Gabellotti e notabili nella Sicilia dell’interno di Rosario Mangiameli

Nel settembre 1944 Villalba e don Calogero cenni dedicati alla presenza della mafia al di Vizzini assursero alla cronaca politica nazio­ fuori dell’area e degli interessi latifondistici nale per la furibonda sparatoria con cui ven­ in questo periodo. Nei centri costieri l’attivi­ ne accolto un comizio di Li Causi e Pantaleo- tà delinquenziale sembra essere piuttosto ne. Per l’importanza dei personaggi coinvolti Vintrallazzo, simbolo del degrado della vita dall’una e dall’altra parte la vicenda suscitò urbana, e che trova una parvenza di organiz­ subito un grande interesse e venne considera­ zazione nel collegamento con il contrabban­ ta emblematica manifestazione del potere do praticato alPinterno, nelle aree di produ­ mafioso, della sua tradizionale persistenza zione granaria; nessun blocco, d’altronde, si all’interno dell’isola. E tuttavia gli aspetti trova alle porte di dove in passato più classicamente connessi all’immagine del­ erano forti e agguerrite nel monopolizzare il la mafia: la contesa intorno al latifondo, le controllo dei mercati urbani, numerose co­ solidarietà primarie, l’, la reazione di sche. A spadroneggiare nei centri urbani, e un mondo chiuso e primitivo contro l’intro­ nella stessa Palermo, sono i pastori e i bandi­ missione esterna, appaiono fortemente in­ ti che dai loro rifugi sulle Madonie vengono trecciati con una attitudine politica più evo­ attratti dalla lucrosa prospettiva del seque­ luta che li utilizza e se ne veste. stro di persona e del ricatto, infliggendo co­ La mafia appariva agli osservatori del se­ centi umiliazioni e spargendo il terrore. Co­ condo dopoguerra fortemente abbarbicata me ad , fiorente centro della costa alla coltura e alla forma di proprietà più an­ tirrenica immerso nel verde dei vigneti, asse­ tiche conosciute in Sicilia: cerealicoltura e la­ diata e saccheggiata da una folla di caprai tifondo. Gabellotti erano i suoi uomini più durante la rivolta del “non si parte” del di­ eminenti, ricordati come la personificazione cembre 19441. L’ultimo dei briganti siciliani, del mafioso tradizionale da una vasta e an­ , arruola i miseri sotto- che recente letteratura; attorno ad essi, a far­ proletari di e di Palermo, offre lo­ ne rispettare la volontà uno stuolo di campie­ ro mille lire perché rafforzino l’organico del­ ri nei loro abiti pittoreschi, veri tutori di una la banda in vista delle imprese più impegna­ legge non scritta e propria delle desolate tive; dai suoi rifugi, attraverso le impervie campagne dell’interno. Scarsi, invece, sono i strade di montagna, penetra a Palermo e

1 Archivio Centrale dello Stato, Ministero degli Interni, Divisione Generale di Pubblica Sicurezza, Affari Gene­ rali e Riservati, Sicilia: Moti popolari, 1944-45-46, Cat. C.I., b. 191, Relazione del prefetto di , 21 di­ cembre 1944.

“Italia contemporanea” , settembre 1984, n. 156 56 Rosario Mangiameli compie sequestri e attentati. A Giuliano si ri­ intervento della Montecatini e resistenze dei volgono i capi separatisti per organizzare la proprietari, sono gli avvenimenti che caratte­ guerriglia. rizzano la storia del settore zolfifero in que­ Don Calò, patriarca di Villalba, così come sto periodo; per essi una sezione tra le più ar­ ci è stato descritto da Pantaleone e da Mon­ retrate della società isolana viene a contatto tanelli, costituisce, insieme a Giuseppe Gen- con il moderno mondo dell’industria trasfor­ co Russo, il punto di riferimento più noto matrice, ma soprattutto affina una capacità per la rappresentazione di un capomafia tra­ di organizzazione degli interessi mutuata dai dizionale e della sua carriera2. La sua attivi­ più avanzati modelli della società industriale. tà viene presentata tutta interna al latifon­ La cartellizzazione, la mobilitazione corpo­ do: figlio di contadini, semianalfabeta, in­ rativa di proprietari gabellotti e maestranze traprende traffici rischiosi fino a procurarsi attuata con la nascita dell’Anglo Sicilian Sul­ la reputazione di uomo temibile e determi­ phur Company (1896) e la successiva costitu­ e a poter chiedere in affitto un latifon­ zione di un consorzio zolfifero obbligatorio do; questa è considerata la massima aspira­ (1905) tendono a razionalizzare la commer­ zione di un mafioso tradizionale: egli si ritie­ cializzazione del prodotto attraverso la rego­ ne appagato nella sua competizione per l’o­ lamentazione delle quote immesse sul merca­ nore dall’aver conseguito lo status di gabel- to e l’ottenimento di un regime doganale fa­ lotto e patrono. vorevole. Si tratta di una organizzazione si­ In realtà questa è solo una parte della bio­ mile a quella sorta per iniziativa degli agru- grafia di Vizzini. Sin dagli anni del primo do­ micultori nello stesso periodo a difesa del lo­ poguerra lo troviamo come affittuario della ro prodotto. Gli effetti di queste iniziative ai miniera di zolfo di Cassolungo: in questo co­ fini della modernizzazione produttiva dei ri­ me in altri casi il passaggio dall’uno all’altro spettivi settori sono tuttavia poco significati­ settore è facilitato, oltre che dalla compre­ vi, in particolare nel settore zolfifero: al ripa­ senza nella stessa area geografica, anche da ro del consorzio obbligatorio la struttura tra­ una analoga organizzazione dei rapporti di dizionale resiste e notevole appare la capaci­ proprietà e di produzione, dall’analogo ruo­ tà dei grandi proprietari e gabellotti di orien­ lo che il gabellotto svolge nel latifondo e nel­ tare le risorse pubbliche a loro favore, di in­ la miniera. Il settore zolfifero presenta tutta­ cidere sulla politica nazionale3. via un maggiore dinamismo rispetto a quello Ma l’ascesa del gabellotto-imprenditore, cerealicolo negli anni tra la fine del secolo e tanto in contrasto con una immagine tradi­ la seconda guerra mondiale. zionale della mafia non mancava di sorpren­ Crisi di sovrapproduzione, fine del mono­ dere Carlo Surauw, industriale catanese: “Io polio naturale, tentativi di razionalizzazione posso spiegarmi che un’accolta di maffiosi commerciale, richieste di sovvenzioni statali, ignoranti delle province di Girgenti e Calta-

