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EDITORIALE

SOMMARIO IN COPERTINA “Il ritorno” di Federico Compatangelo GLI ANNI DEL PANE PAGINE DI STORIA Carrelli colmi fino all’inverosimile. Montagne di pacchi e cartocci da strabuz- Asco Borsari, operaio nella fabbrica delle zare. Mai vista tanta abbondanza. Mi trovo nel reparto alimentare di un ipermercato V2 riminese nuovo di zecca e mi dicono che è sempre così: tutti i giorni e a qualsiasi ora. 6-8 Nell’osservare questa frenesia consumistica non posso fare a meno di ricordare le paro- TRA CRONACA E STORIA le di Madre Teresa di Calcutta: «Quello che mi scandalizza non è che esistano i ricchi e Riminesi nella bufera: i poveri. E’ lo spreco!È. Mi chiedo: quanto di quel ben di Dio finirà nella pattumiera? I farmacisti di Porta Montanara La riflessione mi porta indietro nel tempo, all’immediato dopoguerra, quando abitavo in Riminesi contro / I fratelli Chesi viale Tripoli accanto alla “Drogheria e generi alimentari” di Ada e Mariano. Il grosso Figure riminesi del Risorgimento della spesa mamma lo faceva al mercato generale di città due o tre volte la settimana, ma in quella botteguccia, a due passi da casa, appagavamo le necessità del quotidiano. Vottorio Tisserand Il frigorifero ancora non c’era e così gli acquisti erano sempre ridotti all’osso: un etto 9-13 di stracchino, mezzo etto di tonno, ottanta grammi di mortadella... . Una comodità impa- IL CINQUECENTO gabile. Tanto più che compravamo senza soldi per il privilegio di poter disporre del Luci e ombre di un secolo di passaggio “conto”, una specie di primordiale “carta di credito”, che il droghiere ci concedeva Il “ponte” del Bellini sulla parola e che mio padre regolarmente saldava il 27 del mese. 14-15 Per la frugalità della spesa giornaliera capitava sovente che nei momenti canonici del ARCHEOLOGIA pranzo o della cena mancasse qualcosa e allora via, di corsa, a bussare il portone di Gli scavi in diretta a Verucchio Ada e Mariano. Una volta, nel preparare il desco della sera, mia madre si accorse che 16-19 il pane non sarebbe bastato: a mezzogiorno se ne era mangiato più del solito. ÇFai in ARTE salto nella bottega -mi ordina- fatti dare tre rosette o un pezzo di toscanoÈ. Ero il picco- La Debora de L’Ange lo di famiglia e queste incombenze spettavano a me. Eseguo la commissione, ma alla mia La mostra di Demos Bonini richiesta il buon Mariano, allargando le braccia, risponde che il pane era finito; in com- Maurizio Minarini e Loredana Matteini penso aveva ancora un Çculo di ciambellaÈ. Una battuta? Ancor oggi non so spiegar- La mostra delle caricature di Giuma melo. Sta di fatto che l’alternativa che mi veniva prospettata era troppo ghiotta per un La Madonnina di Piazza cavour bambino di otto anni: colsi al volo il suggerimento e, felice della scelta, portai a casa il 20-31 Çculo di ciambellaÈ. OSSERVATORIO Come andò a finire? Ho ancora nelle orecchie le urla di mia madre e nella bocca l’a- Sulla nascita dell’Uomo maro di quel dolce indigesto. Quelli erano i tempi! 32 Sarebbe bene che ogni tanto, quando ci accingiamo ad ingolfare le borse della spesa, POLVERE DI STELLE ricordassimo i nostri “anni del pane”. Perché se noi, oggi, la fame l’abbiamo lasciata Verso il silenzio alle spalle, altri ce l’hanno ancora davanti, stampata negli occhi. 33 PERSONAGGI M. M. Lino Rossi 34-35 LIBRI ARIMINVM “Donne” Bimestrale di storia, arte e cultura della provincia di Rimini “Il pastrano e altri elzeviri” Fondato dal Rotary Club Rimini “Dalla Maison du peuple alle Cooperative Anno XIII - N. 2 (71) Marzo-Aprile 2006 Case del Popolo” DIRETTORE Manlio Masini “E zapin dal chesi” “I quaderni di Ariminum” Hanno collaborato Collaborazione Pietro Castagnoli, Adriano Cecchini, La collaborazione ad Ariminum è a titolo gratuito “Il libro degli ospiti di Maria Ceccarini” Michela Cesarini, Federico Compatangelo (foto), Diffusione 36-43 Leonardo Fazzioli (foto), Pier Giorgio Franchini, Questo numero di Ariminum Ivo Gigli, Alessandro Giovanardi, è stato stampato in 7.000 copie MUSICA Silvana Giugli, Giuma, Aldo Magnani, e distribuito gratuitamente ai soci del Rotary, Arturo Menghi Sartorio, della Round Table, del Rotaract, dell’Inner Wheel, Ubaldo Fabbri / Spartitista Arnaldo Pedrazzi, Enzo Pirroni, del Soroptimist, del Ladies Circle della Romagna 44-45 Sandro Piscaglia, Luigi Prioli (foto), Romano Ricciotti, e di San Marino e ad un ampio ventaglio Maria Antonietta Ricotti Sorrentino, di categorie di professionisti DIALETTALE Elena Rodriguez, Emiliana Stella, Gaetano Rossi, della provincia di Rimini Giusi Canducci Guido Zangheri, Per il pubblico Giulio Zavatta Ariminum è reperibile gratuitamente 47 Redazione presso il Museo Comunale di Rimini (Via Tonini) NUMISMATICA Via Destra del Porto, 61/B - 47900 Rimini e la Libreria Luisè (Corso d’Augusto, 76, Tel. 0541 52374 - E-mail: [email protected] Antico palazzo Ferrari, ora Carli, Rimini) Del medaglia del “Jubiulate Deo” Editore Pubblicità Grafiche Garattoni s.r.l. Rimini Communication 48-49 Amministratore Tel. 0541.28234 - Fax 0541.28555 ROTARY NEWS Gianpiero Garattoni Stampa e Fotocomposizione Registrazione Grafiche Garattoni s.r.l., Via A. Grandi, 25,Viserba di Rimini Di tutto un po’ Tribunale di Rimini n. 12 del 16/6/1994 Tel. 0541.732112 - Fax 0541.732259 50-52

MARZO-APRILE 2006 5 ARIMINVM PAGINE DI STORIA

PER NON DIMENTICARE / PRIGIONIERO “PRIVILEGIATO” DEI TEDESCHI (1) OPERIO NELLA FABBRICA DELLE V2 ASCO BORSARI, NUMERO DI MATRICOLA 170584, RACCONTA LA SUA AVVENTURA IN GERMANIA E IN FRANCIA DOPO L’ARMISTIZIO DELL’8 SETTEMBRE 1943 Gaetano Rossi

el tentativo di ricostruire, Padova dove giunsi giusto in N attraverso i ricordi di pro- tempo per esser fatto prigio- tagonisti che vissero il terribile niero dai Tedeschi che subito periodo della seconda guerra dopo l’8 settembre del 1943 mondiale, un quadro il più riservarono tale trattamento possibile completo dei senti- (quando andò bene! ndr) a menti e delle vicissitudini migliaia e migliaia di nostri occorse a tanti nostri concitta- commilitoni sorpresi da un dini in quei cinque lunghi anni ordine poco chiaro e, soprat- debbo riconoscere di essere tutto, privi di alcuna concreta stato fortunato. Per segnalazio- direttiva degli alti comandi sul ni altrui o per ricerche perso- da farsi. Caricati su vagoni nali credo infatti di esser merci (carri bestiame) insieme riuscito a parlare della presso- a circa trentamila altri prigio- ché totalità dei fronti sui quali nieri, tutti italiani, fummo por- si trovarono a combattere le tati in Germania nel campo di truppe italiane prima dell’8 smistamento di Wietzendorf. settembre 1943 ed ho anche Nel medesimo carro si trovava potuto raccontare vicende di con me anche l’amico Gino chi, dopo quello spartiacque, si Paglierani, figlio di Isaia, che trovò a combattere pur sempre era allievo sottufficiale nel per l’Italia ed all’ombra del tri- campo di aviazione di Padova colore ancorché su fronti ed in compagnia del quale opposti, convinto di compiere quel viaggio non certo comodo il proprio dovere. né gradevole poté esser sop- Non avevo mai incontrato, portato con minore sofferenza. invece, chi mi potesse o voles- Dopo un breve periodo di per- se parlare di quell’aspetto manenza in quel campo, dove drammatico della II GM rap- cercandoci fra conterranei presentato non tanto da chi nelle lunghe code che si faceva combatté in armi contro questo per avere un po’ di rancio o quell’avversario ma invece ÇLa vita era dura incontrai altri riminesi che da chi, preso prigioniero e non ed il vitto non era granché: conoscevo -Pompeo Angelini, avendo più -o non avendo nep- Livio Soldati-, saputosi, per pure mai avuto- l’occasione di rape bianche cotte in acqua la mattina e patate, via degli interrogatori cui combattere, fu internato nei rape rosse o bianche, quadretto di margarina venimmo singolarmente sotto- campi di lavoro germanici e posti noi militari, che avevo destinato al lavoro coatto. e fetta di pane nero la sera, al ritorno dal lavoro...È dimestichezza con la meccani- E così, su preziosa indicazione ca (prima di partire militare di un amico, qualche tempo fa memoria né situazioni simili nella quale traspare tanto il avevo infatti lavorato ho preso contatto con Asco s’abbiano mai a ripetere, sino a ricordo di drammi incredibili nell’Officina Meccanica Borsari, classe 1923, che oltre quali vette di atrocità possa quanto la felicità e la speranza Minganti di Bologna) mi qua- che disponibile a parlarmi di giungere l’uomo. in una nuova vita. lificarono come persona, mi ha anche conse- In un mix di notizie desunte ÇDopo aver frequentato come “Aggiustatore” attribuendomi gnato un suo puntualissimo dalle mie chiacchierate con il tanti miei coetanei i corsi della il numero di matricola 170584 memoriale di prigionia, corre- signor Asco e dal suo memo- GIL come pre-aviatore, il 3 e mi inviarono a lavorare in dato di fotografie e documenti, riale, riemergono anche i ricor- aprile 1943 venni richiamato una fabbrica nella città di dal quale ho potuto trarre un di di una Rimini distrutta dai alle armi in aeronautica e Fallingbostel, in territorio racconto di estremo interesse bombardamenti ed i sentimen- destinato a San Pietro di tedesco. Debbo dire che mi sia per la particolarità delle ti dei sopravvissuti, le gioie Gorizia per il corso e l’adde- ritenni fortunato rispetto ad notizie in sé, sia per l’occasio- miste allo stupore incredulo di stramento. Trascorsi due mesi altri compagni di prigionia ne che consente di ricordare, ritrovarsi ancora vivi dopo tale e concluso quel periodo, fui perché la mia qualifica mi con- perché non se ne perda mai ecatombe. Una storia, quindi, destinato all’aeroporto di ➣

ARIMINVM 6 MARZO-APRILE 2006 PAGINE DI STORIA sentiva di stare al caldo, poco che vi si poteva trovare. davanti ad un banco di lavoro Parte della retribuzione, circa completo di ogni attrezzo, trat- la metà corrispondente a quin- tato con moderato rispetto, dici buoni-marchi, veniva trat- mentre gli altri prigionieri tenuta a fine di ogni mese con erano obbligati a lavorare il pretesto che sarebbe stata all’aperto e con il freddo e per inviata in Italia, alle nostre il poco nutrimento si ammala- famiglie; ma di quelle vano facilmente e morivano. somme,ovviamente, nulla è Già, perché la vita era dura ed mai arrivato(2). Solo nel luglio il vitto non era granché: rape del 1944 potei scrivere una let- bianche cotte in acqua la mat- tera ai miei famigliari per dare tina e patate, rape rosse o mie notizie; il tenore di vita bianche, quadretto di margari- ÇIl nostro lavoro era avvolto era certo migliorato, almeno na e fetta di pane nero la sera, per noi che lavoravamo in fab- al ritorno dal lavoro. La fab- da un’aria di mistero sul quale nessuno aveva brica, anche perché nel paese brica era enorme: circa 10 la voglia di fare domande... di Thil c’erano molti italiani chilometri quadrati; al suo emigrati per ragioni di lavoro interno c’era addirittura un Troppo disumano pensare che quello che temevamo o per motivi politici, che face- canale navigabile ed una linea potesse essere vero!È vano a gara per aiutarci e farci ferroviaria per il carico e sca- avere viveri e vestiario. Assai rico dei materiali. Vi si produ- miniera di ferro abbandonata città. E sembravano fatte diversa era invece la vita e la ceva di tutto: automobili, e dove quindi, nelle gallerie apposta per accoglierne le sorte di quelli che erano inter- aerei, carri armati, autocarri ormai vuote, installarono scorte. Una ubicazione ottima- nati in un altro campo di con- ed inoltre vi era un reparto parte dell’officina meccanica le, dal loro punto di vista! La centramento alla periferia del speciale per la costruzione dove ero impiegato. Oltretutto cittadina di Thil si trova a paese, ubicato nei pressi del delle famose V1 e delle V2 che in quelle gallerie potevano ridosso dei confini fra Francia, cimitero verso la sua uscita noi, all’epoca, neppure sape- ancora essere percorse dal Germania, Lussemburgo e nord, in una stretta vallata: vamo con esattezza cosa fosse- vecchio trenino che origina- Belgio e quindi era anche sem- era un campo lugubre, diverso (1) ro . Attorno agli immensi riamente serviva per il carico plificato il trasporto di queste come struttura dal nostro macchinari lavoravano prigio- del materiale ferroso estratto e grandi bombe telecomandate campo-alloggio. Era recintato nieri di guerra di ogni nazio- laggiù, per la profondità dei rispetto alle rampe di lancio. con torrette munite di fotoelet- nalità, italiani, francesi, belgi, cunicoli che si inoltravano per Dal nostro alloggiamento in triche e con reticolati di filo olandesi, polacchi, russi ed chilometri nel ventre della una ex caserma francese dei spinato e vigilato notte e gior- anche moltissime donne. Ogni terra –si parlava di più di 80 Chasseurs des Alpes no da sentinelle delle “SS” giorno venivamo scortati da pozzi molti dei quali avevano (Cacciatori delle Alpi, una armate e da cani lupo. Ci dis- militari armati per un tragitto sbocco nella vicina foresta e sorta di truppe alpine) veniva- sero che era destinato agli di 3-4 chilometri, dai rispettivi quindi erano già perfettamente mo portati al lavoro non più a internati ebrei ed alle donne alloggiamenti al posto di lavo- mimetizzati- non avevano piedi ma con automezzi e, par- russe fatte prigioniere su quel ro. Quando i bombardamenti alcun effetto i continui bom- ticolare che dimenticavo, veni- fronte e catturate con il fucile americani localizzato il com- bardamenti. Inoltre quelle vamo anche retribuiti con fra le mani (in pratica,”franche plesso cominciarono a bom- stesse gallerie fornivano un buoni -alcuni dei quali sono tiratrici” o “cecchine” ndr), bardarlo, i tedeschi ci trasferi- ottimo nascondiglio per le V1 riuscito a conservare- che che ogni giorno erano portate rono in Francia, in una zona e le V2 in attesa di esser posi- potevamo spendere nello spac- al lavoro in miniera, inquadra- occupata, con tutto il materia- zionate, come poi sapemmo, cio del campo per integrare la te in plotoni. Erano belle le necessario per riprendere il per i lanci su Londra o su altre nostra misera dieta con quel ragazze, tutte giovani, bionde, lavoro. Avevano individuato formose, rosee. La popolazio- una zona ideale, nei pressi di ne si fermava a guardarle sfi- Thil, nel nord, dove c’era una lare mentre cantavano “La Marsigliese” nonostante le Una V2 in “uscita” urla delle guardie che cerca- dalle gallerie. vano di zittirle e nello stesso tempo le ammirava e le com- Sopra. Gorizia, piangeva, perché si immagina- 2 maggio 1943. Gruppo di avieri va quale fine avrebbero fatto. (Borsari è il primo in basso Quanto a noi, prigionieri “pri- a sinistra). vilegiati”, mentre ci trasporta- Il forno crematorio di Thil. vano sui cassoni dei camion che ci portavano al lavoro e Nella pagina di sinistra. L’aviere Asco Borsari passavamo di fianco a quel nel 1943. ➣

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Saulnes. va abitualmente e lui si era Al numero 12 di questa via dovuto adeguare. Non potrò abitava Asco Borsari. mai dimenticare la bontà di quell’uomo e della sua fami- campo dove nessuno sapeva di glia. Mi veniva a trovare quan- preciso cosa facessero i tede- do poteva e in quelle occasioni schi, scrutavamo oltre i doppi mi portava regolarmente pane reticolati; vedevamo le senti- bianco, burro, marmellata e nelle con i fucili mitragliatori salumi che io divoravo con a tracolla, i cani spesso nervo- grande voracità, vista la fame si, ringhianti, e notavamo arretrata Poi mi teneva costan- gruppi di prigionieri rivestiti temente informato sull’avan- con casacche rigate trascinar- zare del fronte dopo che, nel si nei cortili o fra le baracche giugno del 1944 (il 6 giugno) sulle quali incombeva un alto gli alleati erano sbarcati sulle camino, quasi una ciminiera, 10 chilometri da qui. Anni or Bergamo, che però parlava il coste della Normandia. Un che emergeva da una lunga e sono ho sposato “per corri- dialetto romagnolo come me giorno mi disse che se ne aves- bassa costruzioni in mattoni e spondenza” una ragazza di perché in casa la moglie si avuto il coraggio, avrei che emetteva sempre un fumo Santarcangelo di Romagna, ed Maria, non conoscendo il fran- potuto andare a casa sua per denso, pesante, giallo come lo ora vivo qui con tutta la mia cese (e tanto meno il bergama- farmi conoscere la famiglia. zolfo e maleodorante. Ma il famiglia”. Fu così che conob- sco, notoriamente ancora più Coraggio o incoscienza, avva- tutto era avvolto da un aria di bi Giuseppe Zambelli, di ostico del francese) lo utilizza- lendomi di documenti falsi di mistero sul quale nessuno lavoro procuratimi dal mio aveva la voglia di fare doman- Note protettore, travestito come se de, forse perché in cuor nostro 1) Le V1 e le più potenti e non intercettabili V2 (che portavano una tonnellata fossi un operaio francese, ebbi si immaginava il peggio, anche di esplosivo) erano bombe telecomandate con propulsione a reazione (pulso- l’animo di allontanarmi dal se ci si voleva rifiutare di cre- reattore). In pratica, dei veri e propri razzi (si pensi che la V2, lunga ben 14 campo e di salire sul treno per derlo. Troppo disumano pen- metri e pesante 12,5 tonnellate, giungeva ad un’altezza di 80 chilometri con una potenza di 5.470 km/ora ed in caduta raggiungeva addirittura i 6.500 Saulnes. Fortunatamente pas- sare che quello che temevamo km/ora) che aprirono la strada alle future conquiste spaziali. Frutto di una avan- sai senza problemi i controlli (3) potesse essere vero! . Un zata tecnologia per l’epoca (della quale si appropriarono gli americani a fine che i militari tedeschi effettua- giorno, mentre mi trovavo al conflitto accaparrandosi, anticipando i sovietici, la collaborazione determinan- vano fra Thil e Saulnes e, stan- mio banco di lavoro, fui avvi- te di Werner von Braun, il loro ideatore) rappresentavano il nerbo delle “armi segrete” con le quali Hitler sperò, fino all’ultimo, di poter piegare gli alleati. La do sempre zitto, evitai anche di cinato da un signore vestito da loro iniziale imprecisione nel colpire il bersaglio ne limitò però gli effetti con- farmi scoprire dai molti infor- operaio francese (baschetto creti. Su 10.492 V1 solo 2.400 caddero nella cerchia metropolitana di Londra; matori che viaggiavano confu- blu, tascapane a tracolla, su 1.389 V2 lanciate su Londra appena 638 superarono la Manica e solo 70 rag- si fra i viaggiatori. Finalmente vestito da lavoro e scarponi) giunsero la capitale britannica. L’impiego di tali armi ebbe inizio il 13 giugno 1944 alle ore 3,30. Dalle basi di lancio della Francia settentrionale, provenien- scesi alla stazione del piccolo che mi chiese se ero italiano. te probabilmente proprio dalla fabbrica di Thil, fu fatta partire in direzione di paese e mi presentai a casa Pensai: se è francese, magari Londra la prima V1 (Operazione Rumpelkammer) con risultati peraltro inizial- Zambelli dove fui accolto comincia ad offendermi come mente deludenti, visto che non raggiunse l’obbiettivo. come un famigliare dalla hanno fatto tanti altri; se è ita- 2) Il corrispettivo del lavoro forzato non fu mai regolarmente corrisposto nep- pure dagli Alleati, che sfruttarono abbondantemente, al pari dei tedeschi, il moglie Maria, dalla vecchia liano magari cerca di convin- lavoro coatto dei nostri prigionieri internati ai quattro angoli del globo. madre, dal fratello Gigi, dalle cermi a tornare a combattere 3) Il Campo di Thil non era un campo di concentramento, dove venivano due sorelle e dal piccolo nel nuovo esercito di ristretti i prigionieri militari o dove venivano ospitati i lavoratori inseriti nella Alessandro, di quattro anni Mussolini, cosa che non avevo TODT, l’organizzazione germanica per reclutare -volontariamente o meno- forza lavoro in sostituzione degli uomini impiegati sui vari fronti, ma era un appena. Mi trattenni alcune alcuna intenzione di fare. vero e proprio campo di sterminio, dotato di forni crematori. Oggi vi si trova ore delle quali ricordo, oltre Rimasi quindi guardingo e un museo dedicato al ricordo di quell’inumano piano di eliminazione fisica di l’accoglienza, la quantità di prevenuto. “Sì, sono italiano, un intero popolo. Al campo di Thil possono quindi affiancarsi le località di tutto quello che vollero darmi romagnolo ed abito a Rimini”. Dachau, Mathausen, Treblinka, fra le più tristemente note. Va parallelamente ricordato, per completezza doverosa, che la Germania nazi- da mangiare e la lunga chiac- Subito mi tese la mano dicen- sta non fu però la sola a concepire tali mostruosità. Si ricordi che decine di chierata in dialetto romagnolo domi “Sono italiano anche io e milioni di uomini (c’è chi parla di 100 milioni!) vennero eliminati in campi di e lingua francese (che poi tro- da molti anni vivo e lavoro qui concentramento dal regime comunista sovietico e che intere classi sociali furo- vavo abbastanza simili fra in Francia, in un paese vicino no sterminate dal regime comunista di Pol Pot. Né si dimentichi che stando ad un documentatissimo studio di comprensibile scarsissima divulgazione, un loro)È. (continua) che si chiama Saulnes, a circa milione di soldati e civili tedeschi furono fatti morire di stenti e di fame nei campi di concentramento che persino gli Alleati istituirono, soprattutto in ter- Buono da 50 marchi. ritorio francese, alla fine della guerra, per rappresaglia dopo la sconvolgente A destra. Piastrina scoperta dei campi di sterminio, impedendo persino alla Croce Rossa di far di riconoscimento stalag. giungere aiuti, fermati deliberatamente in Svizzera (James Bacque, Gli altri Lager, Mursia,1993). D’altronde, è storicamente noto il piano americano, for- tunatamente non attuato, che avrebbe voluto “pastorizzare” la Germania post bellica: ossia annientarne le risorse fino al punto di rendere impossibile la sopravvivenza di oltre 30 milioni di abitanti al fine di soggiogarla completa- mente. Vi si oppose lo stesso Churcill.

