Incastellamento E Paesaggio Rurale Nel Bresciano. La Franciacorta Tra X E XV Secolo
Total Page:16
File Type:pdf, Size:1020Kb
Corso di Laurea magistrale (ordinamento ex D.M. 270/2004) in Scienze dell'Antichità: letterature, storia e archeologia Tesi di Laurea Incastellamento e paesaggio rurale nel Bresciano. La Franciacorta tra X e XV secolo. Relatore Ch. Prof. Sauro Gelichi Correlatori Ch. Prof. Stefano Gasparri Ch. Prof. Claudio Negrelli Laureando Simone Sestito Matricola 839780 Anno Accademico 2012 / 2013 INDICE Introduzione 1. Il contesto storico: la Franciacorta e il Sebino 1.1 Territorio e ambiente naturale 1.2 L'assetto precastrense: la Franciacorta tra Tardoantico e Alto Medioevo 1.2.1 Insediamento e paesaggio rurale tra Tardoantico e Medioevo: un'introduzione 1.2.2 Gli antefatti: l'età romana 1.2.3 L'insediamento nel Tardoantico 1.2.4 L'Alto Medioevo 1.2.5 Pievi, monasteri e curtes 1.2.6 Conclusioni: l'assetto precastrense 1.3 Il Bresciano e la Franciacorta nel Basso Medioevo 1.3.1 Vecchi e nuovi attori in un territorio “di confine” 1.3.2 Specializzazione dell'economia 1.3.3 Archeologia dell'architettura in Franciacorta e sul Sebino 1.4 Il contesto storico: una breve conclusione 2. Il campione: strutture fortificate della Franciacorta e del Basso Sebino 2.1 Introduzione: gli studi castellani nel Bresciano 2.2 Censimento delle evidenze storico-archeologiche 2.2.1 Contesti indagati archeologicamente 1. Borgonato, Corte Franca 2. Coccaglio 3. Erbusco 4. Iseo 5. Clusane, Iseo 6. Ome 7. Riva, Palazzolo sull'Oglio 8. Provaglio d'Iseo 9. Rodengo, Rodengo-Saiano 10. Rocca, Rodengo-Saiano 11. Rovato 2.2.2 Contesti con strutture sussistenti in elevato 12. Adro 13. Cazzago S. Martino 14. Bornato, Cazzago S. Martino 15. Capriolo 16. Mussiga, Capriolo 17. Spina, Cologne 18. Colombaro, Corte Franca 19. Nigoline, Corte Franca 20. Casaglio, Gussago 21. Navezze, Gussago 22. Sale, Gussago 23. S. Giorgio alla Corna, Iseo 24. Sensole, Monte Isola 25. Siviano, Monte Isola 1 26. Castelvedere, Monticelli Brusati 27. Paderno Franciacorta 28. Mura, Palazzolo sull'Oglio 29. Paratico 30. Passirano 31. Polaveno 2.2.3 Strutture con traccia storica 32. Torbiato, Adro 33. Brione 34. Calino, Cazzago S. Martino 35. Cologne 36. Timoline, Corte Franca 37. Ronco, Gussago 38. Bosine, Iseo 39. Peschiera Maraglio, Monte Isola 40. Vanzago, Paratico 41. Monterotondo, Passirano 42. Valenzano, Passirano 43. Camignone, Passirano 44. Pilzone 45. Provezze, Provaglio d'Iseo 46. Saiano, Rodengo-Saiano 3. L'analisi: la maglia castellana 3.1 I metodi: un quadro teorico 3.1.1 L'archeologia del paesaggio e la geografia storica 3.1.2 I GIS e l'analisi spaziale 3.2 Spunti per una classificazione dei siti fortificati franciacortini 3.2.1 La classificazione per la comprensione dell'incastellamento 3.2.2 Quali parametri per la codificazione delle categorie? 3.2.3 Classificazione dei siti franciacortini: un'ipotesi 3.3 Aspetti quantitativi: l'analisi spaziale 3.3.1 La ricostruzione geografica degli assetti castrensi: premessa 3.3.2 La maglia castrense: trama e densità 3.3.3 Contestualizzazione dei risultati 3.4 Aspetti qualitativi: la ricerca archeologica 3.4.1 Osservazioni introduttive 3.4.2 Archeologia e topologia 4. Conclusioni 4.1 L'incastellamento in Franciacorta e nel Basso Sebino 4.2 Un bilancio Allegati • Appendice I – Catalogo dei siti e dei rinvenimenti • Appendice II – Catalogo dei siti fortificati Bibliografia 2 INTRODUZIONE Il lavoro che in questa sede si viene a presentare si riallaccia, concretamente e idealmente, ad un progetto di ricerca pregresso, presentato in sede di discussione di laurea triennale presso la sede bresciana dell'Università Cattolica del Sacro Cuore1. Il legame è, appunto, concreto nella misura in cui l'argomento è il medesimo (ovvero, l'incastellamento e le strutture fortificate di ambito bresciano), ma è anche soprattutto ideale, poiché quello che qui si propone vuole essere un'occasione di approfondimento per quel primo incontro con un tema classico della medievistica italiana. Quel lavoro, infatti, più che la problematizzazione di un modello, fu nella sostanza una sintesi dello status quaestionis relativo all'archeologia delle strutture fortificate d'ambito postclassico del territorio bresciano nella forma della recensione del materiale edito e di più facile reperibilità; d'altro canto, non fu nemmeno nostro interesse in quell'occasione proporre un puntuale catalogo bibliografico che accogliesse tutte le pubblicazioni reperibili e conosciute sull'argomento nel quadro geografico considerato. Questo primo spoglio, sebbene di modeste pretese, ebbe innanzitutto il merito di avvicinarci alle problematiche dell'incastellamento e alla conoscenza di un territorio specifico e, in secondo luogo, di darci agio e modo di valutare cosa esattamente fosse stato prodotto dalla ricerca più recente in