2 Henner Hess, Mafia, Bari, Laterza, 1973 e , La mafia imprenditrice, Bologna, Il Mulino, 1983, si av­ valgono dei ritratti di Vizzini e di Genco Russo tracciati da , Mafia e politica 1943-1962, Torino, Einaudi, 1962; , Spreco. Documenti e inchieste su alcuni aspetti dello spreco nella Sicilia occidentale, Torino, Einaudi, 1960, pp. 68-69; , Pantheon minore, Milano, Longanesi, 1958, pp. 280-82. 3 Vasta è la letteratura sulla questione zolfifera, cito qui solo alcune opere più recenti e di più moderno impianto storiografico: G. Barone, Ristrutturazione e crisi del blocco agrario. Dai fasci siciliani al primo dopoguerra, in AA.VV., Potere e società in Sicilia nella crisi dello Stato liberale, , Pellicano libri, 1977, pp. 3-146, in parti­ colare pp. 42 sgg.; Salvatore Lupo, Blocco agrario e crisi in Sicilia tra le due guerre, Napoli, Guida, 1981, pp. 47 sgg. Gabellotti e notabili nella Sicilia dell’interno 57 nissetta abbia potuto premere a Palermo sul­ viene turbato, diventa anch’esso un valore da l’amministrazione del Consorzio [zolfifero] difendere in tutte le sue complesse e articolate ... Ma non posso spiegarmi che esso potesse manifestazioni, compresa la mafia. D’altronde [sic] allungare i suoi tentacoli fino a Roma o attraverso l’organizzazione corporativa degli piegasse [s/c] il Govèrno alle direttive di que­ interessi, attraverso la formalizzazione e il rico­ gli organi del consorzio che subivano al sua noscimento di essa da parte dello Stato, un azione”4. nuovo e più importante canale di mobilità so­ La difesa della società tradizionale e dei tra­ ciale si apre; per un che aveva dizionali rapporti di produzione non appare raggiunto la posizione di gabellotto si rende dunque affidata all’inerzia politica e garantita possibile l’integrazione con la società dei grandi dalla stagnazione economica, risulta piuttosto affari internazionali e della grande politica. Lo dal confronto con gli aspetti dinamici della po­ troviamo a Londra nel novembre 1922, al tavo­ litica e del mercato. La cartellizzazione, che lo delle trattative con gli industriali trasforma­ unifica piccoli e grandi interessi locali, tutela e tori di zolfo, insieme a Lanza di , utilizza alla sua base, come collante, forme tra­ D’Ayala, Donegani5. dizionali di consenso, come appunto il potere La biografia di Vizzini, dunque, conforta intimidatorio dei gabellotti mafiosi o l’influen­ ben poco l’immagine di un mafioso i cui oriz­ za sociale dei proprietari aristocratici, non rie­ zonti sono limitati a quelli della piccola società sce però a reggersi unicamente su questi ele­ e del latifondo; piuttosto quegli usuali canali di menti ma ricorre a forme moderne di consenso mobilizzazione sociale che il mafioso riesce a e di rappresentanza, tipiche delle aree forti del forzare, possono ulteriormente allargarsi per capitalismo e della cultura politica nazionale offrire possibilità nuove in relazione agli anda­ con le quali gli interessi dell’area arretrata van­ menti del mercato e alle vicende politiche: il no a misurarsi. Non è esclusa la capacità di ela­ ruolo di broker capitalist che il mafioso (o me­ borazione ideologica: il blocco zolfifero si pre­ glio la catena di solidarietà mafiose) svolge, senta come tutore degli interessi siciliani nel lo­ non va disgiunto infatti dalle dinamiche di mer­ ro complesso, e ogni attacco riformatore, o ra- cato e da quel complesso di rapporti con la zionalizzatore, condotto da forze politiche de­ grande società che gli consentono di mantenere mocratiche per la tutela dei diritti della mano­ la sua posizione di mediatore; così come non dopera, o ogni tentativo della industria moder­ vanno sottovalutati tutti gli elementi tradizio­ na di interferire negli arretrati rapporti di pro­ nali che consentono l’identificazione con la so­ duzione, diventa un attacco alla Sicilia, alla sua cietà locale. economia, al suo benessere, un attentato alle Il rapporto mafia-latifondo sembra assom­ sue risorse. L’ordine sociale che dall’esterno mare tutti questi elementi tradizionali, e

4 Lettera di C. Sarauw ad A. Di Nola del 5 gennaio 1923, in Archivio Carnazza, Catania, F 28. III. 37, busta C. Industria zolfifera e legge mineraria, citata in S. Lupo, Blocco agrario e crisi, cit., p. 52. In seguito al fallimento della Banca di Sconto che deteneva la maggioranza delle azioni della miniera Trabonella si erano verificate proteste operaie volte a impedire la chiusura della miniera; ispiratori delle proteste erano in realtà gli esercenti i quali richie­ devano l’intervento dello Stato a tutela dei loro interessi. È questo uno dei tanti esempi della vocazione agitatoria di gabellotti e proprietari nella quale si distingueva Calogero Vizzini (ACS, Près, del Consiglio 1922, 8 febbraio 1949, telegramma del pref. Vergara di dell’8 gennaio 1923 e telegramma di Vizzini a Mussolini del 1° febbraio 1923). 5 Archivio Carnazza, Catania, resoconto delle trattative in C. Sarauw, Note e richieste al Regio Governo per l’assetto dell’industria zolfifera siciliana, Catania, 1922; Vizzini era allora esercente della miniera Tumminello. 58 Rosario Mangiameli certamente il raggiungimento dello status di affacciano alla ribalta della attività crimina­ gabellotto prospetta una auctoritas immedia­ le. Il controllo del contrabbando del grano, tamente riconoscibile da parte della società dell’abigeato richiamano a un ruolo econo­ locale: il gabellotto, sostituendosi al proprie­ micamente eminente il latifondo; qui si pro­ tario assenteista nella direzione economica duce il grano, ma è nota anche l’importanza dell’azienda latifondistica, acquisisce anche che una catena di solidarietà tra gabellotti, influenza e prestigio sociale. Però l’integra­ soprastanti e banditi ha per la pratica dell’a­ zione del gabellotto in un ruolo sociale pre­ bigeato. Sul latifondo si decide dunque il con­ minente non si spinge mai alla assunzione di trollo del mercato nero, si misura la capacità modelli di vita della classe dei gentiluomini; dei mafiosi di reggere la sfida lanciata dai pic­ piuttosto permane una resistenza psicologica ciotti, che esplode con particolare violenza e una sanzione morale verso i consumi ari­ nel quadro di disgregazione dell’epoca. stocratici, mista a forme di ossequio, ad indi­ La ricerca di aggregazione su scala loca­ care la distanza tra chi con la propria perso­ le, il rinnovarsi di solidarietà paesane, di­ nale iniziativa ha conquistato una posizione ventava nella crisi del 1943 la risposta più sociale ed economica di rilievo, e chi tale po­ immediata alla paralisi dello Stato, alle in­ sizione detiene per diritto ereditario. E si certezze per il futuro, alla ben presente mi­ pensi al mastro don Gesualdo di Verga. L’a­ seria e fame. spetto onorifico si coniuga con aspetti eco­ Al di là delle vicende sull’incontro tra Viz- nomici di non minore rilievo. Come per mol­ zini e gli americani, narrate da Pantaleone, e ti proprietari della Sicilia orientale, che uni­ da altri riprese e ulteriormente colorite, pro­ scono alla conduzione diretta della proprietà prio in questa ricerca di identità e di solida­ cerealicola una moderna attività di trasfor­ rietà va indicata la posizione che Vizzini po­ mazione agraria e di commercializzazione di teva far valere come persona influente del prodotti dell’agricoltura pregiata, per il ga­ luogo, non compromessa col regime, nei bellotto mafioso della Sicilia centro-occiden­ confronti degli Alleati al momento del loro tale il latifondo rimane un sicuro investimen­ arrivo a Villalba6. La nomina a sindaco, che to, garantito oltre che dai mezzi extraecono­ immediatamente seguì sanciva questa sua mici che egli è in grado di utilizzare, anche posizione. Vizzini in tal modo acquistava dalla protezione doganale che mette al riparo una notevole libertà di movimento, che esal­ dalla concorrenza internazionale la produ­ tava, come in molti altri casi di personale po­ zione cerealicola. Ed è grazie a questa prote­ litico di nomina alleata, la vocazione agli af­ zione che può sopravvivere e lungamente fari e alla politica. La posizione di mediatore persistere la proprietà latifondistica, e insie­ così riaffermata, però, non era esente da ob­ me ad essa un complesso di rapporti di pro­ blighi nei confronti del governo militare al­ duzione e di relazioni sociali che viene indi­ leato: a quella richiesta di contribuire al cato come società tradizionale. mantenimento dell’ordine, che poteva non Nel dopoguerra sono le occasioni di arric­ suonare del tutto inconsueta alle orecchie di chimento offerte dal mercato nero ad attrar­ un uomo di rispetto, si aggiungeva l’obbligo re l’attenzione dei mafiosi della vecchia gene­ di far funzionare gli ammassi granari. Il sod­ razione e dei picciotti intraprendenti che si disfacimento di questa condizione era per gli