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RIMINESI NELLA BUFERA / IL BOMBARDAMENTO DEL 28 DICEMBRE 1943 I FARMACISTI DI PORTA MONTANARA Romano Ricciotti

i sono vicende che emer- «Qualcuno andò alla cadde ovunqueÈ. V gono da memorie familia- porta della farmacia Si trattava del bombardamento ri, anche di seconda mano o, Ðdavvero terribileÐ del 28 per dir meglio, di seconda correndo e gridando: dicembre 1943. Siccome la generazione. Nella mente di scappate, mettetevi in Tullia nomina il rifugio Cecchi, farmacisti. Tullia Turchi è vivo il ricordo dalle cronache dell’epoca Tullia ricorda bene: quando la dell’abitazione dello zio salvo, moriremo tutti, emerge che proprio quello fu il notizia giunse a Sant’Aquilina, Achille, che sovrastava il vol- venite nel rifugio...È giorno della tragedia. In una dove i Turchi erano sfollati, il tone della Porta Montanara. Da delle Relazioni del babbo e la mamma partirono una finestra, Tullia, bambina, si garantire il servizio. Ben poche Commissario prefettizio Ugo immediatamente con il birocci- affacciava per vedere i passanti persone erano rimaste in città, Ughi si riferisce che il 28 no e qui si ferma il ricordo camminare sotto di sé. Erano i ma la disposizione dicembre, furono colpiti due diretto. La bambina seppe poi primi Anni Quaranta. In fondo dell’Autorità era severa: il ser- rifugi antiaerei, dei quali solo che i suoi genitori avevano a via Garibaldi, nella direzione vizio non può essere interrotto. uno è indicato, quello di San provveduto a trasferire le tre verso la Chiesa di San E quelle tre persone, venute da Bernardino. Amedeo salme nei luoghi di origine. Per Gaudenzo, sulla sinistra, dopo lontano per condurre la farma- Montemaggi, in Agonia e questa ragione i nomi dei far- quel voltone, si trovava la vetri- cia, dovettero tenerla aperta morte del Rione Garibaldi, macisti non sono compresi nel- na della Farmacia Arlotti, costantemente, qualsiasi cosa precisa che Çil secondo rifugio l’elenco dell’Associazione acquistata poi dalla farmacista accadesse, per i pochissimi colpito fu quello della famiglia delle vittime civili e neppure Elena Grillenzoni, nobildonna rimasti a Rimini, anche quando Cecchi, in via Montefeltro: vi nei registri del Cimitero. originaria di Carpi, e da lei gli Alleati avevano incomincia- morirono 29 persone, fra cui ÇFinita la guerra -dice Tullia- gestita con l’aiuto del dottor to a bombardare la Città. La quasi tutti i CecchiÈ. Ventinove fu promulgata una legge con Giovanni Battaglia e della gestione era evidentemente in qui, cinquantasei a San cui si stabiliva che la gestione moglie, signora Vendalina, tra- perdita, ma soprattutto era in Bernardino, ecco una parte della farmacia sarebbe restata sferitisi a Rimini da Bologna. pericolo la vita. Come per i sol- degli uomini donne e bambini per altri 24 anni alla persona Elena Grillenzoni aveva lavo- dati in guerra. uccisi nella strage del 28 che vi avesse provveduto (natu- rato a lungo nel laboratorio del Fin dai primi bombardamenti, dicembre. ralmente per mezzo di un far- dottor Del Piano, che i rimine- nonostante il suono delle sirene Tornando al racconto di Tullia: macista laureato); se in tale si più anziani ricordano per i d’allarme, i tre non lasciavano «Qualcuno andò alla porta periodo un membro della fami- suoi prodotti di fama e diffu- mai la farmacia per correre in della farmacia correndo e gri- glia del titolare si fosse laurea- sione nazionale, come un rifugio antiaereo perché dando: scappate, mettetevi in to, aveva diritto alla gestione l’Oleobalsamina, la Crema di temevano di fare la fine del salvo, moriremo tutti, venite della farmacia, che altrimenti riso e la polverina per rendere topo. ÇIn una delle incursioni, nel rifugio. Essi, benché con- sarebbe andata a concorso pub- frizzante l’acqua, anticipatrice forse la più terribile, la città era trari, sotto quella pioggia di blico. In tutta Italia furono due di quella del Cavalier Gazzoni. quasi deserta -racconta Tullia- bombe li seguironoÈ. Come i casi di titolari di farmacia La dottoressa Tullia Turchi quando improvvisamente il arrivarono al rifugio Cecchi, morti per causa di guerra, e uno (semplicemente Tullia, alla sua cielo fu oscurato da voli di una bomba cadde proprio lì e, dei due era quello della zia segreteria telefonica), nipote di aerei e una pioggia di bombe fra i ventinove, morirono i tre ElenaÈ. Alla morte di lei, Tullia Elena Grillenzoni, è in grado di decise di laurearsi in chimica riferire la vicenda della zia e farmaceutica, e divenne titolare dei suoi collaboratori avendola della farmacia. Trasferì le vetri- appresa dai ricordi della ne dalla sinistra di via mamma e degli altri zii. I suoi Garibaldi alla destra, e la vec- ricordi diretti sono quello della chia farmacia Arlotti divenne finestra sul voltone e pochi “Farmacia San Gaudenzo della altri, come quelli della vita nel dottoressa Tullia Turchi”. podere di Sant’Aquilina dove Storie di una famiglia, storie di la famiglia era sfollata e i bam- una città. bini si divertivano incoscienti La dedizione al dovere dei far- fra erbe, animali e giochi. macisti uccisi dalle bombe Al tempo dei bombardamenti avrebbe meritato una medaglia, del 1943 e ’44, in quei terribili ma di essi si è perduto anche il frangenti, la zia e i suoi coadiu- ricordo. La dottoressa Turchi tori erano costantemente al se ne duole tuttora. E il pensie- banco della farmacia per ro la indigna.

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RIMINESI CONTRO / I FRATELLI IGINO, GIUSEPPE E MANSUETO CHESI ministero degli interni è scrit- to: ÇComunista Ð schedato Ð SCHEDATI, DIFFIDATI E PERSEGUITATI confinato politico Ð ammonito Ð pericoloso Ð diffidato politi- Ivo Gigli coÈ. Partecipò alla guerra di Liberazione nelle formazioni re fratelli, una sola idea di ÇEsercitavano Iginio nacque a Fisto (Trento) GAP, sugli appennini tosco- romagnoli. Il 29 agosto 1944, T giustizia e di ribellione il mestiere di arrotini nel 1904. Militò nelle file del alla dittatura, Iginio, Giuseppe partito comunista sin dai primi in un drammatico conflitto a e Mansueto Chesi, tre compa- in una bottega di via anni della sua costituzione. fuoco con i fascisti in via Cairoli, dinanzi al suo nego- gni riminesi che patirono il Cairoli, a Rimini, e fin Arrestato anch’egli nel 1932 carcere, il confino e la violen- insieme ai componenti il grup- zio, fu ucciso. za nei lontani anni ’20 e ’30. dalla giovane età po dirigente comunista rimi- Il fratello più giovane, Mansueto, nacque a Rimini Quando il fascismo nel 1925 avevano manifestato nese, fu condannato a due anni prese il potere esautorando il di confino, scontò solo alcuni nel 1912. Fu arrestato diverse parlamento dopo cinque anni sentimenti e idee mesi a Longolucco (Cosenza), volte nel 1933 per sospetta attività comunista. Infatti, era di brutalità squadristiche, i antifasciste aderendo perché il confino gli fu com- Chesi esercitavano il mestiere mutato in ammonizione. stato sorpreso con materiale di di arrotini in una bottega di via al Partito Comunista Tornato a Rimini riprese a propaganda del partito che doveva consegnare a Isaia Cairoli, a Rimini, e fin dalla d’Italia» svolgere attività politica parte- giovane età avevano manife- cipando anche a riunioni, ma Pagliarani. Fu costantemente stato i loro sentimenti e idee Durante la guerra di nel 1935, in una di queste, in vigilato dalla questura e nel antifasciste aderendo al Partito Liberazione era sull’Appennino mancanza di precauzioni casellario politico centrale del Comunista d’Italia. romagnolo con i partigiani, ma cospirative, oltre una delazio- ministero dell’interno del Giuseppe nacque in Germania fu catturato in un rastrellamento ne, la polizia arrestò tutti i 51 1941 risulta ÇComunista Ð dif- nel 1901. Nel 1922, a Rimini, operato dai nazisti a Forlì il 20 partecipanti, tra cui Iginio e il fidato politicoÈ. Rimase iscrit- dove si era trasferito con la settembre 1944. Dopo questa fratello Mansueto. Scrive to al PCI fino alla sua morte, famiglia, fu percosso dai fasci- data scomparve e non si ebbe- Antonio Zangheri: ÇDopo avvenuta a Rimini nel 1973. sti, una prima volta. Nel 1924 ro più notizie di lui. Prima quella vicenda il partito Questa, in breve, la tormentata si stabilì a Forlì dove continuò della sua scomparsa aveva comunista qui da noi era storia dei tre fratelli Chesi, il a operare all’interno dell’orga- lasciato alla famiglia una lette- quasi completamente scom- cui ricordo non si spegnerà nizzazione comunista, e per ra, ancora conservata, tra cui parso. Esistevano solo alcune mai nell’animo dei democrati- quella federazione partecipò al leggiamo: ÇSposa e figlie cellule, ma si diffondeva quel ci della nostra città. congresso riminese con lo carissime, vi ho sempre amato po’ di stampa che era possibi- pseudonimo di “Simba”. Nel e voluto bene. Il mio sacrificio le e si raccoglievano le sotto- «Il fratello più giovane, 1932, in una retata della poli- vi sia di sprone, in ogni circo- scrizioni per le vittime politi- zia, fu arrestato e torturato. stanza siate forti e serene. cheÈ. Iginio nel 1936 fu pic- Mansueto, nacque Racconta la moglie Fiorina Coraggio!… Per la mia idea chiato brutalmente dai fascisti, a Rimini nel 1912. Budellacci: ÇQuando andavo darò anche la vita se è neces- che gli spaccarono una mandi- a trovarlo, portavo a casa sario senza batter ciglio! bola e fu ricoverato in ospeda- Fu arrestato diverse sempre delle camicie sporche Confusi in un sol abbraccio vi le. Ancora nel 1939 continua- volte nel 1933 di sangue e sul suo viso c’era- bacio affettuosamente, addio. no le diffide della polizia, e no segni di violenza subita nel Vostro GiuseppeÈ. nel casellario giudiziario del per sospetta attività corso degli interrogatori. comunista. Ogni volta che lo dovevano interrogare lo trasferivano Infatti, era stato dalle carceri alla questura e sorpreso con materiale qui lo malmenavano più volteÈ. Dopo tre mesi di carce- di propaganda re fu mandato al confino a del partito Ventotene, dove restò per circa un anno. Quando tornò a casa, che doveva consegnare nonostante fosse sorvegliato, a Isaia PagliaraniÈ continuò a svolgere attività clandestina e fu a Rimini più volte col fratello Iginio, con Bibliografia cui mantenne sempre collega- Giorgio Giovagnoli, Storia del par- tito comunista nel riminese, menti per motivi politici. Maggioli, 1981. I fratelli Chesi, Casellario Politico Centrale del arrotini Ministero dell’Interno (1933- 1941). di via Cairoli.

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TRA CRONACA E STORIA

FIGURE RIMINESI DEL RISORGIMENTO VITTORIO TISSERAND Arturo Menghi Sartorio

ntorno alle 22 del 13 luglio ÇUn uomo di grandi mezzi personali e di I 1856 la banda degli in abito talare s’insinuò intraprendenza diede vita ad Svizzeri aveva terminato il alcune attività agricolo-indu- concerto offerto alla cittadi- fra il Conte Spina striali. Acquistati dei terreni nanza riminese e la folla radu- e Tisserand e sferrò in Parrocchia di Bordonchio nata sul piazzale davanti allo costruì prima una fornace e stabilimento dei bagni, si a quest’ultimo poi impiantò dei vigneti con sciolse e s’incamminò lungo vitigni importati dalla una stilettata mentre Vittorio Tisserand la nuova strada di Marina Francia. Oltre a produrre vino (viale Principe Amedeo) lo sorpassava, diede vita ad un’attività per la Così come rimase fuori dalle verso la città. dileguandosi poi fabbricazione dell’alcol, che attività frenetiche dei liberali, Mescolato fra la gente un trio, vendeva in tutto lo Stato e successive all’elevazione al formato dal conte Carlo rapidamente all’estero. Soglio Pontificio di Pio IX, e Spina, Vittorio Tisserand, approfittando della Nel 1835 Tisserand aveva non si ha notizia di qualche Francesco Zavagli, cammina- acquistato un fabbricato da un suo coinvolgimento nei fer- va lentamente nella bella sera- confusione generata vasaio fuori Porta Romana, menti che portarono alla ta estiva, commentando il dal suo attoÈ nel Borgo San Bartolo (oggi prima guerra d’indipendenza. concerto appena ascoltato. Borgo S. Giovanni) e vi aveva Lo troviamo invece schierato Davanti a loro le signore fra le sciata francese a Roma lo installato la propria distilleria, in prima linea nei giorni che quali la moglie e la figlia di misero al riparo di ogni ritor- costruendo Çuna botte di precedettero la fuga a Gaeta Tisserand. Un uomo in abito sione. straordinaria grandezza Ðsi del Papa, tanto che il 29 talare seguiva il terzetto. A Nonostante il suo ritratto ci riporta integralmente il brano novembre 1848 alla fondazio- circa metà percorso dalla tramandi l’immagine di un delle Memorie di Lodovico ne del Circolo Popolare, città, accelerato il passo s’in- uomo pensoso dallo sguardo ContessiÐ che conteneva 1050 Vittorio Tisserand fu nomina- sinuò fra il Conte e Tisserand mite, in realtà Tisserand era some alla vecchia da boccali to vice presidente. Ma le e sferrò a quest’ultimo una dotato di un carattere violento 64 ciascuna, che in compara- chiacchiere inconcludenti, le stilettata mentre lo sorpassa- e dispotico, incline a passare a zione delle nuove era 1050 eccitazioni alla violenza, che va, dileguandosi poi rapida- vie di fatto e queste sue carat- volte 76 litri: ragguaglio boc- purtroppo venivano raccolte, mente approfittando della teristiche lo fecero diventare cali 67200 litri 79800 etolitri tanto da fare divenire Rimini confusione generata dal suo rapidamente la guida del 798È. La botte doveva essere la piazza più turbolenta della atto. movimento liberale riminese, veramente enorme per l’epoca neonata Repubblica Romana, Vittorio Tisserand era giunto a sempre alla ricerca “dell’uo- perché era diventata meta lasciando la città in mano ai Rimini nel 1829 per ricoprire mo” disposto a prendere nelle della passeggiata dei riminesi facinorosi che la seminavano la carica di cancelliere del sue mani le redini del cospira- che si recavano a vederla di morti e feriti, spesso senza Vice Consolato di Francia. torismo, tanto da divenire, come una rarità. nemmeno la copertura della Aveva aperto una scuola di durante i moti del 1831, sia Parallelamente all’attività motivazione politica, lo indus- francese, prima nella sua casa pure non comparendo ufficial- industriale, il Tisserand conti- sero a rinunciare alla carica, in Strada Maestra (corso mente, stante la sua posizione nuava anche quella politica, sostituito dall’ingegner d’Augusto) poi in quella di di diplomatico, l’anima del mantenendo un ruolo di spic- Franco Galli. Pietro Pivi, noto liberale. comitato rivoluzionario e la co nell’ambiente liberale. Intanto, anticipatrice dell’epi- Durante le lezioni, più che l’i- persona più ascoltata. Non risulta però coinvolto demia di fillossera che falci- dioma gallico, diffondeva le Terminato quell’episodio nel nella sommossa di Rimini dierà i vitigni europei, una idee liberali delle quali era 1832, le pressioni delle auto- capitanata da Pietro Renzi, non meglio definita malattia imbevuto, divenendo rapida- rità riuscirono a farlo allonta- che per tre giorni sottrasse la dell’uva cominciò a colpire le mente noto in tutta la nare e ritornare in Francia. città alla sovranità del Papa. viti delle nostre zone, renden- Romagna. Naturalmente la Tisserand, che nel frattempo La rivalità col Renzi, uomo do sempre più scarse le ven- polizia non tardò a porre lo aveva messo su famiglia spo- altrettanto dispotico del fran- demmie con la conseguenza sguardo su di lui. La sando la contessina Maria cese, o forse più probabilmen- che quantitativi di uve sempre Segreteria di Stato, su pressio- Ricciarelli delle Caminate, te la concretezza dell’uomo più scarsi venivano destinati ne delle autorità locali, tentò chiese di tornare a Rimini e d’affari gli fecero capire alla distilleria dell’alcol. La in alcune occasioni di espel- tanto fece e tanto brigò da immediatamente a quale triste riduzione della produzione lerlo, dichiarandolo persona riuscirvi. Gli fu però inibito sorte quel moto, male orga- rendeva superfluo il grande non gradita, ma la carica rico- l’insegnamento della lingua nizzato e senza un progetto spazio del capannone usato perta, l’appoggio del Vice francese e fu sottoposto a politico di ampio respiro, era per gl’impianti di distillazione Console e quindi dell’amba- rigorosa sorveglianza. Dotato destinato. ➣

ARIMINVM 12 MARZO-APRILE 2006 TRA CRONACA E STORIA e Tisserand lo vendette a ÇTisserand aveva un ruolo di spicco data 5 luglio 1815, che stabili- Nicola Ghetti che dal 1842 nell’ambiente liberale... va il seppellimento dei cada- aveva iniziato Çla lavorazione veri nel nuovo cimitero fuori di Zolfanelli fosforiciÈ. Narra Le indagini si orientarono nelle relazioni personali porta. Ma fino all’800 inoltra- Luigi Tonini nella sua “Guida del francese, facendo pensare agli inquirenti to ancora Çal cimitero subur- del forestiere nella città di bano prevaleva l’idea del Rimini”: Çil recentissimo che il suo carattere violento potesse avere acceso sepolcro nei templi fra le ritrovato del Ghetti medesimo qualche odio irrefrenabile nella sua cerchia privata. patrie mura Ðci informa L. pel quale nella composizione Leurini nel suo elogio di questi Fiamiferi è stato Ma fu tutto inutile. dell’Ingegner Nicola sostituito al fosforo micidiale Il colpevole non fu mai trovatoÈ BerzantiÐ. Facile era l’impe- un’altra sostanza che li rende trarne il permesso e di picco- innocui a chi li adopera, per- lo costo; cosicché solo alle ché liberi ha fatto da ogni più povere genti si riserbava il principio velenoso…[e Campo SantoÈ. Anche per soprattutto] li avvantaggia di Tisserand fu scelta questa nuova sicurezza … ché non strada. siano più suscettibili ad Ma il rapporto fra il francese e accendersi per qualunque Rimini non si chiuse con la stropicciamento, ma per soli sua morte: il dottor Vittorio modi determinatiÈ. Il nuovo Belli, figlio di Anna Tisserand procedimento di fabbricazio- e quindi nipote di Vittorio, ne aveva avuto talmente suc- acquistò dal demanio un tratto cesso da richiedere per l’au- di litorale dalla foce dell’Uso mento della produzione l’im- verso Rimini. Era una landa piego di oltre trecento perso- abbandonata, deserta, paludo- ne. Il Ghetti sul suolo dove sa, confinante con i poderi sorgeva il capannone della ereditati dal nonno. Un unico distilleria, confinante col suo sentiero scendeva dalla chiesa Vittorio Belli Nicola Ghetti sul quale erano sorti i primi di Bordonchio. Il Belli piantò edifici della lavorazione degli Macedonio non meglio identi- sonali del francese, facendo alberi, costruì strade, spianò zolfanelli, ampliò la sua fab- ficato, si rivelò così ben asse- pensare agli inquirenti che il collinette, da uno stagno rica- brica e costruì il palazzo stata da essere subito mortale suo carattere violento potesse vò un laghetto. Era il 1912. ancor oggi esistente e che e a nulla valsero i soccorsi avere acceso qualche odio Non nacque la cittadella del- porta il suo nome. immediati. Le indagini si irrefrenabile nella sua cerchia l’arte e della cultura che era Arriviamo così alla tragica orientarono a ricercare il col- privata. Ma fu tutto inutile. Il nelle intenzioni del suo fonda- serata del 13 luglio 1856. pevole negli ambienti del libe- colpevole non fu mai trovato. tore, ma aveva visto la luce Purtroppo la stilettata dello ralismo o in quelli legittimisti, Il 14 luglio Vittorio Tisserand Igea Marina, nuova frazione sconosciuto, indicato dalla stante la propensione in quei fu tumulato nella chiesa di del comune di Rimini. voce di popolo in un tal giorni a risolvere le dispute San Giovanni Evangelista Fu l’ultimo segno, sia pure politiche con la violenza, ma (Sant’Agostino) in deroga a involontario, lasciato da La Rocca Malatestiana non venendo a capo di nulla si quanto stabilito dall’ordinan- Vittorio Tisserand nel suo nell’Ottocento cercò pure nelle relazioni per- za del Podestà Battaglini in passaggio terreno.

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LUCI E OMBRE DI UN SECOLO DI PASSAGGIO IL PONTE DI TIBERIO DIPINTO E “INTERPRETATO” DAL BELLINI Giulio Zavatta

ella straordinaria, e per ÇConsiderazioni sima, per quanto solo accen- N molti aspetti epocale, sul San Girolamo nata, restituzione del ponte mostra dedicata a Marco romano di Rimini realizzata Palmezzano, in corso a Forlì di Giovanni Bellini da Agostino di Duccio nella dal 4 Dicembre 2005 al 30 esposto alla mostra formella col segno zodiacale Aprile 2006 è possibile vede- del Cancro nel Tempio re, oltre a un’importante scel- di Marco Palmezzano... Malatestiano, la rappresenta- Giovanni Bellini, ta di quadri che restituiscono Una tavola di grande zione belliniana costituisce la San Girolamo nel deserto. l’ambito e l’attività del pitto- prima restituzione compiuta Firenze, Galleria degli Uffizi. re forlivese, una tavola di interesse storico ed analitica dell’opera augu- Sotto: Particolare del altissima qualità di Giovanni stea. San Girolamo nel deserto e documentario con la città sullo sfondo. Bellini, raffigurante San Nell’ultimo quarto del Girolamo nel deserto. Il qua- per la città di Rimini» Quattrocento Bellini attestò sfuggito che l’ultima arcata dro proviene dalla Galleria solo tre arcate delle cinque del ponte riminese verso San degli Uffizi di Firenze, ed è Waschington. esistenti, tuttavia non mancò Giuliano era ormai distrutta e stato restaurato proprio in Nessuna delle repliche citate, di segnare per la prima volta in stato di grave degrado, occasione dell’esposizione di tuttavia, reca nello sfondo la alcuni aspetti precipui come tanto che poté essere ripristi- Forlì. straordinaria “città dei ricor- il rialzo del parapetto in corri- nata nella forma attuale sola- Opera di controversa attribu- di” che Bellini dipinse nella spondenza della parte centra- mente nel 1680. Esiste un’in- zione, assegnata un tempo a tavola esposta a Forlì. Sullo le della struttura, e soprattutto cisione di Marinario, allegata Marco Basaiti e talvolta con- sfondo si staglia infatti il pro- i tabernacoli sormontati da un alla perizia di restauro esegui- siderata della bottega belli- filo di un luogo utopico, dove piccolo frontone nelle pile. ta in quegli anni, che mostra niana e non del maestro, il sono raggruppati monumenti Ritroviamo così un Bellini al una situazione del ponte rimi- recente restauro sembra aver significativi che Bellini dise- pari dei più importanti archi- nese che ben giustifica l’in- definitivamente eliminato gnò nelle città nelle quali tetti: sulle stesse peculiarità terpretazione belliniana. Fino ogni ragione di dubbio circa operò, o che semplicemente del ponte si soffermarono al ripristino e al restauro del la paternità. L’attribuzione è visitò nei suoi viaggi. infatti, ma molto più tardi, capo verso San Giuliano del- avvalorata oggi per la ritrova- In questa straordinaria città anche Antonio da Sangallo il l’opera augustea il passaggio ta “stupenda fusione di figura sono facilmente riconoscibili Giovane e Andrea Palladio. ➣ e paesaggio” (Tempestini, San Vitale e il Mausoleo di Un aspetto notevole del ÇGiovanni Bellini 2005, p. 218), e per la chiara Teodorico a Ravenna, il cam- dipinto è la troncatura del analogia con altre opere di panile di Sant’Anastasia a ponte nel margine destro, che attestò solo tre arcate Giovanni Bellini, segnata- Verona e, in primo piano e propone una visione del ponte delle cinque esistenti, mente il San Girolamo leg- con dimensioni che gli danno monca, tanto che l’opera gente in un paesaggio della straordinario rilievo, il ponte augustea risulta unire i due tuttavia non mancò National Gallery di Londra. di Tiberio di Rimini. capi della città solo tramite di segnare Gli storici dell’arte non Se si escludono le raffigura- un ultimo segmento ligneo, si hanno trovato accordo neppu- zioni stilizzate dei sigilli direbbe levatoio. per la prima volta re sulla datazione della pre- comunali riminesi, e la bellis- A Bellini non doveva esser alcuni aspetti precipui ziosa opera, e sebbene oggi prevalga l’ipotesi che si tratti come il rialzo di pittura licenziata nei primi del parapetto anni successivi al 1480, alcu- ne repliche dello stesso sog- in corrispondenza getto, eseguite dal pittore della parte centrale veneto o nell’ambito della sua bottega, hanno spostato il della struttura, margine cronologico di que- e soprattutto sto genere di opere fin dentro al XVI secolo. In particolare, i tabernacoli sormontati ne esiste un esemplare datato da un piccolo frontone 1505 presso la National Gallery of Art di nelle pileÈ

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doveva esser assicurato in via La tavola di Bellini finalmen- provvisoria, con una sorta di te restaurata costituisce quin- terrapieno oppure proprio con di un’interessante documenta- una struttura lignea. zione storica per la città di Rimini, e rappresenta certa- In alto a sinistra. mente un motivo in più per M. A. Marinario, visitare la mostra di Marco Il ponte di Augusto di Rimini, Palmezzano nella vicina incisione, 1680. Forlì, alla scoperta delle radi- Sotto. Particolare de ci, dello sviluppo e del segui- Il ponte di Augusto di Rimini. to di straordinarie esperienze del “Rinascimento nelle A destra. Il ponte di Tiberio Romagne”. ai giorni nostri.

