COMUNE DI

PROVINCIA DI

SPORTELLO UNICO PER LE ATTIVITA’ PRODUTTIVE: AMPLIAMENTO DI ATTIVITA’ INDUSTRIALE, SITA IN VIA MANDOLOSSA N. 80

COMMITTENTE:

Distillerie S.p.a. Via Mandolossa, 80 – Gussago (BS)

VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA Rapporto Ambientale

Data: 8 marzo 2017

ARCHIVIO n° 688

STUDIOD’INGEGNERIA FAINI–VAILATI Ing. Franco Vailati – Arch. i. Michele Ciollaro Via Corfù, 78 – 25124 Brescia Tel. 030 40281 - Fax 030 4077034 e-mail: [email protected] - e-mail cert.: [email protected]

Comune di Gussago - Provincia di Brescia SUAP Ampliamento di attività industriale “Distillerie Franciacorta S.p.A.” in Variante al PGT Valutazione Ambientale Strategica (V.A.S.)

INDICE

0. INTRODUZIONE ...... 3

0.1 PREMESSA ...... 3 0.2 LO SVILUPPO SOSTENIBILE ...... 3 0.3 LA VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA (V.A.S.) NELL’ORDINAMENTO COMUNITARIO...... 7 0.4 LA VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA (V.A.S.) NELL’ORDINAMENTO NAZIONALE ...... 9 0.5 LA VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA (V.A.S.) NELL’ORDINAMENTO REGIONALE ...... 11 0.6 MOTIVAZIONE E ORGANIZZAZIONE DEL DOCUMENTO ...... 15

1. FASE 1: ANALISI DELLE COMPONENTI AMBIENTALI E DEGLI OBIETTIVI ...... 18

1.1 AMBITO DI INFLUENZA DELLA VARIANTE E INTERFERENZA CON I SITI RETE NATURA 2000 ...... 18 1.2 DEFINIZIONE DELLE COMPONENTI AMBIENTALI ...... 18 1.3 INDIVIDUAZIONE E ANALISI DELLE NORME, DELLE DIRETTIVE E DEI DOCUMENTI PROGRAMMATICI DI RIFERIMENTO ...... 19 1.4 ANALISI DELLO STATO DEL TERRITORIO INTERESSATO DAL SUAP IN VARIANTE ...... 21 1.5 INDIVIDUAZIONE DEGLI OBIETTIVI GENERALI DEGLI STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE SOVRAORDINATI ...... 21 1.6 INDIVIDUAZIONE DEGLI OBIETTIVI GENERALI DEL PGT VIGENTE ...... 28 1.7 DEFINIZIONE DEGLI OBIETTIVI E DELLE AZIONI DEL SUAP IN VARIANTE ...... 29

2. FASE 2: VALUTAZIONE AMBIENTALE PRELIMINARE (VAP) DEGLI OBIETTIVI GENERALI DEL SUAP IN VARIANTE ...... 35

2.1 ASPETTI INTRODUTTIVI ...... 35 2.2 VALUTAZIONE DI COERENZA INTERNA PRELIMINARE (VCIP) ...... 36 2.3 VALUTAZIONE DI COERENZA ESTERNA PRELIMINARE (VCEP) ...... 36

3. FASE 3: VALUTAZIONE DELLE ALTERNATIVE DEL SUAP IN VARIANTE ...... 38

4. FASE 4: VALUTAZIONE AMBIENTALE E MISURE DI MITIGAZIONE ...... 41

4.1 INTRODUZIONE ...... 41 4.2 VALUTAZIONE E MISURE DI MITIGAZIONE ...... 45

5. FASE 5: PIANO DI MONITORAGGIO ...... 70

6. CONCLUSIONI ...... 71

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ALLEGATI

- Allegato 1.A: Inquadramento territoriale - Allegato 1.B: Quadro Conoscitivo Ambientale - Allegato 2.A: Matrice di coerenza Obiettivo Generale SUAP in Variante (OGP) – Obiettivi generali del PGT vigente - Allegato 2.B: Matrice di coerenza Obiettivo Generale SUAP in Variante (OGP) – Obiettivi generali del PTR - Allegato 2.C: Matrice di coerenza Obiettivo Generale SUAP in Variante (OGP) – Obiettivi generali del PTRA “Franciacorta” - Allegato 2.D: Matrice di coerenza Obiettivo Generale SUAP in Variante (OGP) – Obiettivi generali del PTCP

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0. Introduzione

0.1 Premessa

Il Comune di Gussago è dotato di Piano di Governo del Territorio, ai sensi della LR n.12/2005 e s.m.i., originariamente approvato con deliberazione C.C. n.43 del 27/09/2010 e pubblicato sul BURL n.18 del 04/05/2011 e relativa Valutazione Ambientale Strategica e successivamente più volte modificato1. Il SUAP in oggetto si rende necessario per l’ampliamento dell’insediamento produttivo della “Distillerie Franciacorta S.p.A.” sito in Via Mandolossa n.80.

0.2 Lo sviluppo sostenibile

Con il termine “sviluppo sostenibile” si intende la crescita sostenibile di un insieme di più variabili contemporaneamente, non dimenticando che in realtà ciò potrebbe comportare non poche difficoltà sia dal punto di vista politico, che tecnico. Il concetto di sostenibilità, infatti, comprende le interazioni tra le attività umane, la loro dinamica e le dinamiche della biosfera, che generalmente si svolgono su di una scala temporale più ampia.

Il concetto di sviluppo sostenibile nasce nel 1987 con il Rapporto Brundtland (World Commission on Environment and Development, 1987) in cui per la prima volta viene definito come:

- uno sviluppo in grado di soddisfare i bisogni delle generazioni attuali senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri bisogni;

1 Variante al Piano di Governo del Territorio (Documento di Piano) - P.I.I. Carlì - Loc. Ronco, approvata con deliberazione C.C. n.36 del 26/09/2012 e pubblicata sul BURL n.30 del 24/07/2013; Variante al Piano di Governo del Territorio - Variante NTA del Piano delle Regole, approvata con deliberazione C.C. n.58 del 30/10/2013 e pubblicata sul BURL n.10 del 05/03/2014; Variante al Piano di Governo del Territorio - Art. 20 Documento di Piano, approvata con deliberazione C.C. n.59 del 30/10/2013 e pubblicata sul BURL n.50 del 11/12/2013; Variante al Piano di Governo del Territorio (Piano delle Regole) - SUAP Galba SRL - Variante del Comune di Gussago e del Comune di , approvata con deliberazione C.C. n.44 del 18/12/2014 e pubblicata sul BURL n.47 del 18/11/2015; Variante al Piano di Governo del Territorio - Variante alle NTA del PdR finalizzata alla disciplina dei diritti edificatori, approvata con deliberazione C.C. n.42 del 31/07/2015 e pubblicata sul BURL n.47 del 18/11/2015; Variante al Piano di Governo del Territorio (Piano delle Regole) - Programma Integrato di Intervento denominato "Santa Croce28", adottata con deliberazione C.C. n.31 del 15/06/2015.

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- un processo nel quale lo sfruttamento delle risorse, la direzione degli investimenti, l’orientamento dello sviluppo tecnologico ed il cambiamento istituzionale sono tutti in armonia ed accrescono le potenzialità presenti e future per il soddisfacimento delle aspirazioni e dei bisogni umani.

Sostenibilità e sviluppo devono quindi coesistere, in quanto la prima è condizione indispensabile per la realizzazione di uno sviluppo duraturo, dato che la disponibilità delle risorse e del capitale naturale valutate sull’attuale modello di sviluppo risulta tale da impedirne il mantenimento e l’accrescimento nel tempo.

Dal 1987 il concetto di sviluppo sostenibile è divenuto elemento programmatico fondamentale di una moltitudine di documenti internazionali, comunitari e nazionali, fino ad essere inserito nella “Costituzione Europea” (Roma, 29 ottobre 2004), ove, tra gli obiettivi, viene enunciato che l'Unione si adopera per lo sviluppo sostenibile dell'Europa, basato su una crescita economica equilibrata e sulla stabilità dei prezzi, su un'economia sociale di mercato fortemente competitiva, che mira alla piena occupazione e al progresso sociale, e su un elevato livello di tutela e di miglioramento della qualità dell'ambiente (art.I-3).

Lo sviluppo sostenibile si caratterizza, quindi, per una visione dinamica secondo la quale ogni cambiamento deve tenere conto dei suoi effetti sugli aspetti economici, ambientali e sociali, che devono tra loro coesistere in una forma di equilibrio. Di conseguenza lo sviluppo sostenibile non deve intendersi come meta da raggiungere, ma piuttosto come un insieme di condizioni che devono essere rispettate nel governo delle trasformazioni del pianeta. Di questo insieme di condizioni fa parte significativa l'assunzione di obiettivi espliciti di qualità e di quantità dei beni ambientali, calibrati in base al loro mantenimento a lungo termine. Tali obiettivi di mantenimento dei beni ambientali devono essere integrati in tutte le decisioni di trasformazione e sviluppo che traggono origine dai piani e dai programmi (Progetto ENPLAN).

0.2.1 Le componenti della sostenibilità

Lo sviluppo sostenibile si caratterizza per una visione dinamica secondo la quale ogni cambiamento deve tenere conto dei suoi effetti sugli aspetti economici, ambientali e sociali, che devono tra loro coesistere in una forma di equilibrio.

Di conseguenza lo sviluppo sostenibile non deve intendersi come meta da raggiungere, ma piuttosto come un insieme di condizioni che devono essere rispettate nel governo delle trasformazioni del pianeta. Di questo insieme di condizioni fa parte significativa l'assunzione di obiettivi espliciti di qualità e di quantità dei beni ambientali, calibrati in base al loro mantenimento a lungo termine. Tali obiettivi di mantenimento dei beni ambientali devono essere integrati in tutte le decisioni di trasformazione e sviluppo che traggono origine dai piani e dai programmi (Progetto ENPLAN).

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La maggior parte degli studiosi suddivide, infatti, la sostenibilità in tre componenti (Figura 0.2.1): sociale, economica e ambientale (in realtà è possibile individuarne una quarta, ovvero la sostenibilità istituzionale, intesa come la capacità di assicurare condizioni di stabilità, democrazia, partecipazione, informazione, formazione, giustizia). La valutazione della sostenibilità dovrebbe dunque riguardare il grado di conseguimento degli obiettivi di tutte le componenti.

Sostenibilità sociale

La sostenibilità sociale riguarda l’equità distributiva, i diritti umani e civili, lo stato dei bambini, degli adolescenti, delle donne, degli anziani e dei disabili, l’immigrazione e i rapporti tra le nazioni. Le azioni e gli impegni finalizzati al perseguimento di uno sviluppo sostenibile non possono prescindere dalla necessità di attuare politiche tese all’eliminazione della povertà e dell’esclusione sociale. Il raggiungimento di tale obiettivo dipenderà, oltre che da una equa distribuzione delle risorse, da una riduzione dei tassi di disoccupazione e, quindi, attraverso misure di carattere economico, anche dalla realizzazione di investimenti nel sistema sociosanitario, nell’istruzione e, più in generale, in programmi sociali che garantiscano l’accesso ai servizi oltre che la coesione sociale (Ministero dell’Ambiente, 2002).

In sostanza la sostenibilità sociale è garantita dalla capacità di garantire condizioni di benessere e accesso alle opportunità in modo paritario tra differenti strati sociali.

Sostenibilità economica

Sostenibilità economica è sinonimo di sviluppo stabile e duraturo: si realizza attraverso alti livelli occupazionali, bassi tassi di inflazione e stabilità nel commercio. La sostenibilità economica consiste nella capacità di generare, in modo duraturo, reddito e lavoro per il sostentamento della popolazione, mediante un uso razionale ed efficiente delle risorse.

Sostenibilità ambientale

La dimensione ecologica della sostenibilità implica che si lasci intatta la stabilità dei processi interni dell’ecosfera, struttura dinamica e auto-organizzata, per un periodo indefinitamente lungo, cercando di evitare bilanci crescenti (Marchetti e Tiezzi, 1999).

Tra le nuove forme di pianificazione vocate alla sostenibilità vi è anche l’esigenza condivisa di progettare gli equilibri ecologici; l’azione ambientale, che ne è parte integrante, poggia sulla capacità di eliminare le pressioni all’interfaccia tra antroposfera ed esosfera, rinunciare allo sfruttamento delle risorse naturali non rinnovabili, ridurre e per quanto possibile eliminare gli inquinanti, valorizzare i rifiuti attraverso il riutilizzo, il riciclaggio ed il recupero sia energetico che di materie prime secondarie, alterare gli equilibri di generazione ed assorbimento dei gas serra, arrestare l’erosione della biodiversità, fermare la desertificazione, salvaguardare paesaggi ed habitat (Ministero dell’Ambiente, 2002).

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La definizione fondamentale di sostenibilità ambientale si può ricondurre alle regole di prelievo-emissione sviluppate da Goodland e Daly (1996):

- norma per il prelievo delle risorse rinnovabili: i tassi di prelievo delle risorse rinnovabili devono essere inferiori alla capacità rigenerativa del sistema naturale che è in grado di rinnovarle;

- norme per il prelievo di risorse non rinnovabili: la velocità con la quale consumiamo le risorse non rinnovabili deve essere pari a quella con cui vengono sviluppati dei sostituti rinnovabili; parte dei ricavi conseguenti allo sfruttamento di risorse non rinnovabili deve essere investita nella ricerca di alternative sostenibili;

- norme di emissione: l’emissione di rifiuti non deve superare la capacità di assimilazione del sistema locale, ovvero la quantità per cui tale sistema non vede diminuita la sua futura capacità di assorbire rifiuti o compromesse le altre sue fondamentali funzioni.

Figura 0.2.1 - Lo schema triangolare sintetizza il concetto di sostenibilità: i tre vertici rappresentano rispettivamente la polarizzazione degli aspetti ambientali, economici e sociali. I lati del triangolo rappresentano le relazioni tra le polarità che possono manifestarsi come sinergie e come conflitti. Il compromesso necessario tra i diversi estremi è rappresentato, una volta risolto il problema delle scale di misurazione, da un punto lungo ogni asse di misura. Il congiungimento di tali punti dà luogo a un triangolo, la cui superficie potrebbe essere definita come “vivibilità” o “qualità della vita” (Progetto ENPLAN).

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0.3 La Valutazione Ambientale Strategica (V.A.S.) nell’ordinamento comunitario

Il 27 giugno 2001 il Parlamento e il Consiglio Europei hanno approvato la Direttiva 42/2001/CE “Concernente la valutazione degli effetti di determinati piani e programmi sull’ambiente”, che doveva essere recepita dagli Stati membri entro il 21 giugno 2004. Il trattato di Amsterdam poneva già tra gli obiettivi dell’Unione la promozione di uno sviluppo armonioso, equilibrato e sostenibile delle attività economiche, l’elevato livello di protezione dell’ambiente e il miglioramenti di quest’ultimo. La tematica ambientale assumeva così valore primario e carattere di assoluta trasversalità nei diversi settori di investimento oggetto dei piani di sviluppo.

Tali concetti sono stati ulteriormente confermati dalla “Costituzione Europea” sia a livello di obiettivi generali dell’Unione (art.I-3), come descritto nei capitoli precedenti, che nella sezione dedicata alle tematiche ambientali (art.III-233), in cui si specifica che la politica dell’Unione in materia ambientale contribuisce a perseguire i seguenti obiettivi: a) salvaguardia, tutela e miglioramento della qualità ambientale; b) protezione della salute umana; c) utilizzazione accorta e razionale delle risorse naturali; d) promozione, sul piano internazionale, di misure destinate a risolvere i problemi dell’ambiente a livello regionale o mondiale.

[…] Essa è fondata sui principi della precauzione e dell’azione preventiva, sul principio della correzione, in via prioritaria alla fonte, dei danni causati all’ambiente e sul principio “chi inquina paga”.

La Direttiva sopraccitata definisce la Valutazione Ambientale Strategica (V.A.S.) come un processo sistematico inteso a valutare le conseguenze sul piano ambientale delle azioni proposte – politiche, piani o iniziative nell’ambito di programmi – ai fini di garantire che tali conseguenze siano incluse a tutti gli effetti e affrontate in modo adeguato fin dalle prime fasi del processo decisionale, sullo stesso piano delle considerazioni di ordine economico e sociale. Tale valutazione è funzionale agli obiettivi di garantire un elevato livello di protezione dell’ambiente e di contribuire all’integrazione di considerazioni ambientali all’atto dell’elaborazione di piani e programmi al fine di promuovere lo sviluppo sostenibile, specificando che tale valutazione deve essere effettuata durante la fase preparatoria del Piano o del programma e anteriormente alla sua adozione o all’avvio della relativa procedura amministrativa (valutazione preventiva). Finalità ultima della V.A.S. è, quindi, la verifica della rispondenza dei piani e programmi (di sviluppo e operativi) con gli obiettivi dello sviluppo sostenibile, verificandone il complessivo impatto ambientale, ovvero la diretta incidenza sulla qualità dell’ambiente.

La novità fondamentale introdotta dal procedimento di V.A.S. è il superamento del concetto di compatibilità (qualunque trasformazione che non produca effetti negativi irreversibili sull’ambiente) per giungere al concetto di

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sostenibilità (ciò che contribuisce positivamente all’equilibrio nell’uso di risorse, ovvero la spesa del capitale naturale senza intaccare il capitale stesso e la sua capacità di riprodursi), che viene assunto come condizione imprescindibile del processo decisionale, alla pari del rapporto costi/benefici o dell’efficacia degli interventi. Inoltre, elementi di fondamentale importanza nel processo pianificatorio sono rappresentati dalla partecipazione del pubblico al processo decisionale e dall’introduzione di misure di monitoraggio, che permettono di ottenere un continuo e costante aggiornamento degli effetti del piano o programma in atto e garantiscono, quindi, la sua eventuale tempestiva modifica.

Secondo quanto stabilito dalla Direttiva comunitaria per procedere alla valutazione ambientale strategica deve essere redatto un Rapporto Ambientale in cui siano individuati, descritti e valutati gli effetti significativi che l’attuazione del piano o del programma potrebbe avere sull’ambiente nonché le ragionevoli alternative alla luce degli obiettivi e dell’ambito territoriale del piano o del programma2. Tali contenuti devono poi essere riassunti in un documento (Sintesi Non Tecnica) al fine di rendere facilmente comprensibili le questioni chiave e le conclusioni del rapporto ambientale sia al grande pubblico che ai responsabili delle decisioni.

Come anticipato, la Direttiva attribuisce un ruolo fondamentale al coinvolgimento del pubblico (ossia dei soggetti che sono interessati all’iter decisionale […] o che ne sono o probabilmente ne verranno toccati, includendo le pertinenti organizzazioni non governative) a cui deve essere offerta un’effettiva opportunità di esprimere in termini congrui il proprio parere sulla proposta di piano o programma e sul rapporto ambientale che lo accompagna.

Infine, la stessa Direttiva prescrive che siano controllati gli effetti ambientali significativi dell’attuazione dei piani o programmi al fine, tra l’altro, di individuarne tempestivamente gli effetti negativi imprevisti e essere in grado di adottare le misure correttive che si ritengono opportune.

La V.A.S. si può articolare in sei fasi (Tabella 0.3.1), anche se in realtà il modello metodologico generato dalla norma comunitaria prevede che la valutazione finale venga attuata attraverso tre valutazioni parziali, attuate in tre differenti momenti della formulazione del piano:

- valutazione ex-ante: precede e accompagna la definizione del piano o programma di cui è parte integrante, comprendendo in pratica tutte le fasi di elaborazione descritte in Tabella 0.3.1;

- valutazione intermedia: prende in considerazione i primi risultati degli interventi (scelte) previsti dal piano/programma, valuta la coerenza con la valutazione ex-ante, la pertinenza con gli obiettivi di sostenibilità, il grado di conseguimento degli stessi, la correttezza della gestione, la qualità della sorveglianza e della realizzazione;

2 Per maggiori dettagli circa i contenuti del Rapporto Ambientale si veda l’Allegato I della Direttiva 42/2001/CE.

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- valutazione ex-post: è destinata ad illustrare l’utilizzo delle risorse, l’efficacia e l’efficienza degli interventi (scelte) e del loro impatto e a verificare la coerenza con la valutazione ex-ante.

Tabella 0.3.1 – Fasi della procedura di V.A.S. (tratto da Linee guida per la valutazione ambientale strategica VAS – Fondi strutturali 2000-2006, Ministero dell’Ambiente). Fasi della V.A.S. Descrizione 1. Analisi della Individuare e presentare informazioni sullo stato dell’ambiente e delle risorse naturali (dell’ambito situazione territoriale e di riferimento del piano) e sulle interazioni positive e negative tra queste e i principali ambientale settori di sviluppo. Previsione della probabile evoluzione dell’ambiente e del territorio senza il piano. Sono utili indicatori e descrittori, prestazionali, di efficienza, di sostenibilità, idonei a descrivere sinteticamente le pressioni esercitate dalle attività antropiche (driving forces), gli effetti di queste sull’ambiente e gli impatti conseguenti. 2. Obiettivi, finalità e Individuare obiettivi, finalità e priorità in materia di ambiente e sviluppo sostenibile da conseguire priorità grazie al piano/programma di sviluppo; obiettivi definiti dall’insieme degli indirizzi, direttive e prescrizioni derivanti dalla normativa comunitaria, statale e regionale, e dagli strumenti di pianificazione e programmazione generali e settoriali. 3. Bozza di piano / Garantire che gli obiettivi e le priorità ambientali siano integrate a pieno titolo nel progetto di programma e piano/programma che definisce gli obiettivi, le priorità di sviluppo e le politiche-azioni. Verifica delle individuazione delle diverse possibili alternative e ipotesi localizzative in funzione degli obiettivi di sviluppo del sistema alternative ambientale, definendo le ragioni e i criteri che le hanno sostenute. 4. Valutazione Valutare le implicazioni dal punto di vista ambientale delle priorità di sviluppo previste dal ambientale della piano/programma e il grado di integrazione delle problematiche ambientali nei rispettivi obiettivi, bozza priorità, finalità e indicatori. Analizzare in quale misura la strategia definita nel documento agevoli o ostacoli lo sviluppo sostenibile del territorio in questione. Esaminare la bozza di documento nei termini della sua conformità alle politiche e alla legislazione regionale, nazionale e comunitaria in campo ambientale. 5. Monitoraggio degli Con riferimento agli obiettivi di piano, la valutazione specifica e valuta i risultati prestazionali attesi. E’ effetti e verifica degli utile a tal fine individuare indicatori ambientali (descrittori di performance, di efficienza, di sostenibilità) obiettivi intesi a quantificare e semplificare le informazioni in modo da agevolare, sia da parte del responsabile delle decisioni che da parte del pubblico, la comprensione delle interazioni tra l’ambiente e i problemi chiave del settore. Tali indicatori dovranno essere quantificati per contribuire a individuare e a spiegare i mutamenti nel tempo. 6. Integrazione dei Contribuire allo sviluppo della versione definitiva del piano/programma tenendo conto dei risultati della risultati della valutazione. A seguito dell’attività di monitoraggio per il controllo e la valutazione degli effetti indotti valutazione nella dall’attuazione del piano, l’elaborazione periodica di un bilancio sull’attuazione stessa, può proporre decisione definitiva azioni correttive attraverso l’utilizzo di procedure di revisione del piano. piano / programma

0.4 La Valutazione Ambientale Strategica (V.A.S.) nell’ordinamento nazionale

In ottemperanza a quanto previsto dalla “legge delega” in materia ambientale (L. n.308/2004), lo stato italiano recepisce la Direttiva comunitaria 42/2001/CE con il DLgs. n.152/2006 e s.m.i. “Norme in materia ambientale”. Al Titolo II “La Valutazione Ambientale Strategica” della Parte II sono specificate le modalità di svolgimento della

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verifica di assoggettabilità, i contenuti del rapporto ambientale, le modalità di svolgimento delle consultazioni, la procedura di valutazione del piano o del programma e del rapporto, le modalità di espressione del parere motivato, le modalità di informazione sulla decisione ed i contenuti del monitoraggio.

In linea con le previsioni della direttiva comunitaria, il Decreto prevede che la fase di valutazione è effettuata durante la fase preparatoria del piano o del programma ed anteriormente alla sua approvazione o all’avvio della relativa procedura legislativa. Essa è preordinata a garantire che gli impatti significativi sull’ambiente derivanti dall’attuazione di detti piani e programmi siano presi in considerazione durante la loro elaborazione e prima della loro approvazione (art.11). Al proposito, si specifica che la verifica di assoggettabilità a VAS ovvero la VAS relative a modifiche a piani e programmi ovvero a strumenti attuativi di piani o programmi già sottoposti positivamente alla verifica di assoggettabilità di cui all'articolo 12 o alla VAS di cui agli articoli da 12 a 17, si limita ai soli effetti significativi sull'ambiente che non siano stati precedentemente considerati dagli strumenti normativamente sovraordinati (art.12).

Ai fini della valutazione ambientale, il decreto prevede la redazione di un rapporto ambientale, che costituisce parte integrante del piano o del programma e ne accompagna l’intero processo di elaborazione ed approvazione. Nel rapporto ambientale debbono essere individuati, descritti e valutati gli impatti significativi che l’attuazione del piano o del programma proposto potrebbe avere sull’ambiente e sul patrimonio culturale, nonché le ragionevoli alternative che possono adottarsi in considerazione degli obiettivi e dell’ambito territoriale del piano o del programma stesso (art.13). L’Allegato VI della Parte II del decreto n.152/2006 e s.m.i. specifica le informazioni che devono essere considerate nel rapporto ambientale, tenuto conto del livello delle conoscenze e dei metodi di valutazione correnti, dei contenuti e del livello di dettaglio del piano o del programma (art.13). Si specifica, che deve essere redatta anche una Sintesi Non Tecnica del Rapporto Ambientale.

Il decreto chiarisce, infine, che il monitoraggio assicura il controllo sugli impatti significativi sull’ambiente derivanti dall’attuazione dei piani e dei programmi approvati e la verifica del raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità prefissati, così da individuare tempestivamente gli impatti negativi imprevisti e da adottare le opportune misure correttive (art.18). A tal fine, il piano o programma individua le responsabilità e la sussistenza delle risorse necessarie per la realizzazione e gestione del monitoraggio.

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0.5 La Valutazione Ambientale Strategica (V.A.S.) nell’ordinamento regionale

0.5.1 Premessa

Considerando che lo Stato Italiano ha recepito le indicazioni della Direttiva sulla V.A.S. (datata giugno 2001) solo nell’anno 2006, alcune regioni avevano anticipato la legislazione nazionale legiferando in materia di valutazione ambientale di piani o programmi che possono avere impatti significativi sull’ambiente. Tra le altre, è questo il caso della Regione Lombardia, la cui Legge Regionale urbanistica n.12 del 11 marzo 2005 e s.m.i. “Legge per il governo del territorio” introduce, al fine di promuovere lo sviluppo sostenibile ed assicurare un elevato livello di protezione dell’ambiente, […] la valutazione ambientale degli effetti derivanti dall’attuazione di piani e programmi (art.4).

Essa precisa che la V.A.S. è effettuata durante la fase preparatoria del piano o del programma ed anteriormente alla sua adozione o all’avvio della relativa procedura di approvazione, con la finalità di evidenziare la congruità delle scelte rispetto agli obiettivi di sostenibilità del piano e le possibili sinergie con gli altri strumenti di pianificazione e programmazione e individuare le alternative assunte nella elaborazione del piano o programma, gli impatti potenziali, nonché le misure di mitigazione o di compensazione, anche agroambientali, che devono essere recepite nel piano stesso (art.4).

In particolare, le varianti al piano dei servizi e al piano delle regole sono soggette a verifica di assoggettabilità a VAS, fatte salve le fattispecie previste per l’applicazione della VAS di cui all’articolo 6, commi 2 e 6, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n.152 (Norme in materia ambientale) (art.4, comma 2bis).

Successivamente, ripercorrendo in sostanza quanto previsto in materia di V.A.S. dalla Direttiva 42/2001/CE, il Consiglio Regionale ha meglio specificato i contenuti della V.A.S. attraverso la Deliberazione n.VIII/351 del 13/03/2007 (“Indirizzi generali per la valutazione ambientale di piani e programmi”), specificando che essa deve:

- permettere la riflessione sul futuro da parte di ogni società e dei suoi governanti e nel contempo aumentare sensibilmente la prevenzione, evitando impatti ambientali, sociali ed economici negativi;

- essere effettuata il più a monte possibile, durante la fase preparatoria del piano/programma (P/P) e anteriormente alla sua adozione e all’avvio della relativa procedura legislativa;

- essere integrata il più possibile nel processo di elaborazione del P/P;

- accompagnare il P/P in tutta la sua vita utile ed oltre attraverso un’azione di monitoraggio.

La VAS va intesa come un processo continuo, che si estende lungo tutto il ciclo vitale del P/P. Il significato chiave della VAS è costituito dalla sua capacità di integrare e rendere coerente il processo di pianificazione orientandolo verso la sostenibilità.

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Una prima forma di integrazione è rappresentata dall’interazione positiva e creativa tra la pianificazione e la valutazione durante tutto il processo di impostazione e redazione del P/P; il dialogo permanente permette aggiustamenti e miglioramenti continui, che si riflettono nel prodotto finale rendendolo molto più consistente e maturo.

Altre forme di integrazione imprescindibili sono la comunicazione e il coordinamento tra i diversi enti e organi dell’amministrazione coinvolti nel P/P; l’utilità di tale comunicazione diventa maggiore nelle decisioni di base circa il contenuto del piano o programma.

Infine, l’integrazione nella considerazione congiunta degli aspetti ambientali, sociali ed economici; la forte tendenza alla compartimentazione del sapere rende difficile la realizzazione di analisi integrate, che tuttavia permettono l’emergere di conoscenze utili e interessanti quanto quelle che derivano dalle analisi specialistiche.

In ottemperanza a quanto previsto dalla DCR n.VIII-351/2007, la Giunta Regionale ha approvato la deliberazione n.VIII-6420/2007, successivamente modificata da più deliberazioni, in cui è specificata ulteriormente la procedura di VAS per una serie di strumenti di pianificazione, è chiarito il coordinamento con altre procedure (Valutazione di Impatto Ambientale – VIA, Valutazione di Incidenza – VIC e Autorizzazione Ambientale Integrata – IPPC), sono fornite indicazioni sull’Autorità competente per la VAS e sui soggetti da coinvolgere nella Conferenza di Valutazione. Infine, con DGR n.IX-3836/2012 la Regione Lombardia ha definito il modello metodologico procedurale e organizzativo per la valutazione ambientale delle varianti al Piano delle Regole e al Piano dei Servizi.

0.5.2 Il processo di V.A.S.

La piena integrazione della dimensione ambientale nella pianificazione e programmazione deve essere effettiva, a partire dalla fase di impostazione fino alla sua attuazione e revisione, sviluppandosi durante tutte le fasi principali del ciclo di vita del P/P (Figura 0.5.1)3: a) orientamento e impostazione: il processo di V.A.S. procede ad un’analisi preliminare di sostenibilità degli orientamenti del P/P e svolge, quando necessario, la Verifica di esclusione (screening) del P/P dalla Valutazione Ambientale, ovvero la procedura che conduce alla decisione circa l’assoggettabilità o meno del P/P all’interno del processo di V.A.S.;

3 La metodologia proposta ripercorre l’esperienza condotta dal Progetto ENPLAN, conclusasi con la redazione di “Valutazione Ambientale di Piani e Programmi – Linee Guida”, risultato del lavoro congiunto di 10 regioni italiane e spagnole coordinate dalla Regione Lombardia e basato su 14 progetti sperimentali effettuati da tre gruppi di lavoro (pianificazione strategica, strutturale e attuativa) coordinati, rispettivamente, dalla Regione Catalogna, Emilia-Romagna e Piemonte.

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b) elaborazione e redazione: il processo di V.A.S. definisce l’ambito di influenza del P/P (scoping), articola gli obiettivi generali, costruisce lo scenario di riferimento, verifica la coerenza esterna degli obiettivi generali del P/P, individua le alternative di P/P attraverso l’analisi ambientale di dettaglio, definisce gli obiettivi specifici del P/P e individua le azioni e le misure necessarie a raggiungerli, verifica la coerenza interna delle relazioni tra obiettivi e linee di azione del P/P attraverso il sistema degli indicatori, stima gli effetti ambientali delle alternative di P/P confrontandole tra loro e con lo scenario di riferimento al fine di selezionare l’alternativa di P/P, elabora il Rapporto Ambientale, costruisce il sistema di monitoraggio; c) consultazione, adozione e approvazione: il processo di V.A.S. collabora alla consultazione delle autorità competenti e del pubblico sul Rapporto Ambientale e sulla proposta di P/P e accompagna il processo di adozione/approvazione con la redazione della “Dichiarazione di Sintesi” nella quale si illustrano gli obiettivi ambientali, gli effetti attesi, le ragioni della scelta dell’alternativa del P/P approvata e il programma di monitoraggio dei suoi effetti nel tempo; d) attuazione gestione e monitoraggio: il processo di V.A.S. accompagna l’attuazione delle previsioni di Piano attraverso una puntuale attività di monitoraggio e le connesse attività di valutazione e partecipazione, con il compito di fornire le informazioni necessarie per valutare gli effetti ambientali delle azioni del P/P, verificando se esse sono effettivamente in grado di perseguire i traguardi di qualità ambientale che il P/P si è posto e di permettere di individuare tempestivamente le misure correttive che eventualmente dovessero rendersi necessarie.

Lo schema proposto è caratterizzato quindi da tre elementi fondamentali:

- presenza di attività che tendenzialmente si sviluppano con continuità durante tutto l’iter di costruzione e approvazione del P/P;

- fase di attuazione del P/P come parte integrante del processo di pianificazione, in tal senso accompagnata da attività di monitoraggio e valutazione dei risultati;

- circolarità del processo di pianificazione, introdotta attraverso il monitoraggio dei risultati e la possibilità/necessità di rivedere il P/P qualora tali risultati si discostino dagli obiettivi di sostenibilità che hanno motivato l’approvazione del P/P.

0.5.3 Il processo di partecipazione

La V.A.S. prevede l’ampliamento della fase di consultazione del pubblico a tutto il processo di pianificazione/programmazione. Gli strumenti da utilizzare nella partecipazione devono garantire l’informazione minima a tutti i soggetti coinvolti, che devono essere messi in grado di esprimere pareri su ciascuna fase e di conoscere tutte le opinioni e i pareri espressi e la relativa documentazione.

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La partecipazione integrata è supportata da momenti di:

- concertazione: l’autorità procedente dovrebbe individuare, nella fase iniziale di elaborazione del P/P, gli Enti territoriali limitrofi o comunque interessati a vario titolo ai potenziali effetti derivanti dalle scelte di P/P, al fine di concordare strategie ed obiettivi generali;

- consultazione: l’autorità procedente richiede pareri e contributi a soggetti esterni all’Amministrazione;

- comunicazione e informazione: l’autorità procedente informa i soggetti, anche non istituzionali, interessati alla decisione per consentirne la comunicazione e l’espressione dei diversi punti di vista, nell’ottica dell’individuazione dei soggetti da coinvolgere nelle differenti fasi del processo e della definizione dei rispettivi ruoli, nonché della formulazione di iniziative di divulgazione delle informazioni.

Figura 0.5.1 – Sequenza delle fasi di un processo di piano o programma (ridisegnata da DCR n.VIII-351/2007).

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0.6 Motivazione e organizzazione del documento

Il SUAP in Variante al PGT vigente in oggetto, presentato da Distillerie Franciacorta S.p.A. – Via Mandolossa n.80, assume come obiettivo prioritario, a fronte di una significativa espansione produttiva ed economica della ditta, l’ampliamento aziendale necessario allo sviluppo ed implementazione della produzione, cosa non perseguibile con la superficie produttiva a disposizione di fatto sottodimensionata rispetto alle odierne esigenze aziendali.

Considerando che il SUAP in Variante in oggetto interessa un’area di dimensione significativa (superficie territoriale complessiva di 64.926,35 m2, con superficie coperta di ampliamento pari a 16.700,20 m2 a fronte degli attuali 10.909,46 m2 e Slp di ampliamento pari a 17.456,50 m2 a fronte degli attuali 11.688,77 m2), si è ritenuto opportuno sottoporlo a procedura di Valutazione Ambientale Strategica (VAS).

Il presente documento per la procedura di VAS è, quindi, organizzato coerentemente con quanto sviluppato nell’ambito del Rapporto Ambientale della VAS del PGT vigente, verificando gli effetti indotti delle previsioni del presente SUAP in Variante sull’area da esso interessata e sull’areale limitrofo presumibilmente influenzato. In particolare, ai fini del presente documento, sono stati acquisiti tutti gli elaborati conoscitivi sviluppati dalla VAS del PGT vigente (e, ove pertinenti, dalle relative varianti), specificandoli in relazione all’area oggetto del SUAP in Variante e alle aree limitrofe e aggiornandoli ove necessario per garantire una più adeguata descrizione del territorio e quindi una valutazione più circostanziata e puntuale.

Il presente documento è stato, pertanto, organizzato in cinque fasi successive e logicamente conseguenti, come di seguito brevemente descritte.

0.6.1 Fase 1: Analisi delle componenti ambientali e degli obiettivi

La Fase 1 contiene le analisi propedeutiche all’elaborazione della valutazione di coerenza e della valutazione ambientale, oltre a rappresentare la porzione del documento in cui, per semplicità di lettura, sono presentati tutti gli elementi oggetto delle valutazioni successive, sebbene proprio gli elementi presentati siano il risultato dell’intero processo di V.A.S. e delle interrelazioni tra lo staff di progettazione e quello di valutazione attraverso un processo di feed-back continuo. In particolare, nella Fase 1 sono: a) individuate le componenti ambientali da considerare; b) individuate e analizzate le norme, le direttive e i documenti programmatici di riferimento; c) analizzato lo stato del territorio interessato dal SUAP in Variante; d) individuati gli obiettivi generali degli strumenti di pianificazione sovraordinati;

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e) individuati gli obiettivi generali del PGT vigente; f) individuati gli obiettivi e quindi le specifiche azioni (previsioni) del SUAP in Variante, oggetto delle successive valutazioni.

0.6.2 Fase 2: Valutazione Ambientale preliminare (VAp) degli obiettivi generali del SUAP in Variante

La Fase 2 rappresenta la prima fase di valutazione, in cui gli Obiettivi generali del SUAP in Variante sono confrontati con gli obiettivi generali dello strumento urbanistico vigente, prima, e con gli obiettivi generali dei piani sovraordinati di carattere territoriale, poi, al fine di verificare la coerenza tra gli obiettivi definiti e le problematiche territoriali esistenti e quindi di indirizzare, fin dai primi momenti di elaborazione del SUAP, le scelte verso la sostenibilità. Questa fase si compone, quindi, di due sottofasi: a) Valutazione di Coerenza Interna preliminare (VCIp): valutazione di coerenza qualitativa degli Obiettivi generali del SUAP in Variante (OGP) con gli obiettivi generali del PGT vigente attraverso giudizi di tipo qualitativo; b) Valutazione di Coerenza Esterna preliminare (VCEp): valutazione di coerenza qualitativa degli Obiettivi generali del SUAP in Variante (OGP) con le indicazioni degli strumenti di pianificazione sovraordinati attraverso giudizi di tipo qualitativo;

0.6.3 Fase 3: Valutazione delle alternative del SUAP in Variante

Nella Fase 3 è verificata la sussistenza di possibili alternative al SUAP in Variante ed è esplicitata la motivazione della scelta proposta, al fine di garantire la minimizzazione degli impatti ambientali potenzialmente generati, che saranno comunque approfonditi puntualmente e ove necessario mitigati nella successiva fase valutativa.

0.6.4 Fase 4: Valutazione Ambientale (VA) delle azioni (previsioni) del SUAP in Variante

La Fase 4 rappresenta la vera e propria Valutazione Ambientale Strategica quantitativa e preventiva del SUAP in Variante (valutazione ex-ante). La fase attiene alla valutazione quantitativa di sostenibilità del SUAP in Variante in rapporto alle componenti ambientali considerate, evidenziando gli impatti generati sul sistema ambientale e territoriale circostante, e alla definizione, ove necessarie, delle misure di mitigazione e/o compensazione necessarie per eliminare o ridurre al minimo gli effetti negativi potenzialmente indotti. La valutazione è stata condotta considerando i seguenti aspetti: tipologia dell’effetto, probabilità, durata, frequenza, estensione, reversibilità, carattere cumulativo, natura transfrontaliera, rischi, valore e vulnerabilità dell’area.

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0.6.5 Fase 5: Definizione del Piano di Monitoraggio (PM)

L’ultima fase del procedimento valutativo deve essere necessariamente volta alla predisposizione di un sistema di monitoraggio nel tempo degli effetti del SUAP in Variante, con riferimento agli obiettivi ivi definiti ed ai risultati prestazionali attesi (valutazione in-itinere e valutazione ex-post).

È necessario, in particolare, introdurre alcuni parametri di sorveglianza (indicatori) volti a verificare la bontà delle scelte strategiche adottate dal SUAP e l’evoluzione temporale del sistema ambientale comunale. A ciò si aggiunga la necessità di individuare strumenti di valutazione adatti ad evidenziare l’eventuale insorgenza di elementi di contrasto non previsti e che non permettono il perseguimento degli obiettivi prefissati.

Il Piano di monitoraggio del presente SUAP è stato definito coerentemente con il Piano di monitoraggio della VAS del PGT vigente.

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1. FASE 1: Analisi delle componenti ambientali e degli obiettivi

1.1 Ambito di influenza della Variante e interferenza con i siti Rete Natura 2000

L’ambito di influenza del presente SUAP in Variante al PGT vigente oggetto di Valutazione Ambientale Strategica (V.A.S.) è la porzione meridionale del comune di Gussago direttamente interessata dalla previsione e, in relazione alla rilevanza della proposta di Variante, le aree limitrofe.

Nel comune di Gussago e nei comuni contermini non sono presenti siti della Rete Natura 2000 (Tavola A.01, Allegato A); considerando le caratteristiche degli elementi di Variante previsti non si ritiene necessaria l’attivazione della procedura di Valutazione di Incidenza.

1.2 Definizione delle componenti ambientali

Le componenti ambientali rappresentano gli aspetti ambientali, economici e sociali che costituiscono la realtà del territorio comunale. Le componenti ambientali sono state definite considerando le componenti ambientali individuate per gli Studi di Impatto Ambientale e valutando le tematiche affrontate dagli strumenti urbanistici comunali, comunque coerentemente con quanto riportato nel Rapporto Ambientale di VAS del PGT vigente (Tabella 1.2.1).

Tabella 1.2.1 – Componenti ambientali considerate nella presente valutazione. ID Denominazione 1 aria 2 rumore 3 risorse idriche 4 suolo e sottosuolo 5 paesaggio ed ecosistemi 6 consumi e rifiuti 7 energia ed effetto serra 8 mobilità 9 modelli insediativi 10 turismo 11 industria 12 agricoltura

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ID Denominazione 13 radiazioni ionizzanti e non ionizzanti 14 monitoraggio e prevenzione

1.3 Individuazione e analisi delle norme, delle direttive e dei documenti programmatici di riferimento

Per ognuna delle componenti elencate è stata effettuata una ricerca volta all’identificazione delle norme, delle direttive e dei documenti programmatici di riferimento (Tabella 1.3.1), ovvero delle indicazioni e delle prescrizioni di legge contenute nella legislazione europea, nazionale e regionale in merito alla componente ambientale considerata, oltre che alle buone pratiche e ai documenti programmatici (comunitari, nazionali e locali). Questa fase permette di individuare i principi imprescindibili per la valutazione ambientale, a garanzia della sostenibilità della Variante di Piano.

Tabella 1.3.1 – Aspetti della legislazione vigente considerati per le singole componenti ambientali. Componente Aspetti legislativi considerati ambientale 1. Aria Sono stati considerati i contenuti delle norme finalizzate alla riduzione dell’inquinamento atmosferico e alla definizione di obiettivi di qualità, valori guida e valori limite per gli inquinanti atmosferici, oltre alle norme per il contenimento delle emissioni inquinanti, anche in relazione ai gas serra e ad alcune sostanze particolarmente dannose per la fascia dell’ozono. Sono inoltre stati affrontati i contenuti delle norme finalizzate alla valutazione della qualità dell’aria nei centri abitati e alla definizione di interventi di miglioramento e risanamento della qualità dell’aria. Sono infine state considerate le norme relative alla regolamentazione delle emissioni delle varie tipologie di veicoli a motore. 2. Rumore Sono state considerate le norme per la tutela della salute e la salvaguardia dell’ambiente esterno e abitativo dalle sorgenti sonore, con particolare riferimento alla classificazione acustica del territorio, all’eventuale definizione di piani di risanamento acustico e alla definizione dei valori limite e di attenzione di emissione e immissione e di qualità dei livelli sonori. Sono inoltre state considerate le norme per la prevenzione ed il contenimento dell’inquinamento acustico avente origine dall’esercizio delle infrastrutture ferroviarie e stradali. 3. Risorse Sono state considerate le norme sia per la gestione, la tutela e il risparmio della risorsa idrica, in termini di idriche volume di acque impiegate per il consumo umano e di mantenimento dei deflussi minimi nei corsi d’acqua, sia per quanto riguarda la tutela delle acque in relazione alla disciplina e al trattamento degli scarichi che afferiscono ai corpi idrici e fognari e al miglioramento e al risanamento della qualità biologica dei corpi d’acqua. A tal proposito sono stati considerati gli obiettivi di qualità delle acque destinate al consumo umano, gli obiettivi minimi di qualità ambientale delle acque superficiali e sotterranee e gli obiettivi di contenimento di alcune destinazioni d’uso in aree particolarmente sensibili, in relazione alla vulnerabilità dei corpi idrici superficiali o degli acquiferi. Sono stati inoltre considerati gli obiettivi di riutilizzo di acque reflue depurate e in generale delle acque meteoriche per usi compatibili. Sono state infine considerate le norme relative alla protezione della popolazione dal rischio idraulico e alla limitazione degli eventi calamitosi.

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Componente Aspetti legislativi considerati ambientale 4. Suolo e Sono state considerate le norme relative alla difesa del suolo, al dissesto e al rischio idraulico, geologico sottosuolo e geomorfologico, oltre che alla protezione della popolazione dal rischio sismico. Sono stati considerati gli obiettivi di conservazione e recupero di suolo, con particolare riferimento agli obiettivi di salvaguardia del suolo agricolo e di bonifica e messa in sicurezza dei siti inquinati. Sono infine stati considerati gli obiettivi che deve perseguire l’attività estrattiva. 5. Biodiversità e In generale, sono stati considerati gli obiettivi di rilevanza paesaggistica e naturalistica per gli ambiti rurali paesaggio e urbani. Sono stati quindi considerati gli obiettivi delle norme volte alla tutela e alla salvaguardia della biodiversità, con particolare riferimento a quelle per la gestione delle aree naturali protette e degli elementi della Rete Natura 2000, per la tutela di habitat e specie rare o minacciate, per il potenziamento della diversità biologica negli ambienti fortemente antropizzati e per la ricostruzione di elementi di connessione ecologica. Sono stati infine considerati gli obiettivi delle norme volte alla tutela, alla salvaguardia e alla valorizzazione del paesaggio rurale ed urbano, con riferimento sia alle bellezze panoramiche, sia agli elementi di particolare pregio naturale, ambientale e storico-architettonico. 6. Consumi e Sono state considerate le norme relative al contenimento dell’uso di materie prime e della produzione di rifiuti rifiuti e scarti, all’incremento della raccolta differenziata, del riutilizzo, del riciclaggio e del recupero, al contenimento e alla regolamentazione delle attività di smaltimento. Sono state inoltre considerate le norme che disciplinano la gestione delle discariche e il conferimento dei rifiuti in discarica. Sono state infine considerate le norme che regolamentano l’impiego di sostanze particolarmente inquinanti. 7. Energia ed Sono state considerate le norme che regolamentano il contenimento dei consumi energetici, l’impiego di effetto serra fonti rinnovabili di produzione dell’energia e del calore, la progettazione con tecniche di risparmio energetico. È stata inoltre considerata la normativa che disciplina la pianificazione comunale relativo all’uso delle fonti rinnovabili di energia. 8. Mobilità Sono state considerate le norme relative sia agli aspetti di efficienza del sistema di spostamento di merci e persone e ai livelli di servizio delle infrastrutture per la mobilità, sia al contenimento della mobilità urbana e all’impiego di sistemi di trasporto sostenibile, in relazione alla qualità della vita in termini di sicurezza del sistema della mobilità e di contenimento degli impatti ambientali indotti. 9. Modelli Sono state considerate le norme relative alla regolamentazione degli spazi del territorio urbanizzato, in insediativi relazione agli obiettivi da perseguire, all’ammissibilità degli interventi nelle sue varie porzioni, agli standard minimi, all’accessibilità ai servizi, alle dotazioni territoriali e ambientali, in relazione alla possibilità di garantire le migliori condizioni di vita alla popolazione. 10. Turismo Sono state considerate le norme relative alla regolamentazione delle attività turistiche, con particolare riferimento alle forme di turismo compatibile e a basso impatto. 11. Industria Sono state considerate le norme che regolamentano l’organizzazione e la gestione delle aree produttive, con particolare riferimento agli elemento che possono concorrere al contenimento del loro impatto sulla salute umana e sull’ambiente, sia in condizioni ordinarie, sia in caso di incidente. A tale proposito sono state considerate le norme relative alla presenza di industrie particolarmente inquinanti, insalubri o con presenza di sostanze pericolose, oltre alle norme che regolamentano la gestione delle attività produttive, quali l’istituzione di aree ecologicamente attrezzate, l’attivazione di sistemi di gestione ambientale (ISO 14001, EMAS) e la valutazione del ciclo di vita dei prodotti (LCA). Sono infine state considerate le norme relative alla sicurezza sui luoghi di lavoro. 12. Agricoltura Sono state considerate le norme relative alla regolamentazione degli ambiti rurali e delle attività agricole in essi presenti, con particolare riferimento alle forme di coltivazione e alle specie compatibili e a basso impatto e alle politiche agro-ambientali di miglioramento e riqualificazione dell’ambiente e del paesaggio agricolo. 13. Radiazioni Sono state considerate le norme per la protezione dell’esposizione a campi elettromagnetici ad alte e basse frequenze, con particolare riferimento alla definizione di eventuali piani di risanamento di situazioni incompatibili con la salute umana e alla definizione dei valori limite, di attenzione e di qualità di esposizione della popolazione. Sono state considerate anche le norme relative alle radiazioni ionizzanti, con particolare riferimento alla presenza di radionuclidi fissili.

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Componente Aspetti legislativi considerati ambientale 14. Sono stati considerati i contenuti specifici delle norme finalizzate alla costruzione di basi di dati Monitoraggio e conoscitive territoriali e ambientali, oltre a obiettivi di controllo e monitoraggio relativi alle singole prevenzione componenti ambientali, desunti dalle legislazioni di settore e accorpati in questa componente ambientale per semplicità.

1.4 Analisi dello stato del territorio interessato dal SUAP in Variante

Ai fini della descrizione delle caratteristiche ambientali e territoriali dell’area direttamente oggetto del presente SUAP in Variante e del limitrofo areale di studio sono impiegate le informazioni contenute nella VAS del PGT vigente e delle relative varianti ove pertinenti, opportunamente integrate ed aggiornate in relazione alla specificità dell’area di intervento e all’eventuale disponibilità di dati maggiormente recenti, anche con riferimento agli specifici studi condotti per il presente SUAP (Allegato 1.B).

1.5 Individuazione degli obiettivi generali degli strumenti di pianificazione sovraordinati

1.5.1 Il Piano Territoriale Regionale

Il Piano Territoriale Regionale (PTR) è stato approvato con DCR n.VIII-951/2010 e assume anche i contenuti di Piano Paesaggistico aggiornando il PTPR pre-vigente.

Il PTR definisce tre macro-obiettivi quali basi delle politiche territoriali lombarde per il perseguimento dello sviluppo sostenibile, che concorrono al miglioramento della vita dei cittadini:

- rafforzare la competitività dei territori della Lombardia; - riequilibrare il territorio lombardo; - proteggere e valorizzare le risorse della regione.

Per la crescita durevole della Lombardia, il filo rosso che collega i tre macro-obiettivi alla concretezza dell’azione passa attraverso l’individuazione e l’articolazione nei 24 obiettivi che il PTR propone (Tabella 1.5.1). Tali obiettivi sono poi declinati in obiettivi tematici relativamente ad alcuni temi di interesse del PTR: Ambiente, Assetto territoriale, Assetto economico/produttivo, Paesaggio e patrimonio culturale, Assetto sociale (Tabella 1.5.2); ogni obiettivo tematico permette il raggiungimento di uno o più dei 24 obiettivi del PTR, direttamente o indirettamente.

