Questo fascicolo è stato curato da Cesare Bermani. Con un’appendice di scritti di Camillo Berneri, Raffaele Offidani, Sandro Portelli. Stampa Grafica Centonze – Como Reimpaginazione per la versione online di Pietro Della Mea, gennaio 2019 Questa seconda antologia della canzone comu - sfortunatamente ben dura a morire nell’ambito nista in Italia ha un’intera facciata dedicata alle della sinistra – riteneva che i pezzi migliori del canzoni di Raffaele Mario Offidani (Sant’Elpi - suo repertorio fossero quelli adattati su arie so - dio a Mare, 1890 – Roma, 1 gennaio 1968), che vietiche, i quali erano invece tra i meno cantati, è certo stato il più fortunato “chansonnier” co - causa la pressoché totale ignoranza di tali melo - munista italiano, radicato in un gusto che fu del die a livello di massa. resto proprio di tutta un’epoca. Ciò malgrado – come vedremo – gli riuscì La sua capacità di parodiare la canzonetta di magistralmente di diffondere, “socializzare”, successo o l’inno, di rifarne il testo in funzione larga parte della sua produzione, magari La satirica, politica o celebrativa, lo pone infatti guardia rossa , che personalmente considerava tra nella tradizione dei Pietro Gori e degli Ulisse i suoi testi più scadenti... Barbieri e ne fa l’autore più fecondo di una ten - Tutte le canzoni di Offidani qui proposte – a denza che fu anche interna al PCd’I (e basterà al eccezione forse di L’esercito rosso verrà , mai rac - proposito sfogliare le pagine del quotidiano colta sul campo; ma va notato che se essa go - l’Ordine Nuovo – così ricche di espressività di dette di popolarità non può essere stato che per base e quindi anche di parodie in funzione poli - un periodo di tempo ben circoscritto, dato il tica – per averne una eloquente prova). suo soggetto, e in un’epoca ben anteriore all’af - Offidani – per la cui biografia e le cui vicissi - fermarsi di organiche ricerche sul canto sociale tudini rimandiamo ai due scritti riportati nel - – hanno conosciuto una notevole diffusione tra l’Appendice di questo fascicolo – fu autore, con i militanti comunisti. Sei di esse – e le considera - il pseudonimo di “Spartacus Picenus”, di oltre zioni che seguono valgono anche per Capinera cento testi di canzoni e di migliaia di stornelli sa - del Carso 3 – vennero scritte da Offidani prima tirici ed epigrammi, in un arco di tempo che ab - della fondazione del Partito Comunista d’Italia, braccia oltre mezzo secolo (i suoi primi versi so - ma possono considerarsi a buon diritto come ciali datano infatti dal 1914). appartenenti al repertorio comunista perché Su canzonieri, fogli volanti, fogli ciclostilati e fatte proprie anzitutto da quei settori della Fe - nell’ultima sua opera Canti comunisti di Sparta - derazione Giovanile Socialista che confluirono cus Picenus 1 – e non s’è fatto lo spoglio de in massa nel PCd’I e poi perché entrate stabil - l’Unità e de Il Paese , cui Offidani collaborò a mente nel repertorio dei militanti comunisti e da lungo – abbiamo reperito complessivamente 129 essi cantate «nei giorni accesi del primo dopo - testi firmati con il suo pseudonimo, quasi sem - guerra, nelle carceri e al confino durante il fasci - pre con l’indicazione della melodia sulla quale smo, dai partigiani durante la Resistenza e erano adattati, melodia tratta da canzonette di hanno avuto un momento di favore nei primi consumo (40 testi), canzoni fasciste (3), inni pa - anni del secondo dopoguerra» 4, sì da potere es - triottici o proletari (11), canzoni e inni sovietici sere ancora registrate sul campo – e non certo (37), stornelli di “Sor Capanna” (13) e “Bom - come fatto eccezionale – nel corso degli anni bacé” (3), e persino arie di ascendenza operi - Sessanta e, sia pur con minore frequenza, an - stica (“Racconto” del Lohengrin ), operettistica cora oggi. (“Fox-trot delle Gigolettes” da La danza delle Questi canti – nei quali spirito libertario e Libellule di Franz Lehar), o classico-sinfonica culto dei capi, violenza rivoluzionaria e com - (opera 10, n. 3 di Chopin; marcia solenne del Si - pianto per le vittime del capitalismo, internazio - gurd Jorsalfar di Edoardo Grieg), peraltro dive - nalismo proletario ed esaltazione della funzione nute assai popolari, per lo più attraverso rielabo - liberatrice dell’Armata Rossa, sono aspetti di razioni dell’industria della canzonetta (valga una concezione del mondo in sé coerente anche l’esempio dell’ opera 10, n. 3 di Chopin, notis - se ricca di elementi messianici – sono rappresen - sima come “Mi canta nel cuor una canzon” tativi non solo e non tanto delle aspettative e nell’esecuzione di Natalino Otto). dell’ideologia di un uomo, ma di quelle di più Offidani – che intendeva in modo molto tra - generazioni di militanti di base e di un’intera dizionale l’idea di “artista” (e si veda al propo - epoca della storia del PCI. Che essi abbiano poi sito la polemica riportata in Appendice 2), idea continuato a essere popolari tra i militanti di

3 base, sta a dimostrare come a lungo nel PCI c’era il segretario amministrativo del Partito So - ideologia e linea “ufficiali” da un lato, e opinioni cialista Italiano, compagno Voghera, il quale si politiche di ampi strati di militanti di base dal - occupava di diffondere queste canzoni a mezzo l’altro, non abbiano conosciuto una vera salda - di fogliettini volanti inviati alle varie Federazioni tura, come a lungo sia rimasta all’interno del o Sezioni del Partito Socialista Italiano, e loro le PCI una tensione irrisolta, una non accettazione facevano riprodurre e diventavano subito molto della linea che stava prevalendo. popolari. Qualcuna uscì anche su dei giornaletti Questa situazione è documentata anche dalle settimanali socialisti provinciali che erano sfug - peripezie de “I Canti di Spartaco” dopo la Libe - giti alla censura» 7. razione, che l’autore ha raccontato nella sua Au - La presenza di alcune canzoni di Offidani su tobiografia di Spartacus Picenus , la cui stesura giornali o canzonieri anche anarchici 8 e la stessa terminò il 15 agosto 1962, e soprattutto in polemica che Camillo Berneri mosse contro Viva un’ Appendice all’autobiografia , che porta la data Lenin! (si veda l’articolo qui riportato in Appen - del 20 dicembre 1963, da lui ciclostilata allora in dice 9), testimoniano della loro aderenza allo spi - poche copie, e ripresa in questo fascicolo per la rito proletario dell’epoca e della loro grande po - prima volta. polarità non solo tra i comunisti, ma anche tra Nella lettura di queste pagine di Spartacus anarchici e massimalisti. Picenus andrà tenuto conto – come notava Ro - Tra i canti sociali più largamente diffusi negli berto Leydi – che esse «non sono un saggio, ma stabilimenti novaresi durante l’occupazione un documento, cioè un’esposizione di notizie delle fabbriche del settembre 1920 figurano – personali e di vicende morali, sentite in forma oltre agli immancabili Inno dei lavoratori , Ban - acuta e spesso drammatica» 5. In esse vi è forse diera rossa , L’Internazionale e Che cosa vogliamo anche dell’acredine per una emarginazione poli - – La leggenda della Neva , Viva Lenin! e Capinera tica che avvenne comunque in epoca molto po - del Carso 10 . steriore al periodo in cui Offidani colloca le sue Dopo l’avvento del fascismo “I Canti di Spar - prime difficoltà di “chansonnier” nell’ambito taco”, anche se – ricorda Offidani – «alle volte del Partito – addirittura poco dopo la Libera - non si trovava neanche il tipografo, dovevo ri - zione – che possono forse considerarsi come le correre al poligrafo, al ciclostile» 11 , apparvero prime manifestazioni di un’atmosfera già pre - non solo in volantini, ma anche in fascicoli a sente e poi destinata a rafforzarsi in quello scon - grande tiratura. tro politico che avrà la sua conclusione non Essi ebbero una circolazione durante la Resi - prima dell’VIII Congresso del PCI (Roma, stenza, soprattutto attraverso canzonieri e fogli EUR, 8-14 dicembre 1956). dattiloscritti. Gioverà al proposito ricostruire – almeno per La loro prima edizione legale fu pubblicata sommi capi – fortune e disgrazie de “I Canti di dopo la Liberazione di Roma, nell’estate 1944, Spartaco”. col consenso dell’Amministrazione Militare in - Ricordava nel 1960 Offidani come essi aves - glese e poi della Prefettura di Roma, dall’edi - sero visto «la luce quasi sempre clandestina - tore Mondini, che ne stampò 200.000 copie, an - mente, da quando la censura imbiancò comple - date a ruba 12 . tamente nel lontano 1919, la prima pagina del La grossa diffusione avuta dal suo repertorio numero speciale del 1 o maggio dell’ Avanguardia attraverso i fogli volanti e i canzonieri ci aiuta (Organo Ufficiale della Federazione giovanile certo a capire perché una parte dei suoi testi ab - socialista diretto da Luigi Polano ed Edoardo biano potuto radicarsi così tenacemente nella D’Onofrio) occupata per intero da La leggenda tradizione orale del nostro proletariato. Ma de - della Neva , Viva Lenin! , Maledetta la guerra e La cisivo è anche il fatto che le sue canzoni abbiano Guardia Rossa »6. avuto una grossa circolazione in momenti in cui Quanto ai canali di diffusione, «li stampavo le masse erano in movimento (il primo dopo - alla macchia a mie spese o li distribuivo gratis, guerra, la Resistenza, il secondo dopoguerra) e poi accadeva che si diffondevano rapidissima - siano state parte importante del repertorio co - mente in tutta Italia, con mia grande sorpresa. E munista durante il fascismo.

4 Negli anni successivi alla Liberazione la circola - tacus, ricordo quante volte in carcere, il 7 no - zione dei canti di Offidani è affidata – come si vembre e nelle altre nostre feste, abbiamo can - diceva – dapprima ai grandi canzonieri ad alta ti - tato a voce sommessa le tue canzoni. Oggi come ratura 13 , poi ai foglietti volanti pubblicati da Of - ieri, cerca di andare avanti, di riuscire ad espri - fidani stesso 14 , che collabora anche a l’Unità e mere nelle tue canzoni la nuova maturità che il alla rubrica “Lanterna” de Il Paese . Alcune sue movimento popolare ha conquistato attraverso canzoni (soprattutto Sventola, bandiera rossa! e dure lotte. Avanti per la lotta, avanti per i canti La guardia rossa ) vengono pubblicate da vari della nostra lotta!». canzonieri di partito 15 e La guardia rossa è pub - Perciò – al di là di questo o quell’episodio, blicata dal Quaderno dell’attivista 16 , che nei suoi dello scarso interesse provato da questo o quel primi anni sembra considerare la canzone come dirigente del Partito per i canti sociali (forse che un valido strumento di propaganda, appaiandolo il Croce non li avrebbe definiti anch’essi bri - al comizio e alla riunione di caseggiato, al cinema ciole, cocci vecchi?) – si può dire che sino a quel e al giornale murale, alle filodrammatiche e ai momento i Canti di Spartaco avessero trovato teatrini popolari («Sarebbe utile recitare alcuni un certo consenso – e sia pure contrastato – soggetti improvvisati su motivi popolari, con anche a livello “ufficiale”. personaggi popolari, per es. De Gasperi, l’Ame - D’altra parte andrà ricordato come in quegli rica, i fascisti, ecc.» 17 ), al Teatro di Massa e al tea - anni la stessa opinione che esistesse una cultura tro dei burattini («...trasformando le maschere propria alle classi cosiddette “subalterne” ve - tradizionali italiane nei personaggi della vita po - nisse «a scompigliare il tradizionale piano del di - litica attuale. Ad es.: Pulcinella manganellatore battito culturale, dove la battaglia pur tra posi - Scelba, ecc.» 18 ), alla stampa di partito e al disco, zioni diverse si svolgeva tutta all’interno di una alla propaganda murale e al giornale parlato, ecc. cultura con la C maiuscola. Di fatto, a confronto Quindi non si può certo dire che in quegli con i ter mini di cultura reazionaria e progressi - anni Offidani non abbia trovato spazio all’in - sta , il concetto di cultura popolare veniva a con - terno delle attività del PCI e, anzi, in numerose figurarsi come un intruso, oppure come un li - occasioni, il suo talento venne addirittura utiliz - vello interessante per la “diffusione” della zato dall’Ufficio Stampa e Propaganda. Lo ri - cultura progressista, e non come terreno di inda - corda egli stesso in alcune sue note manoscritte gine e di iniziativa dal basso» 21 . sul retro del foglio volante L’omo qualunque. No - In tale quadro lo stesso canto sociale veniva vissime strofe der Sor Capanna : «... quando il fe - per lo più considerato una forma espressiva “mi - nomeno dell’ Uomo qualunque aveva assunto nore”, e tuttavia non priva di qualche interesse. proporzioni incredibili la Federaz. Romana del Ma attorno al 1955 – allorché si verifica una PCI mi incaricò di scrivere degli stornelli sull’ar - grave crisi della complessiva organizzazione cul - gomento ed essa li fece stampare sul presente fo - turale di sinistra – la già poco organica atten - glio. Caduti sotto gli occhi di Togliatti, egli di - zione per il canto sociale sembra venir meno. spose perché fossero riprodotti su l’Unità . Il Come ricordava Gianni Bosio, «l’attività della successo e le richieste furono tali da indurre Te - sinistra in Italia in direzione delle comunicazioni renzi a farli ristampare in altro foglio volante a di massa è stata ragguardevole nel primo decen - grande tiratura e poiché anche questo si esaurì, nio dalla Liberazione, nel periodo di riassesta - le varie sezioni romane del Partito, provvidero a mento del capitalismo italiano il quale prende farli ristampare ognuna per suo conto. Spano, slancio dopo il ’50, negli anni della crisi interna allora direttore de l’Unità mi pregò di scrivere del movimento operaio. La televisione fa da nuovi stornelli sull’argomento ed essi raggiun - spartiacque e, schematicamente il successo della sero la cinquantina, di cui una parte apparvero televisione coincide con la crisi della organizza - su l’Unità ed altri ristampati a mie spese» 19 . zione culturale di sinistra nella direzione delle Inoltre il Centro Diffusione Stampa del PCI comunicazioni di massa. fa uscire ancora nel 1954 il Canzoniere comuni - Chiudono la loro attività organismi come il sta di Spartacus Picenus 20 , che porta in prima pa - Teatro di massa, il Centro del Teatro e dello gina queste parole di Emilio Sereni: «Caro Spar - Spettacolo Popolare, la Cooperativa degli Spet -

5 tatori Italiani, la rivista Teatro d’oggi , la Coope - movimento differenziato e articolato al massimo. rativa Editrice Popolare, la rivista Letture per Non sempre [...] si comprende che la globalità tutti , e iniziative come il Mese del Libro, La Bat - della rivoluzione non soltanto non rende inutili, taglia del Libro, i Volontari del Libro, il Centro ma richiede, la differenziazione, la più larga ar - Popolare del Libro, il settimanale Il Lavoro , Il ticolazione delle battaglie e delle energie. Pioniere , il “movimento” degli Amici del Ci - Troppo spesso si ricorre alla formula giustifica - nema, il Centro Etnologico Italiano» 22 . E «le trice che “chi non ce la fa, significa che è con - cause di questa crisi non sono da imputare alla dannato dai fatti”. E si nega con ciò, quel volon - cronaca biografica, ma al mutare di situazioni tarismo che è una delle prime caratteristiche di obiettive, alla conseguente offensiva avversaria, chi la rivoluzione non l’aspetta ma la fa» 27 ; con - alla nostra lentezza di rinnovamento» 23 . seguenza di ciò fu, per esempio, il tentativo di Tra le mutate «situazioni obiettive» che po - accentramento operato dopo il 3 o Congresso sero in crisi i tradizionali canali di comunica - Nazionale della Cultura Popolare (Livorno, 6-8 zione di classe enumeriamo: 1) il già ricordato gennaio 1956), nel momento in cui il movimento successo della televisione, che inizia il 1 o gen - era appunto tutto teso a trovare vitalità in forme naio 1954 il proprio servizio pubblico e la cui decentrate, e che quindi era destinato a «restare rete giunge a servire tutta Italia già nel 1956: puro schema organizzativo» 28 , che peraltro in - nell’aprile-maggio di quell’anno ben 10 milioni tralciava le tendenze in atto. di italiani sono incollati davanti al televisore per La ricerca sul campo ha messo in luce un “Lascia o raddoppia” 24 ; 2) l’espulsione massic - vero e proprio vuoto nella creazione dal basso di cia di forza-lavoro dalle aziende contadine: tra il canti sociali a partire dal 1955 sino al luglio ’60. 1950 e i1 1959, ogni anno lasciano la terra Del resto, non abbiamo mai reperito canzonieri 100.000 persone di media, cui debbono aggiun - di partito pubblicati nel medesimo periodo. gersi i 44.000 stagionali (generici, bieticultori, Se in quegli anni sui lavori agricoli si continua boscaioli) 25 ; né è il solo contadino meridionale a certo a cantare le vecchie canzoni (ma i processi venir attirato irresistibilmente dalle grandi città in atto scompaginano e affievoliscono progressi - operaie europee o del Nord d’Italia, perché vamente le tradizionali migrazioni stagionali di l’espulsione dalle campagne padane non è da risaiole, cioè il più importante canale di diffu - meno: la manodopera iscritta nelle liste di pre - sione del canto sociale) e si ha notizia che a Mi - notazione per i lavori in risaia passa dai 314.381 lano, per esempio, nella Sezione “15 martiri” di del 1953 ai 97.908 del 1961 e ai 43.576 del via Cadore, un maestro di musica iscritto alla se - 1964, con una diminuzione costante che non ac - zione si dedica in quegli anni all’insegnamento cenna a scemare 26 . dell’innodia proletaria comunista ai giovani della Tra gli «effetti dell’offensiva avversaria» an - FGCI 29 ; se si canta nel corso di manifestazioni, dranno anzitutto ricordate la sconfitta della nelle gite della FGCI, nei raduni partigiani (e CGIL nelle elezioni per il rinnovo della Com - spesso si canta proprio di Stalin); se cioè in città missione Interna alla FIAT (marzo 1955) e chi già cantava il repertorio politico continua a l’abolizione dell’imponibile di manodopera in farlo; tuttavia la funzione del canto sociale sem - agricoltura, che agisce da acceleratore del pro - brerebbe in quegli anni essersi oggettivamente cesso di espulsione di forza-lavoro dalle campa - ridimensionata, mentre la creatività di base pare gne padane. subire una battuta d’arresto, connessa con la sta - Tra le «lentezze del rinnovamento» si dovrà gnazione delle lotte di massa. annoverare il permanere, all’interno delle orga - Non è certo un caso se le canzoni della se - nizzazioni della sinistra, di impostazioni della conda facciata di questo disco rimandano tutte politica culturale basate su «il leit-motiv che al - all’“epoca d’oro” del canto comunista in Italia, cune battaglie, alcune attività, rappresentano collocandosi nell’arco di tempo che va dal 1946 soltanto una dispersione di forze, che son sem - al 1952. E neppure il fatto che anche 11 delle 18 pre, in generale, insufficienti; che quel che oc - canzoni pubblicate nella prima antologia 30 ap - corre fare è badare al nocciolo dei problemi, partengano al medesimo periodo, collocandosi tantopeggio se non si riesce a tenere in piedi un tra il 1948 e il 1953.

