerano con attenzione le indicazioni di legge sopra riportate si comprende come il legislatore abbia indicato la necessità di dotarsi di un piano faunistico improntato ai principi della “Conservazione”. È evidente che “conservare” non vuole dire “tutelare ponendo vincoli” ma trovare le forme di governo del territorio utili a favorire la presenza delle popolazioni animali, qualora possibile, utilizzandole in modo sostenibile. In un contesto di questo tipo la caccia deve integrarsi sempre più ad un sistema di utilizzo consapevole delle risorse ambientali, favorendo gli equilibri ecosistemici In generale va ricordato che la Conservazione è una vera e propria materia del campo delle scienze biologiche nata negli ultimi decenni con l’obiettivo principale di monitorare gli ambienti naturali e individuare strategie che forniscano risposte, soluzioni e alternative concrete alle problematiche ecologiche, economiche e sociali riscontrate. È quindi evidente la necessità di un approccio multidisciplinare nei confronti della fauna che, partendo dalle sue strette necessità ecologiche, consideri le popolazioni animali come un importante tassello della vita economica e sociale. Anche per questo motivo la conservazione viene spesso intesa come una disciplina “di sintesi” improntata alla ricerca dei migliori compromessi possibili tra la natura e l’uomo. Viene peraltro spontaneo considerare utopistico qualsiasi altro approccio alla fauna in un ambiente antropizzato come quello che caratterizza le Alpi e il Trentino. Resta inteso che il fine ultimo che si propone il presente piano faunistico è quello di definire modalità atte a garantire il mantenimento nel lungo periodo delle comunità animali, ovvero delle popolazioni delle diverse specie che costituiscono la zoocenosi. In questo contesto, in un’ottica quantomeno europea, devono essere considerate le dinamiche di conservazione extraprovinciali, nella consapevolezza che il Trentino può rappresentare una importante tessera di un mosaico ben più esteso e capace nell’insieme di condizionare la qualità della vita dell’intero pianeta. Ogni decisione sulla “nostra” fauna deve quindi essere presa considerando anche le dinamiche che caratterizzano le popolazioni animali su vasta scala. In tal senso è peraltro ormai riconosciuto a livello internazionale che, nell’ambito della Conservazione, un ruolo sempre più importante è svolto dalla “gestione”, intesa come insieme di interventi che, pur mantenendo prioritario l’obiettivo dell’integrità delle risorse naturali, non ne esclude l’utilizzo sostenibile. La gestione faunistica è quindi parte della conservazione e ne costituisce in un certo senso “il braccio” da utilizzare quando si ravvisa la necessità, ovvero la possibilità, di un intervento da parte dell’uomo. Per questi motivi è dunque possibile ricomprendere nella gestione della fauna sia la componente ecologico-naturalistica sia quella venatoria. 4 I rapporti tra la fauna e l’uomo sono così stretti che si deve riconoscere alla gestione faunistica il “diritto-dovere” di mettere in campo le strategie più opportune per monitorare, tutelare, utilizzare in modo sostenibile, e controllare le popolazioni animali. Abbandonata l’epoca pionieristica delle credenze e delle sperimentazioni, la Conservazione (intesa come disciplina secondo i significati sopra riportati) può oggi disporre di valide basi scientifiche, moderni mezzi tecnologici (Sistemi Informativi Territoriali, Modelli predittivi, ecc.) e criteri in gran parte conosciuti e verificati. Ad essi cerca di rifarsi il più possibile il presente lavoro. 5 2. I PRESUPPOSTI DEL PIANO FAUNISTICO 2.1 Obiettivi generali del Piano Il Piano Faunistico Provinciale (PFP) è uno strumento di pianificazione direttamente previsto dall’articolo 5 della LP n. 24 del 1991. I commi 1 e 2 del citato articolo di legge individuano per il Piano i seguenti obiettivi generali: “La tutela, la conservazione e il miglioramento della fauna…” (comma 1); individuazione degli areali delle singole specie selvatiche (comma 2); rilievo dello “stato faunistico e vegetazionale esistente” (comma 2); verifica delle dinamiche “delle popolazioni faunistiche” (comma 2); individuazione degli interventi e delle “misure volte al miglioramento della fauna, al fine di realizzare l'equilibrio con l'ambiente, anche attraverso ripopolamenti e prelievi nelle popolazioni medesime e specifiche articolazioni del territorio” (comma 2). 2.2 Normative di riferimento La presente revisione del PFP deve considerare un quadro di riferimento per il quale sono individuabili quattro diversi livelli: provinciale, nazionale, comunitario e internazionale.
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