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Tabella 1.5.1 – Obiettivi del Piano Territoriale Regionale vigente (PTR). ID Descrizione 1 Favorire, come condizione necessaria per la valorizzazione dei territori, l’innovazione, lo sviluppo della conoscenza e la sua diffusione: in campo produttivo (agricoltura, costruzioni e industria) e per ridurre l’impatto della produzione sull’ambiente; nella gestione e nella fornitura dei servizi (dalla mobilità ai servizi); nell’uso delle risorse e nella produzione di energia; e nelle pratiche di governo del territorio, prevedendo processi partecipativi e diffondendo la cultura della prevenzione del rischio 2 Favorire le relazioni di lungo e di breve raggio, tra i territori della Lombardia e tra il territorio regionale e l’esterno, intervenendo sulle reti materiali (infrastrutture di trasporto e reti tecnologiche) e immateriali (sistema delle fiere, sistema delle università, centri di eccellenza, network culturali), con attenzione alla sostenibilità ambientale e all’integrazione paesaggistica 3 Assicurare, a tutti i territori della regione e a tutti i cittadini, l’accesso ai servizi pubblici e di pubblica utilità, attraverso una pianificazione integrata delle reti della mobilità, tecnologiche, distributive, culturali, della formazione, sanitarie, energetiche e dei servizi 4 Perseguire l’efficienza nella fornitura dei servizi pubblici e di pubblica utilità, agendo sulla pianificazione integrata delle reti, sulla riduzione degli sprechi e sulla gestione ottimale del servizio 5 Migliorare la qualità e la vitalità dei contesti urbani e dell’abitare nella sua accezione estensiva di spazio fisico, relazionale, di movimento e identitaria (contesti multifunzionali, accessibili, ambientalmente qualificati e sostenibili, paesaggisticamente coerenti e riconoscibili) attraverso: la promozione della qualità architettonica degli interventi; la riduzione del fabbisogno energetico degli edifici; il recupero delle aree degradate; la riqualificazione dei quartieri di ERP; l’integrazione funzionale; il riequilibrio tra aree marginali e centrali; la promozione di processi partecipativi 6 Porre le condizioni per un’offerta adeguata alla domanda di spazi per la residenza, la produzione, il commercio, lo sport e il tempo libero, agendo prioritariamente su contesti da riqualificare o da recuperare e riducendo il ricorso all’utilizzo di suolo libero 7 Tutelare la salute del cittadino, attraverso il miglioramento della qualità dell’ambiente, la prevenzione e il contenimento dell’inquinamento delle acque, acustico, dei suoli, elettromagnetico, luminoso e atmosferico 8 Perseguire la sicurezza dei cittadini rispetto ai rischi derivanti dai modi di utilizzo del territorio, agendo sulla prevenzione e diffusione della conoscenza del rischio (idrogeologico, sismico, industriale, tecnologico, derivante dalla mobilità, dagli usi del sottosuolo, dalla presenza di manufatti, dalle attività estrattive), sulla pianificazione e sull’utilizzo prudente e sostenibile del suolo e delle acque 9 Assicurare l’equità nella distribuzione sul territorio dei costi e dei benefici economici, sociali ed ambientali derivanti dallo sviluppo economico, infrastrutturale ed edilizio 10 Promuovere l’offerta integrata di funzioni turistico-ricreative sostenibili, mettendo a sistema le risorse ambientali, culturali, paesaggistiche e agroalimentari della regione e diffondendo la cultura del turismo non invasivo 11 Promuovere un sistema produttivo di eccellenza attraverso: il rilancio del sistema agroalimentare come fattore di produzione ma anche come settore turistico, privilegiando le modalità; coltura a basso impatto e una fruizione turistica sostenibile; il miglioramento della competitività del sistema industriale tramite la concentrazione delle risorse su aree e obiettivi; strategici, privilegiando i settori a basso impatto ambientale; lo sviluppo del sistema fieristico con attenzione alla sostenibilità 12 Valorizzare il ruolo di Milano quale punto di forza del sistema economico, culturale e dell’innovazione e come competitore a livello globale 13 Realizzare, per il contenimento della diffusione urbana, un sistema policentrico di centralità urbane compatte ponendo attenzione al rapporto tra centri urbani e aree meno dense, alla valorizzazione dei piccoli centri come strumenti di presidio del territorio, al miglioramento del sistema infrastrutturale, attraverso azioni che controllino l’utilizzo estensivo di suolo 14 Riequilibrare ambientalmente e valorizzare paesaggisticamente i territori della Lombardia, anche attraverso un attento utilizzo dei sistemi agricolo e forestale come elementi di ricomposizione paesaggistica, di rinaturalizzazione del territorio, tenendo conto delle potenzialità degli habitat

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ID Descrizione 15 Supportare gli Enti Locali nell’attività di programmazione e promuovere la sperimentazione e la qualità programmatica e progettuale, in modo che sia garantito il perseguimento della sostenibilità della crescita nella programmazione e nella progettazione a tutti i livelli di governo 16 Tutelare le risorse scarse (acqua, suolo e fonti energetiche) indispensabili per il perseguimento dello sviluppo attraverso l’utilizzo razionale e responsabile delle risorse anche in termini di risparmio, l’efficienza nei processi di produzione ed erogazione, il recupero e il riutilizzo dei territori degradati e delle aree dismesse, il riutilizzo dei rifiuti 17 Garantire la qualità delle risorse naturali e ambientali, attraverso la progettazione delle reti ecologiche, la riduzione delle emissioni climalteranti ed inquinanti, il contenimento dell’inquinamento delle acque, acustico, dei suoli, elettromagnetico e luminoso, la gestione idrica integrata 18 Favorire la graduale trasformazione dei comportamenti, anche individuali, e degli approcci culturali verso un utilizzo razionale e sostenibile di ogni risorsa, l’attenzione ai temi ambientali e della biodiversità, paesaggistici e culturali, la fruizione turistica sostenibile, attraverso azioni di educazione nelle scuole, di formazione degli operatori e di sensibilizzazione dell’opinione pubblica 19 Valorizzare in forma integrata il territorio e le sue risorse, anche attraverso la messa a sistema dei patrimoni paesaggistico, culturale, ambientale, naturalistico, forestale e agroalimentare e il riconoscimento del loro valore intrinseco come capitale fondamentale per l’identità della Lombardia 20 Promuovere l’integrazione paesistica, ambientale e naturalistica degli interventi derivanti dallo sviluppo economico, infrastrutturale ed edilizio, tramite la promozione della qualità progettuale, la mitigazione degli impatti ambientali e la migliore contestualizzazione degli interventi già realizzati 21 Realizzare la pianificazione integrata del territorio e degli interventi, con particolare attenzione alla rigorosa mitigazione degli impatti, assumendo l’agricoltura e il paesaggio come fattori di qualificazione progettuale e di valorizzazione del territorio 22 Responsabilizzare la collettività e promuovere l’innovazione di prodotto e di processo al fine di minimizzare l’impatto delle attività antropiche sia legate alla produzione (attività agricola, industriale, commerciale) che alla vita quotidiana (mobilità, residenza, turismo) 23 Gestire con modalità istituzionali cooperative le funzioni e le complessità dei sistemi transregionali attraverso il miglioramento della cooperazione 24 Rafforzare il ruolo di “Motore Europeo” della Lombardia, garantendo le condizioni per la competitività di funzioni e di contesti regionali forti

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Tabella 1.5.2 – Obiettivi tematici del Piano Territoriale Regionale vigente (PTR). Ambiente TM 1.1 Migliorare la qualità dell’aria e ridurre le emissioni climalteranti ed inquinanti TM 1.2 Tutelare e promuovere l’uso razionale delle risorse idriche, con priorità per quelle potabili, per assicurare l’utilizzo della “risorsa acqua” di qualità, in condizioni ottimali (in termini di quantità e di costi sostenibili per l’utenza) e durevoli TM 1.3 Mitigare il rischio di esondazione TM 1.4 Perseguire la riqualificazione ambientale dei corsi d’acqua TM 1.5 Promuovere la fruizione sostenibile ai fini turistico-ricreativi dei corsi d’acqua TM 1.6 Garantire la sicurezza degli sbarramenti e dei bacini di accumulo di competenza regionale, assicurare la pubblica incolumità delle popolazioni e la protezione dei territori posti a valle delle opere TM 1.7 Difendere il suolo e la tutela dal rischio idrogeologico e sismico TM 1.8 Prevenire i fenomeni di erosione, deterioramento e contaminazione dei suoli TM 1.9 Tutelare e aumentare la biodiversità, con particolare attenzione per la flora e la fauna minacciate TM 1.10 Conservare e valorizzare gli ecosistemi e la rete ecologica regionale TM 1.11 Coordinare le politiche ambientali e di sviluppo rurale TM 1.12 Prevenire, contenere e abbattere l’inquinamento acustico TM 1.13 Prevenire, contenere e abbattere l’inquinamento elettromagnetico e luminoso TM 1.14 Prevenire e ridurre l’esposizione della popolazione al radon indoor Assetto territoriale TM 2.1 Intervenire sul sistema delle infrastrutture di collegamento affinché permettano l’accesso ai poli regionali e favoriscano le relazioni con l’esterno da tutto il territorio lombardo, attraverso un’effettiva integrazione con la rete europea e tra reti lunghe e reti brevi. Utilizzare le opportunità della maglia infrastrutturale per incentivare la creazione di un sistema policentrico, favorendo l’accessibilità ai poli principali, tra poli secondari e tra aree periferiche TM 2.2 Ridurre i carichi di traffico nelle aree congestionate TM 2.3 Garantire un servizio di trasporto pubblico locale di qualità TM 2.4 Mettere in atto politiche di innovazione a lungo termine nel campo nella mobilità TM 2.5 Garantire l’accesso alle reti tecnologiche e delle nuove telecomunicazioni a tutto il territorio, in particolare alle aree meno accessibili TM 2.6 Promuovere la pianificazione integrata delle reti infrastrutturali e una progettazione che integri paesisticamente e ambientalmente gli interventi infrastrutturali TM 2.7 Migliorare i servizi di gestione e di recupero dei rifiuti, senza pregiudicare la qualità dell’ambiente TM 2.8 Ridurre la produzione e la nocività dei rifiuti, in particolare alla fonte TM 2.9 Intervenire sulla capacità del sistema distributivo di organizzare il territorio affinché non si creino squilibri tra polarità, abbandono dei centri minori e aumento della congestione lungo le principali direttrici commerciali TM 2.10 Perseguire la riqualificazione e la qualificazione dello sviluppo urbano TM 2.11 Perseguire il riassetto del sistema urbano lombardo (utilizzando le principali infrastrutture previste come opportunità), rafforzare i grandi poli urbani esterni senza pregiudicare il ruolo di Milano come principale centro del nord Italia e dei piccoli centri come strumenti di presidio del territorio TM 2.12 Garantire un'equilibrata dotazione di servizi nel territorio e negli abitati al fine di permetterne la fruibilità da parte di tutta la popolazione, garantendo ai comuni marginali un adeguato accesso ai servizi per arrestarne e ridurne l'emarginazione TM 2.13 Contenere il consumo di suolo TM 2.14 Garantire la qualità progettuale e la sostenibilità ambientale degli insediamenti TM 2.15 Valorizzare e riqualificare le aree di particolare pregio (Navigli e Mincio) TM 2.16 Contenere i costi ambientali e sociali nei processi di infrastrutturazione del sottosuolo TM 2.17 Realizzare un servizio di trasporto pubblico d’eccellenza e sviluppare forme di mobilità sostenibile TM 2.18 Riorganizzare il sistema delle merci per uno sviluppo del settore più sostenibile TM 2.19 Sviluppare l’Infrastruttura per l’informazione territoriale (IIT)

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Assetto economico/produttivo TM 3.1 Realizzare interventi per la promozione, anche a livello prototipale, di esperienze per lo sfruttamento di energie rinnovabili e pulite e dei combustibili a basso impatto ambientale, per diffonderne più capillarmente l’impiego sul territorio e per ridurre gli impatti ambientali e paesaggistici in campo energetico TM 3.2 Riorganizzare il sistema energetico lombardo tenendo conto della salvaguardia della salute della cittadinanza e degli aspetti sociali, occupazionali, di tutela dei consumatori più deboli e migliorare l’informazione alla cittadinanza sul tema energetico TM 3.3 Incentivare il risparmio e l’efficienza energetica, riducendo la dipendenza energetica della Regione TM 3.4 Migliorare la competitività del sistema agroalimentare e le politiche di innovazione TM 3.5 Valorizzare la produzione agricola ad elevato valore aggiunto TM 3.6 Sostenere le pratiche agricole a maggiore compatibilità ambientale e territoriale, riducendo l’impatto ambientale dell’attività agricola, in particolare di carattere intensivo TM 3.7 Migliorare la sostenibilità ambientale del sistema delle imprese lombarde TM 3.8 Migliorare la competitività del sistema industriale lombardo TM 3.9 Garantire una maggiore sicurezza dal rischio industriale e prevenire i rischi tecnologici TM 3.10 Completare la programmazione per il comparto estrattivo (cave e miniere) assicurando la fornitura di inerti nel settore delle costruzioni e per le opere pubbliche TM 3.11 Incentivare uno sviluppo imprenditoriale nelle aree a vocazione turistica, che valorizzi le risorse nell’ottica del turismo sostenibile, favorendo la convergenza negli obiettivi e nell’attuazione degli interventi TM 3.12 Potenziare lo sviluppo turistico sostenibile su tutto il territorio lombardo ed in particolare nelle aree protette e di Rete Natura 2000 TM 3.13 Promuovere i centri di ricerca pubblici e privati presenti sul territorio lombardo come fattore di competitività della Regione TM 3.14 Promuovere una rete distributiva sostenibile, che possa contribuire al miglioramento della competitività del territorio TM 3.15 Promuovere, sviluppare e qualificare il Sistema fieristico lombardo

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Paesaggio e patrimonio culturale TM 4.1 Valorizzare, anche attraverso la conoscenza e il riconoscimento del valore, il patrimonio culturale e paesaggistico, in quanto identità del territorio lombardo, e ricchezza e valore prioritario in sé, ponendo attenzione non solo ai beni considerati isolatamente, ma anche al contesto storico e territoriale di riferimento TM 4.2 Migliorare la qualità, la quantità e la fruizione dei servizi culturali offerti al pubblico e valorizzare i contesti territoriali di riferimento TM 4.3 Sensibilizzare rispetto ai temi ambientali e del patrimonio culturale, anche nella loro fruizione turistica, e avviare procedure di partecipazione del pubblico e degli amministratori pubblici alla definizione delle politiche paesaggistiche al fine di meglio interpretare il rapporto identitario fra i cittadini e il loro patrimonio paesaggistico culturale TM 4.4 Promuovere l’integrazione delle politiche per il patrimonio paesaggistico e culturale negli strumenti di pianificazione urbanistico/territoriale degli Enti Locali, al fine di conoscere, tutelare e valorizzare i caratteri identitari dei rispettivi territori, con l’applicazione sistematica di modalità di progettazione integrata che assumano la qualità paesistico- culturale e la tutela delle risorse naturali come criterio prioritario e opportunità di qualificazione progettuale TM 4.5 Riconoscere e valorizzare il carattere trasversale delle politiche inerenti il paesaggio e il loro carattere multifunzionale, con riferimento sia ai settori di potenziale rapporto sinergico (cultura, agricoltura, ambiente, turismo), sia a quei settori i cui interventi presentano un forte impatto sul territorio (infrastrutture, opere pubbliche, commercio, industria) e che possono ottenere un migliore inserimento ambientale e consenso sociale integrando i propri obiettivi con gli obiettivi di valorizzazione paesaggistica del contesto TM 4.6 Riqualificare e recuperare dal punto di vista paesaggistico le aree degradate o compromesse e mettere in campo azioni utili ad impedire o contenere i processi di degrado e compromissione in corso o prevedibili TM 4.7 Promuovere interventi di turismo culturale e marketing territoriale al fine di valorizzare anche economicamente gli interventi su Beni, Servizi e Attività culturali, evitando che le strutture connesse alle attività turistiche (alberghi, strutture per il tempo libero, ecc.) siano realizzate assecondando programmi di sfruttamento immediato delle risorse, ma secondo una prospettiva di lungo periodo attenta a non compromettere le attrattive paesaggistiche e culturali in quanto ricchezza collettiva da conservare nella sua integrità e potenzialità turistica Assetto sociale TM 5.1 Adeguare le politiche abitative alla crescente vulnerabilità sociale di strati di popolazione sempre più vasti TM 5.2 Incentivare l’integrazione di alcune fasce sociali a rischio di marginalizzazione TM 5.3 Realizzare interventi di edilizia residenziale pubblica nei capoluoghi di Provincia e nei Comuni a fabbisogno abitativo elevato, rivitalizzando il contesto urbano ed il tessuto sociale TM 5.4 Promuovere l’innovazione come strumento per la sensibilizzazione sulle tematiche ambientali e sociali nel campo dell’edilizia e per la promozione di interventi residenziali di tipo innovativo, che consentano la qualità relazionale tra gli utenti e la loro sicurezza, anche attraverso la razionalizzazione dei servizi TM 5.5 Garantire parità d’accesso a servizi di qualità a tutti i cittadini TM 5.6 Incentivare comportamenti che riducano il rischio derivante ai cittadini da un cattivo utilizzo del mezzo di trasporto privato TM 5.7 Aumentare la sicurezza e la salute dei lavoratori sui luoghi di lavoro TM 5.8 Potenziare le opportunità di accesso dei giovani alla "vita attiva" (casa, lavoro..)

1.5.2 Il Piano Territoriale Regionale d’Area (PTRA) Franciacorta

Al momento di redazione del presente documento è stata resa disponibile la proposta di Documento di Piano del Piano Territoriale d'Area Franciacorta e il relativo Rapporto Ambientale, la cui procedura di redazione è stata avviata con DGR n.3791/2015 con la collaborazione delle Università di Brescia e di Bergamo

Il PTRA ha l’ambizioso obiettivo di orientare il territorio verso uno sviluppo economico più sostenibile, in grado di integrare sinergicamente i molteplici interessi presenti sul territorio. L’obiettivo generale individuato, che

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rappresenta, si può dire, il fil rouge che ha segnato tutta la costruzione del piano, può essere espresso dallo slogan: “la fabbrica delle opportunità al fine di elevare la qualità del territorio, risultante della qualità dei suoi prodotti e del modo di vivere dei suoi abitanti, al livello di qualità del brand che lo identifica nel mondo intero”. In sostanza ci si riferisce al fatto che la qualità del territorio sotto il profilo ambientale, sociale ed economico – in una parola la sua sostenibilità – economica, sociale e culturale è strettamente connessa, si riflette e dipende dalla qualità dei beni che in quel territorio vengono prodotti (in tutti i settori produttivi di beni materiali e immateriali ed in particolare per la produzione del vino) e dallo stile di vita dei suoi abitanti. Queste tre componenti sono strettamente interrelate tra loro e in ciascuna delle quali si vada ad agire si potranno realizzare degli effetti anche sulle altre.

Questo obiettivo generale può essere declinato in tre obiettivi strategici, ognuno dei quali ha determinato una serie di approfondimenti su temi più specifici per cercare di meglio circoscrivere l’obiettivo stesso:

1. Orientare lo sviluppo del territorio verso la riduzione del consumo di suolo e la rigenerazione urbana/territoriale: 1.1 Criteri per il corretto utilizzo della risorsa suolo; 1.2 Rigenerazione territoriale e urbana; 1.3 Indicazione degli strumenti di perequazione territoriale e delle aree di potenziale applicazione per trasformazioni di carattere sovralocale; 1.4 Indicazione degli strumenti di livello locale per migliorare la qualità e l’attrattività del territorio; 2. Promuovere l’attrattività paesaggistica e la competitività territoriale: 2.1 Valorizzazione delle rilevanze naturalistico-ambientali e delle aree agricole di pregio;

2.2 Valorizzazione delle emergenze storico-paesaggistiche;

2.3 Azioni di riequilibrio, miglioramento e corretta gestione paesaggistica dei paesaggi; dell’abbandono e delle aree complesse;

2.4 Promuovere il paesaggio come opportunità per un turismo di qualità;

2.5 Temi progettuali di governance e infrastrutturazione spaziale finalizzati alla valorizzazione del paesaggio; 3. Sostenere un sistema integrato di accessibilità e mobilità sostenibile: 3.1 Proposte di rivitalizzazione e riutilizzo delle linee ferroviarie;

3.2 Pianificazione delle reti sovralocali di mobilità lenta e sue interconnessioni con altri sistemi infrastrutturali o modali e con le emergenze paesaggistiche e culturali della zona;

3.3 Proposta di un sistema di mobilità integrato gomma-ferro.

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1.5.3 Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale

Tra gli strumenti di programmazione e pianificazione sovraordinati al PGT comunale e direttamente influenti sulle sue scelte, quello di maggiore rilevanza è rappresentato dal Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) della Provincia di Brescia, che detta prescrizioni, direttive e indirizzi immediatamente influenti sui territori comunali interessati.

A tal fine sono stati, pertanto, individuati gli obiettivi fissati dal vigente PTCP (Tabella 1.5.3), che rappresentano lo strumento con il quale si deve confrontare direttamente il PGT e ne deve garantire il rispetto delle prescrizioni e l’adeguata considerazione delle direttive e degli indirizzi.

Tabella 1.5.3 – Macro-obiettivi del Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) vigente. 1. garantire un equilibrato sviluppo socio-economico del territorio provinciale in un’ottica di competitività e miglioramento della qualità della vita; 2. riconoscere i differenti territori presenti in ambito provinciale, tutelando e valorizzando le risorse e le identità culturali e ambientali locali che li caratterizzano; 3. definire il quadro di riferimento per le reti di mobilità e tecnologiche, per il sistema dei servizi, ed in generale per tutti i temi di rilevanza sovracomunale; 4. migliorare la qualità ambientale e la resilienza del territorio contribuendo alla protezione delle risorse ambientali e alla prevenzione e contenimento dell’inquinamento e dei rischi, riconoscendo il ruolo dei servizi ecosistemici e promuovendo le green infrastructure nella pianificazione e programmazione generale e di settore e perseguendo la sostenibilità delle singole trasformazioni urbanistiche e territoriali; 5. tutelare le risorse paesaggistiche prevenendo e riducendo i fenomeni di degrado attraverso il coordinamento degli strumenti di pianificazione e programmazione generale e il controllo dei singoli interventi; 6. contenere il consumo di suolo evitando gli usi incompatibili e non sostenibili sotto il profilo ambientale e territoriale; 7. rafforzare la cooperazione fra enti su temi di interesse sovracomunale, anche attraverso lo sviluppo di azioni di pianificazione di area vasta e strumenti negoziali o modelli perequativi; 8. promuovere la programmazione integrata degli interventi di trasformazione del territorio quale supporto all'attuazione della rete verde, della rete ecologica e delle reti di mobilità e servizi sovracomunali; 9. promuovere il territorio, le sue potenzialità e le capacità imprenditoriali che si sono nel tempo formate nei comparti del primario, secondario e terziario; 10. coordinare le strategie e azioni di interesse sovracomunale dei piani e programmi territoriali e di settore; 11. sostenere la diversificazione e la multifunzionalità delle attività agricole nel quadro di una politica di sviluppo integrato nel territorio.

1.6 Individuazione degli obiettivi generali del PGT vigente

Al fine di verificare la coerenza degli obiettivi del presente SUAP in Variante con gli obiettivi generali dello strumento urbanistico vigente, sono richiamati gli obiettivi fissati dal vigente PGT finalizzati a 6 macroaree di pianificazione (Tabella 1.6.1).

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Tabella 1.6.1 – Obiettivi generali del Piano di Governo del Territorio (PGT) vigente. Macroarea di pianificazione Descrizione Il Piano sottolinea la centralità e la rilevanza dei temi di sviluppo sostenibile e di Sistema ambientale e sostenibilità ambientale, con stretto riferimento all’obiettivo di tutela dell’ambiente, da realizzarsi attraverso la salvaguardia del paesaggio e del patrimonio storicoculturale ed paesistico ecologico. Rilevanti in tal senso sono anche gli aspetti geologici, idrogeologici e sismici del territorio, in osservanza all’articolo 8, comma 2, lettera e) della legge urbanistica regionale. L’Amministrazione Comunale intende, attraverso gli elaborati che costituiranno il PGT, provvedere a un riordino e potenziamento del sistema stradale esistente, razionalizzando Sistema della mobilità gli spazi per la sosta e riqualificando le infrastrutture con progetti mirati al miglioramento territoriale della sicurezza del sistema della viabilità, e a limitare l’inquinamento acustico e atmosferico, anche prevedendo forme di mitigazione adeguate sulle strade di grande comunicazione. L'Amministrazione Comunale intende promuovere interventi che consentano di accrescere Sistema dei servizi e sottoservizi la fruibilità dei servizi esistenti e di progetto, attraverso l’eliminazione delle barriere architettoniche e il potenziamento delle reti dei sottoservizi generali a uso della collettività. Con l’obiettivo di sostenere un adeguato sviluppo economico e sociale sono previsti interventi a favore del sistema agricolo (valorizzazione delle colture specializzate, recupero patrimonio rurale esistente), produttivo (sostegno alle attività insediate e Sistema produttivo, terziario e rilocalizzazione in contesti idonei), artigianale di servizio (favorirne il consolidamento, la turistico qualificazione e lo sviluppo di attività relative, all’interno dei NAF), terziario (incentivo ai complessi a servizio della collettività e delle attività direzionali), e turistico (potenziamento delle strutture esistenti, e incentivo alla localizzazione di nuove strutture ricettive a carattere residenziale e alberghiero). Per sviluppare il settore commerciale in osservanza al reale fabbisogno della popolazione Sistema della distribuzione è necessario analizzare adeguatamente il territorio e gli utenti in modo da mantenere un commerciale equilibrio fra le scelte di localizzazione commerciale ed il contesto territoriale, relazionando così la distribuzione dei servizi e delle infrastrutture viarie. I Nuclei di Antica Formazione sono analizzati come un caposaldo fondativo e nodale di una rete più ampia, dove i nuclei minori e le preesistenze sparse, ancorati alla viabilità Sviluppo delle attività storica, permettono di leggere l'impianto insediativo originario dell'intero territorio insediative residenziali comunale. Il recupero dei NAF e delle cascine abbandonate consente di minimizzare il consumo di suolo. Per soddisfare le esigenze della collettività, particolare attenzione sarà rivolta all’edilizia economico popolare.

1.7 Definizione degli obiettivi e delle azioni del SUAP in Variante

Distillerie Franciacorta S.p.A. produce e/o commercializza alcolati, grappa, alcool, liquori, sciroppi, aromi ed estratti, essenze, succhi per uso alimentare, birre, creme per l’industria dolciaria, bibite analcoliche, vini a spumanti d.o.c., olio, aceto ed acque minerali. La clientela servita dalla Società è principalmente rappresentata in Italia dalla Grande Distribuzione Organizzata, dal canale Ho.re.ca e dall’industria dolciaria, mentre all’estero da importatori locali, dall’industria dolciaria e dalla Grande Distribuzione organizzata.

L’azienda nel periodo 2012-2015 ha visto il progressivo aumento del fatturato, con un incremento, nell’ultimo anno, di oltre l’8%. La struttura produttiva è ora composta da:

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1. tre linee di imbottigliamento a ciclo continuo automatizzate; tale struttura è in grado di produrre 5 milioni di bottiglie all’anno, suddivise in vari formati e capacità;

2. tre linee di produzione di creme e cioccolato per l’industria dolciaria in cisterne da 1.000 kg.

Il ciclo produttivo della linea di imbottigliamento avviene in una catena di montaggio assistita da computer e da appositi robot. Inizia col prelievo e la soffiatura delle bottiglie di vetro per proseguire poi con il riempimento dei liquidi tramite una riempitrice, la tappatura, l’etichettatura, l’inscatolamento e la palettizzazione in bancali già pronti per essere immagazzinati o spediti. Il ciclo produttivo di ogni linea di produzione di creme e cioccolato, invece, avviene tramite la miscelazione degli ingredienti in grossi serbatoi dalla capacità di 10.000 kg.

La strategia di crescita del fatturato di Distillerie Franciacorta S.p.A. prevede:

- incremento di fatturato nel settore creme per l’industria dolciaria sia nel mercato nazionale che nel mercato Europeo, visto i positivi risultati conseguiti negli ultimi anni;

- avviamento della produzione interna di birra di alta qualità destinata al mercato premium, dopo il positivo riscontro di vendita nell’ultimo esercizio di prodotti acquistati da terzi;

- avviamento della fornitura di creme in recipienti da 5 kg, destinati ai piccoli produttori dolciari ed alle pasticcerie;

- incremento degli investimenti in marketing e pubblicità nel mercato statunitense ed europeo per sostenere le vendite della linea “Amaretto Gozio”;

- incremento delle vendite nel canale Horeca soprattutto della linea “Borgo Antico S. Vitale” e “Castello di Gussago”;

- consolidamento delle vendite della linea Grappe e Brandy nel mercato della Grande Distribuzione Organizzata.

Per poter incrementare la capacità produttiva della Società e nel frattempo per cercare di ridurre i costi di produzione sono necessari notevoli investimenti sia in macchinari ed impianti che in immobili visto che l’attuale sede della Società è sottodimensionata rispetto alle reali esigenze produttive. Per quanto riguarda la struttura produttiva si prevede di:

1. implementare due linee di produzione creme e cioccolato, da collocare al posto dell’attuale magazzino prodotti finiti (visto la vicinanza con le linee di produzione esistenti);

2. implementare una linea per la produzione di creme e cioccolato in secchi da 5 kg da collocare al posto dell’attuale magazzino materie prime (visto la vicinanza con le linee di produzione esistenti);

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3. ampliamento della sede attuale, al fine di creare un edificio destinato ad essere utilizzato come magazzino materie prime e prodotti finiti;

4. implementazione di una linea di produzione di birra artigianale, da collocare nel nuovo immobile industriale;

5. al fine di ridurre i costi di trasporto e movimentazione delle vinacce e dei distillati, e per meglio razionalizzare la produzione, si prevede la chiusura dell’attività di distillazione presso l’altra sede produttiva in Cortefranca, con trasferimento nel nuovo immobile industriale; il nuovo immobile sarà anche utilizzato per lo stoccaggio delle vinacce da distillare; con questo trasloco sarà potenziata la capacità produttiva al fine di ridurre l’acquisto di distillati da altri produttori.

Alla luce di quanto sopra espresso, il SUAP in Variante al PGT vigente in oggetto, presentato da Distillerie Franciacorta S.p.A. – Via Mandolossa n.80 (Figura 1.7.1), assume come obiettivo prioritario, a fronte di una significativa espansione produttiva ed economica della ditta, la riorganizzazione aziendale per lo sviluppo e l’implementazione della produzione, cosa non perseguibile con la superficie produttiva a disposizione di fatto sottodimensionata rispetto alle odierne esigenze aziendali.

Attualmente la Distillerie Franciacorta S.p.A. occupa un’area di circa 19.525 m2, posta nella zona industriale del Comune di Gussago ad ovest di Via Mandolossa. L’area industriale confina a nord e ad est con strada privata ad uso pubblico di proprietà della ditta richiedente, a sud con altra attività industriale e ad ovest con un’area agricola. Si propone, pertanto, l’ampliamento dell’insediamento esistente, interessando una superficie territoriale complessiva di 64.926,35 m2 (Allegato 01, Figure 01 e 02), con una superficie coperta di ampliamento pari a 16.700,20 m2 a fronte degli attuali 10.909,46 m2 e una Slp di ampliamento pari a 17.456,50 m2 a fronte degli attuali 11.688,77 m2. L’intervento sarà attuato per stralci coerentemente con il “Piano Industriale 2017 - 2021” aziendale.

Rispetto alla proposta di SUAP presentata in sede di Documento di Scoping, anche sulla base dei contributi pervenuti in quella sede, si è provveduto alla riduzione della superficie territoriale da esso interessata, escludendo la porzione più settentrionale che interessa un Ambito agricolo di interesse strategico individuato dal PTCP.

Nello specifico il SUAP ha per oggetto la realizzazione di due nuovi edifici produttivi in ampliamento all’attuale sede delle Distillerie Franciacorta S.p.A. e le relative opere connesse (allacciamento alle reti tecnologiche e di scarico municipali, opere di urbanizzazione, ecc.) (Figura 1.7.1). L’edificio A) è sede dell’attuale attività produttiva, mentre gli edifici B) e C) sono gli ampliamenti previsti in progetto.

L’immobile indicato con la lettera “B” (Figura 1.7.2), sarà destinato all’attività di distillazione e stoccaggio sia delle vinacce raccolte da distillare che della grappa in botti da invecchiare e si prevede che verrà realizzato entro la

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fine dell’anno 2018. Quello indicato con la lettera “C” (Figura 1.7.3), sarà destinato all’implementazione di una linea di produzione “settore creme”, di una linea di produzione ed imbottigliamento “settore beverage” e ad accogliere il nuovo magazzino prodotti finiti e materie prime e si prevede che verrà realizzato entro la fine dell’anno 2021.

B

A

C

Figura 1.7.1 – Proposta di organizzazione del SUAP “Distillerie Franciacorta S.p.A.” – l’edificio A) è sede dell’attuale attività produttiva, mentre gli edifici B) e C) sono gli ampliamenti proposti in progetto (fuori scala).

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Figura 1.7.2 - Capannone B: pianta, prospetti e sezioni di progetto (fuori scala).

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Figura 1.7.3 - Capannone C: prospetti e sezioni di progetto (fuori scala).

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2. Fase 2: Valutazione Ambientale preliminare (VAp) degli obiettivi generali del SUAP in Variante

2.1 Aspetti introduttivi

La Fase 2 rappresenta la prima fase di valutazione, in cui l’Obiettivo generale del SUAP in Variante (OGP) è confrontato con le caratteristiche del territorio comunale, con la finalità di verificare la coerenza tra le scelte effettuate e le problematiche esistenti.

Innanzi tutto è stato condotto il confronto dell’Obiettivo Generale del SUAP in Variante (OGP) con gli Obiettivi generali del PGT vigente (Valutazione di Coerenza Interna preliminare – VCIp); tale valutazione è mirata all’individuazione di obiettivi contrastanti con i principi generali dello strumento vigente.

Successivamente, è stato condotto il confronto dell’Obiettivo generale del SUAP in Variante (OGP) con gli obiettivi della pianificazione sovraordinata, in modo da verificare che tutte le tematiche ambientali di maggiore rilevanza per il territorio in esame siano adeguatamente considerate (Valutazione di Coerenza Esterna preliminare – VCEp).

La valutazione di Coerenza Interna preliminare (VCIp) e la Valutazione di Coerenza Esterna preliminare (VCEp) sono condotte attraverso giudizi di tipo qualitativo volti a verificare la coerenza o meno dell’Obiettivo Generale del SUAP in Variante con gli obiettivi generali del PGT vigente e dei piani sovraordinati.

In termini pratici, i confronti sopra descritti si attuano attraverso una serie di matrici (matrici di coerenza) nelle quali si riportano:

- in riga gli obiettivi generali del PGT, del PTR, del PTRA “Franciacorta” o del PTCP;

- in colonna l’Obiettivo Generale del SUAP in Variante (OGP);

- nelle intersezioni riga-colonna (celle della matrice):

- SI: ogniqualvolta si riscontra coerenza tra gli obiettivi posti a confronto;

- NO: ogniqualvolta gli obiettivi confrontati siano, anche solo parzialmente, in contrasto;

- CELLA VUOTA: quando gli obiettivi confrontati non sembrano porsi in relazione tra loro e non è quindi possibile rilevare né coerenza, né contrasto.

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2.2 Valutazione di Coerenza Interna preliminare (VCIp)

La Valutazione di Coerenza Interna preliminare (VCIp) del SUAP in Variante al PGT in oggetto prevede il confronto dell’Obiettivo Generale del SUAP in Variante (OGP) con gli Obiettivi generali del PGT vigente, al fine di verificare preliminarmente la coerenza con lo strumento generale vigente.

Il confronto fra l’Obiettivo Generale del SUAP in Variante (OGP) e gli obiettivi generali del PGT, riportato per intero in Allegato 2.A, ha evidenziato come l’Obiettivo Generale del SUAP in Variante risulti coerente con l’obiettivo del Piano inerente il sistema produttivo (“con l’obiettivo di sostenere un adeguato sviluppo economico e sociale sono previsti interventi a favore del sistema […] produttivo (sostegno alle attività insediate e rilocalizzazione in contesti idonei), […]”), ma possa presentare elementi di contrasto con l’obiettivo relativo al sistema ambientale, determinando, almeno potenzialmente, ulteriori elementi di pressione ambientale e paesaggistica.

Gli aspetti potenzialmente critici evidenziati dalla valutazione sono approfonditamente valutati nelle fasi successive del presente processo di VAS al fine specificare e, per quanto possibile, quantificare i potenziali impatti indotti e di verificare puntualmente le necessarie misure di mitigazione per garantire la compatibilità dell’intervento previsto con il contesto nel quale si inserisce, anche considerando le specifiche previsioni aziendali e la puntuale organizzazione dell’area.

2.3 Valutazione di Coerenza Esterna preliminare (VCEp)

La Valutazione di Coerenza Esterna preliminare (VCEp) del SUAP in Variante al PGT in oggetto prevede il confronto dell’Obiettivo Generale del SUAP in Variante con gli obiettivi generali degli strumenti di pianificazione sovraordinata, al fine di verificare, fin dai primi momenti di elaborazione, l’adeguata considerazione di tutte le tematiche ambientali significative per il territorio in esame e assicurare la coerenza con le indicazioni di rango territoriale.

In particolare, l’Obiettivo Generale del SUAP in Variante (OGP) è stato puntualmente confrontato con:

- Obiettivi generali del PTR (Allegato 2.B);

- Obiettivi generali della Proposta di Piano del PTRA “Franciacorta” (Allegato 2.C);

- Obiettivi generali del PTCP (Allegato 2.D).

Analogamente a quanto evidenziato in relazione al PGT vigente, anche il confronto dell’Obiettivo Generale del SUAP in Variante con gli obiettivi generali degli strumenti di pianificazione sovraordinata ha evidenziato condizioni di piena coerenza con gli obiettivi volti allo sviluppo territoriale e al mantenimento dell’offerta lavorativa,

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anche in un contesto di competitività di rango sovralocale. Al contrario, sono state palesate alcune situazioni di possibile incoerenza connesse all’incremento di potenziali impatti ambientali sul contesto territoriale nel quale la previsione si inserisce, con particolare riferimento ad eventuali emissioni in atmosfera, produzione di rumori, scarichi idrici, produzione di scarti, traffico indotto che, almeno dal punto di vista teorico, potrebbero avere ripercussioni sulle aree limitrofe, oltre a potenziali effetti sul contesto paesaggistico, sebbene l’intervento si collochi in continuità con insediamenti produttivi esistenti.

Anche queste valutazioni, pertanto, confermano la necessità di approfondire e, per quanto possibile, quantificare gli aspetti potenzialmente maggiormente problematici evidenziati in precedenza al fine di individuare le condizioni per garantire la piena compatibilità delle scelte del SUAP in Variante. Nella successiva fase valutativa, pertanto, sono puntualmente definite tutte le misure necessarie per il corretto inserimento del SUAP nel contesto, anche considerando le specifiche previsioni aziendali e la puntuale organizzazione dell’area.

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3. Fase 3: Valutazione delle alternative del SUAP in Variante

Per quanto riguarda la valutazione delle alternative è necessario considerare la particolare tipologia del SUAP in Variante, rappresentata da un insediamento esistente per il quale viene chiesto, a fronte di una significativa espansione produttiva ed economica, di poter aumentare la superficie a disposizione in modo da poter riorganizzare l’azienda per lo sviluppo e l’implementazione della produzione. Gli spazi attualmente a disposizione, infatti, risultano essere sottodimensionati rispetto alle odierne esigenze aziendali, di fatto impedendo la necessaria riorganizzazione aziendale.

Si ritiene che l’alternativa “zero”, rappresentata dalla non realizzazione dell’ampliamento richiesto, non sia percorribile in quanto viene meno il perseguimento dell’obiettivo fondamentale dell’azienda, impedendo la sua riorganizzazione indispensabile per consolidare la posizione di mercato acquisita negli ultimi anni e, di conseguenza, la sua vitalità.

Considerando, pertanto, che l’alternativa di SUAP prevede l’ampliamento della sede produttiva, al fine di garantirne la piena funzionalità è evidentemente necessario che l’ampliamento stesso si ponga in stretta continuità con l’insediamento esistente. In tale contesto, dal punto di vista teorico le soluzioni alternative possibili sono quindi rappresentate dall’espansione dell’insediamento esistente in una delle quattro direzioni cardinali: nord, est, sud, ovest. Al proposito, inoltre, si evidenzia che rispetto alla proposta di SUAP presentata in sede di Documento di Scoping, anche sulla base dei contributi pervenuti in quella sede, si è provveduto alla riduzione della superficie territoriale da esso interessata, escludendo la porzione più settentrionale che interessa un Ambito agricolo di interesse strategico individuato dal PTCP.

Rimandando alle elaborazioni conoscitive condotte nell’Allegato 1.B al presente documento per ulteriori approfondimenti, è possibile sviluppare le considerazioni riportate di seguito rispetto alle quattro alternative teoricamente possibili.

- Ampliamento in direzione nord: immediatamente a nord dell’insediamento esistente sono attualmente presenti aree agricole condotte a seminativo e a vigneto. In tale area, tuttavia, il PTCP vigente identifica la presenza di un “varco” della Rete Ecologica Provinciale (REP) orientato in direzione est-ovest, che permette la connessione tra le aree inedificate e prevalentemente agricole presenti ad est di Via Mandolossa e quelle presenti ad ovest; in corrispondenza del medesimo varco il PTCP individua anche un Ambito Agricolo Strategico. Il PGT vigente, e in particolare il Documento di Piano inoltre, identificano in corrispondenza di tale area la necessità di prevedere “verde di mitigazione ambientale”. Nello stato attuale, pertanto, l’area non presenta particolari elementi di valenza ambientale o paesaggistica, se non il fatto di rappresentare

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l’unica area di discontinuità dell’edificato esistente lungo Via Mandolossa, ma in termini programmatici essa assume, invece, una valenza spiccatamente ambientale.

- Ampliamento in direzione est: immediatamente ad est dell’insediamento esistente è presente la viabilità locale di maggiore rilevanza e di accesso, da sud, al centro abitato di Gussago (Via Mandolossa), oltre la quale sono, inoltre, presenti aree edificate e già impiegate da altre attività produttive e da edifici ad uso residenziale; non è quindi possibile prevedere un ampliamento in tale direzione che garantisca la continuità con l’insediamento esistente.

- Ampliamento in direzione sud: immediatamente a sud dell’insediamento esistente sono presenti aree già edificate ed impiegate da altre attività produttive; non è quindi possibile prevedere un ampliamento in tale direzione.

- Ampliamento in direzione ovest: immediatamente ad ovest dell’insediamento sono presenti aree agricole condotte a seminativo e a vigneto, con la presenza di alcune formazioni vegetazionali lineari; poco più ad ovest il PGT vigente, e in particolare il Documento di Piano, individuano, in corrispondenza di una viabilità di progetto, aree a “verde di mitigazione ambientale”; nel complesso non si rileva la presenza di elementi di particolare valenza ambientale o paesaggistica.

Complessivamente, pertanto, in relazione allo stato di fatto delle aree limitrofe all’insediamento esistente e alle previsioni della strumentazione di pianificazione territoriale provinciale e urbanistica comunale, si ritiene che l’unica soluzione alternativa percorribile per l’ampliamento dell’insediamento esistente della “Distillerie Franciacorta S.p.A.” sia rappresentata dall’ampliamento in direzione ovest. Un eventuale ampliamento, infatti, nell’unica altra direzione teoricamente possibile, ovvero nord, determinerebbe impatti rilevanti dal punto di vista ambientale, ostruendo un corridoio della rete ecologica provinciale, interessando un Ambito Agricolo Strategico individuato dal PTCP e determinando la saldatura tra l’insediamento produttivo di Via Mandolossa e le propaggini più meridionali dell’abitato di Gussago con la creazione di condizioni di edificazione senza soluzione di continuità lungo Via Mandolossa dalla ex SP n.11 fino all’abitato di Gussago medesimo, attualmente interrotta proprio immediatamente a nord dell’insediamento della “Distillerie Franciacorta S.p.A.”. Inoltre, una eventuale espansione verso nord determinerebbe anche l’avvicinamento di attività produttive alle propaggini meridionali dell’abitato di Gussago, con il conseguente incremento dei potenziali disturbi connessi (rumore, emissioni, traffico indotto).

L’ampliamento verso ovest, comunque, dovrà prevedere una organizzazione interna dell’area che permetta di localizzare nella porzione più settentrionale della stessa adeguate misure di protezione del varco della Rete Ecologica Provinciale (REP) e degli Ambiti Agricoli Strategici individuati dal PTCP. Per quanto riguarda la viabilità di progetto prevista dal PGT vigente poco più ad ovest, si evidenzia che essa è parzialmente interessata dal SUAP di progetto in quanto ritenuta non più strategica dall’Amministrazione comunale; tale aspetto dovrà

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comunque essere confermato e validato, nell’ambito del presente procedimento di VAS e di SUAP, dall’Amministrazione stessa, che successivamente dovrà comunque garantire la coerenziazione, con i tempi e i modi che riterrà opportuni, dello strumento urbanistico con tale indicazione, anche esternamente alle aree oggetto del presente SUAP.

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4. FASE 4: VALUTAZIONE AMBIENTALE E MISURE DI MITIGAZIONE

4.1 Introduzione

La Valutazione Ambientale è finalizzata all’individuazione e alla verifica della significatività degli effetti potenzialmente indotti dalle previsioni del SUAP in Variante in esame. Sulla base delle analisi condotte nel capitolo precedente e in relazione alle previsioni del SUAP in Variante, tale valutazione permette di esplicitare gli effetti potenzialmente generati, evidenziando l’eventuale necessità di misure di mitigazione e/o compensazione per garantire la piena sostenibilità delle previsioni del SUAP stesso.

La valutazione è stata condotta anche sulla base degli esiti degli approfondimenti specifici condotti in sede di SUAP (a cui si rimanda per qualsiasi ulteriore necessità di approfondimento).

4.1.1 Tipizzazione degli effetti

La metodologia impiegata per fornire una indicazione della significatività degli effetti potenzialmente generati dalle previsioni del SUAP in Variante sulle componenti ambientali che rappresentano le caratteristiche ambientali e territoriali dell’area oggetto di intervento e di un suo adeguato intorno è basata sulla caratterizzazione degli attributi degli effetti, che ne specificano la natura (tipizzazione4).

La tipizzazione applicata è di tipo binario: ogni attributo che compare nelle combinazioni descrive un aspetto dell’effetto e ogni aspetto considerato è rappresentabile con due possibili attributi, tra i quali si sceglie, naturalmente, quello più appropriato per l’effetto previsto (Tabella 4.1.1).

Tabella 4.1.1 – Aspetti e attributi impiegati per la tipizzazione degli effetti attesi. Aspetto Attributi Descrizione Positivo (+) itivo o negativo) nei Tipologia effetto Indica l’effetto generato dal Piano (rispettivamente pos Negativo (-) confronti di una specifica componente ambientale Certo Indica la probabilità che caratterizza il verificarsi di un effetto nei confronti di Probabilità Incerto una specifica componente ambientale

Durata Permanente Indica la durata dell’effetto nel tempo, considerando, quale orizzonte

4 Quanto proposto è ispirato alle metodologie comunemente utilizzate nelle procedura di Valutazione di Impatto Ambientale per la valutazione della significatività degli impatti quando questi non sono prevedibili in modo preciso ed univoco, garantendo, al contempo, una facile ed immediata interpretazione dei risultati.

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Aspetto Attributi Descrizione Temporaneo temporale di riferimento, la vita umana Sistematico Frequenza Occasionale Indica la frequenza con la quale si attende il verificarsi dell’effetto Non reversibile I Reversibilità ndica la naturale reversibilità dell’effetto, anche in questo caso considerando, Reversibile quale orizzonte temporale di riferimento, la vita umana Indica la cumulabilità dell’effetto rispetto ad altri effetti indotti dallo stesso Piano o da altre potenziali sorgenti di effetti vicine; si specifica che con Non Carattere Cumulabile cumulabilità si intende sia la vera e propria assenza di cumulabilità, sia la cumulativo Non cumulabile presenza di una cumulabilità tale da non determinare una amplificazione significativa degli effetti Natura Transfrontaliero Indica la possibilità che gli effetti potenzialmente indotti non interessino o transfrontaliera Non transfrontaliero interessino gli Stati esteri Indica la possibilità che si verifichino rischi per la salute umana o per Rischio Rischi Nessun rischio l’ambiente in caso di incidenti o di non adeguata gestione degli interventi previsti dal Piano; per gli effetti positivi tale aspetto non è considerato tenzialmente indotti, ovvero se gli effetti Sovralocale Indica l’estensione degli effetti po Estensione Locale interessano unicamente l’area di intervento del Piano o se si estendono maggiormente Area di particolare Indica il valore della componente ambientale e dell’area sulla quale si Valore area pregio possono prevedere i potenziali effetti indotti dal Piano in relazione al contesto Area non di pregio ambientale e territoriale in cui ci si colloca ulla quale si Vulnerabilità Area vulnerabile Indica la vulnerabilità della componente ambientale e dell’area s possono prevedere i potenziali effetti indotti dal Piano in relazione al contesto area Area non vulnerabile ambientale e territoriale in cui ci si colloca Aree o paesaggi Area protetta Indica l’interessamento, da parte dei potenziali effetti indotti dal Piano, di aree protetti Area non protetta protette a livello comunitario, nazionale, regionale o locale.

4.1.2 Conversione quantitativa

Al fine di quantificare in modo univoco la significatività degli effetti indotti è opportuno attuare il passaggio dalla valutazione esclusivamente qualitativa, descritta al punto precedente, ad una procedura di valutazione numerica che permette di ottenere dei valori di sostenibilità degli effetti attesi.

La metodologia sviluppata per la conversione quantitativa della tipizzazione precedentemente condotta ipotizza una situazione ottimale, ovvero quella in cui gli effetti realizzati si configurano per la migliore combinazione tipizzante (effetto certo, permanente, sistematico, non reversibile, cumulabile, transfrontaliero, rischioso, sovralocale e che interessa un’area di particolare pregio, vulnerabile e protetta) e la situazione più sfavorevole (descritta secondo gli attributi complementari a quelli sopraccitati).

Si specifica che il termine migliore o favorevole rapportato alla tipizzazione non descrive, tuttavia, le conseguenze del SUAP in Variante (di beneficio o meno), ma la sua portata, ovvero la sua importanza. Quindi, un effetto certo è più importante di uno incerto, in quanto ci si può attendere con ragionevole sicurezza che si verifichi; un effetto

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non confinato è più importante di uno confinato, dato che estende le sue conseguenze su un territorio più vasto; un effetto permanente è più importante di uno temporaneo, in quanto indica una situazione in cui il sistema ambientale non è in grado di rigenerarsi autonomamente, ecc..

Ragionando in termini quantitativi, agli attributi di importanza elevata viene assegnato valore 1, mentre agli attributi di importanza limitata valore 0,5: nella valutazione è, ad esempio, più importante un effetto certo, permanente e sistematico (punteggio 3), rispetto ad uno incerto, temporaneo e occasionale (punteggio 1,5) (Tabella 4.1.2).

L’attributo positivo/negativo indica, invece, unicamente il segno dell’effetto generato, ovvero il fatto che il SUAP in Variante determini, rispettivamente, effetti migliorativi o peggiorativi sulla componente ambientale considerata.

Tabella 4.1.2 – Conversione degli attributi qualitativi in punteggi quantitativi. Attributi favorevoli (punteggio 1) Attributi sfavorevoli (punteggio 0,5) Certo Incerto Permanente Temporaneo Sistematico Occasionale Non reversibile Reversibile Cumulabile Non cumulabile Transfrontaliero Non transfrontaliero Rischio Nessun rischio Sovralocale Locale Area di particolare pregio Area non di pregio Area vulnerabile Area non vulnerabile Area protetta Area non protetta

4.1.3 Significatività degli effetti

Al fine della verifica del livello di significatività generato dalle previsioni del SUAP in Variante si opera sommando algebricamente i punteggi corrispondenti agli attributi individuati per ciascun effetto potenzialmente generato su ciascuna componente ambientale considerata; a tale punteggio deve essere aggiunto il segno, che indica la positività o negatività dell’effetto sulla componente ambientale (punteggio di effetto).

In valore assoluto, il punteggio di effetto maggiormente elevato (ottenibile sommando tutti gli attributi favorevoli) è 11, mentre il punteggio più basso (ottenibile sommando tutti gli attributi sfavorevoli) è 5,5. È evidente che in alcuni casi si può riscontrare nessun effetto generato dalla previsione del SUAP in Variante sulla componente ambientale considerata: ciò indica che le previsioni del SUAP sono indifferenti rispetto alle caratteristiche della componente ambientale. La significatività degli effetti è valutata sulla base del punteggio di effetto (Tabella 4.1.3):

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l’effetto generato è considerato significativo quando il punteggio di effetto, calcolato come sopra descritto, è maggiore o uguale a 7,5 in valore assoluto (ovvero risulta tipizzato con almeno 4 attributi favorevoli sugli 11 possibili). Sono comunque sempre considerati come significativi, indipendentemente dal punteggio complessivo di effetto ottenuto, gli effetti negativi che risultano tipizzati come “transfrontalieri” oppure che interessano “aree protette”.

Per gli effetti che risultano negativi e significativi si rende obbligatoria l’individuazione di misure di mitigazione in grado di annullarne o quanto meno ridurne in modo determinante la significatività.

Tabella 4.1.3 – Significatività degli effetti (*: qualora l’effetto negativo sia tipizzato come “transfrontaliero” oppure interessi una “area protetta” esso è sempre considerato significativo). Punteggio di Significatività Descrizione e prescrizioni effetto effetto L’effetto negativo è tipizzato come “transfrontaliero” oppure interessa una “area protetta”. L’effetto è significativo e comunque tale da poter determinare un Effetto negativo significativo peggioramento sulla componente ambientale considerata; si da -10,5 a -11 molto significativo rendono necessarie misure di mitigazione in grado di ridurre l’effetto indotto, rendendolo trascurabile almeno in riferimento alle “aree protette” e/o agli stati esteri considerati. L’effetto generato risulta essere di rilevante entità e comunque tale da poter determinare un significativo peggioramento sulla componente ambientale Effetto negativo da -7,5 a -10 significativo considerata. L’effetto negativo deve essere adeguatamente mitigato (o compensato) al fine di eliminare tale effetto oppure di ridurne in modo determinante la significatività (*). L’effetto generato risulta essere di scarsa entità e comunque non tale da determinare un rilevante peggioramento sulla componente ambientale Effetto negativo non da -5,5 a -7,0 significativo considerata. Ove possibile l’effetto negativo deve essere mitigato (o compensato) al fine di eliminarlo completamente oppure di ridurne ulteriormente la significatività; le misure di mitigazione non sono obbligatorie (*). Il SUAP in Variante non determina alcuna alterazione sulla componente 0 Nessun effetto ambientale considerata. L’effetto generato determina un miglioramento, più o meno significativo, della da +5 a +10,5 Effetto positivo componente ambientale considerata. Possono essere previste ulteriori misure di miglioramento per incrementare l’effetto positivo.

