Appunti Per Una Storia Che Non Sarà Scritta Retroscena Di Microstorie Cassinati

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Appunti Per Una Storia Che Non Sarà Scritta Retroscena Di Microstorie Cassinati centro documentazione e studi cassinati emilio Pistilli aPPunti Per una storia cHe non sarÀ scritta Retroscena di microstorie cassinati cassino dicembre 2013 iola ticc a, pes iuli lce G , do A ara ia c la m tutti i diritti sono riservati © e milio pistilli 2014 finito di stampare nel mese di aprile 2014 presso la tipografia ugo sambucci - cassino Presentazione di certo non difetta a emilio pistilli una certa dose di coraggio. oramai stretto negli affetti più cari della sua famiglia, moglie, figli e l’adorabile nipotina, ha de - ciso di dare alle stampa questo volume in cui ha inteso raccogliere e svelare i re - troscena di alcune vicende e questioni locali che lo hanno visto coinvolto nel corso degli anni. tuttavia pubblicare significa sicuramente tirarsi dietro alcune, se non forti critiche da parte di chi dovesse sentirsi toccato dalle ricostruzioni operate, da parte di chi avesse una diversa visione delle questioni e delle vicende raccon - tate, ma anche da parte di chi, a vario titolo, se ne sentisse escluso. pur tuttavia appaiono necessarie operazioni editoriali come questa. la realtà è sempre più complessa e sfaccettata di quella che può apparire e la ricostruzione degli avvenimenti proposta rappresenta una di queste sfaccettature. oltretutto va sottolineato ed evidenziato che emilio pistilli propone queste sue ricostruzioni utilizzando lo stesso metodo, quello del rigore scientifico, che ha accompagnato tutta la sua produzione intellettuale, che ha permeato tutte le sue pubblicazioni, citando, cioè, le fonti e infarcendo il volume di un’abbondante documentazione (dagli articoli di giornale dell’epoca a comunicati, foto, carteggi, ecc.). se, dunque, da un lato è doveroso, oltre che coraggioso, giungere alla pubbli - cazione di «retroscena di microstorie», tuttavia dall’altro i lettori rischiano di ri - manere sbigottiti e sgomenti, se non proprio delusi, nel leggere la sequela di progetti che sono rimasti alla stregua di sogni. certo, e per fortuna, ci sono esempi positivi di prodotti tangibili come i monumenti a enrico toti e alle vittime civili, il corteo storico, la memoria di pietra, oppure, fiore all’occhiello, la fondazione del centro documentazione e studi cassinati con il suo bollettino trimestrale di studi storici. per altri, invece, si è fatto un gran parlare, se ne è dibattuto anche approfonditamente, ma alla fine sono rimasti allo stato cartaceo, privi, cioè, di at - tuazione. in tal senso, e provocatoriamente, il sottotitolo del volume avrebbe po - tuto essere quello di «martirologio delle occasioni perdute». idee non estemporanee, non effimere, ma progetti validi, realizzabili, auspicabili che, però, non hanno trovato concreta realizzazione e per questo hanno finito per penalizzare gli abitanti della «città martire» e tutti quelli dei comuni che gravitano diretta - mente e indirettamente su di essa in quanto avrebbero indotto un arricchimento socio-economico (da quello culturale a quello turistico a quello amministrativo) per cassino e per tutto il comprensorio di riferimento. e l’elenco (di cui fanno parte anche fantasiosi e bizzarri progetti) risulta lungo come dimostrano i vari ca - pitoli dedicati ai tentativi di istituire una provincia con capoluogo cassino, di al - lestire musei e centri di documentazione, di impiantare soprintendenze, di – 3– ricostruire la funivia che collegava la città all’abbazia, il tutto quasi a mo’ di com - pensazione, risarcimento e restituzione, seppur molto parziale, delle distruzioni inferte alla città. accanto tutta un’altra sfilza di progetti che sono stati sì realizzati ma differen - temente rispetto ai disegni, ai propositi, agli intenti iniziali come l’ Historiale , come l’ubicazione della statua di san benedetto, come, con tutto la scia di pole - miche e dissapori, la realizzazione del muro del martirologio. ecco dunque le «microstorie» con i loro «retroscena» svelati da emilio pistilli e fissati su pagine vergate senza edulcorazioni, senza lusinghe, senza esaspera - zioni. con franchezza e sincerità appare offerto il giusto rilievo e l’adeguato rico - noscimento a quanti si sono prodigati per la realizzazione di un progetto, eseguito o meno che sia, ma, allo stesso tempo, non vengono sottaciuti i comportamenti di chi si è disinteressato o ha ostacolato, o, ancor di più, ha finito per appropriarsi di idee altrui sulla base di motivazioni esclusivamente economiche, come se fare un’opera meritoria mettendo a disposizione le risorse finanziare per la realizza - zione di un’opera, comportasse di riflesso l’esclusività del progetto con una sorta di esproprio intellettuale, disconoscendo i meriti di chi l’aveva ideato e proposto, rimuovendone la paternità, modificandolo inopportunamente e giungendo a degli esiti finali diversi rispetto ai disegni originari (compresi quei grossolani errori che, pur segnalati ripetutamente da emilio pistilli, non sono stati mai corretti e sono ancora lì visibili