6 Sui rapporti tra mafia e Alleati cfr. Rosario Mangiameli, Le allegorie del buon governo. Sui rapporti tra mafia e americani in Sicilia nel 1943, in “Annali ’80”, Dipartimento di scienze storiche, Facoltà di Scienze politiche, Catania, 1981, pp. 609-29 e il documento in appendice The problem o f mafia in (PRO, FO, 371/37327). Gabellotti e notabili nella Sicilia dell’interno 59 alleati il test più importante per misurare la zini, mafioso del nisseno, in funzione del­ effettiva capacità della classe politica che l’approvvigionamento del capoluogo. Il avevano selezionato al momento dell’inva­ contributo agli ammassi dato dalla provin­ sione, di garantire il consenso, e dal funzio­ cia di era stato rilevante, tanto namento degli ammassi dipendeva in gran che, pur occupando essa uno degli ultimi parte il successo del loro governo di occupa­ posti per estensione della produzione e il zione in Sicilia; per questo motivo il punto di terzo per coefficiente di produzione tra le equilibrio tra affari, consenso e rappresenta­ province siciliane, si trovava al primo posto tività per un Vizzini, che non appariva dispo­ per produzione dichiarata nel 1944. Nell’an­ sto a rinunciare alla possibilità di lucrare sul­ nata agraria in corso si erano ottenuti 750 la vendita del grano, era piuttosto instabile. mila quintali sugli 850 mila previsti, una In termini più generali si generava una quantità superiore alle stesse province di contraddizione nella quale si dibattevano Palermo e Agrigento, le maggiori produttri­ molti amministratori locali delle aree cereali­ ci in Sicilia: questi risultati avevano contri­ cole, stretti tra la resistenza degli ammini­ buito a una accentuazione delle previsioni strati, i quali non intendevano privarsi del di ammasso (600 mila quintali) suscitando grano localmente prodotto, e la pressione de­ l’allarmata reazione degli agricoltori9. L’op­ gli Alleati sugli stessi amministratori e sui posizione trovò una matura e vasta espres­ grandi proprietari per una sollecita consegna sione politica dopo la caduta di Musotto e del grano agli ammassi7. La ricomposizione la nomina di Aldisio alla carica di Alto del quadro politico locale, la sua rappresen­ Commissario per la Sicilia: l’attacco sferra­ tatività su scala regionale, passava attraverso to da Aldisio alle amministrazioni locali e il le difficoltà imposte da questa contradditto­ proposito di installarvi giunte composte dai ria situazione; ad essa avevano tentato di da­ partiti del Cln portava alla destabilizzazione re risposta uomini come Tasca, Guarino dell’equilibrio politico10. A Palermo cadeva Amelia e lo stesso Vizzini al convegno dei la giunta di Tasca (6 settembre 1944), a sindaci siciliani, tenutosi in due sessioni nel Villalba don Calò lasciava che al suo posto maggio 1944, facendosi garanti del funziona­ si insediasse il nipote Benedetto Farina mento degli ammassi e dell’ordine pubblico neofita democristiano. Risorgeva intanto nelle campagne, ma chiedendo nel contempo per impulso di Tasca una vecchia forma­ un più alto prezzo e un sollecito ritorno al zione politica, il partito agrario, che presto mercato libero8. Stretti intorno all’Alto trovava i maggiori consensi proprio nell’a­ Commissario ma sotto gli amministratori di rea di influenza di don Calò: a , nomina alleata tentavano di rafforzare la sotto la guida di Genco Russo nell’agosto propria posizione. Ma è significativa anche si era costituita una forte sezione con un la convergenza tra Tasca, sindaco di Paler­ centinaio di aderenti, a Villalba si era reca­ mo e grande proprietario del nisseno, e Viz­ to Finocchiaro Aprile per salutare la ri-