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4.2 Valutazione e misure di mitigazione

Di seguito sono presentate le matrici di valutazione delle previsioni del SUAP in Variante in oggetto rispetto a ciascuna delle componenti ambientali considerate.

Per ciascuna componente ambientale sono riportati:

- la descrizione dell’effetto previsto e le motivazioni che hanno condotto alla sua individuazione;

- la “tipizzazione” dell’effetto previsto a seguito dell’attuazione delle previsioni del SUAP in Variante e la valutazione sintetica della sua significatività;

- ove necessarie, le misure per mitigare, compensare o comunque migliorare gli effetti attesi;

- una indicazione sintetica della significatività residua degli effetti indotti.

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Componente Ambientale: 1. ARIA Descrizione effetto Il presente SUAP in Variante determina l’ampliamento dell’insediamento produttivo “Distillerie Franciacorta S.p.A.” esistente con la realizzazione di due nuovi edifici e dei relativi piazzali di pertinenza (Slp di ampliamento pari a 17.456,50 m2 a fronte degli attuali 11.688,77 m2). Nei nuovi edifici saranno svolte attività di distillazione e stoccaggio delle vinacce raccolte da distillare e della grappa in botti da invecchiare, di produzione del “settore creme”, di produzione ed imbottigliamento del “settore beverage” e di magazzinaggio di prodotti finiti e materie prime per le quali gli spazi aziendali attuali sono insufficienti. In corrispondenza delle nuove attività di magazzinaggio eventuali nuove emissioni potranno essere generate solo da eventuali sistemi di riscaldamento e di produzione di acqua calda per usi igienico-sanitari. In corrispondenza, invece, dei nuovi veri e propri locali produttivi non sono previste nuove emissioni in quanto l’unica attività in grado di generarle potrebbe essere rappresentata dalla separazione delle vinacce, che comunque sarà effettuata esclusivamente attraverso processi meccanici e a freddo. Infine, almeno dal punto di vista teorico, in corrispondenza del nuovo locale di stoccaggio delle vinacce potrebbero essere generate emissioni odorogine. Al proposito, si puntualizza che l’intervento interessa una zona prevalentemente produttiva, con gli insediamenti esistenti inclusi dal PTCP vigente della Provincia di Brescia in un Ambito Produttivo Sovracomunale (APS): in tali ambiti i comuni collocano le funzioni manifatturiere e logistiche strategiche per lo sviluppo del sistema produttivo provinciale che richiedono un elevato livello di accessibilità e disponibilità di aree. Si ribadisce, infine, che l’intervento si configura come ampliamento di un’attività esistente.

Tipizzazione dell’effetto e Significatività Aspetto Punteggio Tipologia effetto Nessun effetto Positivo Negativo - Probabilità Certo Incerto 0,5 Durata Permanente Temporaneo 1 Frequenza Sistematico Occasionale 0,5 Reversibilità Non reversibile Reversibile 0,5 Carattere cumulativo Cumulabile Non cumulabile 1 Natura transfrontaliera Transfrontaliero Non transfrontaliero 0,5 Rischi Rischio Nessun rischio 0,5 Estensione Sovralocale Locale 0,5 Valore area Area di particolare pregio Area non di pregio 0,5 Vulnerabilità area Area vulnerabile Area non vulnerabile 1 Aree o paesaggi protetti Area protetta Area non protetta 0,5 Significatività effetto -7,0

Misure di mitigazione, compensazione o miglioramento Per i processi di combustione ove tecnicamente possibile, oltre che per il riscaldamento degli ambienti e la produzione di acqua calda igienico-sanitaria, si raccomanda l’impiego di sistemi a gas metano di cui deve essere garantito il buon funzionamento attraverso i controlli/manutenzioni periodici previsti dalla normativa vigente in materia. Sebbene non attesi, eventuali nuovi punti di emissione garantiranno comunque l’installazione dei sistemi di abbattimento previsti dalla normativa vigente in materia. Qualora le attività svolte possano determinare emissioni odorigene in atmosfera, il locale dedicato allo stoccaggio delle vinacce sarà progettato in modo da poter essere mantenuto in leggera depressione

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Componente Ambientale: 1. ARIA al fine di evitare la produzione di emissioni diffuse e da poter trattare l’aria in sistemi per l’abbattimento degli odori eventualmente prodotti. I mezzi pesanti in attesa presso l’insediamento saranno mantenuti a motori spenti.

Significatività dell’effetto residuo Le misure di mitigazione proposte, pur non annullando completamente gli impatti residui, riducono ulteriormente la significatività degli impatti generati dalla previsione.

Rapporto Ambientale 47 Comune di Gussago - Provincia di Brescia SUAP Ampliamento di attività industriale “Distillerie Franciacorta S.p.A.” in Variante al PGT Valutazione Ambientale Strategica (V.A.S.)

Componente Ambientale: 2. RUMORE Descrizione effetto Il presente SUAP in Variante determina l’ampliamento dell’insediamento produttivo “Distillerie Franciacorta S.p.A.” causando un peggioramento delle condizioni di clima acustico locali connesse alle attività svolte e alla movimentazione dei mezzi. In particolare, nei nuovi edifici saranno svolte attività di distillazione e stoccaggio delle vinacce raccolte da distillare e della grappa in botti da invecchiare, di produzione del “settore creme”, di produzione ed imbottigliamento del “settore beverage” e di magazzinaggio di prodotti finiti e materie prime per le quali gli spazi aziendali attuali sono insufficienti. L’area di intervento è classificata dal Piano di Zonizzazione Acustica Comunale in classe acustica VI “Aree esclusivamente industriali” nella porzione dell’insediamento esistente; la porzione rimanente è interessata dalla classe acustica V “Aree prevalentemente industriali” localizzata a cintura della precedente e dalla classe acustica IV “Aree di intensa attività umana” nelle aree rimanenti. Le aree limitrofe presentano analoghe classi acustiche, coinvolgendo, al più, la classe III “Aree di tipo misto” in corrispondenza delle aree agricole più distanti dagli insediamenti esistenti. La verifica di dettaglio degli effetti indotti è stata condotta in “Valutazione di impatto acustico dell’attività esistente e Valutazione previsionale di impatto acustico dell’ampliamento” redatto a cura di Studio Trebeschi parte della documentazione di SUAP (e a cui si rimanda per qualsiasi necessità di approfondimento). Nello stato di fatto presso i ricettori RIC A (nel periodo notturno) e RIC B (in entrambi i periodi di riferimento) si stimano livelli di emissione di poco superiori ai limiti legislativi ed il mancato rispetto del criterio differenziale. Le principali sorgenti sonore che comportano il mancato rispetto del criterio differenziale presso i suddetti ricettori sono le seguenti: - S04: gruppo frigo NORD (funzionante 24h/24h), composto da 8 ventilatori assiali, da un gruppo pompe sottostante, da una pompa a terra e da una coppia di altri ventilatori assiali; - S07: camion zucchero (funzionante nel periodo diurno), durante le operazioni di scarico prodotto. La valutazione previsionale di impatto acustico del progetto di ampliamento dell’attività è stata eseguita tramite il software di simulazione SoundPlan 7.2. La valutazione previsionale delle nuove emissioni ha tenuto conto della messa a punto di un intervento di bonifica sulle sorgenti S04 e S07. A seguito della taratura del modello di propagazione per la configurazione completa dell’attività, è stato possibile prevedere le emissioni e le immissioni presso i ricettori più esposti. In entrambi i periodi di riferimento è stato considerato il regime di massimo funzionamento possibile (Tabella 4.2.1). In Figura 4.2.1 e in Figura 4.2.2 sono riportate le mappe di emissione sonora relative al periodo di riferimento diurno e notturno, ad una quota di 1,5 m (ricettore piano terra) e a 4,5 m (ricettore primo piano). Il criterio differenziale va valutato all’interno degli ambienti abitativi. Si stimano livelli di emissione sonora dell’attività in oggetto inferiori a 47 dB(A) nel periodo diurno e a 37 dB(A) nel periodo notturno, a finestre aperte. Ne consegue che nel caso di rumore residuo con valori superiori a 47 dB(A) nel periodo diurno e a 37 dB(A) nel periodo notturno il differenziale sarà applicabile, ma rispettato; nel caso di rumore residuo con valori pari o inferiori a 47 dB(A) nel periodo diurno e a 37 dB(A) nel periodo notturno il differenziale non risulterà applicabile (poiché si avrà un livello di rumore ambientale misurato a finestre aperte inferiore a 50 dB(A) nel periodo diurno e a 40 dB(A) nel periodo notturno). La Valutazione conclude specificando che il progetto di ampliamento rispetterà i valori limite previsti dal vigente piano di zonizzazione acustica.

Al proposito, si puntualizza, inoltre, che l’intervento interessa una zona prevalentemente produttiva, con gli insediamenti esistenti inclusi dal PTCP vigente della Provincia di Brescia in un Ambito Produttivo Sovracomunale (APS): in tali ambiti i comuni collocano le funzioni manifatturiere e logistiche strategiche per lo sviluppo del sistema produttivo provinciale che richiedono un elevato livello di accessibilità e disponibilità di aree. Si ribadisce, infine, che l’intervento si configura come ampliamento di un’attività esistente.

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Componente Ambientale: 2. RUMORE Tabella 4.2.1 - Livelli di emissione ed immissione assoluta.

Figura 4.2.1 - Mappa di emissione, periodo DIURNO a 1,5 m di quota (a sinistra) e a 4,5 m di quota (a destra).

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Componente Ambientale: 2. RUMORE

Figura 4.2.2 - Mappa di emissione, periodo NOTTURNO a 1,5 m di quota (a sinistra) e a 4,5 m di quota (a destra).

Tipizzazione dell’effetto e Significatività Aspetto Punteggio Tipologia effetto Nessun effetto Positivo Negativo - Probabilità Certo Incerto 1 Durata Permanente Temporaneo 1 Frequenza Sistematico Occasionale 1 Reversibilità Non reversibile Reversibile 1 Carattere cumulativo Cumulabile Non cumulabile 1 Natura transfrontaliera Transfrontaliero Non transfrontaliero 0,5 Rischi Rischio Nessun rischio 1 Estensione Sovralocale Locale 0,5 Valore area Area di particolare pregio Area non di pregio 0,5 Vulnerabilità area Area vulnerabile Area non vulnerabile 0,5 Aree o paesaggi protetti Area protetta Area non protetta 0,5 Significatività effetto -8,5

Rapporto Ambientale 50 Comune di Gussago - Provincia di Brescia SUAP Ampliamento di attività industriale “Distillerie Franciacorta S.p.A.” in Variante al PGT Valutazione Ambientale Strategica (V.A.S.)

Componente Ambientale: 2. RUMORE Misure di mitigazione, compensazione o miglioramento Al fine di rientrare all’interno dei limiti legislativi si prevede un intervento di bonifica sulle sorgenti sonore S04 (gruppo frigo NORD funzionante 24h/24h) e S07 (camion zucchero funzionante nel periodo diurno, durante le operazioni di scarico prodotto), in grado di attenuare di 20 dB l’emissione delle suddette sorgenti. L’intervento, in particolare, prevede le seguenti misure: - spostamento della posizione di scarico del camion zucchero sul lato ovest dell’edificio, in modo da risultare visivamente e acusticamente mascherato al ricettore; - sostituzione delle macchine che compongono la sorgente S04, tramite la disposizione di un nuovo gruppo frigo caratterizzato da un livello di emissione sonora inferiore di 20 dB rispetto al precedente.

Significatività dell’effetto residuo Le misure di mitigazione proposte riducono in modo determinante gli impatti attesi, rendendo l’impatto residuo ragionevolmente non significativo ed, anzi, migliorando la situazione dello stato di fatto.

Rapporto Ambientale 51 Comune di Gussago - Provincia di Brescia SUAP Ampliamento di attività industriale “Distillerie Franciacorta S.p.A.” in Variante al PGT Valutazione Ambientale Strategica (V.A.S.)

Componente Ambientale: 3. RISORSE IDRICHE Descrizione effetto Il presente SUAP in Variante determina l’ampliamento dell’insediamento produttivo “Distillerie Franciacorta S.p.A.” con la realizzazione di due nuovi edifici e dei relativi piazzali di pertinenza (Slp di ampliamento pari a 17.456,50 m2 a fronte degli attuali 11.688,77 m2). In particolare, nei nuovi edifici saranno svolte attività di distillazione e stoccaggio delle vinacce raccolte da distillare e della grappa in botti da invecchiare, di produzione del “settore creme”, di produzione ed imbottigliamento del “settore beverage” e di magazzinaggio di prodotti finiti e materie prime per le quali gli spazi aziendali attuali sono insufficienti. Gli interventi previsti presumibilmente determineranno l’incremento della produzione di reflui civili e assimilati (l’intervento determinerà un incremento delle maestranze indicativamente quantificabile in 30 unità), oltre che di reflui industriali di processo connessi all’aumento e all’estensione dell’attività produttiva prevista; tali reflui, se non adeguatamente gestiti, potrebbero determinare fenomeni di inquinamento delle acque superficiali oppure percolare nel sottosuolo e determinare la contaminazione delle acque sotterranee. Inoltre, la presenza di mezzi pesanti potrebbe determinare fenomeni di perdite di oli o lubrificanti, anche in occasione di potenziali eventi incidentali. Al proposito, si evidenzia che l’area oggetto di SUAP presenta condizioni di vulnerabilità delle acque sotterranee “mediamente alta”, come buona parte della porzione pianeggiante del territorio comunale, nonostante la soggiacenza della falda sia dell’ordine di 19-20 m da piano campagna. Nelle indagini in sito, comunque, è stata rilevata la presenza di acqua a circa 1,90 m da piano campagna, probabilmente dovuta alla presenza di piccole falde sospese le quali vengono alimentate in seguito ad eventi meteorici più o meno intensi. L’incremento dell’attività produttiva e di maestranze determinerà anche la necessità di maggiore acqua potabile da impiegare nei processi produttivi e per usi igienico-sanitari; attualmente l’alimentazione di acqua avviene dalla rete acquedottistica comunale e da un pozzo privato regolarmente autorizzato. L’ampliamento dell’insediamento, infine, determinerà anche l’incremento delle aree impermeabilizzate (nuovi edifici, piazzali, ecc.), con conseguente produzione di acque meteoriche in occasione di precipitazioni di forte intensità e potenziali situazioni di criticità idraulica degli elementi di drenaggio locali. Si evidenzia che l’area di intervento è attraversata da un elemento del Reticolo Idrico Minore orientato in direzione est- ovest; il tratto di alveo interessato si sviluppa per una lunghezza di circa 180 m con una pendenza media del 0,39%. Dal sopralluogo in situ (cfr. “Relazione idraulica” parte della documentazione di SUAP a cui si rimanda per qualsiasi ulteriore necessità di approfondimento) risulta che la sezione del canale non è costante, ma varia lungo il tragitto e la sua portata è attualmente condizionata a monte dal manufatto esistente in corrispondenza dell’attraversamento di via Via Barco ed a valle dalle dimensione del manufatto in cui è intubato. Infatti, in corrispondenza del mappale 223 il fosso corre in una tubazione in calcestruzzo del diametro di 80 cm. Al proposito, si puntualizza che l’intervento interessa una zona prevalentemente produttiva, con gli insediamenti esistenti inclusi dal PTCP vigente della Provincia di Brescia in un Ambito Produttivo Sovracomunale (APS): in tali ambiti i comuni collocano le funzioni manifatturiere e logistiche strategiche per lo sviluppo del sistema produttivo provinciale che richiedono un elevato livello di accessibilità e disponibilità di aree. Si ribadisce, infine, che l’intervento si configura come ampliamento di un’attività esistente.

Rapporto Ambientale 52 Comune di Gussago - Provincia di Brescia SUAP Ampliamento di attività industriale “Distillerie Franciacorta S.p.A.” in Variante al PGT Valutazione Ambientale Strategica (V.A.S.)

Componente Ambientale: 3. RISORSE IDRICHE Tipizzazione dell’effetto e Significatività Aspetto Punteggio Tipologia effetto Nessun effetto Positivo Negativo - Probabilità Certo Incerto 1 Durata Permanente Temporaneo 1 Frequenza Sistematico Occasionale 1 Reversibilità Non reversibile Reversibile 1 Carattere cumulativo Cumulabile Non cumulabile 1 Natura transfrontaliera Transfrontaliero Non transfrontaliero 0,5 Rischi Rischio Nessun rischio 1 Estensione Sovralocale Locale 1 Valore area Area di particolare pregio Area non di pregio 0,5 Vulnerabilità area Area vulnerabile Area non vulnerabile 1 Aree o paesaggi protetti Area protetta Area non protetta 0,5 Significatività effetto -9,5

Misure di mitigazione, compensazione o miglioramento È prevista la separazione delle acque bianche (meteoriche) e delle acque nere (reflue). Le acque nere civili e assimilate sono direttamente convogliate alla fognatura nera comunale (lungo V. Mandolossa o lungo la viabilità presente in prossimità del margine sud-occidentale dell’area - Via Francesco Lana De Terzi) afferente al depuratore a servizio del territorio comunale (impianto di Verziano). Le acque nere di processo saranno convogliate all’impianto di depurazione interno all’insediamento con scarico nella rete fognaria comunale (Lungo V. Mandolossa). Preventivamente all’ampliamento dell’insediamento dovrà essere verificata la capacità dell’impianto di depurazione; nel caso essa non sia adeguata, si dovrà prevedere il potenziamento dell’impianto di depurazione. L’ampliamento dell’impianto di depurazione esistente è subordinato alla verificata dell’applicabilità della LR n.5/2010 e s.m.i. in materia di Valutazione di Impatto Ambientale. Le acque meteoriche, derivanti dall’ampliamento previsto e dalle aree cedute a standard, saranno convogliate alla rete acque bianche esistente (lungo V. Mandolossa e lungo la viabilità presente in prossimità del margine sud-occidentale dell’area - Via Francesco Lana De Terzi), previa raccolta e passaggio in sistemi di laminazione opportunamente dimensionati al fine di garantire uno scarico entro il limite dei 20 l/s x ha così come previsto dalla vigente normativa. A tal proposito, il SUAP è corredato da specifica “Relazione idraulica” (a cui si rimanda per qualsiasi necessità di approfondimento) finalizzata al dimensionamento dei sistemi di laminazione. In particolare, sono previsti bacini di invaso a cielo aperto del tipo non permanente, con canale di fondo per lo smaltimento delle portate ridotte; a monte dello scarico è previsto un piccolo bacino di sedimentazione per raccogliere i sedimenti di maggiore dimensione, a valle un pozzetto di ispezione e regolazione del flusso di uscita prima dell’immissione in rete. Date le dimensioni dell’intervento, le quote esistenti e di progetto del terreno si è scelto di realizzare tre diversi invasi a cielo aperto non permanenti: - bacino in lato Nord (circa 890 m3), con scarico nel collettore esistente in Via Mandolossa; - bacino in lato Sud-Ovest (circa 290 m3), con scarico nel collettore esistente in Via F. Lana; - bacino in lato Sud (circa 670 m3), con scarico nel collettore esistente in Via F. Lana, in quest’ultimo verranno convogliate anche le acque meteoriche della strada/parcheggio realizzate come standard. I tre bacini saranno ottenuti mediante la modellazione del terreno. I parcheggi pertinenziali saranno permeabili. Parte delle acque meteoriche sarà stoccata per l’irrigazione delle aree verdi in un serbatoio di capacità pari a 5 m3. Il fabbisogno idrico sarà soddisfatto dalla rete acquedottistica comunale e dal pozzo privato che risulta adeguato a far

Rapporto Ambientale 53 Comune di Gussago - Provincia di Brescia SUAP Ampliamento di attività industriale “Distillerie Franciacorta S.p.A.” in Variante al PGT Valutazione Ambientale Strategica (V.A.S.)

Componente Ambientale: 3. RISORSE IDRICHE fronte al nuovo fabbisogno aziendale. Infine, al fine di garantire la funzionalità del Reticolo Idrico Minore, come riportato in “Relazione idraulica” (a cui si rimanda per qualsiasi necessità di approfondimento) si prevede l’intubamento del fosso che interessa l’area di intervento, mantenendo invariato l’attuale tracciato dell’alveo esistente (Figura 4.2.3): - intubamento del fosso mediante la posa di una tubazione in calcestruzzo del diametro di 800 mm; - realizzazione di due pozzetti di intercettazione a monte come indicato in planimetria a monte e a valle dell’edifico; - realizzazione di due pozzetti di intercettazione a monte a valle del tratto interessato dalla deviazione. La portata del canale, per il tratto in oggetto, viene così determinata: - lunghezza del tratto intubato 180 m circa; - dislivello idraulico disponibile tra le quote iniziale e finale 0,69 m; - pendenza 0,39%; - tubazione in cemento diam 800 mm; - coeff. di scabrezza 70; - % di riempimento ipotizzata per il canale 60%; - portata 0,70 m3/s.

Figura 4.2.3 - Indicazione dell’intervento di intubamento previsto.

Significatività dell’effetto residuo Le misure di mitigazione proposte riducono in modo determinante gli impatti attesi, rendendo l’impatto residuo ragionevolmente non significativo.

Rapporto Ambientale 54 Comune di Gussago - Provincia di Brescia SUAP Ampliamento di attività industriale “Distillerie Franciacorta S.p.A.” in Variante al PGT Valutazione Ambientale Strategica (V.A.S.)

Componente Ambientale: 4. SUOLO E SOTTOSUOLO Descrizione effetto Gli interventi previsti dal SUAP determineranno inevitabilmente l’utilizzo di inerti (anche pregiati) per la realizzazione dei piazzali, degli edifici e, in generale, per la sistemazione delle aree esterne. In sintesi, si evidenzia che dal punto di vista della fattibilità geologica l’area oggetto del SUAP, come le aree limitrofe, ricade nella classe di fattibilità geologica 2 “Fattibilità con modeste limitazioni - Area con coperture limoso-argillose che presentano caratteristiche geotecniche Mediocri”. Dal punto di vista sismico il territorio comunale di Gussago ricade in zona sismica 3 e l’area oggetto di SUAP, come le aree limitrofe, è interessata dallo scenario di pericolosità sismica locale Z4a “Zona di fondovalle e di pianura con presenza di depositi alluvionali e/o fluvioglaciali granulari e/o coesivi (amplificazione litologica)”. Per quanto riguarda l’analisi di 2° livello, per lo scenario Z4a la possibile amplificazione sismica risulta superiore ai valori di soglia forniti dalla Regione Lombardia e quindi l’applicazione dello spettro previsto dalla normativa per la categoria di sottosuolo identificata (D.M. 14 gennaio 2008) non risulta sufficiente a tenere in considerazione i reali effetti di amplificazione litologica; in fase di progettazione edilizia è pertanto necessario effettuare analisi più approfondite (3° livello) o utilizzare lo spettro di norma caratteristico della categoria di sottosuolo superiore. Le caratteristiche di dettaglio dell’area oggetto di SUAP sono state indagate nel documento allegato al SUAP “Relazione geologico sismica” redatta a cura di Pergeo Srl (a cui si rimanda per qualsiasi necessità di approfondimento). In particolare, la relazione riporta che in occasione dell’ultimo ampliamento dell’insediamento in oggetto è stata eseguita una indagine geofisica con tecnica HVSR nella cui analisi è stato inizialmente applicato il II livello di approfondimento il quale esclude un secondo approfondimento di III livello come sarebbe previsto dal PGT. I valori delle Vs30 stimati dalle indagini HVSR hanno fornito un valore di circa 295 m/s rispetto al piano campagna, valore che pone il sito nella categoria di sottosuolo C secondo il D.M. 14/01/2008. Utilizzando questo dato vengono ricavati i valori di Fa (fattori di amplificazione spettrali) pari a: SUOLO DI CATEGORIA C - Fa (nell’intervallo 0.1-0.5 s) = 1.2 < 1.8 ± 0.1 (soglia comunale). - Fa (nell’intervallo 0.5-1.5 s) = 2.0 < 2.4 ± 0.1 (soglia comunale). Quindi nell’analisi di II livello questi valori sono stati confrontati con quelli di soglia previsti dalla Normativa regionale, nel caso di sottosuolo di tipo C, per il Comune di Gussago ed i valori di Fa calcolati risultano inferiori a quelli di soglia comunale, quindi in questo contesto potrà essere utilizzata la categoria di sottosuolo pari a quella corrispondente al Vs30 misurato. Al proposito, si puntualizza che l’intervento interessa una zona prevalentemente produttiva, con gli insediamenti esistenti inclusi dal PTCP vigente della Provincia di Brescia in un Ambito Produttivo Sovracomunale (APS): in tali ambiti i comuni collocano le funzioni manifatturiere e logistiche strategiche per lo sviluppo del sistema produttivo provinciale che richiedono un elevato livello di accessibilità e disponibilità di aree. Si ribadisce, infine, che l’intervento si configura come ampliamento di un’attività esistente.

Rapporto Ambientale 55 Comune di Gussago - Provincia di Brescia SUAP Ampliamento di attività industriale “Distillerie Franciacorta S.p.A.” in Variante al PGT Valutazione Ambientale Strategica (V.A.S.)

Componente Ambientale: 4. SUOLO E SOTTOSUOLO Tipizzazione dell’effetto e Significatività Aspetto Punteggio Tipologia effetto Nessun effetto Positivo Negativo - Probabilità Certo Incerto 1 Durata Permanente Temporaneo 0,5 Frequenza Sistematico Occasionale 0,5 Reversibilità Non reversibile Reversibile 1 Carattere cumulativo Cumulabile Non cumulabile 0,5 Natura transfrontaliera Transfrontaliero Non transfrontaliero 0,5 Rischi Rischio Nessun rischio 0,5 Estensione Sovralocale Locale 1 Valore area Area di particolare pregio Area non di pregio 0,5 Vulnerabilità area Area vulnerabile Area non vulnerabile 0,5 Aree o paesaggi protetti Area protetta Area non protetta 0,5 Significatività effetto -7,0

Misure di mitigazione, compensazione o miglioramento Nello svolgimento della campagna di indagini per l’esecuzione del progetto definitivo si raccomanda di eseguire prove penetrometriche statiche con punta elettrica e piezocono CPTU, in modo da eseguire successivamente una valutazione della potenzialità del fenomeno della liquefazione in modo accurato, come definito nella “Relazione geologico sismica” parte della documentazione di SUAP. Per la sistemazione delle aree esterne dovrà essere valutata la possibilità di impiegare materiali di recupero da operazioni di demolizione in sostituzione degli inerti di cava.

Significatività dell’effetto residuo Le misure di mitigazione proposte sono in grado di ridurre ulteriormente la significatività degli impatti previsti.

Rapporto Ambientale 56 Comune di Gussago - Provincia di Brescia SUAP Ampliamento di attività industriale “Distillerie Franciacorta S.p.A.” in Variante al PGT Valutazione Ambientale Strategica (V.A.S.)

Componente Ambientale: 5. BIODIVERSITA’ E PAESAGGIO Descrizione effetto Il presente SUAP in Variante determina l’ampliamento dell’insediamento produttivo “Distillerie Franciacorta S.p.A.” con la realizzazione di due nuovi edifici e dei relativi piazzali di pertinenza. Le analisi e valutazioni di dettaglio condotte sugli aspetti paesaggistici sono illustrate in “Esame dell’impatto paesistico - Relazione paesistica” parte della documentazione di SUAP (e a cui si rimanda per qualsiasi necessità di approfondimento). Il SUAP non interessa aree sottoposte a vincolo paesaggistico. Non sono, inoltre, attesi particolari effetti di ostruzione visuale e nemmeno di intrusione visuale, in quanto l’area si colloca in continuità con edifici produttivi già esistenti di cui rappresenta un ampliamento. In termini di sensibilità paesaggistica, l’area oggetto di SUAP interessa la classe 1 “sensibilità paesistica molto bassa” in corrispondenza della porzione già edificata e la classe 3 “sensibilità paesistica media” nella porzione attualmente non edificata di ampliamento. Per quanto riguarda la rete ecologica, l’area non interessa elementi di particolare rilevanza ed è interamente classificata come “Ambiti urbani e periurbani preferenziali per la ricostruzione ecologica diffusa” della Rete Ecologica Provinciale, anche se si colloca al margine di un Varco insediativo (immediatamente a nord dell’area stessa), comunque senza interessarlo direttamente. Dalle valutazioni condotte nel citato “Esame dell’impatto paesistico - Relazione paesistica”, l’impatto paesistico del progetto risulta pari a 6 (grado di sensibilità del sito = 3; grado di incidenza delle opere = 2), ovvero “impatto paesistico sopra la soglia di rilevanza ma sotto la soglia di tolleranza”. Tale relazione conclude specificando che l’intervento proposto si configura come il naturale completamento a nord del comparto produttivo nel Comune di Gussago, sulla direttrice sud nord tracciata da Via Mandolossa. Pertanto, considerando anche la situazione di abbandono delle aree agricole interessate, l’intervento avrà un effetto di riordino e completamento urbano dell’area produttiva esistente. Le tipologie edilizie previste per gli edifici industriali che verranno realizzati sono identiche a quelle già presenti in zona, che prevedono esclusivamente strutture portanti prefabbricate rivestite da pannelli in calcestruzzo.

Inoltre, sulla base di quanto emerso durante la prima seduta della Conferenza di Valutazione, sono stati condotti “Accertamenti archeologici preventivi” nel periodo 12-23 gennaio 2017 a cura della dott.ssa Anna Alice Leoni. Tali approfondimenti concludono specificando che gli accertamenti effettuati hanno evidenziato la presenza di frequentazioni antropiche antiche e di interesse archeologico, diffuse su tutte le aree oggetto d’intervento. I dati raccolti hanno permesso di individuare nell’area nord la presenza di un nucleo più consistente di manufatti (buche per palo, piani di laterizi frantumati, residui di strutture murarie), riconducibili, su base tipologica, ad un insediamento rustico di epoca romana. Nell’area centrale queste evidenze si diradano, ma non scompaiono completamente. Risulta infatti costante la presenza del deposito argilloso contenente frammenti di laterizio, frustoli carboniosi e rari frammenti di ceramica. Le strutture individuate nella trincea 50, potrebbero forse indicare la presenza di una parte residenziale e di una parte rustica all’interno dell’insediamento. In quest’area inoltre, grazie alla maggiore profondità di rinvenimento, la stratificazione archeologica sembra essere meglio conservata. L’indagine preliminare, per sua natura parziale, non consente di mettere in relazione tra loro le evidenze emerse.

Si evidenzia, infine, che l’area del SUAP si colloca nella fascia di rispetto degli osservatori astronomici Serafino Zani di (fascia di rispetto di 15 km) e Civica Specola Cidnea di Brescia (fascia di rispetto di 10 km).

Al proposito, si puntualizza che l’intervento interessa una zona prevalentemente produttiva, con gli insediamenti esistenti inclusi dal PTCP vigente della Provincia di Brescia in un Ambito Produttivo Sovracomunale (APS): in tali ambiti i comuni collocano le funzioni manifatturiere e logistiche strategiche per lo sviluppo del sistema produttivo provinciale che richiedono un elevato livello di accessibilità e disponibilità di aree. Si ribadisce, infine, che l’intervento si configura come ampliamento di un’attività esistente. Tipizzazione dell’effetto e Significatività

Rapporto Ambientale 57 Comune di Gussago - Provincia di Brescia SUAP Ampliamento di attività industriale “Distillerie Franciacorta S.p.A.” in Variante al PGT Valutazione Ambientale Strategica (V.A.S.)

Componente Ambientale: 5. BIODIVERSITA’ E PAESAGGIO Aspetto Punteggio Tipologia effetto Nessun effetto Positivo Negativo - Probabilità Certo Incerto 1 Durata Permanente Temporaneo 1 Frequenza Sistematico Occasionale 1 Reversibilità Non reversibile Reversibile 1 Carattere cumulativo Cumulabile Non cumulabile 1 Natura transfrontaliera Transfrontaliero Non transfrontaliero 0,5 Rischi Rischio Nessun rischio 0,5 Estensione Sovralocale Locale 0,5 Valore area Area di particolare pregio Area non di pregio 1 Vulnerabilità area Area vulnerabile Area non vulnerabile 1 Aree o paesaggi protetti Area protetta Area non protetta 0,5 Significatività effetto -9,0

Misure di mitigazione, compensazione o miglioramento Per quanto possibile, dovranno essere preservate le formazioni arboree esistenti. Al fine di mitigare l’impatto ambientale prodotto dall’ampliamento industriale in esame, il progetto prevede la realizzazione di una fascia verde piantumata sul confine nord-ovest, con doppio filare di alberature autoctone ad alto fusto, in modo da creare una barriera visiva tra l’area produttiva e quella agricola restante. Le sorgenti di illuminazione delle aree esterne saranno rispondenti ai criteri indicati dalla L.R. n.31/2015 contro l’inquinamento luminoso. Per quanto riguarda gli aspetti archeologici, si evidenzia che i ritrovamenti effettuati in via preliminare non sembrerebbero tali da compromette la fattibilità dell’intervento, ma comunque necessitano di ulteriori approfondimenti in quanto l’indagine preliminare condotta, per sua natura parziale, non consente di mettere in relazione tra loro le evidenze emerse; durante il periodo di messa a disposizione del presente Rapporto Ambientale saranno, pertanto, eseguiti scavi archeologici assistiti in estensione da parte di ditta specializzata e sotto la direzione dei funzionari archeologici della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le Province di Bergamo e Brescia dei cui esiti si fornirà immediatamente conto, anche in sede di seconda Conferenza di Valutazione, se non prima, con specifica comunicazione a tutti i soggetti invitati in Conferenza. Significatività dell’effetto residuo Le misure di mitigazione proposte, pur non annullando completamente gli impatti attesi, ne riducono in modo determinante la significatività.

Rapporto Ambientale 58 Comune di Gussago - Provincia di Brescia SUAP Ampliamento di attività industriale “Distillerie Franciacorta S.p.A.” in Variante al PGT Valutazione Ambientale Strategica (V.A.S.)

Componente Ambientale: 6. CONSUMI E RIFIUTI Descrizione effetto Durante le attività di cantiere potranno essere prodotti rifiuti speciali di varia tipologia, anche pericolosi, correlati alle attività edilizie svolte. In particolare, saranno sicuramente prodotte terre e rocce da scavo derivanti dalle attività di scavo per la realizzazione di fondamenta, sottofondi, ecc. Il presente SUAP, inoltre, determina l’ampliamento dell’insediamento produttivo “Distillerie Franciacorta S.p.A.” esistente con la realizzazione di piazzali e nuovi edifici, in parte ad uso magazzinaggio e in parte ad uso produttivo (Slp di ampliamento pari a 17.456,50 m2 a fronte degli attuali 11.688,77 m2). Le nuove attività svolte, con particolare riferimento a distillazione e stoccaggio delle vinacce raccolte da distillare e della grappa in botti da invecchiare, produzione del “settore creme”, produzione ed imbottigliamento del “settore beverage”, potranno determinare un incremento della produzione di rifiuti speciali, che se non adeguatamente raccolti e gestiti potrebbero rappresentare una fonte di inquinamento anche rilevante. In particolare, si possono stimare indicativamente i seguenti incrementi annui nella produzione di rifiuti speciali: - carta e cartone 42 t; - plastica 31 t; - vetro 39 t; - ferro e acciaio 15 t; - fanghi da lavaggio 150 t; oltre ad un limitato incremento dei rifiuti assimilabili agli urbani conferiti alla raccolta differenziata comunale. Si ribadisce, infine, che l’intervento si configura come ampliamento di un’attività esistente.

Tipizzazione dell’effetto e Significatività Aspetto Punteggio Tipologia effetto Nessun effetto Positivo Negativo - Probabilità Certo Incerto 1 Durata Permanente Temporaneo 1 Frequenza Sistematico Occasionale 1 Reversibilità Non reversibile Reversibile 1 Carattere cumulativo Cumulabile Non cumulabile 1 Natura transfrontaliera Transfrontaliero Non transfrontaliero 0,5 Rischi Rischio Nessun rischio 1 Estensione Sovralocale Locale 0,5 Valore area Area di particolare pregio Area non di pregio 0,5 Vulnerabilità area Area vulnerabile Area non vulnerabile 0,5 Aree o paesaggi protetti Area protetta Area non protetta 0,5 Significatività effetto -8,5

Misure di mitigazione, compensazione o miglioramento Per quanto riguarda la fase di cantiere il deposito temporaneo di rifiuti presso il cantiere (inteso come raggruppamento dei rifiuti effettuato, prima della raccolta, nel luogo in cui gli stessi sono prodotti) dovrà essere gestito in osservanza dell’art.183, lettera bb) del D.Lgs. n.152/2006 e s.m.i.. In termini generali, i rifiuti speciali prodotti durante le attività di cantiere dovranno essere raccolti in modo separato in base

Rapporto Ambientale 59 Comune di Gussago - Provincia di Brescia SUAP Ampliamento di attività industriale “Distillerie Franciacorta S.p.A.” in Variante al PGT Valutazione Ambientale Strategica (V.A.S.)

Componente Ambientale: 6. CONSUMI E RIFIUTI al codice CER di appartenenza e dovranno essere depositati su superfici possibilmente impermeabili (o comunque protetti da eventuali fenomeni di dilavamento) e, per quanto possibile, protetti dalle piogge, nel rispetto della normativa vigente in materia; essi dovranno quindi essere conferiti a gestori autorizzati. Il deposito temporaneo di eventuali rifiuti liquidi dovrà essere effettuato in contenitori chiusi e a tenuta. Le terre e rocce da scavo presumibilmente prodotte durante le operazioni di scavo dovranno essere gestite nel rispetto di quanto previsto dalla normativa vigente in materia, privilegiando il riutilizzo (in situ o ex situ) e, solo in subordine, prevedendone la gestione come rifiuti.

Nella fase di esercizio, per i rifiuti assimilati agli urbani dovrà esserne garantita la raccolta differenziata coerentemente con il sistema di raccolta attivo presso il territorio comunale. I rifiuti speciali derivanti dalle attività produttive dovranno essere raccolti nel rispetto dei limiti per il deposito temporaneo e conferiti a gestori autorizzati. Il deposito temporaneo di eventuali rifiuti che possano dare luogo a dilavamento dovrà avvenire non alla pioggia libera, impiegando, quindi, contenitori chiusi a tenuta, tettoie o altri tipi di coperture.

Significatività dell’effetto residuo Le misure di mitigazione proposte rendono l’impatto residuo ragionevolmente non significativo.

Rapporto Ambientale 60 Comune di Gussago - Provincia di Brescia SUAP Ampliamento di attività industriale “Distillerie Franciacorta S.p.A.” in Variante al PGT Valutazione Ambientale Strategica (V.A.S.)

Componente Ambientale: 7. ENERGIA ED EFFETTO SERRA Descrizione effetto Il presente SUAP in Variante determina l’ampliamento dell’insediamento produttivo “Distillerie Franciacorta S.p.A.” esistente con la realizzazione di piazzali e nuovi edifici, in parte ad uso magazzinaggio e in parte ad uso produttivo (Slp di ampliamento pari a 17.456,50 m2 a fronte degli attuali 11.688,77 m2). Le nuove attività svolte, con particolare riferimento a distillazione e stoccaggio delle vinacce raccolte da distillare e della grappa in botti da invecchiare, produzione del “settore creme”, produzione ed imbottigliamento del “settore beverage” e magazzinaggio di materie prime e prodotti finiti, determineranno un incremento dei consumi di energia elettrica, derivanti dalle attività svolte, dall’illuminazione e dall’eventuale riscaldamento/condizionamento degli ambienti. Al proposito, si evidenzia che l’edificio esistente è dotato di impianto fotovoltaico sulla copertura. Si ribadisce, infine, che l’intervento si configura come ampliamento di un’attività esistente.

Tipizzazione dell’effetto e Significatività Aspetto Punteggio Tipologia effetto Nessun effetto Positivo Negativo - Probabilità Certo Incerto 1 Durata Permanente Temporaneo 1 Frequenza Sistematico Occasionale 1 Reversibilità Non reversibile Reversibile 1 Carattere cumulativo Cumulabile Non cumulabile 1 Natura transfrontaliera Transfrontaliero Non transfrontaliero 0,5 Rischi Rischio Nessun rischio 0,5 Estensione Sovralocale Locale 0,5 Valore area Area di particolare pregio Area non di pregio 0,5 Vulnerabilità area Area vulnerabile Area non vulnerabile 0,5 Aree o paesaggi protetti Area protetta Area non protetta 0,5 Significatività effetto -8,0

Misure di mitigazione, compensazione o miglioramento Per quanto riguarda il contenimento dei consumi energetici, oltre a rimandare a quanto specificato in relazione alla componente ambientale “Aria”, si evidenzia che sulla copertura dell’edificio esistente è attivo un impianto fotovoltaico. Per quanto riguarda nuovi sistemi di illuminazione esterna si eviterà la propagazione dei raggi verso l’alto e i corpi illuminanti saranno localizzati in modo da minimizzarne il numero, ottimizzandone l’efficienza, anche impiegando sistemi a basso consumo o a LED, nel rispetto delle indicazioni contenute nella L.R. n.31/2015.

Significatività dell’effetto residuo Le misure di mitigazione proposte, pur non annullando completamente gli impatti indotti, sono tuttavia in grado di ridurne in modo determinante la significatività.

Rapporto Ambientale 61 Comune di Gussago - Provincia di Brescia SUAP Ampliamento di attività industriale “Distillerie Franciacorta S.p.A.” in Variante al PGT Valutazione Ambientale Strategica (V.A.S.)

Componente Ambientale: 8. MOBILITA’ Descrizione effetto Il presente SUAP in Variante determina l’ampliamento dell’insediamento produttivo “Distillerie Franciacorta S.p.A.” esistente con la realizzazione di piazzali e nuovi edifici, in parte ad uso magazzinaggio e in parte ad uso produttivo (Slp di ampliamento pari a 17.456,50 m2 a fronte degli attuali 11.688,77 m2). L’area del SUAP risulta servita direttamente da V. Mandolossa (lungo la quale l’attività esistente già presenta un accesso). Si evidenzia, inoltre, che lungo la medesima V. Mandolossa ad una distanza di circa 300 m dall’area oggetto di SUAP sono localizzate le fermate del trasporto pubblico extraurbano della linea LN 029 Brescia - Ome - Monticelli. Oltre ai mezzi leggeri degli addetti (60 dipendenti), attualmente accedono all’impianto mediamente 15 mezzi pesanti/giorno per l’apporto di materie prime e per il conferimento dei prodotti finiti ai clienti, utilizzando l’accesso da V. Mandolossa. A seguito dell’ampliamento previsto, oltre all’incremento dei dipendenti di circa 30 unità, si può stimare che accederanno all’impianto mediamente 20 mezzi pesanti/giorno, utilizzando però due accessi: quello esistente lungo V. Mandolossa e quello di progetto in corrispondenza del margine sud-ovest dell’area di ampliamento (Via Francesco Lana De Terzi). Infine, si evidenzia che lungo il margine occidentale dell’area oggetto di SUAP il PGT vigente prevede la realizzazione di una viabilità, parallela a V. Mandolossa, che risulta interrotta dal SUAP medesimo. La previsione, tuttavia, è ritenuta non più strategica dall’Amministrazione comunale; tale aspetto dovrà comunque essere confermato e validato, nell’ambito del presente procedimento di VAS e di SUAP, dall’Amministrazione stessa, che successivamente dovrà comunque garantire la coerenziazione, con i tempi e i modi che riterrà opportuni, dello strumento urbanistico con tale indicazione, anche esternamente alle aree oggetto del presente SUAP. Al proposito, si puntualizza che l’intervento interessa una zona prevalentemente produttiva, con gli insediamenti esistenti inclusi dal PTCP vigente della Provincia di Brescia in un Ambito Produttivo Sovracomunale (APS): in tali ambiti i comuni collocano le funzioni manifatturiere e logistiche strategiche per lo sviluppo del sistema produttivo provinciale che richiedono un elevato livello di accessibilità e disponibilità di aree. Si ribadisce, infine, che l’intervento si configura come ampliamento di un’attività esistente.

Tipizzazione dell’effetto e Significatività Aspetto Punteggio Tipologia effetto Nessun effetto Positivo Negativo - Probabilità Certo Incerto 1 Durata Permanente Temporaneo 1 Frequenza Sistematico Occasionale 1 Reversibilità Non reversibile Reversibile 1 Carattere cumulativo Cumulabile Non cumulabile 1 Natura transfrontaliera Transfrontaliero Non transfrontaliero 0,5 Rischi Rischio Nessun rischio 0,5 Estensione Sovralocale Locale 0,5 Valore area Area di particolare pregio Area non di pregio 0,5 Vulnerabilità area Area vulnerabile Area non vulnerabile 0,5 Aree o paesaggi protetti Area protetta Area non protetta 0,5 Significatività effetto -8,0

Misure di mitigazione, compensazione o miglioramento Il progetto prevede la realizzazione un nuovo accesso all’area in corrispondenza del suo margine sud-occidentale (Via

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Componente Ambientale: 8. MOBILITA’ Francesco Lana De Terzi) così da poter differenziare il traffico sia di mezzi leggeri sia di mezzi pesanti afferente all’insediamento, sostanzialmente senza arrecare un carico addizionale significativo a V. Mandolossa. Si raccomanda che i trasporti di mezzi pesanti siano effettuati a pieno carico. Il SUAP, inoltre, prevede anche la realizzazione di un’area di parcheggio pubblico in corrispondenza del margine sud- occidentale dell’area di interesse, peraltro a servizio anche degli insediamenti posti immediatamente a sud.

Significatività dell’effetto residuo Le misure di mitigazione proposte, pur non annullando completamente gli impatti indotti, sono tuttavia in grado di ridurne in modo determinante la significatività.

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Componente Ambientale: 9. MODELLI INSEDIATIVI Descrizione effetto L’ampliamento previsto dal SUAP si colloca in continuità con gli insediamenti produttivi esistenti dello stesso proponente, in corrispondenza di una zona produttiva classificata dal PTCP vigente della Provincia di Brescia come Ambito Produttivo Sovracomunale (APS): in tali ambiti i comuni collocano le funzioni manifatturiere e logistiche strategiche per lo sviluppo del sistema produttivo provinciale che richiedono un elevato livello di accessibilità e disponibilità di aree. Tale previsione, consolidando la presenza di un’azienda già insediata sul territorio comunale in un’area espressamente destinata alla produzione, non può che determinare effetti positivi sul sistema insediativo comunale, confermando la valenza produttiva dell’area. L’area oggetto di SUAP, inoltre, risulta servita da tutte le principali reti infrastrutturali (generalmente presenti lungo V. Mandolossa, ma anche lungo Via Francesco Lana De Terzi): viabilistica, acquedottistica, del gas, fognaria ed elettrica.

Tipizzazione dell’effetto e Significatività Aspetto Punteggio Tipologia effetto Nessun effetto Positivo Negativo + Probabilità Certo Incerto 1 Durata Permanente Temporaneo 1 Frequenza Sistematico Occasionale 1 Reversibilità Non reversibile Reversibile 1 Carattere cumulativo Cumulabile Non cumulabile 1 Natura transfrontaliera Transfrontaliero Non transfrontaliero 0,5 Rischi Rischio Nessun rischio non appl. Estensione Sovralocale Locale 1 Valore area Area di particolare pregio Area non di pregio 0,5 Vulnerabilità area Area vulnerabile Area non vulnerabile 0,5 Aree o paesaggi protetti Area protetta Area non protetta 0,5 Significatività effetto +8,0

Misure di mitigazione, compensazione o miglioramento - Significatività dell’effetto residuo -

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Componente Ambientale: 10. TURISMO Descrizione effetto Non sono attesi effetti significativi degli interventi previsti dal SUAP sulla componente ambientale in oggetto.

Tipizzazione dell’effetto e Significatività Aspetto Punteggio Tipologia effetto Nessun effetto Positivo Negativo Probabilità Certo Incerto Durata Permanente Temporaneo Frequenza Sistematico Occasionale Reversibilità Non reversibile Reversibile Carattere cumulativo Cumulabile Non cumulabile Natura transfrontaliera Transfrontaliero Non transfrontaliero Rischi Rischio Nessun rischio Estensione Sovralocale Locale Valore area Area di particolare pregio Area non di pregio Vulnerabilità area Area vulnerabile Area non vulnerabile Aree o paesaggi protetti Area protetta Area non protetta Significatività effetto 0

Misure di mitigazione, compensazione o miglioramento - Significatività dell’effetto residuo -

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Componente Ambientale: 11. INDUSTRIA Descrizione effetto L’intervento previsto dal SUAP di ampliamento di un’attività esistente vitale e già insediata nel territorio comunale è motivato dalla necessità, a fronte di una significativa espansione produttiva ed economica dell’attività, di riorganizzare l’azienda per lo sviluppo e l’implementazione della produzione, cosa non perseguibile con la superficie produttiva a disposizione di fatto sottodimensionata rispetto alle odierne esigenze aziendali. Tale ampliamento determinerà un incremento di addetti stimabile in circa 30 unità (a fronte degli attuali 60 operatori).

Tipizzazione dell’effetto e Significatività Aspetto Punteggio Tipologia effetto Nessun effetto Positivo Negativo + Probabilità Certo Incerto 1 Durata Permanente Temporaneo 1 Frequenza Sistematico Occasionale 1 Reversibilità Non reversibile Reversibile 1 Carattere cumulativo Cumulabile Non cumulabile 1 Natura transfrontaliera Transfrontaliero Non transfrontaliero 0,5 Rischi Rischio Nessun rischio non appl. Estensione Sovralocale Locale 0,5 Valore area Area di particolare pregio Area non di pregio 0,5 Vulnerabilità area Area vulnerabile Area non vulnerabile 0,5 Aree o paesaggi protetti Area protetta Area non protetta 0,5 Significatività effetto +7,5

Misure di mitigazione, compensazione o miglioramento - Significatività dell’effetto residuo -

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Componente Ambientale: 12. AGRICOLTURA Descrizione effetto Non sono attesi effetti significativi degli interventi previsti dal SUAP sulla componente ambientale in oggetto; al proposito, si evidenzia che l’area del SUAP non interessa Ambiti agricoli di interesse strategico individuati dal PTCP.

Tipizzazione dell’effetto e Significatività Aspetto Punteggio Tipologia effetto Nessun effetto Positivo Negativo Probabilità Certo Incerto Durata Permanente Temporaneo Frequenza Sistematico Occasionale Reversibilità Non reversibile Reversibile Carattere cumulativo Cumulabile Non cumulabile Natura transfrontaliera Transfrontaliero Non transfrontaliero Rischi Rischio Nessun rischio Estensione Sovralocale Locale Valore area Area di particolare pregio Area non di pregio Vulnerabilità area Area vulnerabile Area non vulnerabile Aree o paesaggi protetti Area protetta Area non protetta Significatività effetto 0

Misure di mitigazione, compensazione o miglioramento - Significatività dell’effetto residuo -

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Componente Ambientale: 13. RADIAZIONI Descrizione effetto Il presente SUAP in Variante determina l’ampliamento dell’insediamento produttivo “Distillerie Franciacorta S.p.A.” esistente con la realizzazione di due nuovi edifici e dei relativi piazzali di pertinenza (Slp di ampliamento pari a 17.456,50 m2 a fronte degli attuali 11.688,77 m2). In particolare, nei nuovi edifici saranno svolte attività di distillazione e stoccaggio delle vinacce raccolte da distillare e della grappa in botti da invecchiare, di produzione del “settore creme”, di produzione ed imbottigliamento del “settore beverage” e di magazzinaggio di prodotti finiti e materie prime per le quali gli spazi aziendali attuali sono insufficienti. Gli interventi previsti richiedono la realizzazione di nuove linee elettriche che forniranno gli edifici di progetto. Al proposito, si evidenzia che l’insediamento esistente è già alimentato in media tensione e al suo interno è presente una cabina di trasformazione MT/BT nella porzione settentrionale dell’insediamento; la realizzazione di nuove linee elettriche, che comunque saranno solo interne all’area oggetto di SUAP, potrebbe determinare fenomeni di inquinamento elettromagnetico a carico del personale impiegato. Non sono, invece, previsti locali interrati che potrebbero determinare l’esposizione del personale a fenomeni di inquinamento indoor da radon.

Tipizzazione dell’effetto e Significatività Aspetto Punteggio Tipologia effetto Nessun effetto Positivo Negativo - Probabilità Certo Incerto 0,5 Durata Permanente Temporaneo 1 Frequenza Sistematico Occasionale 1 Reversibilità Non reversibile Reversibile 0,5 Carattere cumulativo Cumulabile Non cumulabile 1 Natura transfrontaliera Transfrontaliero Non transfrontaliero 0,5 Rischi Rischio Nessun rischio 1 Estensione Sovralocale Locale 0,5 Valore area Area di particolare pregio Area non di pregio 0,5 Vulnerabilità area Area vulnerabile Area non vulnerabile 0,5 Aree o paesaggi protetti Area protetta Area non protetta 0,5 Significatività effetto -8,0

Misure di mitigazione, compensazione o miglioramento Le nuove linee elettriche dovranno essere realizzate interrate.

Significatività dell’effetto residuo Le misure di mitigazione previste sono ragionevolmente in grado di annullare l’impatto atteso.

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Componente Ambientale: 14. MONITORAGGIO E PREVENZIONE Descrizione effetto Non sono attesi effetti significativi degli interventi previsti dal SUAP sulla componente ambientale in oggetto.

Tipizzazione dell’effetto e Significatività Aspetto Punteggio Tipologia effetto Nessun effetto Positivo Negativo Probabilità Certo Incerto Durata Permanente Temporaneo Frequenza Sistematico Occasionale Reversibilità Non reversibile Reversibile Carattere cumulativo Cumulabile Non cumulabile Natura transfrontaliera Transfrontaliero Non transfrontaliero Rischi Rischio Nessun rischio Estensione Sovralocale Locale Valore area Area di particolare pregio Area non di pregio Vulnerabilità area Area vulnerabile Area non vulnerabile Aree o paesaggi protetti Area protetta Area non protetta Significatività effetto 0

Misure di mitigazione, compensazione o miglioramento - Significatività dell’effetto residuo -

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5. FASE 5: Piano di monitoraggio

L’ultima fase del procedimento valutativo deve necessariamente essere volta alla predisposizione di un sistema di monitoraggio nel tempo degli effetti del SUAP in Variante, con riferimento agli obiettivi definiti e ai risultati prestazionali attesi. In particolare, si rende necessario introdurre alcuni parametri quantitativi di sorveglianza volti a verificare la bontà delle scelte strategiche adottate dal SUAP e l’evoluzione temporale del sistema ambientale comunale. A ciò si aggiunga la necessità di individuare strumenti di valutazione adatti ad evidenziare l’eventuale insorgenza di elementi in contrasto non previsti e che necessitano di interventi correttivi.

