N. 6280/92 N.C. - D.D.A

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N. 6280/92 N.C. - D.D.A N. 6280/92 N.C. - D.D.A. N. 1682/93 G.I.P. TRIBUNALE DI PALERMO UFFICIO DEL GIUDICE PER LE INDAGINI PRELIMINARI ORDINANZA CUSTODIA CAUTELARE IN CARCERE - ARTT. 272 E SEGG., 285 C.P.P. - Il Giudice Sergio LA COMMARE esaminata la richiesta depositata in data 18.5.1993, dal Pubblico Ministero in persona dei magistrati Guido LO FORTE, Roberto SCARPINATO, Giovanni ILARDA, Luigi PATRONAGGIO, Antonio INGROIA, per l'applicazione della misura della custodia cautelare in carcere nei confronti di: RIINA SALVATORE, NATO A CORLEONE IL 16.11.1930; BRUSCA BERNARDO, NATO A S. G. JATO IL 9.9.1929; BRUSCA GIOVANNI, NATO A S. G. JATO IL 20.2.1957; BRUSCA EMANUELE, NATO A S. G. JATO L'8.3.1955; MODESTO GIUSEPPE, NATO A CAMPOREALE IL 6.4.1939; LA BARBERA MICHELANGELO, NATO A PALERMO IL 10.9.1943; LIPARI GIUSEPPE, NATO A CAMPOFIORITO IL 14.4.35; BUSCEMI ANTONINO, NATO A PALERMO IL 28.7.1946; MARTELLO FRANCESCO, NATO A SCILLA (RC) IL 30.8.1947; Errore. L'argomento parametro è sconosciuto. ZITO GIUSEPPE, NATO A S. G. JATO IL 16.4.1945; LODIGIANI VINCENZO, N. A PONTENURE (PD) IL 15.8.32; CIARAVINO ANTONINO, NATO A CASTELLAMMARE DEL GOLFO (TP) IL 22.12.1940; MOSCOLONI MAURIZIO, NATO A PALERMO IL 6.10.1958; BARBARO GASPARE, NATO A PALERMO IL 29.11.1949; SALAMONE FILIPPO, NATO AD ARAGONA IL 15.3.1942; DE ECCHER CLAUDIO, NATO A BOLZANO IL 27.6.1951; DEFFENDI GIANFRANCO, NATO A PADOVA IL 19.3.1942; CANI VINCENZO, NATO AD AGRIGENTO L'8.4.1964; FAVRO DOMENICO, NATO A CONCORDIA SAGITTARIA IL 27.6.52; LOMBARDO SALVATORE, NATO A VILLABATE IL 18.10.1941; ORLANDO STEFANO, N. A PORTO EMPEDOCLE IL 29.3.39; GIGLIA MEDARDO, NATO A FAVARA IL 13.6.1933; FLORE BRUNO, NATO AD ABBASANTA IL 28.3.1942; FONTE RAFFAELE, N. A REGGIO CALABRIA IL 12.1.35; DE RISO DI CARPINONE NICOLA, NATO A BARI IL 16.1.1933 Ritenuto che a carico dei predetti sussistono gravi indizi di colpevolezza in ordine ai reati di: RIINA Salvatore, BRUSCA Bernardo, BRUSCA Giovanni, BRUSCA Emanuele, MODESTO Giuseppe, LA BARBERA Michelangelo, LIPARI Giuseppe, BUSCEMI Antonino, MARTELLO Francesco, ZITO Giuseppe, LODIGIANI Vincenzo: per il reato di cui all'art. 416 bis 1^ e 2^ comma C.P. per avere fatto parte di una associazione di tipo mafioso - promossa, diretta e organizzata da RIINA Salvatore, BRUSCA Bernardo, BRUSCA Giovanni, MODESTO Giuseppe e SIINO Angelo - finalizzata, mediante l'uso della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva, ad acquisire il controllo di Errore. L'argomento parametro è sconosciuto. attività economiche inerenti a numerosi appalti pubblici e privati e a realizzare profitti e vantaggi ingiusti mediante la commissione di piú reati di abuso d'ufficio aggravato, di illecita concorrenza con minaccia e violenza aggravata, di turbata libertà degli incanti, di corruzione aggravata e di concussione. Con le aggravanti di cui ai commi 4 e 6 dello stesso art. 416 bis C.P., trattandosi di associazione armata e finalizzata ad assumere il controllo di attività economiche finanziate in tutto o in parte con il prezzo, il prodotto o il profitto di delitti; in Palermo ed altre località del territorio nazionale, dal 29.9.1982 in poi; per il reato di cui agli artt. 81 cpv., 110, 112 n.1, e 513 bis C.P., per avere - in concorso tra loro, e con altri - con piú azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, compiuto atti di concorrenza con violenza e minaccia nell'esercizio di attività imprenditoriali nel settore degli appalti pubblici e privati; in Palermo ed altre località del territorio nazionale, dal 29.9.1982 in poi; MARTELLO Francesco, ZITO Giuseppe, LODIGIANI Vincenzo, CIARAVINO Antonino, MOSCOLONI Maurizio, BARBARO Gaspare, SALAMONE Filippo, DE ECCHER Claudio, DEFFENDI Gianfranco, CANI Vincenzo, FAVRO Domenico e LOMBARDO Salvatore: per il reato di cui all'art. 416, commi 1, 2, 3 e 5 C.P., per avere fatto parte di una associazione per delinquere composta da oltre dieci persone - promossa, costiituita ed organizzata dal MARTELLO, dal CIARAVINO, dal MOSCOLONI, dallo ZITO, dal BARBARO, dal SALAMONE e dal LOMBARDO - e finalizzata alla commissione di più reati di abuso di ufficio aggravato, di turbata libertà degli incanti, di corruzione aggravata e di concussione, inerenti alla gestione di appalti pubblici e privati; in Palermo ed altre località del territorio nazionale dal 1982 in poi; DE ECCHER Claudio, DEFFENDI Gianfranco, ORLANDO Stefano, GIGLIA Medardo, FLORE Bruno, FONTE Raffaele, DE RISO di CARPINONE Nicola: Errore. L'argomento parametro è sconosciuto. per il reato di cui agli artt. 81, 110, 319 e 321 C.P., per avere, l'ORLANDO, il GIGLIA, il FLORE, il FONTE, il DE RISO di CARPINONE, nella loro rispettiva qualità di direttore dei lavori, tecnici capi-lotto, ingegneri dirigenti l'Ufficio Speciale della Grande