7 PRO, FO, The problem o f mafia in Sicily, cit. e WO 220/273, Sicily: CAO reports-, nell’uno e nell’altro fondo sono con­ tenuti rapporti sulla attività amministrativa svolta in Sicilia con particolare riferimento alla questione degli ammassi. 8 Una approfondita analisi delle formazioni politiche dell’epoca in Giuseppe Giarrizzo, Sicilia politica, 1943-’45, in “Archivio storico per la Sicilia orientale”, 1970, n. I-II, pp. 9-136, ora in Consulta regionale Siciliana (1944-1945), vol. I, Saggi introduttivi, pp. 7-116. 9 ACS, MI, PS, 1945, b. 58, Relazione del questore di Caltanissetta, 9 ottobre, 1944. 10 Ferdinando Alfonso [Spagna], Trattato sulla coltivazione degli agrumi, Palermo, Lauriel, 1875', pp. 6-7. Cfr. anche sull’agrumicoltura palermitana ottocentesca, Emanuele Arnao, La coltivazione degli agrumi, Palermo, Reber, 1899. 60 Rosario Mangiameli sorta organizzazione e accoglierla tra quelle lalba assume il valore di una operazione poli­ aderenti al Mis11. tica di grande rilievo. Il dirigente comunista L’opposizione agli ammassi era il tema impegnato nella costruzione del partito di principale di propaganda, ormai apertamen­ massa, nella legittimazione del suo gruppo te proclamato come forma di ricatto politico dirigente, autonomia dalla mediazione nota­ nei confronti dell’Alto Commissario e della bilare, nella individuazione di solidarietà di politica del Cln. Il blocco del grano assume­ tipo classistica estese su un vasto territorio, va per i proprietari del nisseno un valore po­ porta la sfida nel cuore dell’area latifondisti- litico più aperto e diretto che in altre parti ca, dove la capacità egemonica della grande della Sicilia; per questo motivo l’attenzione proprietà, sorretta dalla mediazione mafio- dei maggiori dirigenti politici isolani nell’e­ sa, si presenta ancora viva e vitale. state del 1944 era attirata dalle vicende che si Sul foglio separatista “L’indipendente”, svolgevano nel centro dell’isola. stampato alla macchia12, si dava ampia noti­ Da parte sua don Calò, sensibile alle aper­ zia del comizio di Li Causi e del suo ferimen­ ture e alle minacce, non si era limitato ad af­ to. Il 16 settembre erano arrivati a Villalba fidare al nipote la carica di sindaco, ma pur alcuni comunisti nisseni per tenervi un comi­ rimanendo separatista e dando vita al partito zio; qualche piccola polemica insorta sul mo­ agrario aveva inaugurato un atteggiamento mento era stata appianata grazie all’inter­ di apertura nei confronti dei partiti del Cln, a vento del cavalier Calogero Vizzini, presente patto che a Villalba fossero rappresentati da in piazza. I democristiani locali, “un po’ al­ personale di sua fiducia. Una offerta in tal larmati, s’intende”, per l’arrivo dei comuni­ senso era stata fatta anche ai comunisti, se­ sti, erano stati rincuorati e rassicurati dal­ condo una collaudata prassi che non temeva l’autorevole compaesano e, d’altronde, l’au­ la differenziazione delle forze politiche locali torevolezza di don Calò veniva riconosciuta nella prospettiva di poterle compattare, gra­ dagli stessi comunisti forestieri, i quali “lo zie all’auctoritas notabilare, intorno alla di­ salutarono e gli si avvicinarono. Dopo lo fesa degli interessi locali. Era piuttosto l’in­ scambio di cortesi convenevoli il cavalier tromissione esterna, esercitata attraverso i Vizzini, non smentendo la tradizionale ospi­ canali del partito di massa, a somiglianza del talità villalbese, offrì a ciascuno dei presenti modello già prospettato dal Pnf, a costituire che nel frattempo gli si erano avvicinati, del­ un pericolo per questa articolata rappresen­ le sigarette e una tazza di caffè nel più vicino tanza. Non a caso l’incrinatura delle solida­ bar”. rietà locali era venuta proprio dalla defezio­ Li Causi e Pantaleone, arrivati in quel mo­ ne di Pantaleone e dei suoi amici, per i quali mento, inviarono qualcuno per chiedere al la giovanile appartenenza al partito fascista, cavaliere se corrispondeva a verità l’informa­ l’agitazione dei temi della trasformazione del zione secondo cui il comizio sarebbe stato di­ latifondo, erano state esperienze formative, sturbato. Ne ebbero in risposta rassicurazio­ alternative al localismo. ni di tranquillità; il cavaliere però “ritenne In questo quadro l’arrivo di Li Causi a Vil­ opportuno consigliare di non fare alcuna al-

11 ACS, MI, Gab, 1944-45, b. 46, f. 3670, Villalba: Partito agrario separatista, e f. 3150, Lettera di Aldisio a Beino­ mi del 14 ottobre 1944; MI, DGPS, AGR, 1933-’55, 1944, b. 39, Relazione del prefetto di Palermo, del 30 ottobre 1944. 12 “Sicilia Indipendente”, giornale separatista, si. e sd., il numero in questione è interamente dedicato ai fatti di Villalba in risposta all’edizione congiunta della “Voce socialista” e della “Voce Comunista” del 20 settem­ bre 1944. Gabellotti e notabili nella Sicilia dell’interno 61 lusione intorno a questioni o persone di Vil- zazione di un suo ruolo nella società “tradi­ lalba, anche per rispetto alla ospitalità che zionale”, dai separatisti veniva offerto e in­ veniva loro offerta”. Il consiglio di don Calò nestato nel più generale quadro della difesa sarebbe stato disatteso da Li Causi il quale, delle strutture agrarie dell’isola, della rap­ parlando delle proprietà della principessa presentazione della diversità siciliana. Non Trabia, avrebbe detto: “non vi fate lusingare una astratta virtù veniva invocata, come ave­ da un affittuario (a chi intendeva riferirsi?) va fatto Vittorio Emanuele Orlando nel suo che vi promette una salma di ottimo terreno discorso del 1925, né si trattava di evocare per avervi con lui”. L’allusione aveva subito l’oscura minaccia di forze occulte che sgor­ provocato l’accusa di falso da parte di don gavano dal profondo di una società, forze Calò e la sparatoria aveva avuto inizio; sa­ pur sempre controllabili da un élite ancora rebbero stati gli stessi accompagnatori di Li saldamente collocata nelle posizioni di domi­ Causi i responsabili, e in particolare i social­ nio. Si trattava di un concreto potere che si comunisti villalbesi. Questi temevano di esse­ consolidava nell’imbarbarimento delle strut­ re denunciati come ex fascisti dall’autorevole ture economiche, nell’asprezza della lotta di compaesano, dimentichi di essere stati salva­ classe, e si proiettava verso il mercato e la ti dalla epurazione e dal confino grazie ai grande politica; dal separatismo la mafia ri­ suoi buoni uffici presso gli Alleati. Da queste ceveva la coscienza della sua forza e del suo polemiche Li Causi era ritenuto estraneo, e ruolo, ma alla effimera esplosione separati­ se lo si poteva biasimare per esservisi fatto sta questo potere sarebbe sopravvissuto. La trascinare, se ne apprezzava anche il corag­ normalizzazione politica e la cosiddetta riaf­ gio: “l’oratore rimase con presenza di spirito fermazione del “monopolio della violenza” ritto sul tavolo dove era salito per il concione da parte dello Stato avrebbero lasciato don mentre il cavalier Vizzini rivolto verso i co­ Calò riverito (e assolto) e con una solida fa­ munisti gridava levando le braccia: calma, ma di galantuomo. calma!”. Fatto segno del lancio di bombe a L’importanza della posta in gioco non era mano e di fucilate don Calò non sarebbe ve­ sfuggita a , il quale in­ nuto meno per questo alla sua ospitalità e al terveniva con la sua autorità di leader politi­ suo senso di responsabilità: in serata avrebbe co e di membro del governo nel dibattimento dato disposizioni per fare riparare il camion suscitato dai fatti di Villalba. Egli distingue­ dei comunisti danneggiato dalle esplosioni, va, secondo una interpretazione poi divenuta avrebbe persino consigliato i , da canonica nella letteratura autonomistica, un lui invitati a intervenire, sul modo di proce­ separatismo grande proprietario e reaziona­ dere nelle indagini e raccogliere le prove. rio da un separatismo democratico dei picco­ Con uguale spirito cavalleresco, giorni dopo, li contadini e dei ceti medi paesani, afferma­ fece pervenire le sue scuse a Li Causi. va la necessità di instaurare un dialogo e Diversamente dalle normali imprese crimi­ aprire le porte del partito a quest’ultimo set­ nali della mafia, questa volta l’intimidazione tore, così come era stato fatto a Villalba: e l’attacco erano stati portati a viso aperto, “Che gli ispiratori del movimento separatista al cospetto dell’opinione pubblica, nonché siano i latifondisti è più che certo [...]. Ma giustificati ed esaltati dalla stampa separati­ accanto a questi feudatari vi è stata una zona sta. Il ruolo di Vizzini nell’attentato non ve­ di elementi punto reazionari che inconsape­ niva taciuto, piuttosto la sua posizione di tu­ volmente serviva gli interessi inconfessati di tore della società paesana veniva fatta risal­ quelli e che si muoveva, fino a soluzioni tare. Momento certamente significativo, aberranti, sospinta da tutta una esperienza di questo, nella storia della mafia: la formaliz­ abbandono e sfruttamento dell’isola [...]. 62 Rosario Mangiameli

