"La Cognizione Del Dolore" Di Carlo Emilio Gadda

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«LA COGNIZIONE DEL DOLORE» DI CARLO EMILIO GADDA di Emilio Manzotti Letteratura italiana Einaudi 1 In: Letteratura Italiana Einaudi. Le Opere Vol. IV.II, a cura di Alberto Asor Rosa, Einaudi, Torino 1996 Letteratura italiana Einaudi 2 Sommario 1. Genesi e storia. 5 1.1. “Catullo - Gadda”. 5 1.2. Le ragioni del titolo. 6 1.3. Il testo. 13 1.3.1. 13 1.3.2. 15 1.3.3. 19 1.3.4. 22 1.3.5. 26 1.3.6. 30 1.3.7. 33 1.3.8. 38 1.3.9. 40 1.3.10. 42 1.3.11. 45 2. La struttura della «Cognizione». 46 2.1. «Tratti» e «scene». 46 2.2. Caratteristiche della scansione narrativa. 50 2.3. Il “prologo”. 55 2.4. La «Cognizione» “incompiuta” - e «Autunno». 59 3. Tematiche e “contenuti”. 64 3.1. “Irritazione contro il destino” . La “negazione”. 64 3.2. Il male oscuro . Il male invisibile . L’oltraggio. 69 3.3. La polemica contro l’«io». L’apologia della proprietà. 72 3.4. Il doppio, il plurimo. 78 3.5. I personaggi. 80 3.6. Lo spazio della «Cognizione». 87 4. Modelli e fonti. 93 4.1. “Sternismo” della «Cognizione» . “Fonti” e modelli. 93 4.2. Il “manzonismo” della «Cognizione». 97 Letteratura italiana Einaudi 3 5. Valutazione critica e linguistico stilistica. 104 5.1. La lingua della «Cognizione». 104 5.1.1. Il lessico: ricchezza e varietà. 104 5.1.2. Invenzioni lessicali. 108 5.1.3. Periodi e paragrafi. 111 5.2. Densità semantica, disarticolazione degli stereotipi. 116 5.3. La “metonimia infinita”. 120 5.4. Due modi di descrizione “metonimica”: la descrizione per varianti alternative e la descrizione commentata. 123 5.4.1. La descrizione “per alternative”. 124 5.4.2. La descrizione “commentata”. 131 5.5. Valutazione critica. 139 6. Nota bibliografica. 145 Letteratura italiana Einaudi 4 1. Genesi e storia1. 1.1. ‘Catullo-Gadda’. «Commistione di dolore, di lucidità immaginifica e di verberante vituperio». È difficile pensare a formula che meglio di questa definizione gaddiana della poesia del molto amato Catullo2 riesca a cogliere ciò che è lo «specifico» della Cognizio- ne, l’impressione che lasciano nella memoria le ripetute letture. La triplice speci- ficazione del sostantivo commistione – il «pentolone gaddiano, dove ribollono, con parvenze inattese, creature e forme tuttavia venutegli dal mondo»3– nomina in effetti compattamente tutte le componenti essenziali del romanzo: vale a dire, il «dolore», l’«acredine speculativa» che si intreccia alla più sbrigliata invenzione fantastica, e, nella chiusa in allitterazione, la polemica senza misura, il vituperio, verberante (come la grandine su «talune plaghe» di Brianza), dell’ira di Gonzalo. Nel portare un giudizio retrospettivo sulla Cognizione, Gadda preferirà altrimen- ti insistere, tematizzando piuttosto «l’amarezza, il dolore disperato, lo scherno»4 (patito), sulla componente autobiografica del libro: apologia d’una «non esistita giovinezza»: «La sua essenza – del romanzo – il movente vero, è un disperato ten- tativo di giustificare la mia adolescenza di “destinato al fallimento dallo egoismo narcisistico e follemente egocentrico dei predecessori, dei vecchi, e degli autori de’ miei anni in particolare”»5. La cognizione del dolore – il lavoro, a prestar fede a più tarde dichiarazioni dell’Autore (quando tuttavia egli non se ne distanzi con circospezione o fastidio: 1 I rimandi a testi gaddiani che non siano la Cognizione si faranno dai cinque volumi (il quinto completato da un to- mo di