BLOCK-NOTES di Sandro Piscaglia POESIA di Ivo Gigli ARTE MODERNA LA MOSTRA ED EROTISMO Alla galleria “I famosi” il 14 luglio L’arte sta alla riproduzione del segno come l’erotismo sta c’è stata una mostra che non c’è. alla riproduzione nel sesso. E’ il significato, la finalità. L’autore, il grande Nul, L’arte antica voleva riprodurre in modo durevole, sognando ha esposto l’eterno, l’uomo, la natura come Iddio li ha fatti. L’arte grandi opere inesistenti; moderna riproduce le emozioni che nascono dentro la mente c’è stato umana come appaiono. L’artista non conosce, per lo più, il un gran concorso di pubblico significato, non conosce gli scopi delle emozioni che prova e e gli inviati dei maggiori giornali che suscita ed egualmente procede. Purché gli susciti una sono venuti a vedere eccitazione che talora è piacere, sovente sconcerto, talora quello che non c’era; tormento e qualche volta angoscia. si è dibattuto a lungo Ognuno sa sempre ambientare un’opera d’arte se è all’anti- sulla presenza ca; ci vuole, invece, tanta, tanta fantasia per ambientare della non presenza un’opera d’arte moderna. Sovente la senti incongrua al nell’arte contemporanea; c’è stato persino un furto mondo reale, materiale in cui viviamo, l’ambienti meglio in ma il lavoro inesistente purtroppo un mondo virtuale in cui il cambiamento è la costante. non è stato recuperato. Oggi molti uomini e molte donne dipingono, scolpiscono, Si prevede un grande afflusso modellano, compongono musica e gli artisti sono pochi. di visitatori Oggi molte donne e molti uomini coltivano l’erotismo e gli per tutta l’estate artisti sono pochi. e tutti sin d’ora fanno la fila per vedere quello che non c’è.

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VERUCCHIO / LE RICERCHE NELLA NECROPOLI VILLANOVIANA GLI SCAVI IN DIRETTA Elena Rodriguez

a tempo si attendeva una dei cavalli, armi, tra cui elmi D ripresa degli scavi a in bronzo di ben quattro diver- Verucchio, dove le indagini se tipologie (uno con rivesti- condotte in passato avevano mento interno in vimini). già messo in luce quasi 500 Per diversi aspetti questi tombe di epoca villanoviana reperti rappresentano comun- (tra IX e VII secolo a.C.). que dei pezzi unici: per le L’importanza di queste testi- forme ed i materiali, per l’area monianze, riconosciuta a livel- di provenienza, per la loro dis- lo non solo nazionale, è legata posizione all’interno della alla conoscenza delle proble- sepoltura e le reciproche asso- matiche relative al popola- ciazioni, ed anche per le infor- mento nella prima età del mazioni sul rituale funerario ferro, ma anche alla possibili- Ðo ritualiÐ che soltanto gli tà di analizzare particolari studi e le analisi successivi tipologie di materiali Ðdi natu- allo scavo consentiranno di ra organicaÐ che si sono ecce- Lo scavo ha messo in luce Gli archeologi al lavoro in un ricostruire in modo più appro- zionalmente conservati e che circa trenta tombe a pozzetto, settore della Necropoli Lippi, fondito. Non è possibile che conservano l’ossuario (per sotto la Strada Provinciale. per l’epoca finora non trovano A sinistra. Veduta dell’area in descrivere nei dettagli tutti i confronti in Italia: arredi in i resti del defunto, secondo il cui è stato condotto lo scavo materiali rinvenuti: vale la legno (troni, tavolini), abiti in rito incineratorio qui diffuso), archeologico. pena di mantenere la curiosità sottili filati di lana, contenitori e gli oggetti del corredo, in fino alle prossime esposizioni, di vimini intrecciati, nonché come quella in progetto in gli splendidi ornamenti in ÇI reperti di Verucchio Museo già per il prossimo ambra, che impreziosiscono rappresentano dei pezzi unici: aprile 2006. numerosissimi corredi. In realtà in questi ultimi anni per le forme ed i materiali, Ma c’è un altro non seconda- le ricerche, con la direzione per l’area di provenienza, rio aspetto che ha fatto punta- della dott.ssa Patrizia von re l’attenzione su questo Eles, sebbene non siano state per la loro disposizione all’interno della sepoltura scavo: ad esso si è potuto assi- condotte sul campo, non si e le reciproche associazioni, ed anche stere “minuto per minuto” in sono mai interrotte. Infatti si diretta su Internet per tutta la sono concentrate sulla catalo- per le informazioni sul rituale funerario (o rituali)È durata dei lavori, attraverso un gazione, il restauro, la pubbli- collegamento Wireless (senza cazione e valorizzazione dei Casco da cantiere per diversi casi rinvenuti all’inter- fili) messo in atto grazie alle corredi funerari scoperti in archeologi, con installata la no di un dolio (grande conte- più avanzate tecniche di passato, esposti al pubblico microtelecamera Wireless per nitore in terracotta). Le sepol- comunicazione multimediale. riprendere le fasi dello scavo e nelle sale del Museo Civico trasmetterle ad un ponte ture di tessitrici ed armati Con questa idea innovativa e Archeologico di Verucchio. radio per la diretta. comprendono le stesse catego- pionieristica della trasmissio- Gli scavi condotti nell’estate A destra. Disco circolare in rie di oggetti già note nel con- ne delle riprese video, si è scorsa hanno riguardato un ambra, utilizzato per orecchino testo verucchiese: ornamenti potuto far coincidere le esi- settore della Necropoli Lippi, in coppia con uno identico e personali (tra cui collane, fibu- genze della ricerca scientifica privo del fermaglio (solitamente che già includeva circa 200 un gancio in bronzo). le ed orecchini in ambra), stru- con l’impegno dell’informa- sepolture, tra cui due principe- Reca evidenti tracce di usura, menti per filatura e tessitura, zione e della divulgazione al sche (presentate in Museo) segno che rientrava tra gli vasellame ceramico e bron- pubblico. L’operazione è stata con numerosissimi e preziosi elementi di ornamento della zeo, elementi della bardatura possibile grazie all’intervento oggetti di corredo, scelti per ricca defunta. diretto di Raytalk Wirless rappresentare la ricchezza, il Professionals, azienda leader prestigio ed il ruolo sociale dei in Europa nello sviluppo di defunti: una tomba maschile, queste tecnologie, che ha che comprende anche un trono messo a disposizione ligneo con scene figurate, ed Telecamere Wireless ed una una femminile, con una gran- Rete Wi-Fi Territoriale Hot de quantità di gioielli in Spot per portare banda larga e ambra. ➣

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o in ar M an i S a d lic bb pu - Re alia) Rimini (It ARCHEOLOGIA collegamento Internet nella ÇOltre a cazzuole e pennellini, Un vantaggio ulteriore e non zona dello scavo. gli archeologi sono stati equipaggiati secondario sta nel fatto che, Oltre a cazzuole e pennellini, nel pieno rispetto della sicu- gli archeologi sono stati equi- con Micro Telecamere Wireless, rezza e delle modalità di ricer- paggiati con Micro montate sui loro caschi, ca, si è finalmente “aperto al Telecamere Wireless, montate pubblico” il cantiere archeolo- sui loro caschi, che venivano che venivano posizionate di volta in volta gico, permettendo a tutti, in posizionate di volta in volta su su particolari dell’area di scavo a seconda qualsiasi parte del mondo particolari dell’area di scavo a Ðesperti, studenti, appassiona- seconda dell’immagine da tra- dell’immagine da trasmettere... . ti, curiosiÐ di assistere allo smettere. Le Micro La diretta è stata seguita persino dall’Università scavo: la diretta è stata seguita Telecamere Raytalk inviavano persino dall’Università di New il segnale radio ad una Regia di New YorkÈ York. Video Mobile (vicina al sito), Visto il riscontro di visitatori e da qui il segnale veniva a sua (30.174 sul sito Internet) che volta trasmesso verso i video- ha avuto questa iniziativa, registratori (per la raccolta chissà che non rappresenti uno della documentazione com- stimolo verso una sempre pleta), verso un PC Server (per maggiore sensibilizzazione la trasmissione in diretta dei cittadini alla conoscenza Internet delle immagini), e Ðe dunque alla tutelaÐ del verso un ponte radio sulla patrimonio comune. sommità della Torre della La comunicazione ad un pub- Rocca di Verucchio, da cui era blico vasto ed eterogeneo è il poi rimbalzato verso il centro filo conduttore che caratteriz- del paese, dove uno schermo za la ricerca sul villanoviano Ðcollocato in piazzaÐ ha con- di Verucchio Ðil Museo sentito di assistere alle opera- archeologico ne è una prova zioni in diretta. evidente– e si può dire che in Tale sistema di trasmissione questo modo è stato fatto un ha molti vantaggi, innanzitutto notevole passo avanti verso per lo scavo archeologico in Coppia di orecchini Morso di cavallo in bronzo, questo obiettivo, soprattutto sé, poiché è stato creato un al momento del recupero facente parte della bardatura grazie all’intuizione e alle archivio di immagini con tutte dalla sepoltura femminile, solitamente inserita nei corredi capacità di Raytalk, che ha le informazioni ricavabili sul composti da un funerari maschili e femminili per contribuito all’eccezionalità terreno, che sarà possibile disco circolare in rappresentare il possesso del dell’evento, ed alla lungimi- riprendere anche in futuro. ambra e gancio in bronzo cavallo e del carro, come simbo- con cui venivano indossati. lo di rango e prestigio sociale. ranza della direzione degli Questo sarà utile sia per gli Sopra. Elmo a calotta Sopra. Fibula costituita da dischi scavi, che ha favorito tale studiosi (per le opportunità di in bronzo, di ambra giustapposti, con gan- innovativa sperimentazione. proveniente da tomba cio in bronzo per l’inserimento Sonagli per cavallo di guerriero. nella veste. Testina umana in bronzo, appartenenti alla bardatura in approfondimento sulla meto- strare la storia di un reperto facente parte di un gruppo bronzo che richiama l’utilizzo numeroso di simili statuette, del carro trainato da cavallo e dologia di scavo), sia per le archeologico dalla sua scoper- forse utilizzate come elementi simbolo di prestigio attività didattiche che si ta allo studio, al suo restauro, decorativi per un oggetto del defunto. potranno svolgere, per illu- fino alla musealizzazione. inserito nel corredo.

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“DEBORA”, PROFETESSA D’ISRAELE L’EROINA DIPINTA DA FRATE FRANCESCO L’ANGE Alessandro Giovanardi

a celeberrima “sindrome di ÇL’imponente quadro, senza firma né data, splendidi Crocefissi, recente- L Stendhal”, per cui lo sguar- acquistato nell’autunno del 2005 mente restaurato per volontà do sensibile di chi contempla la della Fondazione Cassa di bellezza di un’opera d’arte non dalla Fondazione della Cassa di Risparmio Risparmio, per la chiesa di San (8) riuscirebbe a sostenerne lo di Rimini, Bernardino a Rimini . splendore cadendo in deliquio estatico, non è che il riflesso era stato realizzato come pendant di un’altra tela Il classicismo cristiano pallido di una più antica e raffigurante ancora un episodio biblico tratto della pittura bolognese venerabile concezione sacrale Nel grande secolo della dell’arte e della sua fruizione dal libro di Giuditta Riforma Cattolica è sorto un liturgica e contemplativa. (opera firmata da L’Ange nel 1722)» classicismo sacro cristiano, Difatti, solo durante il XVIII dalle radici antichissime, che secolo l’Estetica europea, in non va confuso con il nascente quanto teoria dell’Arte e del soglie della modernità la teoria Cennini di Colle di Valdelsa Neoclassicismo. Bologna, con Bello, si costituisce, per la e la pratica dell’arte vivessero (XIV-XV sec.). Come ci ricor- le sue illustri Accademie, fu il prima volta, come una discipli- ancora in perfetta simbiosi con da lo storico russo Vladimir N. centro più importante di questa na filosofica autonoma, incen- la religione, perché una catena Zabughin (1880-1923), da que- concezione dell’arte che anco- trata sulla categoria del aurea ininterrotta legava insie- sti iniziatori vissuti nella tarda ra agli albori del XVIII secolo “gusto”. Quest’ultimo concet- me la concezione della pre- Età di Mezzo fiorirà nel annoverava nobili maestri, to, però, non appartiene di ghiera, l’esperienza del sacro e Rinascimento un’arte «esclusi- dallo stile aulico e severo di diritto al pensiero moderno, la percezione estetica delle vamente “sacra”, che si diffe- matrice francese, come Carlo tanto che il Settecento illumini- immagini dipinte. Anzi per renzia volutamente e consape- Cignani (1628-1719) e sta e neoclassico lo ha mutuato usare l’espressione felicissima volmente da quella “mondana” Marcantonio Franceschini dalla mistica immaginativa del dell’erudito francese Marc (…). Antesignani di cotale arte (1648-1729). Un epigono pie- Cattolicesimo medioevale e Fumaroli, fin dall’età bizantina sono Lorenzo Monaco (1370- montese di questa tradizione, controriformista(1): il gustus la teologia dogmatica o mistica 1423 ca.) e frate Giovanni da in realtà più che millenaria, è latino è, ab origine, uno dei delle immagini, persino nella Fiesole, detto Beato Angelico stato Francesco L’Ange (1675- sensi soprannaturali preposti al sua variante neoplatonica fio- (1400 ca. - 1455)È(5). 1756), pittore e disegnatore godimento intellettuale ed rentina, resta, durante il Coerentemente, anche presso savoiardo, appartenente ad una amoroso di Dio; fruizione sub- Medioevo e il Rinascimento, molti maestri del Seicento, si prestigiosa famiglia di artisti di lime che si dona all’asceta l’autentica filosofia dell’Arte e tenterà di ripristinare in pittura Annecy(9). Il valente Francesco, nella quiete della visione spiri- del Bello; di questa filosofia la quell’ideale ascetico, in realtà che ricevette i primi rudimenti tuale(2). Il gustus permette di scultura e la pittura sacre della mai tramontato, che otterrà un del nobile mestiere dal padre godere platonicamente della Riforma Cattolica rappresente- vigoroso impulso dalle rinno- Cesare Amedeo e dal nonno dulcedo del Bello Eterno, ranno, fra la fine del secolo vate esigenze di contemplazio- Andrea Chevil, si trasferì pre- ovvero della dolcezza di Dio XVI e la metà del XVIII, la ne e spiritualità dell’età cosid- sto a Torino, nuova capitale del visto sotto l’attributo essenzia- naturale prosecuzione(4). detta del Barocco e della Regno sabaudo e qui si tratten- le della vera Bellezza, caratte- Sempre a questa filosofia tente- Controriforma. In questo senso ne circa otto anni ricoprendo, rizzata da majestas e nobilitas. ranno poi di ricollegarsi anche i Fumaroli è riuscito a donarci presso l’Accademia Reale, un pittori religiosi “primitivisti” un commovente e complesso incarico di grande prestigio: L’arte dell’Ottocento e del ritratto del “Divino” Guido quello di maestro di disegno della Riforma Cattolica Novecento. Per ricordarci della Reni (1575-1642), probabile dei principi Amedeo e come esperienza mistica sostanza religiosa che nutre le terziario francescano, pittore Tommaso di Carignano. Il gio- Allo stesso modo nella conce- origini medioevali e umanisti- devoto ed esecutore di “icone” vane artista si era spostato a zione estetica dell’India classi- che dell’arte italiana, occorre post-tridentine(6), mentre padre Bologna nel 1706, per studiare ca, il godimento artistico (rasa, notare come la succitata catena Agostino Gemelli (1878- le opere di Francesco Albani in sanscrito) è considerato del aurea, iniziata con la dottrina 1959), si è soffermato sulla (1578-1660) e per seguire le tutto simile all’atto con cui si bizantina delle immagini sacre pratica dell’orazione quale ali- orme di Giuseppe Maria assapora misticamente l’unio- (VIII-IX sec.), sia ben esplica- mento dell’opera scultorea di Crespi, detto lo Spagnoletto ne con l’Assoluto, il Brahman: ta nel Libro della frate Umile Pintorno da (1665-1747), pittori che ammi- ne scaturisce il samvega ovve- Corporazione dei Pittori senesi Petralia (prima metà XVII rava e di cui desiderava appren- ro il “grande brivido” che dell’anno 1355 e nel famoso sec.), laico degli Osservanti dere l’eredità classicista e reli- rende manifesto lo shock esteti- Trattato della pittura o Libro Riformati di Sicilia(7) il cui giosa insieme. Dal 1719 co(3). Ritornando alla nostra dell’arte redatto intorno al discepolo, frate Innocenzo, tra L’Ange divenne il pittore uffi- cultura è evidente che alle 1390 da Cennino d’Andrea l’altro, realizzò uno dei suoi ➣

ARIMINVM 20 MARZO-APRILE 2006 ARTE ciale dei conti Lucatelli da San i volti maschili imploranti e in Marino di Bologna, per i quali, posizione gerarchicamente in sedici anni di permanenza inferiore rispetto alla profetes- nella loro casa, eseguì, fra le sa d’Israele, le due figure fem- molte opere, anche un grande minili che bisbigliano con pru- olio su tela (230 ´ 150 cm) che dente saggezza fanno di ritrae La profetessa Debora, Debora un’immagine della giudice d’Israele, mentre invia Sapienza Divina, riflesso del il generale Barac contro l’eser- Verbo increato (Prv 8, 22-31; cito di Sisara. L’imponente Sap 7, 22-30; Sir 1, 1-8). Infatti quadro, senza firma né data, Debora, come ricorda il bibli- era stato realizzato come pen- sta Gianfranco Ravasi(12) è dant di un’altra tela raffiguran- anche un emblema paradossale te ancora un episodio biblico della Provvidenza che utilizza tratto dal libro di Giuditta: que- come strumenti di profezia e di st’ultima opera è stata firmata salvezza le figure umane che da L’Ange e datata 1722. Se la sono apparentemente più emar- tradizione storica ha mantenuto ginate dalla stessa cultura vivo il ricordo della giusta attri- ebraica. Il libro dei Proverbi buzione della Debora chiede retoricamente: ÇUna all’Autore, d’altra parte non è donna perfetta chi potrà trovar- ancora chiaro, come scrive la?È (Prv 31, 10). L’eroina Angelo Mazza, Çquando e per dipinta da L’Ange può afferma- quale motivo il nostro dipinto è re orgogliosa, quasi in risposta: giunto a Rimini in Palazzo Çerano deserte le strade e i Buonadrata, dove (con il suo viandanti deviavano su sentieri pendant, ora a Torino) ha orna- tortuosi (…) fin quando sorsi to il salone d’onore fino alla io, Debora, fin quando sorsi vendita del Palazzo alla Cassa come madre in IsraeleÈ (Gdc 5, di Risparmio di Rimini 6-7). (1961)È(10). L’opera, finita poi sul mercato antiquario è stata La pittura come preghiera in acquistata, nell’autunno del frate Francesco L’Ange 2005, dalla Fondazione della Non è, tuttavia, solo l’argo- Cassa, per essere riposta nuo- mento religioso di questa e di vamente nella sala più grande e sicheggiante ai racconti biblici Debora è ritratta come una tante altre opere de L’Ange a prestigiosa del Palazzo dove ed evangelici, dall’altra faceva- regina dell’Oriente antico ma fare del Nostro un pittore l’Ente ha la sua sede attuale. no dei soggetti storici e mitolo- composta come un’eroina sacro; la grazia sapiente della Circondata da una bella corni- gici della tradizione ellenica e romana e segnata da quella tela della Fondazione nasce ce dorata settecentesca, la tela latina un pretesto per raffinate regale sobrietà che caratterizza innanzitutto dalla pratica del- dell’Ange vuole ricondursi, sia allegorie teologiche e mistiche le immagini controriformiste l’arte come orazione e questa nello stile sia nella spiritualità, schiettamente cristiane. della Madre di Dio. Il suo trono dimensione ascetica e contem- ai maestri bolognesi antichi, Attraverso la Clementina la è collocato «sotto la palma», plativa del maestro savoiardo è rifacendosi direttamente al vera religione manifestò, come così come vuole la Scrittura testimoniata fin dal soggiorno classicismo del Divino Guido e già nell’età delle catacombe e (Gdc 4, 5) ed il suo comando, torinese, quando conobbe il di Domenico Zampieri, detto il poi ancora nei “rinascimenti” ispirato dall’Altissimo, è rivol- beato filippino Sebastiano Domenichino (1581-1641). bizantini e nella Rinascenza to al generale ebreo Barac Valfrè (1629-1710) che diven- Così se la scena di storia sacra italiana, la parentela che la affinché formi un esercito per ne suo confessore imprimendo narrata nel libro dei Giudici univa con le civiltà antiche, contrastare e sconfiggere nell’animo del pittore ancora (Gdc 4, 1-9), viene realizzata dentro le quali restavano custo- Sisara, condottiero del re cana- molto giovane una profonda dal pittore con una compostez- diti, come semi del Verbo, i neo Jefren che opprimeva pietà. Giunto a Bologna za maestosa e degna della più valori della naturale sapienza, Israele. L’Ange ha raffigurato L’Ange fu a lungo penitente di nobile eloquenza greca e roma- dell’ideale bellezza e della Barac in modo assai teatrale, un altro padre filippino, Ercole na, d’altro canto L’Ange non si mondana milizia(11). Per questo secondo un gusto tutto secenti- Maria Isolani (1686-1756) che discosta dal clima religioso del un episodio dell’Antico sta; egli è intento a rivolgersi a sostenne e fece maturare la sua solenne accademismo felsineo. Testamento israelita è stato raf- Debora con queste parole: ÇSe vocazione religiosa. Durante il Non per nulla anche il Nostro figurato da L’Ange con i riferi- vieni anche tu con me, andrò; lungo soggiorno a Casa fu membro onorario menti alla tradizione classica, ma se non vieni, non andrò» Lucatelli, l’artista si recava dell’Accademia Clementina di ossia “l’antico testamento dei (Gdc 4, 8). I gesti di Barac, la ogni mattina a pregare nella Bologna i cui maestri donava- Gentili”, senza rinunciare a presenza in primo piano di un chiesa della Madonna di no da una parte grandezza clas- nulla della divina Rivelazione. arciere seduto e quasi atterrato, Segue a pag. 31

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DEMOS BONINI / TRACCE DI UN’AVVENTURA ARTISTICA CANTORE REALISTA E SARCASTICO DELL’IDENTITÀ RIMINESE Michela Cesarini

ell’immaginario riminese un fiume carsico, in buona N Demos Bonini è conside- parte della sua prolifica produ- rato il pittore delle giacche e zione, i lavoratori del porto, dei marinai, per la duplice come quelli delle miniere di tematica che ne ha segnato la Perticara, hanno volti dai produzione. In realtà, come è lineamenti caricati, mani e possibile constatare in mostra, piedi in evidenza. Nei volti ha praticato fin dagli esordi chini o nella visione di spalle, anche i generi più tradizionali nell’attesa inoperosa di alcuni della pittura, dal ritratto alla come nello sforzo fisico di natura morta, al paesaggio. altri è espressa la dura condi- Linoleografie e litografie, che zione di vita di questi ‘proleta- spesso riproducono le sue ri’ riminesi, che si differenzia- tematiche più care, ne mostra- no dalla selva di mondine ed no inoltre l’abilità grafica. operai raffigurati da buona Tali soggetti nacquero dalla parte degli esponenti del reali- rielaborazione personale di «Deluso dall’ingerenza della politica nella cultura, smo. stilemi pittorici ed iconografi- Un efficace modo di racconta- ci di due importanti artisti del a partire dagli anni Sessanta re la solitudine e l’inerzia e Novecento, Filippo De Pisis e si rifugiò nel proprio studio, dell’uomo sono anche le giac- Renato Guttuso, che Bonini che, abbandonate negligente- ebbe la fortuna di conoscere e dipingendo sino alla fine quadri con giacche mente su sedie o posate su frequentare a Rimini ed a e marinai, appendiabiti, nate negli anni Roma. Alla sensibilità per la Quaranta come “pretesto per rappresentazione di oggetti lontano dagli esiti artistici fare pittura” ed in seguito tratti dal quotidiano del primo, più aggiornati» divenute stilema inconfondibi- infatti, discende la scelta delle le di Demos. giacche e di tutti gli altri capi centesco dell’arte locale con nai hanno corpi plastici segna- Negli anni Settanta servendosi di vestiario raffigurati nei suoi una pittura dagli impasti cro- ti da un profilo nitido, dentro il dell’accostamento improbabi- dipinti, mentre al realismo del matici densi e di impegno quale il colore dai toni brillan- le di giacche sospese nel cielo secondo quella per il mondo sociale, in cui è centrale la ti dilaga in campiture quasi o appoggiate ad inverosimili dei lavoratori. riflessione sulla condizione di monocromatiche. Come nei muri issati in riva al mare, di Sin dagli esordi negli anni isolamento e di impotenza del- quadri di Renato Guttuso, la irti e disumani alveari di Quaranta Bonini si distaccò l’uomo. All’aprirsi dei cui maniera apprezzata dal cemento, di piramidi di moto- dal tono lirico di stampo otto- Cinquanta i suoi robusti mari- vivo in Roma affiorerà, come ➣

DEMOS BONINI LA MOSTRA Dall’8 aprile al 14 maggio i prestigiosi ambienti del Palazzo del Podestà ospiteranno una ricca retrospettiva del pittore riminese Demos Bonini. L’esposizione, promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini, mostrerà 140 opere, molte delle quali ine- dite, frutto di un’accurata ricognizione presso privati collezionisti. Alcune opere significative provengono dalle raccolte d’arte moderna di enti pubblici regionali (Musei Comunali di Rimini, Amministrazione Provinciale di Forlì-Cesena, Provincia di Rimini), e da istituti di credito (Cassa di Risparmio di Rimini, Banca Popolare dell’Emilia Romagna). Nel suggestivo allestimento che coinvolgerà due piani dello storico edificio, dipinti ad olio, disegni a matita e a pennarello, lino- leografie e litografie, insieme a qualche rara scultura, illustreranno stilemi e soggetti che hanno segnato la cinquantennale avventu- ra artistica di Demos Bonini. Ordinata per temi che ne hanno scandito la prolifica attività –dal mondo del lavoro con i vigorosi mari- nai del porto e le vecchine delle poveracce alle “giacchine” senza l’uomo, dalla critica dei miti contemporanei attraverso piramidi di motociclette ed inumani grattacieli a temi più tradizionali come la natura morta ed il paesaggio- l’esposizione rivelerà sala dopo sala un percorso unitario, in cui Bonini dimostra essere un artista figurativo e realista per disposizione d’animo. Un corposo catalogo, pubblicato dall’editore Guaraldi ed a cura di Michela Cesarini, accompagna la mostra. Raccoglie scritti di Sergio Zavoli, Pier Giorgio Pasini, Andrea Emiliani, Alessandro Giovanardi e Roberto Bua. Alla ricca documentazione fotografica delle opere di Bonini, eseguita dallo studio Paritani, si aggiunge quella documentaria a corredo dei diversi saggi, in parte di pro- prietà della famiglia Bonini, in parte rintracciata nell’Archivio fotografico della Biblioteca Gambalunga.