Tutto questo settore è quello che è andato così un blocco tra proprietari, gabellotti e lentamente ma notevolmente smontando contadini che avrebbe reso impossibile ogni [...]. Infatti quegli elementi di Villalba che intervento pubblico fino agli anni cinquanta. guardavano con antica simpatia al movimen­ Non è tanto alla difesa del diritto di proprie­ to democratico cristiano, nel quale forse tà che bisogna fare riferimento per compren­ pensavano di rientrare, non sono per niente dere il ruolo della mafia in questo come in al­ reazionari. Trattasi in gran parte di contadi­ tri casi (le vicende di Navarra e Leggio in re­ ni e piccoli proprietari”13. Mattarella ram­ lazione alla bonifica dell’Alto Belice, per mentava così a don Calò la sua passata ade­ esempio), interesse specifico di una classe sione al partito popolare14, ma anche Giu­ che non portava al coinvolgimento di altri seppe Genco Russo da Mussomeli si sarebbe gruppi sociali e che di per sé costituiva l’a­ potuto riconoscere nel ritratto tracciato dal spetto debole della egemonia grande proprie­ sottosegretario democristiano. taria sulla società isolana, sicché la rappre­ L’ascesa di Genco Russo era collegata alla sentazione della mafia come guardiana del lotta intrapresa fin dal primo dopoguerra feudo nel periodo tra primo e secondo dopo­ contro il progetto di trasformazione e appo­ guerra sottovaluta la complessità dei rappor­ deramento avviato dall’Opera nazionale ti sociali e delle aspettative da cui essa traeva combattenti sulle terre del “feudo” Polizzel- forza e autonomia. La minaccia di porre fine lo di proprietà dei principi Lanza Branciforte alla intermediazione del gabellotto, e con es­ di Trabia15. La minaccia di esproprio aveva sa a tutti quei ruoli subordinati che erano suscitato la reazione dei proprietari, i quali, propri dei rapporti di produzione nel latifon­ per impedire ogni intervento pubblico, ave­ do, facevano apparire i progetti di trasfor­ vano concesso in affitto il Polizzello alle coo­ mazione perseguiti dall’Onc come l’avvio di perative “La Combattenti” e “La Pastori­ un intensa fase di proletarizzazione davanti a zia” guidate da Genco Russo; si aggregava cui le misere figure di compartecipante e di