Bibliografia e indici) delle Opere, edizione diretta da D. Isella, Milano 1988-1993. In particolare le sigle ReR e SGF seguite dal numero romano del volume, e SVeP stanno nell’ordine per: Romanzi e Racconti, voI. I (1988), a cura di R. Rodondi, G. Lucchini e E. Manzotti, vol. II (1989), a cura di G. Pinotti, D. Isella e R. Rodondi; Saggi Giornali Favole e altri scritti, vol. I (1991), a cura di L. Orlando, C. Martignoni, D. Isella, vol. II (1992), a cura di C. Vela, G. Gaspari, G. Pinotti, F. Gavazzeni, D. Isella e M. A. Terzoli; Scritti vari e postumi (1993), a cura di A. Silvestri, C. Vela, D. Isella, P. Italia e G. Pinotti. La sigla è a volte preceduta da quella dell’opera cui ci si riferisce come in A-ReR I (le abbreviazioni sono allora le usuali: “A” vale dunque L’Adalgisa, “AG” Accoppiamenti giudiziosi, “CU” Il castello di Udi- ne, “EP” Eros e Priapo, “MI” Le meraviglie d’Italia, “RI” Racconto italiano di ignoto del novecento, ecc.). Per la Cogni- zione ci si riferirà invece, in ragione soprattutto dell’Appendice di note costruttive e di materiali che essa contiene, al- l’edizione del 1987 nella collana einaudiana degli «Struzzi», n. 328, a cura di E. Manzotti (sigla C seguita dal numero di pagina, o il solo numero di pagina). 2 In Catullo-Quasimodo, SGF I, p. 901. 3 Cosí in un annuncio pubblicitario della Cognizione apparso in “ Letteratura”; cfr. sotto, p. 218. 4 Ancora nell’annuncio citato appena sopra. 5 C. E. GADDA, Lettera a Gianfranco Contini del 9 aprile 1963, in ID., Lettere a Gianfranco Contini, Milano 1988 – nel séguito LGC – pp. 103-4 (il passo era stato anticipato nell’inserto “Cultura”: Gadda, dalla Brianza con dolore del “Corriere della Sera” del 3 gennaio 1988, p. 2; e ripreso quindi in G. CONTINI, Quarant’anni d’amicizia. Scritti su Carlo Emilio Gadda (1934-1988), Torino 1989, p. 42). Letteratura italiana Einaudi 5 «La cognizione del dolore» di Carlo Emilio Gadda - Emilio Manzotti «Non c’è nessuna apertura verso il popolo, e il protagonista è un personaggio so- litario, egoista, bisbetico e reazionario»), che Gadda ha «scritto più di getto», quello a cui «è più affezionato», quello che gli sembra, forse, «il più importante»6 in volume per la prima volta nell’aprile del 1963, in un «Supercorallo» einaudia- no. Si tratta, a tenersi alle apparenze, e trascurati i due volumi tecnici, del resto anonimi, del tredicesimo libro in senso stretto di Carlo Emilio Gadda, dopo La Madonna dei Filosofi (Edizioni di Solaria, Firenze 1931), Il castello di Udine (ibid.. 1934), Le meraviglie d’Italia (Parenti, Firenze 1939), Gli anni (ibid. 1943), L’Adal- gisa (Le Monnier, Firenze 1944), Il primo libro delle favole (Neri Pozza, Venezia 1952), le Novelle dal Ducato in fiamme (Vallecchi, Firenze 1953), il Giornale di guerra e di prigionia (Sansoni, Firenze 1955), la raccolta d’autore (comprendente la Madonna dei Filosofi, il Castello di Udine e l’Adalgisa) I sogni e la folgore (Ei- naudi, Torino 1955), Quer pasticciaccio brutto de via Merulana (Garzanti, Milano 1957) I viaggi la morte (ibid. 1958), Verso la Certosa (Ricciardi, Milano-Napoli 1961) e Accoppiamenti giudiziosi (1924-1958) (Garzanti, Milano 1963). La Cogni- zione è in realtà, come è ben noto, opera nettamente più antica, coeva pressappo- co delle Meraviglie, e riconfezionata con pochi mutamenti (a differenza della ri- scrittura sostanziale del Pasticciaccio) appunto all’inizio degli anni Sessanta, in modi singolari anche rispetto ai canoni gaddiani. Quello