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DEMOS BONINI LA BIOGRAFIA Demos Bonini nacque a Sant’Andrea in Besanigo nel 1915 da genitori riminesi sfollati per la guerra; il padre Alfredo era un affermato decoratore. Dal 1939 al 1941 frequentò l’Istituto d’arte d’Urbino, sotto la guida di Francesco Carnevali e Leonardo Castellani. A Rimini nell’estate del ‘37 aprì con Federico Fellini un negozio di caricature; nel 1940 conobbe il pittore ferrarese Filippo De Pisis, suo vero maestro nonostan- te la frequentazione della bottega di Primo Amati. Fin dalle prime prove pittoriche si distaccò dal tono lirico della pittura locale, sia nella stesura corposa sia nella tematica di impegno sociale. Tra il 1949 ed il 1951 soggiornò a Roma presso Renato Guttuso, aderendo al movimento del realismo, che Cappello e sciarpa, 1969, aveva nell’artista siciliano il maggiore portavoce. Rientrato a desuete -come la vendita delle olio su tela, collezione privata. Rimini partecipò a numerose rassegne d’importanza naziona- ‘poveracce’ da parte delle vec- A destra. La locandina le, tra cui il Premio Suzzara (1951), la Biennale romagnola di chine vestite di nero e sedute della mostra. Forlì (1951), la Quadriennale d’Arte di Roma (1952), il sulle cassette davanti a grossi Nella pagina di sinistra. Premio Marzotto (1953), la Biennale del Mare (1953) ed il sacchi colmi di vongole- non- Arenella, 1964, olio su tela, Morgan’s Paint (1957 e 1959) di Rimini, la Biennale d’arte di ché con i grattacieli in acqua a Banca Popolare dell’Emilia- San Marino (1961), il Premio Cassiano Fenati di Cesena evocare la speculazione edili- Romagna. (1964). Tra le numerose mostre personali tenute in diverse zia dell’arenile, cui assiste sol- ciclette lucenti ispirate alle città italiane le più significative furono quelle di Rimini del tanto una giacchina impotente, accumulazioni di Arman, 1956 e del 1985, quelle di Lugo e Ravenna del 1968, quelle di Bonini è stato, come lo ha effi- Demos Bonini ha denunciato Roma del 1969 e del 1971, quella di Verona del 1972. Nel con sagacia fenomeni che 1995, a corredo di un’importante mostra antologica voluta dal investono l’esistenza dell’uo- figlio Aureliano, furono pubblicati interessanti scritti biografi- mo moderno. Questioni quan- ci, che ne hanno chiarito sia le scelte figurative sia il percorso to mai attuali ed irrisolte, lo artistico. scempio urbanistico e quello della natura, il degrado della politica e l’alienazione portata dalla tecnologia, sono condan- nati attraverso simboli inquie- tanti posti in un contesto ironi- co e surreale. All’avanguardia grazie all’a- dozione del linguaggio pittori- co realista nella prima metà degli anni Cinquanta, Demos Bonini è stato un artista figu- cacemente definito Pier rativo per disposizione d’ani- Giorgio Pasini nel 1982, “l’ul- mo, nonostante il breve acco- timo pittore a cui si deve un stamento all’informale tra la vero contributo all’iconografia fine degli anni Cinquanta e la riminese”. prima metà dei Sessanta, evi- dente soprattutto nei paesaggi, contraddistinti da una stesura a spatola di influenza morlot- tiana. Deluso dall’ingerenza della politica nella cultura, a partire dagli anni Sessanta si Bonini in studio nel 1972 fotografico da rifugiò nel proprio studio, Davide Minghini dipingendo sino alla fine qua- (Archivio fotogarafico dri con giacche e marinai, lon- della Biblioteca tano dagli esiti artistici più Gambalunga). aggiornati Sopra. La tratta, 1956, Dando volto e corpo a perso- linoleografia, naggi scomparsi ed attività collezione privata.

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RIMINISTI / MAURIZIO MINARINI NELLA LUCE IMPALPABILE IL MISTERO DELLA VITA Alessandro Giovanardi

e mi fosse permesso di ÇL’artista zazione ed un vigoroso S offrire un umile consiglio aggiornamento di questa tradi- al pittore ed amico Maurizio ha ereditato zione si ha appunto nelle Minarini gli suggerirei di dalla pittura riminese vedute essenziali e rarefatte di vivere la sua esperienza d’arti- Minarini, sia che queste risul- sta in modo molto più apparta- della prima tino nitide come il mare in un to e nascosto, lontano dalle metà del Novecento meriggio estivo, sia che si numerose rassegne pittoriche rivelino come scorci urbani o che egli organizza e dagli quella tensione rurali immersi in nebbie più o eventi festivi e popolari che lo verso meno fitte. Ed in questa scelta richiedono come disponibile stilistica e formale si esprimo- “frescante” di muri nei vecchi la meditazione no, con estrema riservatezza, borghi della città. Non dico quieta e solitaria la poetica e la concezione questo con l’idea, insopporta- della vita e del mondo bilmente snob e provinciale, e l’isolato studio dell’Autore. Avviene in lui per cui l’artista puro non deve del paesaggioÈ qualcosa di simile all’evolu- mescolarsi con il volgo profa- zione del linguaggio carduc- Il divieto, 70X70 (olio su tela). no, né può svendere il proprio tati, Minarini ha assorbito la ciano e pascoliano nell’opera Sopra: Fiori Viola, operato sulle strade. Al contra- sensibilità fiamminga, propria del genovese Giorgio Caproni 60X60 (olio su tela). rio, il fatto che Minarini lasci al Pazzini e prima di lui allo (1911-1990) il quale ha inteso Sotto: Volo di gabbiani, le sue produzioni pittoriche zio Norberto (1858-1937) e ad negare gli oggetti precisi, per- 100X60 (olio su tela). nelle vie cittadine o sulle pare- Emilio Filippini (1870- fettamente definiti dalla parola ti degli ospedali, in balia degli 1938)(3). Una sensibilità che a favore di assenze, sparizioni, paiono i suoi fiori o da cui agenti atmosferici, dell’usura potremmo dire “pascoliana”, scomparse, congedi e saluti, sono evocate le ali dei suoi del tempo e delle sventure perché la si paragona volentie- con cui il poeta rimanda deli- gabbiani, rinviano all’Infinito degli eventi, mi fa scorgere in ri all’ispirazione del Giovanni catamente ma anche impieto- come presenza lieve ma immi- lui un segno positivo di gene- Pascoli (1855-1912) delle samente al nulla, al vuoto, nente, che il pittore guarda con roso distacco, di limitazione Myricae, quello chiamato in all’ontologia o alla teologia attenzione affascinata e timo- del proprio ego, qualità rara causa da Giacomo negative in cui le domande rosa anche se fidente e serena. nell’uomo di oggi e massima- Debenedetti (1901-1967)(4). restano senza risposta o inuti- L’Illimitato sfolgorante ed mente presso gli artisti. Il mio Quest’eredità, per fare un li(6). Eppure la dimensione spi- impalpabile che si annuncia consiglio ha ben altra natura e esempio, ha ancora una parte rituale in Minarini è esatta- quotidiano e insieme misterio- mira a valorizzare la sostanza notevole nei disegni e nelle mente opposta: lo spazio di so sulle cose e i loro confini contemplativa e, in un certo pitture di un grande vecchio luce impalpabile a cui riman- dona all’arte di Minarini l’alo- senso, filosofica del suo lavo- dell’arte riminese come dano le linee delle spiagge e ne immateriale e leggerissimo (7) ro. Maurizio è stato un disce- Armido Della Bartola(5),il dei porti o i profili geometrici della pittura taoista e zen . Il polo indiretto e quasi fortuito quale l’ha fortemente moder- di case, chiese, baracche, Nostro non vuole confessare di Edoardo Pazzini (1897- nizzata, secondo un esprit de monumenti come a un conti- una stoica a-teologia come 1967)(1), anche se occorre géométrie mutuato dallo stu- nuo richiamo, oppure ancora Caproni bensì una teologia ricordare che nell’arte come dio di Paul Cézanne (1839- l’oceano di luminescenze su apofatica e mistica che ascen- nella vita non si danno mai 1905). Una chiara personaliz- cui sbocciano e in cui scom- da al Divino negando i limiti e casualità, bensì destini e voca- i termini dell’intelligenza, zioni; in questo senso il della parola e delle figure, Nostro ha ereditato dalla pittu- umane troppo umane. ra riminese della prima metà Rinunciando, insomma, con del Novecento quella tensione umiltà, al proprio ego e alla verso la meditazione quieta e sua presa vischiosa sul mondo. solitaria e l’isolato studio del L’arte di Minarini ha potuto, paesaggio, in apparenza del sì, avvicinarsi e avvicinarci a tutto lontana dalle inquietudi- questa vertigine metafisica ni che hanno attraversato e solo dandole spazio e forma, rivoluzionato le arti del XX in qualche modo racchiuden- secolo(2). Di questa tradizione, dola e limitandola; eppure ha ma più nello spirito che nella saputo lasciare che la sua scelta degli oggetti rappresen- ➣

ARIMINVM 24 MARZO-APRILE 2006 ARTE inquietante e prodigiosa forza DIPINGERE A RIMINI / LOREDANA MATTEINI s’infiltrasse fra le pennellate, evocando aure, generando IL COLORE COME OSSESSIONE echi profondi di finitudine e passaggio, schiudendo finestre Manlio Masini e precipizi sull’Infinito e sul (8) Divino . Per questo non è giu- l colore come ossessione. ÇUna narrazione scena pittorica. Una scena sto annoverare le sue opere sempre irrequieta, aggressiva I Come espressione di turba- nuova, nell’alveo di una pittura facile mento e inquietudine esisten- e sotto certi aspetti anche e confidenziale, malgrado la ziale. Il colore sintesi ed originale, misteriosa che, attraverso la parvenza di semplicità dei vitalità dell’impasto materico, essenza della realtà. Questo dove il colore suoi tratti: tutto in esse è tre- leggo nell’opera di Loredana delle scanalature e dei solchi more di fronte al limite, e Matteini, nel suo sofferto ten- -esplorato nervosi che la percorrono e la quindi alla morte, allo sconfi- tativo di trovare un sottile modulano, si impreziosisce di (9) e lacerato nato, e dunque all’Eternità . equilibrio tra l’enigma della una straordinaria tensione Le sue allegrie aurorali o le natura che le si svela davanti e manualmente- emozionale. Ed è proprio que- sue melanconie prigioniere sta drammaticità, che pervade il fuoco di una profonda liber- diviene il protagonista del demone meridiano, sem- tà creativa che le si agita den- il dipinto e che sprigiona dal pre in attesa di liberarsi in tro. indiscusso della dinamismo dei suoi effetti cro- volo, offrono una riflessione matici, dalle loro dilatazioni di Anni fa, quando l’artista -sti- scena pittoricaÈ estetica e, si diceva, filosofica molata da forti motivazioni campo e dalla solidità dell’im- di buono spessore. E solo con intimiste ed estetiche-, abban- pianto compositivo, che con- questa convinzione, osiamo donava i tradizionali canoni spressionismo astratto. Oggi, ferisce all’opera della Matteini raccomandare all’Autore una a distanza di tempo, noto che vita artistica estremamente continuando nel suo anelito di ritirata, fondamentalmente trasfigurazione del reale l’arti- monastica, che possa nell’a- sta è approdata ad una narra- scesi, ossia nell’esercizio, evi- zione nuova, originale, dove il targli la dispersione di energie colore -gettato sulla tela con ed aiutarlo a portare a termine spontanea rapidità gestuale questa meditazione sulle per poi essere esplorato e lace- poche cose che contano nella rato manualmente- diviene il vita e nell’arte. protagonista indiscusso della

Note Dall’alto in senso orario. 1) Cfr. M. MASINI, Maurizio della pittura figurativa per Profondità marina, una singolare unicità. Minarini. Il realismo dell’essen- orientarsi verso una spregiudi- 100X100 (olio su tela). Un linguaggio vibrante di con- ziale, Rimini 2003, pp. 9-10. Su cata quanto rigorosa indagine Calanchi, 50X50 tenuti lirici, il suo, tanto Pazzini si veda M. CESARINI (a cura di), Edoardo Pazzini 1897- pittorica, scrissi che nella tra- (olio su tela). appassionante quanto tormen- 1967, catalogo della mostra, boccante ricchezza dei suoi Immenso, 100X100 tato, ma capace anche di con- Rimini, 2005, pp. 5-17. esplosivi cromatismi affiora- (olio su tela). ferire all’angoscia della vita 2) Cfr. P. G. PASINI (a cura di), vano cenni ispiratori e provo- Eruzione, 100X100 spiragli di speranza e di auten- Novecento Riminese. Pittura a Rimini nella prima metà del seco- catori che si collegavano all’e- (olio su tela). tica poesia. lo XX, catalogo della mostra, Rimini 1998, pp. 21-30. 3) Cfr. Ibidem, pp. 180-181 e P. G. PASINI, Emilio Filippini, pittore solitario 1870-1938, Milano 1999. 4) Cfr. G. DEBENEDETTI, Pascoli. La Rivoluzione inconsapevole, Milano 1994, pp. 21-163. 5) Cfr. G. DEBENEDETTI, Pascoli. La Rivoluzione inconsapevole, Milano 1994, pp. 21-163. 6) Cfr. P. CITATI, L’ultimo Caproni, in ID., Il sogno della camera rossa, Milano 1986, pp. 202-205. 7) Cfr. Ibidem, p. 203. 8) Cfr. P. CITATI, La vertigine e l’infinito, in ID., Il migliore dei mondi impossibili, Milano 1982, p. 237. 9) Cfr. F. RUINETTI, Un soffio di colore, in M. MASINI, op. cit., p. 5.

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“RIMINESI”, Caricature di Giuma, Sala delle Colonne, 4 marzo 2006

Così Giuma ha inteso rappresentare i “responsabili” della mostra “Riminesi”. Da sx: Giuma (Giuliano Maroncelli), Silvano Cardellini, Manlio Masini e Stefano Pivato.

Foto di Leonardo Fazzioli

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[email protected] e-mail: tel. 334/8597193 Per informazioni: acquistabile inmostra Catalogo editodaGuaraldi, Ingresso gratuito dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 19 Orario diapertura: tuttiigiorni 8 aprile–14maggio2006 Piazza Cavour Rimini, Palazzo delPodestà, Comune diRimini Con ilpatrocinio del artistica un’avventura Tracce di 1915-1991

a.d. guaraldi editore/c. merloni ARTE

LA STATUA RISALE AL XVII SECOLO RIMINISTI RESTAURATA LA MADONNINA DI PIAZZA CAVOUR Il 26 novembre 2005 si el pomeriggio della pito dai bombardamenti e è costituita in Rimini N vigilia della la statua recuperata fra le l’Associazione di Immacolata Concezione, macerie perse alcune sue Promozione Sociale e il vescovo Mariano De parti, reintegrate alla fine Culturale “Artisti Nicolò ha benedetto la degli Anni Novanta. Il Riministi” avente lo statua in bronzo della recente restauro ha curato scopo di promuovere e Madonna Immacolata di i danni causati dal cosid- diffondere l’Arte figu- Palazzo Garampi recente- detto cancro del bronzo rativa (pittura, scultura, mente restaurata. La sta- dovuto ad una cattiva grafica) attraverso tua risale al XVII secolo fusione iniziale e soprat- dibattiti, conferenze, ed è ispirata nelle sue tutto ad un consistente mostre. Tra i soci attivi linee stilistiche al fare pit- strato di guano. di questa Associazione torico del bolognese Alla cerimonia oltre al figurano i pittori Guido Guido Reni. Collocata fin vescovo erano presenti il Acquaviva, Germano dalla sua origine in una vicario monsignor Aldo Ceschi, Luciano nicchia appositamente Amati, il sindaco Alberto Filippi, Enzo Maneglia ricavata nell’angolo del Ravaioli e il presidente Giuliano Maroncelli, palazzo, il simulacro di del Rotary Club Rimini Mario Massolo, Maria ha sempre subito Paolo Salvetti. I lavori di Maurizio Minarini, l’attacco degli agenti restauro della statua, Aurora Pandolfini, atmosferici e dei depositi infatti, sono stati resi pos- Giorgio Rinaldini e dei volatili. I danni mag- sibili grazie alla collabo- Secondo Vannini. giori sono stati però razione del Rotary e alla Presidente dei cagionati durante il secon- generosità di Luigi “Riministi” è Massolo, do conflitto mondiale Franceschini, Alessandro segretario Minarini. quando il palazzo fu col- Lari e Luciano Gorini. da pag. 20 Note “DEBORA, PROFETESSA D’ISRAELE” 1) Cfr. M. FUMAROLI, La scuola del silenzio. Il senso delle immagini nel XVII seco- lo, Milano 1995, p. 313. Galliera. Il 2 febbraio del 1735, in età già avanzata (59 anni) egli 2) Cfr. C. CAMPO, Sensi soprannaturali in EAD., Gli Imperdonabili, Milano 1987, abbandonò i suoi protettori, per entrare, come fratello laico onora- pp. 231-248 e K. RAHNER, I sensi spirituali secondo Origene e La dottrina dei sensi rio, nella Congregazione dell’Oratorio fondata da san Filippo Neri spirituali nel Medioevo, entrambi in ID., Teologia dall’esperienza dello Spirito, Roma 1978, rispettivamente pp. 133-163 e 165-208. (1515-1595), ordine a cui appartenevano, come si è detto, i suoi 3) Cfr. A. K. COOMARASWAMY, Reazioni all’arte in India, in ID., La trasfigurazio- direttori spirituali. La via religiosa di san Filippo non riguardava ne della natura nell’arte, Milano 1976, pp. 87-95 e Samvega: lo shock estetico,in solo l’educazione dell’intelletto e la promozione di un’etica carita- ID., Il grande brivido. Saggi di simbolica e arte, Milano 1987, pp. 169-175. tiva ma si rivolgeva alla trasfigurazione cristiana della carne e dei 4) Cfr. M. FUMAROLI, op. cit., pp. 312-313, 390. 5) V. ZABUGHIN, Storia del Rinascimento Cristiano in Italia, Milano 1924, p. 182. sensi: ÇIn un angolo delle sue minuscole camere, a Roma, un car- 6) Cfr. M. FUMAROLI, op. cit., pp. 313-364. tiglio ricorda la punta estrema di giubilazione, quella che, dilatan- 7) Cfr. A. GEMELLI, Il Francescanesimo, Milano 1969 p. 251. Vedi anche G. PENCO, dogli follemente il cuore, gli ruppe alla fine due costole. é il ver- Arte sacra e società religiosa nell’Italia del Seicento, in AA. VV., L’uomo e la sto- setto definitivo: Cor meum et caro mea exultaverunt in Deo ria. Studi Storici in onore di Massimo Petrocchi, Storia e Letteratura, Roma 1983, (13) volume II, p. 11. meoÈ . Il padre dell’Oratorio legò la sua stessa esperienza spiri- 8) Cfr. P. G. PASINI, Frate Innocenzo da Petralia. Crocifisso (scheda), in A. MAZZA tuale alla pittura: in tarda età aveva ricevuto la visione della Vergine e P. G. PASINI (a cura di), Seicento inquieto. Arte e cultura a Rimini fra Cagnacci e mentre contemplava una pala d’altare di Federico Barocci (1526- Guercino, catalogo della mostra, Milano 2004, pp. 60-62. 1612), mistico iconografo della Riforma Cattolica; l’estasi del 9) Su Francesco L’Ange vedi L. CRESPI, Felsina Pittrice che serve di supplemento (14) all’opera del Malvasia, Roma 1796, pp. 171-173. santo divenne poi un tema frequente e caro a Reni e ai reniani . 10) A. MAZZA, Francesco L’Ange. La profetessa Debora, giudice d’Israele, invia il La sobrietà del Santo non fuggì i fulgori dell’arte sacra e la magni- generale Barac contro l’esercito di Sisara (scheda), in P. G. PASINI (a cura di), Dal ficenza della pittura non impedì, anzi sostenne la vita devota dei Trecento al Novecento. Opere d’arte della Fondazione e della Cassa di Risparmio padri filippini. Dietro questo incomparabile esempio, frate di Rimini, Rimini 2005, p. 78. 11) Cfr. R. AMERIO, Iota Unum, Milano 1989, p. 18 e V. ZABUGHIN, op. cit., pp. 3, Francesco L’Ange, il 17 aprile del 1756, finì nell’Oratorio bolo- 10, 204. gnese la sua lunga vita, santamente e poveramente vissuta, donan- 12) Cfr. G. RAVASI, Il racconto del Cielo. La storia, le idee, i personaggi dell’Antico do ai poveri tutti i guadagni provenienti dal suo mestiere di pittore. Testamento, Milano 1995, pp. 306-307. Dietro il velo di un esistenza umile e laboriosa fratel Francesco, ha 13) C. CAMPO, op. cit., p. 240. 14) Cfr. A. CATTABIANI, Santi d’Italia, Milano 1993, p. 374 e M. FUMAROLI, op. cit., testimoniato quel vitale ed antinomico nesso fra semplicità e bel- pp. 451-452, 567-568. lezza, povertà e splendore che la nostra misera e moralistica con- Sul rapporto del Santo con le immagini sacre vedi soprattutto C. cezione della devozione e del culto ha impietosamente devastato. BARBIERI,“Invisibilia per visibilia”: San Filippo Neri, le immagini e la contempla- zione, in C. STRINATI (a cura di), La regola e la fama. San Filippo neri e l’arte, catalogo della mostra, Milano1995, pp. 64-79.

