Testimone Dello Spirito
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Mariano Parente TESTIMONE DELLO SPIRITO P. Francesco Saverio Toppi ofmcap. (1925-2007) Vescovo-Prelato di Pompei (1990-2001) Edizioni Cappuccini Napoli TAU TESTI E RICERCHE DI FRANCESCANESIMO 14 TAU TESTI E RICERCHE DI FRANCESCANESIMO collana diretta da Pietro Zarrella 1. AA.VV., Pazzo per Cristo. Per una biografia di P. Luigi Monaco. 2. Francesco Saverio Toppi, Maria Lorenza Longo donna della Napoli del ’500. 3. Sisto Ambrosino, Fra Tommaso da San Donato in Val Comino. Un contemplativo per le strade di Napoli. 4. Innocenzo Massaro, Profili di laici francescani. 5. Sisto Ambrosino, P. Francesco Mercorio da Maddaloni (1722-1087). 6. Francesco Saverio Toppi, Beato Geremia da Vallacchia. 7. Mariano Parente, Vita ordinaria nel modo straordinario. Il servo di Dio P. Fedele de’ Filippi da Napoli (1671-1750). 8. Daniela Del Gaudio, P. Ludovico Acernese. Il cammino spirituale. 9. Daniela Del Gaudio, Maria nel mistero di Dio e dell’uomo. La mariologia di P. Ludovico Acernese. 10. Carmela Sellitti, Al tramonto sulla via di Francesco. 11. Carmela Sellitti, Maria Francesca Pugliese. I sogni e i ricordi di un’anima. 12. P. Nunzio Giugliano, Credere è amare. Quasi un diario. 13. Mariano Parente, In memoria di P. Nunzio Giugliano (1940-2007). 14. Mariano Parente, Testimone dello spirito. P. Francesco Saverio Toppi (1925-2007) Vescovo-Prelato di Pompei (1990-2001). Mariano Parente TESTIMONE DELLO SPIRITO P. Francesco Saverio Toppi ofmcap. (1925-2007) Vescovo-Prelato di Pompei (1990-2001) Edizioni Cappuccini Napoli Curia Provinciale dei Frati Minori Cappuccini Via S. Francesco, 102 - 80035 Nola (Na) Tel. 081.5105753 - Fax 081.5105768 © 2007 EDIZIONI CAPPUCCINI NAPOLI 80122 Napoli, Corso Vittorio Emanuele, 730 Finito di stampare nel mese di maggio 2007 dalla Caudiprint s.r.l. - S. Maria a Vico (Ce) PREFAZIONE P. Francesco Saverio Toppi è stato un frate cappuccino di Napoli, un fervente apostolo, vescovo di Pompei per un decennio, stimato ed amato. Chi l'ha conosciuto personal- mente, sa che era di bassa statura, ma intelligente, affabile, premuroso, uomo di Dio; scorrendo queste pagine le troverà insufficienti, perché quel che è scritto è poco. Chi invece non l'ha conosciuto ed avrà la pazienza di leggere fino in fondo, si accorgerà che P. Francesco era un gigante nel cammino spirituale: meta semplice a dirsi, ma difficile da concretizzare nella fedeltà quotidiana ai doveri del proprio stato. P. Francesco non ha fatto nulla di straordinario. Era però innamorato di Dio, della Madonna, dei fratelli e sorelle del cielo e della terra. Tutto faceva con fervore e pura intenzione, con umiltà e semplicità, con premura e delica- tezza. Quando celebrava, predicava o confessava, chi aveva la fortuna di stargli accanto avvertiva la presenza dello Spirito. Gesù l'aveva detto: «Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro» (Mt 18, 20). A colloquio con P. Francesco, si percepiva la presenza invisibile di un Altro, che ti amava e ti parlava; la Grazia ti giungeva al cuore in modo improvviso e gratuito, ineffabile ed efficace. Non c'era in P. Francesco dicotomia tra il sacro e profano, tra preghiera e lavoro. Per lui la vita è sacra tutta intera, perché ha origine da Dio ed a Lui ritorna. Dio è il punto convergente della storia umana, individuale e collettiva. Dio Uno e Trino, Dio Padre, Dio Amore, Dio aperto, Dio umile, che nel suo Figlio si radica nel cuore di una povera 5 Vergine, nasce e cresce per essere crocifisso a vantaggio degli uomini. Dio, però, è Creatore e Signore; allora la Madre di Gesù, la creatura immacolata, diventa per P. Francesco il modello da imitare. Come Maria, ripete spesso il suo «Eccomi!» all'Altissimo ed a chi lo rappresenta sulla terra, nella gioia e nel dolore, nella vittoria e nella sconfitta. A Lei si rivolge con l'invocazione: «Madre mia, Fiducia mia!». Assieme a Maria desidera cantare il Magnificat, benedire, lodare, ringraziare Dio, «il sommo bene, tutto il bene, ogni bene» (FF, 265). P. Francesco, in tutta la sua vita, in ogni luogo e ruolo, ha diffuso sempre il buon odore di Gesù, l'Ideale, la Via, la Verità, la Vita. Era cosciente che solo Dio basta. L'uomo, il frate, il sacerdote, il vescovo deve scomparire perché Cristo cresca nel cuore dei fratelli e delle sorelle. Gli esempi del suo stile sono mille. Ne riporto uno solo, segnalato da un suo amico vescovo, Mons. Travaglino. Sotto la sua foto ricordo, esposta nei locali del suo paese natale, si legge: «Alla mia Comunità parrocchiale di S. Maria delle Grazie in Brusciano, matrice della mia vita cristiana, con l'augurio che cresca sempre nella conoscenza e nell'amore di Gesù [.]