Il Piano di Monitoraggio, pertanto, definisce una serie di parametri (indicatori di monitoraggio), che periodicamente dovranno essere misurati con l’obiettivo di verificare le prestazioni ambientali e territoriali, che derivano dall’attuazione delle previsioni del SUAP in Variante, permettendo di evidenziare l’insorgenza di eventuali impatti o fenomeni non previsti e, di conseguenza, di apportare le più idonee e tempestive misure di correzione.

Il Rapporto Ambientale di VAS del PGT vigente individua già alcuni indicatori di monitoraggio, sicuramente validi anche per il controllo degli effetti indotti dall’attuazione delle previsioni del SUAP in Variante in oggetto essendo una previsione tipologicamente analoga ad altre previsioni già contenute nel PGT vigente:

1. estensione complessiva di suolo urbanizzato;

2. lunghezza della rete dei percorsi di fruizione ciclo-pedonale del territorio;

3. dotazione di verde pubblico;

4. dotazione di verde pubblico attrezzato;

5. effettiva estensione delle aree piantumate di mitigazione paesistico ambientale previste dal PGT in connnessione alla realizzazione degli ambiti di trasformazione;

6. estensione della rete fognaria, con specifico riferimento alla connessione delle aree produttive in località Mandolossa e stato di avanzamento dei lavori di collettamento al depuratore di Verziano.

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6. CONCLUSIONI

Il SUAP in Variante al PGT vigente del Comune di Gussago oggetto della presente valutazione, proposta da “Distillerie Franciacorta S.p.A.” è motivato dalla necessità, a fronte di una significativa espansione produttiva ed economica della ditta, di riorganizzare l’azienda per lo sviluppo e l’implementazione della produzione, cosa non perseguibile con la superficie produttiva a disposizione di fatto sottodimensionata rispetto alle odierne esigenze aziendali.

Il SUAP prevede l’ampliamento dell’insediamento esistente, interessando una superficie territoriale complessiva di 64.926,35 m2, con una superficie coperta di ampliamento pari a 16.700,20 m2 a fronte degli attuali 10.909,46 m2 e una Slp di ampliamento pari a 17.456,50 m2 a fronte degli attuali 11.688,77 m2, da attuare per stralci coerentemente con il “Piano Industriale 2017 - 2021” aziendale. In particolare, saranno realizzati due nuovi edifici, oltre alle aree cortilizie esterne: uno destinato all’attività di distillazione e stoccaggio sia delle vinacce raccolte da distillare che della grappa in botti da invecchiare da realizzare entro la fine dell’anno 2018 e l’altro destinato all’implementazione di una linea di produzione “settore creme”, di una linea di produzione ed imbottigliamento “settore beverage” e ad accogliere il nuovo magazzino prodotti finiti e materie prime da realizzare entro la fine dell’anno 2021.

Il presente documento rappresenta il Rapporto Ambientale per la procedura di Valutazione Ambientale Strategica (V.A.S.) ai sensi del D.Lgs. n.152/2006 e s.m.i. e della DGR n n.VIII-6420/2007 e s.m.i..

Nel complesso, la valutazione ha evidenziato come la Variante in oggetto non abbia interferenze con i siti della Rete Natura 2000, non rendendo pertanto necessaria la procedura di Valutazione di Incidenza.

È stata, inoltre, condotta una verifica delle possibili alternative localizzative delle previsioni oggetto di SUAP. In estrema sintesi, in relazione allo stato di fatto delle aree limitrofe all’insediamento esistente e alle previsioni della strumentazione di pianificazione territoriale provinciale e urbanistica comunale, si ritiene che l’unica soluzione alternativa percorribile per l’ampliamento dell’insediamento esistente sia rappresentata dall’ampliamento in direzione ovest, mentre verso est e verso sud sono presenti insediamenti di altre attività. Infine, un eventuale ampliamento verso nord determinerebbe impatti rilevanti dal punto di vista ambientale, ostruendo un corridoio della Rete Ecologica Provinciale, interessando un Ambito Agricolo Strategico individuato dal PTCP e determinando la saldatura tra l’insediamento produttivo di Via Mandolossa e le propaggini più meridionali dell’abitato di Gussago.

Il documento, in ogni caso, ha sottolineato come le previsioni della Variante in oggetto possano determinare potenziali impatti negativi talvolta non trascurabili. Di contro, le previsioni della Variante determinano anche

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importanti effetti positivi di notevole rilevanza, con riferimento al consolidamento e all’incremento della competitività di un’attività produttiva vitale presente sul territorio.

In ogni caso, sono state previste misure di mitigazione sia per i potenziali effetti negativi più significativi, sia per i potenziali effetti negativi poco significativi in relazione al contesto nel quale gli interventi si collocano, con l’introduzione di specifiche misure di mitigazione che ne hanno ridotto in modo determinante la significatività.

Nel complesso, quindi, la valutazione evidenzia come, con l’applicazione delle misure di mitigazione e miglioramento individuate, i potenziali impatti generati dalle previsioni del SUAP in Variante risultino mitigati o comunque migliorati, riducendo in modo determinante la significatività degli impatti medesimi.

Rapporto Ambientale 72 Comune di Gussago - Provincia di Brescia SUAP Ampliamento di attività industriale “Distillerie Franciacorta S.p.A.” in Variante al PGT Valutazione Ambientale Strategica (V.A.S.)

Allegato 1.A: Inquadramento territoriale

Rapporto Ambientale - Allegato 1.A I CASTO ISEO IT2070020IT2070020

IT2070020 LUMEZZANE BRIONE IT2070020 PROVAGLIO D`ISEO OME

CAINO

CORTE FRANCA VALLIO

BOVEZZO RODENGO - SAIANO IT2070018 GUSSAGO NAVE

COLLEBEATO CELLATICA

CASTEGNATO

ROVATO Legenda BRESCIA Confine Comune di Gussago

Altri confini comunali Areale oggetto di SUAP

REZZATORete Natura 2000 Siti di InteresseMAZZANO Comunitario (S.I.C.) Zone di Protezione Speciale (Z.P.S.)

TRENZANO SUAP "Distillerie Franciacorta S.p.A." Inquadramento territorialeCALCINATO01 scala 1:75.000 Legenda

Area oggetto di SUAP

SUAP "Distillerie Franciacorta S.p.A." Inquadramento territoriale scala 1:8.000 02 Comune di Gussago - Provincia di Brescia SUAP Ampliamento di attività industriale “Distillerie Franciacorta S.p.A.” in Variante al PGT Valutazione Ambientale Strategica (V.A.S.)

Allegato 1.B: Quadro Conoscitivo Ambientale

Rapporto Ambientale - Allegato 1.B I Comune di Gussago - Provincia di Brescia SUAP Ampliamento di attività industriale “Distillerie Franciacorta S.p.A.” in Variante al PGT Valutazione Ambientale Strategica (V.A.S.)

INDICE

0. PREMESSA ...... VI

1. ASSETTO URBANISTICO DEL TERRITORIO COMUNALE ...... VII

1.1 INQUADRAMENTO DEMOGRAFICO ...... VII

1.2 SISTEMA INSEDIATIVO RESIDENZIALE ...... VIII

1.3 SISTEMA PRODUTTIVO, TERZIARIO E TURISTICO ...... VIII 1.4 L’AREA DI INTERVENTO NEL PGT VIGENTE ...... XIII 1.5 AREE PRODUTTIVE PROVINCIALI ...... XVII

2. USO REALE DEL SUOLO E RETE ECOLOGICA ...... XIX

2.1 USO REALE DEL SUOLO...... XIX

2.2 RETE ECOLOGICA ...... XX

3. ELEMENTI DI INTERESSE PAESAGGISTICO ...... XXIV

3.1 PIANO PAESAGGISTICO REGIONALE (PTR-PPR) ...... XXIV

3.2 PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO PROVINCIALE ...... XXVII

3.3 CARATTERISTICHE PAESAGGISTICHE LOCALI ...... XXX

3.4 INQUINAMENTO LUMINOSO ...... XXXIV

3.5 RITROVAMENTI DI INTERESSE ARCHEOLOGICO ...... XXXV

4. RETI DI SOTTOSERVIZI ...... XXXVII

4.1 SISTEMA FOGNARIO E DI DEPURAZIONE ...... XXXVII

4.2 SISTEMA ACQUEDOTTISTICO ...... XXXVII

4.3 RETE DEL GAS ...... XXXVIII

5. SISTEMA DELLA MOBILITÀ ...... XXXIX

5.1 STRUTTURA DELLA RETE VIABILISTICA COMUNALE ...... XXXIX

5.2 PIANO URBANO DEL TRAFFICO ...... XL

5.3 CAMPAGNE DI RILIEVO A CURA DI FRANCIACORTA SOSTENIBILE ...... XL

5.4 LINEE DI TRASPORTO PUBBLICO ...... XLIV

6. ASPETTI GEOLOGICI, GEOMORFOLOGICI, SISMICI ED IDROLOGICI ...... XLVI

6.1 INQUADRAMENTO GEOLOGICO E GEOMORFOLOGICO ...... XLVI

6.2 SISMICA ...... XLVIII

Rapporto Ambientale - Allegato 1.B II Comune di Gussago - Provincia di Brescia SUAP Ampliamento di attività industriale “Distillerie Franciacorta S.p.A.” in Variante al PGT Valutazione Ambientale Strategica (V.A.S.)

6.3 FATTIBILITÀ GEOLOGICA ...... XLIX

6.4 INQUADRAMENTO IDROLOGICO ...... L

7. AGRICOLTURA ...... LIII

7.1 CAPACITÀ D’USO AGRICOLO DEI SUOLI ...... LIII 7.2 AMBITI AGRICOLI STRATEGICI ...... LVI

7.3 ALLEVAMENTI ZOOTECNICI ...... LVII

8. ASPETTI IDROGEOLOGICI ...... LVIII

8.1 ASSETTO IDROGEOLOGICO ...... LVIII

8.2 VULNERABILITÀ DEGLI ACQUIFERI ...... LIX

9. ATTITUDINE DEI SUOLI ALLO SPANDIMENTO ...... LXI

9.1 ATTITUDINE DEI SUOLI ALLO SPANDIMENTO DI LIQUAMI ...... LXI

9.2 ATTITUDINE DEI SUOLI ALLO SPANDIMENTO DI FANGHI DA DEPURAZIONE URBANA ...... LXIII

10. QUALITÀ DELL’ARIA ...... LXV

10.1 ZONIZZAZIONE REGIONALE ...... LXV 10.2 QUALITÀ DELL’ARIA ...... LXV 10.3 EMISSIONI IN ATMOSFERA ...... XCVIII

11. QUALITÀ DELLE ACQUE SUPERFICIALI E SOTTERRANEE ...... CIV

11.1 QUALITÀ ACQUE SUPERFICIALI ...... CIV

11.2 QUALITÀ ACQUE SOTTERRANEE ...... CIV

12. RIFIUTI SPECIALI ...... CV

13. CONSUMI ENERGETICI ...... CVIII

14. RUMORE ...... CXI

14.1 PIANO DI ZONIZZAZIONE ACUSTICA COMUNALE ...... CXI

14.2 CLIMA ACUSTICO LOCALE ...... CXII

15. RADIAZIONI ...... CXVII

15.1 BASSE FREQUENZE ...... CXVII

15.2 ALTE FREQUENZE ...... CXX

16. ATTIVITÀ POTENZIALMENTE A RISCHIO AMBIENTALE ...... CXXII

16.1 ATTIVITÀ A RISCHIO DI INCIDENTE RILEVANTE (RIR) ...... CXXII

Rapporto Ambientale - Allegato 1.B III Comune di Gussago - Provincia di Brescia SUAP Ampliamento di attività industriale “Distillerie Franciacorta S.p.A.” in Variante al PGT Valutazione Ambientale Strategica (V.A.S.)

16.2 ATTIVITÀ PRODUTTIVE SOGGETTE AD AUTORIZZAZIONE INTEGRATA AMBIENTALE (AIA) ...... CXXII

16.3 ATTIVITÀ DI GESTIONE RIFIUTI ...... CXXII

16.4 SITI CONTAMINATI ...... CXXIII

16.5 DISCARICHE ...... CXXIV

16.6 ATTIVITÀ ESTRATTIVE ...... CXXIV

17. SALUTE PUBBLICA ...... CXXV

17.1 LA MORTALITÀ ...... CXXV

17.2 LA PATOLOGIA TUMORALE ...... CXXVIII

17.3 LE MALATTIE DEL SISTEMA CIRCOLATORIO ...... CXXXI

17.4 MALATTIE RESPIRATORIE ...... CXXXIII

17.5 LA DEMENZA...... CXXXVI

17.6 LE PATOLOGIE CRONICHE ...... CXXXVI

17.7 CONSIDERAZIONI DI SINTESI ...... CXXXVII

FIGURE FUORI TESTO

Figura 01: DdP - Ambiti di trasformazione (scala 1:8.000) Figura 02: DdP - Sistema dei vincoli (scala 1:8.000) Figura 03: DdP - Carta dei vincoli geologici (scala 1:8.000) Figura 04: PdS - Servizi pubblici (scala 1:5.000) Figura 05: PdS - Mobilità, progetto (scala 1:5.000) Figura 06a: PdR (scala 1:5.000) Figura 06b: PdR (legenda) Figura 07: Uso reale del suolo (scala 1:8.000) Figura 08: PTR - Tavola A: Ambiti geografici e unità tipologiche di paesaggio (scala libera) Figura 09: PTR - Tavola B: Elementi identificativi e percorsi di interesse paesaggistico (scala libera) Figura 10: PTR - Tavola C: Istituzioni per la tutela della natura (scala libera) Figura 11: PTR - Tavola D: Quadro di riferimento della disciplina paesaggistica regionale (scala libera) Figura 12: PTR - Tavola E: Viabilità di rilevanza paesaggistica (scala libera) Figura 13: PTR - Tavola F: Riqualificazione paesagg.: ambiti ed aree di attenzione regionale (scala libera) Figura 14: PTR - Tavola G: Contenimento processi di degrado e qualificazione paesaggistica (scala libera) Figura 15: PTR - Tavola I: Quadro sinottico tutele paesaggistiche di legge (D. Lgs 42/2004) (scala libera) Figura 16a: PTCP-Ambiti, sistemi, el. paesaggio (scala 1:15.000)

Rapporto Ambientale - Allegato 1.B IV Comune di Gussago - Provincia di Brescia SUAP Ampliamento di attività industriale “Distillerie Franciacorta S.p.A.” in Variante al PGT Valutazione Ambientale Strategica (V.A.S.)

Figura 16b: PTCP-Ambiti, sistemi, el. paesaggio (legenda) Figura 17: PTCP-Degrado del paesaggio, areali (scala 1:15.000) Figura 18a: PTCP-Degrado del paesaggio, elem. (scala 1:15.000) Figura 18b: PTCP-Degrado del paesaggio, elem. (legenda) Figura 19a: PTCP-Rete verde paesaggistica (scala 1:15.000) Figura 19b: PTCP-Rete verde paesaggistica (legenda) Figura 20a: PTCP-Beni paesaggistici e culturali (scala 1:15.000) Figura 20b: PTCP-Beni paesaggistici e culturali (legenda) Figura 21: Classi di sensibilità paesistica (scala 1:8.000) Figura 22: Rete fognaria (scala 1:8.000) Figura 23: Rete acquedottistica (scala 1:8.000) Figura 24: Carta geologica e geomorfologica (scala 1:8.000) Figura 25: Carta pericolosità sismica locale (scala 1:8.000) Figura 26: Carta della fattibilità geologica (scala 1:8.000) Figura 27: Rete idrografica (scala 1:5.000) Figura 28: Capacità uso agricolo dei suoli (scala 1:8.000) Figura 29: Ambiti agricoli strategici (scala 1:8.000) Figura 30: Carta idrogeologica (scala 1:8.000) Figura 31: Attitudine suoli spandimento (scala 1:8.000) Figura 32: Zonizzazione acustica territorio (scala 1:5.000)

Rapporto Ambientale - Allegato 1.B V Comune di Gussago - Provincia di Brescia SUAP Ampliamento di attività industriale “Distillerie Franciacorta S.p.A.” in Variante al PGT Valutazione Ambientale Strategica (V.A.S.)

0. Premessa

Nel presente Allegato sono presentati gli elementi conoscitivi ambientali di base impiegati per la valutazione delle previsioni della Variante.

Le informazioni conoscitive riportate, oltre ad una indicazione generale dell’intero territorio comunale, sono dettagliate con riferimento all’area di intervento direttamente interessata dalla previsione di ampliamento dell’insediamento Distillerie Franciacorta S.p.A.. Esse sono estrapolate dagli approfondimenti conoscitivi condotti nell’ambito del PGT vigente e del relativo Rapporto Ambientale di VAS ed aggiornate/integrate ove ritenuto necessario o opportuno.

Rapporto Ambientale - Allegato 1.B VI Comune di Gussago - Provincia di Brescia SUAP Ampliamento di attività industriale “Distillerie Franciacorta S.p.A.” in Variante al PGT Valutazione Ambientale Strategica (V.A.S.)

1. Assetto urbanistico del territorio comunale

1.1 Inquadramento demografico

La variazione demografica che ha interessato il Comune di Gussago negli ultimi decenni è sempre stata positiva: i censimenti della popolazione effettuati dall'ISTAT mostrano, infatti, che dall’anno 1971 all’anno 2011 la popolazione è gradualmente aumentata, registrando un incremento pari al 23,5% tra il 1971 ed il 1981, una crescita del 15,3% nel decennio 1981-1991, del 9,3% nel periodo 1991-2001 e del 13,1% nel periodo 2001-2011, raggiungendo 16.400 abitanti circa.

La popolazione inferiore ai 5 anni d’età rispetto alla popolazione complessiva si è gradualmente ridotta, passando dal 9,3% nell’anno 1971 al 4,9% nell’anno 1991, subendo poi un lieve incremento che ha portato a raggiungere, nell’anno 2001, il 5,0%. La percentuale di popolazione con oltre 65 anni d’età è andata notevolmente aumentando, passando da 818 abitanti rilevati nell’anno 1971 a 2.080 nell’anno 2001.

I censimenti ISTAT evidenziano altresì come i nuclei familiari del Comune di Gussago siano aumentati in modo significativo: da 2.644 nell’anno 1971 a 5.544 nell’anno 2001. L’incremento più considerevole è avvenuto nel decennio 1971-1981 con una percentuale del 39,2%.

Parallelamente, si evidenzia una variazione della composizione dei nuclei familiari sempre più frammentata, che rende necessario un adeguamento del patrimonio edilizio esistente ad una richiesta sempre crescente di nuove forme edilizie, dimensionate in conformità alla famiglia media che appare notevolmente ridimensionata rispetto al passato. Ciò viene confermato dai dati dei censimenti della popolazione effettuati dall’ISTAT: i dati relativi al numero di componenti per famiglia nel Comune di Gussago passano, infatti, da 3,52 nell’anno 1971 a 2,62 nell’anno 2001.

Dal punto di vista produttivo, per quanto riguarda il numero di unità/aziende si denota una percentuale negativa registrata nel decennio 1981-1991, seguita da un consistente incremento nel decennio successivo. Per quanto riguarda il settore secondario il numero delle aziende è passato da 172 unità rilevate nell’anno 1971 a 423 unità registrate nell’anno 2001, con un incremento del 146% sull’intero periodo. Anche il numero degli addetti nello stesso lasso di tempo ha subito un forte incremento, passando da 1.671 nell’anno 1971 a 2.965 nell’anno 2001, raddoppiando quindi il suo valore.

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1.2 Sistema insediativo residenziale

Il tessuto residenziale storico di Gussago risulta collocato nella porzione centrale del territorio amministrativo, in corrispondenza dei versanti moderatamente acclivi che segnano il passaggio dalla collina alla pianura e si concentra in particolare nei nuclei di antica formazione del capoluogo, Ronco, Sale, Piè del Dosso e Casaglio.

Anche i versanti collinari, in parte, sono stati oggetto di edificazione che si concentra lungo la SP n.10, che dal centro di Gussago si dirige verso il Comune di Brione, soprattutto attorno ai nuclei antichi di Navezze e Civine.

Lo studio del territorio evidenzia la consistente espansione degli anni ’50 e del secondo dopoguerra, che ha riempito i suoli liberi tra il Torrente Canale e la via IV Novembre e tra quest’ultima e via Richiedei, nonché l’occupazione di parte dei broli limitrofi ai nuclei di antica formazione promossa negli anni ’70 ed ‘80 per l’espansione del paese. L’edificazione del Comune, inoltre, ha subito un intenso sviluppo negli ultimi decenni al fine di soddisfare la domanda localizzativa. Dai dati estrapolati dai censimenti ISTAT si può rilevare che nel decennio 1971-1981 si è assistito ad un incremento edilizio pari al 50%, mentre nel trentennio 1971-2001 il tessuto edilizio del territorio consolidato è più che raddoppiato.

1.3 Sistema produttivo, terziario e turistico

Il PGT vigente del Comune di Gussago persegue l’obiettivo di rilocalizzazione di tutte le imprese che attualmente si trovano in ambiti inadeguati e che necessitano di un’ubicazione più conforme alle funzioni insediate al contorno.

Unitamente, attraverso l’attivazione dello Sportello Unico per le Attività Produttive il Comune potrà provvedere alla rilocalizzazione, ovvero al potenziamento, delle attività produttive già in essere in aree di completamento del tessuto urbanizzato, così da definire una forma urbana compatta. Gli impianti che avranno facoltà di essere pianificati adottando tale procedura potranno essere relativi alle attività di produzione di beni e servizi in svariati settori quali l’agricoltura, il commercio, l’artigianato, le attività turistiche ed alberghiere, riguardando altresì banche, intermediari finanziari e servizi di telecomunicazioni.

L’individuazione delle aree da destinare all’insediamento di nuovi impianti può avvenire in via ordinaria mediante apposita variante, in base alle procedure dettate dalla legislazione vigente, oggi estremamente limitata dalla nuova legge urbanistica regionale, ovvero in via straordinaria attraverso una apposita Conferenza di Servizi. L’Amministrazione Comunale intende sfruttare l’opportunità offerta dalla vigente normativa in materia, allo scopo di rendere più flessibile lo strumento urbanistico comunale e di rispondere alle esigenze degli operatori, garantendo nel contempo la qualità degli interventi realizzati.

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In ragione di ciò, il PGT definisce alcuni criteri generali utili ad una prima valutazione delle richieste presentate all’Ente comunale per l’insediamento di nuove attività, ovvero possibili espansioni di carattere produttivo, commerciale-direzionale e turistico-alberghiero che risultino in accordo con le linee di gestione del territorio relative allo sviluppo urbanistico del Comune di Gussago.

Per quanto attiene a specifiche richieste che potranno determinare ampliamenti o nuove individuazioni di ambiti a destinazione produttiva, appare utile specificare come, in linea di massima, le nuove superfici territoriali da prendere in considerazione siano necessarie ad una riallocazione in ambiti funzionalmente vocati di attività ad oggi presenti sul territorio, ovvero appaiano funzionali ai fisiologici ampliamenti o al potenziamento di attività già in essere ovvero richiedano l’insediamento di nuove realtà economiche che nel territorio di Gussago potranno trovare la loro collocazione e il loro futuro sviluppo.

Dal punto di vista del sistema urbano, nelle sue diverse funzioni, si ritiene opportuno puntualizzare che, in linea di principio, dovrà essere favorito il potenziamento delle attività produttive, in quanto sono chiare e manifestate le specifiche esigenze occupazionali; le attività dovranno comunque risultare compatibili con le caratteristiche ambientali di contesto. In merito a ciò, appare opportuno evidenziare come le proposte formulate all’Ente locale debbano venir esaminate e valutate in relazione a criteri generali che sappiano integrare le specifiche necessità dei privati in un disegno globale d’assetto territoriale conforme ai principi di governo e tutela dell’ambito comunale che la pubblica Amministrazione si è prefissata.

In particolare, ogni richiesta avanzata all’attenzione degli Uffici comunali dovrà essere considerata alla luce delle caratteristiche geologiche, idrogeologiche e sismiche dell’ambito ove si ritiene di operare; la zonizzazione definita dai vigenti studi in materia a disposizione dell’organo tecnico locale fungerà da ulteriore parametro finalizzato ad una cernita preferenziale delle aree eventualmente passibili di mutamento di destinazione urbanistica per l’insediamento ovvero l’ampliamento di attività produttive.

La localizzazione degli insediamenti dovrà, inoltre, essere attinente al principio di salvaguardia del territorio non urbanizzato, intenzione perseguita dall’Ente comunale nella gestione dell’intero territorio amministrato. Ciò comporterà di prediligere l’occupazione di quelle aree che si configurano quale completamento del tessuto urbano attualmente definito e la cui fattiva possibilità d’inserimento come aree dedicate all’insediamento di strutture concorrerà a definire una forma organizzata e compatta del tessuto edificato. Appare significativo sottolineare come tale principio sia fatto proprio dall’Ente comunale in linea ai dettami definiti dallo strumento di pianificazione provinciale della Provincia di Brescia in termini di salvaguardia delle aree non urbanizzate e volto al contenimento d’azioni erosive del patrimonio locale di suolo libero attraverso un oculato controllo del consumo di suolo, sia esso relativo al fabbisogno endogeno che esogeno.

L’eventuale insediamento di attività produttive, date le caratteristiche che generalmente delineano fabbricati e pertinenze di tali tipologie di attività, non potrà eludere opportune considerazioni in merito all’inserimento nel

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contesto paesaggistico locale e limitrofo. L’eventuale proposta di inserimento di ambiti da sottoporre a sportello unico che comporti variante urbanistica dovrà poi essere corredata da un’opportuna indagine paesistica di dettaglio non solo per ciò che attiene all’ambito oggetto di richiesta, bensì anche relativamente ad un suo significativo intorno.

Ulteriore discriminante rispetto alle richieste mosse verso la pubblica Amministrazione dovrà essere quella determinata dalla presenza di vincoli sovraordinati eventualmente interessanti i lotti che verranno presentati all’attenzione dell’Amministrazione in merito alla possibilità d’attivazione di procedure di SUAP, siano essi di natura paesaggistica ovvero storico-artistico-monumentale, siano essi di natura effettivamente vincolante rispetto all’edificazione (vincoli di natura geologica, idrogeologica e sismica, aree di rispetto cimiteriale, etc.).

L’edificazione ex novo di fabbricati di carattere produttivo, così come eventuali occupazioni di aree per necessità d’espansione di attività esistenti, dovrà essere valutata in relazione al suo intorno in termini di destinazione urbanistica prevalente; ciò al fine di evitare episodi di conurbazione fra insediamenti palesemente in contrasto con l’equilibrio d’assetto generale di piano localizzato a micro ambiti territoriali, fautori di un disegno urbano disorganizzato e di difficile controllo, non solo in relazione alle trasformazioni future del tessuto consolidato, bensì anche in merito alle tematiche ambientali e paesaggistiche.

Il vaglio delle proposte dovrà essere condotto anche in considerazione dell’attuale stato delle aree in merito alla dotazione di servizi, sottoservizi a rete ovvero alla loro vicinanza ad assi viabilistici esistenti o di progetto. Si dovranno favorire le aree che necessitano di minor bisogno d’adeguamento in relazione alle attuali dotazioni infrastrutturali; si provvederà altresì a favorire proposte che riguardino aree già servite dai principali sottoservizi urbanizzativi, ovvero che non necessitino di importanti opere di allacciamento alle reti di distribuzione di energia elettrica, acqua, gas, etc..

Si dovrà tener debito conto dei riflessi che le modifiche alle capacità edificatorie richieste dai progetti potranno apportare alla rete stradale attuale, nonché alla natura dei flussi di traffico che allo stato attuale interessano ogni aree specifica e i contesti urbani indirettamente rapportati con essa.

A seconda della natura di ogni necessità manifestata, si dovrà provvedere ad alcune riflessioni preventive circa il sistema dei servizi pubblici; in particolare, per ogni tipo di attività si dovrà opportunamente preventivare una pianificazione ottimale delle funzioni al contorno, al fine di evitare che mirate scelte puntuali definiscano il presupposto per una difficoltà organizzativa a scala comunale.

In particolare, il PGT vigente prevede 2 ambiti a destinazione prevalentemente produttiva (Ambito di trasformazione n.8 – subambiti “a” e “b” – e Ambito di trasformazione n.12), con una superficie territoriale

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complessiva pari a circa 80.000 m2 e capacità insediativa complessiva pari a poco più di 60.000 m2 di Slp (Tabella 1.3.1).

Tabella 1.3.1 – Ambiti di trasformazione a destinazione prevalentemente produttiva del PGT vigente (estratto NTA del Documento di Piano).

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1.4 L’area di intervento nel PGT vigente

L’area di intervento è individuata nella tavola “Ambiti di trasformazione” del Documento di Piano del PGT (Figura fuori testo 01) nella sua porzione già edificata come “tessuto urbano consolidato”, mentre nella porzione rimanente in parte come “verde di mitigazione ambientale”, in particolare nella sua porzione occidentale (in corrispondenza della viabilità di progetto parallela a Via Mandolossa, classificata come “strada di tipo F – extraurbana locale di progetto”) e in misura ridotta nella sua porzione settentrionale. La tavola, inoltre, individua in corrispondenza dell’area di intervento “linee di arretramento per fasce di rispetto stradali” lungo il suo margine occidentale (in corrispondenza della citata viabilità di progetto) e “linee di arretramento per fasce di rispetto del

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RIM” nella sua porzione centrale. In corrispondenza della viabilità di progetto lungo il margine occidentale dell’area di intervento è, infine, individuato un “percorso pedonale di progetto”. Si evidenzia che il SUAP in Variante prevede, in corrispondenza dell’area di intervento, l’eliminazione della previsione della citata viabilità di progetto indicata lungo il suo margine occidentale.

Si evidenzia, inoltre, che l’art.4 “Norme per la tutela e la conservazione del verde e delle alberature esistenti” delle NTA del Documento di Piano prescrive quanto segue:

1. In tutte le aree a destinazione prevalentemente residenziale, nel caso di nuove costruzioni o di costruzioni d’interrati esterni alla proiezione degli edifici, dovrà essere riservata a verde una percentuale del lotto non inferiore al 35%. 2. In tutte le aree a destinazione prevalentemente produttiva o commerciale, la percentuale del lotto di cui al punto precedente non potrà essere inferiore al 15%. 3. Per i piani attuativi, il computo della superficie scoperta e drenante deve essere calcolato con riferimento all’intera superficie territoriale. 4. L’area da riservare a verde non può essere interessata in alcun modo da costruzioni nel sottosuolo, anche qualora il terreno naturale venga ricostituito con riporto al di sopra delle stesse. 5. La percentuale del lotto a verde di cui ai commi 1 e 2 del presente articolo s’intende al netto: a) di qualsiasi superficie pavimentata; b) dei passaggi veicolari; c) delle superfici destinate a parcheggio e/o posto auto (pavimentate e non); d) delle superfici destinate a qualsiasi tipo di deposito. 6. Le alberature ad alto fusto aventi un diametro superiore a 0,40 m misurato a 1,00 m da terra esistenti nel territorio comunale dovranno essere conservate e tutelate. 7. Il Comune potrà consentire, previo rilascio di autorizzazione, il taglio colturale senza l’estirpazione delle ceppaie. 8. Il Comune potrà consentire, per motivate ragioni, l’abbattimento d’alberature, a condizione che esse siano sostituite con altre essenze autoctone, eventualmente da mettere a dimora anche in luoghi indicati dall’Amministrazione Comunale. 9. Tutti i tipi d’impianto vegetazionale dovranno essere realizzati con modalità atte a consentire una corretta regimazione delle acque superficiali. 10. In tutte le aree del territorio comunale, l’edificazione e le recinzioni devono rispettare i percorsi ed i sentieri pedonali ad uso pubblico esistenti e di progetto. La tavola “Sistema dei vincoli” del Documento di Piano del PGT (Figura fuori testo 02) in corrispondenza dell’area di intervento conferma la presenza del “limite di rispetto stradale” con riferimento ad una viabilità di progetto prevista lungo il margine occidentale dell’area stessa e della “fascia di rispetto fiumi, laghi, lagune” definita dallo studio relativo al RIM nella porzione centrale dell’area. La porzione già edificata dell’area di intervento, infine, è individuata come “centro abitato” ai sensi del codice della strada. Si ribadisce che il SUAP in Variante prevede, in corrispondenza dell’area di intervento, l’eliminazione della previsione della citata viabilità di progetto indicata lungo il suo margine occidentale.

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La tavola “Carta dei vincoli” della “Componente geologica, idrogeologica e sismica del Piano di Governo del Territorio” (Figura fuori testo 03), infine, individua in corrispondenza dell’area di intervento un “vincolo di polizia idraulica – fascia di rispetto del reticolo idrografico principale e minore”, che la attraversa in direzione est-ovest.

Il Piano dei Servizi del PGT (Figura fuori testo 04) in corrispondenza dell’area di intervento non individua particolari servizi esistenti o di progetto. Unica eccezione è rappresentata dalla previsione, lungo il margine occidentale dell’area di intervento, di una viabilità di progetto (“strade di tipo f – urbane ed extraurbane locali” – SP10-08/35) e di “percorsi ciclabili e/o pedonali” – SP10-10/26 (Figura fuori testo 05 e Tabella 1.4.1). Si ribadisce che il SUAP in Variante prevede, in corrispondenza dell’area di intervento, l’eliminazione della previsione della citata viabilità di progetto indicata lungo il suo margine occidentale.

Tabella 1.4.1 – Estratto di “Relazione tecnica - progetti” del Piano dei Servizi in corrispondenza dell’area di intervento.

Il Piano delle Regole del PGT (Figure fuori testo 06a e 06b) individua in corrispondenza dell’area di intervento le seguenti zonizzazioni, oltre agli elementi di vincolo già riportati dal Documento di Piano.

- Ambiti territoriali a destinazione produttiva in cui è consentita la realizzazione di magazzini automatici (art.29 NTA PdR): interessano la porzione dell’area di intervento già edificata. Il Piano li identifica come ambiti territoriali già occupati da attività prevalentemente produttive di carattere artigianale ed industriale delle quali si prevede il completamento edificatorio per lo sviluppo funzionale delle singole necessità aziendali in ambiti urbanisticamente dedicati e consoni al sistema di contesto. Valgono gli indici urbanistici e le limitazioni specifiche riportate di seguito.

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- Aree agricole di salvaguardia (art.37 NTA PdR): interessano gran parte dell’area di intervento non edificata. Il Piano le identifica come aree che, per qualità e produttività dei suoli, vengono destinate alla produzione agricola in ambiti territoriali extraurbani connotati da elevato valore paesistico.

- Aree di mitigazione ambientale (art.39 NTA PdR): interessano il margine settentrionale e il margine occidentale dell’area di intervento. Il Piano le identifica come aree di elevato valore ecologico o con una funzione strategica per la tutela e la salvaguardia del sistema ambientale ed urbano. E’ ammessa unicamente la manutenzione dell’area a verde e viene prescritta la conservazione dei soggetti arborei preesistenti.

- Norma particolare “b”: interessa in parte la porzione più settentrionale dell’area di intervento. Il Piano, all’art.39.1 specifica che con apposita perimetrazione è individuato un ambito (a) nel quale sono presenti più edifici ricompresi nella fascia di rispetto stradale. Tali edifici potranno essere demoliti e trasferiti nell’adiacente ambito (b) individuato nelle tavole grafiche. Il trasferimento volumetrico dovrà rispettare il mantenimento della slp, del volume e dell’altezza preesistenti alla data di adozione delle presenti norme nonchè il mantenimento delle destinazioni d’uso.

1.5 Aree produttive provinciali

Il Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Brescia (PTCP), approvato con deliberazione C.P. n.31 del 13/06/2014 ed entrato in vigore a partire dal 05/11/2014 a seguito di pubblicazione sul BURL n.45 del 05/11/2014, identifica la porzione esistente dell’area oggetto di SUAP nella Tavola 1.2 “Struttura e Mobilità – Ambiti territoriali” come Ambito Produttivo Sovracomunale (APS), ovvero le porzioni del tessuto urbano consolidato o di trasformazione caratterizzato dalla prevalenza di attività produttive manifatturiere o logistiche e da complementari funzioni di servizio o commerciali (art.84 delle NTA del PTCP) (Figura 1.5.1).

In particolare, l’APS in oggetto è identificato con il n.24-081-01 “Zona industriale Mandolossa”, appartenente al tipo B - intercomunali, ovvero gli ambiti che presentano una elevata propensione allo sviluppo e contestuale prossimità a nodi viari della rete secondaria, con presenza di fermate del trasporto pubblico, preferibilmente di linee S (suburbane). Il PTCP specifica che i Comuni collocano negli ambiti di tipo B le funzioni manifatturiere e logistiche strategiche per lo sviluppo del sistema produttivo provinciale che richiedono un elevato livello di accessibilità e disponibilità di aree. Integrano tali attività con funzioni di servizio di rilievo sovracomunale e promozione del territorio locale e con funzioni commerciali a titolo esclusivamente complementare.

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Figura 1.5.1 – Scheda dell’APS n.24-081-01 “Zona industriale Mandolossa” (Estratto dell’Allegato III alle NTA “Ambiti Produttivi Sovracomunali (APS)”.

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2. Uso reale del suolo e Rete ecologica

2.1 Uso reale del suolo

Sotto il profilo dell’uso del suolo agricolo e forestale le destinazioni che occupano la maggior percentuale del territorio comunale sono i seminativi (33,8%), seguiti da boschi, prati e le legnose agrarie.

Tutta la porzione meridionale del comune è occupata da campi coltivati in rotazione lavorati intensivamente. Questa area agricola presenta ancora alcuni caratteri di naturalità grazie alla presenza della rete di fossi e canali limitati da siepi, filari e pochi relitti di zone arbustive e arborate, che contribuiscono a costituire la struttura della rete ecologica di collegamento fra gli ambienti naturali e seminaturali, altrimenti isolati, all’interno della pianura. I versanti più ripidi delle colline settentrionali sono occupati per la maggior parte da boschi (32% della superficie totale), con vegetazione di tipo mesofilo, o termoxerofilo, in formazioni arboreo-arbustive, mentre diverse zone di crinale (Quarone, Camaldoli e Tesa), data la loro minor pendenza, sono state convertite a prati stabili o prati- pascoli. Le formazioni forestali più diffuse sono gli orno-ostrieti, i querceti di roverella, i castagneti e i robinieti. L’azione antropica, infatti, ha avuto un ruolo importante nella determinazione dell’attuale assetto della vegetazione, privilegiando, nelle esposizioni più fresche e sui suoli più fertili, la diffusione del castagno. In passato, inoltre, lo sfruttamento del bosco da parte dell’uomo ha favorito il dilavamento, l’erosione e, quindi, l’impoverimento del suolo, accentuando in questo modo l’aspetto termo-xerofilo di alcune formazioni vegetazionali. Infine, la rapida diffusione della robinia, dovuta sia all’azione dell’uomo, che l’ha utilizzata per la protezione di scarpate e pendii, sia alla sua grande competitività rispetto alle specie autoctone, ha condizionato fortemente l’originaria composizione vegetazionale di numerosi boschi.

La porzione di territorio tra il fondovalle e le aree boscate è occupata dalle legnose agrarie (6,5%); questo ambito è, infatti, coltivato quasi prevalentemente a vigneto e più raramente a frutteto (in particolare a ciliegio).

Una consistente parte del territorio, oltre un quinto del totale, è urbanizzata. L’area edificata si concentra prevalentemente negli ambiti residenziali del nucleo principale di Gussago, con sviluppo verso la collina, nelle frazioni e nell’area produttiva ubicata nella porzione più meridionale del comune.

Nel territorio di Gussago sono presenti quattro alberi monumentali (Fonte: Provincia di Brescia):

- Cedrus deodora: località Villa (195m s.l.m. - coordinate Gauss Boaga 1.589.844 Est e 5.049.993 Nord);

- Cupressus sempervirens: località Villa (190m s.l.m. - coordinate Gauss Boaga 1.589.923 Est e 5.049.895 Nord);

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- Quercus crenata: località Sella dell’Oca (805m s.l.m. - coordinate Gauss Boaga 1.591.342 Est e 5.053.104 Nord);

- Taxodium sp: località Cascina Grasso Caprioli (140m s.l.m. - coordinate Gauss Boaga 1.589.475 Est e 5.047.668 Nord).

L’area di intervento interessa in parte un’area già edificata (insediamento esistente) e in parte aree agricole, impiegate a seminativo e a vigneto; si rileva, inoltre, la presenza di alcuni filari arboreo-arbustivi (Figura fuori testo 07).

2.2 Rete ecologica

2.2.1 Rete ecologica regionale

Con deliberazione n.VIII/10962 del 30/12/2009, la Giunta Regionale ha approvato il disegno definitivo di Rete Ecologica Regionale, aggiungendo l’area alpina e prealpina. Successivamente con BURL n.26 Edizione speciale del 28/06/2010 è stata pubblicata la versione cartacea e digitale degli elaborati.

L’area di intervento si colloca all’interno del settore n.131-132 “Bassa Val Trompia” (Figura 2.2.1) e non risulta interessata da alcun elemento della Rete Ecologica Regionale.

Figura 2.2.1 – Estratto del settore 131-132 “Bassa Val Trompia” della Rete Ecologica Regionale in corrispondenza dell’area di intervento in blu (fuori scala).

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2.2.2 Rete ecologica provinciale

La rete ecologica provinciale è stata definita dal Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) della Provincia di Brescia, approvato con deliberazione C.P. n.31 del 13/06/2014 ed entrato in vigore a partire dal 05/11/2014 a seguito di pubblicazione sul BURL n.45 del 05/11/2014. La rete ecologica provinciale rappresenta il sistema relazionale funzionale al mantenimento e valorizzazione della struttura ecosistemica di supporto alla biodiversità, alla riduzione delle criticità ambientali e per lo sviluppo dei servizi ecosistemici. La rete ecologica provinciale costituisce riferimento per la pianificazione territoriale e di settore e per le procedure di valutazione ambientale di piani e progetti in quanto fornisce la struttura di base su cui costruire ed ampliare le connessioni ecosistemiche a livello locale, orientando gli interventi di mitigazioni e/o compensazione che di norma accompagnano le trasformazioni urbane.

L’area di intervento, compresa la porzione già esistente, è interamente interessata da Ambiti urbani e periurbani preferenziali per la ricostruzione ecologica diffusa (Figura 2.2.2): si tratta degli ambiti provinciali ove si rileva la maggiore frammistione tra sistemi urbani, sistema infrastrutturale ed aree agricole e corrispondono alle seguenti definizioni: zone periurbane, limitrofe o intercluse tra porzioni di urbanizzato, che possono interessare aree di frangia urbana e che presentano caratteri di degrado e frammentazione; aree extraurbane, intese quali aree agricole esterne agli ambiti urbani caratterizzate dalla presenza di consistenti elementi vegetazionali; gli obiettivi del PTCP sono:

- riequilibrio di un ambito territoriale fortemente problematico attraverso la realizzazione di infrastrutture verdi (green infrastrutture) valorizzando l’esplicarsi dei servizi ecosistemici da loro offerti per concorrere alla riduzione delle criticità ambientali derivanti dalla pressione esercitata dal sistema insediativo urbano e migliorare la resilienza territoriale.

Immediatamente a nord dell’area di intervento, ma comunque esternamente ad essa, è individuato un varco della Rete Ecologica Provinciale (Figura 2.2.3), identificato come elementi areali localizzati in corrispondenza di spazi non interessati da urbanizzazione o infrastrutturazione caratterizzati da una forte pressione insediativa all'intorno che rischia di occludere la continuità attualmente esistente degli elementi della rete ecologica e della rete verde; gli obiettivi del PTCP sono:

- preservare la continuità e la funzionalità ecologica;

- migliorare la funzionalità ecologica con interventi di riqualificazione ecosistemica;

- evitare la saldatura dell'edificato preservando le connessioni ecologiche, rurali e paesaggistiche.

L’area di intervento si colloca, in parte, lungo la porzione del varco definita come “delimitazione del varco”, principalmente in corrispondenza delle aree già edificate.

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Figura 2.2.2 – Estratto della Tavola 4 “Rete ecologica Provinciale” del PTCP in corrispondenza dell’area di intervento in viola (fuori scala).

Rapporto Ambientale - Allegato 1.B XXII Comune di Gussago - Provincia di Brescia SUAP Ampliamento di attività industriale “Distillerie Franciacorta S.p.A.” in Variante al PGT Valutazione Ambientale Strategica (V.A.S.)

Figura 2.2.3 – Estratto dell’Allegato IV “Repertorio dei varchi insediativi di supporto alla rete ecologica” alla Normativa del PTCP in corrispondenza dell’area di intervento, in rosso (fuori scala).

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3. Elementi di interesse paesaggistico

3.1 Piano Paesaggistico Regionale (PTR-PPR)

La Lombardia dispone dal marzo 2001 di un Piano Territoriale Paesistico Regionale (PTPR), che costituisce quadro regionale di riferimento per la pianificazione paesaggistica. Per dare attuazione alla valenza paesaggistica del PTR, secondo quanto previsto dall’art.19 della LR n.12/2005 e s.m.i., con attenzione al dibattito anche a livello nazionale nell’attuazione del D.Lgs. n.42/2004 e s.m.i. (Codice dei beni culturali e del paesaggio), gli elaborati del PTPR previgente vengono integrati, aggiornati e assunti dal PTR che ne fa propri contenuti, obiettivi, strumenti e misure.

Per una piena aderenza ai contenuti del Codice, il Piano previgente è stato integrato con i contenuti proposti nell’art.143, comma 1, lettera g) del Codice: si tratta in particolare dell’individuazione delle aree significativamente compromesse o degradate dal punto di vista paesaggistico, con la proposizione di nuovi indirizzi agli interventi di riqualificazione, recupero e contenimento del degrado. È introdotta, quindi, una nuova cartografia del degrado e delle aree a rischio di degrado che delinea, in termini e su scala regionale, i processi generatori di degrado paesaggistico, definendo di conseguenza specifici indirizzi per gli interventi di riqualificazione e di contenimento di tali processi, dando anche indicazioni di priorità in merito agli interventi di compensazione territoriale ed ambientale inseriti in una prospettiva di miglioramento del paesaggio interessato dalle trasformazioni.

Unitamente all’integrazione sul tema del degrado paesaggistico, il Piano del 2001 è stato implementato con dati nuovi e con una revisione complessiva della normativa aggiornata con i nuovi disposti nazionali e regionali.

Il territorio di Gussago, e quindi anche l’area di intervento, come evidenziato nella Tavola A “Ambiti geografici e unità tipologiche di paesaggio” (Figura fuori testi 08), appartiene all’ambito geografico 12 “Sebino e Franciacorta” (Tabella 3.1.1).

Il territorio di Gussago è interessato da tre unità di paesaggio che si snodano secondo la morfologia:

- nella porzione settentrionale del comune, corrispondente alla fascia collinare, si riconosce l’unità di paesaggio delle colline pedemontane e della collina Banina;

- nella porzione centrale del comune, corrispondente alla fascia dell’alta pianura, si riconosce l’unità di paesaggio dei ripiani diluviali e dell’alta pianura asciutta;

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- nella porzione meridionale del comune, corrispondente alla fascia della bassa pianura, ove si colloca l’area di intervento si riconosce l’unità di paesaggio della pianura foraggera (Tabella 3.1.2).

Tabella 3.1.1 – Ambito geografico 12 “Sebino e Franciacorta”. Interposto fra la Val Camonica e la pianura, l’ambito del Sebino, diviso fra le province di Bergamo e di Brescia, si qualifica come territorio omogeneo per la presenza unificante del lago d’Iseo. Gli scenari lacustri, severamente circoscritti da pareti calcaree e dolomitiche (vedi, ad esempio, i celebri “bogn” della sponda bergamasca), si compendiano nell’esuberante varietà degli assetti vegetazionali e nella puntuale distribuzione di mezzacosta degli insediamenti più antichi. “Unicum” paesistico è infine Montisola, la maggiore fra le isole lacustri italiane. Al lago e alle montagne prealpine che vi gravitano si deve aggiungere, con spiccata individualità, la piccola sub-area della Franciacorta, che occupa l’anfiteatro morenico del lago stesso. Valorizzata sotto il profilo vitivinicolo, la Franciacorta, se depurata dalle frange invasive della conurbazione bresciana, rivela forti valenze paesaggistiche che si fondano non solo sulla morbida plasticità dei rilievi collinari ma proprio dal connotato agricolo del territorio, entro cui si innestano con armonia alcuni rilevanti esempi di residenze villerecce. Inoltre, il singolare, e unico per vastità in Lombardia, sistema umido delle torbiere sebine accredita il già notevole repertorio delle ricchezze naturali dell’area.

Ambiti, siti, beni paesaggistici esemplificativi dei caratteri costitutivi del paesaggio locale. Componenti del paesaggio fisico: orridi (Bogn di Zorzino e di Castro); emergenze rocciose del Corno di Predore, di Zorzino, della Madonna del Corno; piramidi di terra; massi errati ci di Zurane e Montisola; paleoalveo di Cazzago; valli sospese di Fonteno, di Vigolo, del Torrente Bagnadore, di Opol; rilievi prealpini e collinari del Monte Creò, del Monte Boario, del Monte Clemo, della Corna Trenta Passi, conche di Sale e Sulzano con il crinale della Punta dei Dossi, Punta Almana e Punta dell’Orto, Monte Alto di , Monte Orfano e Monte Cognolo; anfiteatri, colline, cordoni e terrazzi morenici (cerchia esterna di Adro, Cazzago San Martino e Provezze); cerchia mediana di Pedergnano, Bornato e Monterotondo; cerchia interna di Torbiato, Borgonato, Nigoline; cordoni in Val di Fonteno, Nandovere, Dazze, Clogne; terrazzi a Vigolo, Predore, Zone; ambiti lacuali e spondali (Montisola, isole di San Pietro e scoglio di Loreto, Punta del Crono, Punta della Pietra, Punta delle Croci Bergamasche Punta delle Croci Bresciane, Montecolo); Componenti del paesaggio naturale: ambiti naturalistici, faunistici e emergenze vegetazionali (Torbiere di Provaglio, lame del Sebino, selve castanili e boschi di Montisola, Toline, valle del Trobiolo e di Calino, Monte Guglielmo); Componenti del paesaggio agrario: ambiti particolarmente connotati (uliveti e vigneti dei “Borai” di Predore, uliveti di Montisola, della Conca di Sulzano e Sale, uliveti terrazzati della Pieve di Santa Maria a Colombaro, vigneti e terrazzamenti di Nigoline, Adro, , Borgonato, del Monte Orfano, di Monterotondo, di Gussago e Cellatica); pascoli dei piani alti e dei crinali; insediamenti temporanei di montagna e dimore rurali (“barek” della conca di Zone, case a loggiato di Fraine, “stalle” di Predore, cascine in “sasso” della Franciacorta); strumenti e attrezzature per la pesca lacuale (Montisola); Componenti del paesaggio urbano centri e nuclei storici di lungolago (Lovere, , Iseo, Sulzano): centri e nuclei di valle e versante (Zone, Marasino, Maspiano); nuclei della fascia collinare e dell’alta pianura (Palazzolo, Capriolo, , Gussago, , Adro, Cortefranca); residenze nobiliari (Riva di Solto, Siviano e Peschiera Maraglio a Montisola, Adro, Erbusco, Calino, Paderno, Monterotondo, Bornato, Camignone, Gussago, Cellatica...); Componenti del paesaggio storico-culturale: sistema difensivo e fortificazioni di valle (Pisogne, Siviano, Calino, Sensole, , Clisane, Passirano...); architetture religiose di particolare evidenza paesaggistica (Rodengo Saiano, San Pietro in Lamosa, Madonna del Corno, , Pisogne, Lovere, Pregasso, Montisola...); archeologia industriale (Vello, Clusane, Riva di Solto...); siti archeologici (Iseo...);

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Componenti e caratteri percettivi del paesaggio: vedute, belvedere (San Defendente a Solto Collina, Monte Creò, Monte Poncione, , Monte Orfano, Madonna del Corno...); luoghi dell’identità locale (“bogn” di Castro, lame sebine e monastero di San Pietro in Lamosa, Montisola...); infrastrutture di interesse paesaggistico (ferrovia Brescia-, navigazione lacuale).

Tabella 3.1.2 – Indirizzi del PTR-PP per la “fascia della bassa pianura” – Paesaggi delle pianure foraggere. Descrizione Indirizzi di tutela Paesaggi della pianura irrigua La bonifica secolare iniziata dagli etruschi e tramandata ai romani I paesaggi della bassa pianura irrigua vanno tutelati e conseguentemente continuata nell'alto medioevo ha costruito il rispettandone sia la straordinaria tessitura storica che la paesaggio dell’odierna pianura irrigua che si estende, con condizione agricola altamente produttiva. caratteristiche diverse, dalla Sesia al Mincio. Da sempre perfetto strumento per produzione agricola ad altissimo reddito, reca sul suo territorio le tracce delle successive tecniche colturali e di appoderamento. In questa pianura spiccano netti i rilievi delle emergenze collinari. La pianura irrigua è costituita da tre grandi tipi di paesaggi configurati dai tipi di coltura: risicola, cerealicola, foraggera.