MARZO-APRILE 2006 31 ARIMINVM OSSERVATORIO

SULL’EVOLUZIONE DELL’ORIGINE UMANA L’UOMO? UN NULLA NEI CONFRONTI DELL’INFINITO MA UN TUTTO NEI CONFRONTI DEL NULLA Aldo Magnani

bbiamo due versioni sulla «La conclusione degli studi sull’evoluzione nella Terra Promessa. Proprio nascita dell’uomo, una A dell’origine umana condotti nel recente a Mosè si deve la scrittura del scientifica, l’altra religiosa. La Pentateuco, i cinque libri che conclusione degli studi sull’e- quinquennio asseriscono: trattano l’origine dell’univer- voluzione dell’origine umana “Tutti gli abitanti del pianeta terra discendono so, la preistoria dell’uomo, il condotti nel recente quinquen- Diluvio e i grandi patriarchi. nio asseriscono: ÇTutti gli abi- da un uomo e una donna vissuti 180-200 mila anni La redazione dei testi risale a tanti del pianeta terra discen- fa in una valle dell’Etiopia”» 1.200 anni prima della nascita dono da un uomo e una donna di Gesù. Orbene, Mosè e la vissuti 180-200 mila anni fa in Bibbia. La quale apre gli oriz- una valle dell’Etiopia. Due popolazioni del ceppo euro- e della donna, corrisponde a zonti umani con il libro della individui realmente esistiti che peo, una frequenza intermedia una montagna di tempo pari a Genesi che racconta la crea- hanno dato vita alla specie nelle razze asiatiche, netta- centomila anni. Anzitutto i zione dei progenitori. Homo sapien sapiens, cioè a mente più rara in quelle africa- progenitori della Genesi non Ovviamente Mosè ha scritto tutti noi indipendentemente ne. In termini scientifici, il sono africani bensì medio- ciò che faceva parte della tra- dal colore della pelleÈ. Come gene slc24a5 regola le cellule orientali. é dal ceppo asiatico dizione plurimillenaria presso si è potuti arrivare al traguar- che producono melanina, il che si sviluppano le tribù, i la primitività ebraica. A noi do? pigmento che alimenta lo popoli e gl’imperi del vicino preme essere informati sull’o- La chiave di lettura sono state scudo protettivo della pelle Oriente. Famosa fra le nazioni rigine di Adamo e di Eva, la le ricerche vuoi sul Dna fem- difendendola dalle radiazioni primitive l’antica loro persona uscita diretta- minile che il Dna cromosoma solari. Tutto ciò apre diversi Mesopotania. Proprio lì si sta- mente dall’onnipotenza divi- y maschile. Così che «la per- percorsi e scenari sulle varia- bilisce Abramo risalendo col na. ÇFacciamo l’uomo a nostra fetta coincidenza tra i risultati zioni antropologiche. padre Tare dalla terra dei immagine, secondo la nostra dell’indagine genetica e le Deduciamo che l’Homo Caldei. Abramo era un creden- somiglianzaÈ. Segue la con- scoperte antropologiche sapien sapiens africano te nel Dio della creazione. ferma dell’operato a modo di hanno cancellato ogni incer- cominciò colonizzare Come e perché adorasse il Dio firma autobiografica come fa tezza». Se questo è il punto l’Euroasia 80 mila anni più del cielo e della terra, la l’artista in appendice alla sua d’arrivo, il luogo di partenza si tardi. Il colore epidermico Bibbia non dà notizia né spie- invenzione artistica: ÇA perde nella notte dei tempi. La variò per la permanenza di gazione. Frattanto dimorava a immagine di Dio lo creò, preistoria, appunto. La ricerca migliaia e migliaia di anni nei Carràn, il Signore gli parlò maschio e femmina li creò». scientifica parla di un gruppo territori euro-asiatici. Ci sta di ordinando di lasciare la gente La narrazione conclude: ÇFu di ominidi, un “lui” e una “lei” mezzo un presupposto inecce- pagana. Gli ordinò: ÇVattene sera e fu mattino: il sesto gior- che dettero vita alla nostra pibile: in quanto europei dalla tua terra e dalla tua noÈ. progenie con una particolare siamo discendenti di emigran- parentela, dalla casa di tuo struttura genetica diversa dagli ti africani. I mutamenti este- padre verso la terra che ti Il nodo da sciogliere ora sta altri soggetti del gruppo. Per riori e interiori, intellettivi e mostrerò». Abramo aveva 75 qui: la Genesi, ossia la struttu- merito di quella operazione psicologici, civili e sociali che anni allorquando lasciò ra architettonica dell’universo, selettiva siamo rimasti l’unica ci differenziano dagli antenati Carràn. Prese con sé la moglie è stata una invenzione favolo- specie provvista d’intelletto e etiopici, si devono all’impe- Sara, il nipote Lot, la servitù e sa sulla falsariga della mitolo- nella condizione di progredire gno nelle attività speculative e il bestiame pellegrinando oltre gia greca e latina, come anche sul pianeta terra. pratiche fatte uscire dagli stra- mille chilometri prima di pian- le figurazioni naturaliste e feti- ti più intimi della razionalità tare la tenda presso Canan, cistiche dell’Oriente e A questa fase del ragionamen- individuale e collettiva. Di una località della futura dell’Egitto? Chi si trova fuori to spunta la domanda scientifi- millennio in millennio e di Palestina. Appena messo della religione cristiana ragio- ca e razziale. Nelle diverse progresso in progresso, siamo piede il Signore gli promise: na in questi termini negativi. aree del pianeta perché mai i approdati all’Unione Europea, «Alla tua discendenza darò Se invece il ragionamento colori della pelle sono così il meglio che potesse realizza- questa terraÈ. viene inserito nella primitività marcatamente distinti: nero, re la famiglia dei popoli nel La discendenza di Abramo, del vivere patriarcale, acquista bianco, giallo, rubicondo, lungo itinerario verso una casa per sommi capi, ha questi pas- una solida credibilità per l’in- mulatto, olivastro, così via? Il comune. saggi genealogici: Isacco, telligenza del credente e per mutamento epidermico dipen- figlio di Abramo, Giacobbe, chiunque si pone domande de da una anomalia nascosta Mettere a confronto la verità Giuseppe l’ebreo e Mosè il estreme sulla propria condi- in un gene. La quale variazio- scientifica con la narrazione legislatore condottiero che zione naturale. ne è più accentuata nelle biblica sulla nascita dell’uomo riportò gli Ebrei dall’Egitto Segue a pag. 49

ARIMINVM 32 MARZO-APRILE 2006 POLVERE DI STELLE

VOCI E VOLTI minuscola chiesetta col suo campanile di pietre, un po’ VERSO IL SILENZIO inclinato da una parte, sostenu- to da supporti aggiunti di recen- Maria Antonietta Ricotti Sorrentino te. E sulla parete, una lapide a strada saliva tortuosa «La vita è tra le voci, boschi intorno l’avvolsero col con una scritta che lì per lì non L dalla pianura, affrontando consueto odore di resina e di riuscì a decifrare. Si accostò, si improvvisamente la montagna. tra i volti, tra le muschio. Veli d’acqua scivola- spostò in ombra per cercare di Alture boscose si alzavano ai emozioni sempre nuove, vano trasparenti sulle pietre leggere le parole. Due nomi, un lati della strada portando una lisce del ruscello, tra riflessi di uomo e una donna, dedicavano frescura che da giorni non sen- nei luoghi che la sorte sole e angoli d’ombra, mormo- alla chiesa e al paese l’aiuto tiva, in quell’estate torrida dal- ci assegna, sospinta dal rando piano e frantumandosi fornito per il restauro del cam- l’aria irrespirabile: era quello con increspature lucenti sulla panile “in memoria della loro che era venuta a cercare, insie- vento incessante della ghiaia del fondo. E lì, distesa giovinezza”. Rimase a lungo a me al bisogno di solitudine. ricerca e delle esperienze, sul telo che aveva allargato sul- contemplare quella scritta inci- Nell’arco di pochi chilometri si l’erba, si permise di pensare. sa nella pietra. Forse erano due trovò immersa nel verde dei nel frastuono di una Guardò in alto verso il bosco e coniugi che avevano vissuto in faggi e degli abeti che sorgeva- “civiltà”che è pur le montagne, dove macchie quei luoghi, forse lì si erano no fitti da un affollato sottobo- intense di verde cupo risaltava- incontrati e si erano amati, sco di felci, di edera e radici sempre la nostraÈ no sul verde più tenero dei cri- forse a quel villaggio erano contorte. Gli alberi costeggia- nali assolati e delle radure tran- legati i più bei ricordi del loro vano la strada formando, a trat- sfilate, spettacoli, manifesta- quille, poi chiuse gli occhi. Le passato. Si commosse in modo ti, una volta di rami ombrosi zioni. Né ascoltare notizie fronde dei cespugli vibravano insolito perché vedeva traspari- trafitti appena dalla luce del roboanti, informazioni fornite all’aria, dando voce al vento e re, da quella dedica, una vita sole che danzava tra le foglie in successive ondate di con- accompagnando l’alito fresco intera: fatta di affetti, di amici- creando un gioco balenante di traddizioni e smentite, oppure che le sfiorava la pelle con zie, di progetti giovanili, di chiaroscuri. Veniva in questo assillanti statistiche, note di un’armonia priva di note e di amore per la montagna e per la angolo di mondo a cercare costume, istruzioni su come sonorità, ma infinitamente natura, di escursioni su al lago, serenità, nel silenzio e nella vivere, mangiare, vestirsi, dolce e quasi ipnotica. Libri, di passeggiate nei boschi. Poi le semplicità di vita che questi curarsi, viaggiare. Non voleva pagine scritte e poi cancellate, tappe successive dello studio e luoghi sapevano offrire: certa- notizie sparate con toni dram- lunghe parentesi di contempla- del lavoro, e infine il matrimo- mente dopo qualche giorno si matici dagli apparecchi radio- zione assorta. E pensieri nel nio e l’allontanamento dai luo- sarebbe annoiata, ma non le fonici o televisivi. E neppure silenzio. Amava il silenzio. Un ghi cari. Dunque ciascuno importava, era proprio quella conferenze, dibattiti, tavole limbo di pace, specchio d’ac- segue il proprio destino, verso tranquillità che cercava; la pos- rotonde, “talk show” tra perso- qua chiara senza confini, da cui mete che non sempre è dato sibilità di ritrovarsi con i suoi naggi che tornavano sui tele- emergevano sogni e ricordi, scegliere o prevedere. E i per- pensieri, di lasciarsi trasportare schermi o si presentavano agli immagini lievi, la vita sospesa corsi, anche i più semplici, dal suo spirito contemplativo e “eventi” in modo ossessivo fino nel tempo fermato, i fantasmi sono in realtà tortuosi e dovuti di ascoltare se stessa, in un con- a diventare una sorta di incubo dei suoi rimpianti e il palpito alla fatalità, determinati dalle tatto salutare con la natura, lon- ricorrente. Voci, voci, voci, in lieve dei suoi desideri, come occasioni, dagli ambienti fre- tana dalle distrazioni che la vita un turbinio di volti noti o sco- farfalle perdute nell’aria… e un quentati, dalle persone incon- ogni giorno procurava. Era nosciuti. Ma ora il silenzio. sospiro di assoluto, di eternità. trate. Forse il desiderio più afflitta da una sorta di sazietà e Finalmente il silenzio. Un giorno volle aggirarsi per le segreto è restare nel proprio di rifiuto verso il sovrapporsi Sopra un agglomerato di case, stradine antiche del villaggio, angolo di mondo, a scaldarsi il caotico di sollecitazioni che le la salita piuttosto ripida condu- camminando su ciottoli erbosi cuore tra le vecchie cose e a venivano dall’esterno. Si chie- ceva alla spianata panoramica che richiamavano atmosfere leggere sul viso delle persone deva se era la sola a soffrire di sovrastante l’abitato. Il vento d’altri tempi, inoltrandosi tra care il sapore dolce della vita. questa “indigestione”di mes- della valle giungeva senza osta- vecchie case dai muri solidi e Ma non è concesso. Perché la saggi mediatici e non mediatici coli a rinfrescare chi s’affaccia- scuri: poche e silenziose, le abi- vita è là. Amare, soffrire, lotta- che il mondo di oggi sommini- va al parapetto, portando il tazioni portavano bene il peso re, piangere, gioire, perdere o stra alla gente. Non voleva più respiro dei boschi, la serenità degli anni ma già sembravano conquistare. sentire voci chiassose, appelli degli spazi, la quiete del torren- subire l’assalto, nelle immedia- La vita è tra le voci, tra i volti, enfatici, suoni e frastuoni di te che diramava lentamente il te vicinanze, delle esigenze tra le emozioni sempre nuove, qualsiasi genere, riferiti a una suo corso tra sabbie e ciottoli moderne. Qualche villa, qual- nei luoghi che la sorte ci asse- qualche pubblicità, o musiche , la dolcezza degli oriz- che “appendice” di recente gna, sospinta dal vento inces- martellanti di sottofondo nei zonti confusi lontano tra colli e costruzione, tentava di amplia- sante della ricerca e delle espe- luoghi affollati. O il brusio pianura. Prese possesso dei re il perimetro del paese e di rienze, nel frastuono di una pesante di persone nei mercati suoi angoli preferiti. Il prato adeguarlo alle necessità o alle “civiltà”che è pur sempre la e nei supermercati. Non voleva aveva un sentore di fresco che comodità del mondo di oggi. nostra. vedere luci, insegne abbaglian- la invitava a distendersi e ad Poi vide all’improvviso, quasi Il giorno dopo lasciò la sua oasi ti, effetti speciali, maxischermi, abbandonarsi ai suoi profumi. I soffocata tra le vecchie case, la di silenzio e tornò alla pianura.

MARZO-APRILE 2006 33 ARIMINVM PERSONAGGI

LINO ROSSI / CORRIDORE CICLISTA DEI PRIMI ANNI CINQUANTA PRENDI LA BICICLETTA E VAI... Enzo Pirroni

ccingendomi a celebrare ÇIncidenti e disavventure hanno punteggiato cui i colpi si dessero a patti, A Lino Rossi, onesto oltre l’intera carriera del ciclista riminese. quindi non badava a rispar- che bravo ciclista riminese miarsi. Con falcate armoniose degli anni cinquanta, si raffor- Non esiste strada, non esiste gara in cui egli non e con stile perfetto riuscì a za in me la convinzione che abbia pagato il proprio debito alla sfortunaÈ mettersi in evidenza in ogni questo atleta sia nato sotto astri gara alla quale prese parte. Il contrari se non proprio nefasti. all’angolo, in attesa, col cap- Alla sede del Pedale Riminese, passaggio tra i dilettanti avven- Pochi corridori possono, al pello in mano, si preparava a gli avevano dato un manuale ne nel 1948 sempre per i colo- pari di Lino, “vantare” di aver fare il suo ingresso il giovane che rappresentava la verità ri del Pedale Riminese, società intrecciato un così lungo flirt Leo Alessi, un atleta dotatissi- assoluta. Quello era la Bibbia, allora presieduta dal signor con la sfortuna, con la tenebro- mo che già allora si compiace- il Corano, i Libri Veda. Giuseppe Lambertini, una sa dea dai “denti verdi” che i va nell’esibire una disarmante L’aveva scritto Giuseppe bella figura di galantuomo e di francesi chiamano guigne. superiorità, godendo a sfrutta- Ambrosini, un avvocato positi- sincero appassionato. Molte Nato il 24 Aprile 1929, si trovò re la propria forza per azioni vista di Cesena, che in gioven- attese confluirono su questo a gareggiare nella categoria travolgenti, soggiogando, sur- tù aveva giocato a tamburello giovane mite, modesto e schi- “allievi” nell’immediato dopo- classando ed umiliando gli con Renato Serra. Il titolo era vo che sul mezzo meccanico guerra. A metterlo in sella e ad avversari. Allora, il diciottenne tanto perentorio quanto riusciva ad assumere una posi- impartirgli i primi rudimenti Lino Rossi, aiutava il padre beneaugurante: Prendi la bici- zione armoniosa ed era in aveva provveduto Armando Michele nella sua attività di cletta e vai. Lì, in quelle pagi- grado di produrre una pedalata Battistini che già allora, a venditore ambulante di dolciu- ne con l’aiuto di formule, dia- agile e redditizia, al punto tale Rimini, era considerato da mi e non era insolito incontrar- grammi, tabelle, Ambrosini, il che i tecnici, osservandolo, tutti, la massima autorità in lo all’interno del “Cinema massimo esperto di ciclismo a pensarono di dirottarlo verso la campo ciclistico (Armando Italia” con la cesta stracolma livello mondiale, insegnava, pista. Anche nel carosello vor- Battistini, dopo essere stato un di “sementine” e di lupini servendosi di un periodare ticoso delle “americane”, nel- discreto ciclista dilettante, mentre, con la torcia elettrica chiaro e semplice, tutto ciò che l’impietosa e tecnica specialità diventerà meccanico ufficiale in mano, percorreva la buia e un corridore doveva sapere per dell’inseguimento a squadre, della nazionale italiana e si tra- fumosa sala in cerca di avven- svolgere la propria attività ed nelle estenuanti “individuali”, sferirà a Roma sotto l’ala pro- tori. In quel periodo, oltre al ottenere i risultati migliori in grazie alla più nobile delle tettrice di Elio Rimedio), lavoro, nella vita di Lino Rossi codesta impietosa, sconciante qualità fisiche che un ciclista aveva bottega in via Garibaldi, c’era posto soltanto per l’alle- disciplina. Mai il libro ebbe un possa avere: l’agilità, Lino poco lontano da un altro leg- namento. Il suo cuore di adole- lettore più attento e vorace. Rossi riuscì a correre alla pari gendario atelier: quello di scente batteva forte allorché la Andando a letto con i polli, ed in certe occasioni ad impor- Amedeo Daini da cui uscivano radio mandava in onda le alzandosi presto, divorando si, su quelli che rappresentava- le elegantissime bici FABER. magistrali radiocronache di chilometri e chilometri, frul- no il fior fiore della specialità. Gli furono compagni ed avver- Mario Ferretti ed i sogni, tin- lando un rapportino di poco I nomi di tutti costoro sono sari su quelle strade disselcia- gendosi di rosa, ripercorrevano più di quattro metri, Lino ancora oggi noti agli appassio- te, tra reliquari inquietanti e le imprese degli eroi cantati da Rossi si preparava a diventare nati: Franco Aureggi, panorami desolati: Torsani, Attilio Camoriano, Bruno corridore. Il ciclismo, come lo Giancarlo Zucchetti, Vincenzo Semprini, Pascucci. Dietro Roghi, Emilio De Martino. intendeva lui, non era sport in Zucconelli, Mino De Rossi. Dicevo della sfortuna. Nelle Rimini, Borgo Sant’Andrea, rievocazioni di Lino Rossi, per 1951. Lino Rossi con i colori altro estremamente avare e del “Pedale Riminese” in attesa della partenza. pudiche, riaffiorano immagini A destra. Rimini, frammentate, che concorrono a Stadio Comunale, ricostruire l’unità di una bio- 23 maggio 1956. grafia umana tormentata e sof- Lino Rossi in compagnia di ferta in cui le difficoltà del all’arrivo della tappa del “Giro d’Italia” vivere, gli impedimenti, i con- Mantova-Rimini. trattempi sono le quotidiane Il “Campionissimo”, dolorante stazioni di una via crucis che, per una caduta si ritirerà debordando dalla pura vicenda dalla gara. sportiva, si ergono a segni Nella pagina accanto. Milano, Velodromo Vigorelli. implausibili della esistenza Lino Rossi impegnato in una stessa. Nel 1948, a Ravenna, in prova dietro motore. ➣

ARIMINVM 34 MARZO-APRILE 2006 PERSONAGGI una gara pre-mondiale, dopo ÇSul mezzo meccanico riusciva ad assumere della Mengoli di Bologna e nel aver forato una gomma in par- una posizione armoniosa ed era in grado Pedale Ravennate. Ritornò a tenza, dopo aver inseguito, gareggiare da amatore ed essere rientrato, aver avuto la di produrre una pedalata agile e redditizia, ancora una volta la sua ruota forza di andare in fuga con al punto tale che i tecnici, osservandolo, trovò quella velocissima di “re Nello Fabbri (il superbo atleta Leopoldo” Alessi. Senza gli romano soprannominato “pen- pensarono di dirottarlo verso la pistaÈ isterismi e le esagerazioni pro- nellone”), un’ulteriore crevai- prie di questa “categoria”, son mandò in frantumi e vani- ne dotato di classe e tempera- nella giusta misura. Ingollai Lino Rossi, lieve e signorile ficò la speranza di un’afferma- mento, capace di imporsi su strabuzzando e non potei trat- lasciò anche lì il segno e l’im- zione di grossa portata. tutti i terreni (da dilettante, nel tenermi dall’esclamare: Me, pronta della sua classe. Quindi Oppure in quel Gran Premio 1949, si era aggiudicato la cun di panen icè a venz e zir ad in silenzio, com’è nella sua dell’Appennino, nel 1951, Milano-Rapallo, il Trofeo Frenza!”. Ancora oggi vecchi natura, si eclissò. Intanto, nella quando raggiunto in testa da Matteotti mentre da professio- soiveurs, dall’aria stranita, sua abitazione posta in via , un toscanac- nista vinse il Giro di persi nel loro ipermondo, Piemonte, nei pressi della cio ribollente di muscoli che si Lombardia, sei tappe al Giro seduti attorno ai tavolini di Chiesa di Santo Spirito, quasi apprestava a diventare un cam- d’Italia, Il Giro di Campania, quei caffè che si assomigliano per un tributo di fedeltà filiale pione incommensurabile, divi- la Tre Valli Varesine, il Giro di un po’ tutti, laggiù nella son- nei confronti del padre, Lino dendosi l’un l’altro equamente Romagna, il Giro di Reggio necchiosa bassa romagnola, Rossi, ha portato avanti, per il peso dello stare in fuga, Lino Calabria, il Giro del Piemonte, rievocando lontane edizioni di anni, l’arte del fabbricar torro- Rossi, vide, a pochi chilometri il Trofeo Baracchi ed altre una Coppa Renato Serra, di un ne. All’avvicinarsi del Natale, da Vignola, dov’era posto il importanti gare) ama ricordare Gran Premio Rizzoli, di un come un maestro cinquecente- traguardo, svanire tutti i sogni di un suo incontro con Lino Gran Premio Berco a Copparo, sco, Lino, mette in atto, con di vittoria. Improvvisamente si Rossi: “Stavo percorrendo uno di una Coppa Fontemaggi infinita pazienza tutta una serie scoprì svuotato d’ogni energia. dei soliti, inconcludenti, appa- fanno il nome di Lino Rossi. di operazioni rare e preziose Sopraffatto dalla demonia ago- rentemente assurdi, itinerari Per i giovani che nulla sanno e che si perpetuano nel tempo nistica, si era dimenticato di che rappresentavano l’entrai- per i quali la bicicletta è sol- per realizzare quel dolce di cui alimentarsi. Si ricordò, nel nement di ogni giorno, quando tanto una questione di marca e la città di Cremona rivendica il delirio nebbioso della “cotta”, raggiunsi due ciclisti che già di prezzo, tutto ciò è senilità, merito dell’invenzione. La sua che lungo tutto il percorso conoscevo. Erano i riminesi futili chiacchiere fatte da pro- è una produzione limitata, (oltre centosettanta chilome- Alessi e Rossi. Dopo aver statici brontoloni, incapaci di direi hobbistica, rigorosamente tri), aveva assunto una sola scambiato qualche parola, capire la realtà. Non sanno artigianale, incentrata su una borraccia di brodo caldo. Rossi estrasse da una delle purtroppo, che il ricordo, lungi maniacale attenzione alla Nencini, nel frattempo, era capaci tasche posteriori, alcuni dall’essere un vecchio arnese, genuinità degli ingredienti che soltanto un puntolino nero, che piccoli panini, accuratamente subisce, attraverso la parola un egli stesso sceglie con massi- andava perdendosi nella lonta- avvolti nella carta stagnola. continuo processo di ri-crea- mo scrupolo. La preparazione nanza infinita del travaglioso Me ne offrì uno, che io, affa- zione. C’è una strettissima, prevede una lenta, oculata cot- rettilineo delimitato ai lati da mato, mi affrettai, forse sgar- inscindibile connessione tra il tura alla quale fa seguito l’atte- frondosi tigli di michelangio- batamente, a scartare adden- ricordo, il mito, il linguaggio, sa che lascia il tempo, all’inso- lesca ascendenza. La gelida tandolo. Mai avevo assaggiato la storia, la poesia. Non diven- stituibile occhio umano, di desolazione unita alla patetica un panino più dolce e soave di ne un campione Lino Rossi. Si seguire il nascere ed il trasfor- rabbia dalle punte taglienti, lo quello. Il pane al latte si lique- impiegò nella Azienda marsi degli impasti. La lavora- condusse fin sotto lo striscione faceva al contatto con le lab- Elettrica. Smise con il ciclismo zione manuale è pertanto pre- d’arrivo. Dopo di che, lenta- bra, la marmellata era squisita vero dopo aver militato nelle valente e contraddistingue la mente, portandosi sulle spalle ed il burro era stato spalmato squadre del Pedale Riminese, produzione di Lino Rossi. Alla tutti i cocci, i detriti, le scorie fine, ci si trova di fronte ad un della delusione, sempre in prodotto perfetto, di altissima bicicletta, si avviò verso qualità del quale, purtroppo Rimini. Ma incidenti e disav- soltanto pochi privilegiati (gli venture hanno punteggiato amici) potranno beneficiare. l’intera carriera del ciclista Ma Lino Rossi è questo: un riminese. Non esiste strada, perfezionista testardo e schivo, non esiste gara in cui egli non alieno da qualsivoglia teatrali- abbia pagato il proprio debito tà, ingenuamente rivolto alla alla sfortuna. E pensare che realizzazione di progetti che non esiste al mondo persona hanno la fragilità dei sogni. più meticolosa e perfezionista Oggi, in bicicletta ci va con la di Lino Rossi. A questo propo- nonchalance e con la saggezza sito, , il che l’età e l’esperienza gli popolare “Pipaza”, un campio- impongono. E’ sempre uno spettacolo vederlo pedalare.