6 Si aggiunga a ciò che la destalinizzazione e l’VIII P.S.: Colgo quest’occasione per correggere al - Congresso portano a un ridimensionamento cune inesattezze e operare delle puntualizzazioni dell’“ala operaista” del Partito. Si può quindi ca - a proposito di alcune canzoni pubblicate nella pire come le canzoni di Offidani – che pure con - prima antologia: tinuano a essere cantate dai compagni di base e Son la mondina son la sfruttata : essa risulta persino in certe sezioni di partito – vengano pubblicata in Vie nuove , Roma, a. VII, n. 28, 13 sempre più considerate con distacco critico luglio 1952, p. 8. Si veda l’articolo Sei ragazze sei nell’ambito dell’orientamento ormai prevalente vite romanzesche. Taccuino di Viaggio. Dal tac - e subiscano un’emarginazione che fu anzitutto cuino di Gianni Rodari , ove rispetto al testo can - di uomini e di idee. Del resto le stesse vicende tato nel DS 161/63 manca l’ultima strofa. Il del movimento di Cantacronache (1959-1961) 31 canto è attribuito a cinque mondine di Vercelli – il primo gruppo a operare ricerche sul campo (Valeria Bonardo, Carla Rampini, Maddalena nel Nord del Paese e soprattutto a porsi il pro - Sereno, Regis Verbana, Sandra Fasano), che blema di una canzone “leggera” che fosse nuova l’avrebbero composto appositamente in occa - per contenuti – sono una conferma dello scarso sione del Secondo Incontro di Primavera, tenu - interesse con cui si guarda al canto sociale e po - tosi qualche giorno addietro a Bologna. L’anno - litico da parte di chi si occupa della politica cul - tazione di Rodari è naturalmente erronea, dato turale del Partito. Le canzoni di Cantacronache che l’autore del canto è Piero Besate (vedi trovano comunque una buona accoglienza in al - quanto detto nel fascicolo allegato al DS cune Federazioni del Nord, e alcune di esse en - 161/63). La seconda strofa della canzone è pure trano per qualche anno a far parte del repertorio citata in Successi dei canti di risaia , che riporta della base, soprattutto giovane e studentesca, uno scambio di corrispondenza tra un compa - mentre a Morti di Reggio Emilia 32 arriderà un gno della Direzione del PCI e un gruppo di duraturo successo di massa. mondine dei Cappuccini di Vercelli, tra cui figu - La ricerca e la riproposta dei canti sociali si rano alcune che fanno ancora parte dell’odierno afferma tuttavia decisamente e non casualmente gruppo corale locale (vedi Quaderno dell’attivi - con il Nuovo Canzoniere Italiano, gruppo sorto sta , orientamenti di lavoro e di lotta, Roma, “La nel 1962 e influenzato dalle tematiche della sini - Stampa moderna S.R.L.”, n. 21, 1 o novembre stra socialista, in particolare da “Quaderni 1952, p. 663). Rossi”. Proprio il lavoro di questo gruppo ope - Torna a casa americano : debbo alla cortesia di rerà negli anni successivi una forte sensibilizza - Sandro Portelli la segnalazione che tale canto zione del PCI verso i problemi posti dal canto non è – come detto erroneamente – «sull’aria di sociale, di cui non sono mancate in questi ultimi una canzonetta di consumo di quel periodo», anni numerose testimonianze. ma bensì di una canzone che col titolo Tramp È soprattutto dopo l’affermazione di questo tramp tramp the boys are marching veniva cantata gruppo che riprendono tra l’altro a proliferare i durante la guerra di secessione americana (1861- canzonieri prodotti da questa o quella Federa - 1865). Di essa esiste una variante anti-feniana, zione del PCI o della FGCI, tutti fortemente in - Anti-fenian song , che era diffusa in Canada forse fluenzati dai canti sociali e dalle nuove canzoni già sul finire degli anni 1850, più probabilmente politiche diffuse attraverso i dischi del sole e gli attorno al 1865. Essa è pubblicata nel disco O spettacoli del Nuovo Canzoniere Italiano. Canada. L’Histoire du Canada en chansons du fol - Ed è nell’ambito di questo gruppo che si avrà klore par Alan Mills , Chant du Monde, SWX-M- la riscoperta del repertorio di Offidani e l’unico 53001. Come è noto, il movimento feniano, così impulso importante e organico a una ricostru - chiamato dal nome di un capo leggendario, Finn zione-razionalizzazione del canto comunista nel McCool, venne fondato a Dublino nel 1858, as - nostro paese. sumendo il nome di Irish Republican Brother - hood, e reclutò i propri membri soprattutto tra i Milano, 31 gennaio – 9 febbraio 1977 soldati irlandesi degli eserciti inglese e ameri - cano, molti dei quali torneranno alla fine della Cesare Bermani guerra di secessione in Irlanda per condurvi l’at -

7 tività rivoluzionaria. Inizialmente si diffuse so - Cesare Bermani, avrebbero dovuto essere pub - prattutto tra i rifugiati irlandesi negli USA, che blicate sul n. 5 della rivista (febbraio 1965), ma ne furono gli ispiratori e i dirigenti e che opera - non lo furono per ragioni di spazio. rono tra l’altro dei tentativi d’invasione del Ca - 3. Si ascolti l’esecuzione di Fenisia Baldini nada come loro contributo all’indipendenza (reg. di Cesare Bermani, Novara, aprile 1964) della madre patria. “Tramp” è parola onomato - nel disco Le canzoni dello spettacolo “La Grande peica, dal rumore dei piedi di chi marcia. Joseph paura. Settembre 1920. L’occupazione delle fab - Hillstrom (conosciuto come Joe Hill) – l’orga - briche” , Milano, i dischi del sole, DS 1000/1002, nizzatore sindacale fucilato a Salt Lake City nel 1971. La canzone venne scritta da Offidani nel 1915 – ne fece un nuovo testo, dal titolo The 1919 ed è pubblicata col titolo di Capinera in I tramp (Il vagabondo ), che narra di un vagabondo canti della Rivoluzione , pubblicazione di “Uma - che viene scacciato dappertutto, dalla casa di nità Nova”, la Spezia, Cromo-Tipografia “La una signora, dalla chiesa, dalla prigione, dall’in - Sociale”, 1920; e in Raccolta di canti popolari so - ferno e persino dal paradiso. Essa venne pubbli - cialisti , S.A. Editrice Avanti!, s.l., s.d. [ma dopo cata per la prima volta dal giornale Industrial il 1945]. Nelle due edizioni del Grande Canzo - Workers del 22 maggio 1913 e poi ripubblicata niere della Libertà. I canti di Spartaco ed altri ce - in IWW songs to fan the flames of discontent del lebri inni sociali , Roma, Editore F. Mondini, 1913 (trattasi di un canzoniere dalla periodicità 1944, è pubblicata una versione del canto ag - annuale che veniva pubblicato dagli Industrial giornata alla seconda guerra mondiale. Tale ver - Workers of the World, e che riportava testi sione è pure pubblicata in Canti comunisti di scritti dai militanti). La si può ora leggere in Spartacus Picenus , cit., pp. 34-36. Songs of Joe Hill , a cura di Barrie Stavis e Frank 4. Da una nota di Roberto Leydi anteposta Harmon, New York, Oak Publications, 1960; e alla Autobiografia di Spartacus Picenus che, stesa in Alan Lomax, Woody Guthrie, Pete Seeger, su pressanti sollecitazioni di Gianni Bosio, ap - Hard-Hitting Songs for Hard-Hit People , New parve su il nuovo Canzoniere italiano 3 , Milano, York, Oak Publications, 1967, p. 90. Questa ver - Edizioni Avanti!, settembre 1963, pp. 39-45. Di sione di Joe Hill è pubblicata col titolo di Tramp qui l’abbiamo ripresa per l’Appendice di questo tramp tramp – così infatti inizia il ritornello – nel fascicolo, sebbene essa sia stata ripubblicata in disco di Cisco Houston Sings Songs of the Open Canti comunisti di Spartacus Picenus , cit., pp. 11- Road , Folkways Records, FA 2480. 23, con l’aggiunta di alcuni passaggi – peraltro De Gaspari bidendesi isoladu : esso è l’inizio di di scarsa importanza – forse espunti redazional - Sa legge truffa (le prime tre delle 26 quartine), mente nella prima pubblicazione. poesia di Luigi Marteddu, di Orotelli, vincitrice 5. Dalla nota di Roberto Leydi già cit. ex-aequo con La leggi fura ’otti , poesia di Mario 6. Da un foglietto volante: I canti di Spartaco , Mariotti, di Calangianus, del concorso di poesia n. 2022 [ma l’autore ha corretto 1022], Roma, dialettale sarda sulla Legge Elettorale Scelba, Tipografia Mengarelli. lanciato attraverso l’Unità , dalla Federazione 7. Da una reg. di Michele L. Straniero, Roma, Nuorese del PCI, cui parteciparono 148 diversi 13 dicembre 1964, inf. Raffaele Mario Offidani. autori con complessive 173 poesie. Sedici di esse 8. Viva Lenin! e Inno dei mutilati e invalidi di vennero poi pubblicate nell’opuscolo I poeti guerra vengono pubblicati da Il canzoniere rivo - sardi contro la truffa elettorale . Concorso e pub - luzionario , sesta edizione ampliata con nuovi blicazione a cura della Federazione PCI di inni e canzoni, Paterson, N.J., Libreria Sociolo - Nuoro, pp. 32. gica, s.d. [ma 1920 ca]; La leggenda della Neva , Viva Lenin! , Capinera , La vittoria del comuni - NOTE smo , Inno della gioventù comunista , Inno dei mu - tilati ed invalidi di guerra vengono pubblicati in 1. Milano, Edizioni del Calendario del Po - I canti della Rivoluzione , cit. polo, aprile 1967, pp. 264. 9. Verrà Lenin! , pubblicato non firmato su Il 2. La lettera di Offidani e la risposta redazio - grido della rivolta , Firenze, 26 giugno 1920. Ri - nale de il nuovo Canzoniere italiano , dovuta a pubblicato col titolo L’attesa di Lenin in Scritti

8 scelti di Camillo Berneri. Pietrogrado 1917 Bar - Italia , Milano, Edizioni di Cultura Popolare, cellona 1937 , a cura di Pier Carlo Masini e Al - 1976, p. 116. berto Sorti, Milano, Sugar, 1964, pp. 35-36 (con 22. Gianni Bosio, L’Intellettuale rovesciato , una nota dei curatori a proposito dell’attribu - Milano, Edizioni Bella Ciao, 1975, pp. 119-120. zione dello scritto). 23. Idem , p. 121. 10. Tali informazioni sono tratte da: reg. di 24. Sono le risultanze di un’inchiesta RAI- Cesare Bermani, Novara, Circolo Archimede, 10 Doxa di quegli anni. Vedi Arturo Gismondi, In - maggio 1966 e 20 febbraio 1970, inf. Mario Fer - chiesta sulla Radio-Televisione in Il Ponte , Rivista rara, nato a Novara nel 1900, militante comuni - mensile di politica e letteratura, Firenze, La sta, all’epoca dell’occupazione delle fabbriche Nuova Italia, a. XIII, n. 8-9, agosto-settembre manovale presso lo Stabilimento Dell’Erra, poi 1957, p. 1418. vigile urbano; e reg. di Cesare Bermani, 25. Camillo Daneo, Agricoltura e sviluppo ca - Novara,14 febbraio 1970, inf. Angela Stangalini, pitalistico in Italia , Torino, Einaudi, 1969, p. 87. nata a Lumellogno (Novara) nel 1899, militante 26. Ufficio regionale del lavoro e della mas - comunista dal 1921, allora operaia alle Bollone - sima occupazione per la Lombardia – Milano, rie Tornite. Relazione sull’avviamento della manodopera ai 11. Dalla cit. reg. di Michele L. Straniero. lavori di risaia e sull’assistenza ai mondariso ed ai 12. Per l’entità della tiratura vedi ibidem . loro bambini , anno 1964, p. 12. 13. Soprattutto le varie edizioni del Grande Per una più dettagliata analisi dei processi di Canzoniere della Libertà , ecc., cit. trasformazione in atto in quegli anni nelle cam - 14. Di tali foglietti, intitolati I canti di Spar - pagne padane si veda Cesare Bermani, Notizia taco e con una numerazione progressiva, a 2 o a sulle ricerche condotte sul campo dal 1953 in poi 4 pagine, ne abbiamo reperiti alcuni, tutti del se - sul canto di risaia in Mondarisi. Registrazioni di condo dopoguerra e che hanno una numera - canti della risaia effettuate a Veneria di Lignana zione compresa tra il 70 e il 99 (stampati dalla (Vercelli) nel 1953 , fascicolo allegato all’omo - Tipografia F.lli Carpentieri di Roma, non hanno nimo disco, i dischi del sole, DS 520/22, 1973. data, ma l’ultimo di essi non è anteriore al 27. Aldo D’Alfonso, Memoria sul Centro del 1951). Due fogli di maggiori dimensioni, a 2 pa - Libro Popolare , novembre 1965 in Strumenti di gine, portano i numeri 2022 (corretto però dal - lavoro / achivi delle comunicazioni di massa e di l’autore a penna con 1202) e 1203: stampati classe 1. Comunicazioni di massa e comunicazioni dalla Tipografia Mengarelli di Roma, risalgono di classe. Laboratorio di Modena, 5-6 luglio 1965 , al 1960. Abbiamo poi potuto consultare altri Milano, Edizioni del Gallo, aprile 1966, p. 140. fogli volanti di Offidani ma non appartenenti 28. Gianni Bosio, L’Intellettuale rovesciato , alla serie de I canti di Spartaco . cit., p. 121. 15. Vedi in questo fascicolo le note ai due 29. Testimonianza di Clara Bosio Longhini, canti. febbraio 1976. 16. Vedi Quaderno dell’attivista , a cura della 30. L’Ordine Nuovo. Antologia della canzone Commissione Propaganda della Direz. del PCI, comunista in Italia , Milano, i dischi del sole, DS n. 8, maggio-giugno 1947, p. 243. 161/63, marzo 1968. Si vedano in proposito le 17. Moderni strumenti di propaganda in Qua - considerazioni espresse soprattutto nel brano in - derno dell’attivista , febbraio 1946, p. 29. troduttivo del fascicolo accluso al disco. 18. Ibidem . 31. Vedi Cesare Bermani, De Martino e le ri - 19. Tale foglio volante, annotato, si trova as - cerche sul mondo popolare e proletario al Nord in sieme ad altri materiali riguardanti Offidani (let - Istituto Ernesto de Martino – Milano, Istituto tere, canzonieri, fogli volanti, ecc.) nell’archivio Gramsci, sezione di Firenze, Incontro dibattito. Bosio, Milano. Ernesto de Martino: riflessioni e verifiche , 15-17 20. Roma, Tip. “La Sfera”, p. 64. dicembre, Firenze, 1975, pp. 95-111. 21. Pietro Clemente, Sul “folklore progres - 32. La si ascolti nell’antologia L’Ordine sivo” , in Pietro Clemente, Maria Luisa Meoni, Nuovo ecc. , cit., eseguita dal suo autore, Fausto Massimo Squillacciotti, Il dibattito sul folklore in Amodei.

9 FACCIATA A

1. SVENTOLA, BANDIERA ROSSA!... 2. LA LEGGENDA DELLA NEVA (prima strofa ) T’amo con tutto il cuore o mia bellissima rossa bandiera La Neva contemplava tu sei il vero amore dalla folla umile e scura del derelitto che sospira e spera. il pianto silenzioso e la tortura. Quando morrò La plebe sanguinava ti bacerò come Cristo sulla croce come si bacia l’amante sincera. svenata dalla borghesia feroce Io ti vedo lassù che non paga di forche e di Siberia sulle rovine di un mondo che fu volle ancor la guerra alla miseria bandiera rossa ma sorse alfin un uomo di coraggio sventola ognor che infranse le catene di servaggio sul tuo gran popolo in rivolta. e sterminò le piovre fino a fondo quell’uomo fu Lenin È vano ogni tormento. liberator del mondo. Per ogni comunista assassinato sorgono nuovi a cento ribelli dal terreno insanguinato. 3. PERCHÉ RAFFAELE OFFIDANI E l’oppressor ASSUNSE IL PSEUDONIMO preda al terror DI SPARTACUS PICENUS la nostra forza l’ha ormai schiacciato. Io ti vedrò lassù Spartaco è il nome generico del ribelle, del rivo - sulle rovine di un mondo che fu luzionario, e per distinguermi, siccome di Spar - bandiera rossa tacus ce n’erano tanti, siccome io sono piceno, sventola ognor sono nato in provincia di Ascoli Piceno, anzi ve - sul tuo gran popolo in rivolta. ramente avevo scritto Spartacus Picenum, e poi più tardi volevo scrivere, suona meglio, Spartaco La vile guardia bianca Piceno. Invece no, ppe da’ retta a ’na signorina che i comunisti mette alla tortura ho lasciato ’sto Spartacus Picenus. In ogni orsù compagni avanti modo, ecco Picenus. Sebbene ’sti piceni poi, della sbirraglia non abbiam paura. specialmente... Ancona sì, ma quelli della pro - La libertà vincia d’Ascoli Piceno son clericali, non son ri - trionferà voluzionari. [...] la nostra meta è ormai sicura. Io mi trovavo all’Ospedale militare di No - Io ti vedrò lassù vara, e c’era un medico che mi stava sempre a... sulle rovine di un mondo che fu era molto in voga La canzone del Piave , e sic - bandiera rossa come mi seccava un po’, cordialmente, un sventola ognor giorno quasi scherzosamente, gli dissi: «Senta un sul tuo gran popolo in rivolta. po’ ’sta canzone», e feci una parodia, La leg - genda della Neva , per contrapporre al Piave la Bandiera rossa Neva, culla della Rivoluzione mondiale. Allora sventolerai lassù. mentre gliela cantavo, questo scandalizzato... un

10 po’ la sentiva con interesse, e poi si scandalizzò. Sì la bandiera di Lenin Ma ad ogni modo, c’era mio vicino di letto un si innalzerà. altro militare, un piemontese; «Ah, bella, fam - E nella terra e nel cielo mela ricopiare, fammela...»; gliel’affidai. E lui la legge di Lenin trionferà. poi naturalmente cosa fece? Andò a Torino e la fece stampare per conto suo; e se la vendette L’imboscato guerrier nazionalista due soldi alla copia, come ho saputo. innaffia i suoi tartufi col Bordò il povero soldato trincerista son tanti giorni che non si sfamò. 4. LA LEGGENDA DELLA NEVA (quinta e quarta strofa ) Sì, grida il soldato, sì Lenin verrà Là sulla sacra Neva e i vili pescicani sta Lenin che ansioso osserva colpisce con la spada del destin. che la plebe latina è ’ncora serva. Compagni su mostriamo La pallida figliuola della via ai fratelli bolscevichi sui marciapiedi il corpo trascinò che noi non siamo più gli schiavi antichi. la vile e lussuriosa borghesia E le campane suoneranno a festa per un tozzo di pane la comprò. per dare il ben tornato a Malatesta. E noi i tiranni il fegato il cervello Sì, geme l’afflitta, sì frantumeremo a colpo di martello verrà Lenin si appressa il giorno del fraterno amore che mi darà il mio pane ma per la borghesia e punirà l’infamia del destin. sia il regno del terrore. Nei pressi della lurida galera La neve in altri pròdigi il figlio dell’ergastolano va non invano prometteva al soffio della rossa primavera l’incendio all’universo si estendeva. implora che gli renda il suo papà. Minaccia il Po il Tamigi ed il Danubio in altre sponde Sì, grida il bambino, sì arrosseranno il Tebro le acque bionde. Viva Lenin Spartaco ruggirà ’lla sua fossa perché Lenin soltanto «Eserciti di schiavi alla riscossa». ritorna l’innocente al suo piccin. O sozza borghesia che troppo langui che dalla prona tu succhiasti il sangue Venite libertari e socialisti o sozza scellerata maledetta le turbe degli oppressi a liberar è giunto anche per noi il santo gonfalon dei comunisti il dì della vendetta. sventoli vittorioso in ogni mar. O sozza scellerata maledetta è giunto anche per noi Sì, grida la folla, sì il dì della vendetta. Lenin verrà viva Lenin ch’è amore ch’è faro di giustizia e libertà. 5. VIVA LENIN! Sì, la bandiera di Lenin Fuggite o schiavi la malinconia s’innalzerà perché incomincia la felicità nella terra e nel cielo sullo sfacelo della borghesia la legge di Lenin trionferà. nasce l’aurora della libertà.

11 6. LA GUARDIA ROSSA Quando alla notte la plebe riposa nella campagna e nell’ampia città Quel che si avanza è uno strano soldato più non la turba la tema paurosa viene da Oriente e non monta destrier del suo vampiro che la svenerà. la man callosa ed il viso abbronzato è il più glorioso fra tutti i guerrier. Ché sempre veglia devota e tremenda la guardia rossa alla sua libertà Non ha pennacchi e galloni dorati la tirannia cancrenosa ed orrenda ma sul berretto scolpiti e nel cor più non trionferà mostra un martello e una falce incrociati trionferà. gli emblemi del lavor viva il lavor. Ché la guardia rossa già l’inchiodò alla fossa È la guardia rossa nell’epica riscossa che marcia alla riscossa dell’umanità. e scuote dalla fossa la schiava umanità. Ché la guardia rossa già l’inchiodò alla fossa Giacque vilmente la plebe in catene nell’epica riscossa sotto il tallone del ricco padron dell’umanità. dopo millenni di strazi e di pene l’asino alfine si cangia in leon. 7. BOLSCEVISMO Sbrana furente il succhion coronato spoglia il nababbo dell’or che rubò “Bolscevismo”, sull’aria di “Giovinezza”, prima danna per fame al lavoro forzato che venissero fondati i Fasci di combattimento. chi mai non lavorò non lavorò. Dalla terra insanguinata partì il grido di dolore È la guardia rossa della plebe massacrata che marcia alla riscossa dal suo turpe sfruttatore e scuote dalla fossa ma pel popolo gemente la schiava umanità. finì l’era del terrore una fiamma rifulgente Accorre sotto la rossa bandiera dalla Russia sfolgorò. tutta la folla dei lavorator rimbomba il passo dell’immensa schiera Bolscevismo bolscevismo sopra la tomba di un mondo che muor. tu sei il vero socialismo bolscevismo bolscevismo Tentano invano risorgere i morti tu ci dai la libertà. tanto a che vale lottar col destin marciano al sole più ardenti e più forti Il gran faro dell’Oriente le armate di Lenin splende sempre più gigante viva Lenin. ed irradia l’Occidente la sua luce sfolgorante È la guardia rossa sorgeranno i proletari che marcia alla riscossa a schiacciare l’invasore e scuote dalla fossa comunisti e libertari la schiava umanità. si preparan a pugnar.

12 Bolscevismo bolscevismo Fuggiamo via tu sei il vero socialismo senza indugiar bolscevismo bolscevismo dal suol dell’Albania tu ci dai la libertà. fuggiamo la malaria il massacro e la fame La calunnia velenosa a morte il governo infame bolscevismo non ti oscura che in questo inferno la tua luce portentosa ci trasinò. splenderà sempre più pura la tua fiamma accende il core degli schiavi incatenati 9. LENIN E STALIN che dal Polo all’Equatore tutti gridano così Quasi un ventennio è passato che dal Polo all’Equatore da quando sorge quaggiù tutti gridano così: un genio atteso e adorato come un novello Gesù Bolscevismo bolscevismo ed ogni oppresso cantava tu sei il vero socialismo non lagrimando già più: bolscevismo bolscevismo tu ci vieni a liberar. «Lénin la tua dottrina si diffonde e vola Lénin 8. CANZONE D’ALBANIA la tua parola è quella che consola. Il dolce sogno santo Soldato proletario della gran Città del Sole che parti per Valona che vagheggiava ogni cuore non ti scordar del popolo di Ancona tu realizzasti quaggiù. che volle col suo sangue Lénin la sua liberazione il più grand’uomo del mondo sei tu sol colla ribellione e come il sole sorge radiosa la libertà. il tuo ideale non si spegne mai più».

Fuggiamo via Piombò la belva fascista senza indugiar sopra ogni gran civiltà dal suol dell’Albania l’umanità socialista fuggiamo la malaria pur si accingeva a sbranar il massacro e la fame ma un uomo tutto d’acciaio a morte il governo infame ad aspettarlo era là. che in questa infamia ci trasinò. Stàlin di Stalingrado la leggenda vola Soldato proletario Stàlin che mamma tua lasiavi fermava il mostro la tua forza sola e schiavo andavi a trucidar gli schiavi gloria sia a te in eterno no non è là il nemico senza la tua grande vittoria non è fra monti e mari ritorna indietro la storia lungi non lo cercare di due millenni e anche più il tuo feroce tiranno è qui. Stàlin il degno erede del gran Lénin sei tu

13 due vostri pari e impicca il fascista assassin. sopra la terra non verranno mai più. Vederlo impiccar Stàlin mai più. qual voluttà che importa poi morir.