Aspetti particolari Indirizzi di tutela La campagna Soggetta alla meccanizzazione l'agricoltura ha ridotto le partiture Vanno promossi azioni e programmi di tutela finalizzati al poderali e, conseguentemente, gli schermi arborei e talvolta mantenimento delle partiture poderali e delle quinte verdi che anche il sistema irriguo mediante l'intubamento. Anche le colture definiscono la tessitura territoriale. La Regione valuterà la più pregiate come le marcite, i prati marcitori e i prati irrigui possibilità di intervenire in tal senso anche attraverso un corretto scompaiono per la loro scarsa redditività. utilizzo dei finanziamenti regionali e comunitari per il settore agricolo e la riqualificazione ambientale. È auspicabile che gli Enti locali attivino autonomamente forme di incentivazione e concertazione finalizzate alla tutela delle trame verdi territoriali, anche in occasione della ridefinizione del sistema comunale degli spazi pubblici e del verde in coerenza con l’art. 24 della Normativa del PPR.

I canali - Sistema irriguo e navigli Il sistema delle acque irrigue nella pianura lombarda comprende La tutela è rivolta non solo all'integrità della rete irrigua, ma 81 canali derivati da fiumi e centinaia di rogge e colatori. Dodici di anche ai manufatti, spesso di antica origine, che ne permettono questi canali, in particolare, assumono le dimensioni, la portata e ancora oggi l'uso e che comunque caratterizzano fortemente i la lunghezza dei grandi fiumi lombardi; di questi tre sono navigli, diversi elementi della rete. Anche in questo caso, assume realizzati anche per il trasporto di materiali pesanti diretti a Milano carattere prioritario l'attivazione di una campagna ricognitiva e per l'avvio di merci lavorate al porto di Genova. La rete finalizzata alla costruzione di uno specifico repertorio in materia, idrografica superficiale artificiale è uno dei principali caratteri che aiuti poi a guidare la definizione di specifici programmi di connotativi della pianura irrigua lombarda. Storicamente la cura tutela, coinvolgendo tutti i vari enti o consorzi interessati. Per nella progettazione e realizzazione di queste opere ha investito ulteriori indirizzi si rimanda alla successiva parte seconda, punto tutte le componenti, anche quelle minori: chiuse, livelle, ponti ecc 2 dei presenti indirizzi nonché alle disposizioni dell‟art. 21 della .. Normativa del PPR.

Il PTPR, nella Tavola B “Elementi identificativi e percorsi di interesse paesaggistico” (Figura fuori testo 09), in prossimità dell’area di intervento non individua alcun elemento di interesse, così come la Tavola C “Istituzioni per la tutela della natura” (Figura fuori testo 10).

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La Tavola D “Quadro di riferimento della disciplina paesaggistica regionale” (Figura fuori testo 11) evidenzia, anche in corrispondenza dell’area di intervento, ma più in generale sostanzialmente nell’intero territorio comunale un “ambito di criticità” di cui alla parte III degli Indirizzi di tutela rappresentato da “Franciacorta e Iseo bresciano”. Si tratta di ambiti di particolare rilevanza paesaggistica sui quali si richiama la necessità di esercitare una specifica attenzione nell’elaborazione degli strumenti di pianificazione territoriale, in particolare per quanto riguarda i Piani territoriali di coordinamento provinciali. Infatti, gli ambiti territoriali, di varia estensione, presentano particolari condizioni di complessità per le specifiche condizioni geografiche e/o amministrative o per la compresenza di differenti regimi di tutela o, infine, per la particolare tendenza trasformativa non adeguata allo specifico assetto paesaggistico. L’area in questione è riferita agli ambiti caratterizzati dalla presenza di molteplici aree assoggettate a tutela ai sensi della legge n.1497/1939, successivamente ricompresa nella Parte III del D.Lgs. n.42/2004 e s.m.i., per le quali si rende necessaria una verifica di coerenza all’interno dei PTC provinciali, anche proponendo la revisione dei vincoli/beni paesaggistici.

La Tavola E “Viabilità di rilevanza paesaggistica” (Figura fuori testo 12), come già sottolineato per quanto riguarda la tavola B, non evidenzia la presenza alcun elemento di particolare rilevanza

La Tavola F “Riqualificazione paesaggistica: ambiti ed aree di attenzione regionale” (Figura fuori testo 13) individua, quali elementi che si collocano in corrispondenza o in prossimità dell’area di intervento, tra le “aree e ambiti di degrado paesistico provocato da processi di urbanizzazione, infrastrutturazione, pratiche e usi urbani”: ambiti del sistema metropolitano lombardo con forte presenza di aree di frangia destrutturate (par.2.1), elettrodotti (par.2.3), aree industriali logistiche (par. 2.5).

La Tavola G “Contenimento dei processi di degrado e qualificazione paesaggistica: ambiti ed aree di attenzione regionale” (Figura fuori testo 14) evidenzia, sostanzialmente, gli stessi elementi individuati dalla tavola F.

La Tavola I “Quadro sinottico tutele paesaggistiche di legge” (Figura fuori testo 15), infine, riassume le tutele paesistiche di legge (art. 136 ed art. 142 del D. Lgs 42/2004)”; in corrispondenza e in prossimità dell’area di intervento non sono presenti zone o elementi tutelati.

3.2 Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale

Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) della Provincia di Brescia, approvato con deliberazione C.P. n.31 del 13/06/2014 ed entrato in vigore a partire dal 05/11/2014 a seguito di pubblicazione sul BURL n.45 del 05/11/2014, fornisce riferimenti, elementi conoscitivi e indicazioni sulle risorse, sul funzionamento e sui valori del paesaggio locale. In particolare, l’analisi paesistica del Piano Provinciale evidenzia le componenti connotative del paesaggio fisico e naturale, del paesaggio agrario e dell’antropizzazione colturale, del paesaggio storico

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culturale, del paesaggio urbano, della rilevanza paesistica (identificative, percettive e valorizzative del paesaggio), della criticità e del degrado che comprendono elementi significativi per la definizione dei caratteri ambientali e paesistici in ambito locale.

Le Unità di paesaggio definiscono la struttura paesistica del territorio provinciale e costituiscono riferimento per gli interventi di attuazione della rete verde con riferimento alle principali strutture idro-geomorfologiche e di uso del suolo riferibili alle identità storico-culturali, naturali, insediative e del paesaggio. I caratteri delle unità di paesaggio costituiscono il riferimento per le analisi paesaggistiche e i progetti di trasformazione. La porzione centrale e meridionale del territorio comunale, e quindi anche l’area di intervento, sono incluse nell’Unità di paesaggio “Area metropolitana di Brescia e conurbazione pedecollinare” (Figura 3.2.1).

L’Unità di paesaggio “Area metropolitana di Brescia e conurbazione pedecollinare” è così descritta: tale UdP si caratterizza per la massiccia antropizzazione cha ha stravolto il paesaggio originale soprattutto nel corso dell’ultimo mezzo secolo. In particolare il tessuto urbano si sviluppa a ragnatela lungo i principali assi infrastrutturali che si dipartono dal capoluogo sviluppando il fenomeno delle aree intercluse; cioè di quelle porzioni di territorio, non urbanizzate, ma che risultano isolate dalla restante matrice agricola. A nord di Brescia le colline pedemontane sono assediate dall’urbanizzato che si spinge fino a connettersi e a formare un continuo con il fondovalle della Val Trompia. Al margine sud di questa conurbazione resistono “in stato di assedio” le emergenze morfologiche del Monte Netto e della collina di .

La Tavola 2.2 “Ambiti, sistemi ed elementi del paesaggio” (Figure fuori testo 16a e 16b) in corrispondenza dell’area di progetto individua i seguenti elementi:

- Ambiti di prevalente valore naturale: siepi e filari;

- Ambiti di prevalente valore storico e culturale: aree produttive realizzate, seminativi e prati in rotazione;

- Ambiti di prevalente valore simbolico sociale: nessun elemento;

- Ambiti di prevalente valore fruitivo e visivo percettivo: varco della rete ecologica provinciale presente immediatamente a nord (per una trattazione di maggiore dettaglio si rimanda al paragrafo § 2.2.2).

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Figura 3.2.1 – Estratto della Tavola 2.1 “Unità di paesaggio” del PTCP in corrispondenza dell’area di intervento in rosso (fuori scala).

La Tavola 2.3 “Fenomeni di degrado del paesaggio – Areali a rischio di degrado diffuso” (Figura fuori testo 17) individua i fenomeni di degrado del paesaggio in essere e potenziali in riferimento al PPR. Gran parte del territorio comunale di Gussago, comprendendo anche l’area di intervento, risulta interessata, tra gli areali di rischio di degrado in essere, da “conurbazione metropolitana” (si tratta degli ambiti nei quali l’espansione originata dal capoluogo ha portato alla saldatura dei differenti tessuti urbani, alla cancellazione della struttura originaria del paesaggio senza sostituirne una complessiva struttura organica urbana) e da “conurbazioni lineari generate dal capoluogo” (si tratta degli ambiti nei quali la presenza delle infrastrutture stradali ha causato la formazione di conurbazioni radiali lungo le infrastrutture stesse che si pongono come elementi di pesante frammentazione del paesaggio originario, determinano interferenze senza generare nuovi paesaggi di qualità). Inoltre, tra i fenomeni di degrado potenziali immediatamente ad ovest dell’area di intervento individua “rischio di conurbazione in aree rurali” (interessa aree agricole residue incluse nella frangia urbana).

La Tavola 2.4 “Fenomeni di degrado del paesaggio – Elementi puntuali degradati e a rischio di degrado” (Figure fuori testo 18a e 18b) in corrispondenza dell’area di intervento individua unicamente, tra i degradi determinati dallo sviluppo del sistema insediativo, “aree industriali e artigianali, commerciali e depositi caotici di materiali e impianti tecnologici” nella porzione dello stabilimento esistente.

Nella Tavola 2.6 “Rete verde paesaggistica” (Figure fuori testo 19a e 19b) il PTCP definisce lo scenario paesaggistico provinciale attraverso il disegno della rete verde. La rete verde addensa politiche e progetti volti a

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configurare l’ossatura portante della riqualificazione fruitiva, ecologica e territoriale. La rete verde paesaggistica del PTCP è l’insieme organizzato di tutti gli elementi esistenti e potenziali che costituiscono il patrimonio paesistico provinciale e di quelli che ne permettono una fruizione sostenibile. L’area di intervento interessa “ambiti rurali di frangia urbana”; si tratta di ambiti, prevalentemente agricoli residuali e interclusi, ancorchè degradati si costituiscono come aree preziose per la qualità urbana complessiva. Vanno perseguite le attività di ridisegno e ricomposizione del paesaggio marginale nei diversi luoghi, a partire dalla ridefinizione dei ruoli e funzioni rispetto alla città. Il PTCP fornisce i seguenti indirizzi:

I. la nuova edificazione è ammessa solo ai margini con la finalità di ridisegno del margine stesso;

II. potenziare i legami e le interazioni con il verde urbano;

III. potenziare la multifunzionalità dell’agricoltura urbana;

IV. potenziare una consapevole e sostenibile fruizione di tali ambiti da parte della popolazione urbana;

V. ricomposizione del tessuto rurale con miglioramento dell’equipaggiamento vegetazionale nel rispetto della struttura del reticolo idrografico e delle giaciture originarie.

A sud dell’area di intervento, inoltre, è indicata la presenza di percorsi ciclabili, mentre la viabilità principale (Via Mandolossa) è identificata come “Strada del vino”. Il PTCP persegue i seguenti obiettivi per la mobilità dolce:

I. migliorare le condizioni di accessibilità del territorio;

II. promuovere l’intermodalità (ferro, gomma, aria, acqua) per il trasporto passeggeri e merci attraverso il potenziamento e la realizzazione di centri di interscambio, anche tra la mobilità tradizionale e la mobilità dolce;

III. potenziare la rete di mobilità dolce, pedonale e ciclabile, a supporto degli spostamenti di breve raggio, di connessione ai punti di interscambio della rete di trasporto pubblico e ai principali poli di generazione del traffico, ovvero promuovendo la fruibilità del territorio attraverso la rete verde.

La Tavola 2.7 “Ricognizione delle tutele e dei beni paesaggistici e culturali” (Figure fuori testo 20a e 20b) conferma la presenza degli “ambiti di criticità” individuati dal PPR.

3.3 Caratteristiche paesaggistiche locali

Il territorio di Gussago si estende a settentrione su rilievi collinari-montuosi che formano un ampio anfiteatro disposto tra colline intersecate da valli e solchi vallivi più o meno profondi, con la presenza di boschi di latifoglie intervallati da porzioni di prati e pascoli con presenze isolate di essenze arboree, vegetazione arbustiva e

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cespuglietti in progressiva trasformazione verso forme forestali. A meridione poggia su aree di pianura (fatti salvi due modesti rilievi) caratterizzate da numerose sorgive, canali irrigui e corsi d’acqua. L’abitato del paese, comprendente le frazioni di Civine, Navezze, Ronco, Casaglio, Mandolossa e Sale, un tempo appariva frazionato ed articolato nei diversi nuclei storici fondativi di cui alle citate località; allo stato attuale, l’espansione dell’urbanizzato attorno ai nuclei originari consente di individuare il consolidato urbano come un sistema essenzialmente coeso, che si estende con continuità dalle aree pedecollinari alla località artigianale della “Mandolossa”, nella zona meridionale del territorio. Le aree agricole compongono un paesaggio di notevole pregio e, come tale, meritevole di attenzione e tutela; sono, infatti, presenti sul territorio ambiti agricoli (di pianura e collinari), dedicati principalmente a colture di pregio quali vigneti.

Per l’analisi delle caratteristiche paesaggistiche locali del territorio comunale, il PGT vigente ha provveduto alla predisposizione del Piano Paesistico Comunale, organizzato in:

- componenti del paesaggio fisico naturale;

- componenti del paesaggio agrario;

- componenti del paesaggio storico culturale;

- componenti del paesaggio urbano, criticità e degrado del paesaggio.

Componenti del paesaggio fisico e naturale

Le componenti del paesaggio fisico naturale nel Comune di Gussago sono i principali elementi che caratterizzano il territorio a nord del Capoluogo: l’elemento fluviale torrentizio (morfologie dei torrenti, vegetazione ripariale), le aree boschive interrotte qua e là da prati e pascoli. Un’ulteriore componete del paesaggio fisico-naturale sono i crinali, ovvero le “linee” che percorrono e danno forma ai versanti dei monti. Le caratteristiche fisiche dei luoghi hanno determinato l’individuazione di un vincolo paesistico ai sensi della previgente legge n.431/85, articolo 1-ter esteso alla porzione di territorio al di sopra della quota di 600 m di altitudine.

L’analisi paesistica del Comune di Gussago è notevolmente influenzata dalla natura orografica del territorio: partendo da sud il paesaggio è caratterizzato dalla pianura alluvionale coltivata prevalentemente a seminativo, interrotta in località Sale dalla collinetta omonima; proseguendo verso il Capoluogo si erge il colle della Santissima e subito dopo le Prealpi Bresciane, erose in senso longitudinale dal Torrente la Canale a formare la valle di Cividine, che mette in comunicazione con il Comune di Brione (S.P. n.10).

Sulla base di quanto riportato in “Carta delle componenti del paesaggio fisico-naturale” del PGT vigente, l’area di intervento non risulta interessata da particolari elementi di valenza appartenenti al paesaggio fisico e naturale.

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Componenti del paesaggio agrario

Le componenti paesistiche agricole che caratterizzano in modo più rilevante il paesaggio di Gussago sono senza dubbio il seminativo irriguo a sud del Capoluogo e la coltivazione della vite a nord; si rilevano, inoltre, numerosi filari alberati sparsi nelle aree agricole. Il territorio terrazzato coltivato è occupato in maggior parte dalla vite, in piccole aree crescono gli oliveti per la produzione di olio e i frutteti; i prati stabili a ciclo poliannuale ricoprono aree interstiziali tra l’urbanizzato e i versanti più scoscesi che precedono il bosco, oltre che un’area abbastanza estesa a nord-ovest del Comune, sempre comunque in ambito Prealpino.

Sulla base di quanto riportato in “Carta delle componenti del paesaggio agrario” del PGT vigente, l’area di intervento non già edificata risulta interessata da “seminativi semplici” e da diversi “filari”; per ulteriori dettagli si rimanda anche al paragrafo 2.1.

Componenti del paesaggio storico e culturale

Come si deduce dai reperti archeologici, Gussago vedeva già in epoca preistorica gli insediamenti di popolazioni dapprima Liguri, poi di Galli Cenomani, con piccoli nuclei lungo il sentiero pedemontano, nelle piccole valli dove si potevano trovare sorgenti e nei boschi della pianura. Sin dalla preistoria una strada collegava Ponte Crotte con le località Torricella, Fantasina, Caporalino, Ronco, Rodengo, Camignone, biforcandosi in direzione Lago Sebino e Palazzolo-Bergamo, e su questa strada sorse il centro abitato. Alla fine del I secolo a.C. arrivò la dominazione dell'Impero Romano, che realizzò una nuova suddivisione amministrativa, una efficiente rete di comunicazione e la suddivisione delle campagne in “centurie”; in più si crearono delle coltivazioni collinari e si rafforzarono i centri di campagna. Con la caduta dell’Impero vi furono numerose scorrerie di popolazioni barbariche; la presenza longobarda era particolarmente forte a Gussago ed è testimoniata non solo da tombe, arredi e reperti vari, ma anche dai nomi di alcuni luoghi e da alcuni termini dialettali. Fino ad arrivare alla storia recente, delle dominazioni da parte della Repubblica di Venezia e al periodo Napoleonico. Nel dopoguerra parte la ricostruzione, che qui come altrove modifica il paese: le città attirano popolazione dalle campagne, molti emigrano, le attività artigianali si ridimensionano di molto, in favore dell’“indotto” e del “terziario”; ferve anche l'attività edilizia.

Sulla base di quanto riportato in “Carta delle componenti del paesaggio storico e culturale” del PGT vigente, l’area di intervento non risulta interessata da particolari elementi di valenza appartenenti al paesaggio storico e culturale; si evidenzia unicamente più ad ovest e a sud la presenza di “cascine”.

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Componenti del paesaggio urbano, criticità e degrado del paesaggio

Negli ultimi anni Gussago ha visto un notevole sviluppo delle attività industriali, dei servizi e artigianali, mentre le piccole aziende agricole sono quasi scomparse a favore delle nuove a produzione vitivinicola e delle grandi a produzione zootecnica. Il tessuto edilizio moderno ha saldato fra loro le antiche contrade, lasciando tuttavia spazi di contatto fra i nuclei antichi e le aree agricole e naturali: il sistema insediativo residenziale ha caratteristiche variegate dall’edificio a blocco multipiano (che non supera quasi mai i 5 p.f.t.), alle case a schiera, per finire con le case uni-bifamiliari, di recente costruzione e localizzate nelle frange dell’edificato esistente. L’edificato è sostanzialmente compatto, si snoda da sud (area industriale della Mandolossa) a nord fino ai piedi dei rilievi, ove è tagliato dalla S.P. n.19 in direzione ovest-est, prosegue ulteriormente a nord nella valle di Civine fino all’omonima frazione. Tale sviluppo urbanistico influenzato dalla natura orografica dei luoghi, oltre che dalla vicinanza alla città di Brescia (area della Mandolossa), ha determinato una crescita veloce e funzionale del Comune di Gussago: infatti, le attività produttive sono principalmente localizzate a sud, lontano dal Capoluogo.

Sulla base di quanto riportato in “Carta delle componenti del paesaggio urbano, criticità e degrado del paesaggio” del PGT vigente, l’area di intervento risulta in parte interessata, tra le componenti del paesaggio urbano, da una zona edificata a destinazione produttiva e, tra le componenti di criticità e degrado del paesaggio, da una “linea elettrica”.

Classi di sensibilità paesistica

Le valutazioni paesistiche finali sono restituite in un’unica rappresentazione cartografica con la quale si conclude l’iter analitico-valutativo dell’Analisi Paesistica Comunale (Carta delle classi finali di sensibilità paesistica) del PGT vigente. Il territorio comunale presenta i suoi maggiori elementi di valenza nella porzione settentrionale del territorio comunale e, in parte, in corrispondenza dell’edificato storico, mentre le aree a minore valenza si concentrano in corrispondenza degli insediamenti produttivi e, più in generale, dell’edificato di più recente realizzazione.

L’area di intervento risulta interessata dalle seguenti classi di sensibilità paesistica (Figura fuori testo 21):

- Classe 1 “sensibilità paesistica molto bassa”: ambiti del territorio urbanizzato che non presentano alcuna emergenza storica o ambientale, zone a destinazione produttiva o mista produttivo-residenziale, piccoli lotti agricoli interstiziali al continuum edificato; la classe comprende la maggior parte dell’urbanizzato produttivo, in quanto ambito urbano consolidato senza elementi di nota; l’area di intervento ne è interessata nella porzione già edificata;

- Classe 3 “sensibilità paesistica media”: è stata assegnata alle aree edificate del tessuto storico come riconoscimento di un valore e di una necessità di tutela maggiori dovuti al mantenimento dell’identità locale,

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immediatamente riconoscibile dal fruitore del paesaggio; sono qui comprese anche aree di elevata percezione poste al limite del continuum urbanizzato, nonché ambiti urbani rappresentativi per localizzazione ancorché privi di valore storico; è stata, inoltre, riservata alle grandi aree agricole che si evidenziano per qualità ed omogeneità (in particolare se adiacenti ai nuclei antichi, proprio al fine della riconoscibilità del territorio); l’area di intervento ne è in gran parte interessata nella porzione attualmente non edificata di ampliamento.

Beni ambientali

Per quanto concerne i beni ambientali dal Sistema Informativo dei Beni Ambientali (S.I.B.A.) risulta che nel territorio di Gussago sono presenti alcuni elementi sottoposto a vincolo ai sensi della vigente normativa (D.Lgs. n.42/2004 e s.m.i.).

In primo luogo tutto il territorio posto al di sopra della linea di livello di 600 metri s.l.m. appartiene agli ambiti di elevata naturalità ai sensi dell’art.17 delle norme di attuazione del PTPR. Inoltre, la porzione centro occidentale del territorio è stata riconosciuta come bellezza di insieme mediante l’apposizione di un vincolo dalla Commissione Provinciale per le Bellezze Naturali (verbale di deliberazione del 26/01/1987).

Infine, il Torrente Gandovere, ubicato lungo parte del confine occidentale del comune, il Torrente Canale e il Rio Grandine, il cui bacino imbrifero interessa tutta la porzione settentrionale del territorio comunale, determinano, come corsi d’acqua pubblici, una fascia di rispetto di 150 metri.

L’area di intervento, tuttavia, non risulta interessata dalla presenza di elementi o zone sottoposte a vincolo paesaggistico.

3.4 Inquinamento luminoso

La LR n.31/2015 persegue l’efficientamento degli impianti di illuminazione esterna attraverso l’impiego di sorgenti luminose a ridotto consumo e a elevate prestazioni illuminotecniche, il risparmio energetico mediante il contenimento dell’illuminazione artificiale ai sensi dell'articolo 3 del d.lgs. 102/2014, la salvaguardia delle condizioni naturali nelle zone di particolare tutela dall’inquinamento luminoso e la riduzione dell’inquinamento luminoso sul territorio regionale, nell’interesse della tutela della salute umana dei cittadini, della biodiversità e degli equilibri ecologici (art.1).

La legge regionale, tra le altre cose, definisce le “Zone di particolare tutela dall’inquinamento luminoso” (art.9), identificate in parchi nazionali, siti di Rete Natura 2000 e aree a parco naturale inserite nelle aree regionali, e

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specifica che i gestori degli osservatori astronomici che svolgono ricerca e divulgazione scientifica possono richiederne il riconoscimento regionale.

La prima deliberazione regionale di riferimento per l’individuazione degli osservatori astronomici (redatta conformemente alla normativa regionale previgente LR n.17/2000) è la DGR n.VII/2611 del 11/12/2000; il comune di Gussago, e quindi l’area di intervento, risulta interessato dalle fasce di rispetto degli osservatori astronomici Serafino Zani di Lumezzane (fascia di rispetto di 15 km) e Civica Specola Cidnea di Brescia (fascia di rispetto di 10 km) (Figura 3.4.1).

Nel territorio comunale, invece, non sono presenti aree naturali protette o siti della Rete Natura 2000.

Figura 3.4.1 – Fascia di rispetto dell’osservatorio astronomico Serafino Zani di Lumezzane (a sinistra) e dell’osservatorio astronomico Civica Specola Cidnea di Brescia (a destra) (estratto DGR n.VII/2611 del 11/12/2000).

3.5 Ritrovamenti di interesse archeologico

A seguito della prima seduta della Conferenza di Valutazione sono stati condotti “Accertamenti archeologici preventivi” nel periodo 12-23 gennaio 2017 a cura della dott.ssa Anna Alice Leoni. Tali approfondimenti concludono come segue.

Gli accertamenti effettuati hanno evidenziato la presenza di frequentazioni antropiche antiche e di interesse archeologico, diffuse su tutte le aree oggetto d’intervento.

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I dati raccolti hanno permesso di individuare nell’area nord la presenza di un nucleo più consistente di manufatti (buche per palo, piani di laterizi frantumati, residui di strutture murarie), riconducibili, su base tipologica, ad un insediamento rustico di epoca romana.

Nell’area centrale queste evidenze si diradano, ma non scompaiono completamente. Risulta infatti costante la presenza del deposito argilloso contenente frammenti di laterizio, frustoli carboniosi e rari frammenti di ceramica. Le strutture individuate nella trincea 50, potrebbero forse indicare la presenza di una parte residenziale e di una parte rustica all’interno dell’insediamento. In quest’area inoltre, grazie alla maggiore profondità di rinvenimento, la stratificazione archeologica sembra essere meglio conservata.

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4. Reti di sottoservizi

4.1 Sistema fognario e di depurazione

La rete fognaria che serve il territorio amministrativo del Comune di Gussago risulta costituita da tubazioni per acque bianche, nere e miste.

La rete fognaria per acque nere e miste risulta sostanzialmente divisa in due bacini idrologici principali: la rete 1, di tipo unitario, e la rete 3 di tipo separato. La rete 1 drena i reflui provenienti dalla porzione settentrionale del territorio, comprendendo i nuclei urbanizzati principali così come i piccoli insediamenti localizzati nelle zone collinari, mentre la rete 3, composta in prevalenza da tubazioni per il collettamento delle acque nere della zona produttiva, è invece dedicata allo smaltimento dei reflui provenienti dalla parte meridionale del territorio (comprensivi delle eccedenze della rete 1); tutti i reflui vengono recapitati all’impianto di depurazione esistente in località “Verziano”.

In prossimità dell’area di intervento è presente la rete fognaria bianca e nera lungo Via Mandolossa, afferente all’impianto di depurazione di Verziano (Figura fuori testo 22).

4.2 Sistema acquedottistico

Il servizio acquedottistico del Comune di Gussago raggiunge sostanzialmente la totalità del territorio comunale. La rete acquedottistica comunale è alimentata dalla sorgente Corno situata nella porzione settentrionale, in località “Caricatore”, che immette l’acqua in rete attraverso un serbatoio, tre pozzi di captazione di acque da falda (Staffoli 1, Staffoli 2 e Staffoli 3) localizzati all’interno del tessuto urbanizzato principale, a sud-est rispetto alla “Santissima” dove è collocato un altro serbatoio, ed il punto di prelievo situato nella porzione meridionale, al confine con il Comune di Roncadelle, dalla rete acquedottistica di Brescia.

In prossimità dell’area di intervento la rete acquedottistica è presente lungo Via Mandolossa, oltre che lungo Via Barco – Via Volta, sebbene quest’ultima a servizio di alcuni edifici sparsi (Figura fuori testo 23).

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4.3 Rete del gas

Nel Comune di Gussago la rete di trasporto e distribuzione del gas metano fornisce gas a media e bassa pressione. Il metanodotto che attraversa il territorio comunale è caratterizzato da un tronco principale di 200 mm di diametro per il trasporto del gas a media pressione che, provenendo dal Comune di Brescia, si biforca per servire via Fermi (ex SS 510 “Brescia-Iseo”) e percorrere via Mandolossa per poi convogliare in via Marconi, fino al confine con il Comune di Rodengo Saiano, a servizio della frazione Ronco, e da un tronco secondario di 150 mm di diametro che proviene dal Comune di e si innesta nella porzione sud-occidentale del territorio comunale, a servizio dell’area urbanizzata in località Stacca.

Dalle sopraccitate condotte si dirama poi la rete di distribuzione, sempre a media pressione, a servire l’area industriale localizzata nella zona meridionale del territorio.

La rete principale di media pressione, attraverso una serie di cabine di secondo salto, consente inoltre l’immissione del gas all’interno della rete a bassa pressione, che si dirama capillarmente al fine di servire le singole utenze fino a raggiungere la frazione Civine nella porzione più settentrionale del paese, che si sviluppa su rilievi collinari e montuosi.

In prossimità dell’area di intervento la rete del gas metano è presente lungo Via Mandolossa con una conduttura a bassa pressione di distribuzione, ma anche con una conduttura a media pressione di trasporto.

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5. Sistema della mobilità

5.1 Struttura della rete viabilistica comunale

Il Comune di Gussago è attraversato da infrastrutture significative del sistema della mobilità, che rendono particolarmente agevole la fruibilità del territorio dalle diverse direzioni, rendendolo nodo di attraversamento preferenziale per il collegamento con i Comuni confinanti.

Tra le arterie viabilistiche principali la SP n.10 percorre l’ambito territoriale amministrativo da nord fino alla parte centrale, dove si svolge la fitta rete di vie lungo la quale si organizza il nucleo dell’abitato comunale; crea, inoltre, un ponte viario tra il Comune di Brione e quello di Cellatica. La SP n.10, prima di entrare nel nucleo urbano principale del territorio, interseca l’asse viario SP n.19, che percorre da est ad ovest il Comune, creando una separazione fisica tra l’area settentrionale dei rilievi collinari-montuosi e l’area centro-meridionale, pianeggiante. La SP n.19 mette in comunicazione, attraverso il Comune di Gussago, i Comuni limitrofi di Concesio e Rodengo Saiano e prosegue poi in direzione dell’imbocco dell’autostrada A4, all’altezza del Comune di Ospitaletto. L’attraversamento longitudinale del territorio comunale prosegue, dal centro, lungo Viale Italia e Via Mandolossa, che rappresentano il collegamento fra la zona a destinazione prevalentemente residenziale e quella produttiva posta a sud del Comune. In direzione ovest, invece, si snoda la SP n.45, che raggiunge il confine con i Comuni di Rodengo Saiano e Castegnato, dove interseca la rete viaria SS n.510 “Brescia-Iseo”.

Il confine amministrativo, all’estremo sud del territorio, coincide con il tracciato viario della ex SS n.11 “Brescia- Milano” e della ferrovia “Brescia-Edolo”.

L’area di intervento, attraverso l’insediamento esistente, risulta servita direttamente da Via Mandolossa.

Per quanto riguarda i percorsi ciclabili, al momento la zona non risulta servita dalla rete, sebbene il PGT preveda la realizzazione di un nuovo percorso immediatamente ad ovest dell’area stessa lungo la viabilità di progetto parallela a Via Mandolossa (Figura fuori testo 05). Si evidenzia, comunque, che il SUAP in Variante prevede, in corrispondenza dell’area di intervento, l’eliminazione della previsione della citata viabilità di progetto indicata lungo il suo margine occidentale.

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5.2 Piano Urbano del Traffico

Nel 2000 è stato elaborato il Piano Urbano del Traffico per il comune di Gussago, approvato il 12/06/2001, che ha analizzato, nella parte conoscitiva, i flussi di traffico sul territorio comunale e gli incidenti stradali (1994-1997), oltre al sistema della sosta.

Il conteggio dei veicoli e la loro classificazione per classi di velocità e lunghezza è stato rilevato in alcune vie interne al territorio comunale (via Marconi, Via Roma, Via Richiedei, Via IV novembre, Via Italia, Via Navezze, Via Sale) con apparecchiature magnetiche.

In ciascuna sezione, per ciascun senso di marcia e per ogni corsia veicolare i veicoli transitanti sono stati distinti sulla base della lunghezza in classi (Tabella 5.2.1).

Tabella 5.2.1 - Veicoli transitanti (Piano Urbano del Traffico).

Il PGTU riporta tra i propri elaborati indagini finalizzate alla simulazione del traffico locale. In particolare, dalle considerazioni fatte in merito alle indagini di origine-destinazione dei veicoli si evincono elementi significativi circa le componenti di traffico di transito e di traffico interno. Il traffico con origine e destinazione in zone interne al comune di Gussago rappresenta il 16% dell’intero traffico, mentre il traffico avente sia origine che destinazione esterna (di attraversamento) è il 23% del totale e il traffico che ha origine all’interno del territorio comunale verso l’esterno rappresenta il 38% del totale, mentre il traffico con origine esterna e destinazione interna rappresenta il 24% del totale.

5.3 Campagne di rilievo a cura di Franciacorta Sostenibile

Nell’ambito del progetto “Franciacorta Sostenibile”, avviato nel 2010 dalla Fondazione Cogeme Onlus con la collaborazione di alcuni comuni della Franciacorta per il monitoraggio di diversi “indicatori ambientali” tra i quali la

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composizione del traffico, nel territorio comunale di Gussago sono stati condotti rilevamenti dei flussi di traffico nel periodo 05/08/2014 - 07/08/2014 lungo la SP n.49 (via XXV Aprile) (Figura 5.3.1).

Figura 5.3.1 – Localizzazione del monitoraggio del traffico lungo la SP n.49 (via XXV Aprile).

Il rilievo è stato effettuato con il posizionamento di apparecchiature con rilevazione magnetica, programmate per registrare ogni 15 minuti i dati di traffico. Con le suddette apparecchiature, inoltre, è stato possibile registrare la velocità media dei veicoli nell’intervallo di 15 minuti e la distribuzione percentuale dei veicoli per classi di velocità e tipologia. I rilievi hanno avuto la durata di tre giorni continuativi e sono stati effettuati in giorni feriali. In particolare, sono stati monitorati:

- il Traffico Giornaliero Medio Omogeneizzato (TGMO): esso rappresenta il numero di veicoli equivalenti (resi omogenei mediante appositi “coefficienti di omogeneizzazione”), che transitano nelle sezioni indagate, nei due sensi di marcia;

- la Velocità Media dei veicoli, analizzata nella sezione oggetto d’indagine;

- la composizione del flusso distribuito tra Mezzi Leggeri e Mezzi Pesanti.

Di seguito si riportano i principali risultati.

- Martedì, direzione sud-est (Figura 5.3.2a): il traffico è molto significativo e la ripartizione significativamente caratterizzata con le punte del mattino (ore 9.00) e della sera alle 19.00, ben più accentuata. Il traffico è

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quasi nullo tra le 3.00 e le 5.00, ma ancora significativo nelle tarde ore serali; il flusso dei veicoli pesanti è significativo, con andamento quasi costante tra le 8.00 e le 20.00. Le punte sono molto smorzate.

- Martedì, direzione nord-ovest (Figura 5.3.2a): come nell’altro verso di marcia, il traffico è molto significativo, ma la ripartizione è più significativamente caratterizzata con la punta del mattino alle ore 12.00 e della sera alle 18.00. Il traffico è quasi nullo solo alle 4.00 e ancora significativo nelle tarde ore serali; come nell’altro verso di marcia, il flusso dei veicoli pesanti è significativo, soprattutto dalle 9.00 alle 18.00, quando è circa costante; le punte sono molto smorzate.

- Mercoledì, direzione sud-est (Figura 5.3.2a): il traffico è molto significativo e la ripartizione significativamente caratterizzata con le punte del mattino (ore 9.00) e della sera alle 19.00, ben più accentuata. Il traffico è quasi nullo tra le 3.00 e le 5.00, ma ancora significativo nelle tarde ore serali; come nell’altro giorno, il flusso dei veicoli pesanti è significativo, con andamento quasi costante tra le 8.00 e le 20.00; le punte sono molto smorzate.

- Mercoledì, direzione nord-ovest (Figura 5.3.2a): come nell’altro verso di marcia il traffico è molto significativo, con andamento poco caratterizzato il mattino (tra le ore 9.00 e le ore 13.00), per poi presentare una punta accentuata serale tra le 18.00 e le 19.00. Il traffico è praticamente nullo solo alle 4.00; il flusso dei veicoli pesanti è significativo, con andamento quasi costante tra le 9.00 e le 19.00; le punte sono molto smorzate.

- Giovedì, direzione sud-est (Figura 5.3.2b): il traffico è molto significativo e la ripartizione significativamente caratterizzata con le punte del mattino (ore 9.00) e della sera alle 19.00, molto meno accentuata rispetto ai due giorni precedenti. Il traffico è quasi nullo tra le 3.00 e le 5.00, ma ancora significativo nelle tarde ore serali; come negli altri giorni, il flusso dei veicoli pesanti è significativo, con andamento quasi costante tra le 8.00 e le 20.00; le punte sono molto smorzate.

- Giovedì, direzione nord-ovest (Figura 5.3.2b): come nell’altro verso di marcia il traffico è molto significativo, con andamento poco caratterizzato il mattino (tra le ore 8.00 e le ore 13.00), per poi presentare una punta accentuata serale alle 18.00. Il traffico è praticamente nullo solo alle 5.00; il flusso dei veicoli pesanti è significativo, con andamento abbastanza costante tra 9.00 e le 20.00; le punte sono molto smorzate.

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Martedì, direzione sud-est

Martedì, direzione nord-ovest

Mercoledì, direzione sud-est

Mercoledì, direzione nord-ovest

Figura 5.3.2a – Risultati dell’indagine sui flussi di traffico.

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Giovedì, direzione sud-est

Giovedì, direzione nord-ovest

Figura 5.3.2b – Risultati dell’indagine sui flussi di traffico.

5.4 Linee di trasporto pubblico

Sulla base di quanto riportato nel PGT vigente, il Comune di Gussago è servito da quattro linee di Trasporto Pubblico extraurbane facilmente accessibili e poste lungo le principali arterie stradali:

- LN 029 Brescia – Ome – Monticelli;

- LN 030 Brescia – Gussago – Cavezze;

- LN 032 Gardone V.T. – Gussago – Rodengo;

- LS 041 Adro scolastica.

Il Comune è servito da 23 fermate di trasporto pubblico extraurbano poste a circa 200-500 metri di distanza le una dalle altre, di cui 22 in centro abitato e 1 fuori dal centro abitato.

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Inoltre il Comune di Gussago, facente parte dell’area urbana di Brescia, è servito dalla Linea urbana n.13 Gussago – Poliambulanza. Il Comune è servito da 4 fermate di trasporto pubblico urbano poste a circa 200-500 metri di distanza le una dalle altre tutte in centro abitato.

Ad una distanza di circa 300 m dall’area di intervento sono localizzate le fermate del trasporto pubblico extraurbano della linea LN 029 Brescia - Ome - Monticelli.

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6. Aspetti geologici, geomorfologici, sismici ed idrologici

6.1 Inquadramento geologico e geomorfologico1

La morfologia del territorio comunale è caratterizzata da versanti piuttosto acclivi, con pendenze generalmente superiori al 35% e in gran parte ricoperti da boschi e solcati da una rete idrografica costituita da valli e vallecole piuttosto incise. I crinali sono per lo più arrotondati e caratterizzati da ampi areali culminanti subpianeggianti, sviluppati in corrispondenza degli affioramenti di “Maiolica” dalla Sella dell’Oca fino all’ex-Convento dei Camaldoli e dalla Colma Alta fino al M. Colmetto. In questi areali sono numerose le forme carsiche quali doline, grotte ed inghiottitoi.

I versanti collinari si raccordano con le aree di fondovalle e con quelle di pianura mediante la fascia pedecollinare, caratterizzata da un’acclività moderata, spesso terrazzata con vigneti e prati permanenti. I rilievi collinari della Stella, della Santissima e di Sale possiedono forme dolci e arrotondate dovute ad una lenta e diffusa erosione meteorica che ha agito su rocce facilmente erodibili.

La pianura di Gussago costituisce un’area debolmente depressa rispetto sia all’unità morfologica posta ad W, costituita dai depositi esterni all’anfiteatro morenico del Sebino, sia al M. Picastello e alla collina di S. Anna, posti ad E.

La superficie topografica immerge leggermente verso S e SE e presenta alcune deboli depressioni nastriformi che attraversano il territorio pianeggiante di Gussago con andamento N-S e che costituiscono la testimonianza di antichi flussi idrici provenienti dalle colline di Gussago-Cellatica.

Il territorio comunale si colloca nel Sudalpino Lombardo ed è caratterizzata dall’affioramento di formazioni rocciose di origine marina, di età giurassico-cretacea, costituite in prevalenza da calcari, marne, calcari marnosi e calcari selciferi.

Le rocce sopra descritte affiorano nel settore settentrionale del territorio comunale, mentre nella fascia pedemontana e nel settore meridionale sono presenti depositi molto più recenti (quaternari) che si sono formati in un ambiente continentale, grazie all’azione erosiva e deposizionale operata dagli agenti morfogenetici. L’aria,

1 Tratto da “COMPONENTE GEOLOGICA, IDROGEOLOGICA E SISMICA DEL PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO”, 2009, redatto a cura di Studio Geologia Ambiente.

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l’acqua, il ghiaccio, venendo a contatto con le rocce che costituiscono i rilievi, determinano fenomeni di alterazione e frantumazione delle rocce; con i loro movimenti operano il trasporto di detriti, fenomeni di erosione e di deposizione. Infine l’azione antropica di modellamento della superficie topografica, dapprima essenzialmente legata alle pratiche agricole e successivamente ad una massiccia urbanizzazione, ha portato nel tempo il territorio all’attuale configurazione.

In particolare, l’area di intervento e le aree limitrofe sono interamente incluse in “depositi quaternari – alluvioni fluviali e fluivioglaciali (Pleistocene superiore)” (Figura fuori testo 24): si tratta di alluvioni prevalentemente ghiaioso-sabbiose con ciottoli che costituiscono il livello fondamentale della pianura e che sono riferibili al Pleistocene superiore; costituiscono gran parte del settore di pianura di Gussago; sono ricoperte da materiale limoso-argilloso di colore rosso o rosso-bruno legato in parte all’alterazione dei depositi sottostanti ed in parte all’apporto di materiale colluviale proveniente dalle colline; tale copertura presenta uno spessore notevole, frequentemente superiore a 3 metri.

Dal punto di vista geotecnico data la presenza nel settore di pianura di una potente coltre di copertura limoso- argillosa sui depositi alluvionali, nell’ambito dello Studio geologico del 1994 sono state realizzate n.10 trincee esplorative con un escavatore messo a disposizione dell’Amministrazione Comunale e n.7 trivellate eseguite con trivella a mano di tipo olandese, lunga 150 cm. Sia le trincee che le trivellate hanno evidenziato la presenza su tutto il territorio pianeggiante di Gussago di una copertura eluvio-colluviale limoso-argillosa o sabbiosolimoso- argillosa che presenta caratteristiche geotecniche variabili da scadenti a mediocri. Tale copertura supera generalmente 3 metri di spessore. In corrispondenza dell’area di intervento e nelle aree limitrofe non sono segnalate coperture con caratteristiche geotecniche scadenti.

La “Relazione geologico-sismica” redatta a cura di Pergeo Srl riporta che nell’area in studio il sottosuolo evidenzia come le litologie dominanti siano quelle a comportamento coesivo (argille e argille limose consistenti), sebbene si trovino commisti a livelli sabbioso ghiaiosi. E’ necessario precisare che i depositi in esame, a causa dei processi deposizionali (glaciali e fluvioglaciali) che li hanno messi in posto, sono caratterizzati dall’avere una discreta variabilità di facies (granulometria e strutture sedimentarie) sia laterale che verticale.

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6.2 Sismica2

L’attività sismica storica nel bresciano rappresenta la naturale continuazione di quella pliocenica e quaternaria. Il territorio di Gussago appartiene ad “un’area in sollevamento, con zone stabili o in abbassamento durante il Pliocene inferiore; in forte sollevamento durante il Pliocene medio e superiore e il Quaternario”. La sismicità di questa zona è legata alla tettonica molto complessa del margine padano settentrionale. Le sorgenti sismogenetiche dovrebbero trovarsi ad una profondità compresa tra 5 e 15 km, in corrispondenza dello scollamento tra il basamento cristallino e la sovrastante copertura sedimentaria.

Il Comune di Gussago ricade in Zona Sismica 3.

In occasione di eventi sismici le particolari condizioni litologiche e geomorfologiche di una zona possono produrre effetti di amplificazione locale o effetti di instabilità. La metodologia per la valutazione dell’amplificazione sismica locale, contenuta nell’Allegato 5 della D.G.R. n.8/7374 del 28 maggio 2008, prevede tre livelli di approfondimento in funzione della zona sismica di appartenenza e degli scenari di pericolosità sismica individuati sul territorio.

Il 1° livello di approfondimento consiste nel riconoscimento delle aree passibili di amplificazione sismica sulla base delle osservazioni di tipo geologico e/o bibliografico. L’area di intervento e le aree limitrofe sono interessate dallo scenario di pericolosità sismica locale Z4a - Zona di fondovalle e di pianura con presenza di depositi alluvionali e/o fluvioglaciali granulari e/o coesivi (amplificazione litologica) (Figura fuori testo 25).

Per tale scenario di pericolosità sismica si rende necessaria l’applicazione del 2° livello di approfondimento. Per l’applicazione del 2° livello di approfondimento è necessario conoscere, oltre alla stratigrafia del sito, l’andamento della velocità delle onde trasversali (Vs) con la profondità fino a valori pari o superiori a 800 m/s ed in particolare lo spessore e la velocità Vs di ciascuno strato. Per lo scenario Z4a la possibile amplificazione sismica risulta superiore ai valori di soglia forniti dalla Regione Lombardia e quindi l’applicazione dello spettro previsto dalla normativa per la categoria di sottosuolo identificata (D.M. 14 gennaio 2008) non risulta sufficiente a tenere in considerazione i reali effetti di amplificazione litologica. In fase di progettazione edilizia sarà pertanto necessario o effettuare analisi più approfondite (3° livello) o utilizzare lo spettro di norma caratteristico della categoria di sottosuolo superiore. In particolare, per lo scenario “Z4a - Zona di pianura con presenza di depositi alluvionali e/o fluvioglaciali granulari e/o coesivi”, in fase progettuale per tipologie edilizie con periodo proprio compreso tra 0,1 - 0,5 s, si dovrà procedere come segue:

- nel caso l’indagine di dettaglio geologica e geotecnica prevista dalla normativa nazionale identifichi la presenza di terreni riferibili alla categoria di sottosuolo C, sarà necessario realizzare analisi più approfondite

2 Tratto da “COMPONENTE GEOLOGICA, IDROGEOLOGICA E SISMICA DEL PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO”, 2009, redatto a cura di Studio Geologia Ambiente.

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di III° livello o in alternativa sarà possibile utilizzare lo spettro di norma caratteristico della categoria di sottosuolo D;

- nel caso l’indagine di dettaglio geologica e geotecnica prevista dalla normativa nazionale identifichi la presenza di terreni riferibili alla categoria di sottosuolo B, sarà necessario realizzare analisi più approfondite di III° livello o in alternativa sarà possibile utilizzare lo spettro di norma caratteristico della categoria di sottosuolo C.

La “Relazione geologico sismica” redatta a cura di Pergeo Srl e allagata alla documentazione di SUAP, riporta che nella fase dell’ultimo ampliamento è stata eseguita una indagine geofisica con tecnica HVSR nella cui analisi è stato inizialmente applicato il II livello di approfondimento il quale esclude un secondo approfondimento di III livello come sarebbe previsto dal PGT.

I valori delle Vs30 stimati dalle indagini HVSR hanno fornito un valore di circa 295 m/s rispetto al piano campagna., valore che pone il sito nella categoria di sottosuolo C secondo il D.M. 14/01/2008. Utilizzando questo dato vengono ricavati i valori di Fa (fattori di amplificazione spettrali) pari a:

SUOLO DI CATEGORIA C

- Fa (nell’intervallo 0.1-0.5 s) = 1.2 < 1.8 ± 0.1 (soglia comunale).

- Fa (nell’intervallo 0.5-1.5 s) = 2.0 < 2.4 ± 0.1 (soglia comunale).

Quindi nell’analisi di II livello, questi valori sono stati confrontati con quelli di soglia previsti dalla Normativa regionale, nel caso di sottosuolo di tipo C, per il Comune di Gussago ed i valori di Fa calcolati risultano inferiori a quelli di soglia comunale, quindi in questo contesto potrà essere utilizzata la categoria di sottosuolo pari a quella corrispondente al Vs30 misurato, pertanto la categoria di sottosuolo C.

6.3 Fattibilità geologica3

Nel territorio di Gussago sono state individuate aree a differente sensibilità nei confronti delle problematiche geologiche, geomorfologiche, sismiche e idrogeologiche. Tali aree, sulla base delle limitazioni di tipo geologico presenti, sono state attribuite a quattro classi di fattibilità degli interventi.

3 Tratto da “COMPONENTE GEOLOGICA, IDROGEOLOGICA E SISMICA DEL PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO”, 2009, redatto a cura di Studio Geologia Ambiente.

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L’area di intervento e le aree limitrofe sono interessate dalla classe di fattibilità geologica 2 “Fattibilità con modeste limitazioni - Area con coperture limoso-argillose che presentano caratteristiche geotecniche Mediocri”: la realizzazione di edifici è subordinata ad indagine geologica e geotecnica che verifichi la natura dei depositi presenti e valuti la compatibilità dell’intervento con le condizioni geologiche e idrogeologiche del sito (Figura fuori testo 26).

6.4 Inquadramento idrologico4

L’idrografia del comune di Gussago è costituita da tre torrenti appartenenti al reticolo principale (T. Canale; T. Gandovere; T. Livorna) con andamento nord-sud dai quali si diparte un sistema di rogge per l’irrigazione.

Per quanto riguarda il Reticolo Idrografico Minore le indagini ed i rilievi effettuati hanno prodotto la seguente classificazione degli elementi costituenti il RIM:

- corsi d’acqua a cielo aperto appartenenti al Consorzio di Bonifica Sinistra Oglio, Travagliato;

- corsi d’acqua coperti appartenenti al Consorzio di Bonifica Sinistra Oglio, Travagliato;

- corsi d’acqua a cielo aperto riportati su mappe catastali;

- corsi d’acqua coperti riportati su mappe catastali;

- corsi d’acqua a cielo aperto riportati solo su rilievo aerofotogrammetrico;

- corsi d’acqua coperti riportati solo su rilievo aerofotogrammetrico;

- corsi d’acqua a cielo aperto esistenti ma non riportati in cartografia;

- corsi d’acqua coperti esistenti ma non riportati in cartografia;

- strade canale.

Il Torrente Canale costituisce il corso d’acqua più importante del Comune di Gussago. Nasce a nord nella Valle di Navezze, presso la località Caricatore, dalla confluenza di due collettori secondari: il primo scorre lungo la Valle Cristo con andamento nord-sud ed il secondo scorre nella Valle Gandine, con andamento circa est-ovest. Il torrente Canale nel tratto compreso tra il Caricatore e la parte settentrionale di Navezze presenta un alveo naturale molto inciso con scarpate di erosione fluviale marcate e sezione di circa 3 m di larghezza e di profondità. Esso presenta un regime torrentizio con portate legate essenzialmente agli apporti delle precipitazioni. A partire

4 Tratto da “STUDIO PER LA DETERMINAZIONE DEL RETICOLO IDRICO MINORE”, 2004, redatto a cura dell’ing. Savoldi.

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da nord di Navezze fino allo svincolo della strada provinciale n.19 Ospitaletto-Concesio, il T. Canale alterna sponde naturali e sponde artificiali costituite frequentemente dai muri delle abitazioni poste lungo il corso d'acqua e dai muri in pietra di confine delle proprietà. Dallo svincolo della S.P. n.19 fino al confine con Cellatica, nei pressi del centro sportivo, il T. Canale attraversa l’abitato di Gussago; le sponde sono interamente artificiali e la sezione dell’alveo ha una profondità più ridotta rispetto al tratto precedente. Il T. Canale dopo aver percorso la Val Navezze ed attraversato l’abitato di Gussago, devia verso Est ed entra in Comune di Cellatica, per poi tornare ad interessare il Comune di Gussago tra la Badia e la Mandolossa. Il corso d’acqua è temporaneo ed è sempre a cielo aperto, escluso il tratto finale immediatamente prima del confine con il Comune di Cellatica, dove è stato intubato in seguito a lavori di sistemazione stradale.

Nella porzione occidentale e sud-occidentale del territorio comunale scorre, sempre a cielo aperto, il Torrente Gandovere che per un tratto di circa 2 km segna il confine con il Comune di Rodengo Saiano. In corrispondenza dell’intersezione con la strada statale n.510, le acque del Gandovere si suddividono in due rami: uno procede verso sud-ovest nel Comune di Castegnato, mentre il ramo principale, dopo aver ricevuto le acque del torrente Livorna (che proviene da nord-ovest lungo la strada statale), prosegue verso sud-est parallelamente alla strada statale n.510 fino alla località Mandolossa. Il T.Gandovere, fino al punto di ramificazione, è un corso d’acqua naturale con andamento leggermente ondulato che diventa meandriforme ad ovest della Cascina Brede. La sezione dell’alveo naturale è di circa 2 m di profondità e circa 3-4 m di larghezza. Il tratto che costeggia la strada statale, invece, è rettilineo con sezione dell’alveo rettangolare di circa 2-3 m di larghezza e 2 m di profondità e sponde artificiali costituite da muri in calcestruzzo. Lungo l’asta rettilinea si ha l’immissione nel Gandovere del Torrente Vaila. Infine, alla Mandolossa, adiacente alla ex strada statale n.11, si ha la confluenza tra il T. Gandovere e il T. Canale, dalla quale si origina il Fosso Gandovere che scorre a sud nel comune di Roncadelle.