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“IL PASTRANO E ALTRI ELZEVIRI” DI EZIO CAMUNCOLI A CURA DI ROMANO RICCIOTTI L’UOMO E L’OPERA DEL GRANDE SCRITTORE RIMINESE Pietro Castagnoli

el 2007 ricorrerà il cinquan- Rimini, 3 dicembre 2005, ore 17, nel salone del Palazzo na degli inizi del Novecento, nei tenario dalla scomparsa di N Bonadrata (il vecchio Liceo classico Giulio Cesare, ora sede “quadernacci”, I racconti del Ezio Camuncoli. Bisognerà pre- della Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini) alla presenza Quadernaccio riminese: Tre pararsi a ripubblicare e ordinare di un pubblico numeroso e attento, il Comitato Camuncoli giorni di bora, 1950, Zebedeo in le sue opere disperse, le centi- restituisce finalmente il più grande scrittore riminese del ‘900 Aprusa, 1951 La femmina naia di novelle e racconti, edito- alla memoria dei suoi concittadini, dopo cinquant’anni di pazza,1954, Il mal perverso, riali, cogliere il senso ultimo oblio. Nell’occasione viene presentato il libro di Camuncoli Il 1955. E’una serie impressionan- delle sue opere più famose, con- pastrano e altri elzeviri, edito dal Cerchio, di Rimini. te di feuilleton di una belle épo- tinuare ad attendere con ansia Presiede il senatore Lorenzo Cappelli, presidente del que “fracida”, -è una terribile che possa essere depositato il Comitato, e della Rubiconia Accademia dei Filopatridi, che ha sua qualificazione ricorrente- la lascito inedito di Anastasia, l’o- patrocinato l’evento; introduce Claudio Dau, presidente del rievocazione corale di un passa- pera in tre volumi che gli costò Quartiere Uno. Il professor Stefano Pivato, assessore alla cul- to riminese in una rigorosa soli- decenni di ricerche d’archivio e tura, porge il saluto dell’Amministrazione comunale di Rimini. tudine morale. Gli era stata tolta che doveva essere il suo Quo Il professor Pietro Castagnoli, Preside emerito del Liceo clas- la vita pubblica e si rifugiava vadis, storia di una resurrezione sico di Cesena e amico personale del grande Riminese, pro- nella cronaca d’arte. Al suo umana nella crisi di un’epoca. nuncia la sua lezione, tanto dotta quanto commossa. Ne ripro- occhio di “cronista della vita” Si inizia con gli elzeviri, dagli duciamo alcuni passaggi. nulla sfuggiva del tempo perdu- Anni Venti. Erano opere d’arte to della vecchia Rimini, mentre per la terza pagina. Con questa la politica continuava il suo organica raccolta de “Il ÇMeglio inseguire un sogno che possedere tutte corso, guerra fredda, sipari di Pastrano” (Ed. Il Cerchio, ferro, muri e democrazia incom- Rimini 2005) si vuole comincia- le gioie della vita senza apprezzarle; piuta. re a colmare un vuoto. Bisogna meglio un lembo di cielo lontano che il dominio Dal 25 luglio all’8 settembre ringraziare la paziente e corag- 1943 si era consumato il destino giosa cura del giudice Romano di tutta la terra nel buioÈ. del fascismo, la caduta di un Ricciotti, coadiuvato dal regime, l’illusione del “tutti a Comitato Camuncoli e dall’Accademia dei Filopatridi che Ezio casa”, scoppiava la guerra civile e con l’occupazione tedesca la ammirava perché erede della nostra migliore tradizione culturale. Resistenza armata. Ezio Camuncoli è a Livorno, nell’occhio del La sua morte appartata e schiva a Gatteo, il 23 settembre 1957, ciclone, direttore de Il Telegrafo. passò sotto silenzio. Era nato a Gatteo il 19 febbraio 1895. Luigi Il Telegrafo di Livorno era il giornale di Galeazzo Ciano, diretto dal Pasquini, Luigi Renato Pedretti e pochissimi altri lo ricordarono con suo uomo di fiducia, prima dell’8 settembre 1943, Giovanni parole amiche, di ammirata gratitudine, non la stampa nazionale che Ansaldo, penna brillante e acuta. L’11 gennaio 1944 il conte Ciano un tempo lo aveva visto protagonista. Il critico Alfredo Galletti pone viene fucilato a Verona come traditore. Poi il giornale, nel 1945, Camuncoli al centro della nuova problematica degli istinti e dell’in- assumerà con il direttore Athos Gastone Banti la nuova testata, Il conscio freudiano dopo Dostojevskj. ÇNegli anni del dilagante Tirreno. “verismo” zoliano o verghiano nessun romanziere penso avrebbe A rileggere l’editoriale del Telegrafo del 12 Aprile 1944, Ezio saputo –nè del resto avrebbe tentatoÐ come fa acutamente il Camuncoli avverte tutto il peso di un dramma storico insolubile. Si Camuncoli nell’Agenzia Felsner, di mostrarci con quale diretta invoca la riscossa ideale, ma la partita ormai è chiusa. L’Italia è inva- energia le fede intrepida e la virtù umile eppur potente di un giova- sa, divisa. I bombardamenti a tappeto seminano il terrore nella popo- ne prete possano agire contagiosamente su certi spiriti selvatici e lazione. brutali, ma non del tutto pervertiti, ed innalzarli, quasi miracolosa- La parola chiave è “delusione”. Resterà per la generazione che ha mente, sino all’idea del dovere e della rinunciaÈ. perso la sua battaglia. Subentrerà nei decenni successivi in una cul- C’è anche il Camuncoli falcidiato del dopoguerra, perso tra le rovi- tura europea in stallo il “disincanto” che si contrappone all’utopia, ne di Rimini, cuore martoriato della Linea gotica. Ezio Camuncoli in una perpetua oscillazione tra apocalittici ed integrati di chi non ha allora fu lo scrittore che si ritrovava in un mondo di rovine da rico- più in mano l’ago della bilancia. Finis Europae, cantava Ezra Pound struire con l’occhio del capo cronista, ricordi di un passato ancora imprigionato nella sua gabbia di pazzo, in preda al delirio dei più lontano, dimenticato e sepolto, di una belle époque riminese mai Cantos. esistita che nel sogno, ma senza venir meno a una sua coerenza inti- La perdita del figlio Fernando, volontario diciassettenne, mitraglie- ma, ideale, che gli era costata la morte eroica dell’unico figlio re nella Folgore, nei combattimenti al Fosso dell’Acqua Buona nei Fernando, caduto sotto i carri armati americani dopo lo sbarco ad pressi di Aprilia, dopo lo sbarco di Anzio, avvenne il 3 giugno del Anzio. Era una frattura personale, tragedia tragica, senza catarsi. 1944. Fu il colpo decisivo che lo inchiodò alle sue responsabilità Delusione e disincanto morali di padre e non solo di italiano. Al figlio fu conferita la meda- Ezio Camuncoli continuò nella Rimini del dopoguerra la ricerca di glia d’oro per il suo eroismo e dedicata la Canzone di Nettuno da un mondo perduto. Si rifugiò nell’analisi minuta della vita quotidia- Carlo Borsani. ➣

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Con Papini e le secche del Po. Non si può comprendere la saga Papini, prima di ritornare come sempre in Toscana, de L’Agenzia Felsner senza porla in controluce alla sua Bulciano, dirigeva nel 1917 la terza pagina con Il Mulino del Po, natura da bonificare e mal- de Il Tempo, giornale dai grandi mezzi, ma in vagità umana. Camuncoli sfronda di Bacchelli la sospetto di politica giolittiana, germanofila. Pensò scrittura aulica di ascendenza manzoniana. Si pone che l’arrivo improvviso di questo marinaio venten- in presa diretta con gli istinti senza controllo, in un ne in divisa fosse per un controllo politico, una ambiente vissuto e descritto al microscopio. Si spia. E invece Camuncoli si giocava la sua libera salva Giulietta, la moglie di Clelio Borgia, il mae- uscita temporanea per apprendere i segreti della strino che torna dopo tredici anni nel luogo della Terza pagina, il fior fiore della cultura letteraria. bonifica dove tutto è cambiato e vi restano solo Giovanni Papini era considerato un genio, lo ricordi dolorosi e un protagonista, l’ingegnere “stroncatore” per eccellenza di letterati e filosofi. Felsner da non più rivedere per le sue colpe passa- Aveva già pubblicato Il Crepuscolo dei filosofi, Il te. La morale ha un sapore manzoniano nella sua Tragico quotidiano, Un uomo finito, e preparava La pacificazione finale: ÇA Giulietta mancano molte storia di Cristo. Era un protagonista. Il Camuncoli cose, ma non quella che mancò a Lieta; la coscien- ventenne subì una full-immersion in questo mae- za del dovere e dell’amore, la semplice coscienza stro terribile nello stanzone del Tempo davanti a Piazza della vita; e Giulietta, la sciocchina va bene così… .Cara Giulietta Montecitorio: ÇSia spietato nella revisione» è il suo consiglio scioccherella; a lei mancano tante cose, ma non quella che più tagliente. Quando gli pubblica il primo elzeviro, cambiato il titolo, e importa, non quella che anche Borgia perseguì, e adesso l’ha trova- dopo avergli chiesto se mai lo avesse copiato, o tradotto dal france- ta e non gli manca più nulla». Insieme contemplano la foce distesa se, lo ammonisce: ÇL’articolo è buono, ma non si monti la testaÈ. nell’Adriatico di un altro fiume storico, il Tagliamento. Sono sei- Controfigure esistenziali cento pagine sulla bonifica di una palude che è anche bonifica Il lungo sodalizio romagnolo con Marino Moretti, tra due personali- umana. tà così diverse, ma egualmente pensose, è ricordato in punta di Amore e irredentismo penna. Eppure era trascorsa tra loro una lunga collaborazione d’ar- Sempre nel 1950 l’Editore Ceschina pubblica la III edizione di Olga te. L’articolo è del 26 ottobre 1955, nel Roma, quotidiano caro ai Oliana, la fresca opera giovanile del 1935 che gli valse il Premio napoletani per il loro riscatto risorgimentale. Camuncoli vi scherza Viareggio l’anno dopo. Stavolta è l’editore in persona a notarne la con la sapienza esperta di chi era uso a una frequentazione intima freschezza intatta e il continuo favore dei lettori. La colloca come con le “controfigure di se stesso” “marinomorettiane”. Sono appena prima prova del successo dell’Agenzia Felsner: ÇLa poesia e il mor- schizzate le doppie vite, l’ umbratile, crepuscolare e anonima dalla dente della trama di Olga Oliana lasciano già presentire la potenza sua finestra sul Canale di Cesenatico, un mondo senza valori, un dis- di quel grande romanzo, L’Agenzia Felsner, che pochi anni dopo incanto puro, disincarnazione di una poesia riscritta col lapis, a pren- doveva porre Ezio Camuncoli fra i maggiori romanzieri italiani dere appunti che rinviano a un dopo che è l’oltre di “una vita non moderniÈ. Olga Oliana è nome intrigante di donna e della barca che necessaria”. E c’è l’altra più nascosta delle fughe a Firenze, a Parigi, il possessivo Paron Delio ha intitolato alla moglie. In origine dove- a Bruges di cui non si saprà mai gran che. Sono reviviscenze di va essere Muré, il mozzo. Il ragazzo Mario, studente di istituto nau- forme, difficoltà a definire un mondo scaduto oltre i limiti della scrit- tico, si imbarca nel periodo estivo come marò nell’Olga Oliana e tura, una inadeguatezza del “marinomoretti” a prendere la vita in filo naviga per i trasporti in Adriatico da Trieste a Corfù. E’ la proiezio- diretto, alter ego dell’indecisione. ne delle dure esperienze estive dello studente Camuncoli che fugge La coscienza della vita ogni volta di casa per imbarcarsi nei trabaccoli ad esplorare Diverso è l’atteggiamento nei confronti di Riccardo Bacchelli. Lo l’Adriatico e il Mediterraneo: vita di mare e amore ideale e sacrifi- ammira per Il Mulino del Po, saga dei nostri tempi, di un Novecento cale a una figura di donna che solo alla fine scopre se stessa e il che ramifica le sue radici oscure nella campagna di Russia delle senso della sua vera libertà di vita davanti alla morte del suo troppo guerre napoleoniche. Il Gran Bacchelli è ne Il Giornale di Sicilia del giovane e silenzioso adoratore. Amore e irredentismo vi si fondono. 29 dicembre 1954. Lo introduce in questo giornale della identità iso- Trieste bel suol d’amore, è il sottofondo della donna per la sua liber- lana di Palermo. Lo inquadra nella dotta e grassa Bologna e nel tà e di Mario per la sua dedizione e riscatto ideale. mondo milanese Çdove egli si trasferì circonfuso delle nuvolette “Il Segreto della vita” .Un breviario di esperienze. classicheggianti della Ronda, da quando era già l’autore-pilastro Poco conosciuta, non più ristampata dal 1933, dalla sua pubblica- della Casa Ceschina, e la sua fama montante rodeva i soliti falliti, i zione dalla Casa Editrice Giacomo Agnelli di Milano, la più antica quali ne lodacchiavano le opere “benché fossero pesanti come mat- d’Italia, Il Segreto della vita ebbe risonanza nazionale. Non ci fu toni”, sì davvero, i mattoni che stavano erigendo un monumento let- giornale o rivista che non ne scrivesse. Sono anni felici. In una terario oggi per tanti aspetti unico in Italia, se non forse nel recensione da Messina (Gazzetta del Lunedì, 3 marzo del 1934 ) mondo…». «Questo gran Bacchelli, che dilata all’universale il sapo- addirittura si fa notare che è letto e tradotto anche in Francia e che re bolognese, che lo trasfonde in poemi ed epopee in cui la meravi- alla sua novella Philine, Filina, comparsa nell’Anthologie des nar- glia epica, lo splendore lirico e la glossa irneriana talvolta si insapo- rateurs italiens contemporains di Fiumi e Restaux si era ispirata rano con un grano di sale pizzicato nella saliera della Giovannina Colette per il suo recente romanzo La chatte. Gheduzzi e si inebriano di una goccia d’acqua spremuta dalle poppe Queste conversazioni, dapprima tenute alla radio, sono esperienze di delle sirene accovacciate attorno alla statua del NettunoÈ. vita condensate in un entusiasmo giovanile: ÇNoi crediamo: ecco la La sua era una riflessione sulla condizione umana ancorata alle nostra felicità; per noi la vita è lotta: ecco la nostra forza; per noi la vicende storiche, una lotta reiterata dell’uomo con la sue ripetute vita è missione: ecco il nostro avvenireÈ. Il vero ideale è nella sconfitte davanti alle forze ostili di una natura implacabile, le piene coscienza di una vita migliore, da continuare a sognare: ÇOh, sì!... Segue a pag. 49

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“DALLA MAISON DU PEUPLE ALLE COOPERATIVE CASE DEL POPOLO” A CURA DI RODOLFO FRANCESCONI RICCIONE E LA SUA CASA DEL POPOLO Silvana Giugli

os’è la Casa del Popolo? ÇEra il punto tutti punti di riferimento, di C Perché è stata creata? Chi aggregazione ed organizza- l’ha voluta? Dove e quando è di riferimento zione politica e sindacale nata? Quale è stato il suo svi- alternativo delle masse, diventano, inevi- luppo e quale rapporto ha tabilmente, obiettivi delle avuto con la città? A queste alla parrocchia... incursioni delle squadre fasci- domande risponde il libro di Una ricerca storica ste ma quando il regime si Rodolfo Francesconi: Dalla affermerà ecco che quella Maison du Peuple alle coope- che contribuisce infrastruttura di organizzazio- rative Case del Popolo: a ricostruire ni sociali per le masse verrà presso la ex Casa del Fascio in Riccione e la sua Casa del “riciclata” dal Fascismo un tassello via M. Ceccarini 46 i cui loca- Popolo edito da Raffaelli. Ma dando così origine alle Case li erano già stati occupati essendo la storia della Casa della storia riccioneseÈ del Fascio, alle Case del dall’Associazione Partigiani, del Popolo strettamente legata Littorio… e ancora una volta dall’Associazione Reduci e alla vita e vicende sociali del zia. La prima Casa del Popolo qui troveranno sede uffici Combattenti, dal Partito luogo ove è nata e, di conse- italiana risale al 1893 a Villa politici, comitati, gruppi spor- Comunista, dal Partito guenza, anche alla nazione Massenzio di Reggio Emilia e tivi, sindacati come era prima Socialista, dal Corpo più in generale, ecco che l’au- nasce nella sede della locale per le sinistre ma soprattutto Bandistico, dall’UNRA e tore suddivide il suo libro in Cooperativa di consumo. continueranno ad essere svolti dalla Camera del Lavoro e tre parti. Prima: Le Case del Ecco dunque le priorità alla compiti assistenziali, ricreati- nell’edificio si trova, al piano Popolo in Europa e in Italia; base della Casa del Popolo: vi ed educativi. In pratica terra, anche una Sala Teatro seconda: Romagna Ð Rimini Ð provvedere al socio malato, anche se il Fascismo non con tanto di volta sonora e Riccione; terza: La Casa del diffondere la mutualità e la rinuncerà mai alla sua retorica palchetto per l’orchestra. Popolo di Riccione. In questo cooperazione, aiutare l’orga- roboante e nei suoi progetti Quando la Prefettura di Forlì modo, partendo da lontano, nizzazione operaia e promuo- educativi la politica del regi- richiese lo sfratto nel febbraio egli sembra prendere per vere e curare l’istruzione e me è presentata come “reli- del 1951 (sarà ottenuto nel mano il lettore ed accompa- l’educazione del lavoratore. gione”, come “missione”, le marzo dello stesso anno) i gnarlo, come in una visita gui- La Riccione del 1913 conta Case del Fascio manterranno responsabili della Casa del data un po’ a senso unico, ben cinque tra Società, l’analoga funzione delle Case Popolo trovarono, sempre in attraverso le vicende politiche Comitati, Club ed altro con del Popolo. E ciò è dimostrato Viale Ceccarini, un capanno- della sinistra dalla sua nascita questi fini. anche dalla volontà, a guerra ne utilizzato da Pietro alla sua affermazione. Il periodo tra la fine della finita, delle rinate associazio- Arpesella come garage. Vicende che hanno segnato Grande Guerra e l’avvento del ni di sinistra di volersi appro- Questo stabile fu comprato, anche lo sviluppo sociale Fascismo è, a dir poco, burra- priare degli edifici superstiti riadattato e divenne la prima delle masse. scoso e vede il moltiplicarsi delle Case del Fascio per riat- vera Casa del Popolo di L’itinerario parte dalla delle organizzazioni operaie e tivare le loro sedi ed avere Riccione. Era il 1952. La Casa Comune di Parigi (1871), contadine tutte schierate poli- così una “continuità nelle del Popolo indirizzò la sua dalla Maison du Peuple di ticamente a sinistra con una opere assistenziali” anche se attività dando preferenza al Bruxelles (1882) per arrivare determinazione assoluta nel questo “diritto di proprietà” settore politico, a quello sin- alle Società Operaie e di voler vedere riconosciuti i sarà poi contestato dacale, ai problemi della città Mutuo Soccorso, alle propri diritti e nel voler alie- dall’Amministrazione come e a settore dell’intrattenimen- Cooperative, alle Leghe e alle nare quelli dei proprietari. Per nel caso, appunto, di to. Come tutte le sue consorel- Camere del Lavoro di fine la borghesia, anche la piccola Riccione. le anche quella di Riccione fu Ottocento, primi Novecento. e di tradizione cattolica, il Nell’ultima parte del libro, fortemente influenzata dalle Come il caffè era stato il pericolo “rosso” diventa reale, come già detto, Francesconi vicissitudini politico/sociali luogo di riunione della bor- imminente e in questo clima tratta in modo specifico le della nazione e la partecipa- ghesia sin dal settecento, così di intimidazioni, violenze e vicende della Casa del Popolo zione attiva alla vita cittadina ora il Circolo e l’osteria sono soprusi da tutte le parti per di Riccione dalla fine della ha fatto sì che la Casa del diventati luogo d’incontro del molti il Fascismo si presenta guerra ai giorni nostri. Anche Popolo abbia svolto sempre popolo. Qui si mangia, si come il “male minore”. Le per la Casa di Riccione gli un ruolo civico determinante beve, si chiacchiera, si balla e, Case del Popolo, come le antecedenti sono lontani e nella crescita della città soprattutto, si può parlare di Cooperative, gli Enti di gloriosi e alla fine del conflit- ponendosi come punto di rife- politica eludendo i controlli e Consumo, le Camere del to mondiale, già nel 1946, rimento “alternativo” alle le leggi restrittive della poli- Lavoro, i Circoli ricreativi, trova la sua sede “abusiva” ➣

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Parrocchie per una parte di Quaderni gioventù che qui trovò non “E ZAPATIN DAL CHESI” di Ariminum solo un luogo d’incontro ma DI GUGLIELMO GIOVAGNOLI anche “acculturazione politi- ca, informazione e discussio- LA GRANDE FAMIGLIA DI S. MAURO ne democratica”. Emiliana Stella Poi, dopo la ricostruzione, ci furono gli anni del progresso E Zapatin dal chèsi di Guglielmo Giovagnoli (Mino per gli economico dato soprattutto amici), edito da Pazzini a Verucchio, è una raccolta di poe- dal turismo e i tempi cambia- sie nel dialetto romagnolo di San Mauro Pascoli, pubblica- rono sempre più in fretta. ta nel mese di settembre del 2003, durante la manifestazio- Oggi i giovani sono cambiati ne “Asarcurdem ad Mino” organizzata dall’Assessorato alla e anche la politica nazionale e Cultura di San Mauro. Nel corso della cerimonia è stato internazionale, se non proprio intitolato un parco al poeta-pittore. quella locale, ma soprattutto Giovagnoli, ligio ai suoi impegni di insegnante, poi di diret- sono cambiati i rapporti tra le tore didattico e infine di ispettore scolastico, dedicava il parti, le “esigenze politiche” e poco tempo libero agli scritti dialettali e non, agli studi e gli interessi personali e, in alla pittura. Era solito andare in giro con album da disegno questa ottica, la Casa del e matita per fissare sul foglio lo scorcio di un paesaggio, un Popolo sembra aver perso lo volto, un oggetto. Anche le sue composizioni poetiche son smalto primitivo. ritratti di persone, di espressioni, di gesti, di luoghi colti Il libro di Francesconi nelle nella vivezza del momento e fermati per sempre. conclusioni rivendica alla Lo “zampettino delle case” (ma l’italiano non rende la Casa del Popolo di Riccione carezzevole bellezza del dialet- Enzo Pirroni di essere stata forte nel perio- to), rimasto orfano a nove anni Passione biancorossa do pre-fascista quando tutte le e allevato dai fratelli e dalle 15 riminesi che hanno fatto la altre organizzazioni popolari sorelle maggiori, era l’ospite storia della squadra di calcio erano deboli; rivendica alla gradito di tutte le case del paese della città Casa il merito di aver saputo che era, allora, come una sola Romano Ricciotti controbattere la concorrenza grande famiglia: così la vecchia Riminesi nella bufera delle Parrocchie e di aver Marianna gli dava due castagne 1943-1945: l’onore degli “allevato i personaggi politici e un bacio e la Bartlomia, vici- sconfitti più rappresentativi della città” na di casa, la domenica gli identificando così la sua vita regalava uno scudo. Tutti lo con quella di Riccione e per- avevano adottato un po’. Il Nella stessa collana tanto si aggiudica la funzione bambino, divenuto adulto, ha Manlio Masini futura di “controbattere il pos- ricreato quel mondo cancellato dagli anni, ma anche con un Il “delitto” Spiess sesso degli strumenti soprat- sorriso divertito e un tantino sornione quando ricorda le Era la più grande fabbrica tutto mediatici di produzione serenate che salivano alle finestre delle ragazze e allora… della città, produceva birra e politica da parte di nuovi sog- «e l’avniva fura la fazolina rosa, s’a dù ucìn curiéus» e le dava lavoro a un centinaio di getti politici”. studentesse e le operaie che scendevano dal treno la matti- operai: fu demolita pochi Il libro di Francesconi è una na spandendosi in diverse direzioni come una “folata di pri- giorni prima che terminasse ricerca storica che contribui- mavera” o suor Maria, mentre annaffiava i fiori, lanciava la Grande guerra sce a ricostruire un tassello sguardi fuggevoli e innocentemente curiosi, con i suoi Giovanni Rimondini della storia riccionese che “occhietti vispi” alla gente che passava per la via. Immagini Più bella e più grande di senza dubbio le generazioni di di una delicata umanità, non prive di un pizzico d’ironia. prima oggi non conoscono, e, per Rimini, da Arturo Clari a questo, ben venga anche se, a Severini, Maternità, 1916. Cesare Bianchini, tra piani nostro giudizio, cede all’im- regolatori e affaristi senza parzialità e alla demagogia, scrupoli (1944-1948) non c’è ombra di autocritica nonostante gli ottanta anni Arturo Menghi Sartorio trascorsi da certi avvenimenti I racconti del Legato (nessuno si può vantare di Noterelle riminesi essere stato senza peccato in dell’Ottocento quel buio periodo) e non rico- Manlio Masini nosce che Riccione e in fondo Cesare il ferroviere tutta la costa romagnola, nel L’impegno sindacale di bene e nel male, devono non ... e Ariminum si rallegra e Cesare De Terlizzi, proletario poco al Fascismo. fa tanti auguri alla mamma inquieto ma con tanta sete di Michela Cesarini giustizia sociale