10. L’ESERCITO ROSSO VERRÀ Verrà Stalìn il gran Stalìn Sangue ed orror per giustiziar chi gli innocenti torturò fame e terror incatenò regnano sopra le campagne e le città e trucidò l’umanità e chi la terra in mar di sangue tramutò. in altre età Or tutti i morti in coro chiedono vendetta mai non conobbe sì feroci iniquità. una vendetta senza pietà Così il fascismo maledetto e scellerato nessun fascista sfugge al giusto suo destino: ha rovinato l’inesorabile giustizia di Stalìn. l’umanità. Dal cuore affranto di dolor L’Esercito Rosso verrà di chi sussiste ancor ci porterà la libertà s’eleva un grido l’Esercito Rosso è in cammin di speranza e di passion. viva Stalìn viva Stalìn. Sì vieni o glorioso Stalìn L’esercito Rosso verrà e impicca il fascista assassin ci porterà la libertà vederlo impiccar l’esercito Rosso è in cammin qual voluttà verrà Stalìn verrà Stalìn. che importa poi morir. Sì vieni o glorioso Stalìn

14 FACCIATA B

1. DA UN PAESE LONTANO LONTANO Onorevole professore Frugoni gran chirurgo di fama mondiale Da un paese lontano lontano e per salvare Togliatti dal male inviato dal grande Stalìn si procedeva all’operazion. ha mandato la sua guardia rossa per avere la nostra riscossa Per salvare Togliatti la vita proletari di tutti i paesi accorrevano donatori di sangue presto unitevi in gran quantità e fra tanti operai generosi e marciamo uniti e compatti un galantuomo così dichiarò. intorno a Togliatti la pace si avrà. Io non sono iscritto al partito È arrivato l’ambasciatore ma con tutto il cuore io dono il mio sangue con la falce e sul martello per Togliatti che soffre e che langue è arrivato l’ambasciatore perché lui merita poterlo salvar ha schiacciato il manganello per Togliatti che soffre e che langue e ha portato la ghigliottina perché lui merita poterlo salvar. ma di certo non per me per la testa del re e per tutti i signor 4. SIAM NOI QUELLA FORZA SANA è arrivato l’ambasciator. DELL’INDOMAN

Siam noi quella forza sana dell’indoman 2. L’ITALIA L’È MALATA siam noi la speranza sana degl’italian siam noi la speranza sana degl’italian L’Italia l’è malata siam noi che lottiamo contro i democristian. Togliatti l’è ’l dutur per far guarì l’Italia Siam stati partigiani contro i fasisti tagliam la testa ai sciur. nei campi internati contro i nazisti hanno versato sangue molti compagni ma non per dar l’Italia agli americani. 3. QUATTORDICI LUGLIO ALLE UNDICI TOGLIATTI O colomba che sei della patria il vessillo Quattordici luglio alle undici Togliatti ti vogliamo con noi per nostro idillio usciva e dal Parlamento pan pace e libertà. venne colpito così a tradimento che lui a terra colpito restò. Quel dì che in aprile andammo tutti a votar quel dì siamo stati molti pronti a sbagliar E dal Senato i nostri compagni fu allor che la patria stava in nostre man accorrevano vicino al ferito fu allor che ce l’han rapita i democristian. che dissanguato e anche sfinito lui con la morte doveva lottar. Ci hanno promesso pane pace e lavoro

15 invece ci hanno dato piombo e bastone mira la rondondella ma noi gridiamo “basta ai democristiani mira la rondondà Magnani Cucchi Scelba e saragattiani”. mira la rondondella mira la rondondà. O colomba che sei della patria il vessillo Due sto governo ci ha la lue ti vogliamo con noi per nostro idillio s’è ammalato colli piani pan pace e libertà. de Marshall e de Fanfani quello Erp pure ce sta mira la rondondella 5. IGNORANTI SENZA SCUOLE mira la rondondà mira la rondondella Ignoranti senza scuole mira la rondondà. maltrattate dai padron eravam la plebe della terra Tre noi volessimo sape’ in risaia come d’una prigion si Rumòr mò s’è deciso eravam la plebe della terra de mannacce al paradiso in risaia come d’una prigion. si all’inferno ce vo’ mannà mira la rondondella Ci dicevan questa vita mira la rondondà la dovete sempre far mira la rondondella i padroni ci son sempre stati mira la rondondà. e per sempre ci dovran restar. E quattro c’è Romita sotto sotto Ma un bel giorno abbiam risposto sto vecchiaccio rimbambito siete i servi dei signor ché ll’ha sempre qualche invito se lottiamo avremo più giustizia mò de qua e mò de là nella pace la gloria del lavor mira la rondondella se lottiamo avremo più giustizia mira la rondondà nella pace la gloria del lavor. mira la rondondella mira la rondondà. Ma i nemici hanno armi di menzogna e corruzion E cinque c’è Bevin che se distingue han giornali cinema e la radio c’è Truman che accende il fuoco che difende i profitti dei padron. c’è Baffò che parla poco ma de fatti assai ne fa Per Noi donne è un gran faro mira la rondondella che ci illumina il cammin mira la rondondà per Noi donne è l’arma di progresso mira la rondondella è la voce di tutte noi mondin mira la rondondà. per Noi donne è l’arma di progresso è la voce di tutte noi mondin. Sei c’ènno tanti farisei stanno a fa’ la finta unione pe’ paura de Baffone 6. MIRA LA RONDONDELLA che giammai ci aggredirà mira la rondondella Uno no’ llo può saper nessuno mira la rondondà solo Andreotti col curato mira la rondondella può saper per chi ha votata mira la rondondà. se giammai si pentirà

16 Sette pure ’r papa ce se mette sempre giù sta andando il prete sta facendo ogni sforzo pe’ riempicce le budelle pe’ non fa’ approva’ il divorzio ce vo’ Longo e Berlinguer ma nessuno ce crederà pe’ riempicce le budelle mira la rondondella ce vo’ Longo e Berlinguer mira la rondondà mira la rondondella mira la rondondella mira la rondondà. mira la rondondà.

Otto lo dovete fa’ il fagotto 7. MATINATA ve daremo la pensione senza la liquidazione A demograzi’? ... Chi è? voi ’n sapete amministra’ mira la rondondella Mo so’ vinut’ i mo sond’ arrivate mira la rondondà mo so’ vinut’ i mo sond’ arrivate mira la rondondella che si la vosc’ a ci la canusci’ mira la rondondà. che si la vosc’ a ci la canosci’

Nove, ve l’avemo date le prove I o vend’cingh d’ magg’ i ch’amm’ agg’ a vutai che noi semo superiori o vend’cingh d’ magg’ i ch’amm’ agg’ a vutai pe’ domalli sti signori angora dato u vet’ a le democristia’ voi ’n sapete amministra’ ’ngora dato u vet’ a le democristia’ mira la rondondella mira la rondondà La democrazi’ lichiala se me voti mira la rondondella la decoocrazi’ lichiala se me voti mira la rondondà. me vlon vedend’ ch’a lu comunò me vlon vedend’ ch’a lu comunò Dieci ce sta Longo fa’ le veci dela gente che lavora O Comunò tinime a ci vutaia sto governo ce s’accora o comunò tanime a ci vutaie perché gnente glie po’ fa’ la democrazi’ l’amm’agg’ pr’cuà mira la rondondella la democrazi’ l’amm’agg’ pr’cuà mira la rondondà mira la rondondella O m’nist’ Colomb’ comanna e sagrestani mira la rondondà. o m’nist’ Colomb’ comanna e sagrestani co s’nò campana a le democristia’ Undici non ce vonno manco li giudici co s’nò cambana a le democristia’ li hanno sempre smascherati tutti i nostri deputati O s’nò campana attind’ pe’ londindondi al Parlamento nel parla’ o s’nò cambana attind’ pe’ londindondi mira la rondondella ca chessa vota ’vva venge u comunò mira la rondondà ca chessa vota ’vva venge i comunò mira la rondondella mira la rondondà. ’tind pondindondi ca no ieie ind’ a o celibra ’tind pondinpondi ca no ieie ind’ a o celibra Dodici noi volemo che al governo ch’ ve’ lu stemma de falci marti’ c’è chi ci ha del polso fermo ch’ ve’ lu stemma de falci marti’ tutti quanti so’ persuasi abbian visto in mille casi Iendo a u celibr’ e iendo a u sendimento tanto è chiaro ormai si vede iendo a u celibr’ e iendo a u sendimenti

17 com’ ve chiangend’ so murt a le democristia’ Pe’ frega’ l’an’ma de lu poveretta com’ ve chiangend’ so murt a le democristia’ pe’ frega’ l’an’ma de lu poveretti danni n’otro pacca de lu maccaré Ce mala testa la demograzij’ dann’ n’otro pacca de lu maccaré ce mala testa la democrazij’ menz’ la f’ndana sta a lordà tutt’ u paté Lu maccaré l’amme a pigghia’ lu stessa menz’ la f’ndana sta a lordà tutt’ u paté lu maccaré l’amme a pigghia’ le stassi alla democrazi’ l’amme a pigghia’ pe’ fam’ Quand’ s’avvicin’ la dì d’la vutazioni ’lla democrazi’ l’amme a pigghia’ pe’ fa’ quand’ s’avvicin’ la dì d’la vutazioni s’anni robba’ tutta la costruzio’ Lu vuoti cu ci teni li pelli bianca s’anni robba’ tutta la costruzio’ lu vuoti cu ci teni li pelli bianchi dogghi la bonasera a tutt’ quant’ Vutat’m’ a me che v’egghia a frega’ ’ntando dogghi la bonasera a tutt’ quant’ vutat’m’ a me che v’egghia a frega’ ’ntando dind’ a lu pacch’ c’ nannusc’ l’am’rcan dind’ a lu pacch’ c’ nannusc’ l’am’rcan

Quanni la vutazioni s’avvicini quanni la vutazioni s’avvicini dann’ n’otro pacch’ de li formaggin dann’ n’otro pacch’ de li formaggin

18 NOTE AI TESTI

FACCIATA A Marco Macianti, nato a Chiavari nel 1908, ha la - vorato come maestro d’ascia nei cantieri navali e come barcaiolo. Suona la chitarra dal 1926 e ha 1. S VENTOLA , B ANDIERA ROSSA !... suonato nella banda comunale di Chiavari e nelle squadre di canto (gruppi corali e strumen - Testo di Spartacus Picenus, pseudonimo di Raf - tali che eseguono di preferenza trallalleri). faele Mario Offidani. La canzone, scritta nel 1919-1920 (si veda Melodia di Sogna la gioventù , musica di Dino l’ Autobiografia di Spartacus Picenus , qui ripor - Rulli. tata in Appendice), è stata pubblicata in Grande Reg. di Cesare Bermani, Cavi di Lavagna, 17 canzoniere della libertà. I Canti di Spartaco ed luglio 1976, inf. Agostino Vibbia (voce) e Marco altri celebri inni sociali , Roma, Editore F. Mon - Macianti (chitarra). dini, 1944; in Canti della libertà , Roma, Edizioni Agostino Vibbia è nato nel 1927 a Sestri Le - Toto Castellucci, Tip. Ed. Italia, s.d. [ma 1945 vante. Nel 1941 lavora alla Fabbricazione Ita - ca], dove peraltro si precisa: «Il presente fasci - liana Tubi e poi alle Officine Liguri Elettromec - colo è una ristampa di quello uscito clandestina - caniche, entrando a far parte del Comitato di mente nel maggio 1944 durante l’occupazione Agitazione clandestino. Il 25 luglio 1943 è tra nazi-fascista» (qui figura l’indicazione: «Da can - coloro che demoliscono la casa littorio di Sestri tarsi sull’aria di Sogna la gioventù – “Canta la Levante. Farà la Resistenza nella brigata (poi di - mia speranza...” – Spartacus Picenus – dai visione) Coduri, che operava sopra Sestri Le - “Canti di Spartaco” del 1920»); in Canzoniere vante e Chiavari, militando – dopo la costitu - comunista di Spartacus Picenus , Roma, Centro di zione in divisione – nella brigata Zelasco, salvo Diffusione stampa del PCI, Tip. “La Sfera”, s.d. una breve parentesi nella Brigata Berto stanziata [ma 1954]; in SPARTACUS PICENUS , Canti comu - sopra Borzenasca. Nell’immediato dopoguerra nisti , Milano, Edizioni del Calendario del Po - canta nelle balere. Di famiglia antifascista, polo, 1967, p. 37 e sg. iscritto sin da giovanissimo al Partito comunista, Già cantata nella Coduri, Vibbia dice di viene ricercato per i fatti susseguenti all’atten - averla appresa attraverso un canzoniere che sa - tato a Togliatti. È condannato due volte per in - rebbe stato lanciato nel 1944 da un aereo (vedi terruzione di comizi missini. Non rinnova la tes - le precisazioni al proposito contenute nella nota sera del PCI dopo i fatti d’Ungheria, pur 9, Facciata A). mantenendo il proprio ideale di comunista li - Rispetto alla lezione a stampa pubblicata nei bertario. Attualmente gestisce una pensione a canzonieri citati, l’esecuzione del Vibbia – che Cavi di Lavagna. inverte seconda e terza strofa – presenta le se -

19 guenti varianti: v. 1-2-3 «T’amo con tutto il della registrazione a Novara. Mondina in gio - cuore/ o mia bellissima rossa bandiera/ tu sei il ventù, al momento della registrazione faceva la vero amore» in luogo di «T’amo con tutto il cameriera in una trattoria. Iscritta al PCI fin da core/ o rossa mia santissima bandiera/ tu sei l’ar - giovanissima, ha preso parte alla lotta antifasci - dente amore»; v. 9-21-33 «sulle rovine di un sta prima e alla Resistenza poi. Questa lezione mondo che fu» invece di «su le macerie del viene qui data – per esigenze di montaggio – mondo che fu»; v. 12-24-36 «sul tuo gran po - solo parzialmente. Essa infatti continuava: «Là polo in rivolta» invece di «sul tuo gran popolo sulla sacra neve/ sta Lenin che ansioso osserva/ in sommossa»; v. 15 «sorgono nuovi a cento» in - se la plebe latina ancora serva./ Compagni su vece di «sorgono nuovi cento»; v. 19 «la nostra mostriamo/ ai fratelli bolscevichi/ che siamo i forza l’ha ormai schiacciato» invece di «da lo figli dei romani antichi./ E le campane suonano splendor dei martiri è accecato»; v. 20-32 «Io ti a festa/ ritorneran Serrati e Malatesta./ E noi vedrò lassù» invece di «Sventolerai lassù»; v. 26- dalle piovre il fegato e al cervello/ frantume - 27-28 «che i comunisti mette alla tortura/ orsù remo a colpi di martello/ si appressa il giorno compagni avanti/ della sbirraglia non abbiam del fraterno amore/ ma sia alla borghesia/ il paura» invece di «i comunisti mette alla tortura/ regno del terrore». ma la fede non manca/ e la sgherraglia non ci fa paura»; v. 31 «la nostra meta è ormai sicura» in - vece di «la nostra strada è dura, ma sicura!». 3. P ERCHÉ RAFFAELE OFFIDANI ASSUNSE I versi 37 e 38 non figurano poi nelle lezioni a IL PSEUDONIMO DI SPARTACUS PICENUS stampa. L’esecuzione del Vibbia presenta anche delle varianti melodiche rispetto alle esecuzioni Da una reg. di Michele L. Straniero, Roma, 13 solitamente registrate. dicembre 1964, inf. Raffaele Mario Offidani Col titolo di O mia bandiera il canto è pure (“Spartacus Picenus”). riportato con altre varianti in Inni della libertà a cura del Movimento giovanile comunista, Fi - renze, 1945; e in I nostri inni , a cura della Fede - 4. L A LEGGENDA DELLA NEVA (V E IV STROFA ) razione torinese del PCI, s.d. [ma 1945 ca]. La canzone ha conosciuto una certa circola - Reg. di Cesare Bermani, Novara, Circolo Archi - zione ed è stata registrata ancora qualche volta mede, 11 febbraio 1967, inf. Pietro Graziosi, n. in occasione di sfilate nazionali partigiane o di nel 1903 a Granozzo, dove ha appreso la can - partito; la cantavano, per esempio, i partigiani di zone, ma abitante all’epoca della registrazione a Sesto Fiorentino e quelli di Pisa durante la sfi - Novara. Ex bracciante, era allora portinaio. lata milanese del 9 maggio 1965 per il Venten - Iscritto al PCI dal 1925 ca. nale della Resistenza. Essa è entrata a far parte Le strofe cantate da Fenisia Baldini e da Pie - del repertorio del coro di Lugo di Romagna ed tro Graziosi presentano non poche varianti ri - è stata anche registrata da Sandro Portelli a spetto al testo originario di Offidani (una regi - Roma, Monte Sacro, Genzano, il 13 aprile 1970. strazione del canto, eseguita per intero dallo stesso Offidani, si può ascoltare presso l’Istituto Ernesto de Martino. Trattasi della cit. reg. di Mi - 2. L A LEGGENDA DELLA NEVA (I STROFA ) chele L. Straniero eseguita a Roma il 13 dicem - bre 1964). Testo di Spartacus Picenus, pseudonimo di Raf - La citazione congiunta di Giacinto Menotti faele Mario Offidani. Serrati e di Errico Malatesta non può stupire, Melodia de La leggenda del Piave , parole e qualora si consideri la grandissima forza della musica del napoletano E. A. Mario (pseudo - frazione massimalista del PSI a Novara e provin - nimo di Giovanni Gaeta), 1918. cia. Quanto alla citazione del leader anarchico – Reg. di Cesare Bermani, Novara, aprile 1964, che peraltro è menzionato nella prima versione inf. Fenisia Baldini, n. nel 1911 a Lumellogno, a stampa reperita – ricorderemo come nel 1920 dove ha appreso la canzone, e abitante all’epoca il gruppo comunista inviti a parlare a Novara

20 non solo Amadeo Bordiga ma anche Armando “Umanità Nova”, La Spezia, Cromo-Tipografia Borghi ed Errico Malatesta, che parlano al tea - “La Sociale”, 1920, pp. 55-56, ed è questo il tro Faraggiana rispettivamente il 3 e il 7 aprile. primo testo a stampa a me noto: «La Neva con - La Federazione Giovanile Socialista novarese, templava/ della folla umile e oscura/ il pianto si - decisamente orientata verso i comunisti, non na - lenzioso e la tortura./ La plebe sanguinava/ sconde le proprie simpatie per gli anarchici e – come Cristo sulla croce/ svenata dalla borghesia come ha ricordato Angelo Fornara, che allora feroce/ che non paga di forche e di Siberia/ militava appunto nelle file della gioventù socia - volle ancor della guerra la miseria.../ Ma sorse lista – «la situazione nella quale ci avevano cac - alfin un uomo di coraggio/ che infranse le ca - ciato i dirigenti […] del Partito socialista era tene del servaggio/ e sterminò le piovre fino a davvero disperata. Molti di noi giovani, per sfi - fondo:/ quell’uomo fu Lenin/ liberator del ducia verso il Partito socialista [...], si erano ri - mondo.// La Neva trasportava/ verso il mar, da dotti ad amoreggiare con gli anarchici!!! [...]. Pietrogrado/ il motto di Lenin: Chi è ricco è Errico Malatesta [...] si ebbe al Faraggiana un ladro / ed il motto volando/ per i mari e i conti - autentico trionfo e non ad opera della sparuta nenti/ destò dal sonno gli schiavi dormienti./ E pattuglietta anarchica, ma della gioventù sociali - valicò gli Uràli, il Kremlino/ e giunse fino a Mo - sta...» (dichiarazione riportata in A colloquio coi naco e a Berlino.../ Qui sventolando la bandiera compagni che vissero il ’21 a Novara , su La lotta , rossa/ Spartaco diè il segnal della riscossa./ E organo della Federazione del PCI di Novara, a. cadde... ma la notte sulla Sprea/ – qual immenso XIX, n. 5, 2 febbraio 1961). falò –/ la salma risplendea.// E la Neva com - La leggenda della Neva ha avuto all’interno mossa/ alla Sprea vaticinava/ che non invano del movimento operaio una vasta popolarità, Spartaco spirava./ La pura salma rossa/ ingi - tuttora attestata dalle ricerche sul campo. Per gantì nella tormenta/ e di denti di drago fu se - quanto attiene al Novarese, nel corso delle ricer - menta ./ Oh! quanto ne fu fertile il terreno/ e che da me condotte negli anni 1963-1967, la non soltanto sulla Sprea e sul Reno!/ Ben disse canzone risultava nota in lezioni frammentarie, il duce degli spartachiani:/ “ Malgrado tutto sarà anch’esse con varie modificazioni rispetto al mio il domani”./ E l’eco ripetè a tutta la terra:/ testo originario di Offidani, pure a questi infor - “Fra oppressi ed oppressor/ non pace mai ma matori: Pierino Mora di Granozzo, Luigi Grassi guerra!”.// La Neva altri prodigi/ non invano di Lumellogno, Angela Stangalini di Lumello - prometteva./ L’incendio all’universo si esten - gno ma abitante a Novara. deva.../ Minaccia il Po, il Tamigi,/ il Danubio ed Per quel che riguardala nascita de La leg - altre sponde.../ arrosserà del Tebro le acque genda della Neva , si ascoltino le dichiarazioni di bionde.../ Spartaco ruggirà dalla sua fossa:/ Offidani incise in questo disco (documento 2, “Eserciti di schiavi alla riscossa!/ O sozza bor - Facciata A) che confermano quanto da lui già ghesia, da troppo langue/ la folla prona cui suc - scritto nella cit. Autobiografia di Spartacus Pice - chiasti il sangue!/ O casta scellerata e male - nus , qui riportata in Appendice. detta,/ è giunto anche per noi/ il dì della La leggenda della Neva – che venne composta vendetta!”// Là sulla sacra Neva/ sta Lenin che sul finire del 1918 – figurava sulla prima pagina ansioso osserva/ se la plebe latina è ancora del numero speciale del Primo Maggio 1919 del - serva./ Compagni su mostriamo/ ai fratelli bol - l’ Avanguardia , organo ufficiale della Federa - sceviki/ che noi non siamo più gli schiavi anti - zione Giovanile Socialista, occupata per intero chi!/ e le campane pur suonino a festa/ per dare da canzoni di Offidani, che venne però comple - il ben tornato a Malatesta!/ Noi dei tiranni il tamente imbiancata dalla censura (si veda in cuore e il cervello/ frantumeremo a colpi di mar - proposito quanto riportato nell’introduzione e tello./ Si appressa il giorno del fraterno amore./ nella Autobiografia di Spartacus Picenus qui ri - Ma per la borghesia/ sia il regno del terrore!» portata in Appendice), per cui i primi Canti di La leggenda della Neva è pubblicata anche nel Spartaco non videro la luce. La leggenda della Grande canzoniere della libertà ecc. , cit.; nel Can - Neva figura invece nel canzoniere anarchico I zoniere comunista di Spartacus Picenus , cit.; e in canti della Rivoluzione , pubblicazione n. 1 di SPARTACUS PICENUS , Canti comunisti , cit., p. 28