Il Torrente Vaila nasce presso il cimitero in località Ronco e scorre verso la Mandolossa interessando la porzione centrale del territorio comunale. Si tratta di un corso d’acqua naturale il cui alveo ha una traccia poco definita soprattutto nella parte iniziale fino all’ippodromo della Santissima ed è variamente intersecato da colatori campestri; successivamente la sezione dell’alveo diventa più evidente con sponde più alte e dimensioni medie di circa 1 m di larghezza e di profondità, fino all’immissione nel T. Gandovere. L’andamento, pur mantenendo un’orientamento prevalente nord-sud, è irregolare nella parte iniziale fino alla località Sale e nella parte finale verso la Mandolossa. La porzione centrale invece è rettilinea. All’altezza dell’incrocio tra Via Sale e la strada provinciale n.45 il T. Vaila, in particolare durante il periodo dell’irrigazione, viene deviato verso est. Questo ramo alimenta un fosso irriguo che ha un andamento subparallelo al T. Vaila propriamente detto, fino all’altezza della cascina Fenil Nuovo. Da qui poi prosegue verso est lungo un alveo poco definito e viene intubato dietro alla ditta Ghio per l’attraversamento dell’area industriale di Via Mandolossa fino all’immissione nel T. Canale posto poco distante lungo il confine con il Comune di Cellatica.

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Le acque piovane e di dilavamento nella zona di Pié del Dosso (a sud della S.P. n.19) sono raccolte da un corso d’acqua temporaneo che ha andamento circa est-ovest e che prende origine da una sorgente posta vicino alla strada per la Stella. Il tracciato non è sempre ben definito e l’alveo subisce continuamente dei restringimenti ed allargamenti della sezione e alterna tratti intubati e tratti a cielo aperto.

In località Casaglio, al di fuori della zona abitata, gli impluvi raccolgono le acque piovane seguendo tracciati poco definiti ed in alcuni casi incanalandosi direttamente lungo una strada sterrata. A sud dei capannoni dell’allevamento avicolo il fosso principale, invece, è stato intubato.

Nella parte restante del territorio comunale è diffusa una fitta rete di colatori campestri che garantiscono un apporto costante di acqua per l’irrigazione dei campi.

Il Comune di Gussago in occasione di precipitazioni anche di non eccezionale intensità, presenta problemi di esondazione che hanno provocato ingenti danni ai terreni ed ai fabbricati. L’esondazione di maggiore entità si è verificata nell’ottobre 1993 in località Mandolossa raccordandosi con quella avvenuta contemporaneamente lungo la fascia ad est della strada statale n.510 e lungo la SP n.45 (Via Sale). Tutti i tre torrenti principali (T. Gandovere, T. Vaila e T. Canale) hanno determinato l’allagamento sopra menzionato.

Tali criticità sono in parte superate per interventi che il Comune di Gussago ed ASM hanno effettuato negli anni successivi al 1994, in particolare per quanto riguarda il Torrente Vaila sono stati effettuati interventi che hanno risolto in gran parte il problema delle esondazioni lungo Via Mandolossa. E’ da ricordare peraltro che nel 1996 è stato predisposto da parte della Provincia di Brescia uno studio di “Sistemazione idraulica dei torrenti Gandovere, Vaila, Canale, Ugolo, Solda e della roggia Mandolossa ai fini di moderazione delle esondazioni nelle loro aste vallive”.

L’area di intervento non risulta interessata da elementi del reticolo principale, ma nella sua porzione centrale risulta interessato da un elemento del RIM a cielo aperto, orientato in direzione est-ovest (Figura fuori testo 27). Il tratto di alveo interessato si sviluppa per una lunghezza di circa 180 m con una pendenza media del 0,39%. Dal sopralluogo in situ (cfr. “Relazione idraulica” parte della documentazione del SUAP) risulta che la sezione del canale non è costante, ma varia lungo il tragitto; tuttavia la portata del fosso è attualmente condizionata a monte dal manufatto esistente in corrispondenza dell’attraversamento di via Via Barco ed a valle dalle dimensione del manufatto in cui è intubato. Infatti in corrispondenza del mappale 223 il fosso corre in una tubazione in calcestruzzo del diametro di 80 cm.

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7. Agricoltura

7.1 Capacità d’uso agricolo dei suoli

Dal punto di vista agronomico all’interno del territorio del comune è possibile individuare due ambiti principali:

- la parte settentrionale del comune, contraddistinta dalla presenza di rilievi con pendenze anche notevoli, in cui l’attività agricola risulta limitata e frazionata, tranne che nei pressi dell’abitato di Navezze; le colline con pendenza più dolce sono caratterizzate da una diffusa presenza di vigneti, come l’area che contorna la frazione Ronco e l’abitato di Gussago;

- la parte pianeggiante è coltivata a seminativo, anche se sempre più rilevante è la presenza di vigneti; questa zona è caratterizzata in particolare dalla presenza diffusa della “cascina lombarda”, modello storico e tradizionale dell’insediamento rurale lombardo.

Il territorio comunale è incluso nella DOCG Franciacorta e vanta, soprattutto sulle propaggini collinari, terreni ad elevatissima vocazione per le produzioni vitivinicole.

La Capacità d’uso agricolo dei suoli prevede la suddivisione dei suoli in 8 classi sulla base delle caratteristiche fisiche, chimiche e di fertilità dei suoli medesimi (Tabella 7.1.1). Delle otto possibili classi, le prime quattro sono adatte all’attività agricola, le successive tre sono adatte unicamente al pascolo e alla forestazione, mentre l’ultima classe non è adatta ad alcuna utilizzazione agro-silvo-pastorale (Tabella 7.1.2). Le classi possono poi essere suddivise in sottoclassi sulla base delle limitazioni da cui i suoli sono caratterizzati (Tabella 7.1.3). Il modello interpretativo utilizzato da Regione Lombardia ed ERSAF per l’attribuzione dei suoli alle differenti classi di capacità d’uso agricolo è riportato per completezza in Tabella 7.1.4.

Tabella 7.1.1 – Parametri utilizzati nello schema di valutazione della Capacità d’uso dei suoli. Parametro Descrizione Profondità utile Esprime la profondità del volume di suolo esplorabile dalle radici delle piante Tessitura superficiale Esprime le situazioni di tessitura dell’orizzonte superficiale che limitano la lavorabilità dei suoli agricoli. Esprime il contenuto di scheletro (ghiaie, ciottoli e pietre) nell'orizzonte superficiale considerato Scheletro limitante per le lavorazioni, e l'approfondimento radicale. Pietrosità e rocciosità Esprime il contenuto di pietre con diametro > 7.5 cm* e la classe di ingombro degli affioramenti superficiale rocciosi presenti alla superficie del suolo (* le pietre con dimensioni inferiori a 7.5 cm non ostacolano

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Parametro Descrizione l'utilizzo delle macchine). Intesa come fertilità chimica legata a caratteri del suolo solo in parte modificabili mediante l'apporto di Fertilità correttivi e/o ammendanti. In particolare si considerano: pH, CSC e TSB valutati nell'orizzonte superficiale, CaCO3 totale come valore medio ponderato nel 1° m di suolo. Con tale termine si intende l'attitudine del suolo a smaltire l'acqua che contiene in eccesso; la presenza di falde poco profonde condiziona negativamente tale possibilità. D'altro canto tale Drenaggio carattere fornisce utili indicazioni sulla capacità del suolo a trattenere l'acqua di pioggia e/o di irrigazione (ad es. drenaggio mod. rapido e rapido). Esprime le classi di drenaggio considerate limitanti per gli usi agro-silvo-pastorali. Viene indicata la frequenza dell'evento e la sua durata. Esprime le classi di inondabilità considerate Inondabilità limitanti per gli usi agro-silvo-pastorali. Esprime le classi di limitazioni climatiche capaci di condizionare la gamma delle colture praticabili o di Limitazioni climatiche determinare un fabbisogno o un numero maggiore delle stesse pratiche colturali richieste in altre parti della pianura. Pendenza media Esprime le classi di pendenza che possono predisporre il suolo ai fenomeni erosivi. Le definizioni presenti nello schema esprimono la suscettività all'erosione idrica superficiale e di massa (espressa come profonda); la percentuale indica la superficie dell'unità cartografica Erosione interessata da fenomeni erosivi. Esprime la suscettività all'erosione idrica superficiale e di massa, intesa come % della superficie dell'UC soggetta a fenomeni erosivi.

AWC Esprime i contenuti d’acqua che determinano limitazioni per le colture e richiedono pertanto apporti idrici per evitare stress alle piante.

Tabella 7.1.2 – Classi di Capacità d’uso agricolo dei suoli. Classe Descrizione Suoli adatti all’agricoltura Classe I Suoli che presentano pochissimi fattori limitanti il loro uso e che sono quindi utilizzabili per tutte le colture. Suoli che presentano moderate limitazioni che richiedono una opportuna scelta delle colture e/o moderate Classe II pratiche conservative. Suoli che presentano severe limitazioni, tali da ridurre la scelta delle colture e da richiedere speciali Classe III pratiche conservative. Suoli che presentano limitazioni molto severe, tali da ridurre drasticamente la scelta delle colture e da Classe IV richiedere accurate pratiche di coltivazione. Suoli adatti al pascolo e alla forestazione Suoli che pur non mostrando fenomeni di erosione, presentano tuttavia altre limitazioni difficilmente Classe V eliminabili tali da restringere l'uso al pascolo o alla forestazione o come habitat naturale. Suoli che presentano limitazioni severe, tali da renderle inadatte alla coltivazione e da restringere l'uso, Classe VI seppur con qualche ostacolo, al pascolo, alla forestazione o come habitat naturale. Classe VII Suoli che presentano limitazioni severissime, tali da mostrare difficoltà anche per l'uso silvo pastorale. Suoli inadatti ad utilizzazioni agro-silvo-pastorali Suoli che presentano limitazioni tali da precludere qualsiasi uso agro-silvo-pastorale e che, pertanto, Classe VIII possono venire adibiti a fini ricreativi, estetici, naturalistici, o come zona di raccolta delle acque. In questa classe rientrano anche zone calanchive e gli affioramenti di roccia.

Tabella 7.1.3 – Sottoclassi di Capacità d’uso agricolo dei suoli. Sottoclasse Descrizione c Limitazioni legate alle sfavorevoli condizioni climatiche

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Sottoclasse Descrizione e Limitazioni legate al rischio di erosione s Limitazioni legate a caratteristiche negative del suolo w Limitazioni legate all'abbondante presenza di acqua entro il profilo

Tabella 7.1.4 – Modello interpretativo per la definizione della Capacità d’uso agricolo dei suoli (1: è sufficiente una condizione; 2: considerare solo la pietrosità maggiore o uguale a 7,5 cm; 3: pH, TSB, CSC riferiti all’orizzonte superficiale, CaCO3 al 1° m di suolo è sufficiente una condizione; 4: da valutare riferendosi al 1° m di suolo o alla profondità utile se inferiore a 1 m, l’AWC non si considera se il drenaggio è lento, molto lento o impedito; 5: quando la limitazione è dovuta a drenaggio rapido o moderatamente rapido indicare la sottoclasse s; 6: quando la profondità utile è limitata esclusivamente dalla falda, orizzonte idromorfo, indicare la sottoclasse w). Prof. Tessitura Schele- Pietrosità Rischio Lim. Fertilità Drenag- Pend Ero- AWC Classe utile orizz. tro or. [2] e inonda- climati- org. sup [3] gio sione [4] (cm) (cm) sup. [1] sup. rocciosità zione che (%) 5,5 < pH < (A+L) < 8,5 70% TSB > 50% P ≤ 0,1 assenti assen I > 100 A < 35% ≤ 15 CSC > 10 buono assente ≤ 2 > 100 < 200 m te L < 60% R ≤ 2 meq S < 85% CaCO3 ≤ 25% 4,5 < pH < (A+L) < 5,5 70% 35 < TSB ≤ lieve (< 1 mediocre Lievi 35 ≤ A < 0,1 < P ≤ 3 50% v/10 anni assen II 61-100 16-35 mod. 200-300 2,1-8 idem 50% durata < te R ≤ 2 5 < CSC ≤ rapido m L < 60% 10 meq 2gg) S < 85% CaCO3 > 25% pH > 8,4 o Moderato A ≥ 50 pH < 4,5 (1 v/5.10 modera- rapido debol III 25-60 36-70 idem anni te 300- 8,1-15 51-100 S ≥ 85 TSB ≤ 35% lento e L ≥ 60 CSC ≤ 5 durata > 700 m meq 2gg) alto (> 1 3 < P ≤ 15 molto v/5 anni mode- IV 25-60 idem idem idem idem 15,1-25 ≤ 50 R ≤ 2 lento durata > 7 rata gg) molto alto 16 < P < 50 assen V < 25 idem > 70 idem impedito (golene idem idem ≤ 2 te 2 < R ≤ 25 aperte) forti 16 < P ≤ 50 mode- VI idem idem idem idem idem idem 700- 25,1-45 idem rata 2 < R ≤ 25 2300 m molto 16 < P < 50 45,1- VII idem idem idem idem idem idem forti > forte idem 100 2 < R ≤ 50 2300 m P > 50 molto VIII idem idem idem idem idem idem idem < 100 idem R > 50 forte Sotto- s [5] s s s s w [6] w c e e s classi

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La porzione dell’area di intervento già edificata non è stata oggetto di indagine, mentre la porzione non edificata presenta in buona parte suoli con capacità d’uso agricolo 2s, ovvero suoli che presentano moderate limitazioni, legate a caratteristiche negative del suolo stesso, che richiedono una opportuna scelta delle colture e/o moderate pratiche conservative, e in minima parte nella porzione meridionale suoli con capacità d’uso agricolo 3e, ovvero suoli che presentano severe limitazioni, legate al rischio di erosione del suolo stesso tali da ridurre la scelta delle colture e da richiedere speciali pratiche conservative (Figura fuori testo 28).

7.2 Ambiti Agricoli Strategici

Il PTCP della Provincia di Brescia, all’art.74 delle NTA definisce per il sistema degli ambiti agricoli i seguenti obiettivi generali e specifici: a) contenere il consumo di suolo agricolo come risorsa non rinnovabile da preservare; b) tutelare i suoli più fertili e i suoli adatti alla gestione agronomica dei reflui zootecnici; c) tutelare i suoli e le colture di pregio nei diversi contesti territoriali; d) evitare la commistione funzioni e lo sfrangiamento dei margini urbani; e) evitare la disseminazione di funzioni e insediamenti extra-agricole in area agricola; f) controllare la qualità edilizia delle trasformazioni in area agricola recuperando prioritariamente il patrimonio edilizio storico; g) favorire la connessione fra sistema insediativo e sistema rurale con opere di costruzione e potenziamento della rete verde e rete ecologica.

A tal fine, Il PTCP individua gli ambiti destinati all’attività agricola di interesse strategico e li differenzia in base alle peculiarità di ciascuno di essi. In particolare, l’ambito della pianura è individuato per l’elevata capacità d’uso dei suoli, ovvero per la presenza di suoli adatti ad ogni tipo di utilizzo e per la rilevanza socio-economica delle attività agricole che in tale contesto dispongono di ampie superfici adatte alla gestione agronomica dei reflui zootecnici. Anche in questo ambito deve tuttavia essere considerato l’elevato livello di qualità paesaggistica e ambientale del territorio rurale, arricchita dalla presenza di elementi storico-culturali e vegetazionali e dal reticolo idrografico secondario e principale che costituisce la matrice della rete ecologica in pianura e l’ambito collinare e lacustre è individuato per la presenza di colture legnose di pregio (vigneti e oliveti) riconosciuti per le produzioni di qualità (DOC, IGT, DOCG, DOC ecc.), adagiati su una morfologia di connessione tra montagna, pianura e laghi dalla straordinaria valenza paesaggistica ed ecologica.

Rapporto Ambientale - Allegato 1.B LVI Comune di Gussago - Provincia di Brescia SUAP Ampliamento di attività industriale “Distillerie Franciacorta S.p.A.” in Variante al PGT Valutazione Ambientale Strategica (V.A.S.)

L’area di intervento è interamente esterna agli ambiti destinati all’attività agricola di interesse strategico (Figura fuori testo 29).

7.3 Allevamenti zootecnici

Nel territorio comunale la tipologia di allevamento più rilevante è rappresentata dai bovini, con 33 allevamenti per un totale di circa 1.750 capi allevati. Quattro sono le aziende con una consistenza maggiore di 100 capi; l’azienda più grande ha un carico zootecnico di 300 capi dei quali 150 risultano in lattazione. La dimensione di tali aziende non può essere considerata consistente in termini assoluti, ma su base territoriale assume comunque una certa rilevanza. Tutte le altre tipologie sono caratterizzate da dimensioni abbastanza limitate e di relativa incidenza numerica.

L’area di intervento non risulta interessata dalla vicinanza con allevamenti zootecnici.

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8. Aspetti idrogeologici

8.1 Assetto idrogeologico5

Nel territorio di Gussago, da un punto di vista idrogeologico, si distinguono il settore collinare, dominato dagli affioramenti del substrato roccioso prevalentemente calcareo e calcareo-marnoso, ed il settore di pianura, caratterizzato dalla presenza di depositi alluvionali ghiaioso-sabbiosi con più o meno abbondante matrice fine.

Il territorio è stato suddiviso in base al grado di permeabilità dei terreni e degli ammassi rocciosi, raggruppando le unità che presentano comportamento idrogeologico omogeneo.

Nel settore di pianura le alluvioni fluviali e fluvioglaciali, insieme ai depositi alluvionali di fondovalle del T. Canale, contengono una falda idrica di un certo interesse, che è alimentata dai circuiti idrici sotterranei del settore montuoso e dai corpi idrici superficiali.

Dai dati stratigrafici disponibili emerge che, in corrispondenza dei pozzi Staffoli 1, 2 e 3, nel sottosuolo è presente un’unità costituita da ghiaie e sabbie a vario grado di cementazione e localmente con abbondante matrice fine, con intercalazioni argillose o argilloso-limose (unità ghiaioso-sabbiosa). Tale unità si spinge fino circa 70 m dal piano campagna. A profondità superiori sono presenti depositi fini, argillosi o argilloso-limosi, contenenti intercalazioni grossolane, talora cementate che presumibilmente sono attribuibili all’unità Villafranchiana. A sud dei pozzi Staffoli la situazione stratigrafica cambia sensibilmente, in quanto le stratigrafie dei pozzi evidenziano un notevole aumento della frazione fine ed i materiali prevalenti sono rappresentati da argille o argille sabbioso- limose, spesso con ciottoli o trovanti. Anche verso il confine meridionale del territorio comunale i dati stratigrafici dei pozzi indicano che l’unità ghiaioso-sabbiosa contiene frequenti intercalazioni argilloso-limose e che spesso anche gli orizzonti ghiaioso-sabbiosi contengono un’abbondante matrice fine. In particolare, le stratigrafie evidenziano la presenza in superficie di materiali argillosi che si spingono fino a circa 10-12 m di profondità; poi è presente con una certa continuità una lente ghiaiosa potente da 2 a 4 m, inferiormente alla quale si trovano depositi argillosi che contengono ciottoli e massi (trovanti). Tali materiali si spingono fino a 20-27 m di profondità e ricoprono depositi fluvioglaciali costituiti da ghiaia e sabbia più o meno cementata con livelli argillosi. Nel pozzo Mandolossa 2, situato in Comune di Brescia, i depositi ghiaioso-sabbiosi, variamente cementati, si spingono fino a circa 75 m, laddove iniziano i sedimenti limosoargillosi dell’unità Villafranchiana.

5 Tratto da “COMPONENTE GEOLOGICA, IDROGEOLOGICA E SISMICA DEL PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO”, 2009, redatto a cura di Studio Geologia Ambiente.

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L’unità ghiaioso-sabbiosa, costituita da materiali a grado di permeabilità variabile, sia in senso verticale che laterale, costituisce l’acquifero entro cui è ospitata la falda acquifera principale. In particolare i livelli acquiferi sfruttabili sono situati in corrispondenza degli orizzonti ghiaioso-sabbiosi o conglomeratici, se fratturati.

A settembre 1994 sono state effettuate alcune misure del livello piezometrico per poter valutare la distribuzione e la direzione di flusso della falda presente nei depositi fluviali e fluvioglaciali di fondovalle, nella porzione prettamente di pianura. Mediante i dati rilevati nella campagna di misure sono state elaborate le isopiezometriche ovvero le linee di uguale quota della falda sul livello del mare, espresse in metri.

La soggiacenza, cioè la profondità della falda rispetto al piano campagna, è superiore a 20 m nella porzione settentrionale della zona pianeggiante e passa a 10-15 m nella zona più meridionale. La quota della falda s.l.m. varia da 114 a 112 m, andando dalla zona dei pozzi Staffoli verso sud. Nella fascia occidentale del territorio comunale la falda presenta una direzione di flusso NE-SW verso il T. Gandovere, mentre nella zona meridionale diventa N-S. Il gradiente è di circa 0,15%.

In corrispondenza dell’area di intervento la falda presenta una direzione di flusso N-S, con una soggiacenza all’incirca pari a 19-20 m (Figura fuori testo 30).

Nelle indagini in sito è stata rilevata la presenza di acqua a circa 1,90 m da piano campagna, probabilmente dovuta alla presenza di piccole falde sospese alimentate in seguito ad eventi meteorici più o meno intensi.

8.2 Vulnerabilità degli acquiferi6

Per il settore di pianura la stima del grado di vulnerabilità della falda acquifera può essere effettuata utilizzando un sistema conosciuto con il nome di DRASTIC, proposto da Aller et Al., 1985 ed utilizzato dall'Epa (U.S. Environmental Protection Agency). I parametri su cui si basa il metodo DRASTIC sono sette: soggiacenza, ricarica, caratteri tessiturali del saturo, caratteri tessiturali del suolo, acclività, caratteri tessiturali del non saturo e conducibilità idraulica. Di questi 7 parametri i primi due sono dinamici, cioè soggetti a variazioni nel tempo, mentre gli altri 5 sono statici, cioè costanti nel tempo, salvo variazioni antropiche in particolare sul suolo. La variabilità di ciascun parametro, in conformità con quanto suggerito dal metodo DRASTIC, è valutata singolarmente attribuendo ad ogni situazione un punteggio variabile da 1 a 10. La maggiore o minore importanza dei diversi parametri è controllata da un peso fisso attribuito al parametro, variabile da 1 a 5, che viene

6 Tratto da “COMPONENTE GEOLOGICA, IDROGEOLOGICA E SISMICA DEL PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO”, 2009, redatto a cura di Studio Geologia Ambiente.

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moltiplicato per il punteggio di ogni singolo parametro. La somma dei punteggi corrisponde ad un indice DRASTIC. I punteggi, compresi tra 23 e 230, sono stati suddivisi in 10 classi di vulnerabilità.

Dal calcolo applicato risulta per il settore di pianura (e quindi anche per l’area di intervento e per le aree limitrofe) un indice DRASTIC pari a 139, che rientra nella classe 6, corrispondente a vulnerabilità mediamente alta, con litologia costituita da depositi fluviali o fluvioglaciali e con permeabilità dell’acquifero elevata per porosità, contenenti una falda di discreto interesse.

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9. Attitudine dei suoli allo spandimento

9.1 Attitudine dei suoli allo spandimento di liquami

Sulla base di alcune caratteristiche dell’area (quali inondabilità e pendenza media) e sulla base delle caratteristiche fisiche ed idrogeologiche locali (quali permeabilità, granulometria, profondità della falda e una valutazione della tendenza del suolo ad ostacolare fenomeni di percolazione e runoff superficiale) (Tabella 9.1.1), è stata definita l’attitudine dei suoli allo spandimento di liquami zootecnici (Tabella 9.1.2), applicando il modello interpretativo riportato in Tabella 9.1.3.

Sulla base di ulteriori parametri caratteristici dei suoli (quali pietrosità, capacità di drenaggio e tessitura) (Tabella 9.1.4) sono state ulteriormente individuate alcune sotto-classi, indicatrici di potenziali situazioni che possono ostacolare la lavorabilità del suolo oppure limitare l’attitudine allo spandimento, secondo il modello interpretativo riportato in Tabella 9.1.5.

La porzione dell’area di intervento già edificata non è stata oggetto di indagine, mentre la porzione non edificata presenta in buona parte suoli con attitudine allo spandimento di liquami S1, ovvero suoli adatti senza particolari limitazioni, e in minima parte nella porzione meridionale complessi di suoli con attitudine allo spandimento di liquami S1t/S3t, ovvero suoli adatti ma occasionalmente con moderate limitazioni che richiedono attenzioni specifiche e possono presentare ostacoli nella gestione dei liquami zootecnici generalmente imputabili alla tessitura del primo metro (Figura fuori testo 31).

Tabella 9.1.1 – Parametri utilizzati nello schema di valutazione dell’Attitudine dei suoli allo spandimento di liquami zootecnici (classi). Parametro Descrizione Inondabilità Costituisce un pericolo d'inquinamento diretto del corso d'acqua. È responsabile del ruscellamento superficiale che si verifica quando lo spandimento precede una pioggia Pendenza media o l'irrigazione. Profondità della La presenza della falda entro i primi 100 cm indagati, aumenta i rischi di inquinamento della stessa, falda soprattutto se il suolo è costituito da materiali tendenzialmente grossolani. Condiziona la percolazione. Suoli con permeabilità bassa contrastano efficacemente il passaggio in Permeabilità profondità degli inquinanti. È una valutazione sintetica del comportamento idrologico del suolo, in particolare della tendenza Gruppo potenziale ad ostacolare la penetrazione delle acque nel suolo e originare scorrimenti (runoff) in idrogeologico superficie. Condiziona la permeabiltà e il drenaggio del suolo e quindi la velocità di percolazione in profondità degli Granulometria inquinanti.

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Tabella 9.1.2 – Classi di attitudine dei suoli allo spandimento di liquami zootecnici. Classe Descrizione S1 – suoli adatti, senza Su tali suoli la gestione dei liquami zootecnici può generalmente avvenire, secondo le norme limitazioni dell’ordinaria buona pratica agricola, senza particolari ostacoli. S2 – suoli adatti, con lievi Tali suoli richiedono attenzioni specifiche e possono presentare alcuni ostacoli nella gestione limitazioni dei liquami zootecnici. S3 – suoli adatti, con Tali suoli richiedono attenzioni specifiche e possono presentare ostacoli nella gestione dei moderate limitazioni liquami zootecnici. Tali suoli presentano caratteristich N suoli non adatti e e qualità tali da sconsigliare l’uso di reflui non strutturati e – tali, comunque, da rendere di norma delicate le pratiche di fertilizzazione in genere.

Tabella 9.1.3 – Modello interpretativo per la definizione dell’Attitudine dei suoli allo spandimento di liquami zootecnici (classi). Profondità Granulometria Gruppo Pendenza Classe Permeabilità Inondabilità falda (cm) 1° m idrologico (%) moderata mod./bassa A e B S1 > 100 tutte le altre assente ≤ 5 bassa C se perm. < 5 molto bassa S2 moderata/ bassa > 75 e ≤ 100 FGR-SKF lieve moderata C se perm. ≥ 5 > 5 e ≤ 10 S3 rapida > 50 e ≤ 75 SAB-FRM-SKS alta D > 10 e ≤ 15 N - ≤ 50 - molto alta - > 15

Tabella 9.1.4 – Parametri utilizzati nello schema di valutazione dell’Attitudine dei suoli allo spandimento di liquami zootecnici (sottoclassi). Parametro Descrizione Le pietre di grandi dimensioni (>7,5 cm) possono creare problemi al movimento dei mezzi per lo spandimento; in generale la pietrosità determina una riduzione della porosità del suolo, accompagnata da Pietrosità una minore capacità di "digestione" della sostanza organica, ed un aumento del ruscellamento superficiale. Il drenaggio esprime la rapidità con cui l'acqua non trattenuta è rimossa dal suolo, per percolazione profonda, scorrimento superficiale o ipodermico. Esso è correlato alla frequenza e durata dello stato di saturazione anche parziale di un suolo, che dipende da proprietà intrinseche al profilo, come porosità, Drenaggio permeabilità, drenaggio interno, e dall'entità e distribuzione annuale delle precipitazioni, dalla presenza e durata del manto nevoso o di eventuali strati ghiacciati, dalla durata del periodo di disgelo, dalle caratteristiche geometriche del polypedon intese come configurazione superficiale e pendenza, dalla presenza di falda e dalla posizione del suolo nel paesaggio. Tessitura del Costituisce il parametro che più di ogni altro influisce sulla permeabilità e quindi sul rischio di primo metro percolazione nella falda di sostanze inquinanti.

Tabella 9.1.5 – Modello interpretativo per la definizione dell’Attitudine dei suoli allo spandimento di liquami zootecnici (sottoclassi). Sotto Fattore limitante Descrizione classe Pietrosità superficiale (> p La presenza sulla superficie del suolo di pietre (suffisso “p”) di medio-grosse dimensioni 7,5 cm): > 3% (>7,5 cm) in quantità elevata (>3%) e, soprattutto, molto elevata (>15%) può causare

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Sotto Fattore limitante Descrizione classe limitazioni nell’uniforme distribuzione dei reflui, determinare una minore capacità di “digestione” della sostanza organica ed in generale rendere più difficoltose le operazioni colturali connesse con lo spandimento dei reflui. I suoli caratterizzati nell’orizzonte coltivato (Ap) da tessitura franco-limosa-argillosa o Tessitura orizzonte francoargillosa, e, soprattutto, argillosa o argilloso-limosa (suffisso “t”) possono t superficiale: FAL, FA, A, evidenziare problemi di trafficabilità e/o lavorabilità, in particolare durante l’inverno AL (trafficabilità e lavorabilità) o, anche, dopo prolungati periodi siccitosi (lavorabilità): tali difficoltà sono acuite in caso di contemporanei bassi tenori in sostanza organica (<2%). I suoli che hanno drenaggio lento e, soprattutto, molto lento (suffisso “d”) possono, dopo piogge prolungate e/o intense, principalmente nel periodo autunno-invernale e primaverile, denotare difficoltà nello smaltimento delle acque in eccesso e ristagni Drenaggio: lento, molto d superficiali: il verificarsi di tali condizioni, oltre ad aumentare i rischi di perdite di azoto, lento, impedito può causare ostacoli (in particolare per i suoli in cui i suffissi “d” si accompagnano ai suffissi “t”) all’accesso ai terreni delle macchine agricole, alla distribuzione dei reflui e all’esecuzione delle successive lavorazioni.

9.2 Attitudine dei suoli allo spandimento di fanghi da depurazione urbana

Sulla base di alcune caratteristiche dell’area (quali inondabilità e pendenza) e sulla base delle caratteristiche chimico-fisiche ed idrogeologiche locali (quali pH, capacità di scambio cationico, granulometria, capacità di drenaggio e profondità della falda) (Tabella 9.2.1) è stata definita l’attitudine dei suoli allo spandimento di fanghi da depurazione urbana (Tabella 9.2.2), applicando il modello interpretativo riportato in Tabella 9.2.3.

La porzione dell’area di intervento già edificata non è stata oggetto di indagine, mentre la porzione non edificata presenta in buona parte suoli con attitudine allo spandimento di fanghi da depurazione urbana S1, ovvero suoli adatti senza particolari limitazioni, e in minima parte nella porzione meridionale complessi di suoli con attitudine allo spandimento di fanghi da depurazione S1/S2, ovvero suoli adatti ma occasionalmente con lievi limitazioni che richiedono attenzioni specifiche e possono presentare ostacoli nella gestione dei fanghi da depurazione (Figura fuori testo 31).

Tabella 9.2.1 – Parametri utilizzati nello schema di valutazione dell’Attitudine dei suoli allo spandimento di fanghi di depurazione urbana. Parametro Descrizione pH Influenza la mobilità dei metalli pesanti nel suolo, crescente al decrescere del pH (media ponderata 1°m). Influenza la capacità delle particelle del suolo di adsorbire composti potenzialmente inquinanti (orizzonte CSC superficiale). Condiziona la permeabiltà e il drenaggio del suolo e quindi la velocità di percolazione in profondità degli Granulometria inquinanti. Profondità della La presenza della falda entro i primi 100 cm indagati, aumenta i rischi di inquinamento della stessa,

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Parametro Descrizione falda soprattutto se il suolo è costituito da materiali tendenzialmente grossolani. Il drenaggio esprime la rapidità con cui l'acqua non trattenuta è rimossa dal suolo, per percolazione profonda, scorrimento superficiale o ipodermico. Esso è correlato alla frequenza e durata dello stato di saturazione anche parziale di un suolo, che dipende da proprietà intrinseche al profilo, come porosità, Drenaggio permeabilità, drenaggio interno, e dall'entità e distribuzione annuale delle precipitazioni, dalla presenza e durata del manto nevoso o di eventuali strati ghiacciati, dalla durata del periodo di disgelo, dalle caratteristiche geometriche del polypedon intese come configurazione superficiale e pendenza, dalla presenza di falda e dalla posizione del suolo nel paesaggio. Costituisce un pericolo d'inquinamento diretto del corso d'acqua. Si considerano esenti da limitazione Inondabilità soltanto i suoli con rischio di inondazione assente. È responsabile del ruscellamento superficiale che si verifica quando lo spandimento precede una pioggia Pendenza o l'irrigazione.

Tabella 9.2.2 – Classi di attitudine dei suoli allo spandimento di fanghi di depurazione urbana. Classe Descrizione S1 – suoli adatti, senza Su tali suoli la gestione dei fanghi di depurazione urbana può generalmente avvenire, secondo limitazioni le norme dell’ordinaria buona pratica agricola, senza particolari ostacoli. S2 – suoli adatti, con lievi Tali suoli richiedono attenzioni specifiche e possono presentare alcuni ostacoli nella gestione limitazioni dei fanghi di depurazione. S3 – suoli adatti, con Tali suoli richiedono attenzioni specifiche e possono presentare ostacoli nella gestione dei moderate limitazioni fanghi di depurazione. N suoli non adatti Tali suoli presentano caratteristiche e qualità tali da sconsigliare l’uso di fanghi e tali, – comunque, da rendere di norma delicate le pratiche di fertilizzazione in genere.

Tabella 9.2.3 – Modello interpretativo per la definizione dell’Attitudine dei suoli allo spandimento di fanghi di depurazione urbana (*: da valutare entro i primi 50 cm di suolo). Drenaggio Profondità Inondabilità Pendenza Classe Granulometria 1° m (classi) pH [*] CSC [*] (classi) falda (cm) (classi) (%) AFI-AMF-LFI-FFI-LGR-FRA S1 3-4 > 100 classi “over” (compreso over 1 > 7,5 > 15 SAB, over SKS, over FRM) in cui ≤ 5 il 1° termine sia AFI, AMF o LGR FGR-SKA classi “over” (compreso over SAB, over SKS, ≤ 7,5 > 5 e S2 5-2 > 75 e ≤ 100 2 > 15 over FRM) in cui il 1° termine sia ≥ 6,0 ≤ 10 FFI o LGR SKF-SAB classi “over” (compreso over SAB, over SKS, ≤ 6,0 ≤ 15 e > 10 e S3 6 > 50 e ≤ 75 3 over FRM) in cui il 1° termine sia ≥ 5,0 ≥ 8 ≤ 15 FFI o LGR SKS- N 1 e 7 FRM classi “over” in cui il 4-5 < 5 < 8 > 15 ≤ 50 1° termine sia SAB, SKS o FRM

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10. Qualità dell’aria

10.1 Zonizzazione regionale

La Regione Lombardia con la DGR n.2605 del 30/11/2011 ha messo in atto l’adeguamento della zonizzazione regionale basata sulla qualità dell’aria, revocando la precedente (varata con DGR n.5290/2007) e presentando pertanto la ripartizione del territorio regionale nelle seguenti zone e agglomerati: Agglomerato di Bergamo; Agglomerato di Brescia; Agglomerato di Milano; Zona A – pianura ad elevata urbanizzazione; Zona B – pianura; Zona C – montagna; Zona D – fondovalle.

Il territorio del Comune di Gussago ricade nell’Agglomerato di Brescia, caratterizzata da:

- popolazione superiore a 250.000 abitanti oppure inferiore a 250.000 abitanti e densità di popolazione per km2 superiore a 3.000 abitanti;

- più elevata densità di emissioni di PM10 primario, NOX e COV;

- situazione meteorologica avversa per la dispersione degli inquinanti (velocità del vento limitata, frequenti casi di inversione termica, lunghi periodi di stabilità atmosferica caratterizzata da alta pressione);

- alta densità abitativa, di attività industriali e di traffico.

Ai fini dell’applicazione della DGR n.6501/2001, l’Agglomerato di Brescia è riconducibile alle “Zone critiche”, ovvero alla parte del territorio regionale nella quale i livelli di uno o più inquinanti comportano il superamento dei valori limite e delle soglie di allarme o i livelli di uno o più inquinanti eccedono il valore limite aumentato del margine di tolleranza.

10.2 Qualità dell’aria

10.2.1 Qualità dell’aria di area vasta

Premessa

Nel territorio comunale di Gussago non sono presenti stazioni fisse di rilevamento della qualità dell’aria della rete di monitoraggio regionale. Per ottenere una indicazione delle caratteristiche di qualità dell’aria della zona di studio sono riportati i dati relativi all’intero territorio provinciale ricavati dal “Rapporto sulla qualità dell’aria della provincia

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di Brescia” relativo all’anno 2015 in riferimento alle stazioni di misurazione fisse di ARPA Lombardia presenti nel territorio provinciale, con particolare riferimento alle stazioni di Ospitaletto e di Sarezzo non particolarmente distanti dal territorio comunale in oggetto (Tabella 10.2.1).

I limiti di qualità dell’aria fissati dalla normativa vigente sono sinteticamente riportati in Tabella 10.2.2.

Tabella 10.2.1 – Stazioni fisse di misura nel territorio della Provincia di Brescia (in verde è indicata la localizzazione del territorio comunale di Gussago).

Stazione Tipo di Tipo di Quota zona stazione (m s.l.m.) Brescia - urbana traffico 140 Broletto Brescia Via – urbana traffico 140 Turati Brescia Vill. – urbana fondo 140 Sereno Brescia Via – urbana industriale 70 Ziziola Breno urbana fondo 328

Darfo urbana fondo 221

Gambara urbana fondo 51

Lonato urbana fondo 140

Manerbio urbana fondo 65

Odolo rurale fondo 337

Ospitaletto urbana fondo 129

Rezzato suburbana industriale 150

Sarezzo suburbana fondo 274

Tabella 10.2.2 – Limiti normativi di qualità dell’aria. Inquinante Concentrazione limite Periodo di Riferimento mediazione legislativo Biossido di Valore limite protezione salute zolfo (SO2) umana (da non superare più di 24 350 (µg/m3) 1 ora D.Lgs. n.155/2010 volte per anno civile) Valore limite protezione salute umana (da non superare più di 3 125 (µg/m3) 24 ore D.Lgs. n.155/2010 volte per anno civile)

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Inquinante Concentrazione limite Periodo di Riferimento mediazione legislativo anno civile e inverno Valore limite protezione ecosistemi 20 (µg/m3) D.Lgs. n.155/2010 (1 ott – 31 mar) 1 ora (rilevati su 3 Soglia di allarme 500 (µg/m3) D.Lgs. n.155/2010 ore consecutive) Biossido di Valore limite protezione salute azoto (NO2) umana (da non superare più di 18 200 (µg/m3) 1 ora D.Lgs. n.155/2010 volte per anno civile) Valore limite protezione salute 40 (µg/m3) anno civile DM n.60/2002 umana 1 ora (rilevati su 3 Soglia di allarme 400 (µg/m3) D.Lgs. n.155/2010 ore consecutive) Ossidi di azoto Livello critico protezione vegetazione 30 (µg/m3) anno civile D.Lgs. n.155/2010 (NOx) Monossido di Valore limite protezione salute 10 (mg/m3) 8 ore D.Lgs. n.155/2010 carbonio (CO) umana

Ozono (O3) Valore obiettivo per la protezione della salute umana (da non superare 120 (µg/m3) 8 ore su 3 anni D.Lgs. n.155/2010 più di 25 volte per anno civile) Soglia di informazione 180 (µg/m3) 1 ora D.Lgs. n.155/2010 Soglia di allarme 240 (µg/m3) 1 ora D.Lgs. n.155/2010 Valore obiettivo per la protezione AOT40 (mag-lug) su 18.000 (µg/m3) D.Lgs. n.155/2010 della vegetazione 5 anni AOT40 (apr-set) su 5 Protezione delle foreste 18.000 (µg/m3) D.Lgs. n.155/2010 anni Particolato fine Valore limite protezione salute (PM10) umana (da non superare più di 35 50 (µg/m3) 24 ore D.Lgs. n.155/2010 volte per anno civile) Valore limite protezione salute 40 (µg/m3) anno civile D.Lgs. n.155/2010 umana Particolato fine Valore limite protezione salute 25 (µg/m3) anno civile D.Lgs. n.155/2010 (PM2,5) umana

Biossido di zolfo (SO2)

Dai dati relativi all’anno 2015 (Figura 10.2.1) emerge che le concentrazioni di SO2 non hanno mai superato i valori limite per la protezione della salute umana, sia quello orario, sia quello sulle 24 ore; nell’unica stazione di monitoraggio attiva a livello provinciale (Brescia – Villaggio Sereno) le concentrazioni medie annuali sono risultate pari a 4,2 µg/m3.

Nel periodo 1998-2015 la concentrazione media annuale, dopo un tendenziale incremento, è diminuita, raggiungendo concentrazioni ampiamente inferiori a quanto rilevato all’inizio del periodo di monitoraggio (Figura 10.2.2).

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Figura 10.2.1 – Concentrazioni mensili di SO2 registrate presso la postazione di villaggio Sereno a Brescia nell’anno 2015 (fonte: ARPA Lombardia).

Figura 10.2.2 – Trend annuale del parametro SO2 presso la città di Brescia (fonte: ARPA Lombardia).

Ossidi di azoto (NO2 e NOx)

Dai dati relativi all’anno 2015 (Figura 10.2.3) emerge che per le concentrazioni di NO2 in nessuna stazione è stato superato il limite di 18 superi/anno di 200 µg/m3, mentre la concentrazione media annua di 40 µg/m3 è stata superata solo a BS-Turati e eguagliata a BS-Broletto e Ospitaletto, sebbene anche in altre stazioni siano state registrate concentrazioni medie prossime al limite; alla stazione di BS – Villaggio Sereno la concentrazione media

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annua è risultata pari a 38 µg/m3. La concentrazione media annua è risultata pari a 40 µg/m3 alla stazione di Ospitaletto e 30 µg/m3 alla stazione di Sarezzo.

Il trend della media annuale registrato nel periodo 1990-2015 evidenzia un andamento altalenante delle concentrazioni medie dell’inquinante, che comunque, dopo un primo incremento, sono successivamente tendenzialmente diminuite, attestandosi su concentrazioni anche inferiori rispetto a quelle registrate all’inizio del periodo di monitoraggio (Figura 10.2.4).

Figura 10.2.3 – Concentrazioni mensili di NO2 registrate in Provincia di Brescia e a Brescia città nell’anno 2015 (fonte: ARPA Lombardia).

Figura 10.2.4 – Trend annuale del parametro NO2 nell’agglomerato e nella città di Brescia (fonte: ARPA Lombardia).

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Monossido di carbonio (CO)

Dai dati relativi all’anno 2015 (Figura 10.2.5) emerge che per il parametro CO le concentrazioni medie annue rilevate in tutte le stazioni della provincia sono risultate inferiori ad 1 mg/m3; le concentrazioni medie sulle 8 ore non hanno mai superato il valore limite stabilito per la protezione della salute umana e il valore massimo si è attestato attorno a 3,2 mg/m3. In particolare, alla stazione di Ospitaletto la concentrazione media annua è risultata pari a 0,6 mg/m3 e la concentrazione massima della media mobile su 8 ore è risultata pari a 2,5 mg/m3; alla stazione di Sarezzo la concentrazione media annua è risultata pari a 0,4 mg/m3 e la concentrazione massima della media mobile su 8 ore è risultata pari a 1,8 mg/m3.

Il trend della concentrazione media annuale registrato nel periodo 1993-2015 evidenzia una significativa riduzione, mediamente pari a circa 1 mg/m3 dall’inizio del periodo di rilevazione nell’agglomerato e anche superiore nella città di Brescia (Figura 10.2.6).

Figura 10.2.5 – Concentrazioni mensili di CO registrate in Provincia di Brescia e a Brescia città nell’anno 2015 (fonte: ARPA Lombardia).

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Figura 10.2.6 – Trend annuale del parametro CO nell’agglomerato e nella città di Brescia (fonte: ARPA Lombardia).

Ozono (O3)

Dai dati relativi all’anno 2015 (Figura 10.2.7) emerge che per il parametro O3 la soglia di informazione è stata superata in tutte le stazioni della provincia, mentre in nessuna stazione è stata superata la soglia di allarme; in tutte le stazioni sono stati altresì superati i limiti per la protezione della salute umana relativamente al numero di giorni di supero della concentrazione di 120 µg/m3 come massima della media sulle 8 ore; anche considerando il dato medio sugli ultimi 3 anni in tutte le stazioni è stato superato il numero massimo di giorni di supero della concentrazione di 120 µg/m3 come massima della media sulle 8 ore; il valore obiettivo AOT40 per la protezione della vegetazione come media degli ultimi 5 anni è stato superato in tutte le stazioni. Alla stazione di BS – Villaggio Sereno la concentrazione media annua è risultata pari a 53 µg/m3 con 31 giornate di supero della soglia di informazione e con 91 superamenti della concentrazione di 120 µg/m3 come massima della media sulle 8 ore. Alla stazione di Sarezzo la concentrazione media annua è risultata pari a 49 µg/m3 con 20 giornate di supero della soglia di informazione e con 64 superamenti della concentrazione di 120 µg/m3 come massima della media sulle 8 ore.

Il trend della concentrazione media annuale registrato nel periodo 1992-2015 evidenzia, a fronte di oscillazioni annuali anche significative, un incremento pari ad oltre 25 µg/m3 (Figura 10.2.8).

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Figura 10.2.7 – Concentrazioni mensili di O3 registrate in Provincia di Brescia e a Brescia città nell’anno 2015 (fonte: ARPA Lombardia).

Figura 10.2.8 – Trend annuale del parametro O3 nella città di Brescia e in provincia (fonte: ARPA Lombardia).

Particolato fine (PM10)

Dai dati relativi all’anno 2015 (Figura 10.2.9) emerge che per il parametro PM10 le concentrazioni rilevate hanno determinato il rispetto del limite della concentrazione media annua (40 µg/m3) in tutte le stazioni della provincia con la sola eccezione di , sebbene in quasi tutte le stazioni, con la sola eccezione di BS-Raffaello e BS- Buffalora, abbiano largamente superato il limite di 35 giorni/anno di supero della concentrazione media

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giornaliera di 50 µg/m3. Alla stazione di BS – Villaggio Sereno la concentrazione media annuale è risultata pari a 37 µg/m3 con 84 giorni di supero della concentrazione media giornaliera di 50 µg/m3. Alla stazione di Sarezzo la concentrazione media annuale è risultata pari a 32 µg/m3 con 41 giorni di supero della concentrazione media giornaliera di 50 µg/m3.

Per quanto riguarda il PM2,5, i dati registrati hanno evidenziato una concentrazione media annua alla stazione di BS – Villaggio Sereno che ha superato il limite previsto per l’anno 2015 (25 µg/m3).

Per il PM10 il trend della concentrazione media annuale registrato nel periodo 2002-2015 evidenzia nell’ultimo periodo una tendenziale riduzione della concentrazione dell’inquinante, che si attesta su concentrazioni comunque significativamente inferiori rispetto all’inizio delle attività di monitoraggio (Figura 10.2.10).

Figura 10.2.9 – Concentrazioni mensili di PM10 registrate in Provincia di Brescia e a Brescia città nell’anno 2015 (fonte: ARPA Lombardia).

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Figura 10.2.10 – Trend annuale del parametro PM10 (fonte: ARPA Lombardia).

Conclusioni

Considerando intervalli di tempo pluriennali, la qualità dell’aria in provincia di Brescia sta tendenzialmente migliorando.

Le concentrazioni di tutti gli inquinanti durante l’anno 2015 sono però aumentate rispetto all’anno 2014, ma tale anno era stato caratterizzato da condizioni meteo-climatiche particolarmente favorevoli alla dispersione degli inquinanti.

L’analisi dei dati raccolti nell’anno 2015, conferma che i parametri particolarmente critici in relazione ai limiti di legge per la qualità dell’aria rimangono l’ozono ed il particolato fine.

Per il parametro ozono, infatti, sono stati registrati superamenti non solo del valore soglia di informazione, ma anche superamenti del valore obiettivo per la media mobile a otto ore per più dei 25 giorni ammessi dalla legislazione presso tutte le postazioni di misura. L’incidenza di tali superamenti risulta superiore a quella media degli ultimi tre anni. Il parametro PM10 mostra un numero di superamenti del valore giornaliero superiore ai 35 ammessi dalla legislazione presso tutte le postazioni di misura presenti sul territorio provinciale. La media annuale calcolata presso la postazione di misura di Rezzato risulta superiore al valore limite di 40 μg/m3. È osservabile quindi, un peggioramento dei valori misurati rispetto all’anno precedente sia in termini di media annua che di numero di superamenti. Meno critico ma comunque importante anche in relazione al carattere secondario e al suo coinvolgimento nella dinamica di produzione dell’ozono e del particolato secondario, il parametro biossido d’azoto mostra un aumento delle concentrazioni rilevate in particolar modo nella postazione di via Turati a Brescia, a causa degli elevati flussi veicolari. Si rilevano, soprattutto in tale postazione, superamenti del valore

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limite su base oraria, maggiormente numerosi rispetto all’anno precedente, ma comunque compresi all’interno del numero ammesso dalla legislazione. Per quanto riguarda biossido di zolfo e monossido di carbonio si osserva, invece, che le concentrazioni sono largamente al di sotto dei limiti previsti dal D.Lgs. n.155/2010.

In generale si conferma la tendenza ad avere concentrazioni basse dei tipici inquinanti da traffico, come il CO, per i quali la diffusione di motorizzazioni ad emissione specifica inferiore permette di ottenere importanti riduzioni delle concentrazioni in atmosfera. La progressiva diffusione del filtro antiparticolato ha permesso, inoltre, di ottenere riduzioni significative delle concentrazioni di PM10 in aria (sebbene spesso ancora sopra i limiti, almeno per il limite sulla media giornaliera), nonostante la diffusione dei veicoli diesel. Tale tipologia di motorizzazione, peraltro, è in questo momento particolarmente critica per le emissioni di NO2, considerato che anche le classi euro più recenti (fino all’euro V), se diesel, sembrano non mantenere su strada, nel mondo reale, le performances emissive dimostrate in fase di omologazione.

È confermata la stagionalità di alcuni inquinanti: SO2, NO2, CO, PM10, che mostrano picchi centrati sui mesi autunnali ed invernali, quando il ristagno atmosferico causa un progressivo accumulo degli inquinanti emessi dal traffico autoveicolare ma anche e soprattutto dagli impianti di riscaldamento. L’O3, tipico inquinante fotochimico, presenta viceversa un trend con un picco centrato sui mesi estivi, quando si verificano le condizioni di maggiore insolazione e di più elevata temperatura, che ne favoriscono la formazione fotochimica; le condizioni peggiori si hanno comunque quando nelle grandi città diminuiscono solo parzialmente le emissioni di NO, e l’anticiclone provoca condizioni di subsidenza e di assenza di venti sinottici, con sviluppo di brezze, che trasportano ed accumulano sottovento ai grandi centri urbani le concentrazioni di O3 prodotte per effetto fotochimico.

10.2.2 Qualità dell’aria locale

Premessa

Nell’ambito del progetto “Franciacorta Sostenibile”, avviato nel 2010 dalla Fondazione Cogeme Onlus con la collaborazione di alcuni comuni della Franciacorta per il monitoraggio di diversi “indicatori ambientali” tra i quali la qualità dell’aria atmosferica, nel territorio comunale di Gussago sono stati condotti rilevamenti della qualità dell’aria con mezzo mobile nell’anno 2010 (periodo invernale 17/03/2010 – 23/03/2010 e periodo estivo 08/06/2010 – 21/06/2010) e nell’anno 2014 (periodo invernale 05/03/2014 – 17/03/2014 e periodo estivo 09/07/2014 – 21/07/2014).

Per il monitoraggio degli inquinanti, nell’anno 2010 è stata utilizzata una centralina mobile di rilevamento fatta approntare appositamente dalla Fondazione, dotata di strumenti conformi al D.M. n.60/2002, al D.Lgs. n.183/2004 e alla classificazione U.S. EPA. Nell’anno 2014 è stata utilizzata una centralina mobile di rilevamento che sfrutta tecnologie alternative a quelle tradizionali previste dalla normativa nazionale per il monitoraggio della

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qualità dell’aria. La strumentazione impiegata non è conforme al D.Lgs. n.155/2010; tuttavia, per poter fornire risultati attendibili, si è proceduto ad una validazione dei dati forniti dalla centralina impiegata mediante l’effettuazione di una campagna di confronto con gli strumenti/metodi di riferimento previsti dalla normativa italiana.

Nel territorio del comune di Gussago nell’anno 2010 il monitoraggio è stato effettuato nel centro storico della città, in Piazza Vittorio Veneto (Figura 10.2.11), mentre nell’anno 2014 è stato effettuato presso l’Isola Ecologica, in località Mandolossa (Figura 10.2.12).

I parametri indagati sono stati:

- anno 2010, campagna invernale: Particolato Fine (PM10), Ozono (O3) e Ossidi di Azoto (NOX);

- anno 2010, campagna estiva: Particolato Fine (PM10), Particolato respirabile (PM2,5), Ozono (O3) e Ossidi

di Azoto (NOX);

- anno 2014: Particolato Fine (PM10), Particolato Respirabile (PM2,5), Ozono (O3), Biossido di Azoto (NO2) e Benzene.

I campionamenti degli inquinanti chimici sono stati effettuati contemporaneamente ai rilievi dei parametri meteorologici.

Figura 10.2.11 – Collocazione della centralina mobile di rilevamento all’interno del territorio del Comune di Gussago, in corrispondenza di Piazza Vittorio Veneto (fuori scala).

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Figura 10.2.12 – Collocazione della centralina mobile di rilevamento all’interno del territorio del Comune di Gussago, presso l’Isola Ecologica, in località Mandolossa (fuori scala).