13 Bernardo Mattarella, Niente equivoci, niente speculazioni, in “Popolo e libertà”, 30 settembre 1944, organo regio­ nale della De, l’articolo era apparso su “Il Popolo” del 24 settembre 1944. La posizione di Mattarella non era però con­ divisa da dirigenti locali della De, quelli che si riferivano ai nisseni Giuseppe Alessi, esponente dell’ala sinistra del parti­ to in Sicilia, e a , in quel momento Alto Commissario; una smentita a Mattarella del comitato regiona­ le De veniva pubblicata dal periodico di Caltanissetta “Vita siciliana” il 7 ottobre 1944, “I fatti di Villalba sono dovuti a separatisti i quali non possono in alcun modo venire qualificati per democristiani. A Villalba, del resto, non esiste anco­ ra una sezione democristiana legittimamente riconosciuta”. 14 Don Calò era stato tra i fondatori del partito popolare a Villalba insieme al fratello sacerdote (Archivio di Stato di Caltanissetta, Documenti riservati della Prefettura, Gabinetto, b. 18, Notizie biografiche di ministri del culto). A Cal­ tanisetta nel primo dopoguerra appare notevole la mobilitazione politica di nuovi gruppi sociali intorno al partito popo­ lare, un dato che contrasta con la situazione di altre province, dove la rappresentanza politica popolare resta in mano agli esponenti della grande proprietà. 15 Atti Parlamentari, Camera dei deputati, V Legislatura, Documenti XXIII, n. 2-quater, Commissione parlamenta­ re d’inchiesta sul fenomeno della mafia in Sicilia, Voli. I, II, III, IV, Relazione sull’indagine riguardante casi di singoli mafiosi, Cenni biografici su , pp. 41-64: si veda anche idem, VI Legisltatura, Documenti alle­ gati alla relazione conclusiva della Commissione parlamentare d ’inchiesta sul fenomeno della mafia in Sicilia, vol. IV, t. II, Doc. 178, Documentazione relativa a nuovi elementi emersi sul feudo Polizzello trasmessa da Michele Pantaleo- ne, vice commissario straordinario dell’ERAS il 14 febbraio 1964. Sull’Opera nazionale combattenti e sulla preferen­ za mostrata nei confronti dell’appoderamento di vaste dimensioni in contrasto con la dominante ideologia contadini- sta dei progetti di trasformazione del latifondo del primo dopoguerra cfr. Giuseppe Barone, Statalismo e riformismo: l’Opera Nazionale Combattenti, 1917-1923, in “Studi storici”, 1984, n. 1. Gabellotti e notabili nella Sicilia dell’interno 63 colono, i patti detti angarici per l’asprezza porti sociali su scala locale, di mutuare for­ delle condizioni contrattuali, offrivano al­ me organizzative e “ideologiche” da diverse meno la possibilità della differenziazione so­ fonti in varie epoche. La storia dei rapporti ciale, dell’accesso diretto alla terra e alle sue tra mafia e De è anche storia di una pronta risorse, come già Sonnino aveva messo in capacità di assimilare temi mutuati dal pro­ rilievo16. tezionismo sicilianista alla ideologia cattoli­ Le cooperative dirette da Genco Russo ri­ co-corporativa che avrebbe caratterizzato proponevano il sistema di intermediazione l’immagine e la prassi del partito cattolico sostituendosi al singolo gabellotto: undici nel corso della “grande trasformazione” del soci, dei cinquanta che componevano la dopoguerra. Ma quanto il cattolicesimo po­ cooperativa “La Pastorizia”, avevano attri­ litico abbia assorbito dal sicilianismo per buito a se stessi 320 ettari, subconcedendo via delle origini calatine del partito popola­ altri 630 ettari a 210 coloni; gli stessi undici re è un altro e interessante discorso. soci detenevano 236 ettari del terreno affit­ Un tema di riflessione sulla dialettica tato dalla Combattenti mentre sui rimanenti continuità/rottura che forse non mancherà 614 lavoravano dai 200 ai 250 subconcessio­ prossimamente di impegnare gli studiosi è nari. dato dalle recenti (ottobre 1984) rivelazioni Così mascherata l’intermediazione dei ga­ di sulla organizzazione bellotti poteva ottenere il necessario consen­ delle cosche a conferma di quanto aveva già so per sostenere la sfida dell’intervento pub­ svelato Valachi. Quanto è antica questa blico e del movimento contadino. Il ruolo struttura? È interessante osservare come la di patronage assunto con le vesti del coope­ struttura organizzativa descritta da Buscetta ratore, la cui sorte appare collegata a quella coincida, persino nell’uso di alcuni termini della piccola società, evoca ancora una im­ che stanno a indicare i ruoli e le gerarchie, magine organicistica della mafia tradiziona­ con quella attribuita da Cutrera e da altri le, contrapposta alla moderna imprenditoria alle sette degli Stoppagghieri, dei Fratuzzi mafiosa, e disposta a sacrificare occasioni ecc. operanti negli anni 1870-80 a Monrea­ di profitto in cambio di prestigio e di le, , Agrigento18. È nota la critica consenso. di Hess19 a questa rappresentazione della Alcuni di questi aspetti protettivi non so­ mafia e la sua propensione a descriverla co­ no da sottovalutare, e tuttavia bisogna os­ me complesso di relazioni informali. La servare che, pur nati dalla necessità di una teoria di Hess si fonda su una accurata ri­ società agraria di contrattare un ruolo nel­ cerca e certamente, rispecchia una reale ma­ l’ambito dello sviluppo capitalistico, per­ nifestazione della mafia in un’epoca data. mangono con elementi spiccati di continuità Va però osservato che la ricostruzione e for­ anche in una società pienamente integrata malizzazione di Hess si colloca nel contesto nel circuito nazionale e internazionale e nel­ di una cultura supposta tradizionale, sem­ la quale è scomparsa l’egemonia agraria17. pre uguale a se stessa, e manca di riferimen­ Il caso della mafia appare esemplare con la ti alle strutture sociali e alla loro dinamica. sua capacità di adattarsi a vari livelli di rap­ Così la vicenda delle sette per Hess, prima

16 Sidney Sonnino, I contadini in Sicilia, in L. Franchetti, S. Sonnino, Inchiesta in Sicilia, Firenze, Vallecchi, 1974, pp. 57-8. 17 Salvatore Lupo, Rosario Mangiameli, La modernizzazione difficile: blocchi corporativi e confitto di classe in una società “arretrata”, in AA.VV., La modernizzazione diffìcile, Bari, De Donato, 1983, pp. 217-262. 18 Antonio Cutrera, La mafia ed i mafiosi. Origine e manifestazioni. Studio di sociologia criminale, Palermo, 1900. 19 H. Hess, Mafia, cit., pp. 134 sgg. 64 Rosario Mangiameli ancora di essere insufficientemente docu­ aree di influenza, di prevenire il conflitto. mentata, presenta lo svantaggio di non coin­ Anche qui aspetti protettivi sono presenti, cidere con il quadro di riferimento che egli si ma quanto essi possano essere efficaci lo di­ è scelto. In realtà il fenomeno delle sette de­ mostra lo stato endemico di conflittualità de­ purato da elementi mitici e da costruzioni gli ultimi anni. I tentativi di fissare i ruoli e lo fantasiose, corrisponde a un periodo storico status delle cosche distribuendo cariche e de­ nel quale le aspettative di “incivilimento”, limitando territori vengono continuamente come lineare trasformazione della società in stravolti dal mercato, dall’aggressività di senso democratico-borghese, suscitate dalla nuove cosche. Ce lo dice lo stesso Buscetta unificazione nazionale sono ancora forti e al­ quando afferma di essere un semplice “sol­ trettanto forte è la delusione in molti settori dato”, dichiarazione che, se vera, contrasta della società isolana per la mancata realizza­ fortemente con la sua reale auctoritas, noto­ zione di esse20. Riti di iniziazione, strutture rietà, ricchezza, conoscenza della geografia societarie, finalità delle sette descritte da Ou­ delle cosce. trera, sono mutuate dalle associazioni Carbo­ Il conflitto e l’esposizione al mercato sono nare risorgimentali, dalle logge massoniche e gli elementi che smussano la contraddizione da quei circoli di ispirazione democratico­ tra queste tre (supposte) manifestazioni della repubblicana presenti in Sicilia negli anni mafia e che certamente avvicinano la cosid­ 187021. Il rito iniziatico serviva a rafforzare detta mafia tradizionale alla attuale. l’identità del gruppo come davanti a un mon­ L’importanza del conflitto e del mercato do ostile, il mondo dei contadini e degli otti­ in relazione alla mafia tradizionale è stata mati dal quale intellettuali delusi, commer­ spesso elusa da distinzioni, come quella clas­ cianti e funzionari forestieri si sentivano sica tra mafiosi e briganti, che fissavano e ir­ esclusi; e non è poco significativo che tali ini­ rigidivano i ruoli. Le vicende di Giuliano, ziazioni, cadute in disuso tra le cosche ma- mafioso mancato, e di Leggio, bandito dive­ fiose in Sicilia così come la struttura rigida nuto mafioso, e dei loro rapporti con le co­ della setta, siano sopravvissute in America, sche di consolidata auctoritas e con gli agrari segno di autoriconoscimento degli “sradica­ possono gettare luce su questi aspetti. ti” nel contesto urbano-industriale della nuo­ Nell’inverno 1944-45, quando ancora Giu­ va società. liano non aveva avuto contatti con i separati­ È lo sviluppo verticale delle cosche, la loro sti e non aveva assunto un ruolo politico, la accresciuta capacità di porsi a ridosso dei ceti sua fama di “bandito protettore” si era este­ dominanti regionali, che progressivamente sa fino ai margini della sua zona d’azione. A attenua gli aspetti eversivi e settari; la cultura e a Giuliana durante le rivolte con­ dominante fornisce le mete cui deve tendere tro la chiamata alle armi e la consegna del la mobilità sociale, i ruoli economici forni­ grano, furono affissi ai muri dei foglietti ma­ scono la struttura alle cosche mafiose. noscritti che contenevano inviti e minacce a La imprenditorialità criminale di oggi, non presentarsi alla leva. Il tema ricorrente esposta senza rete alla competizione violenta era quello della esaltazione del coraggio dei e al mercato fa ritornare d’attualità la neces­ giovani di Corleone, elemento di identifica­ sità di una regolamentazione di rapporti tra zione con Giuliano (“il nostro Giuliano”) il cosche con tentativi di stabilire gerarchie e quale aveva scelto la via della montagna per