21 e sg. Nel Grande canzoniere risulta dedicata «alla di Sandro Portelli, effettuate a Genazzano grande anima di Karl Liebkneckt», mentre in (Roma), 4 aprile 1970 e a Roma, ma informatore tutte le tre edizioni v’è indicazione di musica di Genzano, 13 aprile 1970. («Sull’aria della “Leggenda del Piave”») e di au - La diffusione dei due differenti testi (tra cui tore (Spartacus Picenus), nonché questo com - – come abbiamo visto – il primo ha subito delle mento di Offidani: «Sono espresse in questo modificazioni già di autore), ha fatto sì che in canto le febbrili speranze che nutriva nel 1919 il qualche caso essi si siano sovrapposti l’uno al - proletariato italiano. Tali speranze (a molti appa - l’altro (per esempio, nella reg. di Cesare Ber - rivano certezza) non si realizzarono: si scatenò mani, Cavi di Lavagna, 17 luglio 1976, Agostino invece la più bestiale e crudele reazione della Vibbia racconta di avere appreso una strofa da storia. Noi riesumiamo questo ed altri canti in altri vecchi militanti che erano nella sua forma - omaggio alla fede da cui sono pervasi». zione partigiana, la Brigata Coduri, strofa che è Rispetto alla prima lezione a stampa, questo chiaramente de La leggenda della Neva , della nuovo testo a stampa presenta delle varianti: v. 6 quale ignorava l’esistenza; mentre ha potuto im - «monarchia» in luogo di «borghesia»; v. 48 «ti - parare su di un canzoniere lanciato da un aereo rannia» in luogo di «borghesia»; v. 60 «per salu - alleato nel 1944 La seconda leggenda della Neva , tar la plebe che s’è desta» in luogo di «per dare della quale ricorda altre strofe). Altri informa - il ben tornato a Malatesta!»; vv. 64-65 «Muor tori distinguono invece bene i due testi. È il caso con la tirannia/ il regno del terrore» in luogo di di Franco Pedone di Milano, che nel maggio «Ma per la borghesia/ sia il regno del terrore!». 1964 ci comunicava un frammento de La leg - La prima incisione discografica de La leg - genda della Neva , da lui chiamata «Neva 1919» genda della Neva è quella pubblicata in Canti co - e tre strofe delle otto de La seconda leggenda munisti italiani 2 , Milano, i dischi del sole, DS della Neva , da lui chiamata «Neva 1941». 12, I edizione del 1964 (reg. di Roberto Leydi, Alfonsine, Ravenna, aprile 1963, inf. ed esecu - tore Leonello Rambelli, n. nel 1903, muratore). 5. V IVA LENIN ! L’esecuzione del Rambelli è anch’essa par - ziale (rispetto al testo originale di Offidani egli Testo di Spartacus Picenus, pseudonimo di canta la I, la V, e metà della II strofa) e presenta Raffaele Mario Offidani. varie modificazioni, le più rilevanti delle quali Melodia di Cara piccina di Gaetano Lama e sono: «neve» in luogo di «Neva»; «per salutar Libero Bovio, Edizioni La Canzonetta, Napoli, Togliatti e Malatesta»; «noi della borghesia/ sa - 1918. remo il terrore». Reg. di Cesare Bermani, Novara, aprile 1964, Questa lezione non venne più ripubblicata inf. Fenisia Baldini. nelle successive edizioni su richiesta dell’autore L’autore ha dichiarato di avere scritto il testo (e si veda in Appendice la polemica tra Offidani nel gennaio 1919 (vedi la reg. di Michele L. Stra - e la redazione de il nuovo Canzoniere italiano ). niero, Roma, 13 dicembre 1964, già cit.). Va infine ricordato che Offidani pubblicò nei Il canto, nell’esecuzione del suo autore, è canzonieri del periodo della Resistenza e del se - stato pubblicato in Le canzoni de La Grande condo dopoguerra un altro testo, da cantarsi Paura . Settembre 1920. L’occupazione delle fab - sulla medesima aria de La leggenda del Piave , dal briche , Milano, i dischi del sole, DS 1000/2, gen - titolo La seconda leggenda della Neva , che è per naio 1971 (dalla cit. reg. di Michele L. Stra - esempio pubblicata in I Canti di Spartaco. niero). Grande canzoniere del popolo , Roma, Editore F. Viva Lenin! figurava anch’esso sul numero Mondini, 1944; in Grande canzoniere della li - speciale del Primo Maggio 1919 de l’Avanguar - bertà ecc. , cit.; in Canti della libertà , cit.; in Can - dia (vedi quanto riferito nella nota precedente). zoniere comunista , cit.; in SPARTACUS PICENUS , La prima lezione a stampa del canto a me Canti comunisti , cit., p. 94 e sgg. nota è quella apparsa su Lotta di classe , Forlì, 6 Tra le varie registrazioni conservate presso luglio 1919, n. 6. Di qui l’ha ripresa Il canzoniere l’Istituto Ernesto de Martino segnaliamo quelle rivoluzionario. Sesta edizione ampliata con nuovi

22 inni e canzoni , Paterson, N.J., Libreria Sociolo - 6. L A GUARDIA ROSSA gica, s. d. [ma 1920 ca], dove essa è riportata con le seguenti indicazioni: « Viva Lenin – da Parole di Spartacus Picenus, pseudonimo di cantarsi sull’aria di Cara piccina – di Spartacus Raffaele Mario Offidani. Picenus». Essa è pure pubblicata, col medesimo Melodia del valzer francese La Valse brune di titolo ma senza indicazioni di sorta, in I canti Villar e Krier. della Rivoluzione , cit., e al testo ivi riportato si è Canta Cesare Bermani accompagnato alla rifatta per la sua esecuzione Fenisia Baldini, che chitarra da Ezio Cuppone (reg. di Franco Cog - vi introduce inessenziali varianti. Viva Lenin! giola, Milano, Istituto Ernesto de Martino, 27 appare inoltre, con indicazioni di musica e di ottobre 1976). autore, in Grande canzoniere della libertà ecc. , Il testo utilizzato è tratto da Grande canzo - cit.; e, datato 1919, è ora pubblicato in SPARTA - niere della libertà ecc. , cit., dove La guardia rossa CUS PICENUS , Canti comunisti , cit., p. 30 e sg. viene definita «Inno comunista dedicato nel Non risulta però che Viva Lenin! sia stata ri - 1919 a Nicola Lenin» ed è firmata «Spartacus pubblicata nei canzonieri di Offidani usciti nel Picenus»; ma nell’esecuzione si effettuano delle secondo dopoguerra, né in altri canzonieri post- ripetizioni dell’ottavo verso di ogni strofa non resistenziali, almeno sino a tempi recentissimi. segnalate dal can zoniere e tuttavia nell’uso ge - Tuttavia la sua popolarità tra i militanti co - nerale. In una nota si dice che essa «si cantava munisti e socialisti di base della generazione pre - originariamente sull’aria de La Danza Bruna , ma resistenziale e resistenziale è, per esempio, atte - venne poi rivestito in Russia di nuova bellissima stata dalle ricerche sul campo da me condotte musica a tempo di marcia». Ricorda Roberto nel Novarese negli anni 1963-1967. La canzone Leydi che proprio sull’aria de La Valse brune , era infatti ancora ricordata e cantata – sia pure «per la verità poco adatta, il canto fu intonato a frammentariamente – da Erminio Carmagnola, Mosca dai rappresentanti italiani al Primo Con - Caterina Martelli, Nino Arluno, Pasquale Parla - gresso dell’Internazionale comunista, nel 1919. mento di Novara; Viana di Monticello; Pietro Lenin fu assai sorpreso dell’idea di far marciare Graziosi di Granozzo. la guardia rossa a tempo di valzer e lo disse» Mario Ferrara (vedi la cit. registrazione del (note a Canti comunisti italiani , a cura di Ro - 14 febbraio 1970) ricordava di essere stato inse - berto Leydi, Milano, i dischi del sole, DS 5). guito, nei giorni dell’occupazione delle fabbri - Il canto figurava già sul numero speciale del che, dalle guardie sull’odierno corso Mazzini di Primo Maggio 1919 de l’Avanguardia (vedi Novara, perché cantava con altri quattro o cin - quanto riferito alla nota 4 , Facciata A). que operai Viva Lenin! . Per ulteriori notizie su questo canto che, con La grande popolarità della canzone nel 1920 nuova melodia, divenne attorno al 1934 l’inno è del resto attestata dalla polemica che contro il ufficiale del Partito Comunista d’Italia, si ri - suo contenuto ideologico condusse Camillo Ber - manda all’ Autobiografia di Spartacus Picenus qui neri che, su Il grido della rivolta di Firenze del riportata in Appendice e alle note pubblicate nel 26 giugno 1920, pubblicava un articolo intito - fascicolo allegato al disco L’Ordine Nuovo. An - lato appunto Viva Lenin! (lo si veda qui ripor - tologia della canzone comunista in Italia , Milano, tato in Appendice). La polemica non impedì i dischi del sole, DS 161/63, 1968. In tale disco tuttavia che – come si è già detto – Viva Lenin! figura un’esecuzione bandistica della melodia venisse pubblicata in canzonieri anarchici. oggi in uso (suona la Banda di Conselice diretta La canzone, che è stata registrata in nume - da Corrado Zàccari; reg. orig. di Franco Cog - rose località del Centro-Nord, venne per la giola, Filo d’Argenta, Ferrara, 1 o Maggio 1965). prima volta raccolta sul campo – sia pure a Per un’esecuzione cantata, sempre sulla melodia frammenti – da Ernesto de Martino, ad Alfon - in uso, si veda I Caprara tra città e campagna , Mi - sine (Ravenna), il 20 ottobre 1951 (vedi presso lano, i dischi del sole, DS 523/25, novembre l’Istituto de Martino il nastro che contiene copia 1973 (cantano Anna, Argentina, Fernanda, Fio - di un disco sul quale de Martino aveva fatto in - ravanti, Laura, Lucia e Raniero Caprara. Reg. di cidere i materiali registrati in quell’occasione). Franco Coggiola, Milano, Teatro Uomo, 3

23 marzo 1973); e si vedano pure le note pubblicate Ernesto de Martino stanno a comprovarlo. nel fascicolo allegato a tale disco, dove si dà no - Tra i molti canzonieri che riportano La guar - tizia di altre pubblicazioni discografiche. Un’ese - dia rossa ricordiamo: Canti della libertà , Roma, cuzione corale, sempre sulla melodia oggi in Edizioni Toto Castellucci, s.d. [ma 1945], cit. uso, dovuta al Canzoniere Popolare di Romagna (alla dicitura presente nel canzoniere che ab - (reg. a Lugo di Franco Coggiola, 25 marzo biamo utilizzato per questa registrazione si ag - 1973) è compresa nel disco Compagni avanti il giunge l’indicazione: «dai Canti di Spartaco del gran partito. Inni proletari della piazza , Milano, i 1919»); Canti proletari , Trieste, Edizioni dischi del sole, DS 1027/29, luglio 1973. “Anteo”, Tipografia del Popolo-Fiume, s.d. [ma La guardia rossa fu il canto del Battaglione 1945 ca]; Inni della libertà , a cura del Movi - Garibaldi durante la guerra di Spagna (si veda mento giovanile comunista, Firenze, 1945; Canti Songs of the Spanish civil war , vol. II, Folkways della libertà. Raccolta completa di Inni Proletari, records album FH 5437; esecuzione di Bart van della Patria e Partigiani , Genova, Cooperativa der Schelling ant the Exiles Chorus, originaria - Poligrafici “A. Gramsci”, s.d. [ma 1945 ca]; Rac - mente incisa nel 1938 su disco a 78 giri a benefi - colta di canti popolari socialisti , edita a cura del cio del “Comitato degli scrittori in esilio” della PCI Vicenza, Sezione Trastevere, Arti Grafiche Lega degli scrittori americani) e venne cantato delle Venezie, s.d.; I nostri inni , a cura della Fe - durante la Resistenza dalle formazioni garibal - derazione torinese del PCI, s.d. [ma 1945 ca]; dine (nel Novarese venne diffuso nelle forma - Canzoni garibaldine , a cura dell’Ufficio Stralcio zioni mediante fogli dattiloscritti). “Brigate Garibaldi”, Parma, s.d. [ma secondo Dopo la Liberazione venne spesso ripreso dopoguerra]; Canzoniere popolare 1948 , Reggio dalla stampa comunista e apparve, per esempio, Emilia, Tipografia Popolare; La mondina canta , su la lotta , Organo della Federazione bolognese Roma, UESISA, s.d. [ma 1949]; XXXIII Anni - del Partito Comunista Italiano, a. II, n. 11, 28 versario della FGCI. Canta la gioventù , a cura luglio 1945; in una lezione un po’ diversa da della FGCI di Novara, 1954; Canzoni partigiane quella pubblicata da Offidani venne pure pub - e democratiche , decennale della Resistenza, a blicato in Quaderno dell’attivista , a cura della cura della Commissione Giovanile Centrale del Commissione Propaganda della Direzione del PSI, Roma, s.d.; Inni, marcie e canzoni popolari. PCI, maggio-giugno 1947, p. 243. Raccolta n. 2 , Roma, Partito Comunista Italiano, Segnaliamo di quest’ultima lezione le varianti Federazione provinciale romana, s.d.; Canzo - più notevoli rispetto alla lezione di Spartacus Pi - niere comunista di Spartacus Picenus , cit.; Canti cenus alla quale ci siamo qui riferiti: v. 5 «Egli del primo e del secondo Risorgimento , a cura del saluta col pugno serrato» in luogo di «Non ha Consiglio Federativo Giovanile della Resistenza, pennacchi e galloni dorati»; vv. 16-20 «l’agnello Venezia, 1961; Canti della gioventù democratica. alfine si cangia in leon./ Distrugge i ceppi che l’ - Canti di protesta, dell’antifascismo, canti, parti - hanno legato,/ spezza il dominio di chi lo giani e inni dei lavoratori , a cura della Federa - sfruttò/ costringe alfin al lavoro obbligato/ chi zione Giovanile Comunista novarese, Novara, mai non lavorò! Viva il lavor!» in luogo di Stella Alpina, 1966. Esso è poi riportato natural - «l’asino alfine si cangia in leon./ Sbrana furente mente in SPARTACUS PICENUS , Canti comunisti , il succhion coronato,/ spoglia il nababbo dell’or cit., p. 32 e sg. Una lezione tedesca de La guardia che rubò,/ danna per fame al lavoro forzato/ chi rossa (Hundertschaftenlied ) è riportata nello stu - mai non lavorò!»; v. 27 «rimbomba il passo di dio di H. Kleye, Canti proletari italiani in Ger - quella schiera» in luogo di «rimbomba il passo mania in il nuovo Canzoniere italiano 7-8 , Mi - dell’immensa schiera». Non viene invece ripor - lano, Edizioni del Gallo, agosto 1966, p. 44 e sg. tata la IV strofa. Inoltre ai versi 8, 20, 32, figu - rano le ripetizioni entrate nell’uso: «Viva il lavor!», «Viva il lavor!», «Viva Lenin!». 7. B OLSCEVISMO La guardia rossa è tuttora canto assai diffuso tra i militanti comunisti e le numerose registra - Testo di Spartacus Picenus, pseudonimo di Raf - zioni anche recenti conservate presso l’Istituto faele Mario Offidani.

24 Sulla melodia di Giovinezza , parole di Nino due lezioni. La prima è stata riferita da Eugenio Oxilia, musica di Giuseppe Blanc, 1909. Baslino, a. 62, nato a Mortara e vivente a No - Reg. di Michele L. Straniero, Roma, 13 di - vara. Ferroviere in pensione, ricordava di averla cembre 1964, inf. Raffaele Mario Offidani, che cantata nel 1920 sotto le armi, mentre marciava ha precisato: «sull’aria di Giovinezza , prima che con la truppa. Gli ufficiali la sentivano cantare e venissero fondati i fasci di combattimento». non distinguendo le parole erano soddisfatti. Bolscevismo è pubblicato in Grande canzo - L’informatore dichiara che essa «era allora la niere della libertà ecc. , cit., con indicazione canzone degli arditi». «sull’aria dell’ Inno degli arditi » e la firma del - La seconda lezione, contaminata con altre l’autore («Spartacus Picenus»), ed è seguito da due parodie antifasciste di Giovinezza (Delin - questa nota: «Questo inno venne scritto nel quenza, delinquenza e Guardia regia ), ci è stata 1919 prima che Giovinezza venisse adottato riferita da Maurizio Sacchi, detto «Lenìn», mili - quale inno fascista. Sarebbe quindi opportuno tante comunista dal 1921. che, come avvenne in quell’epoca in Russia per Due altre lezioni sono state registrate da San - La guardia rossa , qualche musicista lo rivestisse dro Portelli a Genazzano (Roma) il 4 aprile 1970 di nuove note». e a Roma, ma inf. di Genzano, il 13 aprile 1970. Il testo cantato da Offidani coincide esatta - mente con quello pubblicato in tale canzoniere. Bolscevismo è stato ora ripubblicato in SPAR - 8. C ANZONE D’A LBANIA TACUS PICENUS , Canti comunisti , cit., p. 39 e sg., in una lezione che presenta varianti minime ri - Testo di Spartacus Picenus, pseudonimo di Raf - spetto a quella qui pubblicata, a eccezione del - faele Mario Offidani. l’ultimo verso («Tu ci dai la libertà», come nei ri - Melodia di Santa Lucia luntana , parole e mu - tornelli precedenti). In una nota si precisa che sica di E. A. Mario (pseudonimo di Giovanni esso venne scritto nel gennaio 1919. Gaeta), 1919. Ricordiamo che Giovinezza , nata come inno Reg. di Roberto Leydi, Alfonsine, Ravenna, di saluto alla vita goliardica, conobbe numerosi aprile 1963, inf. Leonello Rambelli (lezione già adattamenti tra i volontari e gli arditi della pubblicata in Canti comunisti italiani 2 , cit.). guerra 1915-18. Difficile quindi dire a quale di La canzone si riferisce alla rivolta di Ancona essi Offidani si riferisse. Per alcuni si rinvia a: del 26 giugno 1920, allorché i soldati, appoggiati Arditi! , pubblicata in Padre Reginaldo Giuliani, dalla popolazione operaia della città, si rifiuta - Gli arditi. Breve storia dei reparti d’assalto della rono di partire per l’Albania. Ma, malgrado la Terza Arnata , Milano, Fratelli Treves editori, resistenza organizzata in certi quartieri della 1919, pp. 244-45; Canto degli arditi , pubblicata città, la rivolta venne rapidamente domata. Ri - in Canti della Patria , a cura di Giuseppe Sapori, corda al proposito : «L’“avventura Clusone (Bergamo), Editore Giudici, 1941, pp. guerresca” paventata dai socialisti, era quella al - 151-152; «Su compagni in forte schiera» in A. banese, impopolare al sommo. Esercitandovi Schinelli e A. Colombo, Canzoniere del popolo una specie di protettorato, l’Italia aveva profusi italiano , Milano, Ed. Alba, 1937; «Allorché in Albania molti milioni, compiute opere impor - dalla trincea» in Canti di protesta, a cura di Emi - tanti, ma senza guadagnarsi le popolazioni e lio Jona e Sergio Liberovici. Giovinezza , pubbli - senza poter vincere l’ostilità degli Albanesi abil - cato in Il Contemporaneo , Roma, n. 32, dicem - mente “lavorati” da altre potenze. Quanto ai no - bre 1960, p. 147. Come è noto gli arditi furono stri soldati, conclusa la pace, essi consideravano costituiti dopo la rotta di Caporetto, verso la come una residenza orribile l’Albania infestata metà del 1917. dalla malaria. Giolitti stava risolvendo la crisi Anche questo canto ha conosciuto una di - ministeriale allorché si ebbero i segni premoni - screta diffusione tra i militanti, ed è stato regi - tori di una insurrezione. Non c’era che una solu - strato con una certa frequenza nelle ricerche sul zione logica, anche se a scapito del cosiddetto campo effettuate a partire dal 1962. Per esem - “prestigio nazionale”: abbandonare il protetto - pio, nel 1963 ne abbiamo registrato a Novara rato, piuttosto che affrontare i rischi e l’onta di

25 una repressione su popolazioni, le quali, met - in tali canzonieri la canzone era stata dal suo au - tendo a profitto la lezione dei “sacri diritti”, vo - tore attualizzata alla seconda guerra mondiale levano comandare in casa loro. Giolitti, nel ed era quindi necessario eliminare il riferimento discorso-programma che fece alla Camera, an - a Valona. Il testo pubblicato su Canti comunisti , nunciò la rinuncia del protettorato. Le condi - che riportiamo qui di seguito, non può comun - zioni del Paese gli imposero di far presto, que essere considerato come quello originario, ond’egli mandò a Valona un diplomatico, a trat - dato il riferimento anacronistico che si fa al «fa - tare e concertare l’evacuazione. Ma un fatto scismo» – realtà posteriore al ’20. È quindi pro - estremamente grave – sintomo della disgrega - babile che il riferimento fatto dal Rambelli al zione dell’esercito, cominciata con la spedizione «governo» non sia una variante del testo origi - su Fiume – avveniva nel frattempo ad Ancona. nario di Offidani, che non abbiamo potuto Alcuni reparti dell’11 o bersaglieri, designati a rintracciare. Qui, come in altri casi, è infatti partire per l’Albania, si ammutinarono. Al fatto estremamente difficile determinare le varianti non fu estranea la intensa propaganda che si fa - personali introdotte dagli informatori, in quanto ceva in quel momento contro il militarismo, ma non ci è noto il testo originario, né tutte le sue esso ebbe cause derivanti precipuamente dallo eventuali successive trasformazioni (sulla divul - “spirito di corpo” abilmente alimentato nel - gazione spesso clandestina dei Canti di Spartaco l’esercito. S’era infatti parlato di scioglimento si veda quanto dice l’autore in Autobiografia di del corpo dei bersaglieri, e questo aveva esaspe - Spartacus Picenus riportata qui in Appendice e rato soprattutto gli ufficiali. I soldati poi non vo - quanto viene riportato nell’introduzione a que - levano saperne di nuove avventure. La rivolta di sto fascicolo). Ancona – nella quale ci furono quattro morti e «Partono i bastimenti/ che vanno in Albania/ alla quale seguì lo sciopero generale – determinò e a bordo regna la malinconia./ Pensa ogni sol - una situazione politica estremamente tesa. Vio - datino/ a mamma sua lontana/ e una domanda lente scenate alla Camera, panico nel Paese, una vana/ rivolge all’onda: “La rivedrò?”// Fug - rifioritura della “settimana rossa”, con carattere giamo via,/ senza indugiar,/ dal suolo d’Alba - apertamente rivoltoso, nelle Marche e nell’Um - nia!/ Fuggiamo la malaria,/ il massacro, la bria. Anche in quel momento la parola d’ordine fame!/ Morte al Fascismo infame/ che in questo della Direzione del Partito fu: calma e disciplina, inferno/ ci trascinò!// Soldato proletario/ che ciò che le procurò molti biasimi nel campo ope - mamma tua lasciavi/ e schiavo andavi a trucidar raio. Così la battaglia si esauriva in Parlamento gli schiavi,/ no, non è là il nemico,/ non oltre i dove i socialisti chiedevano ed ottenevano il ri - monti e il mare!/ Lungi non lo cercare,/ il tuo fe - tiro immediato delle truppe dall’Albania» (Pie - roce tiranno è qui!// Fuggiamo via, ecc.// Sol - tro Nenni, Il Diciannovismo (1919-1922) , a cura dato proletario/ che parti per Valona/ non ti di Gioietta Dallò, Milano, Edizioni Avanti!, scordare il popolo d’Ancona/ che impose col suo 1962, p. 104 e sg.). sangue/ la tua liberazione./ Sol la rivoluzione/ ci Spartacus Picenus scrisse con ogni probabi - fa godere la libertà!// Fuggiamo via, ecc.» lità il testo della Canzone d’Albania subito dopo tali fatti, sebbene nella cit. intervista fattagli da Michele L. Straniero, avesse delle incertezze di 9. L ENIN E STALIN ricordo: «Mi pare che l’ho scritta nel 1920. Non mi ricordo se il ’20 o il ’21». Testo di Spartacus Picenus, pseudonimo di Raf - La canzone è stata pubblicata in Grande faele Mario Offidani. Canzoniere della libertà ecc. , cit.; e in Canzoniere Melodia di Mamma , ritmo allegro di Bixio- Comunista di Spartacus Picenus , cit. Essa vi ap - Cherubini, 1940. pare col titolo di Canzone d’Albania e indica - Reg. di Cesare Bermani, Cavi di Lavagna, 17 zione di melodia e d’autore. Il testo riportato in luglio 1976, inf. Agostino Vibbia (canto) e tali canzonieri, rispetto a quello pubblicato in Marco Macianti (chitarra). SPARTACUS PICENUS , Canti comunisti , cit., p. 54 A proposito di Lenin e Stalin , Agostino Vib - e sg., è privo della terza strofa, caduta in quanto bia racconta: «Prima che andassi in montagna,