Periodo invernale 2010 (17/03/2010 – 23/03/2010)

I giorni monitorati sono risultati in generale poco ventilati, con un valore medio sull’intero periodo di 1,08 m/s ed un valore massimo di 3,21 m/s, registrato tra le 02.00 e le 03.00 di Giovedì 18 Marzo. Si sono riscontrati periodi di calma di vento (velocità del vento inferiore a 0,4 m/s) per un totale del 24% del tempo complessivo. I venti hanno soffiato con netta prevalenza dal III al I quadrante, in particolare da Ovest e Sud-Ovest (13% del tempo complessivo) e da Ovest-Sud-Ovest (11% del tempo complessivo). In misura minore, si sono registrati venti che hanno soffiato dal II al IV quadrante. La campagna di monitoraggio è stata caratterizzata da una pressione atmosferica media pari a 1.001,0 hPa, più alta della pressione teorica all’altitudine in cui si trova il sito di misura (991 hPa teorici), con un minimo di 994,5 hPa, registrato tra le 23.00 e le 24.00 di Martedì 23 Marzo, ed un massimo di 1.006,3 hPa, registrato tra le 11.00 e le 13.00 di Giovedì 18 Marzo. Durante la campagna di monitoraggio si sono avute precipitazioni di carattere piovoso nelle ultime due giornate, Lunedì 22 Marzo (9,4 mm di acqua) e Martedì 23 Marzo (1,2 mm di acqua).

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Di seguito si riporta una sintesi dei risultati ottenuti per gli inquinanti atmosferici, come presentati nel report ufficiale di Fondazione Cogeme Onlus (Tabella 10.2.3):

- PM10: le concentrazioni rilevate sono risultate tutte superiori al valore limite giornaliero di 50 g/m3, indicato dalla normativa nazionale allora vigente (DM n.60/2002) come concentrazione da non superare più di 7 volte per anno civile; la concentrazione massima rilevata è stata di 98,2 g/m3, registrato Lunedì 22 Marzo; la media delle concentrazioni osservate durante l’intero periodo di monitoraggio è stata di 66,9 g/m3, superiore alla concentrazione limite di 20 g/m3, indicato dal DM n.60/2002; tale limite, tuttavia, è espresso come media delle concentrazioni nell’arco di un intero anno solare ed una campagna di monitoraggio di 7 giorni non può essere considerata rappresentativa di un tale periodo;

- Ozono: come atteso, si osserva un andamento giornaliero abbastanza ciclico della concentrazione di Ozono, con valori massimi nelle ore centrali della giornata e minimi nelle ore notturne e nella prima mattinata; la normativa nazionale (D.Lgs. n.183/2004) fissa per l’Ozono una concentrazione soglia di allarme di 240 g/m3, come media oraria; le concentrazioni di Ozono rilevate sono risultate sempre ben inferiori a tale valore, con un massimo di 92,5 g/m3, registrato tra le 15.00 e le 16.00 di Giovedì 18 Marzo, pari al 38,5% della soglia oraria di allarme; il D.Lgs. n.183/2004 fissa per l’Ozono anche un valore bersaglio per la concentrazione media sulle 8 ore massima giornaliera, pari a 120 g/m3, inteso come valore da non superare per più di 25 giorni per anno civile, come media su tre anni; pur non potendo ovviamente considerare una campagna di monitoraggio di 7 giorni rappresentativa di un periodo di tre anni civili, si può comunque osservare che durante il periodo di osservazione non si sono registrati superamenti di tale valore bersaglio;

- Ossidi di azoto: le concentrazioni degli Ossidi di Azoto, per le reazioni implicate nel fenomeno dello “smog fotochimico”, seguono in generale un andamento ciclico giornaliero opposto a quello dell’Ozono; ciò è verificato dai valori ottenuti in questa campagna, che mostrano picchi nella mattinata e nelle ore serali/notturne; il DM n.60/2002 fissava per il Biossido di Azoto un limite orario per la protezione della salute umana, pari a 200 g/m3, come valore da non superare più di 18 volte per anno civile; tale limite non risulta esser mai stato superato, essendo stato rilevato un valore massimo di concentrazione di 79,2 g/m3, registrato tra le 21.00 e le 22.00 di Venerdì 19 Marzo, pari al 39,6% del limite nazionale; il valore massimo di concentrazione per il Monossido di Azoto è stato di 59,2 g/m3, registrato tra le 09.00 e le 10.00 di Martedì 23 Marzo, mentre quello degli Ossidi Totali di Azoto è stato di 144,8 g/m3, registrato tra le 20.00 e le 21.00 di Lunedì 22 Marzo; per questi inquinanti non esiste un valore limite orario, ma per gli Ossidi Totali è disponibile un limite per la protezione della vegetazione, come concentrazione media annua, pari a 30 g/m3, fissato sempre dal DM n.60/2002; la concentrazione media rilevata sull’intero periodo di monitoraggio, pari a 48,7 g/m3, è risultata superiore a tale limite annuo; va tuttavia ricordato che la media

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su 7 giorni di monitoraggio non può essere considerata rappresentativa di un intero anno solare.

Tabella 10.2.3 - Risultati di sintesi della campagna di rilevamento della qualità dell’aria in Comune di Gussago nel periodo invernale dell’anno 2010 (17/03/2010 – 23/03/2010).

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Periodo estivo 2010 (08/06/2010 – 21/06/2010)

I giorni monitorati sono risultati in generale poco ventilati, con un valore medio sull’intero periodo di 1,26 m/s ed un valore massimo di 2,68 m/s, registrato tra le 13.00 e le 14.00 di Giovedì 10 Giugno. Si sono comunque riscontrati periodi di calma di vento (velocità del vento inferiore a 0,3 m/s) solo per un totale dell’1,5% del tempo complessivo. I venti hanno soffiato esclusivamente dal III al I e dal II verso il IV quadrante, con una prevalenza da Sud-Sud Ovest (20% del tempo complessivo) e Sud-Ovest (14% del tempo complessivo). La rosa dei venti, pertanto, mostra una certa somiglianza con quella osservata nella campagna invernale, nella quale i quadranti

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principali di provenienza del vento risultavano sempre il III ed il II. La campagna di monitoraggio è stata caratterizzata da una pressione atmosferica media pari a 989,4 hPa, in linea con la pressione teorica all’altitudine in cui si trova il sito di misura (991 hPa teorici), con un minimo di 975,9 hPa, registrato tra le 05.00 e le 06.00 di Domenica 20 Giugno, ed un massimo di 994,1 hPa, registrato tra le 23.00 e le 24.00 di Lunedì 14 Giugno 2010. Durante la campagna di monitoraggio si sono avute precipitazioni abbondanti nella seconda settimana di campionamento, in particolare nelle giornate di Martedì 15 Giugno (5,4 mm di acqua), Mercoledì 16 (19,2 mm di acqua), Giovedì 17 (16,8 mm di acqua), Sabato 19 (8,6 mm di acqua) e Domenica 20 (24,0 mm di acqua) Giugno 2010.

Di seguito si riporta una sintesi dei risultati ottenuti per gli inquinanti atmosferici, come presentati nel report ufficiale di Fondazione Cogeme Onlus (Tabella 10.2.4):

- PM10: la normativa nazionale allora vigente (DM n.60/2002) indica una concentrazione limite giornaliera di 50 g/m3, da non superare più di 7 volte per anno civile; questo valore non risulta essere mai stato superato durante il periodo di monitoraggio, essendo stata registrata una concentrazione massima di 48,5 g/m3, nella giornata di Sabato 12 Giugno, pari al 97,0% del valore limite; la media delle concentrazioni osservate durante l’intero periodo di monitoraggio è stata di 26,4 g/m3, un poco superiore al valore limite di 20 g/m3, indicato dal DM n.60/2002 come media delle concentrazioni nell’arco di un intero anno solare; va comunque ricordato che una campagna di monitoraggio di 14 giorni non può essere considerata rappresentativa di un intero anno solare; nella seconda settimana di campionamento i valori registrati sono stati più bassi che nella prima, a causa delle abbondanti precipitazioni; in generale, comunque, come atteso, i valori di concentrazione riscontrati si sono mostrati ben più bassi di quelli della campagna invernale;

- PM2,5: l’andamento dei valori di concentrazione segue fedelmente quello del PM10; la concentrazione massima riscontrata è stata di 31,7 g/m3, registrata Martedì 08 Giugno, mentre la concentrazione media sull’intero periodo di monitoraggio è risultata di 17,4 g/m3; quest’ultima è risultata pertanto inferiore al valore limite europeo fissato a 28,6 g/m3 (comprensivo del margine di tolleranza per l’anno 2010; tale valore limite si ridurrà a 25 g/m3 per l’anno 2015), indicato come concentrazione media sull’anno civile dalla Direttiva Europea 20008/50/CE; anche in questo caso va sottolineato che una campagna di 14 giorni non può essere considerata rappresentativa di un intero anno;

- Ozono: la normativa nazionale (D.Lgs. n.183/2004) fissa una soglia di allarme di 240 g/m3, come media oraria; le concentrazioni rilevate sono risultate sempre inferiori a tale valore, con una concentrazione massima di 159,4 g/m3, registrata tra le 16.00 e le 17.00 di Venerdì 11 Giugno, pari al 66,4% della soglia oraria di allarme; il D.Lgs. n.183/2004 fissa anche un valore bersaglio per la media sulle 8 ore massima giornaliera, pari a 120 g/m3, inteso come valore da non superare per più di 25 giorni per anno civile, come media su tre anni; tale valore bersaglio risulta esser stato superato 4 volte, nelle giornate da Mercoledì 09 a

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Sabato 12 Giugno, con un massimo di 144,4 g/m3, registrato come concentrazione media sulle 8 ore tra le 13.00 e le 21.00 di Venerdì 11 Giugno 2010; i valori di concentrazione riscontrati sono in generale risultati più alti rispetto a quelli registrati nella campagna invernale (valore medio di concentrazione pari a 74,6 g/m3, rispetto ai 33,8 g/m3 della campagna invernale), come atteso, vista la forte dipendenza delle concentrazioni di Ozono dall’insolazione e dalle reazioni con gli Ossidi di Azoto (per effetto del fenomeno dello “smog fotochimico”), che risultano in genere avere valori di concentrazione più bassi nella stagione calda;

- Ossidi di azoto: le concentrazioni degli Ossidi di Azoto, per le reazioni implicate nel fenomeno dello “smog fotochimico”, seguono in generale un andamento ciclico giornaliero opposto a quello dell’Ozono. Ciò è verificato dai valori ottenuti in questa campagna, che mostrano picchi regolari attorno alle 07.00 e alle 20.00 e, talvolta, attorno a mezzogiorno; il DM n.60/2002 fissa un limite orario per la protezione della salute umana, pari a 200 g/m3, come valore da non superare più di 18 volte per anno civile. Tale limite non risulta esser mai stato superato, essendo stato rilevato un valore massimo di concentrazione di 49,3 g/m3, registrato tra le 11.00 e le 12.00 di Giovedì 10 Giugno, pari al 24,7% del limite nazionale; i valori di concentrazione del Monossido di Azoto sono risultati contenuti, con un massimo di 16,6 g/m3, registrato tra le 09.00 e le 10.00 di Venerdì 18 Giugno; la concentrazione massima per gli Ossidi Totali di Azoto, pari a 66,2 g/m3, è stata registrata in concomitanza con quella per il Biossido di Azoto; per questi inquinanti non esiste un valore limite orario, ma per gli Ossidi di Azoto Totali è disponibile un limite per la protezione della vegetazione, come concentrazione media annua, pari a 30 g/m3, fissato dal DM n.60/2002; la concentrazione media rilevata sull’intero periodo di monitoraggio, pari a 21,2 g/m3, è risultata inferiore a tale limite annuo; va tuttavia ricordato che la media su 14 giorni di monitoraggio non può essere considerata rappresentativa di un intero anno solare; anche per gli NOX, come atteso, i valori di concentrazione riscontrati sono risultati più bassi di quelli della stagione fredda, con valori medi pari a circa la metà di quelli

3 3 riscontrati nella campagna di Marzo (valori medi della campagna estiva: NO = 2,7 g/m , NO2 = 17,0 g/m ,

3 3 3 NOX = 21,2 g/m ; valori medi della campagna invernale: NO = 8,2 g/m , NO2 = 36,1 g/m , NOX = 48,7 g/m3).

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Tabella 10.2.4 - Risultati di sintesi della campagna di rilevamento della qualità dell’aria in Comune di Gussago nel periodo estivo dell'anno 2010 (08/06/2010 – 21/06/2010).

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Periodo invernale 2014 (05/03/2014 – 17/03/2014)

I giorni monitorati sono risultati in generale poco ventilati, con un valore medio della velocità del vento di 0,4 m/s e un massimo di 2,7 m/s. Sono stati registrati frequenti periodi di calma di vento (velocità del vento inferiore a 0,4 m/s), per un totale del 59% del tempo complessivo. È possibile comunque che i valori di velocità del vento siano stati un poco sottostimati dalla centralina meteo, tenendo conto del fatto che essa è posizionata a solo circa 2,5 m dal suolo. I venti hanno soffiato principalmente da Sud-Ovest (20% del tempo complessivo) e, in minor misura, Sud-Sud-Est (6% del tempo complessivo). La centralina mobile, pertanto, è risultata parzialmente sottovento

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rispetto alla SS 510 e a via Milano, che corrono rispettivamente a circa 240 m in direzione Sud-Ovest e 630 m i direzione Sud-Sud-Ovest dal punto di rilevazione. La campagna di monitoraggio è stata caratterizzata da una pressione atmosferica media di 1.005,6 hPa, un poco più alta della pressione teorica all’altitudine in cui si trova il sito di misura (997 hPa teorici), con un minimo di 988,8 hPa ed un massimo di 1.014,8 hPa.

Di seguito si riporta una sintesi dei risultati ottenuti per gli inquinanti atmosferici, come presentati nel report ufficiale di Fondazione Cogeme Onlus (Tabella 10.2.5):

- PM10: la normativa nazionale (D.Lgs. n.155/2010 e D.Lgs. n.250/2012) indica una concentrazione limite giornaliera di 50 g/m3, da non superare più di 35 volte per anno civile; le concentrazioni rilevate sono risultate tutte superiori a tale limite, mostrando per di più un andamento crescente col procedere del periodo di monitoraggio: la concentrazione massima rilevata è stata di 101 g/m3, registrata Sabato 15 Marzo; va ricordato comunque che i valori di concentrazione rilevati dalla strumentazione utilizzata non sono direttamente confrontabili con quanto previsto dalla normativa; la media delle concentrazioni osservate sull’intero periodo di monitoraggio è stata di 81 g/m3, pari al doppio del valore limite di 40 g/m3, indicato dalla normativa come media delle concentrazioni giornaliere nell’arco di un intero anno solare; va comunque notato che 12 giorni effettivi di monitoraggio non possono essere considerati rappresentativi di un intero anno;

- PM2,5: l’andamento dei valori di concentrazione ha seguito abbastanza fedelmente quello del PM10, con concentrazioni in media pari a circa il 70% di quelle del Particolato Fine; il valore massimo di concentrazione riscontrato è stato di 85 g/m3, registrato nella giornata di Domenica 16 Marzo, mentre la concentrazione media sull’intero periodo è stata di 57 g/m3; quest’ultima è risultata più del doppio del valore limite europeo di 25 g/m3 (tale valore limite sarà effettivamente valido a partire dal 2015; attualmente, comprensivo del margine di tolleranza per il 2014, esso risulta di 26 g/m3), indicato dal D.Lgs. n.155/2010 e dal D.Lgs. n.250/2012 come limite per la concentrazione media sull’anno civile; anche in questo caso va sottolineato che la media su soli 5 giorni non può essere considerata rappresentativa di un intero anno;

- Ozono: i valori di concentrazione rilevati sono risultati in generale relativamente contenuti, come atteso nella stagione invernale (a causa del minore irraggiamento solare), con una leggera tendenza a diminuire col procedere delle giornate; è risultato evidente il tipico andamento ciclico giornaliero di tale inquinate, legato all’irraggiamento solare, con un picco principale nelle ore pomeridiane, attorno alle 16.00; nelle prime giornate è risultato evidente anche un altro picco abbastanza regolare, nelle prime ore notturne; la normativa nazionale (D.Lgs. n.155/2010) fissa una soglia di allarme di 240 g/m3, come media oraria, da non superare per più di 3 ore consecutive; le concentrazioni orarie rilevate sono risultate sempre inferiori a tale valore, con un massimo di 100 g/m3, registrato nelle giornate di Domenica 09 e Lunedì 10 Marzo, pari al 42% della soglia oraria di allarme; il D.Lgs. n.155//2010 fissa anche un valore obiettivo come

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concentrazione media sulle 8 ore massima giornaliera, pari a 120 g/m3, inteso come valore da non superare per più di 25 volte per anno civile, come media su 3 anni; anche tale valore obiettivo non risulta essere stato superato, essendo stato registrato un massimo di 97 g/m3, sempre nella giornata di Lunedì 10 Marzo, pari all’81% di tale limite;

- Ossidi di azoto: le concentrazioni di Biossido di Azoto, per le reazioni implicate nel fenomeno dello “smog fotochimico”, mostrano in generale un andamento opposto a quello dell’Ozono, con picchi in corrispondenza degli avvallamenti nell’andamento delle concentrazioni di Ozono e viceversa; come per l’Ozono, è risultato evidente un ciclo giornaliero abbastanza regolare, con due picchi principali, uno attorno alle 08.00-09.00, l’altro attorno alle 19.00-20.00; i valori di concentrazione sono stati in generale abbastanza contenuti; analogamente a quanto riscontrato per il materiale particellare, essi hanno mostrato un andamento tendenzialmente crescente col procedere dei giorni di monitoraggio, determinando il lieve abbassamento progressivo osservato per i valori di Ozono; il D.Lgs. n.155/2010 ed il D.Lgs. n.250/2012 fissano per il Biossido di Azoto un limite orario di concentrazione per la protezione della salute umana pari a 200 g/m3, come valore da non superare più di 18 volte per anno civile; tale limite non risulta essere mai stato superato: il valore di concentrazione massimo rilevato è stato di 105 g/m3, registrato nella giornata Sabato 15 Marzo, pari al 53% del valore limite nazionale; per il Biossido di Azoto viene fissato anche un valore limite per la protezione della salute umana pari a 40 g/m3, come media sull’anno civile; pur ricordando ancora che una campagna di monitoraggio di 13 giorni non può essere considerata rappresentativa di un intero anno e che i valori di concentrazione rilevati dalla strumentazione utilizzata non sono direttamente confrontabili con quanto previsto dalla normativa, si osserva che il valore medio di concentrazione rilevato sull’intero periodo di monitoraggio, pari a 49 g/m3, è risultato superiore a tale limite annuale;

- Benzene: i valori di concentrazione rilevati mostrano un andamento analogo a quello del Biossido di Azoto: inizialmente bassi, sono andati in media progressivamente aumentando durante il periodo di monitoraggio, raggiungendo valori relativamente significativi nelle ultime giornate; anche per il Benzene inoltre sono risultati evidenti due picchi principali abbastanza regolari, uno attorno alle ore 08.00, l’altro attorno alle 19.00; la normativa nazionale (D.Lgs. n.155/2010 e D.Lgs. n.250/2012) fissa un valore limite di 5 g/m3, espresso come concentrazione media sull’anno civile; i valori di concentrazione orari rilevati sono risultati quasi sempre inferiori a tale limite annuo, salvo nelle ultime giornate, in cui si sono avuti alcuni valori orari pari o superiori a 5 g/m3; il valore massimo raggiunto è stato di 5,8 g/m3, registrato nella giornata di Sabato 15 Marzo; la concentrazione media sull’intero periodo di campionamento, pari a 1,4 g/m3, è risultata comunque pari a circa un quarto del valore limite annuale, anche se va nuovamente ricordato che la media su 13 giorni di monitoraggio non può essere considerata rappresentativa di un intero anno.

Rapporto Ambientale - Allegato 1.B LXXXVIII Comune di Gussago - Provincia di Brescia SUAP Ampliamento di attività industriale “Distillerie Franciacorta S.p.A.” in Variante al PGT Valutazione Ambientale Strategica (V.A.S.)

Tabella 10.2.5 - Risultati di sintesi della campagna di rilevamento della qualità dell’aria in Comune di Gussago nel periodo invernale dell'anno 2014 (05/03/2014 – 17/03/2014).

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Rapporto Ambientale - Allegato 1.B XC Comune di Gussago - Provincia di Brescia SUAP Ampliamento di attività industriale “Distillerie Franciacorta S.p.A.” in Variante al PGT Valutazione Ambientale Strategica (V.A.S.)

Rapporto Ambientale - Allegato 1.B XCI Comune di Gussago - Provincia di Brescia SUAP Ampliamento di attività industriale “Distillerie Franciacorta S.p.A.” in Variante al PGT Valutazione Ambientale Strategica (V.A.S.)

Periodo estivo 2014 (09/07/2014 – 21/07/2014)

I giorni monitorati sono risultati in generale poco ventilati, con un valore medio della velocità del vento di 0,4 m/s e picchi in genere attorno al valore di 1 m/s, con un massimo di 3,1 m/s. Sono stati registrati periodi di calma di vento (velocità del vento inferiore a 0,4 m/s) abbastanza frequenti, per un totale del 39% del tempo complessivo. È possibile comunque che i valori di velocità del vento siano stati un poco sottostimati dalla centralina meteo, tenendo conto del fatto che essa è posizionata a solo circa 2,5 m dal suolo. I venti hanno soffiato principalmente da tre direzioni: Ovest-Sud-Ovest (20% del tempo complessivo), Est-Nord-Est (16% del tempo complessivo) e Sud-Est (10% del tempo complessivo). La centralina mobile, pertanto, è risultata parzialmente sottovento rispetto alla SS 510 e a via Milano, che corrono rispettivamente a circa 240 m in direzione Sud-Ovest e 630 m in direzione Sud-Sud-Ovest dal punto di rilevazione, e parzialmente sottovento rispetto alla zona industriale di

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Gussago, che si estende immediatamente a Est del punto di rilevazione. La campagna di monitoraggio è stata caratterizzata da una pressione atmosferica media di 996,8 hPa, in linea con la pressione teorica all’altitudine in cui si trova il sito di misura (997 hPa teorici), con un minimo di 989,4 hPa ed un massimo di 1.003,6 hPa. Durante la campagna si sono avute precipitazioni saltuarie, ma relativamente abbondanti, in particolare nelle giornate di Lunedì 14 (23,8 mm di acqua) e Lunedì 21 Luglio (14,2 mm di acqua).

Di seguito si riporta una sintesi dei risultati ottenuti per gli inquinanti atmosferici, come presentati nel report ufficiale di Fondazione Cogeme Onlus (Tabella 10.2.6):

- PM10: la normativa nazionale (D.Lgs. n.155/2010 e D.Lgs. n.250/2012) indica una concentrazione limite giornaliera di 50 g/m3, da non superare più di 35 volte per anno civile; tale limite risulta non essere mai stato superato, essendo stata rilevata una concentrazione massima di 27 g/m3, registrata nella giornata di Domenica 20 Luglio, pari al 54% del valore limite; va ricordato comunque che i valori di concentrazione rilevati dalla strumentazione utilizzata non sono direttamente confrontabili con quanto previsto dalla normativa; la media delle concentrazioni osservate sull’intero periodo di monitoraggio è stata di 17 g/m3, pari a circa la metà del valore limite di 40 g/m3, indicato dalla normativa come media delle concentrazioni giornaliere nell’arco di un intero anno solare; va comunque notato che 13 giorni di monitoraggio non possono essere considerati rappresentativi di un intero anno;

- PM2,5: l’andamento dei valori di concentrazione ha seguito fedelmente quello del PM10, con concentrazioni in media pari a circa l’80% di quelle del Particolato Fine; il valore massimo di concentrazione riscontrato per il PM2.5 è stato di 22 g/m3, registrato anch’esso nella giornata di Domenica 20 Luglio, mentre la concentrazione media sull’intero periodo è stata di 14 g/m3; quest’ultima è risultata inferiore al valore limite europeo di 25 g/m3 (tale valore limite sarà effettivamente valido a partire dal 2015; attualmente, comprensivo del margine di tolleranza per il 2014, esso risulta di 26 g/m3), indicato dal D.Lgs. n.155/2010 e dal D.Lgs. n.250/2012 come limite per la concentrazione media sull’anno civile; anche in questo caso va sottolineato che la media su 13 giorni non può essere considerata rappresentativa di un intero anno;

- Ozono: i valori di concentrazione rilevati sono risultati in generale moderati, in particolare se si considera il fatto che nella stagione estiva sono attese concentrazioni più alte, a causa del maggiore irraggiamento solare; abbastanza evidente è risultato il tipico andamento ciclico giornaliero di tale inquinate, legato all’irraggiamento solare, con un picco principale nelle ore pomeridiane, attorno alle 16.00; è tuttavia risultato evidente anche un altro picco abbastanza regolare, nelle prime ore notturne; la normativa nazionale (D.Lgs. n.155/2010) fissa una soglia di allarme di 240 g/m3, come media oraria, da non superare per più di 3 ore consecutive; le concentrazioni orarie rilevate sono risultate sempre inferiori a tale valore, con un massimo di 100 g/m3, registrato nella giornata di Mercoledì 09 Luglio, pari al 42% della soglia oraria di allarme; il D.Lgs. n. 155/2010 fissa anche un valore obiettivo come concentrazione media sulle 8 ore massima

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giornaliera, pari a 120 g/m3, inteso come valore da non superare per più di 25 volte per anno civile, come media su 3 anni; anche tale valore obiettivo non risulta essere stato superato, essendo stato registrato un massimo di 90 g/m3, nella giornata di Giovedì 10 Luglio, pari al 75% di tale limite;

- Ossidi di azoto: le concentrazioni di Biossido di Azoto, per le reazioni implicate nel fenomeno dello “smog fotochimico”, mostrano in generale un andamento opposto a quello dell’Ozono, con picchi in corrispondenza degli avvallamenti nell’andamento delle concentrazioni di Ozono e viceversa; come per l’Ozono, è risultato evidente un ciclo giornaliero abbastanza regolare, con due picchi principali, uno attorno alle 07.00, l’altro attorno alle 21.00; i valori di concentrazione di Biossido di Azoto sono stati in generale abbastanza contenuti; il D.Lgs. n.155/2010 ed il D.Lgs. n.250/2012 fissano per il Biossido di Azoto un limite orario di concentrazione per la protezione della salute umana pari a 200 g/m3, come valore da non superare più di 18 volte per anno civile; tale limite non risulta essere mai stato superato, essendo stato rilevato un valore massimo di concentrazione di 85 g/m3, registrato nella giornata di Mercoledì 16 Luglio, pari al 43% del valore limite nazionale; per il Biossido di Azoto viene fissato anche un valore limite per la protezione della salute umana pari a 40 g/m3, come media sull’anno civile; pur ricordando ancora che una campagna di monitoraggio di 13 giorni non può essere considerata rappresentativa di un intero anno e che i valori di concentrazione rilevati dalla strumentazione utilizzata non sono direttamente confrontabili con quanto previsto dalla normativa, si osserva che il valore medio di concentrazione rilevato sull’intero periodo di monitoraggio, pari a 43 g/m3, è risultato appena superiore a tale limite annuale;

- Benzene: molto bassi nelle prime cinque giornate, i valori di concentrazione si sono un poco alzati nelle giornate di campionamento successive, mostrando un andamento giornaliero analogo a quello del Biossido di Azoto, con due picchi principali abbastanza evidenti, uno attorno alle ore 06.00-07.00, l’altro attorno alle 21.00; la normativa nazionale (D.Lgs. n.155/2010 e D.Lgs. n.250/2012) fissa per il Benzene un valore limite di 5 g/m3, espresso come concentrazione media sull’anno civile; i valori di concentrazione orari rilevati sono risultati sempre inferiori a tale limite annuo, avendo raggiunto un valore massimo di 0,9 g/m3, registrato nella giornata di Domenica 20 Luglio; la concentrazione media sull’intero periodo di campionamento, pari a 0,3 g/m3, è risultata un ordine di grandezza più piccola del valore limite annuale, anche se va nuovamente ricordato che la media su 13 giorni di monitoraggio non può essere considerata rappresentativa di un intero anno.

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Tabella 10.2.6 - Risultati di sintesi della campagna di rilevamento della qualità dell’aria in Comune di Gussago nel periodo estivo dell'anno 2014 (09/07/2014 – 21/07/2014).

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10.3 Emissioni in atmosfera

La stima delle emissioni in atmosfera nel territorio comunale è stata derivata dalle informazioni contenute nella banca dati INEMAR della Regione Lombardia.

La classificazione utilizzata per l’inventario Regione Lombardia 2005 è quella definita nell’ambito del progetto europeo CORINAIR, che identifica le sorgenti emissive attraverso un codice a tre cifre. Il primo numero rappresenta l'aggregazione maggiore delle emissioni, definita "macrosettore", ed è individuata dai numeri da 1 a 11:

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1. centrali elettriche pubbliche, cogenerazione e teleriscaldamento;

2. impianti di combustione non industriali (commercio, residenziale, agricoltura);

3. combustione nell’industria;

4. processi produttivi;

5. estrazione e distribuzione di combustibili fossili;

6. uso di solventi;

7. trasporto su strada;

8. altre sorgenti mobili e macchinari;

9. trattamento e smaltimento rifiuti;

10. agricoltura;

11. altre sorgenti e assorbimenti.

I primi tre macrosettori individuano tutte le sorgenti inquinanti legate alle combustioni, suddivise secondo il loro uso: il primo macrosettore rappresenta i grandi impianti termoelettrici e di produzione di energia, il secondo corrisponde al riscaldamento domestico e nel terziario, il terzo macrosettore, invece, rappresenta le combustioni legate all'industria (attività che necessitano di calore per il processo produttivo).

Le emissioni legate a tutte le attività produttive in generale sono, invece, comprese nel macrosettore 4, le emissioni legate ai depositi petroliferi e alla distribuzione del metano rientrano nel macrosettore 5, mentre tutte le attività legate all'uso dei solventi (verniciature, sintesi di processi chimici, pulitura a secco...) sono individuate dal macrosettore 6. Il traffico stradale, suddiviso in strade urbane, extraurbane e autostrade, è rappresentato dal macrosettore 7, mentre nel macrosettore 8 rientrano tutte le altre sorgenti mobili ma non stradali (ferrovie, aeroporti, attività marittime e lacustri, trattori agricoli e macchinari industriali). Il macrosettore 9 individua tutte le fonti emissive legate ai rifiuti (discariche, inceneritori) e il macrosettore 10 comprende le emissioni generate dalle attività agricole e dall'allevamento (uso dei fertilizzanti, trattamento delle deiezioni animali, ecc.). L'ultimo macrosettore comprende, infine, tutte le altre sorgenti emissive non considerate nei macrosettori precedenti come, ad esempio, le foreste, gli incendi.

Con riferimento all’anno 2012, il territorio comunale di Gussago determina, in relazione ai principali inquinanti atmosferici, l’emissione annuale di oltre 136 t di NOx, di circa 2,4 t di SO2, di oltre 340 t di COV, di oltre 300 t di

CO e di oltre 48.850 t di CO2 (Tabella 10.3.1). In particolare, il contributo prevalente di NOx deriva dai trasporti su strada e, in modo decisamente minore, dai processi di combustione non industriale e da altre sorgenti mobili, mentre i principali contributi di SO2 derivano dai processi di combustione industriale e non industriale e, in misura

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decisamente minore, dai trasporti (Figure 10.3.1 e 10.3.2). I contributi prevalenti di COV derivano dall’impiego di solventi, meno rilevanti ma comunque significative sono le emissioni derivanti dall’attività agricola, dai trasporti, dai processi produttivi e dai processi di combustione non industriale, oltre che da altre sorgenti non specificate, mentre le principali sorgenti di CO e CO2 sono i processi di combustione non industriali (in particolare per il primo) e i trasporti su strada (in particolare per la seconda); in misura minore contribuiscono anche i processi di combustione industriale e altre sorgenti mobili.

Per quanto riguarda il particolato, il territorio determina l’emissione annuale di oltre 39 t di PTS, di cui circa 34,5 t di PM10 e quasi 32 t di PM2,5 (Tabella 10.3.2). L’emissione di particolato deriva, in modo predominante, dai processi di combustione non industriali e, in misura minore ma comunque significativa, dai trasporti su strada, meno rilevanti risultano essere le emissioni derivanti dall’uso di solventi, dai processi di combustione industriale e da altre sorgenti non specificate (Figure 10.3.1 e 10.3.2).

Complessivamente il territorio comunale di Gussago determina, annualmente, l’emissione in atmosfera di oltre

63.100 t di CO2 equivalenti, di oltre 7.320 t di sostanze acidificanti e di quasi 550 t di precursori dell’ozono

(Tabella 10.3.2 e Figure 10.3.1 e 10.3.2). I contributi prevalenti di CO2 equivalenti derivano dai trasporti su strada e dai processi di combustione non industriale, oltre che dall’attività agricola, dai processi di combustione industriale, dall’uso di solventi e dalla distribuzione di combustibili sebbene in modo decisamente minore. Il contributo più rilevante della produzione di sostanze acidificanti spetta al settore agricolo e, in misura minore ma comunque significativa, ai trasporti su strada. Infine, i contributi prevalenti di precursori dell’ozono derivano dai trasporti su strada e dall’uso di solventi, oltre che dai processi di combustione non industriale, dall’attività agricola, dai processi produttivi, da altre sorgenti mobili e dalla distribuzione di combustibili, nonché da altre sorgenti non specificate.

In particolare, a livello comunale i processi di combustione industriale risultano essere i principali responsabili delle emissioni di SO2, e in parte di CO2 e CO2 equivalenti, mentre i processi produttivi presentano emissioni significative di COV e di precursori dell’ozono (Figura 10.3.1).

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Tabella 10.3.1 – Emissioni in atmosfera nel territorio di Gussago (dati INEMAR 2012).

Descrizione SO2 NOx COV CH4 CO CO2 N2O NH3 macrosettore (t/anno) (t/anno) (t/anno) (t/anno) (t/anno) (t/anno) (t/anno) (t/anno) Centrali elettriche, 0,0 1,6 0,3 2,7 1,9 0,0 0,1 0,0 cogen. e teleriscald. Combustione non 1,0 19,8 27,1 16,0 179,0 24.108,2 1,1 0,5 industriale Combustione 1,2 3,7 2,9 0,2 1,7 4031,1 0,1 0,0 nell'industria Processi produttivi 0,0 0,0 23,5 0,1 0,0 0,0 0,0 0,0 Estrazione e distribuzione 0,0 0,0 8,9 111,2 0,0 0,0 0,0 0,0 combustibili Uso di solventi 0,0 0,0 136,9 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 Trasporto su strada 0,2 102,6 27,8 2,1 116,4 28.069,0 1,0 1,6 Altre sorgenti mobili 0,0 8,4 1,0 0,0 3,0 756,4 0,0 0,0 e macchinari Trattamento e 0,0 0,0 0,0 0,0 0,1 0,2 0,0 0,0 smaltimento rifiuti Agricoltura 0,0 0,3 48,3 170,8 0,0 0,0 8,0 70,7 Altre sorgenti e 0,0 0,1 65,8 0,1 1,2 -8.111,8 0,0 0,0 assorbimenti TOTALE 2,4 136,4 342,4 303,2 303,2 48.853,0 10,2 72,8

Tabella 10.3.2 – Emissioni in atmosfera nel territorio di Gussago (dati INEMAR 2012).

CO2 Totale Precursori Descrizione PM2,5 PM10 (t/anno) PTS (t/anno) equivalenti acidificanti Ozono macrosettore (t/anno) (t/anno) (t/anno) (t/anno) 1. Centrali elettriche, 0,0 0,0 0,0 84,1 35,2 2,5 cogen. e teleriscald. 2. Combustione non 22,2 23,4 21,9 24.835,8 488,4 71,2 industriale 3. Combustione 0,7 1,0 0,6 4.063,8 121,2 7,6 nell'industria 4. Processi produttivi 0,2 0,3 0,1 2,4 0,0 23,5 5. Estrazione e distribuzione 0,0 0,0 0,0 2.779,7 0,0 10,5 combustibili 6. Uso di solventi 1,5 2,4 1,5 3.653,8 0,0 136,9 7. Trasporto su 8,0 10,1 6,0 28.406,8 2.331,6 165,8 strada 8. Altre sorgenti 0,4 0,4 0,4 766,5 182,4 11,5 mobili e macchinari 9. Trattamento e 0,0 0,0 0,0 0,3 0,1 0,0 smaltimento rifiuti 10. Agricoltura 0,2 0,4 0,1 6.653,3 4.161,6 51,0 11. Altre sorgenti e 1,2 1,2 1,2 -8.108,9 1,6 66,0 assorbimenti TOTALE 34,5 39,2 31,8 63.137,7 7.322,0 546,4

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Figura 10.3.1 – Contributo di ciascun macrosettore alle emissioni dei singoli inquinanti.

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Figura 10.3.2 – Contributo di ciascun macrosettore alle emissioni dei singoli inquinanti.

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11. Qualità delle acque superficiali e sotterranee

11.1 Qualità acque superficiali

Il territorio comunale di Gussago è interessato, a partire dall’anno 2011, dalla presenza di un corpo idrico superficiale monitorato dalla rete regionale, rappresentato dal T. Laorna (T. Livorna).

Per il periodo 2011-2015 sono, pertanto, disponibili i dati di qualità espressi con la metodologia di valutazione prevista dal D.Lgs. n.152/2006 e s.m.i. attraverso l’indice LIMeco (Tabella 11.1.1).

Le acque del Torrente Laorna alla stazione di Gussago presentano condizioni qualitative piuttosto omogenee nel periodo di monitoraggio e ascrivibili allo stato di qualità “scarso”, tranne nell’ultimo anno di monitoraggio in cui si registra lo stato di qualità “cattivo”.

Tabella 11.1.1 – Qualità acque superficiali (fonti: Rapporto Stato dell’Ambiente, Regione Lombardia). Anno Indicatore Torrente Laorna (T. Livorna) - Gussago 0,26 2011 LIMeco (scarso) 0,25 2012 LIMeco (scarso) 0,258 2013 LIMeco (scarso) 0,297 2014 LIMeco (scarso) 0,063 2015 LIMeco (cattivo)

11.2 Qualità acque sotterranee

Nel territorio comunale di Gussago non sono presenti stazioni di monitoraggio della qualità delle acque sotterranee.

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12. Rifiuti speciali

Per quanto riguarda l’analisi della gestione dei rifiuti speciali sono stati considerati i dati disponibili del Catasto e Osservatorio rifiuti di ARPA Lombardia con riferimento alla Provincia di Brescia (non sono disponibili dati comunali), con riferimento agli anni 2011, 2012 e 2013, suddivisi sulla base del codice CER.

Complessivamente in Provincia di Brescia nell’anno 2011 sono stati prodotti poco meno di 3,5 milioni di tonnellate di rifiuti speciali, di cui quasi 3,1 milioni di rifiuti non pericolosi (pari all’88,6% circa del totale) e poco più di 400.000 tonnellate di rifiuti pericolosi (Tabella 12.1.1).

Nell’anno 2012 si è verificata una sensibile flessione della produzione totale di rifiuti speciali rispetto all’anno precedente (poco più di 3 milioni di tonnellate), di cui 2,6 milioni circa di rifiuti non pericolosi (pari all’86,5% circa del totale) e poco più di 400.000 tonnellate di rifiuti pericolosi (Tabella 12.1.2).

Nell’anno 2013 si è verificata una nuova ripresa nella produzione di rifiuti speciali, con una produzione complessiva di circa 3,3 milioni di tonnellate, di cui 2,9 milioni di tonnellate di rifiuti non pericolosi (pari all’86,8% circa del totale) e poco più di 400.000 tonnellate di rifiuti pericolosi (Tabella 12.1.2).

Nel complesso, si evidenzia che nel periodo 2011-2013 a fronte di oscillazioni di circa 0,5 milioni di tonnellate di rifiuti speciali prodotti in Provincia di Brescia, la quantità di rifiuti pericolosi è rimasta sostanzialmente costante e pari a poco più di 400.000 tonnellate all’anno, mentre le variazioni si sono manifestate principalmente a carico dei rifiuti non pericolosi.

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Tabella 12.1.1 – Produzione di rifiuti speciali organizzati per codice CER (anno 2011); MUD_ord: MUD ordinario, MUD_vfu: MUD Veicoli Fuori Uso; sono esclusi i rifiuti provenienti da attività di costruzione e demolizione e i rifiuti prodotti dal pretrattamento dei rifiuti urbani non differenziati.

Tabella 12.1.2 – Produzione di rifiuti speciali organizzati per codice CER (anno 2012); scheda SP: scheda Rifiuti Speciali, scheda VFU: scheda Veicoli Fuori Uso; scheda RAEE: scheda Rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche; sono esclusi i rifiuti (non pericolosi) provenienti da attività di costruzione e demolizione.

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Tabella 12.1.3 – Produzione di rifiuti speciali organizzati per codice CER (anno 2013); SP: Rifiuti Speciali, VFU: Veicoli Fuori Uso, RAEE: Rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche, IMB: Rifiuti da imballaggio; sono esclusi i rifiuti (non pericolosi) provenienti da attività di costruzione e demolizione.

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13. Consumi energetici

Le informazioni relative ai consumi energetici del territorio comunale di Gussago sono tratte dal Sistema Informativo Regionale Energia Ambiente (SiReNa). Il data base è stato creato da Cestec per conto di Regione Lombardia nel 2007 e riporta i dati regionali, provinciali e comunali dei consumi energetici relativamente al periodo 2005-2010. Le informazioni a livello comunale, in particolare, derivano da un approccio metodologico “misto”: da una parte le informazioni vengono elaborate a partire dalla disaggregazione dei dati del Bilancio Energetico su base provinciale, utilizzando opportuni indicatori statistici (popolazione, numero di addetti, ecc.), dall'altra considerando direttamente alcune informazioni puntuali (grandi impianti industriali inclusi nel Registro Emission Trading, impianti a fonti rinnovabili, ecc.).

Il Comune di Gussago nell’anno 2010 ha impiegato poco meno di 301.000 MWh di energia, in debole riduzione rispetto all’anno 2005 (-0,2% circa); in particolare, nell’anno 2005 erano stati impiegati quasi 301.600 MWh di energia (Figura 13.1.1).

Figura 13.1.1 – Consumi energetici del Comune di Gussago nel periodo 2005-2010 (fonte SiReNa).

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Nell’anno 2010 tra i vettori energetici quello di maggiore peso è rappresentato dal gas naturale che contribuisce per più di 129.000 MWh/anno di energia (pari al 42,9% circa dei consumi energetici totali). Più contenuti, ma comunque significativi, sono i contributi derivanti dall’energia elettrica, circa 96.300 MWh/anno pari al 32,0% circa dei consumi energetici totali, e dal gasolio, circa 41.800 MWh/anno pari al 13,9% circa dei consumi energetici totali (Figura 13.1.2). Le altre fonti energetiche, invece, concorrono solo per alcuni punti percentuale: tra queste non trascurabile è l’impiego delle biomasse che concorre per circa 13.350 MWh/anno (pari al 4,4% circa dei consumi totali) e della benzina che concorre per circa 12.100 MWh/anno (pari al 4,0% circa dei consumi totali).

Figura 13.1.2 – Consumi energetici per vettore di energia (anno 2010, fonte SiReNa).

Per quanto riguarda i settori maggiormente energivori, infine, nell’anno 2010 risultano nettamente prevalenti i consumi del settore residenziale, responsabile dell’impiego di circa 137.900 MWh di energia pari al 45,8% circa dei consumi energetici complessivi, e, in subordine, i consumi del settore produttivo, responsabile dell’impiego di circa 72.500 MWh/anno di energia, pari al 24,1% circa dei consumi energetici complessivi (Figura 13.1.3). Significativi, sebbene ampiamenti inferiori, sono anche i consumi del sistema dei trasporti urbani, che determina l’impiego di circa 52.500 MWh/anno (pari al 17,4% circa dei consumi complessivi) e del settore terziario, che determina l’impiego di circa 24.950 MWh/anno di energia (pari all’11,6% circa dei consumi complessivi). Il settore agricolo, con l’impiego di 3.250 MWh/anno circa, concorre per l’1,1% circa ai consumi complessivi.

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Figura 13.1.3 – Consumi energetici per settore (anno 2010, fonte SiReNa).

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14. Rumore

14.1 Piano di Zonizzazione Acustica Comunale

L’inquinamento acustico rappresenta uno dei più diffusi e percepiti fattori di pressione ambientale nelle aree urbane, poiché interessa la maggior parte della popolazione che risiede nella città.

Il rumore può essere definito come un suono dotato di una influenza negativa sul benessere fisico e psichico dell’uomo e rappresenta una grandezza fisica misurabile attraverso il livello equivalente di pressione sonora espresso in dB(A).

L’OCSE fornisce indicazioni circa gli effetti sociali che possono essere attesi dall’esposizione a diversi livelli sonori equivalenti (diurni), misurati in facciata agli edifici (Tabella 14.1.1).

La legislazione in materia di acustica ha l'obiettivo di minimizzare i rischi per la salute dell'uomo, garantendo così la vivibilità degli ambienti abitativi, lavorativi e di svago e una buona qualità della vita per tutti i cittadini.

Tabella 14.1.1 – Effetti sull’uomo di differenti livelli di rumorosità ambientale. Leq (dBA) Tipo di reazione i possibili danno sono molto lievi; le condizioni acustiche consentono un normale svolgimento della < 55 maggior parte delle attività

55-60 L’impatto acustico è ancora limitato, ma può cominciare a costituire un disturbo per le persone più sensibili (in particolare per gli anziani) Il livello di disturbo aumenta notevolmente e cominciano a manifestarsi dei comportamenti finalizzati 60-65 a ridurlo Il danno da rumore è sensibile se non grave ed il comportamento può ritenersi determinato da una > 65 situazione di costrizione

Il Comune di Gussago è dotato di Piano di Classificazione Acustica.

L’area di intervento risulta interessata dalla classe acustica VI “Aree esclusivamente industriali” nella porzione dell’insediamento esistente; la porzione rimanente è interessata dalla classe acustica V “Aree prevalentemente industriali” localizzata a cintura della precedente e dalla classe acustica IV “Aree di intensa attività umana” nelle aree rimanenti (Figura fuori testo 32). Le aree limitrofe presentano analoghe classi acustiche, coinvolgendo, al più, la classe III “Aree di tipo misto” in corrispondenza delle aree agricole più distanti dagli insediamenti esistenti.

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14.2 Clima acustico locale7

L’attività esistente opera su un ciclo di lavoro 8.00-12.30, 13.00-16.00 dal lunedì al venerdì, con possibile estensione al sabato mattina nei periodi di massima produzione. L’attività interessa pertanto il solo periodo diurno, tuttavia, sono presenti impianti di refrigerazione che funzionano oltre l’orario lavorativo, interessando anche il periodo notturno. In Figura 14.2.1 sono riportate le sorgenti sonore fisse della “Distillerie Franciacorta S.p.A.”.

Si è proceduto anzitutto alla verifica dell’impatto acustico dell’attività esistente, tramite una campagna di misure in sito per rilevare il livello di rumore ambientale e residuo, presso punti di misura ritenuti significativi. I ricettori più esposti al rumore prodotto dall’attività esistente sono le residenze dei lotti confinanti. A favore di sicurezza, per la verifica dei limiti legislativi assoluti e differenziali, la valutazione considera i ricettori indicati in Figura 14.2.2.

La campagna di misure del rumore residuo e ambientale è stata condotta nei giorni 21 e 26 ottobre 2016 durante il periodo diurno e notturno. Durante il periodo diurno è stato utilizzato un solo fonometro, mentre nel periodo notturno le misure sono state svolte con due fonometri operanti contemporaneamente. Durante le misure di rumore residuo l’attività è stata completamente spenta. Per esigenze di funzionamento dell’impianto (che per il mantenimento della temperatura dei silos non può restare spento per più di un’ora circa) le misure hanno avuto durata compresa tra 7 e 10 minuti, comunque sufficienti alla stabilizzazione del livello equivalente.

Il rumore residuo della zona è caratterizzato dal traffico veicolare su Via Mandolossa, dalle altre attività industriali presenti nell’area, dal traffico veicolare della vicina autostrada e dal traffico ferroviario della linea ferroviaria Milano-Venezia (la cui rumorosità risulta più o meno intensa a seconda della direzione del vento). Al fine del confronto con i limiti di immissione assoluti, per i ricettori A, B, E ed F si è proceduto al mascheramento del traffico veicolare presente su Via Mandolossa. Tale strada si caratterizza come strada urbana di scorrimento, con fascia di pertinenza acustica di 100 metri all’interno della quale ricadono i suddetti ricettori. Il mascheramento è stato eseguito in modo manuale (laddove i passaggi veicolari sono risultati ben identificabili) o utilizzando il livello percentile L95, il quale permette di eliminare dalla misura gli eventi transitori non stazionari.

In Tabella 14.2.1 si riporta il confronto con i limiti di zona dei livelli rilevati mascherati del traffico veicolare (se in fascia di pertinenza) e degli eventi estranei alla natura dei luoghi. I rilievi eseguiti hanno evidenziato che il clima acustico della zona è compatibile con i limiti previsti dalla vigente zonizzazione acustica.

7 Il capitolo è interamente trattato da “Valutazione di impatto acustico dell’attività esistente e valutazione previsionale di impatto acustico dell’ampliamento” redatto a cura di Studio Trebeschi e allegato alla documentazione di SUAP.

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Figura 14.2.1 – Dettaglio dell’attività esistente con indicata l’attuale posizione delle sorgenti rumorose fisse (codici come da elenco riportato).

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Figura 14.2.2 – Posizione dei ricettori (cerchi rossi) (fuori scala).

Tabella 14.2.1 – Misure in sito.

A seguito delle misure di rumore residuo e di rumore ambientale ascrivibile al funzionamento dell’attività esistente, si è proceduto al confronto con i limiti stabiliti dalla vigente zonizzazione acustica.

I livelli di immissione assoluti e di emissione sonora sono stati valutati in prossimità dei ricettori più esposti. Ciò si distacca da quanto prescritto strettamente dalla legislazione vigente che chiede la verifica del limite di emissione a confine. In Tabella 14.2.2 sono riportati i livelli di rumore ambientale misurati in sito, i livelli di emissione sonora

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dell’attività Distillerie Franciacorta S.p.A. determinati come differenza energetica tra il livello di rumore ambientale e di rumore residuo ed il corrispondente confronto con i limiti di zona.

Tabella 14.2.2 – Livelli di emissione ed immissione assoluta.

Il criterio differenziale va valutato all’interno degli ambienti abitativi. Al fine di stimare il livello di rumore residuo e ambientale all’interno degli ambienti abitativi dei ricettori scelti, sono state assunte cautelativamente le seguenti ipotesi:

- assenza dell’attenuazione geometrica del livello di rumore, dovuta alla distanza tra il punto di misura e la facciata del ricettore;

- attenuazione subita dal livello di emissione sonora nel passaggio dall’ambiente esterno all’ambiente interno, a causa della riduzione del raggio di diffusione attraverso la finestra-portafinestra; tale attenuazione è stata sperimentalmente valutata essere pari a 3 dB.

In tali ipotesi si stimano dei livelli di emissione sonora dell’attività in oggetto inferiori a 47 dB(A) nel periodo diurno e a 37 dB(A) nel periodo notturno, a finestre aperte. Ne consegue che nel caso di rumore residuo con valori superiori a 47 dB(A) nel periodo diurno e a 37 dB(A) nel periodo notturno il differenziale sarà applicabile, ma rispettato; nel caso di rumore residuo con valori pari o inferiori a 47 dB(A) nel periodo diurno e a 37 dB(A) nel periodo notturno il differenziale non risulterà applicabile (poiché si avrà un livello di rumore ambientale misurato a finestre aperte inferiore a 50 dB(A) nel periodo diurno e a 40 dB(A) nel periodo notturno).

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Fanno eccezione i ricettori RIC A (nel periodo notturno) e RIC B (in entrambi i periodi di riferimento), presso i quali si stimano livelli di emissione di poco superiori ai limiti legislativi ed il mancato rispetto del criterio differenziale. Le principali sorgenti sonore che comportano il mancato rispetto del criterio differenziale presso i suddetti ricettori sono le seguenti:

- S04: gruppo frigo NORD (funzionante 24h/24h), composto da 8 ventilatori assiali, da un gruppo pompe sottostante, da una pompa a terra e da una coppia di altri ventilatori assiali;

- S07: camion zucchero (funzionante nel periodo diurno), durante le operazioni di scarico prodotto.

Al fine di rientrare all’interno dei limiti legislativi sarà necessario predisporre un intervento di bonifica sulle suddette sorgenti sonore, in grado di attenuare di 20 dB l’emissione delle suddette sorgenti.

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15. Radiazioni

15.1 Basse frequenze

I campi ELF (Extremely Low Frequency) sono i campi elettromagnetici a basse frequenze, comprese tra 0 Hz e 300 Hz.

Le sorgenti di maggior interesse dal punto di vista dei rischi connessi all’esposizione della popolazione sono costituite dalle linee ad alta tensione (AT) utilizzate per il trasporto e la distribuzione di energia elettrica.

La Legge 22/02/2001 “Legge quadro sulla protezione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici” indica tra le funzioni dello Stato “la determinazione dei limiti di esposizione, dei valori di attenzione e degli obiettivi di qualità” e “la determinazione dei parametri per la previsione di fasce di rispetto per gli elettrodotti”.

Successivamente, il DPCM 08/07/2003 “Fissazione dei limiti di esposizione, dei valori di attenzione e degli obiettivi di qualità per la protezione della popolazione dalle esposizioni ai campi elettrici e magnetici alla frequenza di rete (50 Hz) generati dagli elettrodotti” definisce:

- il limite di esposizione di 100 μT per l’induzione magnetica e di 5 kV/m per il campo elettrico relativamente a campi elettrici e magnetici alla frequenza di 50 Hz generati da elettrodotti;

- il valore di attenzione di 10 μT (da intendersi come mediana dei valori nell’arco delle 24 ore nelle normali condizioni di esercizio) a titolo di misura di cautela per la protezione da possibili effetti a lungo termine, eventualmente connessi con l’esposizione ai campi magnetici generati alla frequenza di rete (50 Hz), nelle aree gioco per l’infanzia, in ambienti abitativi, in ambienti scolastici e nei luoghi adibiti a permanenze non inferiori a quattro ore giornaliere;

- l’obiettivo di qualità di 3 μT (come mediana dei valori nell’arco delle 24 ore nelle normali condizioni di esercizio) nella progettazione di nuovi elettrodotti in corrispondenza di aree gioco per l’infanzia, di ambienti abitativi, di ambienti scolastici e di luoghi adibiti a permanenze non inferiori a quattro ore e nella progettazione di nuovi insediamenti e di nuove aree in prossimità di linee ed installazioni elettriche, ai fini della progressiva minimizzazione dell’esposizione ai campi elettrici e magnetici generati dagli elettrodotti operanti alla frequenza di 50 Hz.