presentato al pubblico nel ’63 era un volume narrativo decisamente composito, che si apriva su di un saggio introduttivo –«cauzione» da parte d’un critico autorevole? – cui teneva dietro, a giustificare il recupero, una seconda introduzione apologetica dell’auto- re, sotto forma di pseudodialogo in corsivo tra l’Editore (Einaudi? la redazione della Casa editrice? il prefatore Contini?) e lo stesso Autore, chiuso da una lunga nota in corpo minore suggellata a sua volta da due versi tratti da una « mite e pia lirica di Giacomo Zanella». Il corpo del «romanzo» altro non era poi se non un torso gravemente mutilo nella seconda parte, l’assente conclusione venendo sur- rogata da una poesia (Autunno) in chiave ironico-simbolica, una divagazione sui luoghi e la stagione del romanzo, di nuovo conclusa in corpo minore da una lun- ga nota di chiarimenti. 1.2. Le ragioni del titolo. Converrà in primo luogo, vista la cura che Gadda riserva alla scelta dei propri ti- toli, fermarsi a riflettere sulla formula di «cognizione del dolore» – una formula 6 Sono parole di interviste del ’68 e del ’72; cfr. C. E. GADDA, “Per favore mi lasci nell’ombra”. Interviste 1950- 1972 [nel séguito Interviste], a cura di C. Vela, Milano 1993, pp. 75, 171 e 231. Letteratura italiana Einaudi 6 «La cognizione del dolore» di Carlo Emilio Gadda - Emilio Manzotti cifrata, astratta7, in qualche modo «filosofica», a cui forse per questo non è tocca- ta la fortuna di pasticciaccio8. Di questa formula, attualizzata due volte entro il te- sto, alla lettera o con riformulazione parziale (C, pp. 421-22 «due note venivano dai silenzi, quasi dallo spazio e dal tempo astratti, ritenute e profonde, come la co- gnizione del dolore» e p. 355 «rivendicando a sé le ragioni del dolore, la cono- scenza e la verità del dolore, nulla rimaneva alla possibilità»)9, indagheremo da prima i possibili modelli per coglierne quindi, più utilmente, i suggerimenti di let- tura impliciti. A differenza di quanto è accaduto per altri volumi (specie La Madonna dei Fi- losofi e I sogni e la folgore) , il titolo non ha lasciato tracce esplicite della sua ge- stazione. In esso tuttavia, ricordato che il termine cognizione è corrente nella trat- tatistica filosofica e psicologica sino almeno ai primi decenni del Novecento, non è fuori luogo individuare sul piano sintattico-lessicale moduli di una tradizione che potremmo definire storico-moralista, rappresentata tra le letture gaddiane in primo luogo (senza trascurare il Leopardi delle Operette: nei Detti memorabili di Filippo Ottonieri, capitolo 4, la «cognizione degli uomini e della vita» e la «cogni- zione del mondo e del tristo vero») dalla coppia Machiavelli-Manzoni. Del primo si registreranno, nel Proemio al libro I dei Discorsi, la «vera cognizione delle sto- rie», la «cognizione delle antiche e moderne cose» e la «cognizione delle istorie»; e dal romanzo manzoniano (ma, singolarmente, allo stadio del Fermo e Lucia), «ci è sembrato che la cognizione del male quando ne produce l’orrore sia non solo in- nocua ma utile» (tomo II, capitolo VI), un sintagma – ‘cognizione dei male’ – am- pliato da Gadda stesso ne I viaggi la morte 10 a «cognizione metafisica del male»; e ancora, con quasi totale approssimazione (ma divaricazione dei termini), un passo del capitolo XI: «si vede allora quanto sia vero che le grandi cognizioni non vengono all’intelletto degli uomini che per mezzo di grandi dolori».
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