26 c’era un certo Chiappara di Sestri Levante, grado segnano la fine del primo periodo della adesso è morto, che era già socialista, perché io guerra sovietico-tedesca, e l’inizio del suo se - ero già comunista dal tempo del fascio malgrado condo periodo, che vide l’espulsione degli inva - avessi quattordici anni; e un giorno del 1944 sori hitleriani dal territorio sovietico. Essi segna - m’ha chiamato e m’ha detto: “Guarda, ho rac - rono altresì un nuovo periodo nel corso della colto questo manifestino che è stato lanciato da seconda guerra mondiale. La battaglia di Stalin - un aereo”. E io me lo sono sempre portato die - grado appare dunque come una tappa fonda - tro, anche durante la guerra. E c’erano tutte mentale nello sviluppo della lotta contro l’ag - queste canzoni, che poi le cantavamo anche su gressione fascista non soltanto da parte del in formazione, ma non erano canzoni che si po - popolo sovietico e delle sue forze armate, ma di tevano cantare a squarciagola come tutte le altre. tutti i paesi della coalizione antihitleriana. La vit - Le sapevo io, perché c’era magari scritto: “que - toria riportata dall’esercito rosso sotto Stalin - sta canzone si canta sull’aria di Mamma”». grado esercitò una forte influenza sui destini del Il canto è pubblicato pure nel Grande canzo - popolo sovietico e di tutta l’umanità» (A.M. niere della libertà ecc. , cit.; e in Canti della li - Samsonov, Stalingrado. Fronte russo , Milano, bertà , Roma, Edizioni Toto Castellucci, s.d. [ma Garzanti, 1961, p. 8). 1945 ca], cit., dove figura l’indicazione: «da can - La canzone è viva testimonianza del grande tarsi sull’aria di Mamma – di Spartacus Picenus valore emotivo assunto dal mito di Stalin e dal - – dai Canti di Spartaco del 1943». La canzone è l’epopea di Stalingrado. ora anche pubblicata in SPARTACUS PICENUS , Per il duraturo attaccamento di Offidani alla Canti comunisti , cit., p. 78 e sg. figura e all’opera di Stalin si veda quanto egli Rispetto al testo pubblicato nel Grande can - dice in chiusura all’ Autobiografia di Spartacus Pi - zoniere della libertà ecc. , cit., Agostino Vibbia in - cenus , qui riportata in Appendice. La sua rea - troduce le seguenti varianti: v. 1 «Quasi un ven - zione di fronte alle rivelazioni avvenute a latere tennio è passato» invece di «Quasi un del XX Congresso del PCUS non fu certo un trentennio è passato»; v. 24 «ad aspettarla era caso isolato tra i militanti del PCI. là» invece di «ad affrontarla era là»; v. 28 «fer - Quanto alla sua affermazione che «il giorno mava il mostro la tua forza sola» invece di più doloroso fu il 10 novembre 1961, quando «schiacciava il mostro la tua forza sola»; v. 30 venne mutato al capoluogo del Volga il nome «senza la tua grande vittoria» invece di «senza la due volte eroico di Stalingrado», essa trova un tua gran vittoria»; v. 31 «ritorna indietro la sto - riscontro nel Rapporto al Comitato centrale e ria» invece di «tornava indietro la storia»; v. 32 alla Commissione centrale di controllo del PCI «di due millenni e anche più» invece di «di tre sul XXII Congresso del PCUS (Roma, 10-11 no - millenni e anche più». vembre 1961) tenuto da : «Per - Altra lezione di Lenin e Stalin è stata registra sonalmente rimango [...] perplesso di fronte alla ta da Sandro Portelli a Genazzano (Roma) il 4 decisione di cambiare il nome della città di Sta - aprile 1970. lingrado, e non per un riguardo a Stalin, ma per - La canzone venne con ogni probabilità scritta ché con quel nome milioni e milioni di uomini da Offidani dopo la battaglia di Stalingrado. hanno indicato, indicano e continuerebbero Come è noto Stalingrado fu investita nell’agosto egualmente a indicare la famosa battaglia che 1942 dalla 6 a armata germanica del generale von cambiò il corso della seconda guerra mondiale. Paulus, i cui reparti raggiunsero il 3 settembre i I compagni sovietici devono rendersi conto delle primi sobborghi della città. Ma qui la resistenza condizioni reali e della sensibilità dell’animo po - delle truppe sovietiche si fece accanitissima ed polare nei paesi capitalistici e non esigere cose impedì ogni ulteriore progresso tedesco. Dopo che non siano assolutamente necessarie» (vedi un ultimo tentativo effettuato il 19 novembre, gli PALMIRO TOGLIATTI , Avanti, verso il comunismo, invasori furono costretti alla difensiva. Poi l’Ar - liberandosi dalle scorie del passato , a cura della mata rossa iniziò la controffensiva e accerchiò le Sezione centrale di stampa e propaganda della truppe tedesche, costrette a capitolare il 30 gen - Direzione del PCI, Roma, Stabilimento Tipogra - naio. «Gli avvenimenti della battaglia di Stalin - fico GATE, s.d., p. 37).

27 10. L’ ESERCITO ROSSO VERRÀ rano Stalin/ sono al mondo legione infinita./ L’odia chi passa la vita/ degli schiavi sfruttando Testo di Spartacus Picenus, pseudonimo di il sudor./ Anche il pirata e lo sgherro/ odian Raffaele Mario Offidani. quest’Uomo di Ferro/ ma chi lavora/ l’ama e Musica de Il fox trot delle gigolettes , dall’ope - l’onora/ e grida: “Stalin verrà!”.// Può anche retta La danza delle libellule di Franz Lehàr, darsi che Baffone tarderà/ ma verrà! ma verrà!/ 1922. e dei ladri la nefanda società/ crollerà! crollerà!/ Canta Cesare Bermani accompagnato alla Sì! trionferà/ anche a Roma una più grande ci - chitarra da Ezio Cuppone (reg. di Franco Cog - viltà!/ Può anche darsi che Baffone tarderà/ ma giola, Milano, Istituto Ernesto de Martino, 27 verrà! ma verrà!» ottobre 1976). Un’altra prova di quanto a lungo – almeno in I1 testo utilizzato è tratto da Grande canzo - determinati strati del PCI – si sia perpetuata niere della libertà ecc. , cit., che dà indicazione di emotivamente la speranza messianica di attesa musica e d’autore («Spartacus Picenus»). Esso è della Liberazione per un fatto esterno – l’arrivo inoltre riportato in SPARTACUS PICENUS , Canti dell’Armata rossa – al di là della sua ormai com - comunisti , cit., p. 58 e sg., in una lezione la cui pleta non credibilità razionale. unica variante è la sostituzione del nome di Sta - lin con quello di Lenin. Il testo venne sicuramente scritto dopo l’ini - FACCIATA B zio della grande controffensiva russa del settem - bre 1943 e probabilmente nel corso del 1944 (ri - cordiamo che il canzoniere su cui L’esercito rosso 1. D A UN PAESE LONTANO LONTANO verrà è pubblicato ha un’autorizzazione prefetti - zia in data 19 ottobre 1944, ma è senza alcun Testo di anonimo. dubbio posteriore al maggio 1945), allorché Melodia di È arrivato l’ambasciatore , canzone ebbe qualche consistenza il mito dell’«ha da brillante di Arcangeli-N. Casiroli. venì Baffone», che si prolungò anche nel dopo - Reg. di Cesare Bermani, Cavi di Lavagna, 17 guerra in vasti strati popolari come rimpianto e luglio 1976, inf. Agostino Vibbia (canto) e desiderio irrealizzato. Nel Teramano Bandiera Marco Macianti (chitarra). rossa veniva allora cantata iniziando con «Avanti Canzone diffusa in più varianti nel Nord del popolo rivoluzione/ ha da venì Baffone», men - paese. tre in altra canzone di Offidani, intitolata Ce vo’ Agostino Vibbia ha ricordato che la cantava Baffone (strofe romanesche sull’aria del «Sor Ca - «dopo la guerra. Sai, quando c’era tutte quelle panna» datate 1944-1945, e riportate sul mede - scaramucce, che venivano tutti in Italia, quando simo Grande canzoniere della libertà ecc. , cit.), a è venuto Eisenhower, quando son venuti quelli un certo punto si dice: «Mo chi pe’ l’uno e chi lì. Eravamo sempre in prigione, perché o scri - pe’ l’ antro verso/ se semo tutti quanti un po’ vere sulle strade o...». abbacchiati./ Co’ tutto sto sfraggello che è suc - Tra le numerose lezioni conosciute, ricor - cesso/ nun c’è che dì, se semo assai scocciati./ diamo le cinque raccolte a Novara nel 1963 da ’Gni italiano onesto e a modo/ oggi è grasso Cesare Bermani (ma tre di esse dovute all’esecu - come un chiodo./ Mo le persone/ invocheno zione di immigrati veneti di Porto Tolle, tutti l’arrivo de Baffone». iscritti al PCI; un’altra ricordata come cantata a In I nuovi canti di Spartaco con le musiche dei Mantova da Soffiati, ex operaio che aveva allora più grandi compositori. Numero uno , Roma, Al - 40 anni ca; un’altra ancora ricordata dall’ex berto Toti editore, s.d. [ma sicuramente poste - bracciante Angelo Roccio come cantata a Mon - riore all’inizio della guerra di Corea (25 giugno ticello, paese della provincia di Novara). Altra 1950)], Offidani pubblicherà Può anche darsi lezione è stata raccolta a Milano nel 1964 dall’in - che “Baffone” tarderà (da cantarsi sull’aria del - formatrice Albertina Medici, nativa di Moglia l’ Inno dell’Unione Sovietica , musica di Alessan - (Gonzaga), che aveva fatto per molti anni la dro Alexandrov), che inizia: «Quelli che ado - mondina nel Novarese-Vercellese-Pavese e che

28 diceva di averla appresa a Modena. Un’altra le - 1921, comunista dal 1947, allora abitante a Gra - zione – la più completa tra quelle conosciute – nozzo (Novara), ricordava di aver sentito can - venne cantata da Bruno Barbiani (che ne è il tare nell’immediato secondo dopoguerra, da portatore) nella comunicazione-spettacolo del mondine che lavoravano nei pressi del paese: Gruppo di Calvatone e della Lega di Cultura di «L’Italia l’è malata/ Togliatti è un buon dottore/ Piàdena I giorni cantati , a Urbino, presso il Cir - per guarir l’Italia/ taiém la testa ai sciur». colo La Comune, il 30 gennaio 1975. Ripor - La melodia era quella della Canzone della tiamo il testo, così come è pubblicato in La Lega. Lega (vedi Avanti popolo alla riscossa. Antologia Dieci anni di attività delle Leghe di cultura e dei della canzone socialista in Italia , Milano, i dischi gruppi del Cremonese e del Mantovano , Piàdena, del sole, DS 158/60, marzo 1968; e, più fedele Lega di Cultura di Piàdena, 1976, p. 108 e sg.: all’originale, l’esecuzione compresa in Canti e «È ’rivato l’ambasciatore/ con la falce e col mar - inni socialisti 2 , Milano, i dischi del sole, DS 9, tello/ È ’rivato l’ambasciatore/ è sparito il man - 1964). Un vecchio militante socialista di Ferrara, ganello/ se uniti saremo tutti/ contro gli ampro - conosciuto a Novara come “Bartula”, era invece fittator/ siam compagni al lavor/ siamo tutti solito ripetere questa frase: «Se l’Italia l’è ma - fratel/ ora basta col manganel// Per vent’anni lada, Nenni e Togliatti l’è dutur» (testimonianza abbiamo patito/ sotto il regime di schiavitù/ se del figlio, 1963). non eri iscritto al partito/ di parlare non avevi il Per più dettagliate informazioni sulle trasfor - diritto/ soffocavano tutte le idee/ con la forza mazioni de L’Italia l’è malada dalle origini a oggi strozzava il pensier/ ma gli avventi del mese rimando alle mie note nel fascicolo accluso al d’aprile/ che ha fatto gioire tutto il mondo disco Il bosco degli alberi. Storia d’Italia dal - inter// È arrivato l’ambasciatore ecc.// Ora tutti l’unità ad oggi attraverso il giudizio delle classi dobbiam lavorare/ col piccone la penna e il mar - popolari. Rappresentazione in due tempi , a cura tel/ se vogliamo l’Italia rifare/ da questo grande di Gianni Bosio e Franco Coggiola, Milano, i di - terribile male/ Parassiti mettetevi in testa/ è fi - schi del sole, DS 307/9-310/12, novembre 1972 nito il bel tempo che fu/ e l’Italia così rinnovata/ (si vedano le note ai testi 12, 26, 33 e 40, corri - la vecchia masnata non torna mai più/ e l’Italia spondenti alle riesecuzioni di varie lezioni de così rinnovata/ la vecchia masnata non torna L’Italia l’è malada ). mai più// È ’rivato l’ambasciatore ecc.». In aggiunta mi limito a segnalare, per quel Questa lezione – come del resto quella can - che riguarda le ascendenze risorgimentali del tata dal Vibbia – risale c on ogni probabilità ai canto, anche questa strofa di un inno raccolto mesi immediatamente Posteriori alla Libera - nelle campagne toscane, risalente alla guerra del zione. 1859: «E Leopoldo gli è malato,/ Garibaldi è il suo dottore,/ Manuelle imperatore/ lo vogliamo incoronar» (vedi Il Canzoniere nazionale 1814- 2. L’I TALIA L’È MALADA TOGLIATTI L’È IL DUTUR 1870 raccolto, ordinato e illustrato da Pietro Gori , Firenze, Salani, 1883, p. 597). Questo riadattamento della nota strofetta can - tata dai contadini nel Mantovano durante il primo grande movimento proletario di massa 3. Q UATTORDICI LUGLIO ALLE UNDICI TOGLIATTI verificatosi nel nostro paese noto come “La boje!” (1882), strofetta che del resto parrebbe Testo e melodia di ignoto. aver avuto delle ascendenze già risorgimentali, ci Reg. di Franco Coggiola, Trino Vercellese, è stato cantato da una ex mondina emiliana a Vercelli, 1 dicembre 1968, inf. coro delle mon - Brescia, nel 1964. dine di Trino Vercellese (Maria Gennari, Angela Tra le numerose testimonianze sulla popola - Irico, Giacomina Millo, Franca Saettone, Ma - rità de L’Italia l’è malada nel corso del secondo riuccia Viotto). dopoguerra ci limiteremo qui a ricordare quelle Questa registrazione è stata già pubblicata reperite in cui figura il nome di Togliatti: nel nel disco Palmiro Togliatti , Milano, i dischi del 1963 Pierino Mora, ex bracciante, nato nel sole, DS 61, 1969.

29 Le informatrici indicano come autrice del canto fermo, l’altro perché pochi minuti prima aveva – che è sull’aria di Addio padre e madre addio – portato la figlia diciottenne perché colpita da un una loro compagna, ora defunta, di nome attacco acuto di appendicite. Fra le personalità Emma Savio. Tale attribuzione è tuttavia molto politiche che andavano affollando il corridoio vi dubbia, anche alla luce di un canto trasmesso da fu una gara a offrir sangue» (vedi Conversando Valeria Caparrini di Firenze a Leoncarlo Setti - con Togliatti. Note biografiche a cura di Marcella melli, e da lui pubblicato col titolo Canzone di e Maurizio Ferrara , Roma, Edizioni di cultura Togliatti come «testo di autore anonimo, su me - sociale, 1953, p. 376). Fra le centinaia di dona - lodia usata comunemente dai cantastorie to - tori di sangue furono prescelti un cuoco della scani» (vedi Canti socialisti e comunisti , a cura di Accademia per le guardie di Finanza e il frate Leoncarlo Settimelli e Laura Fatavolti, Roma, cappuccino don Angelo Perini (vedi NICOLA Savelli, 1973, p. 115 e sg.). Lo riportiamo qui di ADELFI , Indagine sull’attentato in L’espresso , seguito: «Il 14 luglio alle undici/ Togliatti uscì Roma, 3 febbraio 1957). dal parlamento/ fu colpito così a tradimento/ Sempre sull’aria di Addio padre e madre addio gravemente ferito restò// Dal senato Rita Mon - – o su analoghi moduli da cantastorie – si cono - tagnana/ accorreva vicino al marito/ all’ospedale sce anche un’altra canzone sull’attentato a To - dissanguato e sfinito/ con la morte lui stava a gliatti, dovuta a Marino Piazza. Pubblicata su lottar// L’onorevole professor Valdoni/ gran chi - foglio volante ( Il criminale attentato al tenace di - rurgo di fama mondiale/ per salvare Togliatti dal fensore del popolo lavoratore , Tip. Moderna, Via male/ procedeva all’operazion// Per salvare To - Canonica 1), si può ora leggere nell’inserto al gliatti dal male/ centinaia di donatori di sangue/ disco Palmiro Togliatti , cit.; inoltre una lezione nel corridoio un infermiere all’istante/ si fa di tale canzone si può ascoltare nel disco L’Or - avanti e poi dice così// “Io sono un democri - dine Nuovo. Antologia della canzone comunista stiano/ ma dono volentieri il mio sangue/ per italiana , Milano, i dischi del sole, DS 161/63, Togliatti che soffre e che langue/ perché merita marzo 1968 (si vedano le mie note al testo nel fa - poterlo salvar”// Non appena si è spanta la scicolo accluso). voce/ dell’infame e vile attentato/ tutto il popolo Le prime tre strofe del canto raccolto a Trino in piedi è scattato/ e il suo sdegno ha fatto sen - Vercellese hanno qualche labile analogia con la tir// Finalmente è il ventidue luglio/ otto giorni I, V e VI strofa della composizione di Marino già sono passati/ si alza dal letto Togliatti/ redi - Piazza, assumendo poi uno sviluppo assoluta - vivo chiamare si può// Interrogato dal procura - mente autonomo. tore/ rispondendo alle sue domanda/ e parlando del reo Pallante/ non nutriva né odio e rancor». Come si può vedere, le prime cinque strofe di 4. S IAM NOI QUELLA FORZA SANA DELL ’INDOMAN questo canto – al di là di varianti, peraltro signi - ficative – presentano concordanze indiscutibili Testo di Idilio Bolognini, melodia de La Paloma , con le cinque strofe di cui è composta la can - canzone spagnola di Sebastiàn de Yradier zone cantata dalle mondine di Trino Vercellese. (1809-1865). Noteremo inoltre come nella versione cantata Reg. di Isabella Dignatici Selmi e Bruno An - dalle mondine di Trino Vercellese si attribuisca dreoli, Rovereto sulla Secchia (Novi di Mo - l’operazione a Cesare Frugoni. In realtà l’opera - dena), 26 luglio 1974, Tenuta Cassina, inf. zione venne effettuata da Piero Valdoni, mentre Imelde ex mondina della Cooperativa Agricola Cesare Frugoni – chiamato a consulto da Val - di Rovereto. doni stesso – prestò a Togliatti l’assistenza me - Il 21 maggio 1974 a Ramiseto – racconta il dica nei giorni successivi all’intervento. Il rap - Gruppo di drammaturgia 2 dell’Università di porto tra canto e cronaca è puntuale e, per Bologna – «ci fermiamo [...] al primo bar del esempio, noteremo come Valdoni, in un’intervi - paese in alto dove sono raccolte parecchie per - sta al settimanale Sud , dichiarò che «non manca - sone. C’è anche un operaio dei telefoni, Idilio rono datori di sangue, primi fra tutti due che si Bolognini, che [...] canta questa canzone sul - trovavano nel reparto, l’uno per visitare un in - l’aria della Paloma . Dice di averla scritta lui:

30 “Siam noi quella parte sana degli italiani/ siam tue mani.// Partigiano sei tu/ che hai difeso noi che vogliamo la pace per l’indoman/ per noi l’onore/ nel tuo cuore c’è un nido d’amore/ che la speranza brilla sull’avvenir/ perché l’è già attende solo te». troppo lungo questo soffrir.// Siam stati parti - giani contro i fascisti/ una parte internati contro i nazisti/ hanno versato sangue molti compagni/ 5. I GNORANTI SENZA SCUOLE ma non per dar l’Italia agli americani//”. “Am vin al nervòs”, grida tra gli applausi. Poi conti - Parole e musica di Pietro Besate. nua: “O colomba che sei/ della pace il vessillo/ Reg. di Gianni Bosio e Franco Coggiola, ti vogliamo con noi per nostro idillio/ verso la li - Trino Vercellese, Vercelli, 17 settembre 1968, bertà.// Ma se un giorno verrà/ cambieremo go - inf. il coro di mondine di Trino Vercellese verno/ e vivremo in amore fraterno/ con pace e (Maria Gennari, Angela Irico, Giacomina Millo, libertà.// Quel dì che d’aprile tutti andammo a Franca Saettone, Mariuccia Viotto). votar,/” – il 18 aprile, sottolinea – “quel dì siamo Scritta da Pietro Besate, n. nel 1920 a Borgo - stati in molti pronti a sbagliar/ fu allor che la vercelli, allorché era all’inizio degli anni Cin - pace stava in nostre man/” – “No chel man quanta, responsabile della Federbraccianti pro - spòrch, chi”, intercala Idilio, mostrando le mani vinciale di Vercelli. Il Besate, che è poi diventato – “fu allor che ce l’han rubata i democristian// segretario della Camera del Lavoro e in seguito Hanno promesso pace lavoro e pane/ e invece della Federazione del PCI di Vercelli, la scrisse han dato insulti e galera e fame./ O colomba che in occasione di un convegno del settimanale Noi sei della pace il vessillo/ ti vogliamo con noi per donne . Per ulteriori notizie sul canto e su Pietro nostro idillio/ verso la libertà./ Pace per tutti!”. Besate vedi la conversazione con lui a Vercelli, Idilio è di Succiso, 21 km da Ramiseto [...]» (da nella casa del Partito, il 24 ottobre 1965, ripor - GRUPPO DI DRAMMATURGIA 2 DELL ’U NIVERSITÀ tata per ampli stralci nel fascicolo allegato al DI BOLOGNA , Il gorilla quadrumano , Milano, Fel - disco L’Ordine Nuovo ecc. , cit. trinelli, 1974, p. 60 e sg.). La canzone, che non sappiamo con quanta veridicità il Bolognini si attribuisce, venne can - 6. M IRA LA RONDONDELLA tata dal 1948 al 1962 a Garbagna e a San Pietro Mosezzo, nel Novarese, soprattutto da risaiole Testo di Silvano Spinetti, detto “Cicala”, sulla provenienti dal Modenese (da una reg. di Ce - melodia di un girotondo per bambini. sare Bermani, Milano, 1964, inf. Albertina Me - Reg. di Sandro Portelli, Genzano (Roma), 9 dici, che conosceva la canzone – nota anche marzo 1970, inf. Silvano Spinetti (n. 1928; come La colomba della pace – e ne ha cantato tre canto), Alberto Scipioni (n. 1913; violino), No - strofe con ritornello, peraltro piuttosto sfatte). vatore Bernardi (n. 1915; chitarra), Goffredo Un’altra lezione frammentaria (equivalente – e Pesoli (n. 1927;banjo). sia pure con varianti – ai primi cinque versi Questo canto fu composto da Spinetti nel della lezione data in questo disco) è stata regi - 1949 omogeneizzando e organizzando con ma - strata da Sergio Liberovici a Ronsecco, Vercelli, teriale nuovo una serie di strofette già vaganti il 14 febbraio 1960. nella tradizione. In questa esecuzione del 1970 La canzone è stata probabilmente scritta non mancano le attualizzazioni: tutta la strofa nella seconda metà del 1948, forse dopo l’atten - sette, nella strofa dieci il nome di Longo al posto tato a Togliatti (14 luglio 1948). di quello di Togliatti, nell’ultima «pe’ riempicce Ricorderemo come esistesse tra le formazioni le budelle/ ce vò Longo e Berlinguer» al posto garibaldine operanti nella zona di Massa e Car - di «pe’ magna’ ce vonno i piatti/ ce vo’ Nenni rara un’altra canzone sull’aria de La Paloma . con Togliatti» (per queste osservazioni si con - Eccone un frammento, da me registrato nel fronti col testo pubblicato in SANDRO PORTELLI , 1964 a Novara, nel Circolo “Riscatto Proleta - Sempre si canta pure sul quartiere. La lotta delle rio”, da informatore anonimo: «Sì un fascista tecnedile in il nuovo Canzoniere italiano , Milano, vile morrà domani/ accoppali tutti quanti con le Edizioni Bella Ciao, III serie, n. 2, dicembre