sotto gli occhi di tutti). cervaro 13 marzo 2014 dott. gaetano de angelis-curtis presidente cdsc onlus – 4– introduzione non è, questa, un’autobiografia, che non interesserebbe nessuno e tanto meno me stesso. chi avrà la pazienza di leggere o anche soltanto di scorrere i titoli dei capitoli si renderà conto che si parla di cose che riguardano la città di cassino ed il suo hinterland. al centro, è vero, ci sono sempre io, ma non per indebita intrusione o autocelebrazione – non autorizzo nessuno a pensarlo –, bensì per il solo fatto che mi sono trovato all’interno delle situazioni e, anzi, a volte le ho io stesso pro - mosse. i capitoli fanno riferimento in genere ad eventi già noti, mentre alcuni a fac - cende addirittura sconosciute ai più. in ogni caso il mio intento è quello di guardare dietro le quinte svelando particolari che, come dice il titolo di questo libro, non entreranno mai a far parte della storia nostrana. tuttavia potranno servire a com - prendere come hanno funzionato – e ancora funzionano – certi meccanismi della vita pubblica di una città. in fondo anche questa è storia. in un caso ho dovuto omettere i nomi delle persone interessate per evitare di prendermi qualche denuncia, il che mi darebbe molto dispiacere dal momento che lo spirito con cui ho esposto i fatti è del tutto privo di acrimonia o di celati intenti a danno di chicchessia. so già che questo lavoro mi procurerà non poche critiche e – speriamo di no – amarezze da parte di chi è solito atteggiarsi a censore di ogni cosa con animo non sgombro da pregiudizi: quelli non mancano mai. tuttavia conto sul conforto di chi saprà comprendere il senso e l’importanza, per quanto limitata, di ciò che qui riferisco in maniera pacata e in buona fede. molte altre cose potrei raccontare, ma quelle le affido alle mie memorie perso - nali ed alle conversazioni con amici e conoscenti interessati e un po’ curiosi. – 5– il parco pubblico di cassino i - iL Parco PubbLico di cassino i.1 - da Longo ad andreotti fine anni sessanta dello scorso secolo: sul lato destro di via arigni a cassino si aprivano i magazzini longo per il commercio di materiali per l’edilizia, sorti sulla vecchia fabbrica di mattonelle di erasmo longo (raimuccio), padre di ser - gio. gli affari andavano alla grande perché in quel periodo la città martire era alle prese con una forte espansione urbanistica. l’imprenditore cassinate, in vista di un potenziamento della sua azienda, aveva acquisito dalla ditta mignacca anche i terreni alle spalle dei suoi magazzini. Quell’area era sottoposta a vincoli perché destinata a verde pubblico, ma era noto che il comune di cassino non aveva fondi da destinare all’esproprio; dunque ser - gio longo nel 1971 pensò bene che non vi sarebbero stati problemi per l’utilizzo dei terreni ai fini dell’allargamento della sua attività. a quel tempo ero corrispondente de il mattino di napoli, che riservava una pagina alla provincia di frosinone; lo ero fin dal 1964 ed avevo affiancato a me il compianto enzo mattei, futuro sindaco di cassino, che, però, si occupava preva - lentemente di politica, essendomi io riservato la trattazione della cronaca e dei problemi sociali. più volte avevo segnalato su quelle pagine lo stato di degrado L’area interessata dall’ampliamento di Longo. – 7– emilio pistilli degli spazi pubblici del territorio e della deturpazione delle aree verdi. nel 1971, dunque, notai dei grandi movimenti di terra nel - l’area acquisita dalla società longo; soprattutto discarica di terra per l’innalzamento del piano di calpestìo. fu così che venni a sapere del progetto del - l’imprenditore. il mio stupore si mutò in rabbia nel constatare che l’amministrazione comunale, guidata da antonio grazio fer - raro, mostrava di ignorare e di lasciar correre quanto avveniva 1. si diceva che il comune non aveva soldi per l’esproprio e che non poteva impedire che un pri - vato utilizzasse una sua pro - prietà per scopi commerciali. intanto in città era sorto un sodalizio di giovani universitari che si proponevano di adoperarsi in difesa dell’ambiente, il “gruppo di giovani al servizio della natura”. il gruppo, coordinato dal prof. erasmo di mambro, annoverava tra i suoi aderenti, paolo d’agostino, domenico mariani, dante d’aguanno, aldo d’aliesio, ezio pascarella, giuseppe petrillo, franco ricciuti; avevano stabilito la loro sede presso quella della fuci. allacciarono contatti con la federazione pro natura e con il WWf italia, di cui divennero distaccamento per cassino. in un mio articolo su il mattino (4 maggio 1971) nel segnalarne l’attività e gli intenti, ebbi a definirli: «... un gruppo di giovani universitari, squattrinati, forse, ma dotati di prezioso entusiasmo e di ammirevole spirito di abnegazione. li ab - biamo visti al lavoro e possiamo garantire che fanno sul serio». 1 la giunta municipale in carica dal 1967 al 1972 era composta da antonio grazio ferraro, sindaco, e dagli assessori aldo recchia, ermanno de micco, marcello di Zenzo, vittorio salera, mario de litta, stefanino matera. le elezioni amministrative successive si ebbero il 26 novembre 1972.
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