Gabellotti e notabili nella Sicilia dell’interno di Rosario Mangiameli Nel settembre 1944 Villalba e don Calogero cenni dedicati alla presenza della mafia al di Vizzini assursero alla cronaca politica nazio­ fuori dell’area e degli interessi latifondistici nale per la furibonda sparatoria con cui ven­ in questo periodo. Nei centri costieri l’attivi­ ne accolto un comizio di Li Causi e Pantaleo- tà delinquenziale sembra essere piuttosto ne. Per l’importanza dei personaggi coinvolti Vintrallazzo, simbolo del degrado della vita dall’una e dall’altra parte la vicenda suscitò urbana, e che trova una parvenza di organiz­ subito un grande interesse e venne considera­ zazione nel collegamento con il contrabban­ ta emblematica manifestazione del potere do praticato alPinterno, nelle aree di produ­ mafioso, della sua tradizionale persistenza zione granaria; nessun blocco, d’altronde, si all’interno dell’isola. E tuttavia gli aspetti trova alle porte di Palermo dove in passato più classicamente connessi all’immagine del­ erano forti e agguerrite nel monopolizzare il la mafia: la contesa intorno al latifondo, le controllo dei mercati urbani, numerose co­ solidarietà primarie, l’omertà, la reazione di sche. A spadroneggiare nei centri urbani, e un mondo chiuso e primitivo contro l’intro­ nella stessa Palermo, sono i pastori e i bandi­ missione esterna, appaiono fortemente in­ ti che dai loro rifugi sulle Madonie vengono trecciati con una attitudine politica più evo­ attratti dalla lucrosa prospettiva del seque­ luta che li utilizza e se ne veste. stro di persona e del ricatto, infliggendo co­ La mafia appariva agli osservatori del se­ centi umiliazioni e spargendo il terrore. Co­ condo dopoguerra fortemente abbarbicata me ad Alcamo, fiorente centro della costa alla coltura e alla forma di proprietà più an­ tirrenica immerso nel verde dei vigneti, asse­ tiche conosciute in Sicilia: cerealicoltura e la­ diata e saccheggiata da una folla di caprai tifondo. Gabellotti erano i suoi uomini più durante la rivolta del “non si parte” del di­ eminenti, ricordati come la personificazione cembre 19441. L’ultimo dei briganti siciliani, del mafioso tradizionale da una vasta e an­ Salvatore Giuliano, arruola i miseri sotto- che recente letteratura; attorno ad essi, a far­ proletari di Partinico e di Palermo, offre lo­ ne rispettare la volontà uno stuolo di campie­ ro mille lire perché rafforzino l’organico del­ ri nei loro abiti pittoreschi, veri tutori di una la banda in vista delle imprese più impegna­ legge non scritta e propria delle desolate tive; dai suoi rifugi, attraverso le impervie campagne dell’interno. Scarsi, invece, sono i strade di montagna, penetra a Palermo e 1 Archivio Centrale dello Stato, Ministero degli Interni, Divisione Generale di Pubblica Sicurezza, Affari Gene­ rali e Riservati, Sicilia: Moti popolari, 1944-45-46, Cat. C.I., b. 191, Relazione del prefetto di Trapani, 21 di­ cembre 1944. “Italia contemporanea” , settembre 1984, n. 156 56 Rosario Mangiameli compie sequestri e attentati. A Giuliano si ri­ intervento della Montecatini e resistenze dei volgono i capi separatisti per organizzare la proprietari, sono gli avvenimenti che caratte­ guerriglia. rizzano la storia del settore zolfifero in que­ Don Calò, patriarca di Villalba, così come sto periodo; per essi una sezione tra le più ar­ ci è stato descritto da Pantaleone e da Mon­ retrate della società isolana viene a contatto tanelli, costituisce, insieme a Giuseppe Gen- con il moderno mondo dell’industria trasfor­ co Russo, il punto di riferimento più noto matrice, ma soprattutto affina una capacità per la rappresentazione di un capomafia tra­ di organizzazione degli interessi mutuata dai dizionale e della sua carriera2. La sua attivi­ più avanzati modelli della società industriale. tà viene presentata tutta interna al latifon­ La cartellizzazione, la mobilitazione corpo­ do: figlio di contadini, semianalfabeta, in­ rativa di proprietari gabellotti e maestranze traprende traffici rischiosi fino a procurarsi attuata con la nascita dell’Anglo Sicilian Sul­ la reputazione di uomo temibile e determi­ phur Company (1896) e la successiva costitu­ nato e a poter chiedere in affitto un latifon­ zione di un consorzio zolfifero obbligatorio do; questa è considerata la massima aspira­ (1905) tendono a razionalizzare la commer­ zione di un mafioso tradizionale: egli si ritie­ cializzazione del prodotto attraverso la rego­ ne appagato nella sua competizione per l’o­ lamentazione delle quote immesse sul merca­ nore dall’aver conseguito lo status di gabel- to e l’ottenimento di un regime doganale fa­ lotto e patrono. vorevole. Si tratta di una organizzazione si­ In realtà questa è solo una parte della bio­ mile a quella sorta per iniziativa degli agru- grafia di Vizzini. Sin dagli anni del primo do­ micultori nello stesso periodo a difesa del lo­ poguerra lo troviamo come affittuario della ro prodotto. Gli effetti di queste iniziative ai miniera di zolfo di Cassolungo: in questo co­ fini della modernizzazione produttiva dei ri­ me in altri casi il passaggio dall’uno all’altro spettivi settori sono tuttavia poco significati­ settore