UN TRENO DI LIBRI Un assaggio di lettura

BRANI TRATTI DA IL NOVECENTO. DAL FUTURISMO AL NEOREALISMO

LABRONICI O DELL’ANARCHIA Dopo anni di cupi silenzi, di rimbrot- mellini. Sono un gruppo, un movi- Sembra una beffa; ma se pen- ti, di anarchia, in una notte di luglio mento, quasi un partito. Ma Isiamo alle città della Toscana del 1920 si riuniscono artisti con era stata protagonista in Toscana nei secoli d’oro della pittura ita- idee e storie diverse: , già nel secolo precedente. Giovanni liana, Firenze, Siena, Pisa, Lucca e Renato Natali, Corrado Micheloz- Fattori, livornese, si forma bensì a Arezzo sono protagoniste durante zi, Beppe Guzzi, Ferruccio Rontini, Firenze, da dove, con l’Unità d’Ita- tutti i secoli. Ma nel Novecento, im- Adriano Baracchini Caputi, e anche lia, si fa pittore militare e pittore del prevista, è Livorno. , Giovanni Lomi, Plinio No- Risorgimento. Di un’Italia diversa da

Renato Natali, Fioraie, Galleria Ricci Oddi, Piacenza

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quella, nella lingua e nel pensie- Modigliani, che era partito da Livor- un’impronta tradizionale, fuori del ro, preunitaria. Fattori è con Diego no nel 1906 per vivere e lavorare a tempo, ancora nel solco degli in- Martelli al Caffè Michelangiolo a Parigi, ed era, anche lui, come Puc- segnamenti, non classificabili, del Firenze quando nasce il movimento cini, morto nel 1920, qualche mese primo maestro labronico Giovanni dei macchiaioli, e lo ritrova a Casti- prima. Fattori. Visionaria, onirica, inclassifi- glioncello, dopo il 1867, per meglio Una coincidenza con diverse rea- cabile, era stata anche l’esperienza vedere la campagna maremmana. zioni. Puccini rappresentava la fine di ; originale, Livorno, pigra, occhieggia, mentre di una storia iniziata da Fattori; Mo- esterna ma non ignara delle avan- Gioli, Cannicci e Ferroni arrivano a digliani una storia nuova e senza guardie, la ricerca di Oscar Ghiglia; Castiglioncello da Firenze, e sem- collegamenti con il passato, senza intensa ed espressiva, come quel- brano delimitare un nuovo territorio continuità con la consacrata la di Guttuso ma senza ideologia, della pittura. tradizione macchiaiola. L’uno vicino, la pittura di Giovanni Bartolena. I Tutto ha inizio con la morte di Mario l’altro lontano, l’uno immerso nel livornesi sono individui, fuori del Puccini, pittore tormentato, distur- paesaggio della Maremma, l’altro gruppo anche quando costituisco- bato e curioso, sofisticato, estremo senza radici, in dialogo soltanto con no un gruppo: un gruppo di diver- interprete di Fattori. la propria anima. si, solitari, irriducibili. Tutti insieme Al Cafè Bardi, a Livorno, lo rimpian- Scrive Alessandra Rontini: “Sia Mo- erano come i labronici a Livorno; gono gli amici Benvenuto Benvenuti, digliani sia Puccini hanno una vita isolati, disperati, come fu Modiglia- Oscar Ghiglia, Llewelyn Lloyd, Gio- drammatica, ed entrambi soffrono ni a Parigi. Moderni, curiosi, parigi- vanni March, Giovanni Bartolena. di problemi esistenziali, soffrono di ni a Livorno, erano i componenti, Puccini, morendo, definisce la co- solitudine e si sentono incompre- anarchici, del gruppo. Livornese a scienza del Gruppo Labronico. Nei si; ma il popolo livornese, alla loro Parigi, senza rapporti con nessuno, suoi momenti migliori è vicino agli scomparsa, si sente legato mag- Modigliani. espressionisti tedeschi, e gli si at- giormente al secondo, e semmai tribuisce l’emblematica definizione avessero dovuto prendere le parti MEDEO MODIGLIANI di “Van Gogh livornese”. La morte di di qualcuno, avrebbero preferito si- IL RUMORE DELLA CITTÀ, Puccini è l’inizio della storia dei pit- curamente Puccini a Modigliani”. Da A IL SILENZIO DELL’ANIMA tori labronici, che assumono come questa contraddizione nasce una Modigliani è, forse, il primo pittore impegno di inumare la salma del storia che si fa tradizione senza un italiano del Novecento, primo an- pittore nel Famedio di Montenero. passato e senza un futuro. Livorno che rispetto agli altrettanto grandi La vicenda artistica e umana incom- esprime una lingua artistica che e riconosciuti de Chirico e Morandi. piuta di Puccini è l’occasione per gli non è antica e non è moderna. Così, La sua intuizione, anche se dettata artisti della “branca”, che frequen- pur nella novità del linguaggio, dall’emergenza o dal destino, è di tavano il Caffè Bardi di Livorno, di è difficile definire Ulvi Liegi, Plinio essere andato a Parigi e di avere la- ufcializzare come una forma di asso- Nomellini, lo stesso Renato Natali, vorato a Parigi. [...] ciazionismo preesistente l’esperienza un incompreso Hopper italiano. Quando pensiamo a Modigliani, vissuta fno a quel momento all’inter- Il Gruppo Labronico si proietta in dobbiamo immaginare dunque no del cafè. Era arrivato il momento di avanti, vive isolato, non si misura che alle sue spalle ci sono Picasso, essere riconosciuti come parte attiva con il cronigramma dell’arte con- Brancusi, le avanguardie storiche, il della vita cittadina, tutti raccolti intor- temporanea, con i movimenti che Futurismo e gli echi italiani di quan- no alla memoria di Puccini. caratterizzano il Novecento, ignora to accade a Parigi. Ognuno di questi A Livorno, è la morte a consolida- le avanguardie, il ritorno all’ordine, elementi, e tutti insieme, interpre- re: “La vita è un dono, dei pochi ai l’Astrattismo. La sua è una storia di- tano un taglio netto – quello di cui molti, di coloro che sanno e che versa e parallela. Gino Romiti, che parla Rimbaud nella celebre poesia hanno a coloro che non sanno e che fu presidente del gruppo dal 1943 Il battello ebbro – cioè tagliare con non hanno”. Sono parole di Amedeo al 1967, impresse al sodalizio artistico il passato, con la tradizione classi-

