Tesi Di Laurea Andrea Bortolin
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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI TRIESTE Facoltà di Lettere e Filosofia Corso di Laurea in Storia Tesi di Laurea in Storia dell’Italia contemporanea LA STORIOGRAFIA SULLA GUERRA DI LIBERAZIONE NELLA DESTRA TAGLIAMENTO. Laureando: Relatore: Andrea Bortolin Prof. Gian Carlo Bertuzzi Correlatore: Prof.ssa Anna MariaVinci INTRODUZIONE Questa ricerca si occupa dei testi sulla resistenza nel pordenonese pubblicati fra il 1965 e il 2006, in quanto, prima del 1965 sono stati pubblicati solo alcuni articoli. Il periodo precedente è comunque coperto dal punto di vista bibliografico da una guida pubblicata nel 19791, dall’Istituto regionale per la storia del movimento di liberazione nel Friuli Venezia Giulia, curata da Silva Bon e Adriana Petronio e diretta da Enzo Collotti. Attraverso gli indici di questa guida si può risalire anche al territorio cui le opere citate fanno riferimento. Un ruolo importante nello sviluppo della ricerca sulla resistenza è da attribuire all’Istituto friulano per la storia del movimento di liberazione; questo Istituto, oltre ad aver pubblicato molti volumi sulla guerra di liberazione, dal 1971 pubblica una rivista, “Storia contemporanea in Friuli” che dà ampio spazio gli studi sulla seconda guerra mondiale e alla resistenza. Il presente lavoro è stato strutturato seguendo una suddivisione che riunisce le opere prese in esame, individuando alcune tipologie di approccio storiografico che fa riferimento alle tematiche centrali che caratterizzano diversi lavori. E’ una suddivisione a volte schematica, che permette però una definizione del carattere storiografico predominante degli studi e la loro distribuzione nel tempo. Nel primo capitolo sono analizzati i testi che si occupano principalmente dell’aspetto militare della resistenza e dei problemi di carattere politico che sorsero fra osovani e garibaldini. Nel secondo capitolo sono presi in esame gli studi che si occupano dei rapporti fra resistenza e società locali, studi nei quali ci si sofferma su come la guerra di liberazione influì sulla vita delle comunità della Destra Tagliamento. Il terzo capitolo si sofferma sulle biografie di personalità importanti della guerra partigiana nella Destra Tagliamento. Tali biografie, oltre a delineare le figure di protagonisti della resistenza, ci forniscono interessanti informazioni sia di carattere politico- militare sia di carattere sociale. 1 AA.VV., La Resistenza nel Friuli e nella Venezia- Giulia. Guida bibliografica, RIBIS, Udine, 1979 Il quarto capitolo si occupa delle opere che studiano la resistenza utilizzando strumenti cartografici o prendendo lo spunto dai segni della memoria, come targhe e cippi, presenti nel territorio. Nel quinto capitolo sono considerati i testi che muovono critiche alla resistenza, in modo da dare un quadro completo sia quello che furono le vicende partigiane nel territorio pordenonese, sia sui caratteri e l’evoluzione degli studi ad esse dedicati. TESTI POLITICO MILITARI La maggior parte dei volumi sulla Resistenza è di carattere politico militare; all’interno di questa categoria vi sono testi strettamente, militari che analizzano l’evolversi del movimento partigiano descrivendo le formazioni, il territorio in cui operarono e le principali azioni militari, opere che studiano la presenza tedesca, analisi politiche dei rapporti fra le varie componenti partigiane e testi in cui vi sono sia analisi politica sia storia militare. L’insieme di questi testi fa capire l’importante apporto dato dalla Destra Tagliamento alla guerra di liberazione. Il primo volume pubblicato sulla Resistenza è opera di G.A. Colonnello; l’autore, che fu tra gli organizzatori delle prime formazioni partigiane nelle zone alpine e pedemontane dei mandamenti di Spilimbergo, Maniago e Pordenone, per la stesura di questo volume si avvale di una serie di documenti di fonte comunista, del C.L.N., e di organi tedeschi e fascisti. 2 Colonnello afferma che il movimento di lotta popolare contro l’invasore fascista, da parecchio in atto in Jugoslavia, e in particolare nelle vicinanze del confine con l’Italia, ha in misura notevole favorito, dopo l’8 settembre 1943, nel Friuli orientale, dapprima, e altrove poi, il sorgere di un movimento partigiano che ebbe a base l’avversione all’impopolare e disastrosa guerra fascista contraria ai sentimenti individuali del popolo italiano e in contrasto con le tradizioni e gli interessi della nazione, nonché l’insofferenza verso il regime che l’aveva imposta e le forze sociali nel cui interesse era condotta3. Colonnello, pone l’accento sul fatto che per salire in montagna e inquadrarsi in reparti armati, l’8 settembre 1943 e successivamente, non ci fu ordine di mobilitazione, la via della lotta e del sacrificio, che definisce quella dell’onore e del riscatto, fu affrontata istintivamente, patriotticamente. 