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“IL LIBRO DEGLI OSPITI” DI MARIA CECCARINI A CURA DELLA ROUND TABLE 49 UN MOSAICO DI AFFINITË ELETTIVE Silvana Giugli

e colline al ridosso di quel paesetto che era la Riccione buona consuetudine di quelle L dell’800, con il suo litorale semideserto segnato solo dalle che i tempi moderni, inflaziona- dune, il dottor Giovanni Ceccarini non le aveva mai dimenticate. ti dagli sms e dal “mordi e Per lui, nativo di Cantiano (PU) e studente a Rimini, erano state il fuggi” generalizzato hanno paesaggio della sua adolescenza e anche quando, nel 1849, giova- quasi cancellato. Il Libro è una ne medico troppo compromesso politicamente con la Repubblica specie di diario che solitamente Romana di Garibaldi e Mazzini, era stato costretto ad abbandona- la padrona di casa, appunto re l’Italia per rifugiarsi negli USA, quel sole estivo, quella bosca- Maria Boörman Wheeler glia ricca di selvaggina, quei grandi spazi silenziosi erano rimasti Ceccarini, metteva a disposizio- nel suo cuore. Così, quando il risorgimento si poteva dire conclu- ne di amici, ospiti, parenti che la venivano a trovare, magari per una so nel 1875, il cinquantenne Giovanni Ceccarini, ormai naturaliz- vacanza in villa, e che, prima di ripartire, su quelle pagine appun- zato americano e medico affermato e di successo, ritornò in Italia tavano dediche, poesie, brevi brani od anche disegni, a ricordo dei accompagnato dalla sua giovane e ricca moglie nuiorchese, Mary lieti momenti trascorsi insieme. Era questo un modo per rinsaldare Boörman Wheeler (l’aveva sposata nel 1863) e scelse come resi- i rapporti d’amicizia, per vincere il tempo e la lontananza, per non denza estiva (in inverno abitava a Roma per impegni di lavoro) dimenticare. Il nostro “Libro degli Ospiti” di Villa Torre Rossa risa- proprio quelle colline riccionesi per costruire la sua lussuosa villa le al periodo che va dal marzo 1899 fino al 10 novembre 1902, di Torre Rossa nei pressi del Castello degli Agolanti in località ovvero abbraccia l’ultimo periodo di vita della grande benefattrice Tomba Bianca al confine con Scacciano. di Riccione. Il “Libro degli Ospiti” della Ceccarini è un vero cime- I coniugi Ceccarini ben presto si resero conto di essere “un ponte lio, una delle poche cose rimaste di Villa Torre Rossa, che la tra due mondi”: il loro, privilegiato e ricchissimo, l’altro, quello Fondazione Round Table 49 di Riccione ha saputo, con grande riccionese, fatto di poveri contadini e pescatori, spesso privo di merito, recuperare e dare alle stampe a 102 anni dalla scomparsa quasi tutto. E loro, cattolici osservanti, legati alla Chiesa della illustre americana allo scopo non solo di riconfermare la rico- Protestante Episcopale, sentirono fortemente il dovere morale, noscenza e il legame affettivo di Riccione per la sua benefattrice ma come voluto dal loro credo, di “fare qualcosa” e soprattutto di esse- anche con l’intento sia di sollecitare nuovi studi sulla personalità di re d’esempio (purtroppo senza successo) per quelle altre famiglie questa donna eccezionale e sia di stimolare il recupero di quello che di possidenti della zona. E anche quando il 3 dicembre del 1888,a era la biblioteca di Torre Rossa e che si pensa “non sia dispersa e si soli 65 anni, il dottor Giovanni Ceccarini concluse la sua vita ter- trovi tutt’ora a Rimini o nel riminese” magari dimenticata in qual- rena proprio nella villa di Torre Rossa la moglie Maria Boörman, che baule abbandonato in una oscura cantina. che intanto si era presa cura amorevole di una orfanella del posto, Dal “Libro degli Ospiti” emerge tutto un mondo ormai scomparso: tale Ersilia Tonsini, allevandola come una figlia, non si fermò ma Un mosaico di amicizie e affinità elettive. Le firme sono più che realizzò tutti i progetti ideati col marito e tanti altri ancora. Così altro di parenti ed amici e sono anche raccolte durante i frequenti ecco i fondi per costituire la Società Operaia di Mutuo Soccorso di viaggi all’estero. Molte sono scritte in inglese, altre in italiano. Riccione (1889), e quelli per la Biblioteca Popolare Circolante, e Vengono riportati, come dediche, versi di poeti inglesi pre-roman- poi l’Asilo Infantile (1891) e l’Ospedale (1892/93) dedicato alla tici e vittoriani, citazioni di Dante e curiose rime improvvisate. Vi memoria del marito dove anche i non risiedenti in zona e i più sono due acquerelli ed alcuni disegni e vi è anche uno stralcio di bisognosi potevano curarsi. La struttura, caso unico in zona, pote- note musicali di un “moderato” e, infine, vi è anche la dedica di va sostenersi autonomamente grazie alle rendite dei poderi che quel tenente Joseph Moretti, in data 10 novembre 1902, che spose- Maria gli aveva donato e inoltre al generatore dell’Ospedale saran- rà nel giugno del 1903 la poco più che ventenne Ersilia e che por- no collegati i primi lampioni dell’illuminazione pubblica di terà poi lei e la sua famiglia alla rovina. Dunque il “Libro degli Riccione e sulla facciata Maria farà sistemare l’orologio pubblico, Ospiti”è un book con tanta vita e sentimento, un libro di grande primo ed unico del paese. E poi ecco, nel 1898 il prestito di 24.000 valore per la possibilità che offre ad un lettore attento di intuire la Lire per il porto peschereccio e ancora la strada all’approdo: que- personalità di Maria Boörman Wheeler Ceccarini, una donna d’al- sta pagata interamente dalla signora Ceccarini. E mentre tutto il tri tempi con una elevata sensibilità, grande cultura e, soprattutto, paese di Riccione muoveva i primi passi aprendosi al turismo, con una indiscussa avversione ad ogni discriminazione e indottri- unica alternativa alla sua storica povertà, grazie alla sua benefattri- namento. ce, lei Maria Boörman Wheeler Ceccarini, nella sua villa di Torre Oggi della splendida villa di Torre Rossa e il suo mondo non resta Rossa riceveva, tra un viaggio e l’altro, amici, parenti, personalità che questo piccolo libro. La guerra ha spazzato via tutto ma sulle che venivano da tutto il mondo. Maria Boörman Wheeler sue ceneri un altro medico straniero ha costruito una altra splendi- Ceccarini si spegnerà a Torre Rossa il 31 agosto 1903 a 63 anni. da villa moderna che è stata poi trasformata nel più elegante e Non sappiamo se gli ultimi anni della sua vita sono stati felici ma signorile night club simbolo della Riccione dei mitici Anni sappiamo per certo che sono stati, come sempre, ricchi di contatti Sessanta: Villa Alta. Ma questa è un’altra storia… e ciò è provato dal “Libro degli Ospiti” di Villa Torre Rossa. Il “Liber Amicorum”, o meglio il “Friend’s Book”, per dirla in stile moderno, ovvero non italiano ne tanto meno latino, è una vecchia

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UBALDO FABBRI / SPARTITISTA INSEGNANTE DI SPARTITO E DI DIZIONE NELLE MIGLIORI SCUOLE DEGLI STATI UNITI Guido Zangheri

el teatro d’opera è prassi pella musicale Santa Lucia” a N consolidata che la prepa- S. Giovanni, con la quale razione dei cantanti, la dire- organizza regolarmente e con zione dei piccoli complessi grande successo rassegne posti fuori dalla scena, la cura musicali e corsi per cantanti dei movimenti sul palcosceni- lirici inseriti in progetti mirati co, siano affidati ad una équi- in diverse cittadine della pe di collaboratori e assistenti Romagna e delle Marche. del direttore d’orchestra che Ubaldo Fabbri deve la sua for- opera in stretto collegamento mazione musicale al con lui. Un tempo tali attribu- Conservatorio “G. Rossini” di zioni venivano assommate e Pesaro dove sotto la guida di riassunte in una figura unica Riccardo Risaliti ha consegui- denominata maestro sostituto to il diploma in pianoforte nel perché all’occorrenza lo stes- 1978. Qualche anno dopo, so, in caso di assenza imprevi- essendogli stato conferito un sta del titolare, avrebbe dovu- incarico di supplenza come to impugnare la bacchetta e accompagnatore al pianoforte estinzione, nascosto nella sua Ubaldo Fabbri salire sul podio. In seguito si è “buca”, in soccorso alla a Tokyo nel 2004. della classe di canto del prof. pervenuti ad una differenzia- memoria dei cantanti, anticipa Salvatore Sassu, presso la zione e ad una precisa specia- i loro interventi con opportuni re professionali idonee a rico- allora sezione staccata a lizzazione dei ruoli: sono nate richiami. prire ruoli nel teatro musicale. Fermo del Conservatorio di così le figure del regista, del Allo spartitista in particolare è Coloro i quali lavorano attual- Pesaro, avviene per lui la svol- direttore di scena, del maestro dovuto il grosso lavoro a mente in teatro, pervengono ta. Dotato di un’eccellente let- di sala, del maestro collabora- monte: è con lui che il cantan- all’acquisizione di una serie di tura estemporanea e ben pre- tore, del maestro sostituto ora te studia l’opera, è con lui che nuove competenze -maturate sto appassionatosi alla lirica, più comunemente denominato il cantante apprende il fraseg- il più delle volte da autodidat- Fabbri in breve tempo studia assistente del direttore, del gio, i respiri, i “colori”,la ti senza precisi docenti di rife- al pianoforte buona parte del maestro suggeritore. dinamica. Di regola è lo stesso rimentoÐ attraverso percorsi repertorio teatrale e matura Il regista sovrintende sugli direttore d’orchestra a richie- assolutamente atipici e non una solida esperienza di aspetti scenici e scenografici e dere come spartitista un suo codificati. Una sorta di “ voca- accompagnatore dei cantanti. in genere su tutta la parte reci- collaboratore di fiducia, affin- zione “ tardiva, sbocciata nella Intanto avverte l’esigenza di tata; il direttore di scena lavo- ché la sua linea interpretativa maggior parte dei casi, dopo il approfondire la sua prepara- ra in sintonia con il regista ed venga rispettata fin dalla conseguimento del diploma in zione culturale e prosegue gli è in pratica il suo braccio ope- prime letture accompagnate pianoforte. studi umanistici frequentando rativo. Il maestro di sala è il dal pianoforte. Occorre osser- In questo contesto si colloca la facoltà di lettere moderne capo dei maestri collaboratori, vare a questo punto come il come attivo e valente spartiti- all’Università di Urbino. Nel opera alle strette dipendenze Conservatorio, l’Istituzione sta nonché quale apprezzato 1986 partecipa all’ audizione del direttore d’orchestra: dopo statale che in Italia cura la pre- maestro di sala, Ubaldo per una collaborazione con il avere preparato i cantanti al parazione e la formazione dei Fabbri, originario di S. Rossini Opera Festival di pianoforte o come si dice dagli musicisti, non abbia mai pre- Giovanni in Marignano ed ora Pesaro e viene scelto dal diret- addetti ai lavori, dopo avere visto fino alla recente legge di residente a Gorolo di Borghi, tore artistico Alberto Zedda a “passato gli spartiti”–e per riforma, la formazione di figu- attuale presidente della “cap- ricoprire il ruolo di spartitista questo con un neologismo nell’ambito della prestigiosa viene definito spartitistaÐ ÇUbaldo Fabbri, manifestazione e provvede alla prova di sala, di San Giovanni in Marignano, dell’Accademia Rossiniana, leggendo l’opera al pianoforte presso le quali lavora fino al sotto la direzione del maestro nel 1986 inizia a ricoprire il ruolo di spartitista ... 2001 studiando al fianco dei direttore d’orchestra. Studia al fianco dei più grandi e celebrati direttori, più grandi e celebrati direttori, L’assistente del direttore cantanti e registi (da segnalare segue sempre da vicino il cantanti e registi... fra questi Dario Fo). direttore e lo sostituisce in Parallelamente intraprende Contemporaneamente colla- caso di necessità. Il maestro bora in qualità di maestro di suggeritore, figura in via di una intensa attività concertistica...» ➣

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Fabbri con Malvasi e il suo impegno di studioso Balzanelli nel marzo del 2002. lavorando attualmente alla ste- Sotto. Ubaldo Fabbri sura di un manuale dedicato ai e famiglia. cantanti lirici con l’intendi- sala anche con Ferrara Musica mento di colmare tale lacuna. (Il Barbiere di Siviglia di Del resto Fabbri non è nuovo Rossini, direttore Claudio ad impegni editoriali, avendo Abbado) e come maestro sug- curato nel 1987 la pubblica- geritore con il Festival delle zione Ðeditore Luisè- della Nazioni di Città di Castello inedita Piccola sonata per vio- (opere di Cimarosa, direttore lino e pianoforte di Lorenzo Alberto Zedda). Perosi. Nella sua esperienza Parallelamente intraprende didattica presso il una intensa attività concertisti- Conservatorio di Musica “G. ca che lo mette in contatto con Rossini” di Pesaro dove da altri famosi cantanti fra i quali molti anni ricopre il ruolo di spiccano i nomi di Luciana accompagnatore al pianoforte, Serra, Cecilia Gasdia, Fedora è docente di alcuni corsi speri- Barbieri, Elizabeth Norbert- ÇParticolarmente attivo mentali di secondo livello, fra Schulz, William Matteuzzi, cui La dizione italiana nel Michele Pertusi, Evghenia nell’ambito della divulgazione dell’opera lirica, canto: regole e applicazioni. Dundekova, Wilma Vernocchi, Fabbri è presente da vari anni Particolarmente attivo nel- Antonia Lavanne, Nazareno l’ambito della divulgazione Antinori, Dario Balzanelli, con pregevoli iniziative dell’opera lirica, Fabbri è pre- Simona Baldolini, Laura a S. Giovanni in Marignano, sente da vari anni con prege- Brioli e nel 1989 partecipa al voli iniziative a S. Giovanni in pianoforte alla realizzazione “Concerti sotto le stelle”, Marignano, “Concerti sotto le di un documentario per la TV a Montegridolfo, “Un castello di voci”, stelle”, a Montegridolfo, “Un ungherese su e con Luciano castello di voci”, a San Pavarotti. Successivamente a San Marino, “Incontri al castello”» Marino, “Incontri al castello” effettua applaudite tournées in cicli di lezioni-concerto con di Cagli dove tiene altresì il profondo estimatore della Messico (Città del Messico e dimostrazioni musicali regi- corso “La lirica da camera: ricerca “filologica” iniziata Gualajara) e in Giappone a strate e dal vivo. In parallelo banco di prova per dizione, negli anni 70 e 80 in Olanda e Tokyo dove tiene anche una nel 2004 Ubaldo Fabbri ha fraseggio ed espressività”. in Inghilterra, Ubaldo Fabbri masterclass. Viene anche fre- fondato a Novafeltria “Voci Fermamente convinto dell’im- ascoltando con cura le incisio- quentemente chiamato come nel Montefeltro Ð Accademia portanza dello studio della ni dell’epoca, avverte gravissi- pianista ufficiale in importanti lirica di dizione, fraseggio, prassi esecutiva relativa ad me negligenze nell’ambito concorsi lirici, fra i quali nel espressività, belcanto” di cui è ogni preciso periodo storico, e della dizione e pertanto riversa 2000 al 5¡ Concorso direttore artistico e nella quale Internazionale “Maria organizza corsi di canto fre- Callas” Nuove Voci per Verdi ÇNei progetti di Fabbri per l’estate 2006 quentati prevalentemente da indetto dalla RAI e dalla è previsto per il Montefeltro giovani americani e produce Fondazione Verdi Festival. allestimenti di opere e concer- Dal 2000 è regolarmente invi- l’allestimento di due tra i più popolari ti nel Montefeltro e dintorni. tato come spartitista nelle capolavori verdiani: Rigoletto e TraviataÈ Di elevato spessore artistico si migliori scuole degli Stati preannuncia il progetto di Uniti dove tiene apprezzatissi- Fabbri per l’estate 2006 che me masterclass sul belcanto prevede l’allestimento di due (Manhattan School, Juillard tra i più popolari capolavori School, National Association verdiani: Rigoletto e Traviata. of the Teachers of Singing, Traviata in particolare sarà Mannes College of Music di diretta dal maestro italo-ame- New York, Curtis Institute di ricano Joseph Rescigno, nipo- Philadelphia e Buffalo te del celebre Antonio University). Nel 2003 tiene Rescigno che nel periodo anche un corso alla compreso fra gli anni ‘50 e ‘70 Canterbury Christ Churc ebbe l’onore di dirigere i mas- University in Inghilterra. Dal simi artisti del tempo ivi com- 2002 al 2004 è maestro di presa Maria Callas. spartito e di dizione all’Accademia del teatro città

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DIALETTALE

COMPAGNIE E PERSONAGGI DELLA RIBALTA RIMINESE GIUSI CANDUCCI Adriano Cecchini

iusi Canducci, di ÇPer recuperare reschi, a volte testimonianza G Longiano, dai tempi della di personaggi popolani... che scuola elementare ha sempre l’idioma dei nostri se detti in italiano perdereb- desiderato scrivere racconti o vecchi è necessario bero il sapore dell’incantesi- storie, anche sotto forma di mo. Allora ecco una scrittura dialogo. Ancora ragazzina, proporre testi ben condita, ben scelta, sperimenta, con entusiasmo il che rispecchino asciutta, urticante, pungente e Giusi Canducci teatro dialettale ed ha modo ben determinata, con la quale di soddisfare la sua passione una realtà ogni personaggio assume possibilità di uscire dalla vita scrivendo, questa volta in ver- contemporanea l’inconfondibile caratteristica di tutti i giorni e costruirne nacolo, brevi scenette e poe- di magia con i pregi e i difet- una immaginaria. Canducci sie, alcune rimaste nel casset- e dimostrare che anche ti che ogni uomo contieneÈ. ama sentire il rapporto diretto to, altre recitate negli spetta- i tempi attuali Un inconveniente per chi con il pubblico, entrare in sin- colini del paese. Frequenta scrive in vernacolo è avere tonia con lo spettatore, e que- corsi per sceneggiatore cine- possono essere trattati confini ben definiti, tracciati sto le riesce attraverso una televisivo, ma capisce che né con quella linguaÈ nel tempo per motivi storico- meticolosa ricerca di battute il cinema, né la televisione le geografici (invasioni, domi- ridanciane o drammatiche possono offrire quel piacere e zione e non è impossibile nazioni, ducati, repubbliche) capaci di trasmettere emozio- quel calore che solo il teatro essere incompresi. Quando la e non riuscire a valicarli; ni. Ella crede che per recupe- dialettale le regala. si usa, al contrario della lin- essere capiti da chi è più vici- rare l’idioma dei nostri vecchi Decide, pertanto, di dedicarsi gua italiana, non lascia spazio no è già un traguardo. si debbano proporre testi che a quest’ultima attività. Nella ad interpretazioni: il bianco è Tuttavia, secondo Giusi, il rispecchino una realtà con- sua bibliografia di autrice si bianco e il nero è nero; non si vero problema è un altro: il temporanea in grado di coin- annoverano: “Se u j è da gara- scende a compromessi. E’ dialetto sta morendo, o volgere i giovani e dimostrare vlè a vengh enca me”(1988), proprio la schiettezza dell’i- meglio, scompaiono tutte che anche i tempi attuali pos- “La Franzeisa” (1991), “Ah, dioma l’elemento che più la quelle espressioni colorite e sono essere trattati con quella l’amour” (1993), “La suoce- affascina e che ha determina- piene di saggezza popolare, le lingua. Una lingua che seppu- ra” (1995) (cavallo di batta- to la sua scelta. L’autrice è in bellissime frasi che con quat- re repressa e umiliata è un glia sia per successo di pub- sintonia con Davide Argnani, tro vocaboli rivelano un patrimonio culturale che va blico che di critica), “Fat vera il quale su “Romagna mondo fatto di essenzialità, tutelato, come hanno fatto mai suzest” (1998); ed inoltre Corriere” del 18 settembre senza inutili giri di parole. scrittori o poeti del calibro di due atti unici: “Quand e nas 2005 sottolinea l’uso del dia- Per lei, sua Nonna Maria è un Meli, Porta, Zanzotto, Marin, un vech” (1995) e “Oman sé, letto scelto dal cesenate libro di ricordi da poter sfo- Pasolini. Dunque ben venga- mo miga pataca!”(1997). Sauro Spada per descrivere gliare per scrivere e salire sul no gli studiosi, i ricercatori o Questi testi sono stati portati storie e pensieri Ça volte pica- palcoscenico, per avere la tutti quelli che in un qualsiasi alla ribalta da diverse compa- modo sostengono il vernaco- gnie teatrali, particolarmente lo, coltivando “il giardino dagli Hermanos (Fratelli) di delle parole dimenticate”. Il POESIA di Vincenzo Sanchini Longiano, con cui l’autrice teatro dialettale, anche a recita da 25 anni. Questo causa di improvvisate compa- gruppo scenico dalle repliche MUNDAÌN gnie che in passato calcavano paesane è approdato alle ras- Me’ mirchéd cant a captèva il palcoscenico con spettacoli segne regionali, con numerosi tra l’ banchètje snò a guardè non adeguati, troppo spesso successi di testo e d’ interpre- a m’arcord ch’a girunzlèva viene considerato minore; tazione, e ha partecipato mò cla volta ancà a cumprè: oggi, però, stanno fiorendo anche al concorso nazionale filodrammatiche di buon “Il Torrione”, svoltosi a livello, capaci di portare alla Citerna (PG) il 18 giugno ‘na banena ch’lo amparèd ribalta opere di qualità, come 2005. Qui la commedia “Ah, la s’purteva mi amalèd… è già successo altrove. Govi e l’ amour!” ha ricevuto il pre- De Filippo non si possono mio del miglior testo inedito, MONDAINO certo ritenere figli di un teatro meritandone, naturalmente, la Al mercato quando capitavo / tra i banchetti solo a guardare / minore. pubblicazione. mi ricordo che gironzolavo / ma quella volta anche a compera- Per Giusi Canducci il dialetto re: / una banana che ho imparato / si portava agli ammalati… è la lingua della nostra tradi-