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Per la determinazione delle fasce di rispetto degli elettrodotti si deve quindi fare riferimento all’obiettivo di 3 μT e alla portata in corrente in servizio normale dell’elettrodotto; il DPCM prescrive che il proprietario/gestore comunichi alle autorità competenti l’ampiezza delle fasce di rispetto e i dati utilizzati per il calcolo.

Nel Decreto del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio del 29/05/2008 viene approvata e riportata in allegato la metodologia di calcolo per la determinazione delle fasce di rispetto. Per semplificare la gestione territoriale e il calcolo, il Decreto prevede un procedimento semplificato che consiste nel calcolo della distanza di prima approssimazione (Dpa). “Se dovessero emergere situazioni di non rispetto della Dpa tra edifici o in luoghi destinati a permanenza non inferiore alle quattro ore, esistenti o di nuova progettazione, e linee elettriche esistenti oppure nuove, o in casi particolarmente complessi per la presenza di linee numerose o con andamenti molto irregolari, le autorità competenti valuteranno l’opportunità di richiedere al proprietario/gestore di eseguire il calcolo esatto della fascia di rispetto lungo le necessarie sezioni della linea al fine di consentire una corretta valutazione”.

Nel territorio del Comune di Gussago sono presenti tre elettrodotti ad alta tensione di tensione pari a 132 kV: uno attraversano il territorio comunale nella porzione settentrionale da est ad ovest, uno attraversa la porzione centro- occidentale in direzione nord-sud e uno interessa la porzione meridionale del territorio attraversandolo in direzione nord/est – sud/ovest (Figura 15.1.1). L’area di intervento non risulta interessata dalla presenza di elettrodotti ad alta tensione; l’elettrodotto più vicino si colloca ad una distanza di circa 600 m in direzione sud.

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Figura 15.1.1 – Elettrodotti AT, in blu l’area di intervento (fuori scala).

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15.2 Alte frequenze

Le principali sorgenti artificiali nell’ambiente di campi elettromagnetici ad alta frequenza (RF), ossia con frequenze tra i 100 kHz e i 300 GHz, comprendenti campi elettromagnetici a radio frequenze (100 kHz - 300 MHz) e microonde (300 MHz - 300 GHz), sono gli impianti per radiotelecomunicazioni. Tale denominazione raggruppa diverse tipologie di apparati tecnologici:

- impianti per la telefonia mobile o cellulare, o stazioni radio base (SRB);

- impianti di diffusione radiotelevisiva (RTV: radio e televisioni);

- ponti radio (impianti di collegamento per telefonia fissa e mobile e radiotelevisivi);

- radar.

Sulla base di quanto riportato nel catasto CASTEL (Catasto Informatizzato Impianti di Telecomunicazione e Radiotelevisione) di ARPA Lombardia il territorio comunale di Gussago risulta direttamente interessato dalla presenza di diverse sorgenti di alte frequenze, con riferimento ad impianti per la diffusione del segnale televisivo, ad impianti fissi per la telefonia mobile, a microcelle e a ponti radio (Figura 15.2.1).

In particolare, in corrispondenza dell’area di intervento e nella sua immediata prossimità non sono presenti sorgenti di emissioni ad alte frequenze; gli impianti più vicini sono rappresentati da una microcella per telefoni cellulari (WIND Telecomunicazioni S.p.A.) localizzata ad una distanza non inferiore a 450 m e da un impianto per telefonia mobile (Vodafone Omnitel N.V.) localizzato ad un distanza non inferiore a 300 m.

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Figura 15.2.1 – Localizzazione impianti alte frequenze presenti all’interno e in prossimità del territorio comunale di Gussago (informazioni direttamente tratte dal database di ARPA Lombardia CASTEL).

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16. Attività potenzialmente a rischio ambientale

16.1 Attività a rischio di incidente rilevante (RIR)

Sul territorio comunale di Gussago non è presente alcuno stabilimento a rischio di incidente rilevante ai sensi del D.Lgs n.105/2015.

L’area di intervento non risulta interessata da aree di danno di stabilimenti a rischio di incidente rilevante.

16.2 Attività produttive soggette ad Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA)

Nel territorio comunale di Gussago risulta presente una sola attività produttiva soggetta ad Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA), rappresentata dalla ERREDIELLE srl (ex L.M.S. srl) localizzata in Via Mandolossa n.23 e appartenente alla categoria 2.5b (lavorazione di metalli non ferrosi: fusione e lega di metalli non ferrosi, compresi i prodotti di recupero e funzionamento di fonderie di metalli non ferrosi, con una capacità di fusione superiore a 4 Mg al giorno per il piombo e il cadmio o a 20 Mg al giorno per tutti gli altri metalli).

In corrispondenza dell’area di intervento non sono presenti attività soggette ad AIA.

16.3 Attività di gestione rifiuti

Sulla base di quanto riportato nel Rapporto Ambientale di VAS del PGT vigente, nel territorio comunale, oltre all’isola ecologica del Comune di Gussago, risultano presenti le seguenti attività di gestione rifiuti:

- autodemolitori: Autodemolizioni di F.lli Molinari di Molinari Roberto e C. Snc, via Cavezzo n.6;

- impianti di trattamento (recupero e smaltimento) autorizzati ai sensi degli artt. 27 e 28 del D.Lgs. n.22/97:

- Eco-Lume di Galetti Maria e C. Snc, via Galvani n.20/22;

- Ecorifiuti Srl, Via Leonardo da Vinci n.8;

- impianti di trattamento e recupero in attività e autorizzati in procedura semplificata (artt. 31-33 D.Lgs. n.22/97):

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- ACF di Andreis Angelo e C Sas, via Barco n.15;

- Ferro metalli Rosa Srl, via Leonardo da Vinci n.17 A/B;

- La metalli recuperi di Vanghetti e C Snc, Via Camillo Golgi, n.26-28 – loc. Bodutto;

- Pamet Srl, via Tartaglia n.34;

- Ribaldi metalli Srl, via Galvani n.22;

- Vedovati Srl, via Mandolossa n.71.

In corrispondenza e nelle immediate vicinanze dell’area di intervento, comunque, non sono presenti attività di gestione rifiuti.

16.4 Siti contaminati

Sulla base di quanto riportato nel Rapporto Ambientale di VAS del PGT vigente sono disponibili le seguenti informazioni.

Sul territorio di Gussago è presente una discarica cessata di rifiuti inerti di proprietà della Faustini costruzioni Spa, ubicata in località Mandolossa.

Per quanto concerne i siti inquinati da bonificare si sottolinea che in seguito a indagini realizzate nell’ambito della risoluzione di un contenzioso di natura civile, si è riscontrata la presenza di sostanza inquinanti (idrocarburi pesanti) in un’area di circa 4.000 m2 di proprietà degli eredi Vezzoli-Suardi, di cui alle particelle n.8 e 62 del foglio 31 del catasto del comune di Gussago (estremo occidentale del territorio). In seguito alla segnalazione il comune ha emesso (agosto 2005) una ordinanza di messa in sicurezza, bonifica e ripristino ambientale dell’area a carico delle ditte Metra Spa, Orizio Spa e Danieli e C. Officine Meccaniche Spa, ubicate nel limitrofo comune di Rodengo Saiano e ritenute corresponsabili dell’inquinamento. Secondo quanto stabilito in sede giudiziale la causa della contaminazione sarebbe da attribuire alle acque scaricate fino al 1990 dalle industrie in un fosso irriguo che attraversava il fondo agricolo e si immetteva in seguito nella vicina roggia Livorna. In ottemperanza all’ordinanza è stato redatto il Piano di caratterizzazione dell’area, approvato dal Comune nell’aprile 2007. Dal verbale della Conferenza di Servizi del 25 giugno 2009 è emersa la necessità di effettuare nuovi campionamenti a integrazione del piano di caratterizzazione, per i parametri che hanno precedentemente presentato il superamento delle concentrazioni stabilite dalla normativa, al fine di meglio definire l’area potenzialmente contaminata.

In corrispondenza e nelle immediate vicinanze dell’area di intervento, comunque, non sono presenti discariche cessate o siti contaminati.

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16.5 Discariche

Sulla base di quanto riportato nel Rapporto Ambientale di VAS del PGT vigente, sul territorio comunale di Gussago non è localizzata alcuna discarica attiva.

In corrispondenza e nelle immediate vicinanze dell’area di intervento non sono, pertanto, presenti discariche attive.

16.6 Attività estrattive

Il territorio comunale di Gussago non è interessato da alcun Ambito Territoriale Estrattivo (ATE) in riferimento sia al Piano cave della Provincia di Brescia – Settori sabbie e ghiaie (D.C.R. n. VII/1114 del 25/11/2004), sia al Piano delle attività estrattive della provincia di Brescia – Settori argille, pietre ornamentali e calcari (D.C.R. n.VIII/582 del 19/03/2008).

In corrispondenza dell’area di intervento, pertanto, non sono presenti o previste attività estrattive.

Rapporto Ambientale - Allegato 1.B CXXIV Comune di Gussago - Provincia di Brescia SUAP Ampliamento di attività industriale “Distillerie Franciacorta S.p.A.” in Variante al PGT Valutazione Ambientale Strategica (V.A.S.)

17. Salute pubblica

17.1 La mortalità

Le informazioni relative alle condizioni di salute pubblica sono ricavate dal “Rapporto sintetico sullo Stato di Salute della Popolazione Bresciana – anno 2015” di ATS Brescia.

Al 30/12/2015 risultavano assistiti nell’Asl di Brescia 1.174.365 soggetti, tra questi 15.872 (1,35%) risultavano assistiti dall’ASL ma non residenti, di cui 175.405 (pari al 14,9%) di età inferiore a 15 anni, 240.350 (pari al 20,5%) di età maggiore o uguale a 65 anni, 34.655 (pari al 2,95%) di età maggiore o uguale a 85 anni; 168.544 persone erano straniere.

Nel corso dell’anno 2015 sono decedute 10.537 persone, con un tasso di mortalità pari a 8,97.

Il numero assoluto dei deceduti è cresciuto nel periodo considerato a causa dell’aumento sia della numerosità sia dell’età della popolazione con un picco nell’anno 2015. Nel periodo 2000-2015 l’età media di morte si è progressivamente innalzata; in particolare è aumentata di 6,3 anni nei maschi e di 4,6 anni nelle femmine (Figura 17.1.1).

Figura 17.1.1 – Numerosità deceduti, tassi grezzi mortalità annuale nei due sessi ed età media di morte (X100.000); *: i dati degli ultimi 2 mesi 2015 sono stimati (fonte: “Rapporto sintetico sullo Stato di Salute della Popolazione Bresciana – anno 2015” di ATS Brescia).

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Per esaminare il trend temporale di mortalità è necessario quindi utilizzare i tassi “corretti” per età tramite standardizzazione diretta per fasce d’età; da tali dati emerge che:

- le femmine hanno tassi di mortalità notevolmente inferiori rispetto ai maschi;

- per i maschi vi è stata una significativa e costante riduzione fino all’anno 2014 (-29%) con un rialzo nell’anno 2015;

- per le femmine, dopo il picco dell’anno 2003, vi è stata una significativa diminuzione fino all’anno 2014 (- 21%), seguita da un aumento nell’anno 2015.

I tassi di mortalità dell’ASL di Brescia standardizzati per età, che tengono quindi conto del profilo demografico più giovane, sono comunque più bassi di quelli nazionali e regionali: nell’anno 2012 (ultimi dati nazionali standardizzati disponibili) il tasso nazionale era di 1.053 nei maschi e di 667 nelle donne e quelli lombardi rispettivamente di 1.033 e 635, mentre nell’ASL di Brescia i tassi erano di 925 nei maschi e 572 nelle femmine (Figura 17.1.2).

Figura 17.1.2 – Tassi di mortalità generale standardizzati per età sulla popolazione italiana del 2001 nei due generi per il periodo 2000-2015 (fonte: “Rapporto sintetico sullo Stato di Salute della Popolazione Bresciana – anno 2015” di ATS Brescia).

L’analisi di mortalità fornisce un’importante informazione sullo stato di salute della popolazione quando si considera il ruolo delle cause di morte (la codifica necessita del lavoro di operatori dedicati e di numerose verifiche per cui non è immediatamente disponibile e gli ultimi dati disponibili sono quelli relativi all’anno 2014).

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È possibile quantificare il ruolo delle cause di morte non solo per quanto riguarda il numero di decessi (nell’anno 2014 9.784 di cui 4.711 maschi e 5.073 femmine), ma anche quantificare gli anni potenziali di vita persa (PYLL8), che nell’anno 2014 sono stati 35.984, per il 66% a carico dei maschi (23.828). I tumori e le patologie del sistema circolatorio causano da sole i 2/3 di tutte le morti (Figura 17.1.3).

I traumi e gli avvelenamenti hanno causato 361 decessi (il 60% nei maschi), ma, dal momento che avvengono spesso in giovane età, sono state per i maschi la seconda causa di perdita di anni di vita e, considerando entrambi i sessi, hanno causato la perdita di 4.475 anni (14,6%). In particolare, nei maschi si è notata una forte perdita di anni a causa degli incidenti di trasporto (1.416 PYLL per 55 casi) e dei suicidi (1.203 PYLL per 57 casi).

La mortalità per cause esterne nell’ASL è stata in genere inferiore rispetto alla media nazionale e simile rispetto alla media regionale, tale mortalità non presenta una correlazione lineare con l’età e varia nei due sessi: molto bassa in entrambi prima dei 15 anni si innalza di 10 volte nei maschi giovani (15 e 34 anni) per poi abbassarsi e riprendere a crescere dopo i 65 anni. Nelle femmine la mortalità per traumi è sempre molto più bassa che nei maschi e non si nota il “picco” nella fascia giovanile.

Un importante fattore di cui bisogna tener conto è che nei giovani i traumi sono il risultato di un evento “esterno”, mentre per gli anziani sono molto più spesso conseguenza di una condizione di “fragilità” dell’individuo. Per queste ragioni il trend temporale dei tassi è stato analizzato separatamente in tre fasce d’età e poi approfondito per le singole specifiche cause. I tassi di mortalità nei soggetti con meno di 75 anni sono diminuiti del 50% nei maschi e del 30% nelle donne e ciò è stato in gran parte determinato dalla forte diminuzione della mortalità per accidenti di trasporto.

Il basso numero di decessi nel gruppo delle “altre patologie” ha un elevato peso sugli anni di vita persi in quanto numerosi decessi avvengono in età infantile legati a cause perinatali o malformazioni congenite.

Sia la mortalità infantile che quella dei bambini più grandi e degli adolescenti risulta essere sostanzialmente in linea con i tassi nazionali e regionali, ma vi è una forte differenza determinata dalla cittadinanza: i bambini stranieri hanno tassi di mortalità infantile più che doppi e, anche nelle età successive, mostrano tassi nettamente superiori rispetto ai coetanei italiani; un dato simile a quanto riportato a livello nazionale ma che ha un peso diverso nella realtà di Brescia ove i nuovi nati stranieri sono 1/3 del totale.

8 PYLL (potential years of life lost) è una misura della mortalità prematura. Per ogni individuo l’età di morte è sottratta ad un’età di referenza (75 anni in genere nei paesi industrializzati); nel caso l’età di morte sia successiva all’età di referenza si attribuisce il valore “0”, in modo da non avere valori negativi.

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Figura 17.1.3 – Percentuale relativa dei decessi per grandi cause (a sinistra) e percentuale relativa PYLL nell’anno 2014 (fonte: “Rapporto sintetico sullo Stato di Salute della Popolazione Bresciana – anno 2015” di ATS Brescia).

17.2 La patologia tumorale

Con il termine “tumore” ci si riferisce ad un insieme, molto eterogeneo, di circa 200 malattie, con la caratteristica comune di una crescita cellulare svincolata dai normali meccanismi di controllo dell’organismo, ma con notevoli differenze per quanto riguarda: andamenti temporali, distribuzione territoriale, fattori eziologici e letalità.

I tumori nel loro insieme hanno rappresentato nell’anno 2014 con 3.330 decessi la prima causa di morte complessiva (34,0% del totale); in particolare, era la prima tra i maschi (39,7%) e la seconda nelle femmine (28,8%). I tumori da soli causano il 44,4% degli anni potenziali di vita persi (15.965 anni).

La mortalità per tumore è in continua diminuzione e negli ultimi 5 anni rispetto al periodo 2000-2004 vi è stato un calo del 17% nei maschi e dell’8% nelle femmine (Figura 17.2.1). La mortalità per tumori era stata nell’anno 2012 superiore del 7% in entrambi i sessi rispetto alla media nazionale (tasso di 330 nei maschi e 183 nelle femmine), ma simile rispetto ai tassi Lombardi (357 e 199 rispettivamente).

In base ai dati del registro tumori emerge come ogni anno vi siano nell’ASL di Brescia circa 7 mila nuovi casi di tumore (esclusi i tumori della cute non melanomi) con tassi di incidenza più elevati rispetto alla media italiana, ma simili rispetto a quanto riscontrato dai registri delle aree vicine per i maschi e tra i più elevati per quanto riguarda le femmine.

Nell’anno 2014 ben 54.227 assistiti, pari al 4,54% del totale, avevano ricevuto delle prestazioni sanitarie specifiche per la patologia tumorale (ricoveri, farmaci, prestazioni specialistiche, esenzione, ecc.): 30.077 (55,5%) erano donne e l’età media era di 63,9 anni per le donne e 67,0 per i maschi.

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Figura 17.2.1 – Tassi di mortalità tumorale standardizzati per età nei due generi ed anni di vita persi (fonte: “Rapporto sintetico sullo Stato di Salute della Popolazione Bresciana – anno 2015” di ATS Brescia).

Si riportano di seguito i dati inerenti alcune tipologie tumorali (Figura 17.2.2).

- Il tumore delle vie respiratorie è nei maschi la singola causa più rilevante sia in termini di numero di decessi (482) che di anni potenziali di vita persi (2.486 PYLL). La mortalità per questo tumore è in forte diminuzione nei maschi (-36%) ma è in aumento nelle femmine (+33%), diventando nell’anno 2014 per esse la seconda causa specifica di anni di vita persa (1.142 PYLL) dopo il tumore del seno: i tassi sono simili a quelli lombardi e più elevati di quelli italiani ed i il trend riflette in modo diretto la prevalenza del tabagismo con 20- 30 anni di latenza. Considerata l’alta letalità di questo tumore (solo il 15% sopravvive a 5 anni) la mortalità indica anche l’andamento dell’incidenza.

- La mortalità per tumori della mammella è nelle femmine la prima causa specifica sia in termini di decessi (234) che di PYLL (1.454), mentre in media vi sono circa 950 nuovi casi l’anno. La mortalità generale è

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diminuita del 17% grazie al netto calo dei tassi nella fascia d’età tra i 50-75 anni oggetto di screening (-27%). La mortalità per le donne oltre i 75 anni è rimasta, invece, stabile. L’incidenza di questo tumore è tra quelli più elevati sia a livello nazionale che lombardo con la zona cittadina che presenta tassi più elevati del 12%. I tassi di mortalità sono, invece, simili a quelli nazionali: la sopravvivenza a 5 anni per tale tumore è in continuo miglioramento ed a livello regionale è pari all’87%.

- I tumori del colon retto sono in termini di incidenza tra i tumori più frequenti (circa 800 nuovi casi anno nell’ASL di Brescia) ed in progressiva crescita in tutti i paesi industrializzati. Nell’anno 2014 vi sono stati 312 decessi con una perdita di 1.415 PYLL, ma la mortalità per questi tumori ha visto una costante diminuzione sia dei tassi di mortalità che degli anni di vita persi in entrambi i sessi. I tassi di mortalità sono inferiori rispetto alla media sia nazionale (nell’anno 2012 pari a 36/100.000 nei maschi e 21 nelle donne) che lombarda; anche l’incidenza è inferiore rispetto alla media regionale.

- Sia l’incidenza che la mortalità per tumori del fegato sono significativamente più elevate nella ASL di Brescia rispetto alle medie nazionali e regionale. Nell’anno 2014 vi sono stati 282 decessi per questo tumore (184 maschi e 98 donne) con una perdita di 1.153 PYLL. La mortalità mostra comunque nei maschi una significativa diminuzione nell’ultimo quinquennio (-23% nell’ultimo lustro rispetto al 2000-2004), mentre è stabile nelle femmine. In particolare, si sono rilevati dei cluster di tumori (sia per incidenza che per mortalità) in alcune aree occidentali della ASL di Brescia in corrispondenza di una maggior prevalenza di epatite C e B.

- Continua la storica diminuzione di mortalità per i tumori dello stomaco (252 decessi e 1.032 PYLL nell’anno 2014) che nel periodo 2000-2014 è diminuita di circa 1/3 in entrambi i sessi. I tassi sono più elevati di quelli nazionali e simili rispetto a quelli lombardi.

- Nell’anno 2014 il tumore del pancreas ha causato 254 decessi e la perdita di 1.056 anni di vita. La mortalità per questo tumore (la cui sopravvivenza a 5 anni è solo del 9%) è in entrambi i sessi stabile e presenta eccessi superiori al 20% rispetto alla media nazionale. Stabile l’andamento nel tempo.

- I tumori maligni del tessuto linfatico ed ematopoietico hanno causato 217 decessi e 1.011 PYLL nell’anno 2014. La mortalità per questi tumori è in diminuzione in entrami i sessi con -14% nei maschi e -31% nelle femmine nell’ultimo quinquennio rispetto al 2000-2004.

- L’incidenza dei tumori maligni nei bambini e negli adolescenti nell’ASL di Brescia risultano essere simili rispetto al resto d’Italia; in linea con i dati nazionali più recenti si è registrato un trend d’incidenza tumorale in diminuzione, non sono stati trovati cluster tumorali significativi sul territorio. In linea con i dati nazionali l’80% dei bambini sopravvive al tumore.

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Figura 17.2.2 – Tassi di mortalità di alcune tipologie tumorali (fonte: “Rapporto sintetico sullo Stato di Salute della Popolazione Bresciana – anno 2015” di ATS Brescia).

17.3 Le malattie del sistema circolatorio

Queste patologie sono state nell’anno 2014 la prima causa di morte tra le femmine (36,5%) e la seconda tra i maschi (28,5%), ma il loro impatto si ridimensiona considerando gli anni di vita persi pari al 14,7% del totale (5.275 anni); ciò è vero soprattutto per le femmine ove, pur essendo come numero di decessi al primo posto,

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hanno provocato “solo” una perdita di 1.210 anni PYLL in quanto l’età media di morte per queste patologie era assai avanzata (87,3 anni nelle donne). Per quanto riguarda i maschi, la morte per queste patologie ha colpito in età più giovane (79,9 anni) con un impatto decisamente superiore in termini di PYLL (4.065 anni); in particolare, le malattie ischemiche cardiache sono state la seconda causa specifica di perdita d’anni negli uomini (1.844 anni).

La mortalità per patologie cardiocircolatorie è diminuita di più del 40% in entrambi i sessi dall’anno 2000 all’anno 2014; ciò ha comportato, soprattutto nei maschi, una notevole diminuzione di PYLL. Per la popolazione di età inferiore ai 75 anni la diminuzione è stata ancora più marcata ed i tassi si sono più che dimezzati in entrambi i sessi (Figura 17.3.1).

La mortalità per malattie del sistema circolatorio è inferiore sia rispetto ai dati nazionali che lombardi: nell’anno 2012 (ultimo dato disponibile) rispettivamente -20% e -14% nei maschi e -24% e -14% nelle femmine.

Figura 17.3.1 – Mortalità delle malattie del sistema circolatorio (fonte: “Rapporto sintetico sullo Stato di Salute della Popolazione Bresciana – anno 2015” di ATS Brescia).

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In base ai dati incrociati dei ricoveri e della mortalità è stato possibile stimare incidenza e letalità di Infarto Miocardico Acuto (IMA) e dell’Ictus per il periodo 2001-2013. I dati più significativi sono i seguenti:

- annualmente si verificano circa 3.000-3.500 episodi di IMA, di cui circa il 40% con esito letale e circa 2.600 episodi di Ictus, di cui circa 1/3 letale;

- vi sono più IMA nei maschi e più Ictus nelle femmine, ma i tassi sono fortemente influenzati dall’età; a parità di età sono sempre più elevati nei maschi soprattutto nelle classi d’età più giovani;

- i tassi degli eventi totali standardizzati mostrano, per entrambi i sessi e per entrambe le patologie, una significativa diminuzione nel periodo considerato (-12% IMA e -27% ictus);

- per i casi ospedalizzati di IMA si è assistito ad una forte diminuzione sia della letalità a 28 giorni (dal 13,5% all’8,5%) che ad 1 giorno (dal 4,9% al 2,7%); per i casi di ictus ospedalizzati non si è registrata una diminuzione della letalità, ma ciò sembra dovuto al maggior arrivo presso gli ospedali di casi molto gravi che prima decedevano a domicilio;

- similmente a quanto riportato in letteratura si è riscontrata una chiara e consistente associazione tra eventi CCV acuti e livelli di polveri sottili (+1,2% ogni 10 μg/m³ di PM10);

- si sono avuti tassi di infarto più elevati nella Valle Trompia e nel Sebino, mentre per l’ictus vi è una incidenza maggiore nei comuni sul confine occidentale e sud; la città e l’hinterland hanno tassi inferiori per gli eventi CCV ed il pattern è simile in entrambi i sessi.

Il numero di soggetti presi in carico nell’anno 2014 per cardiopatie, scompenso e vasculopatie è stato pari a 72.413 soggetti.

17.4 Malattie respiratorie

Nell’anno 2014 vi sono stai 675 decessi per tali patologie, ma gli anni di vita persi sono stati modesti (959 PYLL), poiché hanno colpito in età avanzata (l’età media di morte è di 80 anni nei maschi e 87 nelle femmine). I tassi di mortalità per questa patologia sono, nel periodo 2000-2014, diminuiti del 35% nei maschi e del 26% nelle donne.

Il tasso di ricoveri (Figura 17.4.1) e la tipologia delle patologie varia notevolmente con l’età, in particolare è alto tra i bambini, molto basso negli adulti e tende poi ad innalzarsi nuovamente negli anziani.

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Figura 17.4.1 – Ricoveri per malattie respiratorie, anno 2014 (fonte: “Rapporto sintetico sullo Stato di Salute della Popolazione Bresciana – anno 2015” di ATS Brescia).

Per i bambini (0-14 anni) si possono formulare le seguenti considerazioni:

- i bambini hanno alti tassi di ricovero nei primi 5 anni di vita, in particolare nei primi 12 mesi; ciò è dovuto in gran parte alle infezioni acute delle vie respiratorie e polmoniti che diminuiscono progressivamente all’aumentare dell’età; tra i 3-6 anni sono molto frequenti i ricoveri programmati per interventi di tonsillectomia e/o adenoidectomia;

- i maschi presentano tassi più elevati di ricovero per tutte le tipologie di malattie respiratorie (in media +25%); i bambini stranieri hanno più ricoveri dovuti ad infezioni acute e meno ricoveri per interventi chirurgici programmati;

- nel periodo 2000-2014 i tassi di ricovero si sono più che dimezzati, un trend registrato per tutte le patologie, in particolare per l’asma.

Per gli anziani (65 anni e oltre) si possono formulare le seguenti considerazioni:

- i tassi di ricovero per polmoniti e influenza, BPCO e altre malattie del sistema respiratorio (nella maggior parte dei casi trattasi di insufficienza respiratoria acuta/edema polmonare) aumentano linearmente con l’età;

- sono altrettanto frequenti anche i ricoveri in cui le malattie respiratorie, soprattutto la BPCO, compaiono in diagnosi secondaria, come una complicanza di altre patologie;

- i maschi presentano tassi doppi rispetto femmine per tutte le tipologie di malattia;

- nei 15 anni esaminati i tassi di ricovero per BPCO si sono dimezzati, mentre sono rimasti stabili i ricoveri per le altre patologie; in forte diminuzione anche i ricoveri con patologie respiratorie in diagnosi secondaria.

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L’inquinamento atmosferico è, insieme al fumo di sigaretta, il fattore di rischio più importante per le malattie respiratorie, eppure le differenze territoriali registrate nell’ASL di Brescia appaiono di difficile interpretazione e non permettono di formulare ipotesi su potenziali fattori di rischio territoriali con ruolo causale, infatti (Figura 17.4.2):

- le aree in cui si hanno più ricoveri nei bambini (confermate anche dall’analisi degli accessi al pronto soccorso) sono diverse rispetto alle aree con tassi maggiori negli anziani;

- le aree ove sono presenti gli assi con maggior traffico stradale non presentano tassi di ricovero più elevati né per i bambini né per gli anziani.

Le analisi su serie temporali hanno, invece, confermato i dati di letteratura e mostrato come nell’ASL di Brescia ad ogni incremento di 10 μg/m³ di PM10 vi sia stato un aumento significativo del rischio di ricoveri respiratori pari al 3,7%. In estate, quando si rimane di più all’aria aperta, l’associazione era ancora più forte pari al +10,6% ogni 10 μg/m³ di PM10.

Figura 17.4.2 – Rapporto osservati attesi standardizzato per età e sesso dei ricoveri per malattia respiratoria (dati su base comunale 2000-14 con smoothing) (fonte: “Rapporto sintetico sullo Stato di Salute della Popolazione Bresciana – anno 2015” di ATS Brescia).

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17.5 La demenza

In base all’integrazione dei dati di diverse banche dati nell’anno 2014 risultavano esservi 15.616 pazienti residenti affetti da demenza (7.796 con Alzheimer, i restanti con altre demenze): l’età media è di 82,6 anni in caso di Alzheimer e di 84,3 per altre forme di demenza.

La prevalenza è pari a 12,8/1.000 per l’intera popolazione, è più elevata nelle donne (17,9/1.000) ed aumenta con l’età: i casi sono 1 per 1.000 prima dei 60 anni, mentre dopo i 90 anni ne è affetto 1 su ogni 4 soggetti.

La numerosità e la prevalenza sono più che raddoppiate dall’anno 2003 (i casi prevalenti erano 7.072) all’anno 2011 (n.15.058) per poi stabilizzarsi poiché il numero di nuovi casi è simile al numero dei decessi: nell’anno 2014 sono stati identificati 2.927 nuovi casi, mentre 2.353 sono deceduti nel corso dell’anno.

Nell’anno 2014 i soggetti che avevano ricevuto farmaci specifici per l’Alzheimer o erano stati inclusi nei piani terapeutici erano 5.177, pari al 33,1% del totale, una percentuale in crescita rispetto agli anni precedenti: nell’anno 2013 era il 30%, nell’anno 2012 il 25% e nell’anno 2011 il 23%.

17.6 Le patologie croniche

La “Banca Dati Assistiti” (BDA) permette di identificare gli assistiti presi in carico per 15 famiglie di patologie croniche. Nel corso dell’anno 2014 sono state assistite dall’ASL di Brescia 1.194.037 persone (50,8% femmine), di cui il 30,1% presi in carico per almeno una delle 15 condizioni patologiche considerate; di questi 202.208 presentano una sola patologia, 95.301 due patologie, mentre 61.514 ne associano un numero superiore.

Nel periodo 2003-2014 il numero complessivo dei soggetti con patologia è aumentato di 95.087 soggetti (+36%, da 263.936 a 359.023 assistiti), vi è stata una diminuzione della prevalenza dei soggetti senza alcuna patologia cronica, mentre sono aumentati i presi in carico per almeno una patologia cronica: nell’anno 2003 erano 251,8/1.000, passati a 300,7/1.000 nell’anno 2014: un aumento medio annuo dell’1,6%. È aumentato anche il numero di persone con più patologie (nell’anno 2014 gli assistiti con patologia cronica avevano in media 1,68 patologie rispetto a 1,50 nell’anno 2003).

Per tutte le patologie, ad eccezione delle Broncopneumopatie, vi è stato un aumento nel corso degli ultimi anni sia in termini assoluti che in termini di prevalenza: le malattie rare sono più che triplicate (l’aumento è verosimilmente frutto anche dell’attivazione negli ultimi anni della “Rete delle malattie rare” che ne ha favorito la diagnosi e la presa in carico). Malattie autoimmuni desofago-gastroduodenopatie sono più che raddoppiate.

L’aumento dei trapiantati dopo l’anno 2007 riflette un cambiamento metodologico che ha permesso una maggiore sensibilità nell’identificazione degli stessi. I rilevanti cambiamenti riscontrati nel periodo 2003-2014 possono

Rapporto Ambientale - Allegato 1.B CXXXVI Comune di Gussago - Provincia di Brescia SUAP Ampliamento di attività industriale “Distillerie Franciacorta S.p.A.” in Variante al PGT Valutazione Ambientale Strategica (V.A.S.)

essere spiegati in parte dall’evoluzione del quadro anagrafico-epidemiologico locale (il progressivo innalzamento dell’età determina un maggior numero di assistiti con patologie croniche), ma anche dalla maggior sensibilità e capacità di prendere in carico per patologie croniche soggetti che in precedenza erano misconosciuti e dalla migliorata sopravvivenza (è il caso del HIV/AIDS: pur essendo diminuiti i nuovi casi si innalza il numero totale dei presi in carico).

17.7 Considerazioni di sintesi

La popolazione bresciana sta avendo, come nel resto del paese, un progressivo invecchiamento, mitigato in parte dalla forte immigrazione di giovani stranieri verificatasi negli scorsi anni; dopo l’anno 2008 l’ondata migratoria si è però ridotta fino ad arrestarsi nell’ultimo biennio.

Nel periodo 2000-2014 la mortalità è scesa per quasi tutte le cause e l’aspettativa di vita è aumentata; tale tendenza è stata in gran parte determinata dalla diminuzione della mortalità per malattie cardiocircolatorie ed è stata più evidente nei maschi, che hanno in parte ridotto il gap rispetto alle femmine.

La mortalità per tumori sta diminuendo sia nei maschi sia, in modo minore, nelle femmine. L’incidenza e la mortalità per tumori sono, nell’ASL di Brescia, più elevati rispetto alla media nazionale, ma sostanzialmente simili rispetto ai tassi regionali. Particolarmente elevata è l’incidenza del tumore del fegato in corrispondenza delle aree in cui vi sono cluster di Epatite C e B. I tumori delle vie aeree sono in diminuzione nei maschi e in aumento nelle femmine. Si ricorda che i tumori raggruppano una serie di patologie con diversi fattori di rischio, diversi trend e diversa distribuzione territoriale.

A parità di età, i tassi di mortalità per malattie cardiovascolari sono diminuiti, come pure l’incidenza di ictus e infarto. La prevalenza di soggetti affetti da tali patologie è, però, in continuo aumento.

In diminuzione la mortalità e l’ospedalizzazione per patologie respiratorie.

Rapporto Ambientale - Allegato 1.B CXXXVII Comune di Gussago - Provincia di Brescia SUAP Ampliamento di attività industriale “Distillerie Franciacorta S.p.A.” in Variante al PGT Valutazione Ambientale Strategica (V.A.S.)

Figure fuori testo

Rapporto Ambientale - Allegato 1.B CXXXVIII Legenda

Area oggetto di SUAP

SUAP "Distillerie Franciacorta S.p.A." DdP - Ambiti di trasformazione 01 scala 1:8.000 Legenda Area oggetto di SUAP

SUAP "Distillerie Franciacorta S.p.A." DdP - Sistema dei vincoli 02 scala 1:8.000 Legenda

Area oggetto di SUAP

SUAP "Distillerie Franciacorta S.p.A." DdP - Carta dei vincoli geologici 03 scala 1:8.000 Legenda

Area oggetto di SUAP

SUAP "Distillerie Franciacorta S.p.A." PdS - Servizi pubblici 04 scala 1:5.000 Legenda

Area oggetto di SUAP

SUAP "Distillerie Franciacorta S.p.A." 3G60RELOLWjSURJHWWR 05 scala 1:8.000 Legenda

Area oggetto di SUAP

SUAP "Distillerie Franciacorta S.p.A." PdR 06a scala 1:5.000 Legenda

SUAP "Distillerie Franciacorta S.p.A." PdR 06b scala - Legenda Edificato, infrastrutture Formazioni ripariali Area oggetto di SUAP e pertinenze Cespuglieti Parchi e giardini

Prati permanenti Aree degradate

Seminativi semplici

Vigneti

Orti familiari

SUAP "Distillerie Franciacorta S.p.A." Uso reale del suolo scala 1:8.000 07 Localizzazione areale SUAP

SUAP “Distillerie Franciacorta S.p.A.” PTR - Tavola A: Ambiti geografici e unità tipologiche di paesaggio 08 scala libera

Localizzazione areale SUAP SUAP “Distillerie Franciacorta S.p.A.” PTR - Tavola B: Elementi identificativi e percorsi di interesse paesaggistico 09 scala libera Localizzazione areale SUAP

SUAP “Distillerie Franciacorta S.p.A.” PTR - Tavola C: Istituzioni per la tutela della natura 10 scala libera Localizzazione areale SUAP

SUAP “Distillerie Franciacorta S.p.A.” PTR - Tavola D: Quadro di riferimento della disciplina paesaggistica regionale 11 scala libera Localizzazione areale SUAP

SUAP “Distillerie Franciacorta S.p.A.” PTR - Tavola E: Viabilità di rilevanza paesaggistica 12 scala libera Localizzazione areale SUAP

SUAP “Distillerie Franciacorta S.p.A.” PTR - Tavola F: Riqualificazione paesagg.: ambiti ed aree di attenzione regionale 13 scala libera Localizzazione areale SUAP

SUAP “Distillerie Franciacorta S.p.A.” PTR - Tavola G: Contenimento processi di degrado e qualificazione paesaggistica 14 scala libera Localizzazione areale SUAP

SUAP “Distillerie Franciacorta S.p.A.” PTR - Tavola I: Quadro sinottico tutele paesaggistiche di legge (D. Lgs 42/2004) 15 scala libera Legenda

Area oggetto di SUAP

SUAP "Distillerie Franciacorta S.p.A." PTCP-Ambiti, sistemi, el. paesaggio 16a scala 1:15.000 Legenda

SUAP "Distillerie Franciacorta S.p.A." PTCP-Ambiti, sistemi, el. paesaggio 16b scala - Legenda

Area oggetto di SUAP

SUAP "Distillerie Franciacorta S.p.A." PTCP-Degrado del paesaggio, areali scala 1:15.000 17 Legenda

Area oggetto di SUAP

SUAP "Distillerie Franciacorta S.p.A." PTCP-Degrado del paesaggio, elem. 18a scala 1:15.000 Legenda

SUAP "Distillerie Franciacorta S.p.A." PTCP-Degrado del paesaggio, elem. 18b scala 1:8.000 Legenda

Area oggetto di SUAP

SUAP "Distillerie Franciacorta S.p.A." PTCP-Rete verde paesaggistica 19a scala 1:15.000 Legenda

SUAP "Distillerie Franciacorta S.p.A." PTCP-Rete verde paesaggistica 19b scala - Legenda

Area oggetto di SUAP

SUAP "Distillerie Franciacorta S.p.A." PTCP-Beni paesaggistici e culturali 20a scala 1:15.000 Legenda

SUAP "Distillerie Franciacorta S.p.A." PTCP-Beni paesaggistici e culturali 20b scala - Legenda

Area oggetto di SUAP

SUAP "Distillerie Franciacorta S.p.A."

&ODVVLGLVHQVLELOLWjSDHVLVWLFD scala 1:8.000 21 Legenda

Area oggetto di SUAP

SUAP "Distillerie Franciacorta S.p.A." Rete fognaria scala 1:8.000 22 Legenda

Area oggetto di SUAP

SUAP "Distillerie Franciacorta S.p.A." Rete acquedottistica 23 scala 1:8.000 Legenda

Area oggetto di SUAP

SUAP "Distillerie Franciacorta S.p.A." Carta geologica e geomorfologica scala 1:8.000 24 Legenda

Area oggetto di SUAP

SUAP "Distillerie Franciacorta S.p.A." &DUWDSHULFRORVLWjVLVPLFDORFDOH 25 scala 1:8.000 Legenda

Area oggetto di SUAP

SUAP "Distillerie Franciacorta S.p.A." &DUWDGHOODIDWWLELOLWjJHRORJLFD 26 scala 1:8.000 Legenda

Area oggetto di SUAP

SUAP "Distillerie Franciacorta S.p.A." Rete idrografica scala 1:5.000 27 Legenda Classe 2s: suoli con moderate limitazioni Area oggetto di SUAP (caratteristiche negative suolo) Classe 3e: suoli con severe limitazioni (rischio di erosione)

Aree edificate non indagate

SUAP "Distillerie Franciacorta S.p.A." Capacità uso agricolo dei suoli scala 1:8.000 28 Legenda

Area oggetto di SUAP

SUAP "Distillerie Franciacorta S.p.A." Ambiti agricoli strategici 29 scala 1:8.000 Legenda

Area oggetto di SUAP

SUAP "Distillerie Franciacorta S.p.A." Carta idrogeologica 30 scala 1:8.000 Legenda

Attitudine suoli spandimenti liquami Attitudine suoli spandimenti fanghi S1: suoli adatti S1: suoli adatti Aree edificate senza limitazioni senza limitazioni non indagate S1t/S3t: suoli adatti S1/S2: suoli adatti con moderate limitazioni senza limitazioni Area oggetto di SUAP (tessitura) o con lievi limitazioni

SUAP "Distillerie Franciacorta S.p.A." Attitudine suoli spandimento 31 scala 1:8.000 Legenda

Area oggetto di SUAP

SUAP "Distillerie Franciacorta S.p.A." Zonizzazione acustica territorio 32 scala 1:5.000 Comune di Gussago - Provincia di Brescia SUAP Ampliamento di attività industriale “Distillerie Franciacorta S.p.A.” in Variante al PGT Valutazione Ambientale Strategica (V.A.S.)

Allegato 2.A: Matrice di coerenza Obiettivo Generale SUAP in Variante (OGP) – Obiettivi generali del PGT vigente

Rapporto Ambientale - Allegato 2.A I Comune di Gussago - Provincia di Brescia SUAP Ampliamento di attività industriale “Distillerie Franciacorta S.p.A.” in Variante al PGT Valutazione Ambientale Strategica (V.A.S.)

Matrice di coerenza Obiettivo Generale SUAP in Variante (OGP) – Obiettivi generali del PGT vigente. Obiettivo Generale SUAP in Variante Obiettivi generali del PGT vigente (OGP) Il Piano sottolinea la centralità e la rilevanza dei temi di sviluppo sostenibile e di sostenibilità ambientale, con stretto riferimento Sistema all’obiettivo di tutela dell’ambiente, da realizzarsi attraverso la ambientale e salvaguardia del paesaggio e del patrimonio storicoculturale ed NO paesistico ecologico. Rilevanti in tal senso sono anche gli aspetti geologici, idrogeologici e sismici del territorio, in osservanza all’articolo 8, comma 2, lettera e) della legge urbanistica regionale. L’Amministrazione Comunale intende, attraverso gli elaborati che costituiranno il PGT, provvedere a un riordino e potenziamento del Sistema della sistema stradale esistente, razionalizzando gli spazi per la sosta e mobilità riqualificando le infrastrutture con progetti mirati al miglioramento territoriale della sicurezza del sistema della viabilità, e a limitare l’inquinamento acustico e atmosferico, anche prevedendo forme di mitigazione adeguate sulle strade di grande comunicazione. L'Amministrazione Comunale intende promuovere interventi che Sistema dei consentano di accrescere la fruibilità dei servizi esistenti e di servizi e progetto, attraverso l’eliminazione delle barriere architettoniche e il sottoservizi potenziamento delle reti dei sottoservizi generali a uso della collettività. Con l’obiettivo di sostenere un adeguato sviluppo economico e sociale sono previsti interventi a favore del sistema agricolo (valorizzazione delle colture specializzate, recupero patrimonio rurale Sistema esistente), produttivo (sostegno alle attività insediate e produttivo, rilocalizzazione in contesti idonei), artigianale di servizio (favorirne il SI terziario e consolidamento, la qualificazione e lo sviluppo di attività relative, turistico all’interno dei NAF), terziario (incentivo ai complessi a servizio della collettività e delle attività direzionali), e turistico (potenziamento delle strutture esistenti, e incentivo alla localizzazione di nuove strutture ricettive a carattere residenziale e alberghiero). Per sviluppare il settore commerciale in osservanza al reale fabbisogno della popolazione è necessario analizzare Sistema della adeguatamente il territorio e gli utenti in modo da mantenere un distribuzione equilibrio fra le scelte di localizzazione commerciale ed il contesto commerciale territoriale, relazionando così la distribuzione dei servizi e delle infrastrutture viarie. I Nuclei di Antica Formazione sono analizzati come un caposaldo fondativo e nodale di una rete più ampia, dove i nuclei minori e le preesistenze sparse, ancorati alla viabilità storica, permettono di Sviluppo delle leggere l'impianto insediativo originario dell'intero territorio comunale. attività insediative Il recupero dei NAF e delle cascine abbandonate consente di residenziali minimizzare il consumo di suolo. Per soddisfare le esigenze della collettività, particolare attenzione sarà rivolta all’edilizia economico popolare.

Rapporto Ambientale - Allegato 2.A II Comune di Gussago - Provincia di Brescia SUAP Ampliamento di attività industriale “Distillerie Franciacorta S.p.A.” in Variante al PGT Valutazione Ambientale Strategica (V.A.S.)

Allegato 2.B: Matrice di coerenza Obiettivo Generale SUAP in Variante (OGP) – Obiettivi generali del PTR

Rapporto Ambientale - Allegato 2.B I Comune di Gussago - Provincia di Brescia SUAP Ampliamento di attività industriale “Distillerie Franciacorta S.p.A.” in Variante al PGT Valutazione Ambientale Strategica (V.A.S.)

Matrice di confronto Obiettivo Generale SUAP in Variante (OGP) – Obiettivi generali del PTR. Obiettivo Generale SUAP in Variante Obiettivi del PTR (OGP) Favorire, come condizione necessaria per la valorizzazione dei territori, 1 l’innovazione, lo sviluppo della conoscenza e la sua diffusione Favorire le relazioni di lungo e di breve raggio, tra i territori della Lombardia 2 e tra il territorio regionale e l’esterno

3 Assicurare, a tutti i territori della regione e a tutti i cittadini, l’accesso ai servizi pubblici e di pubblica utilità 4 Perseguire l’efficienza nella fornitura dei servizi pubblici e di pubblica utilità

5 Migliorare la qualità e la vitalità dei contesti urbani e dell’abitare nella sua accezione estensiva di spazio fisico, relazionale, di movimento e identitaria 6 Porre le condizioni per un’offerta adeguata alla domanda di spazi per la SI residenza, la produzione, il commercio, lo sport e il tempo libero Tutelare la salute del cittadino, attraverso il miglioramento della qualità 7 dell’ambiente, la prevenzione e il contenimento dell’inquinamento delle acque, acustico, dei suoli, elettromagnetico, luminoso e atmosferico Perseguire la sicurezza dei cittadini rispetto ai rischi derivanti dai modi di 8 utilizzo del territorio

9 Assicurare l’equità nella distribuzione sul territorio dei costi e dei benefici economici, sociali ed ambientali 10 Promuovere l’offerta integrata di funzioni turistico-ricreative sostenibili 11 Promuovere un sistema produttivo di eccellenza SI Valorizzare il ruolo di Milano quale punto di forza del sistema economico, 12 culturale e dell’innovazione e come competitore a livello globale Realizzare, per il contenimento della diffusione urbana, un sistema 13 SI policentrico di centralità urbane compatte Riequilibrare ambientalmente e valorizzare paesaggisticamente i territori 14 NO della Lombardia Supportare gli Enti Locali 15 nell’attività di programmazione e promuovere la sperimentazione e la qualità programmatica e progettuale Tutelare le risorse scarse (acqua, suolo e fonti energetiche) indispensabili 16 NO per il perseguimento dello sviluppo 17 Garantire la qualità delle risorse naturali e ambientali NO Favorire la graduale trasformazione dei comportamenti, anche individuali, e degli approcci culturali verso un utilizzo razionale e sostenibile di ogni 18 risorsa, l’attenzione ai temi ambientali e della biodiversità, paesaggistici e culturali, la fruizione turistica sostenibile 19 Valorizzare in forma integrata il territorio e le sue risorse

20 Promuovere l’integrazione paesistica, ambientale e naturalistica degli interventi derivanti dallo sviluppo economico, infrastrutturale ed edilizio 21 Realizzare la pianificazione integrata del territorio e degli interventi

22 Responsabilizzare la collettività e promuovere l’innovazione di prodotto e di processo al fine di minimizzare l’impatto delle attività antropiche Gestire con modalità istituzionali cooperative le funzioni e le complessità dei 23 sistemi transregionali 24 Rafforzare il ruolo di “Motore Europeo” della Lombardia, garantendo le condizioni per la competitività di funzioni e di contesti regionali forti

Rapporto Ambientale - Allegato 2.B II Comune di Gussago - Provincia di Brescia SUAP Ampliamento di attività industriale “Distillerie Franciacorta S.p.A.” in Variante al PGT Valutazione Ambientale Strategica (V.A.S.)

Allegato 2.C: Matrice di coerenza Obiettivo Generale SUAP in Variante (OGP) – Obiettivi generali del PTRA “Franciacorta”

Rapporto Ambientale - Allegato 2.C I Comune di Gussago - Provincia di Brescia SUAP Ampliamento di attività industriale “Distillerie Franciacorta S.p.A.” in Variante al PGT Valutazione Ambientale Strategica (V.A.S.)

Matrice di confronto Obiettivo Generale SUAP in Variante (OGP) – Obiettivi generali del PTRA “Franciacorta”. Obiettivo Generale SUAP in Variante Obiettivi del PTRA Franciacorta (OGP) 1.1 Criteri per il corretto utilizzo della risorsa suolo SI 1.2 Rigenerazione territoriale e urbana Indicazione degli strumenti di perequazione territoriale e delle aree di 1.3 potenziale applicazione per trasformazioni di carattere sovralocale Indicazione degli strumenti di livello locale per migliorare la qualità e 1.4 l’attrattività del territorio Valorizzazione delle rilevanze naturalistico-ambientali e delle aree agricole di 2.1 NO pregio 2,2 Valorizzazione delle emergenze storico-paesaggistiche NO Azioni di riequilibrio, miglioramento e corretta gestione paesaggistica dei 2.3 paesaggi dell’abbandono e delle aree complesse 2.4 Promuovere il paesaggio come opportunità per un turismo di qualità Temi progettuali di governance e infrastrutturazione spaziale finalizzati alla 2.5 valorizzazione del paesaggio 3.1 Proposte di rivitalizzazione e riutilizzo delle linee ferroviarie Pianificazione delle reti sovralocali di mobilità lenta e sue interconnessioni 3.2 con altri sistemi infrastrutturali o modali e con le emergenze paesaggistiche e culturali della zona 3.3 Proposta di un sistema di mobilità integrato gomma-ferro

Rapporto Ambientale - Allegato 2.C II Comune di Gussago - Provincia di Brescia SUAP Ampliamento di attività industriale “Distillerie Franciacorta S.p.A.” in Variante al PGT Valutazione Ambientale Strategica (V.A.S.)

Allegato 2.D: Matrice di coerenza Obiettivo Generale SUAP in Variante (OGP) – Obiettivi generali del PTCP

Rapporto Ambientale - Allegato 2.D I Comune di Gussago - Provincia di Brescia SUAP Ampliamento di attività industriale “Distillerie Franciacorta S.p.A.” in Variante al PGT Valutazione Ambientale Strategica (V.A.S.)

Matrice di coerenza Obiettivo Generale SUAP in Variante (OGP) – Obiettivi generali del PTCP. Obiettivo Generale SUAP in Variante Macro-obiettivi del PTCP (OGP) garantire un equilibrato sviluppo socio-economico del territorio provinciale in 1 SI un’ottica di competitività e miglioramento della qualità della vita riconoscere i differenti territori presenti in ambito provinciale, tutelando e 2 valorizzando le risorse e le identità culturali e ambientali locali che li caratterizzano definire il quadro di riferimento per le reti di mobilità e tecnologiche, per il 3 sistema dei servizi, ed in generale per tutti i temi di rilevanza sovracomunale migliorare la qualità ambientale e la resilienza del territorio contribuendo alla protezione delle risorse ambientali e alla prevenzione e contenimento 4 dell’inquinamento e dei rischi, riconoscendo il ruolo dei servizi ecosistemici e NO promuovendo le green infrastructure nella pianificazione e programmazione generale e di settore e perseguendo la sostenibilità delle singole trasformazioni urbanistiche e territoriali tutelare le risorse paesaggistiche prevenendo e riducendo i fenomeni di 5 degrado attraverso il coordinamento degli strumenti di pianificazione e NO programmazione generale e il controllo dei singoli interventi contenere il consumo di suolo evitando gli usi incompatibili e non sostenibili 6 NO sotto il profilo ambientale e territoriale rafforzare la cooperazione fra enti su temi di interesse sovracomunale, 7 anche attraverso lo sviluppo di azioni di pianificazione di area vasta e strumenti negoziali o modelli perequativi promuovere la programmazione integrata degli interventi di trasformazione 8 del territorio quale supporto all'attuazione della rete verde, della rete ecologica e delle reti di mobilità e servizi sovracomunali promuovere il territorio, le sue potenzialità e le capacità imprenditoriali che si 9 SI sono nel tempo formate nei comparti del primario, secondario e terziario coordinare le strategie e azioni di interesse sovracomunale dei piani e 10 programmi territoriali e di settore sostenere la diversificazione e la multifunzionalità delle attività agricole nel 11 quadro di una politica di sviluppo integrato nel territorio

Rapporto Ambientale - Allegato 2.D II