FEDERICO FREZZI

attività letteraria ed episcopale di Federico Frezzi1 può essere considerata L’ l’espressione più elevata dell’umanesimo folignate, sbocciato intorno alla signoria dei Trinci 2 . Della vita dell’autore si sono conservate poche testimonianze biografiche, tutte riguardanti la sua fortunata carriera religiosa 3. Nato a 4 nel

1 Le informazioni sulla vita di Frezzi, qualora non sia specificato diversamente, sono state ricavate da: G. ROTONDI , Federico Frezzi, la vita e l’opera , Todi 1921; S. FOA ’, Frezzi Federico , in Dizionario Biografico degli Italiani , L, Catanzaro 1998. 2 Famiglia d'origine longobarda, i Trinci si erano stanziati sin dal XII secolo nel territorio di Foligno. Partigiani dell'Impero e insigniti di alti gradi militari sotto gli Svevi, passarono nel 1228 al partito guelfo. Nella seconda metà del XIII secolo inizia la loro egemonia sulla città, affermandosi ai danni della ghibellina famiglia degli Anastasi. Nallo Trinci, col titolo di capitano del popolo e gonfaloniere, dà inizio, nel 1305, a un periodo di predominio prima, di vera e propria signoria poi, che condurrà Foligno a divenire la capitale di un piccolo, ma importante stato per prestigio politico, economico e culturale. A Nallo successero: Ugolino I (1321-1338), Corrado I (1338-1343), Ugolino II (1343-1353), Trincio (1353-1377), Corrado II (1377-1385), Ugolino III (1386-1415), Corrado III (1415- 39). Nel 1336 Ugolino I ottenne il titolo di vicario della Santa Sede; benché rappresentanti della parte guelfa dell' la famiglia Trinci fu spesso in lotta con i papi, dai quali fu scomunicata e reintegrata più volte. Nel 1354 il cardinale Albornoz investì Trincio della vicaria di Foligno; titolo e ufficio gli furono confermati da Urbano V nel 1367. La signoria dei Trinci si distinse per il mecenatismo e per le protezioni accordate a molti letterati: oltre a Federico Frezzi, si ricordano Candido Buontempi, Andrea Stagio, Niccolò da , Federico Bonavoglia, Marco da Rasina, Elena Coppoli. A Foligno visse anche il Beato Tommasuccio, che divenne famoso per le sue terribili profezie in forma dialettale. In campo artistico, notevole testimonianza del periodo sono gli affreschi di Palazzo Trinci, considerati un’enciclopedia della cultura umanistica di primo Quattrocento; sono ancora conservate le opere dei pittori di primissimo piano che vi lavorarono, quali Ottaviano Nelli, Gentile da Fabriano e Jacopo Bellini. In questo periodo si radicano anche alcune specificità locali quali l’oreficeria, l’argenteria, l’intaglio ligneo, la ceramica d’uso, la produzione di cera, i filati, i manufatti in canapa, lana e seta, l’attività cartaria, l’edilizia, le arti decorative, l’arte organaria, la fusione dei metalli. Nel 1415, alla morte di Ugolino III, gli successe Corrado III, contro cui papa Eugenio IV mandò un forte esercito guidato dal cardinale Vitelleschi che, nel settembre del 1439, espugnò Foligno: la città fu annessa alla Stato Pontificio, di cui seguì da allora in poi le vicende. Proprio Foligno vedrà, nel 1472, l’ editio princeps della Divina Commedia . Sulla storia della Foligno dei Trinci, si veda: L. DORIO , Istoria della famiglia Trinci , Foligno 1638; M. FALOCI PULIGNANI , Il vicariato dei Trinci , «Boll. Dep. St. Patria per l’Umbria», XVIII, (1883), pp. 113-137; M. FALOCI PULIGNANI , Le arti e le lettere della corte dei Trinci di Foligno , «Giornale storico della letteratura italiana», II, (1883), pp. 28-58. 3 Le principali fonti, da cui tutti gli studiosi hanno tratto il maggior numero di informazioni biografiche sull’autore, sono: L. IACOBILLI , Bibliotheca Umbriae, sive de scriptoribus provinciae Umbriae alphabetico ordine digesta, Foligno 1658, pp. 187-190; P. CANNETI , Dissertazione apologetica intorno al Poema de’ Quattro Regni, detto altramente il Quadriregio, e al vero Autore di esso Monsignore Federigo Frezzi , Foligno 1723; T. MASETTI , Monumenta et antiquitates veteris disciplinae Ordinis Praedicatorum ab a. 1216 ad 1348 praesertim in Romana provincia, praefectorumque qui eandem rexerunt biographica chronotaxis , I, Roma 1864, p. 402-409. Il domenicano Masetti ebbe la possibilità di attingere alle antiche carte e documenti dell’Ordine, prima che la soppressione di tanti conventi portò alla dispersione e allo scompiglio degli archivi. 4 Nei confronti della città natia, Frezzi lascia trasparire una grande affezione nelle pagine del suo poema, come quando ne descrive l’origine, fondata da un avo dei Trinci, nipote omonimo di Tros di Troia, che venne «ad abitare in quel nobil paese / ove il Topino e la Timia corre: / tanto l’amor di quel bel loco il prese» ( Quadr , I, 18, 83-84); nella celebrazione dei signori di Foligno, Ugolino ( Quad. , I, 18, 121- 154) e Trincio ( Quad. , IV, 7, 139-156); nell’incontro con il compaesano Gentile da Foligno, cui fa molti