31 1975, p. 62 e sg., dove si riporta tra l’altro un’al - Esecutore anonimo (contadino poi emigrato in tra lezione romana di Mira la rondondella ). Germania), con accompagnamento di chitarra e Sulla figura di Silvano Spinetti, comunista, cupa-cupa. autore di varie canzoni, morto ne 1974, si veda L’autore delle parole è un militante comuni - SANDRO PORTELLI , «La storia, non lo vedi, mar - sta, allora addetto a una casa cantonale presso cia verso la libertà» , qui riportato in Appendice. Matera. Per quel che concerne i personaggi citati nella La registrazione fa parte di una raccolta di re - canzone, diamo qualche breve cenno biografico gistrazioni dovuta al giornalista Angelo Matac - di coloro che sono scomparsi da tempo dalla chiera e dedicata alle numerose canzoni elettorali scena politica: (Tortona, 1887 materane sorte in occasione delle varie consulta - – Roma, 1958), esponente di primo piano del zioni elettorali del dopoguerra sino al 1963. Partito Socialista Democratico Italiano, era mi - Questa Matinata , scritta in occasione delle nistro dei lavori pubblici nel secondo governo elezioni amministrative del 25 maggio 1952, è De Gasperi; Ernest Bevin (Winsford, 1881 – stata forse usata anche in campagne elettorali Londra, 1951), esponente del Labour Party, fu successive. Ciò almeno farebbe pensare l’ac - ministro degli esteri inglese dal 1945. Si adoperò cenno al «ministro Colombo», per la prima per rafforzare i legami angloamericani e, mal - volta ministro (Industria e Commercio) nel terzo grado il rifiuto di partecipare al processo di uni - gabinetto Fanfani del 1960. ficazione economica dell’Europa, firmò il trat - La “matinata” è un canto carnascialesco di tato di Bruxelles (1948) e il Patto Atlantico uso contadino che si “portava” dopo la mezza - (1949); Harry S. Truman (Lamar, 1884-1972), fu notte. Dei giovani si riunivano e si recavano da - presidente degli Stati Uniti dalla morte di Roo - vanti alla porta di una casa dove sapevano che sevelt (12 aprile 1945). Teorizzò la “dottrina Tru - era stato ucciso il maiale. Si avvicinavano in si - man” che, con la pretesa di contenere l’espansio - lenzio, consuetamente con basso tuba, fisarmo - nismo sovietico, fu – soprattutto attraverso il nica, tamburo, cupa-cupa. Di solito la casa pre - Piano Marshall (giugno 1947) – lo strumento scelta era quella di uno di condizione più elevata ideologico che avallò la penetrazione statuni - nella scala sociale, ma tuttavia ancora partecipe tense in Europa. Fu l’uomo della guerra fredda: del costume popolare (fattore, massaro, capo dei tra i principali artefici della NATO (aprile 1949), pastori, ecc.). Dopo avere bussato e ottenuta la il preteso sistema di difesa atlantica compren - risposta («Chi è?»), attaccava a suonare per dente l’Europa occidentale, decise l’intervento primo il basso tuba e poi si facevano le lodi dei delle forze americane in Corea (giugno 1950); padroni di casa, cominciando dal capo famiglia “Baffone” è naturalmente Giuseppe Stalin. e proseguendo con la moglie e i figli. Allora la Nel 1949 Giulio Andreotti era Sottosegreta - famiglia apriva e offriva salsiccia e vino, mentre rio alla presidenza del Consiglio, mentre Amin - i giovani ballavano (per ulteriori notizie si veda tore Fanfani era ministro del Lavoro e della Pre - Conversazione a proposito della “Matinata” con videnza Sociale. Mariano Rumor fu invece per la alcuni emigrati di Matera. Novara, casa Ricciardi, prima volta vicesegretario organizzativo della domenica 24/3/68. Ore 18 , pubblicata nel fasci - DC a partire dal 1950, sottosegretario all’Agri - colo allegato a Antologia della canzone comuni - coltura e Foreste nel 1951, e per la prima volta sta italiana. L’Ordine Nuovo , Milano, i dischi del ministro (Agricoltura e Foreste) nel II ministero sole, DS 161/63). Segni del 1959. È quindi probabile che anche Questo genere di matinata politica si portava quest’ultimo nome sia stato introdotto nel testo in giro per i sassi di Matera durante le campagne in epoca posteriore al 1949. elettorali, prima dello spopolamento, quando – verso la metà degli anni Sessanta – con legge spe - ciale le grotte e le caverne furono murate e i loro 7. M ATINATA abitanti trovarono alloggio in nuove borgate. Altri canti di Giuseppe Miriello, appartenenti Parole di Giuseppe Miriello, musica di anonimo. allo stesso gruppo di registrazioni effettuate da Reg. di Angelo Matacchiera, Matera, 1963. Angelo Matacchiera, sono stati pubblicati ne i

32 dischi del sole: E lu menestre Colombe (I canti pana per i democristiani.// Ma suonò la cam - del lavoro 4 , DS 37); E lu menestre Colombe è pana d’allarme/ perché deve vincere il co - venute da Rome (L’Ordine Nuovo , cit., DS mune.// Attento che il suono della campana ti 161/63); Da molti tempi stavo ditridanna (L’Or - fischia nel cervello/ perché viene lo stemma di dine Nuovo , cit. DS 161 /63): è anche questa falce e martello.// Dentro al cervello e dentro al una “matinata”, riferentesi alla consultazione cuore/ va piangendo perché sono guai per i de - elettorale nazionale del 28 aprile 1963, cantata mocristiani.// Che gentaglia la Democrazia/ rie - dal medesimo contadino che canta anche il scono a sporcare persino dentro la fontana.// brano qui pubblicato. Quando si avvicina il giorno delle votazioni/ si Traduzione: «La democrazia? Chi è?/ Ora sono rubate tutte le case.// Vota me che intanto sono venuto ora sono arrivato/ che già la mia ti sto fregando/ con il pacco che hanno mandato voce la conoscete.// E il venticinque di maggio gli americani.// Quando la votazione si avvicina/ che dobbiamo andare a votare/ il venticinque di danno un altro pacco di formaggini.// Per fre - maggio che dobbiamo andare a votare/ non date gare l’anima dei poveretti/ danno un altro pacco il voto ai democristiani!// La Democrazia dice di maccheroni.// I maccheroni li dobbiamo “se mi votate/ mi dovete vedere al Comune”.// prendere lo stesso/ la Democrazia dobbiamo Al Comune abbiamo per chi votare/ la Demo - prenderla per fame.// La votasse chi ha la pelle crazia la dobbiamo sotterrare.// Il ministro Co - bianca/ diamo la buonasera a tutti quanti». lombo ordina ai sacrestani/ che suonino la cam -

33 AUTOBIOGRAFIA DI SPARTACUS PICENUS

Nacqui nel 1890 a S. Elpidio a Mare, in provin - Le poche ore libere (e cioè quelle pomeridiane cia di Ascoli Piceno. Data la povertà in cui ver - dei giorni festivi, nei quali ero costretto a lavo - sava mia madre, rimasta vedova prima che io ve - rare fino alle quattordici) le dedicavo, oltre che dessi la luce, la mia infanzia fu dura e senza sole. alla lettura, alla creazione di racconti di avven - Quando avevo appena tre anni, la necessità ci ture che inviavo ai vari periodici di viaggi, allora costrinse a trasferirci a Roma, dove poi ho quasi molto in voga, diretti da Salgari, Motta e Quat - sempre vissuto. Non ho mai amato questa città, trini, che venivano favorevolmente accolti per così attraente per gli eroi della “dolce vita” e poi apparire, illustrati da noti disegnatori, nelle tanto inospitale per la povera gente. prime pagine. Quei direttori, risiedenti nel nord, La miseria costrinse mia madre a farmi rico - non immaginavano certamente che l’autore di verare nell’età più tenera in un noto “Protetto - quegli scritti avesse appena 14 anni... Uno di rato” per l’infanzia, situato nel quartiere No - quei racconti ( La pagoda dei settecento geni ) mentano, dove le avevano assicurato che mi venne anche riprodotto in quegli stessi volumi sarei trovato molto bene, ma del quale, dopo che contenevano romanzi di Giulio Verne e di sessant’anni, serbo ancora i più sinistri ricordi. Emilio Salgari. Naturalmente non ricevevo com - Avevo otto anni quando, essendo venuto a pensi di sorta... mancare il filantropo che pagava la retta (a La dura lotta per l’esistenza mi costrinse pre - quell’epoca ce n’erano ancora), mia madre, più sto ad interrompere definitivamente quella mia povera ed infelice che mai, mi riprese con sé e a attività letteraria, e rimasto orfano anche della costo di incredibili sacrifici riuscì a mantenermi povera mamma, tirai avanti alla bell’e meglio, la - a scuola fino alla quinta elementare. Dopo di vorando come commesso del lotto e in modeste che, la necessità e l’irrequietezza mi costrinsero rappresentanze commerciali fino al 1915 ai più svariati lavori, dall’apprendista tipografo quando, soldato, fui mobilitato per la guerra. al commesso di cartoleria; dal fattorino di avvo - Avendo sinceramente creduto che quella del cato al copista di banco lotto, dal giornalaio al li - 1914-18 fosse una guerra combattuta per la li - braio ambulante ed infine, fatto più adulto, al bertà dei popoli e per distruggere il militarismo viaggiatore di commercio. prussiano che l’aveva scatenata, la delusione su - Fin dai primi anni nutrivo una immensa pas - bita in seguito all’«inutile strage» mi rivelò che sione, quella della lettura, e poiché vi fu un pe - soltanto il Socialismo è capace di assicurare, in - riodo in cui, pur lavorando, disponevo per pran - sieme alla pace, la risoluzione degli acuti pro - zare di soli dieci centesimi, appena sufficienti blemi sociali, e fin dalla primavera del 1917 sa - per pagare un piatto di minestra in una cucina lutai con entusiasmo appassionato la lotta dei popolare, preferivo acquistare con quei due bolscevichi in Russia, ed il grande Lenin divenne soldi la dispensa di un romanzo d’avventure, di subito il mio maestro ammiratissimo ed adorato. modo che il possedere un’opera di Emilio Sal - Mi iscrissi così, all’inizio del 1919, al PSI dove gari significava per me saltare per ventidue trovai tanti cari e indimenticabili compagni, per giorni il pasto del mezzodì. passare poi al Partito comunista quando, due

34 anni dopo, questi venne fondato al Congresso di Il titolo generale di «Canti di Spartaco» si ispi - Livorno. rava, come si comprenderà facilmente, al celebre I miei primi versi sociali risalgono al 1914, ma gladiatore ribelle e rendeva contemporanea - sul finire del 1918, trovandomi degente in un mente omaggio ai non meno eroici fondatori del ospedale per una grave infermità contratta in «Gruppo Spartaco» in Germania, Carlo Liebk - guerra, ad un bravo sanitario nazionalista che necht e Rosa Luxemburg, assassinati dai fascisti. non si stancava mai di canticchiarmi La leggenda Difatti nel frontespizio delle prime edizioni del Piave allora molto in voga, mi venne l’idea di clandestine dei miei canti riprodussi un brano rispondere con delle strofe cantate sulla stessa dell’ultimo articolo che Liebknecht scrisse poco aria, nelle quali contrapponevo al Piave la Neva, prima di venire ucciso: gloriosa culla della rivoluzione. Il malato mio vi - «Spartaco significa fuoco e spirito, significa cino di letto, un bravo operaio torinese, che anima e cuore, volontà e azione della Rivolu - l’aveva ascoltata con entusiasmo, volle trascri - zione del proletariato. vere di suo pugno le parole della Leggenda della Spartaco significa tutte le miserie e la brama Neva (che dovevano inaugurare la lunghissima di felicità, tutta la volontà di lotta dello schiavo serie dei miei Canti di Spartaco ) e questa can - che vuole spezzare le sue catene. Spartaco signi - zone egli la fece sollecitamente stampare per suo fica rivoluzione mondiale». conto in un foglio volante a Torino dove ot - Durante la prima guerra mondiale e negli tenne, malgrado i madornali strafalcioni della anni che seguirono, i dirigenti del Partito socia - trascrizione, un successo veramente strepitoso, lista erano compagni modesti, cordiali e alla diffondendosi immediatamente fin nei più sper - buona, e amavano il contatto coi compagni di duti villaggi d’Italia, dove veniva intonata nei base e coi simpatizzanti che si recavano ininter - cortei, anche con accompagnamenti di banda. rottamente negli uffici della direzione, situati in Incoraggiato da tale accoglienza feci seguire alla via del Seminario a Roma. Quegli uffici avevano Neva nuovi Canti di Spartaco , tutti sulle arie di le porte letteralmente spalancate a tutti, con un canzoni allora in voga: Viva Lenin! , Capinera , La candore forse eccessivo. Nessuno di quei diri - Guardia rossa , Sventola bandiera rossa , Bolscevi - genti si dava arie di super-intellettuale, né faceva smo , Canzone d’Albania e tante altre che incon - fare anticamera di 12 ore, come oggi qualche ex trarono eguale fortuna. Gli stessi capi del PSI ne cantore del duce. erano entusiasti. Così Luigi Polano ed Edoardo Lazzari, Vella, D’Amato, Marchionne, Gen - D’Onofrio, rispettivamente direttore e ammini - nari, Bordiga, Bacci, Serrati, Guarino, gli stessi stratore di Avanguardia , organo ufficiale della riformisti ed i giovani D’Onofrio e Polano can - Gioventù Socialista Italiana, decisero di riem - tavano volentieri, anche durante il lavoro, i miei pire l’intera prima pagina del numero speciale Canti di Spartaco . Nicola Bombacci fece più del Primo Maggio 1919 con le mie canzoni rivo - tardi una brutta fine, ma non mi pare questo un luzionarie più popolari. Sarebbe stata quella la motivo per nascondere che, finché non passò al prima edizione non clandestina dei Canti di fascismo, egli si dimostrò con me sempre com - Spartaco se la censura non avesse invece provve - prensivo ed affettuoso. L’indimenticabile avvo - duto a far uscire quella pagina completamente cato Mario Trozzi, deputato socialista, si assunse in bianco, costringendo così anche le mie can - l’incarico di difendermi senza compenso al mio zoni successive ad uscire in foglietti volanti clan - primo processo e il non meno caro avvocato Al - destini, eccetto qualche riproduzione apparsa su bino Ciccotti mi assisté, anch’egli gratuitamente, piccoli periodici socialisti di provincia, che po - in quelli successivi. terono sfuggire alle forbici della censura. Contri - Fu proprio nell’autunno del 1919 che, fra i buì notevolmente alla diffusione dei Canti di primi in Roma, ebbi l’onore di assaporare la dol - Spartaco l’indimenticabile compagno Voghera, cezza del manganello. Mi trovavo una sera a segretario amministrativo del PSI che si incari - piazza Colonna coi compagni Lemmi, D’Amato, cava di distribuire i volantini delle canzoni da Mingrino e la moglie di quest’ultimo, quando me affidategli alle varie sezioni del Partito, per - fummo improvvisamente assaliti alle spalle da ché ne moltiplicassero le ristampe. un foltissimo stuolo di fascisti armati. I miei

35 compagni, e specialmente Mingrino, ex ufficiale e le difficoltà per diffondere tal genere di can - degli Arditi in guerra e futuro Capo degli Arditi zoni fossero enormente aumentate. del Popolo, si difesero gagliardamente, mentre Dal 1919 al 1944 i Canti di Spartaco oltre che io, inerme e preso alla sprovvista, venni brutal - nei consueti volantini apparvero anche in fasci - mente sopraffatto, ritrovandomi poco dopo coli a grande tiratura che, date le circostanze, all’Ospedale di San Giacomo con la testa rotta e non potevano costituire certo modelli di arte un occhio in pericolo. editoriale. All’inizio del 1920 mi trovavo a Torino e quei Sotto l’occupazione tedesca acquistarono po - compagni annunciarono sull’ Avanti! e con ma - polarità, anche fra la Resistenza, Cuori comuni - nifesti murali che sul palcoscenico del teatro sti , Il cafone sanguinario , Compagno partigiano e della Casa del Popolo, situato allora in corso Le Fosse Ardeatine . La vecchia Guardia rossa , Siccardi, Spartacus Picenus avrebbe intonato le dopo essere stata adottata quale Inno ufficiale sue canzoni in una festa a beneficio dei Mutilati del Partito Comunista d’Italia (Sezione dell’In - della Lega Proletaria. ternazionale Comunista), divenne, con Fischia il Non potevo rifiutarmi, sebbene fossi un can - vento (di altro autore), l’inno più popolare dei tante veramente degno di pomodori marci. La partigiani. vasta sala era gremita ed i compagni piemontesi Ma i miei inni e canzoni migliori, sebbene mi fecero un’accoglienza entusiastica e commo - meno popolari in Italia data la scarsa conoscenza vente. Si reclama a gran voce il bis della Neva e dei motivi (spietatamente boicottati dalla RAI Viva Lenin! TV e da cantanti venali e ignoranti) sono quelli Lo stesso Gramsci, che non conoscevo an - adattati sulle arie sovietiche. Le canzoni russe di cora, venne ad abbracciarmi. Anche gli anar - Aleksandrov padre e figlio, di Blanter, Mou - chici e i redattori della quotidiana Umanità kroussov, Pokrass, Kaz, Dunajevsky, e soprat - Nova mi vollero molto bene. Rammento il loro tutto quelle di Soloviev-Sedoi, sono le più belle, pellegrinaggio affettuoso al mio capezzale, quan - le più suggestive, le più marziali del mondo, poi - d’ero degente al Policlinico. A Roma come a Fi - ché raggiungono, talvolta anche superandole, le renze e a Bologna, a Milano come a Torino alte vette di Borodin e di Mussorgsky. gruppi di giovani entusiasti si incaricavano di Per quanto appaia paradossale, la Radio del cantare in coro le mie canzoni, per popolariz - regime fascista (EIAR) fu, sotto taluni aspetti, zarle, e le distribuivano ai passanti, le affigge - meno volgare e settaria dell’odierna RAI. Difatti vano sui muri. il suo organo ufficiale, il Radiocorriere , ai tempi I primi Canti di Spartaco vennero intonati dai di Mussolini e fino a quando questi entrò in rappresentanti socialisti italiani al Primo Con - guerra, soleva pubblicare regolarmente i pro - gresso dell’Internazionale Comunista, svoltosi grammi di Radio Mosca e di altre stazioni del - nel 1919 a Mosca alla presenza del compagno l’URSS, mentre oggi lo stesso periodico conti - Lenin il quale, a quanto mi venne assicurato, li nua caparbiamente ad ignorarli, ad onta degli apprezzò. Difatti vari di essi vengono tutt’ora accordi per gli scambi culturali. Senza dover ri - trasmessi in lingua italiana da Radio Mosca, correre a ricerche segrete, appresi dunque dal dopo che l’intera raccolta è stata tradotta in Radiocorriere che ogni sera alle 23.55 il Krem - russo ed in altre lingue. lino faceva udire le sue campane, seguite a mez - Naturalmente tali canzoni sono state sempre zanotte precisa da L’Internazionale . Figurarsi accanitamente avversate dalla stampa borghese, con quale entusiasmo ne approfittai! L’Interna - dai fascisti e, fino alla caduta del fascismo, dalla zionale , pur restando sempre in voga, fu poi so - polizia. La prima giunse a calunniarmi dipingen - stituita, nel corso della guerra, dal nuovo Inno domi come un avventuriero ed i fascisti a darmi dell’Unione Sovietica del grande Alessandro la caccia. Questi ultimi vennero ad aggredirmi in Aleksandrov, autore di centinaia di altri bellis - ospedali di varie città dove giacevo per le infer - simi inni e canzoni di massa, nonché fondatore mità contratte in guerra. Ma io non deposi la e direttore del coro dell’Esercito Rosso. L’ Inno penna neanche nei periodi più crudeli della do - dell’Unione Sovietica mi fece grandissima im - minazione fascista, sebbene fossi privo di mezzi pressione e per riascoltarlo e impararlo a memo -