20 Si veda Paolo Alatri, Lotte politiche in Sicilia sotto il governo della Destra, Torino, Einaudi, 1954. 21 Nello Rosselli, Mazzini e Bakunin, Torino, Einaudi, 1970. Gabellotti e notabili nella Sicilia delPinterno 65 restare fedele e unito alla sua gente. Sfuggen­ morire per quei farabutti andiamo a rag­ do alla leva ed evitando di andare a morire giungere i nostri compagni che sarebbero “per difendere la causa altrui e cioè i signori il nostro Giuliano che ci aspetta con ricchi” i giovani sarebbero rimasti a sostegno ansia”22. del loro paese, dell’economia che si reggeva Dieci giorni dopo apparve nel vicino paese anche sui commerci illegali di grano. Giulia­ di Giuliana un altro appello rivolto ai co­ no, alla cui vicenda erano estranei i moti del scritti del luogo; era redatto dai corleonesi e “ non si parte”, ma non il contrabbando, ap­ aveva un tono perentorio: “Per ordine di pariva il protettore di questo commercio che Giuliani [sic/] nessuno si presenti alla chia­ richiede una dose di personale coraggio e mata alle armi. Fatevi coraggio. Noi corleo­ prestanza fisica. Alcuni manifesti apparsi a nesi vi aiuteremo”23. Corleone il 9 dicembre incitavano i giovani a Ma il mito del “bandito protettore”, che mantenere fede alla loro fama di coraggiosi: tanto ha affascinato gli storici, presentava ri­ “A Corleone tutti siamo fieri e pieni di co­ svolti funzionali a gruppi dediti appunto al raggio e vedremo chi si presenterà a questi contrabbando e all’abigeato su larga scala e terribili farabutti che oggi dovranno arrivare interessati più alla accumulazione di ricchez­ per questo censimento. Sono illusioni che vo­ za che alla protezione sociale. gliono fare invece ci vogliono portare a farci Nel 1944-45 il controllo dei traffici illegali massacrare come tante pecore. Ma oggi tutta nella zona di Corleone era saldamente tenuto la gioventù, tutti uniti pieni di coraggio, dalla Navarra. Si trattava di una orga­ pronti ad ogni costo. Avvisate tutti i giovani nizzazione molto ampia nella quale confluiva­ di Corleone. no uomini dalla consolidata auctoritas mafio­ Corleonesi vi sappiamo fieri e coraggiosi so., che avevano attraversato indenni il perio­ ma ora è il punto della nostra difesa [...]. do fascista e si erano sottratti agli attacchi di Le montagne sono larghe e piuttosto che Mori, come i Lo Bue, i quali, originari di

22 ACS, MI, DGPS, AGR, 1933-55, Sicilia: moti popolari, 1944-45-46, Cat. C I, b. 191, Relazione del capitano dei Carabinieri della compagnia di Corleone, 9 dicembre 1944. Cfr. Rosario Mangiameli, Piccola e grande socie­ tà: egemonia e disgregazione nella Sicilia del secondo dopoguerra, in “Annali” dell’Istituto A. Cervi, 1981, pp. 251-270. 23 ACS, MI, DGPS, AGR, 1933-55, Sicilia: moti popolari, cit., b. 191, Relazione della tenenza dei Carabinieri di Bìsacquino, del 20 dicembre 1944. Nonostante la loro antica formazione non sempre le cosche corleonesi avevano mantenuto incontrastato il controllo sul territorio circostante Corleone: nell’ultimo trentennio dell’Ottocento la lot­ ta per l’egemonia aveva visto impegnate numerose formazioni composte da mafiosi e banditi tra le quali primeggia­ vano le agguerrite bande giulianesi (cfr. Enzo D’Alessandro, Brigantaggio e mafia in Sicilia, Messina-Firenze, D’Anna, 1959). L’esortazione dei corleonesi ai giulianesi riportata nel testo suona dunque come la rivendicazione di un primato conquistato. I fattori di lunga durata non debbono tuttavia portare alla sottovalutazione di aspetti nuo­ vi: Corleone, Bisacquino, Prizzi, , Giuliana, centri di importanti cosche tra loro alleate nel dopoguerra, facevano parte del comprensorio di bonifica del Consorzio dell’Alto Belice, circostanza che ridisegnava la mappa degli interessi locali. La realizzazione della diga sul Belice minacciava di stravolgere il complesso di interessi su cui si fondava l’equilibrio tra le cosche della zona (costituiva anche una minaccia per la continuazione dell’abigeato). Per contrastare la realizzazione dei progetti di bonifica Navarra e i suoi avevano fatto leva sulla Coldiretti locale, con­ quistando le cariche sociali in molte sezioni, e ottenendo il necessario appoggio per mandare rappresentanti a! Con­ siglio di amministrazione del Consorzio; nel 1959 ne facevano parte: Alberto Gensardo, genero di Vanni Sacco, pre­ sidente, Leonardo La Torre, mafioso di Corleone, vicepresidente, Michele Giammancheri, sindaco di Bisacquino (Atti Parlamentari, cit., Relazione sull’indagine riguardante singoli mafiosi, Cenni biografici su , p. 80). Anche al centro dello scontro tra Leggio e Navarra stava un diverso apprezzamento delle opportunità che il controllo del Consorzio poteva offrire, e per Leggio i lavori pubblici rappresentavano un settore più lucroso che il controllo dei pascoli. 66 Rosario Mangiameli