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ca e risalire a una nuova tradizione vaggio: eppure il mondo primitivo è pittura del Duecento e del Trecento. che era peraltro “visibile” e concreta la chiave della modernità che Modi- Lionello Venturi e Bernard Beren- nella casa di Gertrude Stein. E qui gliani vive a Parigi. son chiamavano primitivi Cimabue, tocchiamo un elemento ulteriore. L’arte primitiva – quale appare nelle Giotto, Simone Martini, Lorenzetti. Il Nella sua casa, la scrittrice e intel- opere di Picasso o anche, ai giorni primitivismo di Modigliani potrebbe lettuale americana collezionava le nostri, di Mimmo Paladino ad esem- dirsi dunque una sintesi meraviglio- maschere africane che furono an- pio – ha il significato di annullare il sa tra la tradizione italiana e la civil- che fonte d’ispirazione per Les de- passato alle proprie spalle, di non tà africana delle maschere nere. [...] moiselles d’Avignon di Picasso. far sentire la grande tradizione oc- Quello che si raccoglie a Parigi, e in cidentale, il Rinascimento, il classi- AGNACCIO DI SAN PIETRO particolare nella casa di Gertrude cismo. L’arte primitiva è ripartire da MIA SCUOLA E MIO Stein, è un mondo nuovo che in- zero, è il ritorno a un’origine mito- C MAESTRO LA NATURA tende non guardare più a Canova, logica e insieme è una nuova par- Cagnaccio, nome d’arte di Natali- a Raffaello ma, come aveva fatto tenza: questa è la forza primigenia no Bentivoglio Scarpa, nacque a Paul Gauguin, a un altro mondo, a dell’arte del primo Novecento. [...] Desenzano nel 1897 e, fino ai die- un mondo primitivo e originario. Modigliani, in realtà, è un primitivo ci anni, visse a San Pietro in Volta, Modigliani arriva a Parigi, ma non è ma in un’accezione sofisticata, qua- un’isola dell’estuario di Venezia, affatto primitivo, non è affatto sel- le fu indicata dagli studiosi della come “figlio di pescatori”. Allievo, a

Amedeo Modigliani, Nudo disteso (Le grand nu), Museum of Modern Art (MoMA), New York

74 Cagnaccio di San Pietro, Dopo l’orgia, collezione privata

Venezia, di Ettore Tito, di sé scris- finire un realismo duro, plastico, nell’area del Novecento della Sar- se, all’inizio degli anni trenta: “Mia di vitrea verità. Soggetti fissi, non fatti, per l’indisponibilità ad aderi- scuola e mio maestro: la natura. mossi. Cagnaccio non dipinge, re a manifesti e movimenti, e per E senza il più piccolo patrimonio, scolpisce. Dopo una formazione l’avversione al fascismo. Ed è alla e senza il più piccolo dono all’in- incerta e una prevedibile infatua- Biennale del 1928, commissaria fuori di quello datomi della natura, zione futurista, con animo ribelle, Margherita Sarfatti, che Cagnaccio imparai ogni cosa a mie spese. Il fuori da ogni corrente, dipinge La presenta Dopo l’orgia – opera ov- male l’ho conosciuto così bene da tempesta, datata 1920, dove mani- viamente respinta – in cui mostra i scontarlo con rimorso. E il bene festa “la riconquista della bellezza costumi licenziosi del regime. Per col fortificarmi ed elevarmi nello classica”. Inizia così, con il recu- conseguenza, e per conservare la spirito”. pero della fede, la riscoperta dei propria libertà espressiva, si finge Cagnaccio di San Pietro contra- valori umili e semplici dei compa- squilibrato e preferisce il saltuario sta le tendenze dominanti del suo esani di San Pietro in Volta, bor- ricovero a San Servolo, il manico- tempo, e si sottrae tanto alle litur- go dell’isola di Pellestrina, da cui mio dei veneziani, per non sconta- gie delle avanguardie quanto alle prende il nome. Un “ritorno all’or- re in carcere le sue dichiarazioni suggestioni metafisiche, per de- dine” che non lo porta tuttavia antiregime. [...]

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