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1346 5 da famiglia non nobile 6, poco conosciamo dei suoi primi anni, dei suoi studi e dei suoi maestri, se non le scarse notizie che si possono dedurre dal Quadriregio 7, il poema allegorico didascalico in terzine dantesche che lo ha reso celebre. Il primo dei quattro libri che compongono l’opera, intitolato Regno d’Amore , può forse fornire qualche indicazione biografica 8 ; esso narra di come il poeta passò una gioventù spensierata dedito agli amori finché, aiutato da Ugolino Trinci 9, pose fine alla sua vita di dissipazione per dedicarsi allo studio e alla religione. I primi documenti, in cui compare il nome di Federico Frezzi, ne certificano la presenza presso diversi conventi domenicani dell’Umbria; il più antico di essi lo testimonia a Orvieto, nel 1373, dove forse compì il noviziato 10 . Nel 1375 è attestato a . Durante questo soggiorno conobbe un esponente della locale famiglia dei Vincioli, di cui poi scriverà nel Quadriregio 11 raccontando di come, in meno di un mese, abbia perduto ben dieci figli, nove nipoti e un fratello; verosimilmente causa di questa tragedia fu la grave epidemia di peste che si abbatté sull’Italia nel 1374. Questa informazione potrebbe essere un’indicazione del fatto che Frezzi si trovasse nella città umbra già in quell’anno. Perugia era, nel Trecento, rinomata per la sua Università di giurisprudenza, in cui insegnò anche l’illustre medico Gentile da Foligno, cui la città, per i suoi meriti accademici, conferì la cittadinanza; nel Quadriregio l’incontro tra il Frezzi-personaggio e l’anima dell’illustre concittadino, che rievoca quello dantesco tra Virgilio e Sordello, è uno degli episodi che hanno goduto di onori ( Quadr. ,IV, 9, 100-123); quando ne incontra il patrono, «il mio Feliciano / tra le gemme più chiare ivi permisto» ( Quad. , IV, 15). 5 Per l’anno di nascita, abbiamo solo la testimonianza di padre Masetti, che poté esaminare gli archivi domenicani: «vivis ereptus est an. 1416, septuagenarius, uti conici potest». Cfr. MASETTI , Monumenta et antiquitates , I, p. 408. 6 Sappiamo che il padre di Federico si chiamava Freccia; a parte questo, non conosciamo altri membri della famiglia che, se fosse stata nobile o patrizia, avrebbe lasciato certamente il nome in qualche atto pubblico di Foligno. 7 L’edizione di riferimento, che seguirò per tutto il mio lavoro, è: F. FREZZI , Il Quadriregio , a c. di E. FILIPPINI , Bari 1914. 8 D’altronde anche nel Ninfale Fiesolano di Boccaccio, la cui prima metà presenta una certa affinità con il primo libro del poema frezziano, secondo alcuni studiosi presenta, sotto la veste della fabula , un’esperienza autobiografica. 9 Quadr., I, 18, 121-157. 10 Sul fatto che possa aver compiuto il noviziato a Orvieto e non a Foligno, cfr. MASETTI , Monumenta et antiquitates , p. 54. Lo studioso informa di una deliberazione del Capitolo generale di Parigi del 1326 che limitava in ogni provincia dell’Ordine il numero dei conventi ammessi all’accettazione dei novizi. Il capitolo di Viterbo dello stesso anno stabiliva che, nella Provincia Romana , potessero accettare novizi solo il convento romano di Santa Sabina e quelli di Pisa, Lucca, Firenze, Siena, Perugia, Orvieto, Todi, e Viterbo. Il convento di Foligno era escluso da tale privilegio. 11 Quadr. , II, 14, 25-48.