2G.A.COLONNELLO, Guerra di Liberazione. Friuli- Venezia Giulia – Zone Jugoslave, Ed. Friuli, Udine, 1965, p. 19 3 AA.VV., La Resistenza nel Friuli e nelle Venezia Giulia- guida bibliografica, Ribis, Udine, 1979, p. 35 Questo è per l’autore il segno più tangibile che la Resistenza è sorta da una spinta della dignità umana, spinta che risale virtualmente al periodo in cui nacque il fascismo.4 L’autore afferma che il popolo friulano, nella sua stragrande maggioranza, il giorno in cui la vecchia classe dirigente abbandonava il paese, inerme, all’invasione tedesca, cementava la propria unità e la propria volontà di lotta per il riscatto; accusando così in modo netto la classe dirigente italiana.5 In questo volume si parla dei Gap (gruppi armati patriottici) e si spiega la loro importanza;6 i Gap erano nuclei partigiani creati per la guerriglia urbana, dai primi mesi dell’occupazione tedesca, la cui azione fu rivolta al disarmo dei presidi cittadini, nonché al sabotaggio dei mezzi di comunicazione tedeschi e di qualche impianto e ad attentati contro ufficiali tedeschi, dirigenti del Pfr (partito fascista repubblicano), spie e delatori riconosciuti.7 Nel testo compare un elenco delle brigate garibaldine e osovane con l’indicazione della zona in cui operavano, dei comandi e delle principali azioni.8 Colonnello assicura che gli osovani furono tenuti meno in considerazione, dai tedeschi, rispetto ai garibaldini; questo secondo lui sarebbe dimostrato dalla dichiarazione del comandante Globocknik che si diceva disposto a favorire gli osovani se si fossero schierati contro i garibaldini,9 ma allo stesso tempo afferma che il movimento osovano può essere considerato alla pari di quello garibaldino per via di un’onesta e fattiva collaborazione.10 L’autore parla della crisi di Pielungo e racconta che Verdi, comandante delle formazioni Osoppo gruppo ovest, era ritenuto responsabile di un rovescio, subito a Pielungo il 19 luglio 1944, dovuto secondo le accuse ad incapacità e 4 Ivi, p 20 5 Ivi, p. 22 6 Ivi, p. 38 7 AA.VV., Dizionario della Resistenza vol.2, Einaudi, ,Torino, 2001, pp. 209-210 8 Ivi, pp. 52-71 9 Ivi, p. 154 10 Ivi, p. 155 impreparazione militare. Colonnello afferma che la causa principale del problema fu la mancanza, di continuo sollecitata dalla Garibaldi, di un funzionante comando unico di coordinamento, almeno in senso operativo.11 L’autore parla della Valcellina, raccontando le azioni tedesche contro Barcis e le motivazioni che le hanno causate; nell’estate del 1944 Barcis costituiva una sorta di “distretto militare” partigiano, vale a dire un centro di raccolta, di preparazione e di coordinamento delle forze della libertà ivi confluenti dalle vallate e dalla pianura per inserirsi nelle formazioni osovane e garibaldine;12e proprio per questo fu colpita così duramente. Raccontando gli eventi di Barcis l’autore afferma che gli uomini della X Flottiglia Mas, non furono per nulla inferiori ai tedeschi nella tecnica terroristica e criminale.13 L’autore parla dei cosacchi e di come si insediarono in Carnia e in altre zone del Friuli. Hitler aveva promesso il territorio della Carnia ai cosacchi in cambio della loro attività antipartigiana. La connotazione che viene data dei cosacchi è altamente negativa, sono definiti una “cenciosa e anacronistica armata di mercenari” e una “accozzaglia di elementi scacciati dalla rivoluzione di ottobre e di disertori e traditori”.14 In questo testo, l’autore, nel descrivere sono i principali eventi della guerra di Liberazione dà giudizi molto netti sulle questioni politico- militari. Nel 1971, è pubblicato un saggio composto da testimonianze di Gian Pietro Boria e di alcuni ex appartenenti alla V° Brigata Osoppo. Nella prefazione si afferma che questo scritto, pur non essendo esauriente, è stato pubblicato in quanto primo tentativo di 11 Ivi, p. 155 12 Ivi, p. 171 13 Ivi, p.172 14 Ivi, p. 208 ricostruzione delle vicende di una delle più efficienti brigate del Gruppo Divisioni Osoppo Friuli15. Gli autori ripercorrono le vicende della Quinta Brigata Osoppo dalle origini, nel giugno 1944, fino alla liberazione, analizzando i principali eventi di cui la brigata fu protagonista e i rapporti che ebbe con la popolazione, con il clero e con l’autorità civile. All’inizio del testo sono elencati i vari gruppi, che dal periodo immediatamente successivo all’8 settembre, operavano fra la Valcellina, il Piancavallo e la zona di Sacile16; i primi gruppi erano formati soprattutto da studenti ed ex ufficiali. Gli autori affermano che il comando della Osoppo aveva deciso di inviare, nel giugno 1944, un gruppo di trenta uomini, nella zona di Piancavallo in quanto sapeva della presenza di gruppi locali che si trovavano in zona e voleva dargli un indirizzo unitario e maggior consistenza militare17. I rapporti, che le forze partigiane ebbero con la popolazione sono descritti analizzando la situazione nei vari comuni; nel saggio si afferma che i partigiani furono accolti in modo caloroso dagli abitanti di Barcis e Claut, che diedero un grande contributo alla guerra di liberazione18. Gli autori affermano che dopo l’incendio di Barcis la popolazione della Valcellina ebbe un atteggiamento meno favorevole verso i partigiani, per timore di ulteriori rappresaglie sia per l’opera denigratoria compiuta dai commercianti che temevano una riduzione dei loro affari dovuta all’attività partigiana19 Il rapporto fra la Resistenza e il clero è definito discontinuo e incerto20.