Viabilità del Compartimento Sicilia dell'A.N.A.S., con piú azioni ed omissioni esecutive del medesimo disegno criminoso, ricevuto da DE ECCHER Claudio e DEFFENDI Gianfranco, rispettivamente amministratore delegato e direttore tecnico della RIZZANI DE ECCHER S.p.A. con sede in Udine, somme di denaro pari al 2.60 % del valore complessivo dell'appalto relativo al 6^ lotto - 1^ stralcio della strada a scorrimento veloce Caltanissetta-Gela nonchè somme pari a 1/3 del costo di alcuni lavori relativi al medesimo appalto contabilizzati ma in realtà mai realizzati, al fine di compiere atti contrari ai loro doveri d'ufficio ed in particolare per esprimere compiacenti pareri, per omettere i dovuti controlli nonchè per omettere gli opportuni rilievi sulla validità tecnico- economica della modifica del progetto esecutivo presentata dalla RIZZANI DE ECCHER e relativa al cambiamento del sistema di impalcatura del viadotto Scorsone da quello "a travi" a quello c.d. "a conci prefabbricati coniugati"; in Palermo e Caltanissetta fino al 22.4.1992. Come si desume da quanto segue: Errore. L'argomento parametro è sconosciuto. INTRODUZIONE PARTE I ORIGINE ED EVOLUZIONE DELLE INDAGINI Nell'anno 1989 venivano sviluppate dall'Autorità Giudiziaria di Palermo e dai Carabinieri del R.O.S. - Reparto Criminalità Organizzata - indagini volte a verificare la sussistenza, l'entità e le modalità di condizionamenti mafiosi nel settore degli appalti pubblici nel territorio della provincia di Palermo. L'esito complessivo delle indagini, inizialmente esperite nell'ambito di vari procedimenti, veniva unitariamente compendiato nell'informativa nr. 000001/2P del 16 febbraio 1991 avente per oggetto: «Annotazione relativa alle attività di polizia giudiziaria esperite in merito ad una associazione per delinquere di tipo mafioso, strutturalmente inserita nell'organizzazione denominata "Cosa Nostra", tendente ad acquisire la gestione o comunque il controllo di attività economiche, di concessioni, di autorizzazioni, appalti e servizi pubblici nel territorio della regione Sicilia». L'ipotesi investigativa formulata dai Carabinieri del R.O.S. segnava un salto di qualità nelle conoscenze sino ad allora acquisite sui rapporti tra Cosa Nostra ed il mondo imprenditoriale. Ed infatti emergeva che l'associazione mafiosa non si limitava più a svolgere un ruolo di sfruttamento meramente parassitario delle attività economico-imprenditoriali, concretantesi nell'imposizione di tangenti, di sub-appalti, di assunzione di manodopera, ma mirava a realizzare un controllo integrale e un pesante condizionamento interno del mondo imprenditoriale nel settore dei lavori pubblici in Sicilia, mediante complesse ed articolate metodologie che, nel loro insieme, costituivano l'espressione più sofisticata e moderna di una strategia di assoggettamento degli operatori economici al prepotere delle organizzazioni facenti capo a Cosa Nostra. Errore. L'argomento parametro è sconosciuto. In estrema sintesi, i momenti essenziali di tale sistema di controllo - che peraltro, in alcuni casi, si esplicava anche nella fase precedente la pubblicazione dei bandi di gara e nella fase successiva all'espletamento delle gare - potevano così riassumersi: alle gare indette dalla Pubblica Amministrazione partecipavano imprese "pulite" che venivano costrette a soggiacere alle regole dell'organizzazione mafiosa, ovvero imprese solo apparentemente tali, che, per le modalità con le quali erano sorte o per altre ragioni, operavano sotto lo stretto controllo di Cosa Nostra; dopo l'ammissione alle gare di appalto, le imprese partecipanti venivano "contattate" e immancabilmente indotte - con una tecnica frammista di larvate o manifeste intimidazioni e promesse di futuri vantaggi - a non presentare offerte, ovvero a presentarle con ribassi stabiliti in modo tale da determinare l'aggiudicazione dell'appalto all'impresa di volta in volta prescelta dall'organizzazione; le imprese escluse dalle gare venivano "dissuase" dal presentare ricorsi in sede amministrativa, suscettibili di alterare l'esito predeterminato e quindi di compromettere l'efficacia della "regia" dell'organizzazione. Nella prospettazione accusatoria, l'associazione mafiosa appariva talmente consolidata da essere in grado di realizzare la manipolazione preventiva delle gare dettando ai soggetti coinvolti nell'"iter" le opportune istruzioni, senza necessità di particolari pressioni. L'autentico volto "mafioso" dell'organizzazione emergeva tuttavia in modo inequivocabile nei momenti di "crisi", cioè nei casi in cui occorreva ricondurre al rispetto delle "regole" imprenditori che non si erano subito adeguati, perchè non consapevoli degli specifici interessi dell'organizzazione in determinate gare. In tali momenti di crisi, la soluzione di potenziali conflitti
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