36 ria dovetti trascorrere varie notti insonni per mi procurava anche molta felicità, dato che la captare le trasmissioni destinate all’America. fede smuove le montagne. Nacque così Salve, Unione Sovietica! Oh, se avessi anch’io a disposizione la RAI e Seguirono poi, sempre su stupende arie dello la TV, come oggi l’hanno tanti insigni analfabeti! stesso Aleksandrov, gli inni La sacra bandiera di Dopo la liberazione di Roma la pubblica - Lenin , Viva Stalin! , Brindisi alla classe operaia , zione dei miei canti venne finalmente autoriz - Cantata a Stalin , Quel dì verrà! e La gloria di zata, sebbene non mi venisse risparmiato qual - Lenin e Stalin , che sono, musicalmente, quanto che processo penale. Editori di terz’ordine ne di più epico sia stato creato. stamparono centinaia di migliaia di copie, fa - La direzione del coro dell’Esercito Rosso fu cendo delle ottime speculazioni. Dato che certe assunta, dopo la morte di Alessandro Aleksan - cose non si scrivono per lucro, io non ho mai ri - drov, da suo figlio Boris, anche egli fecondo chiesto la protezione della Società degli Autori, compositore, la cui travolgente canzone-marcia alla quale del resto non mi sono mai iscritto. Evviva la nostra grande potenza! diede anche a Se dal 1944 non ho avuto noie dalla Polizia, lui la meritata fama. (è su tale marcia che io la diffusione dei Canti di Spartaco è stata ostaco - scrissi L’Avanguardia del Popolo ). lata, in Italia, proprio da coloro che avrebbero il Il coro dell’Esercito Rosso visitò anche Lon - dovere e l’interesse di favorirla. Ma a questo dra, New York e Parigi, riscuotendo ovunque proposito il discorso sarebbe troppo lungo e pe - successo enorme. Sulle rive della Senna il primo noso. Vari sedicenti «intellettuali progressisti», ad applaudirlo fu lo Stato Maggiore francese al provenienti dal fascismo, aborrono tutto ciò che completo. Questa casta di idee conservatrici, ma è genuinamente popolare, mentre si sdilinquono di cultura raffinata, rendeva il dovuto omaggio per i versi astrusi e le volgari canzonette oggi in all’Arte con l’A maiuscola, non importa se ema - voga, e mi hanno sempre amato come il fumo nazione di un regime avversato... In Occidente negli occhi. Inoltre, mentre nell’Unione Sovie - furono naturalmente Hitler, Franco, Salazar, tica Lenin, Stalin e Krusciov (per citare i capi Adenauer, Mussolini e i vari governi italiani, a maggiori) hanno sempre intonato con entusia - dare un implacabile ostracismo a quel Coro me - smo i loro stupendi inni dinanzi ai compagni di raviglioso. tutto il mondo e all’intero corpo diplomatico, i Assiduo ascoltatore di Radio Mosca “sco - dirigenti del PCI rifuggono da manifestazioni privo” sempre nuove canzoni l’una più sugge - del genere, quasi temendo che queste possano stiva dell’altra, e così aumentavano spontanea - diminuire il loro prestigio di gente seria. Eppure mente anche I Canti di Spartaco . Ma per fra costoro ve n’è più di uno che, nel periodo ottenere il sincronismo esatto, occorrevano le eroico del Comunismo italiano, si risovveniva note musicali e per me, che non so leggere la volentieri di quei canti per intonarli, a fronte alta musica, anche i dischi grammofonici. A guerra e con fermo cuore, nel fondo delle galere fasci - finita potevo richiedere le une e gli altri alla Me - ste, nelle trincee di Spagna e fra gli eroi della no - zhdunarodnaja Kniga di Mosca. Trattandosi di stra Resistenza... una regolare operazione commerciale questa mi Devo però riconoscere, manifestando ad essi spediva tutto, ma prima di consegnarmi i dischi la mia gratitudine, che vari autorevoli compagni, la dogana italiana mi costringeva a peregrinare tra i quali D’Onofrio, Sereni, Robotti, Enzo San - per anni ai quattro punti cardinali, facendomi tarelli, Longo e lo stesso Togliatti, non mi hanno dei dispetti diabolici che descrissi su Il Paese in negato talvolta il loro appoggio, pure non riu - un articolo intitolato Grave delitto in Italia scendo a spuntarla sull’ostilità accanita degli ex amare la musica russa: l’incredibile odissea di un cantori di Mussolini. Non è quindi da stupire se, cittadino . in seguito a questo ostracismo sprezzante per la Una volta in possesso dei dischi ed apprese le canzone sociale, si verifica oggi in Italia il mo - arie, io creavo facilmente le parole italiane che struoso fenomeno di parolieri, “compositori” e poi, con l’aiuto di un pianista fidato, trascrivevo cantanti da strapazzo che raccolgono allori e mi - insieme alla musica, sul pentagramma. Tutto liardi da banalissime canzonette che sono l’asso - questo richiedeva fatiche, pazienza e denaro, ma luta negazione dell’arte e del buon senso.

37 E radio e televisione gli tengono volentieri cor - È ovvio che i canti sociali non hanno mai potuto done, per contribuire al progressivo imbestiali - disporre, in occidente, di teatri e schermi, di mento (all’americana) del popolo italiano. radio e televisione, e, meno ancora, di composi - Le degenerazioni altrui, pur riempendomi di tori proclivi a musicarli. Pierre Degeyter con amarezza, non hanno però arrestata la mia atti - L’Internazionale e Amintore Galli con l’ Inno dei vità e così, per essere aggiornato, appena avuta lavoratori fanno parte delle eccezioni. D’al - notizia del volo del primo Sputnik dedicai ad tronde coloro che oggi usurpano il titolo di esso la canzone Il razzo sulla Luna alla quale compositore mancano totalmente della genuina seguì, tra l’altro, su musica di Vassili Soloviev- ispirazione che, appena una generazione fa, di - Sedoi, La dolce vita . (Anche queste due canzoni, stinse Mario, Rulli, Bixio, Padilla e Ruccione, e ben riuscite, perfettamente fedeli alla verità dei si preoccupano soltanto di accumular milioni fatti ed alla linea politica del Partito, furono ce - senza il minimo sforzo creativo. stinate da l’Unita per ostilità verso la persona Privo della collaborazione del musicista e do - dell’autore). vendo lavorare spesso clandestinamente, il poeta Poiché qualcuno supporrà che anche io abbia ribelle è quindi costretto a ricorrere alle arie di raccolto buoni frutti dal mio lavoro di mezzo se - canzoni preesistenti, non danneggiandone però colo, confesserò che dalla intera mia produ - affatto gli autori, dei quali contribuisce ad arro - zione, che supera le cento canzoni e migliaia di tondare i proventi (difatti quando si eseguiva La epigrammi e stornelli satirici, non ho mai rica - leggenda della Neva i diritti di autore andavano vato utili di sorta. Nemmeno per la mia collabo - assegnati alla Leggenda del Piave ). Così il poeta razione ai quotidiani l’Unità e Il Paese (che ha non percepisce nulla e ci rimette spesso del pro - pubblicato per circa un decennio i miei versi sa - prio, non soltanto finanziariamente. Si aggiunga tirici), dalla direzione del PCI che nel 1954 pub - ch’egli rende spesso, coi suoi versi, quelle arie blicò il mio Canzoniere comunista in un elegante più vitali: chi rammenterebbe infatti i motivi volumetto, e così dagli editori e dalle radio stra - della Bella campagnola se Pietro Gori non li niere, ho mai ricevuto una sola lira. Vi è stata avesse adottati per i suoi Stornelli d’esilio ? una sola eccezione: una importante casa musi - Una dozzina di anni fa Mikhail Rogov, gentile cale milanese ha pubblicato la mia Guardia addetto culturale presso l’Ambasciata Sovietica Rossa anche in dischi. Questa casa, che com - in Italia, mi invitò a recarmi nel suo paese, di cui pensa con milioni canzonettucole che non val - sarei stato ospite gradito per un mese, esortan - gono assolutamente nulla, a me ha versato per domi a provvedermi sollecitamente del passa - diritti di stampa e fonomeccanici, in dieci anni, porto necessario. Ma essendo allora pendente a complessivamente quattromila lire, a saldo. mio carico un procedimento penale per una can - Ma per ottenere queste quattromila lire, ne zone satirica da me scritta contro Kravcenko, ho dovute spendere ventimila per un avvocato autore del noto volume Ho scelto la libertà , il ed esibire documenti della direzione del PCI at - passaporto non poteva essermi concesso e fui testanti la mia reale paternità de La Guardia costretto a rinunciare, con immenso dolore, a Rossa . (Fra parentesi confesserò che considero vedere realizzato il più bel sogno della mia vita: questo inno come uno dei più scadenti). quello di contemplare con i miei occhi, final - I canti rivoluzionari hanno avuto in ogni mente, il paese del socialismo. Quando detto epoca la missione di suscitare entusiasmi ed processo fu discusso, la XI Sezione penale del eroismi, galvanizzando i sanculotti col Ça ira ; i Tribunale di Roma mi assolse con formula piena, soldati di Walmy con La Marsigliese e il Chant ma ormai il buon Rogov era partito da Roma per du depart ; gli insorti della Comune con L’Inter - una nuova sede e io, sia per timidezza che per nazionale ; ed infine le guardie rosse della Rivo - un eccesso di riguardo, non credetti di rammen - luzione d’Ottobre, gli spartachiani tedeschi, gli tare la sua promessa agli addetti culturali che gli eserciti della repubblica spagnola, i partigiani succedettero e che, del resto, non vidi quasi mai. d’Italia, i combattenti di Mao-Tse-Tung, della Da quel giorno legioni di degni compagni di Corea Popolare e del Viet-Nam con le travol - tutto il mondo ed anche numerosi nemici e de - genti canzoni intitolate a Lenin e Stalin. nigratori hanno continuato a visitare, sempre ac -

38 colti fraternamente, l’Unione Sovietica, ma a me, materiale è stato per me sempre un’utopia as - che fui il primo, fuori dei suoi confini, a cantarla surda). Malgrado le gravi preoccupazioni, la in forma popolare e tanto appassionata, tale fiamma dell’ideale mai si è spenta in me, ed in gioia non è stata ancora concessa. questi ultimi anni ho fatto stampare alcuni Canti Anche ora, a età così avanzata, sono assillato di Spartaco a complete mie spese, per distribuirli dalla durissima lotta per l’esistenza. La mia mo - “gratis”. Ma anche la distribuzione gratuita è desta libreria, dove lavoro da tanti anni e che co - stata boicottata da taluni “compagni” con acca - stituisce l’unica mia risorsa, è spietatamente av - nimento degno di fascisti. versata dai reazionari, che a Roma sono I miei inni che amo di più sono quelli dedicati oltremodo potenti, specialmente da quando la a Stalin, che nel mio cuore rimarrà sempre il rea - stampa ha stamburato ai quattro venti che fre - lizzatore del Socialismo e della disfatta nazifasci - quentare tale libreria costituisce serio pericolo, sta. Forse, senza l’opera di Stalin, oggi non esiste - essendo essa gestita da un feroce sovversivo au - rebbe più la stessa Unione Sovietica. Le accuse tore di inni incendiari. di Krusciov non possono convincermi. Al pari di Ritornando a I Canti di Spartaco è ovvio che i milioni e milioni di lavoratori io rimarrò fedele a guai cui ho accennato mi negano il tempo per Stalin oggi come ieri, come domani, come sem - cercare un editore disposto a riunirli tutti in vo - pre, fino alla morte e anche oltre la morte. lume. Del resto gli editori ritengono l’aria “de - I soli giorni felici della mia vita sono stati il 17 mocratica” che spira oggi poco igienica per pub - novembre 1917, il 25 aprile e il 2 maggio del blicazioni del genere e infinitamente più 1945. Il giorno più doloroso fu il 10 novembre redditizia quella delle orrende canzonette italoa - 1961, quando venne mutato al capoluogo del mericane imposte e popolarizzate dalla RAI TV. Volga il nome due volte eroico di Stalingrado. La diffusione delle mie canzoni, a differenza di quanto avveniva nel periodo glorioso della clan - Roma, 15 agosto 1962 destinità, è oggi ostacolata anche da chi non do - SPARTACUS PICENUS vrebbe negarmi il suo appoggio morale (quello

39 APPENDICE ALL’AUTOBIOGRAFIA

Le prime edizioni legali dei Canti di Spartaco si Culturale, compagno Emilio Sereni. Questi mi devono a dei distributori romani di giornali che convocò alle Botteghe Oscure per annunciarmi sapevano fare le cose in grande stile, organiz - che entro una settimana sia I canti di Spartaco zando la vendita presso tutte le edicole e soprat - che gli stornelli e le pasquinate, si troverebbero tutto nei grandi comizi popolari a mezzo di ag - in tipografia. Sereni fu con me, secondo il suo guerrite squadre di “strilloni”. Un giornalaio di costume, molto gentile e cordiale e manifestò Ancona mi assicurò, nel 1945, di avere esauriti anche la sua ammirazione per «l’efficacia con cui nella sua edicola i cinquecento fascicoli delle sapevo esprimere i sentimenti e le proteste del mie canzoni, giuntigli da Roma, in una sola mat - popolo sofferente» e scusandosi «se il Partito tinata. Al primo grande raduno di Partigiani a non mi aveva ancora tenuto nella considerazione Roma, i rivenditori furono da questi presi lette - che meritavo». ralmente d’assalto sotto i portici di Piazza del - Passarono però dei mesi senza notizie, ed l’Esedra, esaurendo in un baleno tutte le mi - avendone poi io richieste, appresi che i mano - gliaia di copie che avevano portato seco, scritti erano da tempo passati all’Ufficio del sebbene ne avessero, per l’occasione, triplicato compagno Giancarlo Pajetta che si occupava il prezzo. Accadeva poi che, nelle altre città, della stampa. Quando gliene parlai, Pajetta cad - chiunque voleva li ristampasse liberamente, fa - de dalle nuvole, avendolo i suoi segretari tenuto cendo ottimi affari. E l’autore si riteneva com - all’oscuro della cosa. Egli, adirato, li rimproverò, pensato più che a sufficienza dalla gioia che pro - ordinando che gli portassero immediatamente i vava udendoli cantare ad ogni passo. miei manoscritti, ma questi, purtroppo, non fu - Ma egli avrebbe desiderato, come desidera rono più rintracciati e sebbene io ne presentassi ancora, una raccolta veramente completa e in poi una nuova copia, la pubblicazione finì, dopo edizione più elegante, simile a quella di canzo - vari rinvii, per andare in fumo. Com’è naturale, nieri meno noti pubblicati, ad esempio, da Ei - io protestai vivacemente, e ciò mi attirò l’avver - naudi, da Feltrinelli e dagli Editori Riuniti ap - sione della giovane burocrazia e della stampa del pena un anno fa... Partito, e specie di taluni che dovevano in se - Poco dopo la ricostituzione legale del PCI, il guito “scegliere la libertà”. suo Vicesegretario, compagno , si Il compagno Fulvio Iacchia si offerse a sua offerse di far pubblicare I canti di Spartaco a volta di far stampare le canzoni migliori a cura cura del Partito ed io, molto lieto, mi affrettai a della Federazione romana di cui era Dirigente, consegnargli i testi insieme alla musica disponi - ma la parola d’ordine per il mio ostracismo do - bile, ch’egli passò subito al Dirigente la Sezione veva già circolare, poiché dopo avermi fatto pe -

40 regrinare per mesi agli Uffici del Corso Rinasci - È vero che, finalmente, nel 1954, e forse in se - mento, anche il progetto di Iacchia sfumò e guito alle mie proteste, i compagni Togliatti, G. l’ostilità nei miei riguardi si accentuò. E conti - C. Pajetta e Robotti, fecero finalmente uscire, in nua tuttora. un bel volumetto, una selezione di mie canzoni Sono trascorsi una quindicina d’anni da sotto il titolo Canzoniere comunista di Spartacus quando Michele Pellicani mi invitò a partecipare Picenus , ma per quanto si trattasse di una edi - al concorso per una canzone sociale indetto dal zione del Partito, l’Unità e il resto della stampa periodico Vie Nuove di cui era Vicedirettore. non la degnarono di un cenno. Malgrado ciò, Aderii volentieri e gli portai il giorno stesso tre quel volumetto si esaurì in pochissimi giorni, e mie canzoni inedite. Dopo qualche tempo fui prima ancora che una sola copia potesse varcare convocato alla Direzione di Vie Nuove dove il i confini del Lazio. Il resto d’Italia ignorò così redattore capo Tuscer mi comunicò, con evi - l’avvenuta pubblicazione, grazie alla congiura dente compiacimento, che una delle mie tre can - del silenzio. zoni era risultata vincitrice dell’unico premio in Può darsi che oltre all’ostilità della giovane palio, aggiungendo: «Peccato che i premi non burocrazia e della stampa, a questo abbiano con - siano tre, che in tal caso li avresti vinti tutti!». tribuito altre cause, ma io ancora non le conosco. Mi aveva voluto anticipare la notizia, in attesa Non è mancato qualcuno che, allo scopo di che la vedessi confermata nel prossimo numero rendermi ridicolo, inventò addirittura che io mi della rivista. Ma quando questo uscì con l’esito ritengo un secondo Dante Alighieri! Si tratta del concorso, lessi con sorpresa che il premio degli stessi opportunisti che, dopo aver portato era stato attribuito ad altri. Oltre alla canzone Stalin alle stelle, fingendo di adorarlo come un dichiarata vincitrice, ne furono pubblicate altre Dio quand’egli era all’apogeo della Gloria, getta - cinque alle quali era «riconosciuto un certo va - rono poi con fantastica disinvoltura, obbedendo lore». Ma nessuna delle mie venne menzionata, ad una parola d’ordine, fango sulla sua memoria. sebbene esse fossero realmente superiori. Dopo Avendo constatato per decenni che i miei tanti anni non sono riuscito a conoscere il per - canti infiammano lo spirito delle masse, è ovvio ché di tale voltafaccia. Eppure il buon Tuscer mi che quando il PCI si offrì spontaneamente di aveva parlato in buona fede! ampliarne ancor più la diffusione, mi aspettavo Ecco un altro fatto ugualmente significativo. che le promesse fossero mantenute. Ed è pro - Da parte di taluni dirigenti di Via delle Botteghe prio questa pretesa che si rimprovera a me che Oscure mi fu proposto di fare incidere una ho sempre inteso servire con purità di cuore e parte dei Canti di Spartaco da una casa discogra - con un disinteresse sconosciuto ai miei persecu - fica di Torino, di proprietà del Partito. Poiché tori, la bandiera che il Partito ha sempre svento - ciò mi lusingava molto, consegnai a quella Casa lato, la bandiera di Lenin e Stalin, di Gramsci e tutto il materiale possibile e immaginabile, ma di Mao-Tse-Tung. sono passati vari anni e di quei dischi non ne ho Circa il valore dei miei versi, riconosco volen - visto neppure l’ombra, e tutte le mie richieste di tieri che essi sono tutt’altro che danteschi o dan - notizie attendono ancora l’onore di una rispo - nunziani, ma affermo altresì che per delle can - sta. E di fatti del genere potrei citarne ancora zoni vanno benissimo. Essi sono comunque parecchi... superiori ai volgari aborti che i “festivals”, la Vi furono però, e a più riprese, altri tentativi Radio e la Televisione propinano incessante - di autorevoli e cari compagni, tra i quali Edo - mente al popolo italiano, allo scopo di abbru - ardo D’Onofrio, per far pubblicare i miei lavori, tirlo. La pretesa che uno “chansonnier” popo - ma la loro fu sempre fatica sprecata. lare deve essere all’altezza di un Grande Poeta Poiché le offerte di pubblicazione mi erano classico mi appare grottesca, se non addirittura sempre venute, e spontaneamente da parte del in malafede. Pretesa ancor più bestiale è quella Partito, il mio risentimento non può non essere di ricercare nei Canti di Spartaco quei versi er - considerato illegittimo, tanto più che invece che metici ed astrusi, ospitati anche dai giornali di di amor proprio, io ne faccio una questione di sinistra, che mandano in estasi i degenerati, ma principio. che il popolo e i veri intellettuali aborrono come

41 la peste. A mio avviso il verso cantato deve re - la mia arditezza di pretendere il mantenimento stare quello che fu sempre nei secoli: semplice, della parola data e dimostrare indulgenza verso cristallino, accessibile a tutti. i fascisti per i quali anche Togliatti nella sua qua - Quanto al Partito politico che ho sempre lità di Guardasigilli e con nobile intento di paci - amato, ormai non spero più ch’esso faccia ficazione, firmò la famosa amnistia che anche in onore, sia pure con decenni di ritardo, alle sue poesie dialettali, io giudicai inopportuna e con - ripetute promesse, per quanto le mie canzoni troproducente, essendo i fascisti a mio parere as - siano indubbiamente utili alla sua propaganda solutamente refrattari ad ogni ravvedimento. Di - (io le scrissi proprio a tale scopo). Ma vorrei sol - fatti essi manifestarono a Togliatti l’unica tanto che mi facessero CONOSCERE UNA riconoscenza di cui fossero capaci, crivellandolo BUONA VOLTA I MOTIVI DEL TRATTA - di proiettili in un vigliacco agguato sulla porta MENTO USATOMI. del Parlamento. Ecco l’infame aneddoto che i Qualche avvisaglia che il vento cominciava a criminali fecero circolare per l’occasione: «Vo - cambiare mi era già giunta subito dopo la ca - lete conoscere il significato delle lettere S.P.Q.R. duta del Fascismo, fin da quando uno dei nostri che si leggono nello stemma di Roma? Sono Capi più eminenti mi domandò in tono quasi Poche Quattro Revolverate». preoccupato: «Le tue canzoni vengono nuova - Ai tempi di Negarville, di Spano e di Monta - mente cantate in ogni angolo d’Italia, esatta - gnana l’Unità gradì e talvolta richiese essa stessa mente come nel 1919. Ma quante milioni di la mia collaborazione ma le cose cambiarono ra - copie ne stampano questi tuoi editori? Quando dicalmente quando la Direzione del giornale dunque si arresterà questa fiumana?». A me na - passò ad altri. Se poi il quotidiano Il Paese con - turalmente parve strano che a dei comunisti non tinuò per molti anni a porre in prima pagina, riuscisse gradita l’esaltazione del Comunismo... nella rubrica “Lanterna” i miei epigrammi e A non parlare di talune contraddizioni. Lo stornelli satirici, ciò fu per volontà personale dei stesso giorno, in cui in Federazione mi mostra - suoi Direttori Smith e Melloni che mi apprezza - vano una nota della Direzione che la esortava a vano e mi vollero bene. Vada ad essi, anche oggi, dare ai miei lavori la massima diffusione, venivo il mio affettuoso ricordo. chiamato nella camera accanto dove un bravo A proposito di concorsi, due anni fa un bana - ed aitante giovanotto mi leggeva un altro foglio lissimo rotocalco immensamente diffuso e spe - dove si condannava una mia canzone nella quale cializzato in canzonette italoamericane, ne in - asserivo che Lenin era stato accolto dalla plebe disse uno per dei versi da servire appunto per come un novello Gesù... canzoni da musicare. Poiché l’argomento da Mentre la Direzione e la Federazione Provin - trattare era libero, Natale Polci, per quanto nu - ciale di Roma prometteva di pubblicare I canti trisse, al pari di me, scarsa fiducia sull’intelli - di Spartaco un Quaderno dell’Attivista esortava genza e nell’imparzialità della giuria, volle parte - contemporaneamente i compagni a smetterla di ciparvi con una canzone molto graziosa ed intonare certe «canzoni trucolente» e di limitarsi espressiva, inducendomi ad imitarlo, non fosse a L’Internazionale , all’ Inno dei Lavoratori e a altro che per constatare se il nostro scetticismo Bandiera rossa , tutt’al più a La Guardia Rossa . A fosse fondato. Fu così che inviai a quel concorso mio avviso truculente potevano essere conside - una canzone dalla quale la politica era assoluta - rate da qualcuno Il Cafone sanguinario , Nel mente esclusa, ma che auspicava la concordia tra nome di Lenin e L’Esercito rosso verrà che avevo tutti i popoli, una canzone che anche un prete scritto sotto l’oppressione nazifascista nel clima avrebbe sottoscritto volentieri. Si intitolava ap - della guerra civile, e nelle quali si incitava allo punto Viva la pace! e non era firmata col mio sterminio degli assassini del popolo italiano. Ma nome di battaglia. Come noi prevedevamo, tutti con tale circolare si mirava a condannare in i premi furono assegnati a lavori che non pote - blocco l’intera mia produzione, anche quella in - vano essere più idioti e sgrammaticati, mentre i tonata alla nuova linea politica del Partito, anche nostri, superiori per la forma ed il concetto, non la più idillica e democratica. Si volevano così furono nemmeno presi in considerazione. Mi in - prendere due piccioni con una fava: punirmi per dignò l’ingiusta bocciatura di Polci, poeta di in -