. + Francesco Saverio Toppi, Arcivescovo-Prelato. Pompei, S. Natale 1990». Per tutta la vita P. Francesco aveva predicato l'Amore, viveva per l'Amore, ora non voleva dai suoi paesani un pensiero d'orgoglio, per la sua ascesa, ma la loro crescita «nella conoscenza e nell'amore di Gesù». Stupenda è pure il riferimento al suo battesimo. Era così fiero di essere figlio di Dio, da esporre con orgoglio nella sua cameretta la data d'inizio di «vita cristiana». Era cosciente che «Dio è amore; chi sta nell'amore dimora in Dio e Dio dimora in lui» (1 Gv 6 4, 16). Vivere e crescere nell'Amore, perciò, è essenziale; il resto è spazzatura. Una delle ultime espressioni di P. Francesco, pronunciata in un momento di grande sofferenza, sintetizza bene la sua vita: «Per il trionfo della Chiesa». La Chiesa è Gesù, il suo Corpo mistico, la parte sofferente che si dimena nel travaglio di partorire l'umanità nuova. P. Francesco desidera aiutare, contribuire con le sue ultime forze terrene l'avvento del Regno di Dio. Ha imparato, accanto a Gesù morto e risorto, che l'Amore è diffusivo per sua natura. Egli perciò è un testimone d'Amore, credibile, entusiasta, eroico; e l'ha diffuso intorno a sé, con abbondanza, sempre. Fr. Mariano Parente 7 LA FAMIGLIA TOPPI di BRUSCIANO (NA) Genitori di P. Francesco Saverio Toppi Toppi Francesco Antonio (1/XII/1886 – 21/VIII/1964) Di Maio Elisabetta (15/IX/1889 – 1/V/1964) Fratelli e sorelle Maria Felicia (1913-1981) Fioretta (1918-1997) Antonio (1922-2005) Maria (1923-1972) Vincenzo, futuro Vescovo (1925-2007) Saverio (1927-1981) Domenico (1928-1993) Sebastiano (1930-2001) Angela Rosa (3/2/1933) 8 A BRUSCIANO PAESE NATALE Padre Francesco Saverio Toppi nacque a Bru- sciano (NA) il 26 giugno 1925. I suoi genitori si chiamavano Francesco Antonio Toppi ed Elisabetta Di Maio. Era il quinto di nove figli. Due giorni dopo la nascita, il 28 giugno, venne battezzato con il nome Vincenzo nella Parrocchia di Brusciano dedicata a Santa Maria delle Grazie. Quando nacque Vincenzo, la sua prima sorella di nome Felicetta aveva dodici anni; l'ultima sua sorella vide la luce il 3 febbraio 1933; quest'ultima fu chiamata Rosa ed è l'unica della sua famiglia vivente nel 2007. Per la nascita di tutti i figli della coppia Toppi-Di Maio ci son voluti circa venti anni. I numeri dila- zionati stanno a indicare una famiglia patriarcale, dove c'era tanto lavoro, ma anche il rispetto della legge naturale immessa da Dio nelle sue creature. Nessun bambino era stato rifiutato dai suoi genitori, né per convenienza o rispetto sociale, né per calcoli, né per mancanza di sussistenza. Chi arrivava, in qualsiasi momento, era sempre il benvenuto. Senza tener presenti i valori vissuti dai genitori, anche la futura storia di Vincenzo, come degli altri fratelli e sorelle, risulterebbe menomata. I suoi genitori, infatti, erano cristiani timorati di Dio, ma non 9 Francesco Antonio Toppi ed Elisabetta Di Maio genitori di P. Francesco 10 feriali perché non avevano il tempo di far troppe pratiche religiose. Andavano in chiesa di domenica e nelle feste comandate, regolarmente ricevevano i sacramenti della riconciliazione e della comunione, secondo l'uso del tempo. Vincenzo crebbe in una famiglia sana, un ambiente dove regnava l'amore ed il lavoro, sicuramente vezzeggiato, ma non viziato. Man mano che cresceva riceveva, col nutrimento, anche i primi insegnamenti per contri- buire con lavoretti adatti alla sua età al manteni- mento della numerosa famiglia. A sei anni di età fu mandato alla scuola ele- mentare. Ed era l'unica, perché per le classi superiori bisognava andare nei paesi più grandi di Brusciano. Frequentò regolarmente il catechismo. Non conosco la data della sua prima comunione, so però che al catechismo nessuno lo superava nel comprendere ed assimilare le cose di Dio e le verità che gli venivano insegnate, tanto era affascinato dalle cose spirituali. Proprio in quel tempo cominciò a dire che voleva farsi monaco, non comprendendo che cosa volesse dire tale parola. Egli sapeva e diceva solo di fare il monaco, e nulla più. I suoi genitori compresero molto bene quel che il piccolo voleva fare da grande. Ancora oggi i suoi familiari ricordano le im- prese del piccolo Vincenzo. Durante l'inverno, nel tempo in cui venivano uccisi i suini, una delle 11 poche ricchezze dei contadini, i suoi genitori prepararono tanti piatti quante erano le famiglie a cui doveva giungere un po' di provvidenza. La mamma l'inviò a portare un piatto pieno di carne ad una zia. Vincenzo andò in fretta, ma costei ebbe l'imprudenza di dirgli che in quel momento non aveva nulla da regalargli. Vincenzo senza scom- porsi, si riprese il piatto pieno, e tornò a casa. I genitori sorpresi pensavano che avesse trovato la casa chiusa; invece il povero Vincenzo, mortificato, candidamente confessò la verità. Un'altra volta era andato nella casa di sua sorella Maria Felicia, già sposata. Si era verso la fine di agosto.