questo ambito (attraverso la considerazione dei casi di studio) e di ipotizzare cosa ancora si potesse fare (immaginando quindi le possibili prospettive). I risultati di questo primo e vasto spoglio bibliografico (che si concentrò soprattutto su quanto posseduto dalle biblioteche provinciali) furono in un certo senso bifronti. Se da un lato si offrivano all'attenzione sia degli addetti ai lavori sia dell'opinione pubblica i risultati di indagini nel corso delle quali la raffinatezza del metodo produsse risultati decisamente interessanti2, dall'altro la maggior parte delle 1 L'incastellamento bresciano nelle pubblicazioni del ventennio 1990-2010. Casi di studio e prospettive, Prova finale in Archeologia Medievale di Laurea di primo livello in Lettere, Università Cattolica del Sacro Cuore – Sede di Brescia, A.A. 2010-11, relatore: Ch. mo Prof. Marco Sannazaro, correlatore: Ch. mo Prof. Dario Gallina. 2 Tra questi, è il caso di ricordare anche qui il sito di Lozio (Valle Camonica), nel quale l'analisi delle stratigrafie murarie è stata fondamentale nel determinare le fasi edilizie dei diversi corpi di fabbrica, facendo luce su un contesto prima praticamente sconosciuto (cfr. CAIMI 1999-2000); Iseo (sull'omonimo lago), dove l'analisi 3 pubblicazioni rifuggiva spesso da quell'attenzione che possiamo definire “archeologica”: attenta, ovvero, ai dati schiettamente materiali dei manufatti e considerati in una prospettiva diacronica nell'ottica propria della stratigrafia archeologica. Durante la ricerca ci imbattemmo spesso in materiali che, pur attirando la nostra attenzione, risultavano in ultima analisi insoddisfacenti; non tanto per la diversità degli interessi (prevalentemente artistici e architettonici), quanto piuttosto per la concezione delle strutture fortificate come monadi avulse non solo da un contesto storico, ma anche dalle comunità che le edificarono. Se ciò non stupiva nei lavori concepiti esclusivamente a scopo turistico ('turistico', talvolta, nel senso più deteriore del termine), al contrario ci meravigliò molto che la stessa approssimazione e la stessa facilità nell'accettare i luoghi comuni sui castelli e le fortificazioni permeassero della loro acriticità anche lavori che ci saremmo attesi più consapevoli e più coscienti o, quanto meno, più aggiornati su un piano propriamente storiografico. D'altro canto, è risaputo da tempo: nell'immaginario moderno e contemporaneo relativo a quella civiltà europea che gli specialisti e non definiscono per convenzione “medievale”, il “castello” (tra virgolette, proprio perché inteso come puro stereotipo) è sicuramente l'emanazione di più lunga durata e di maggior fortuna, dura a morire anche nella mente dei medievisti di professione, sicché castella (stavolta senza virgolette), castra e rocche possono a buon diritto inserirsi tra le espressioni materiali più mistificate e incomprese del lungo – forse troppo pure per una ripartizione convenzionale – Medioevo europeo. Tirando allora le conclusioni di quel precedente discorso, non potemmo non sottolineare con forza il necessario ritorno critico ai dati più spiccatamente materiali per poter vedere in futuro lavori più puntuali sulla questione. Se è indispensabile, di fatto, non accettare un'idea precostituita e stereotipata delle strutture castrensi per riuscire a porre le basi non solo di un approfondimento serio e rigoroso, ma anche di un'utile divulgazione, allora la descrizione e la comprensione delle caratteristiche e delle peculiarità fisiche del manufatto non può prescindere da tutta una serie di archeologica, nel corso degli anni, ha dato vita ad una reale esperienza di archeologia urbana che è seconda in Provincia solo a quella del capoluogo e che ha abbracciato non solo il castello e le fortificazioni, ma anche l'intero abitato (cfr. USPAAA 1993 e VALSECCHI 2011); Manerba del Garda, infine, che, a seguito delle ricerche congiunte delle Università di Padova e Birmingham all'interno di un progetto scientifico pluriennale (1995- 2001), può ben considerarsi il caso di studio principe per il Bresciano (cfr. BROGIOLO - PORTULANO 2011). 4 considerazioni proprie dello studio della cultura materiale; questo genere di riflessioni spesso languiva nei ragionamenti degli autori delle pubblicazioni prese in esame e li penalizzava, impedendo loro di andare oltre una retriva e semplicistica narrazione sia delle evidenze (spesso nemmeno considerate al rango di testimoni, in quanto adombrate dall'autorità delle fonti scritte, percepite di maggior caratura) sia delle vicende storiche all'interno delle quali esse si sarebbero inserite. Di pari passo insieme alla lettura e alla comprensione delle evidenze, il nostro sentire auspicava anche una diversa prospettiva. Credemmo, in sostanza, che servissero modalità differenti nell'approccio agli aspetti materiali, in modo tale che, una volta considerato