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LA MEDAGLIA DEL VENTENNALE Vercelli, nell’Abbazia della Sacra di San Michele in IL CORO POLIFONICO JUBILATE DEO Piemonte e una solenne con- celebrazione nella Basilica di Arnaldo Pedrazzi S. Pietro. Nell’ambito del coro A. Grandi e sotto la direzione ell’antichità il coro fu che…erano costituiti da soli lo etnofonico. Il coro polifoni- di I. Muro ha partecipato ed N usato nella civiltà greca e sette uomini. Nello spettacolo co Jubilate Deo è stato fonda- animato la liturgia in Piazza in quella ebraica; pratiche teatrale del 1850 comparvero to nel 1985 nell’ambito del San Pietro durante il pellegri- corali confluirono poi nella per la prima volta le donne in gruppo giovani della naggio giubilare della Diocesi liturgia cristiana, quindi nella numero di sei. …Le finalità Parrocchia Gesù Nostra di Rimini alla presenza del musica bizantina e nel canto inoltre della scuola erano di Riconciliazione. Diretto dal Santo Padre. Nel 2001, oltre gregoriano. Fu verso la fine formare suonatori per la 1988 dal Maestro Ilario Muro alla consueta partecipazione del primo millennio che inco- banda e coristi per gli spetta- e formato da una trentina di alla rassegna internazionale minciò a svilupparsi la polifo- coli d’opera. Un secondo coro elementi, il coro si occupa Voci dall’America (nell’ambi- nia che fece del coro il prota- potrebbe essersi formato all’e- esclusivamente di musica to del coro A. Grandi), si è gonista della produzione poca del Teatro Amintore sacra, con particolare riguardo recato presso l’Abbazia di S. musicale fino al sec XVI. Galli, quando ne sarà certa- al periodo rinascimentale, sia Antimo in Toscana, è stato Schiacciato poi dal belcanti- mente esistito uno lirico più o in ambito liturgico che in ospite della Chiesa di S. Maria smo, ritrovò nell’epoca meno stabile. La coralità della quello concertistico. Il Gloriosa dei Frari in Venezia e romantica una nuova stagione nostra città ha una storia tutto Jubilate Deo è uno dei fonda- ha realizzato il concerto per la d’oro soprattutto con l’opera. sommato abbastanza recente. I tori del Coro Alessandro XI giornata mondiale del Passando alla musica corale primi cori con una struttura Grandi, una formazione che canto corale (il cd e’ stato tra- riminese, le documentazioni stabile sono sorti alla fine riunisce liberamente alcuni smesso da Radio Icaro di antiche sono purtroppo quasi degli anni ’70, sia come cori riminesi di volta in volta Rimini ed inviato alla Radio inesistenti. Dovrebbe esserci momenti di aggregazione disponibili alla realizzazione Vaticana che già ha mandato stato un coro all’epoca della presso le parrocchie, sia sul- dei progetti proposti arrivando in onda le migliori esecuzioni Signoria Malatesta quando il l’onda delle notizie del possi- a contare fino a 120 elementi, del coro Grandi). Nel 2002 è compositore fiammingo bile restauro e sulla ripresa con il quale si è realizzato un stato invitato a cantare nella Guillaume Dufai venne a dell’attività del Teatro Galli. gran numero di concerti e di Basilica di Loreto. Di rilievo, Rimini intorno al 1420. Una Attualmente i cori nella pro- servizi liturgici per la Diocesi nel 2003, la messa cantata in testimonianza sulla presenza vincia di Rimini, divisi nei set- di Rimini (anno Marvelliano, occasione del Corpus Domini di questa attività la possiamo tori di ispirazione liturgica, apertura del Giubileo, 550¡ nella Basilica di San dedurre scorrendo l’elenco dei popolare e lirica, sono una anniversario del Tempio Francesco di Assisi. Brani ese- protagonisti di alcune compo- quindicina per lo più riuniti Malatestiano, ecc). Ha colla- guiti dal Coro sono stati inse- sizioni sacre di Alessandro nell’A.ER.CO (Associazione borato con l’orchestra del riti nei cd editi dall’ A.ER.CO Grandi, eseguite nella prima Emiliano-Romagnola Cori) Liceo Lettimi di Rimini, i per la celebrazione del tren- metà del ‘700, dove si legge che si pone l’obiettivo di dif- Musici di San Rocco di tennale dell’associazione e fra l’altro Coro d’ebrei e Coro fondere l’associazionismo Savignano, l’orchestra Cycnus nella raccolta Incanto Corale, di sacerdoti. Qualche altra musicale amatoriale, di sup- di Genova, il quintetto di otto- ➣ documentazione ci è pervenu- portare l’attività dei cori ni G. Gabrieli di Rimini. ta a proposito della Scuola creando opportunità di concer- Nell’Anno Giubilare ha effet- La locandina Comunale musicale di Rimini ti e di potenziare la ricerca tuato concerti e varie liturgie con il logo del Coro. Tempio Malatestiano: sorta nel 1825: …il M¡ Savioli musicale regionale, sia nel tra le quali spicca quella nel la formella con gli angeli fu istruttore dei coristi campo polifonico, che in quel- Duomo di Milano, a Roma, a musicanti.

D / nel giro: Coro Jubilate Deo Rimini 1995-2005 - Il logo del Coro R / Particolare degli angeli musicanti nel Tempio Malatestiano Argento con fondo specchio: mm 32 - g 16 / Incisore: Silvano Angelini

ARIMINVM 48 MARZO-APRILE 2006 NUMISMATICA concerto del 29 febbraio 2004 Vice Delegato per la provincia patrocinato dal “Corriere di di Rimini dell’A.ER.CO. Il Rimini”; l’anno 2004 e’ stato Maestro Muro, per ricordare i caratterizzato inoltre da una vent’anni dell’attività del coro solenne celebrazione a Jubilate Deo, lo scorso anno Sant’Agata Feltria e dal pelle- ha fatto coniare questa meda- grinaggio presso il Santuario glia commemorativa: sul dritto di Santa Rita da Cascia. Nel ne troviamo il logo dove è raf- 2005 il coro è stato invitato figurato Davide re di Israele, alla celebrazione di chiusura che può essere considerato il della settimana Agostiniana fondatore “antico” di tutti i presso la Basilica di San cori, mentre suona il Kinnor; Pietro in Ciel d’Oro a Pavia. A sul rovescio appaiono alcuni questo punto pensiamo che sia angeli musicanti, tratti da una doveroso fornire qualche noti- formella posta di fianco alla zia sull’artefice del successo tomba di Isotta nella cappella di questo coro, il Maestro fonico della chiesa di San Il coro Julbilate Deo di San Michele Arcangelo del a Villa Verucchio. Ilario Muro. Nato a Vercelli il Cristoforo, ne divenne il diret- Tempio Malatestiano, che 24 agosto 1957, Ilario Muro tore a soli diciotto anni. Nel alludono alla scelta della ha seguito i corsi di solfeggio 1988, per motivi di lavoro, si è chiesa di Gesù Nostra musica corale rinascimentale e pianoforte nel Liceo trasferito a Rimini dove ha Riconciliazione. E’ co-diretto- ad essi coeva. Musicale della sua città; pas- ottenuto la direzione dell’allo- re dal 1995 del Coro sato a fare parte del coro poli- ra Coro Gruppo Giovani della Alessandro Grandi ed è inoltre

Da pag. 32 creatura Ça sua immagine e somiglianzaÈ, qui il cerchio si chiu- SULL’EVOLUZIONE DELL’ORIGINE UMANA de. Non è fuori luogo aggiungere qualche testimonianza di uomini Mosè trascrive quanto la tradizione preistorica aveva conservato giganti nel pensiero e nell’arte. Scrive Leone Tolstoj: ÇMi basta sullo stato originario e tramandato per una catena lunghissima di sapere che Dio esiste, e io vivo; mi dite di dimenticarlo o di non generazioni. Si tratta di una favola-verità idonea alla percezione crederci, e io muoioÈ. Albert Einstein deduceva: ÇLa luce (del elementare di una popolazione costretta alle necessità della sole e delle stelle) è l’ombra di Dio, perché tutto ciò che è mate- sopravvivenza. Il testo analizzato presentemente alla luce di ria proietta un’ombra oscura, mentre Dio quando si materializza, menti critiche e raffinate, conferma la documentazione che l’uo- diventa luce essendo spiritualità». (Il Dio corporizzato è Gesù mo e la donna erano Ðe sonoÐ il compimento e la gloria della Cristo, il figlio dell’uomo). Creazione. Perché quell’impasto di creta nel quale Jahwèh ha insufflato il vigore della vita, sta bene per ogni intelligenza in Queste note non intendono intromettersi nelle convinzioni che ogni stagione della storia. ciascuno possiede e coltiva. Piuttosto di evidenziare che scienza e Torniamo quindi all’inizio dell’articolo. Asseriscono gli scienzia- fede procedono per due parallele convergenti. Nel senso che cre- ti: ÇDue individui realmente esistiti hanno dato via all’Homo dente e ateo non si escludono preconcettualmente. Il credere non sapiens sapiensÈ, vale dire il corrispettivo della mente concettua- è contro la fede, casomai è una ricchezza in più per il fatto che alla le e creativa. In altri termini al “Lui” (Adamo) e a “Lei” (Eva) nei luce della ragione sovrappone la verità rivelata. Ragionando sulla quali si configurano l’uomo e la donna. Sono i prototipi e l’em- sorte privilegiata dell’uomo rispetto allo stato degli animali e blema della natura razionale e soprannaturale. Se a questo balzo delle cose, Biagio Pascal osserva nei Pensieri: ÇChe cosa è l’uo- di qualità genetico-evolutiva, di cui la scienza ammette di igno- mo nell’infinito? Un nulla nei confronti dell’infinito, ma un tutto rare la causa efficiente, inserite l’intervento divino, quindi la nei confronti del nullaÈ.

Da pag. 39 mente a se stessi che quando si è soliÈ. “IL PASTRANO E ALTRI ELZEVIRI” ÇFelice è colui che ha escluso ogni dubbio dalla sua pratica di vita. L’infelice non ha punti di riferimento. Egli è amorale, areligioso, dis- meglio inseguire un sogno che possedere tutte le gioie della vita solvitore. Non credendo in nulla, da nulla ritrae gioia, forza, entusia- senza apprezzarle; meglio un lembo di cielo lontano che il dominio smo, non riconoscendo alcuna autorità egli non può appartenere a di tutta la terra nel buioÈ. nessuna gerarchia, a nessun ordine costituito e resta fuori della vita. A conclusione di questo Segreto della vita Ezio Camuncoli procla- Questa è la più tremenda delle solitudini, l’egoismo più bestiale; è la ma il diritto ad essere se stessi al di là e al di sopra di tutte le conve- condizione più ripugnante e più pietosa dell’uomoÈ. E alla fine Çcia- nienze, senza però evadere dai doveri della responsabilità: ÇChe scuno ricordi che le piccole gioie finiscono spesso con essere le più cosa sono dunque in realtà,l’insofferenza del contatto altrui e l’ane- grandi. Basta ricercarle dove sono, e lasciare alla fantasia i sogni e le lito a poter evadere, in un certo momento, dalle strette della società? chimereÈ. Semplicemente questo: l’uomo, che è pur animale socievole, com- Sono le sue Operette morali senza il “riso amaro” del Leopardi, sono prende che le relazioni coi suoi simili gli portano via una parte di il vaglio che gli ha filtrato il mondo e gli ha fatto dire di sì alla vita. se stesso (la sottolineatura in corsivo è sua). Non si appartiene real- Sempre, anche nella notte più buia.

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PREMIO ALLE PROFESSIONI 2006 IL RISTORATORE E L’ARMAIOLO

interesse per il mondo del tà antiche. L’ lavoro è connaturato nel Giovedì 16 febbraio 2006 al Grand Hotel tradizionale sera- Si è poi sempre tenuto conto Rotary. Il Rotary infatti è ta dedicata alle “professioni”. Gli attestati di benemerenza della specificità dell’azienda, espressione delle attività più rotariana 2006 sono stati conferiti a Edoardo Rossi e a Nerio nel suo prodotto, nella sua varie che trovano nei soci rap- Cortesi. Il primo Çper il lodevole esercizio dell’Attività di conduzione o nelle tecnologie presentanza qualificata; è Ristoratore svolta con passione e capacità nella conduzione usate, specificità che sia nel quindi spontaneo e immediato del tradizionale “Ristorante Zaghini” in Sant’Arcangelo di caso rifletta antichi mestieri o il suo apprezzamento per RomagnaÈ; il secondo Çper il lodevole esercizio dell’Attività introduca originali innovazio- quanti nella società si distin- di Armaiolo svolta con appassionata dedizione nella conti- ni, può divenire, per tutti gli guono per laboriosità e impe- nuità di una grande tradizione familiareÈ. Ha illustrato la operatori, elemento di stimolo gno. benemerita attività professionale dei premiati Pier Giorgio nella riscoperta o nella ricerca Per manifestare questo suo Franchini. di nuovi campi d’attività. interesse il Rotary Club Tradizione, continuità, speci- Pier Giorgio Franchini Rimini dava inizio undici anni ficità non solamente ma altresì fa all’attribuzione dell’ mente individuabile e le con- perosità in un settore si tra- dimostrata dedizione e amore “Attestato di Benemerenza feriscono un valore emblema- manda di generazione in gene- per il proprio lavoro. Rotariana” da assegnarsi a tico arricchendola di significa- razione salvaguardando, attra- Ed è con questa premessa che rappresentanti di attività eco- ti. E’ il caso di quelle attività verso una trasmissione diretta, il Rotary Club Rimini conferi- nomiche. Da subito fu deciso che, riallacciandosi ad antichi cognizioni tecniche e manuali- sce a Edoardo Rossi e a Nerio di dare la preferenza a quelle mestieri o ad usanze di un tà affinate nel tempo che Cortesi l’Attestato di attività che possedevano alcu- tempo, assumono valenza di diversamente potrebbero Benemerenza Rotariana per ni requisiti ritenuti caratteriz- collante tra le epoche e arric- andare perdute, si crea altresì l’anno 2006. zanti e meritevoli d’attenzio- chiscono, attraverso la conti- in tal caso negli operatori un ne. Un’attività, infatti, può nuità, il senso d’appartenenza particolare attaccamento al Rimini 16 febbraio 2006. assumere in alcuni casi aspet- Grand Hotel. al nostro contesto sociale. E’ il lavoro derivante dall’orgoglio Tradizionale serata dedicata ti che la rendono particolar- caso anche di quelle in cui l’o- di chi si sente erede di capaci- alle “professioni”.

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TITOLARE DEL “RISTORANTE ZAGHINI” QUANDO IL FUCILE é UN’OPERA D’ARTE EDOARDO ROSSI NERIO CORTESI

sistono due presupposti fondamentali perché un locale o un arlare dei Cortesi significa parlare del fucile come opera d’arte, EPavvenimento o altra cosa diventi oggetto di un processo di perché vere e proprie opere d’arte sono i prodotti della loro offi- mitizzazione popolare: un apprezzamento iniziale tale che costitui- cina di Vergiano. La funzionalità dell’arma è data da loro per scon- sca notizia e una lunga continuata condivisione delle sensazioni tata, “ai collaudi di Brescia nessuna delle nostre armi ha mai avuto che la convalidi trasformandola in radicata conoscenza comune. Ed problemi” afferma Cortesi. Ciò che interessa questi artigiani è l’ele- è in questa seconda fase che l’oggetto dell’apprezzamento può ganza e la raffinatezza del pezzo realizzato in un unico esemplare. esaltarsi nell’immaginario collettivo fino ad assumere un’identità Opera d’arte pertanto studiata nei minimi particolari e realizzata in autonoma ed esclusiva. mesi di lavoro di taglio e lima alla morsa per ore e ore su ogni ele- Qualche cosa del genere deve essere successo per il “Ristorante mento anche sul più piccolo, come la singola vite o il mirino d’ar- Zaghini”, di Santarcangelo. Cento e più anni di cucina ed un gento, fino a raggiungere la perfezione con una precisione assoluta. apprezzamento generale costante hanno creato in particolare attor- Così dall’informe pezzo d’acciaio scaturisce la bascula perfetta, e le no alle “tagliatelle Zaghini” una fama tale che le stesse hanno canne dalla lucentezza sericea assumono la leggera forma troncoco- assunto una caratteristica tutta loro divenendo un piatto a sé stante nica che conferisce loro la voluta snellezza, e dall’informe blocco di con una loro particolare valenza che si tende a far risalire ad una pregiato noce nasce il calcio elegante e maneggevole. Ed ecco infi- ricetta misteriosa nascosta nelle pieghe del tempo. ne le rifiniture eseguite con tecnica orafa e realizzate con incisioni Siamo tornati Duccio e Alberto ed io a riassaggiarle poco tempo fa. che, riallacciandosi a motivi ispirati all’arte classica, abbiano il Spessore giusto, larghezza da manuale, consistenza perfetta, ruvi- carattere di una originalità significativa capace di identificare il pro- dezza quanto basta per legare con un ragù delicato e soprattutto il dotto: ne è un esempio l’ultimo “sovrapposto”, costruito per la sapore ritrovato che riporta ricordi di passate liete occasioni davan- mostra di Norimberga, le cui decorazioni richiamano le forme delle ti allo stesso piatto e induce ad un senso di piacevole comunanza grottesche rinascimentali. con quanti negli anni l’hanno gustato, scoprendone, forse per l’ag- Si coglie nelle parole di Nerio Cortesi un atteggiamento romantico giunta agli ingredienti di quel sapore che solo una tradizione vis- nei confronti dell’arma e del suo evolversi nel tempo; un confessa- suta può dare, l’unicità. to compiacimento per le forme arcaiche della stessa, quale il fucile Cominciò il nonno Edoardo Zaghini nel 1895 aprendo un locale ad avancarica con il quale Nerio ancora ama a volte cimentarsi, nel centro del paese. Succedettero poi nella gestione la figlia Lucia compiacimento che si accompagna ad una filosofia sulla caccia per detta Velia coadiuvata dal marito Alvaro Rossi e a seguire i loro cui è il primo colpo quello che dimostra la bontà del mezzo e l’abi- figli Licia ed Edoardo. L’attività si era nel frattempo spostata nel- lità di chi spara: gli altri colpi ripetuti, par di capire, non sono che l’attuale sede. Oggi la stessa è condotta da Edoardo Rossi in colla- l’ammissione di un errore iniziale e un ripiego. Ma forse tale predi- borazione con i due figli Valentina e Alessandro. Da segnalare lezione non è che un richiamo inconscio alle prime produzioni di anche l’infaticabile e preziosa opera di Angela, una dipendente che nonno Giuseppe un ricollegarsi alla storia, la storia della famiglia da molti anni affianca i proprietari in cucina. Quattro sono pertan- Cortesi. Giuseppe Cortesi nato a Verrucchio nel 1879 viveva, come to le generazioni che si sono impegnante nella gestione del figlio dell’amministratore della tenuta, nella Villa Mattioli di Ristorante e tutte, nel segno della continuità, hanno saputo mante- Vergiano. L’edificio era la bella villa di caccia dei proprietari ed era nere costante la fama del locale. Esso è stato richiamo turistico e a quei tempi contornata di boschi. La passione dei proprietari per la gastronomico per molti e sotto questo aspetto ha contribuito alla caccia coinvolge anche il giovane Giuseppe spingendolo alla costru- divulgazione di ambienti e sapori della Romagna. Da “Zaghini” si zione dei suoi primi fucili; erano all’inizio fucili ad avancarica, ma sono succeduti come ospiti personaggi del cinema e dello spetta- già nei primi anni del novecento egli si dedica alla costruzione di colo; lo stesso Fellini ne apprezzava la cucina, un suo passaggio nel armi a retrocarica. Il nome dei Cortesi era già conosciuto dagli locale è testimoniato da schizzi caricaturali lasciati sopra una tova- appassionati di caccia quando i quattro figli Alberto, Salvatore, glia, che viene conservata dai proprietari come cimelio. Alfredo e Virgilio si unirono all’attività del padre. Alfredo e Virgilio In periodi in cui la vita media delle attività di ristorazione è così continuarono poi l’attività a Vergiano. Attualmente Nerio Cortesi, limitata, legata com’è a mode transitorie, è da ritenersi ecceziona- figlio di Virgilio, si è affiancato al padre nella conduzione dell’a- le la durata nel tempo del Ristorante Zaghini; una eccezionalità che zienda. Questa è in breve la storia della famiglia Cortesi e del loro trova le sue ragioni, oltre che nelle capacità gestionali, nella lavoro tutto teso alla produzioni di fucili da caccia di alta qualità,in costanza nello stile di conduzione da parte delle generazioni suc- genere costruiti su ordinazione per una clientela di intenditori e col- cedutesi alla sua guida, sempre attente a rispettarne la tradizione. E lezionisti. E’ un’attività la loro che lotta contro l’omologazione tale tradizione si ritrova nell’onestà nel proporre i piatti senza gli imperante e vuole mostrare quanto valga l’artigianato condotto artifici verbali che confondano l’avventore, si manifesta nel rifiuto secondo la tradizione rispetto alla produzione massificata. L’unicità di una cucina che presenti nei cibi accostamenti artificiosi e inu- del pezzo conferisce già di per sé il valore della esclusività, la per- suali, si coglie nel riferimento costante nelle quantità e nella quali- fezione dell’esecuzione garantisce la funzionalità assoluta, la pas- tà all’inesauribile ricettario romagnolo e si avverte nell’accoglien- sione d’artista che accompagna il lavoro offre rari esempi di armo- za spontanea che fa da contorno al tutto. Non ci resta che ringra- niosità e di stile. In attività di tal tipo si manifesta attuale un vivo ziare nella persona di Edoardo Rossi tutti coloro che con passione aspetto umanistico che si nota nella ideazione e nel lavoro del sin- e impegno continuano a gestire questa realtà dando così un contri- golo, nella ricerca continua della bellezza, nel tentativo costante di buto all’arricchimento della nostra cultura locale che è fatta di pic- infondere nell’oggetto creato la propria personalità d’artefice; valo- cole grandi cose come può esserlo un ristorante particolare nel ri che il Rotary apprezza in modo particolare e che pertanto e che cuore di Santarcangelo. (Pier Giorgio Franchini) gratificano chi ne è latore: Nerio Cortesi. (Pier Giorgio Franchini)

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I DIECI ANNI DEL “PREMIO ALLE PROFESSIONI” OSPITI DEL RCR TRE DOMANDE A RINALDO RIPA PRESIDENTE DEL RCR NEL 1995/1996

l Premio alle Professioni compie dieci ancora con nostalgia l’entusiasmo e l’at- I anni. A Rinaldo Ripa che ne fu il pro- tivismo da parte dei soci nei frequenti motore tre domande a bruciapelo. incontri informali alla ricerca dei possi- Rinaldo, come nacque questa iniziativa? bili candidati al “Premio”: tanto che non ÇL’idea di questo Premio alle Professioni ebbi più necessità di spronarli ulterior- nacque in casa dell’amico Pier Giorgio menteÈ. Franchini, presidente della Commissione Chi furono i primi ad essere premiati? “Professione al LavoroÐRiconoscimenti ÇLa sera del 23 maggio 1996, premiam- Professionali”, dietro mia decisa solleci- mo l’orefice Burnazzi, l’armaiolo tazione a fare qualcosa di nuovo per il Fabbrizioli e gli albergatori Giuseppe e Club, che fosse nel contempo di signifi- Pier Luigi Grossi. Quando riguardo le cativa interazione con il tessuto sociale fotografie di quella serata provo emozio- del nostro territorio, ricco di una fitta ne, nostalgia ma anche un po’ d’orgoglio rete di attività professionali affermate, di per avere avuto la fortuna di essere stato lunga durata, spesso familiari, talora allora presidente di un grande Club, che ignorate dal grande pubblicoÈ. mi seguì con grande passione e parteci- Chi ne fu il principale artefice? pazione in questa e nelle altre iniziative ÇLo spunto fu dell’amico Alvaro del mio anno rotarianoÈ. Zavaglia. Ma la pro- posta fu completata, rielaborata e fatta propria da tutta la Commissione e in particolare da Pier Giorgio Franchini che l’ha portata avanti con grande determinazione e dedizione. A lui ho già ripetutamente espresso il ringrazia- mento mio e di tutto il Club per questa rea- lizzazione. Ricordo ROTARY INTERNATIONAL Distretto 2070 TOSCANA - EMILIA ROMAGNA - R.S.M. Governatore: Italo Giorgio Minguzzi

Rotary Club Rimini (Fondato il 29 gennaio 1953) Anno Rotariano 2004/2005

Consiglio Direttivo Presidente: Paolo Salvetti Vicepresidente: Nevio Monaco Past President: Enzo Pruccoli Segretario: Renzo Ticchi Tesoriere: Paolo Damiani Consiglieri: Fabio Scala, Gianluca Spigolon, Fabio Bonori, Luigi Prioli Ufficio di Segreteria: Paolo Salvetti: Via Tripoli, 194 Il Governatore Canducci consegna il Paul Harris Fellow a Franceschini, Lari e Magnani per 47900 RIMINI - Tel. 0541.389168 avere finanziato un intervento sanitario, eseguito dalla dottoressa Silvana Federici Sito Internet del Club - www.rotaryrimini.org all’Ospedale Infermi di Rimini, ad un bambino africano. Nella foto Luigi Franceschini, Ariminum: Via Destra del Porto, 61/B - 47900 Rimini Alessandro Lari, Sante Canducci e Paolo Salvetti. Tel. 0541.52374

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