Prizzi, vantavano rapporti su un vasto terri­ listicamente come l’aperta dichiarazione del torio nella parte meridionale della provincia gruppo mafioso che deteneva il potere locale di Palermo. di saper padroneggiare forze scomposte e sel­ A raccogliere le fila di questa vasta trama vagge, di saperle piegare e utilizzare ai fini aveva pensato Michele Navarra, rispettabile del proprio disegno egemonico. medico di Corleone; anch’egli, come molti Per molti aspetti simile è il tentativo com­ notabili, aveva aderito al separatismo; avva­ piuto da Vizzini e Tasca di strumentalizzare lendosi di amici rientrati dagli Stati Uniti su­ Giuliano in funzione degli obiettivi del sepa­ bito dopo l’invasione aveva potuto intratte­ ratismo; tuttavia la consapevole assunzione nere contatti con il governo militare alleato di un ruolo politico da parte di Giuliano po­ e ottenere credito fino al punto di organiz­ ne problemi più complessi. zare una società di trasporti, denominata Il rapporto Tasca-Vizzini-Giuliano si con­ International Transports in omaggio al fat­ figura come la convergenza di gruppi sociali to che i camion della società erano stati for­ differenti in una vasta area della Sicilia cen­ niti dall’esercito americano24. Ma l’aspetto tro-occidentale sul tema dell’eversione gra­ più importante della attività di Navarra naria, principale strumento di agitazione in consisteva nell’aver saputo dirimere i con­ mano ai gruppi anti-Cln; tale rapporto si trasti tra le vecchie “famiglie” mafiose e i concretizza solo dopo il passaggio all’oppo­ gruppi di “picciotti” intraprendenti che a sizione dei separatisti. I banditi e i contrab­ quell’epoca battevano le campagne. Navar­ bandieri restano i signori della campagna, la ra aveva preso sotto la propria protezione il loro capacità offensiva non conosce limiti e più temibile dei giovani corleonesi, Luciano non può essere contrastata da un efficace ap­ Leggio, capo di una banda che praticava parato repressivo; ma neanche i gruppi ma­ l’abigeato su vasta scala trasformando un fiosi sono in grado di mantenere un effettivo possibile elemento di rottura e di crisi della controllo sul proprio territorio, ché la capa­ consorteria mafiosa di Corleone in un ulte­ cità della mafia di sostituirsi in ogni momen­ riore elemento di forza. to allo Stato è argomento che appartiene al Il ricorso al mito di Giuliano probabilmen­ mito. In questo caso, per i rapporti di forza te serviva a coprire la responsabilità di Leg­ esistenti in alcune zone della Sicilia centro gio e di quanti battevano la campagna insie­ occidentale, emerge un nuovo e brutale pote­ me a lui, ma era anche segno distintivo per i re dal basso in grado di contrastare con le ar­ violent entrepreneurs di Corleone e stava ad mi le più consolidate attitudini alla mediazio­ indicare la capacità di avvalersi dei picciot­ ne e la stessa forza di coercizione che i gruppi ti per ricostruire il proprio potere sul ter­ mafiosi si erano conquistati nel corso delle ritorio25. Così, quello che sembra un classi­ crisi precedenti. co esempio di Supernatural patronage invo­ Così come il clan di Navarra si avvale di cato a protezione di Corleone, appare rea­ Leggio per accrescere la propria capacità of-

24 Atti Parlamentari, Camera dei Deputati, V legislatura, cit., Cenni biografici su Michele Navarra, cit., p. 76: la In­ ternational Transports, venne regionalizzata il 22 agosto 1947 (a pochi mesi dalla istituzione della Regione) diventan­ do l’Azienda siciliana trasporti, al posto di direttore generale era stato chiamato Giuseppe Navarra, fratello di Mi­ chele. 25 Sui rapporti tra banditismo e mafia a lungo considerati antitetici si veda il dibattito tra Eric J. Hobsbawn e Anton Blok, Thepaesant and the brigant. Social banditry reconsidered, “Comparative studies in society and history, 1972, 4, pp. 494-505 e le acute osservazioni di S. Lupo, Storia e società nel Mezzogiorno in alcuni studi recenti, in “Italia contemporanea”, 1984, n. 154, pp. 71-93. Gabellotti e notabili nella Sicilia dell’interno 67 fensiva, Giuliano sarà utilizzato su più vasta ricerca di un rapporto con i ceti dominanti. scala dai rappresentanti delle classi dominan­ Ripetutamente sconfitto nel suo tentativo, ti isolane. Leggio potrà avvalersi dei rapporti non gli resterà altra scelta che coltivare il che il suo clan intrattiene con la società poli­ mito di Robin Hood e scagliarsi contro la tica per ritornare temuto e rispettato tra i mafia: “La mafia ruba, uccide a seconda suoi concittadini: l’opposizione separatista dei fatti loro però non vuole che altri ne fa da sfondo alla convergenza tra vecchi e commettano; solo essi si sentono in diritto nuovi mafiosi, esalta gli aspetti politicamen­ di fare giustizia personale o per lo meno ru­ te eversivi che sono presenti nel contrabban­ bare per sollevarsi nei loro bisogni. Se poi do e nell’abigeato, facilita lo sviluppo di c’è qualche povero diavolo che, spinto dalla rapporti verticali e l’acquisizione di prote­ fame e dallo strazio di vedere i propri figli zione politica al di fuori dell’ambiente della piangere dalla fame, rompe il loro legame e cosca. L’affinità di interessi, la minore di­ viola la sua legge, i mafiosi non fanno altro stanza sociale esistente tra i padrini mafiosi che ucciderlo o, per levarsi di qualche even­ di Corleone e il bandito Leggio facilita la tuale responsabilità, denunziarlo o con let­ cooptazione di quest’ultimo nella struttura tere anonime o per vie segretissime alla poli­ di potere locale e non porta a quell’esaspe- zia. Questa è l’umiltà della mafia”26. rato sviluppo di temi ideologici che accom­ pagna l’avventura di Giuliano e la costante Rosario Mangiameli

26 Citato da Vittorio Nisticò, Introduzione a Felice Chilanti, Mario Farinella, Rapporto sulla mafia, Palermo, Flaccovio, 1964, p. 18.