è facilitato, oltre che dalla compre­ vi, in particolare nel settore zolfifero: al ripa­ senza nella stessa area geografica, anche da ro del consorzio obbligatorio la struttura tra­ una analoga organizzazione dei rapporti di dizionale resiste e notevole appare la capaci­ proprietà e di produzione, dall’analogo ruo­ tà dei grandi proprietari e gabellotti di orien­ lo che il gabellotto svolge nel latifondo e nel­ tare le risorse pubbliche a loro favore, di in­ la miniera. Il settore zolfifero presenta tutta­ cidere sulla politica nazionale3. via un maggiore dinamismo rispetto a quello Ma l’ascesa del gabellotto-imprenditore, cerealicolo negli anni tra la fine del secolo e tanto in contrasto con una immagine tradi­ la seconda guerra mondiale. zionale della mafia non mancava di sorpren­ Crisi di sovrapproduzione, fine del mono­ dere Carlo Surauw, industriale catanese: “Io polio naturale, tentativi di razionalizzazione posso spiegarmi che un’accolta di maffiosi commerciale, richieste di sovvenzioni statali, ignoranti delle province di Girgenti e Calta- 2 Henner Hess, Mafia, Bari, Laterza, 1973 e Pino Arlacchi, La mafia imprenditrice, Bologna, Il Mulino, 1983, si av­ valgono dei ritratti di Vizzini e di Genco Russo tracciati da Michele Pantaleone, Mafia e politica 1943-1962, Torino, Einaudi, 1962; Danilo Dolci, Spreco. Documenti e inchieste su alcuni aspetti dello spreco nella Sicilia occidentale, Torino, Einaudi, 1960, pp. 68-69; Indro Montanelli, Pantheon minore, Milano, Longanesi, 1958, pp. 280-82. 3 Vasta è la letteratura sulla questione zolfifera, cito qui solo alcune opere più recenti e di più moderno impianto storiografico: G. Barone, Ristrutturazione e crisi del blocco agrario. Dai fasci siciliani al primo dopoguerra, in AA.VV., Potere e società in Sicilia nella crisi dello Stato liberale, Catania, Pellicano libri, 1977, pp. 3-146, in parti­ colare pp. 42 sgg.; Salvatore Lupo, Blocco agrario e crisi in Sicilia tra le due guerre, Napoli, Guida, 1981, pp. 47 sgg. Gabellotti e notabili nella Sicilia dell’interno 57 nissetta abbia potuto premere a Palermo sul­ viene turbato, diventa anch’esso un valore da l’amministrazione del Consorzio [zolfifero] difendere in tutte le sue complesse e articolate ... Ma non posso spiegarmi che esso potesse manifestazioni, compresa la mafia. D’altronde [sic] allungare i suoi tentacoli fino a Roma o attraverso l’organizzazione corporativa degli piegasse [s/c] il Govèrno alle direttive di que­ interessi, attraverso la formalizzazione e il rico­ gli organi del consorzio che subivano al sua noscimento di essa da parte dello Stato, un azione”4. nuovo e più importante canale di mobilità so­ La difesa della società tradizionale e dei tra­ ciale si apre; per un Calogero Vizzini che aveva dizionali rapporti di produzione non appare raggiunto la posizione di gabellotto si rende dunque affidata all’inerzia politica e garantita possibile l’integrazione con la società dei grandi dalla stagnazione economica, risulta piuttosto affari internazionali e della grande politica. Lo dal confronto con gli aspetti dinamici della po­ troviamo a Londra nel novembre 1922, al tavo­ litica e del mercato. La cartellizzazione, che lo delle trattative con gli industriali trasforma­ unifica piccoli e grandi interessi locali, tutela e tori di zolfo, insieme a Lanza di Trabia, utilizza alla sua base, come collante, forme tra­ D’Ayala, Donegani5. dizionali di consenso, come appunto il potere La biografia di Vizzini, dunque, conforta intimidatorio dei gabellotti mafiosi o l’influen­ ben poco l’immagine di un mafioso i cui oriz­ za sociale dei proprietari aristocratici, non rie­ zonti sono limitati a quelli della piccola società sce però a reggersi unicamente su questi ele­ e del latifondo; piuttosto quegli usuali canali di menti ma ricorre a forme moderne di consenso mobilizzazione sociale che il mafioso riesce a e di rappresentanza, tipiche delle aree forti del forzare, possono ulteriormente allargarsi per capitalismo e della cultura politica nazionale offrire possibilità nuove in relazione agli anda­ con le quali gli interessi dell’area arretrata van­ menti del mercato e alle vicende politiche: il no a misurarsi. Non è esclusa la capacità di ela­ ruolo di broker capitalist che il mafioso (o me­ borazione ideologica: il blocco zolfifero si pre­ glio la catena di solidarietà mafiose) svolge, senta come tutore degli interessi siciliani nel lo­ non va disgiunto infatti dalle dinamiche di mer­ ro complesso, e ogni attacco riformatore, o ra- cato e da quel complesso di rapporti con la zionalizzatore, condotto da forze politiche de­ grande società che gli consentono di mantenere mocratiche per la tutela dei diritti della mano­ la sua posizione di mediatore; così come non dopera, o ogni tentativo della industria moder­ vanno sottovalutati tutti gli elementi tradizio­ na di interferire negli arretrati rapporti di pro­ nali che consentono l’identificazione con la so­ duzione, diventa un attacco alla Sicilia, alla sua cietà locale. economia, al suo benessere, un attentato alle Il rapporto mafia-latifondo sembra assom­ sue risorse.
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