42 dubbia genialità, ma in quanto a Viva la pace! sa - ed il loro autore non sono neanche menzionati. pevo già che l’argomento non poteva riuscir Eppure è generalmente riconosciuta la loro pre - simpatico a gente che doveva la fortuna, la fama minenza nella storia della canzone politica! Poi - e la ricchezza proprio a quella guerra che ha ca - ché i due suindicati volumi sono usciti proprio povolto ogni valore estetico e morale. dagli Editori Riuniti, emanazione del PCI, non I due concorsi accennati sono i soli cui ho si potrà certo giurare che l’omissione sia dovuta partecipato durante la mia vita. E saranno anche ad amnesia! gli ultimi. Per finire: nel 1962 uscirono I canti politici Roma, 20 dicembre 1963 italiani dal 1793 al 1945 a cura di L. Mercuri e SPARTACUS PICENUS C. Tuzzi. Nei due volumi “I canti di Spartaco”

43 VERRÀ LENIN

Le canzoni e gli inni del popolo sono un buon masse non avessero la buona volontà e lo spirito campo di studio per chi voglia fare della “psico - di sacrificio di renderla in atto. Bisogna evitare logia delle folle”. A questo svolto della storia in che le masse attendano Lenin come il rosso pro - cui ci troviamo, la rivolta aleggia nelle poesie e feta, che attendano il redentore-uomo, come gli nei canti del popolo. È un fatto sintomatico, che Ebrei attendono il redentore-figlio di Dio, poi - ha un certo valore. ché attendere un redentore è pensare la reden - Tra le canzoni sovversive più diffuse, da qual - zione come cosa che possa avvenire al di fuori e che mese a questa parte è la canzone Verrà indipendentemente dalla volontà e dal sacrificio Lenin! in cui il «soldato», la «pallida figliuola di coloro che la desiderano. Le masse non hanno della via», il «figlio dell’ergastolano» invocano ancora compreso che la rivoluzione non si at - Lenin, che è detto «faro di giustizia e libertà», tende, ma si vuole, si vuole e si fa. Il Verrà Lenin! tutto questo mescolato a luoghi comuni di pen - si tira dietro il verrà la Rivoluzione! : due non siero e di forma. Non si può pretendere troppo sensi che pure hanno radice nel fatalismo degli da uno scrittore di canzoni popolari e gli si può italiani e in quel fondo di religioso senso di perdonare di tutto cuore, data la buona inten - aspettazione che è uno dei più potenti elementi zione e l’entusiasmo trasfuso nelle rime, i suoi di conservazione dell’attuale stato di cose. Si dica peccatucci poetici ma si deve, a mio parere, non all’operaio che Lenin non calerà «rosso orsac - facilitare il diffondersi di canzoni che possono chiotto» giù dalle Alpi a liberare l’Italia, come diffondere certi concetti falsi della rivoluzione. ama ripetere in una ormai stereotipata quanto in - Uno dei concetti è appunto quello che è com - felice frase tribunizia Bombacci, e che non si preso ed espresso nel ritornello Verrà Lenin! deve attendere d’oltralpi la rivoluzione come al Noi abbiamo sempre teso a valorizzare il pen - tempo delle Signorie il popolo sperava la libera - siero e l’azione dell’individuo di fronte alla col - zione dagli eserciti dei tiranni stranieri, ma pre - lettività ed abbiamo sempre combattuto il rigido pararla e farla in Italia con tutte le nostre forze e ed unilaterale materialismo storico di quei mar - con tutta la nostra audacia fattiva. xisti che sconfinano dal campo del determinismo per entrare in una specie di interpretazione fata - Pubblicato, non firmato, su Il grido della rivolta listica dei fatti della vita dei popoli, senza però (Firenze) del 26 giugno 1920, sotto il titolo ricalcare le orme del Carlyle che fece della storia Verrà Lenin! L’attribuzione dello scritto è fon - dei popoli una serie di biografie illustri, identifi - data su questi elementi: Camillo Berneri era il cando i complessi e vasti fattori di rivoluzione e principale compilatore del giornale che pub - di evoluzione col genio e l’opera degli Eroi . blicò l’articolo, i riferimenti alla psicologia delle Se riconosciamo che gli apostoli, gli eroi e i folle e alle idee di Carlyle indicano due temi che martiri sono i più grandi agitatori di idee e di uo - furono sempre oggetto di studio da parte del - mini, pur tuttavia sappiamo – e vogliamo che le l’autore, la critica all’attendismo rivoluzionario folle lo sappiano – che non è dall’alto di una tri - o pseudo-rivoluzionario torna in altri suoi buna o d’un patibolo che esse debbono aspettare scritti. Nell’articolo Considerazioni inattuali la redenzione, ma operarla esse stesse poiché il pubblicato in Almanacco sociale illustrato pel verbo sarebbe il grano gettato sulle nude pietre 1925 lo stesso Berneri scriverà: «Mussolini è e fra gli sterpi di cui parla la parabola dei Vangeli duce, perché si gridava: Verrà Lenin! . La fiducia se non trovasse menti e cuori disposti a pene - nel Liberatore crea il tiranno». trarlo e a farlo proprio, poiché la redenzione ri - marrebbe sempre allo stato potenziale se le [Nota di Pier Carlo Masini e Alberto Sorti]

44 UNA LETTERA DI RAFFAELE OFFIDANI

Nei vostri Dischi del Sole ( Canti comunisti ita - Certo io avrei preferito per i miei canti delle ese - liani 2 , DS 12) ho ascoltato un’esecuzione della cuzioni simili a quella della Guardia rossa nei di - Leggenda della Neva che mi ha fatto accappo - schi Odeon e Parlophon di molti anni addietro, nare la pelle. Basterebbe il fatto di aver trasfor - ma poiché a voi è mancata la possibilità di ac - mato la Neva (cioè il fiume sulle cui rive di - contentarmi in ciò, avevo diritto di pretendere vampò vittoriosa la grande Rivoluzione d’Otto- che almeno mi sottoponeste preventivamente il bre) nella «neve», per travisare il senso della mia nastro in esame. Ma poiché sono stato messo nota canzone che inaugurò, circa mezzo secolo purtroppo davanti al fatto compiuto ed io sento fa, la lunghissima serie dei Canti di Spartaco . Ma fortemente menomata anche la mia dignità di altri aspetti grotteschi presenta l’esecuzione in - vecchio “chansonnier” rivoluzionario, per ripa - cisa con tanta disinvoltura. L’incolto e sfiatato rare, almeno in parte, ai suddetti guai, è indi - menestrello di Alfonsine, dopo aver soppresse spensabile che voi incidiate al più presto in un ben tre delle cinque strofe, ha grossolanamente nuovo disco La leggenda della Neva nel suo testo trasformato le altre due, chiudendole infine con definitivo e integrale, la cui vendita, non ne du - le parole «noi della borghesia – saremo il ter - bito, vi compenserà ad usura della spesa. rore!» che nella edizione definitiva, uscita legal - Se poi non troverete un cantante meno rozzo mente nel 1944 e che io avevo inviata molto di quello di Alfonsine, mi assumerò io stesso di tempo prima in omaggio, suonavano invece: eseguire la canzone al magnetofono, improvvi - «Muor con la tirannia – il regno del terrore!». sandomi per l’occasione, a 75 anni, in ... “can - Voi e i Dischi del Sole avreste dovuto basarvi tautore”. Poiché la canzone politica è una cosa sulla stesura da me stesso inviatavi. A rendere seria, tanto è vero che per l’incisione dei dischi poi addirittura ridicola la minaccia di terroriz - sovietici si ricorre sempre a grandi artisti ed zare la borghesia è la voce del cantante che, nel anche a quelli del Teatro Bolscioi, converrete pronunciarla, assume un tono fievole e treme - che fra costoro e il cantante di Alfonsine corre bondo, assolutamente incapace di allarmare fi - un abisso troppo, troppo profondo! nanco un coniglio. Altro guaio è che il sotto - scritto, quale autore del testo, ci fa anche la Roma, 5 novembre 1964 figura del perfetto analfabeta. Spartacus Picenus

45 RISPOSTA DEL NUOVO rivoluzionario, sono invece proprio l’indizio che CANZONIERE ITALIANO il canto è entrato a far parte della cultura musi - cale popolare che trasforma e adatta continua - Ci pare che i giudizi di Offidani sottintendano mente alle diverse situazioni il “materiale” tradi - una concezione della cultura piuttosto angusta e zionale. L’esistenza di numerose varianti del reazionaria, secondo la quale la canzone politica canto è perciò una testimonianza del fatto che i sarebbe cosa seria perché per le sue esecuzioni Canti di Spartaco furono, in un certo periodo «si ricorre sempre a grandi artisti e anche a della nostra storia nazionale, uno strumento quelli del Teatro Bolscioi». La cultura – sembra della cultura e dell’ideologia proletaria. È que - dire Offidani – è per definizione quella ufficiale. sto, ci sembra, il miglior successo che possa ot - La nostra concezione della cultura è invece tenere uno “chansonnier” rivoluzionario. assai diversa: consideriamo cultura anche quel - La lettera di Spartacus ci permette infine una l’insieme di tradizioni, modi di sentire, espe - precisazione: i canti d’origine popolare sono in rienze, ecc. – spesso autonomi e contrapposti Unione Sovietica eseguiti da complessi corali ad rispetto alle espressioni “ufficiali” – che caratte - alto livello del genere dell’Armata Rossa o dagli rizzano il modo d’essere del proletariato. E ci artisti del Teatro Bolscioi, ma si tratta di espres - siamo proposti di studiare questa cultura e le sioni musicali che si ispirano indirettamente al tradizioni popolari per dare alla classe una pre - folclore e che rientrano d’altronde nella cultura cisa consapevolezza dei valori che essa stessa è “ufficiale” della società sovietica, ove lo studio venuta elaborando nel corso della sua storia. del comportamento sociale del mondo popolare Da questo punto di vista non ci è perciò pos - nei suoi caratteri di autonomia e contrapposi - sibile condividere il giudizio che Offidani dà alle zione alla cultura “ufficiale” è stato lungamente esecuzioni di Lionello Rambelli che, soprattutto trascurato. La “rivoluzione culturale” si confi - nella Canzone d’Albania , ci sembrano delle va - gurò infatti – condizionata come fu dalla neces - lide testimonianze della partecipazione con la sità di realizzare l’accumulazione primaria e quale furono cantate le creazioni di Spartacus dalle arretrate condizioni economico-sociali – Picenus. piuttosto come un adattamento dei nuovi valori La decisione di pubblicare La leggenda della rivoluzionari al vecchio fondo culturale che non Neva , tra l’altro, fu proprio motivata dalle tra - come l’elaborazione di una nuova cultura. E tali sformazioni che il canto aveva subito nell’esecu - condizioni furono assai sfavorevoli per un libero zione del Rambelli e che ci parevano documen - sviluppo nel paese di una scienza del comporta - tare come il canto fosse divenuto intimamente mento sociale del mondo popolare. popolare. Quelle modifiche, che paiono a Offi - dani menomare la sua dignità di “chansonnier” c.b.

46 LA STORIA, NON LO VEDI, MARCIA VERSO LA LIBERTÀ

(in ricordo di Silvano Spinetti)

Vorrei dedicare qualche parola ad un compagno proprio adesso, i limiti c’erano: erano limiti po - comunista che è morto questa estate, da un mo - litici anche seri, rischi di interclassismo, privile - mento all’altro, dopo una sera passata a cantare gio della delega, ma erano limiti non solo suoi, coi compagni. Si chiamava Silvano Spinetti, e lo bensì di un movimento molto più grande del conoscevano tutti come “Cicala”. Le canzoni solo Cicala. Erano comunque limiti molto meno che aveva scritto – Mo’ che pure chist’americani , gravi di quelli dei compagni rivoluzionari che, A Roma tanti e tanti pellegrini , Mira la rondon - per paura di equivoci, cambiarono un verso di della – si cantavano da anni a Roma tra i compa - una sua canzone e dove lui diceva «combatti per gni che seguono il nostro lavoro, erano state l’unità» gli fecero dire «combatti per “Nuova pubblicate sul nostro bollettino, e una era finita Unità”», per non confondersi col revisionismo. pure sull’antologia della canzone di protesta Non so se Cicala avesse in testa “unità” o della Newton Compton, dopo essere uscita nel l’Unità ; credo tutti e due. Certo è che settario canzoniere delle canzoni comuniste delle Edi - non è stato mai. Ricordo la prima sera che lo zioni del Gallo. Eravamo passati da Genzano, il andai a trovare, era appena tornato da una gior - suo paese, anche per dirgli del libro, e ci hanno nata a zappare in vigna. Gli dissi che cosa vo - detto che era morto. levo, e che ero un compagno. «Di che sezione?» A Cicala del libro non sarebbe importato poi disse lui. «Nessuna sezione, sono del Manife - moltissimo, aveva il senso delle proporzioni. Le sto». Erano appena stati radiati Natoli e gli altri canzoni le aveva fatte, da poeta popolare serio, compagni. «Del Manifesto? Vieni qua, mettiti per cantarle coi compagni – ai primi di maggio, seduto, bevi un bicchiere. Spiegami». Cicala vo - alle feste dell’Unità quando ancora il posto della leva sapere, in sezione se ne doveva discutere, cultura proletaria non era minacciato dalla Ca - mi disse, ma non se ne discuteva mai. Ci la - selli – e non le aveva fatte per diventare famoso. sciammo quella sera con due impegni da parte Le cambiava senza stare a pensarci su, le aggior - sua, per due riunioni da organizzare: una per re - nava a mano a mano che nuovi nemici di classe gistrare le sue canzoni con un gruppo di suona - si aggiungevano ai vecchi bersagli della sua sa - tori, e l’altra per parlare del Manifesto con dei tira. Erano canzoni efficaci, con un umorismo da compagni che, come lui, volevano capire da sé. toccare con le mani, con una fiducia incrollabile La prima che facemmo fu quella musicale, in in un mondo fatto di uguali, in una storia che una cantina piena di botti di vino. C’erano tre «marcia verso la libertà». Non voglio mitizzarlo compagni, una chitarra, un banjo usato da man -

47 dolino, e un violino. Il violinista, soprannomi - lare i compagni in piazza che ormai non ci nato Mastrobbio, era molto anziano, quasi cieco. aspettavano più. Morandi cominciò a parlare, Più tardi mi spiegarono che aveva imparato il cautamente per sondare il terreno, erano tutti violino a Ventotene, dove lo avevano confinato braccianti, operai, contadini. Ma a un tratto perché nel ’36 aveva dato l’assalto armato, lui e Dante, detto “Tatta”, lo interruppe: «Scusa altri quattro compagni, all’ufficio fascista del la - compagno, ma su lu sestu libbro de lu Capitale voro di Genzano. Genzano è un posto fatto così; mica ce sta scritto cusì!». Sapevano tutto, mai la chiamano «la piccola Mosca» (non è la sola: vista gente con una preparazione teorica come anche Cori, Civita Castellana e altre ancora re - la loro. E mai vista gente così settaria. I più ac - clamano lo stesso titolo). Suonavano la musica cesi erano dei vecchi bordighisti, che erano ri - delle orchestrine da ballo dei Castelli Romani, i masti fuori del PCI da prima del fascismo; motivi erano quelli delle canzonette romane e emarginati dalla politica attiva, avevano passato napoletane, con qualche saltarello irresistibile e 50 anni a discutere e accapigliarsi di teoria in un Bandiera Rossa al violino e mandolino assai piazza. Cicala mi raccontò che una volta ave - godibile. Era una musica molto cittadina, qual - vano fatto una riunione con gente dell’Unione, cuno poi sentendo il nastro mi disse che Cicala e li avevano messi sotto sul piano teorico; così i cantava come Rascel, il primo Rascel romano ragazzetti m-l se ne erano andati infuriati, accu - dell’avanspettacolo. Ma cantava senza bambo - sandoli tutti, braccianti, contadini e manovali, di leggiamenti, senza corrività, come se parlasse. essere dei «fottuti intellettuali». Cicala aveva Mi sussurrò all’orecchio di aspettare che fosse con loro un rapporto curioso, un po’“paterno”, lui a introdurre il discorso politico: «questi com - ma ci teneva a parlare, a confrontarsi con le loro pagni sono un po’ rigidi», mi disse. Erano rima - posizioni come con quelle di chiunque altro che sti a Stalin, non avevano destalinizzato proprio. non fosse a priori d’accordo con lui e col suo Quando l’atmosfera si fu un po’ scaldata, a cena, partito. Un altro, diceva, era luxemburghiano Cicala avventurò timidamente: «Sapete, il com - (poi si è fatto anarchico). Una sera in piazza mi pagno Sandro è uno di quelli che non sono stati confidò che l’ultima lotta seria a Genzano era contrari alle posizioni del compagno Natoli...». stata fatta nel 1898; da allora in poi i dirigenti Suonavano, tra una portata e l’altra, ma a quel avevano sempre tradito le masse. Erano compa - punto la musica finì e cominciò una delle discus - gni un po’ patetici, forse fuori della realtà, ma sioni più feroci della mia vita, sospesa solo accanitamente politicizzati, anche se pagavano quando io e Cicala salutammo la compagnia per 50 anni di emarginazione. andarcene in una sala dove le compagne del PCI Un’altra volta Cicala mi portò a registrare festeggiavano – uomini non ammessi – l’8 una intervista con suo padre, Dandolo, che abi - marzo. Per noi fecero un’eccezione perché Ci - tava a Montesacro, dove anche Cicala veniva cala portava la fisarmonica e io dovevo regi - tutte le domeniche col camioncino a vendere il strare, ero già d’accordo. Una compagna, Maria vino della sua vigna. Suo padre era molto an - Martini, con una voce forte e bellissima, cantava ziano, e anche lui aveva una vita di comunista i vecchi stornelli elettorali genzanesi: « Te lo cre - alle spalle, a partire dalle occupazioni delle terre devi dotto’ Corese/ d’annà ar comune genzanese/ nel 1910, quando nacque una canzone – I co - non ce varai stavolta, non ce varai mai più/ perché mandamenti del socialismo – che è oggi familiare il Partito Comunista/ avanza sempre più ». E can - a molti compagni a Roma. Dandolo Spinetti non tava una delle canzoni di Cicala, non nella ver - ricordava tutti i dettagli molto bene, e non can - sione aggiornata che lui aveva cantato poche ore tava neppure troppo bene, ma sapeva tutti i vec - prima, ma nel testo originale, del tempo del chi canti proletari, e mi fece spegnere il registra - fronte popolare. Le compagne cantavano tutte, tore per raccontarmi episodi di sparatorie nelle ballavano fra loro, e si divertivano moltissimo. strade di Genzano durante il fascismo. Aveva la L’altra riunione fu pure in una cantina, una strana convinzione che Marx fosse una specie di domenica pomeriggio. Andammo con Dado folksinger. «Io le canzoni le so tutte: La guardia Morandi e Stefano Prosperi, arrivammo con rossa di Spartacus Picenus; Addio Lugano bella , un’ora di ritardo e dovemmo andare a racimo - Pietro Gori; L’Internazionale , Carlo Marx». Poi

48 mi annunciò con solennità: «Adesso ti canto una la sua morte improvvisa, un infarto a 49 anni, canzone che si chiama la Marzigliese, perché ammazzato di fatica per un diritto essenziale. l’ha fatta Carlo Marz a Marziglia». Adesso noi a Genzano torneremo ancora, Ho riflettuto poi su questa curiosa immagine perché non è che con Cicala sia finita la cultura di Marx, e ho capito una cosa importante. La proletaria di questa «piccola Mosca». Cicala non formazione politica e ideologica, la fede comu - era un fenomeno isolato, ma il risultato di una nista di Dandolo Spinetti si erano formate e raf - storia proletaria della sua città. Adesso cerche - forzate in gran parte attraverso le canzoni, che remo di fare del nostro lavoro uno strumento erano state per lui un veicolo fondamentale di per dare continuità alla ricerca, uno spunto di conoscenza. Perciò gli pareva naturale che il organizzazione culturale di base. Era per questo fondatore del movimento comunista si fosse ser - che Cicala si è battuto, per questo ha scritto le vito delle canzoni anche lui per comunicare le canzoni e ha parlato con tutti i compagni; e pro - sue idee ai compagni, e che il massimo teorico prio da lui abbiamo imparato per la prima volta dell’Internazionale fosse anche l’autore della che non si può andare in un posto, impararsi canzone che ne porta il nome e che, per Dan - qualche bella canzone, e farci un disco o un dolo, ne riassume la linea. libro. Che per fare ricerca e musica popolare bi - Con Cicala presto il rapporto fu di amicizia sogna fare politica. fraterna. Si preoccupava della vita che facevo, che gli sembrava disorganizzata, e mi consigliava Sandro Portelli da compagno, senza immischiarsi. Mi raccontava i suoi problemi, il lavoro massacrante di tutti i [da I giorni cantati , Bollettino di informazione e giorni per realizzare la sola cosa che desiderava: ricerca sulla cultura operaia e contadina a cura una casa civile, nuova, in cui fare vivere sua mo - del Circolo Gianni Bosio, Roma, n. 5, ottobre/ glie e le sue bambine. E anche questo c’entra con novembre 1974, pp. 3-5]

49 Edizione originale (1977) Edizioni Bella Ciao S.r.l. – Milano – Via Melzo, 9 DS 1078/80

Nuova edizione (2019) © Ala Bianca S.r.l./Bella Ciao S.r.l. BR 128554234-2