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maggior successo. Addirittura Gentile sarà la guida del poeta che lo condurrà sul monte Parnaso per illustrargli l’alto collegio dei filosofi dell’antichità 12 . Nel 1376 Frezzi è documentato come lettore di teologia a Firenze, all’epoca la capitale della cultura letteraria in volgare. Quando Federico giunge in città, già era in auge il culto delle Tre Corone , in particolare di Dante Alighieri; solo due anni erano trascorsi, inoltre, dalle pubbliche letture tenute dal Boccaccio sulla Divina Commedia . E’ probabilmente durante questo soggiorno fiorentino che Frezzi amplificherà la propria passione letteraria per Dante, Petrarca e Boccaccio: la Commedia , i Trionfi , l’ Amorosa Visione , il Ninfale Fiesolano saranno infatti i principali modelli del futuro poema. L’attenzione alla letteratura fu senza dubbio favorita dalla drammaticità della situazione politica che lo circondava. In particolare non dovette certo condividere il moto di rivolta che dilagava in quegli anni per gran parte dell’Italia centrale. Si tratta della cosiddetta guerra degli Otto Santi 13 , condotto da Firenze contro quel papa Gregorio XI che, nel 1377, aveva messo fine alla cattività avignonese. Facile è immaginare come si trovasse il poeta in tale ambiente, lui che era sinceramente devoto alla causa della Chiesa, e in più, legato con tanti vincoli d’affetto e gratitudine al capo riconosciuto della parte pontificia, il signore di Foligno, Trincio Trinci 14 . Più ancora gli sarà stata occasione di sdegno la partecipazione dei Fiorentini alla rivolta di Foligno che, nel 1377, costò la vita allo stesso Trincio. A fronte di questi episodi, non è un caso che pressoché tutti i personaggi fiorentini che compaiono nel Quadriregio siano messi sotto un alone di biasimo e condanna: da Bencio Benci, punito per la sua avarizia 15 , a prete Bonzo che «ben conosceva io come peccatore» 16 , fino a quel Francesco Bruni, che ebbe relazioni epistolari con Petrarca e Salutati, definito «fiorentin lascivo vecchio enorme» 17 . Unico fiorentino non condannato dal Frezzi è Pier Farnese, di cui già Franco Sacchetti ne pianse la morte nel sonetto I’ son Fiorenza, in cui morte s’accese 18 .

12 Quadr. , IV, 9, 100-160. 13 Guerra combattuta, tra il 1375 e il 1378, da Perugia e Firenze, unite nella Lega della Libertà, contro papa Gregorio XI. Il nome deriva dagli otto magistrati fiorentini, soprannominati «santi». Nell’ultimo anno di questa guerra a Firenze scoppia il tumulto dei Ciompi (1378-1382), favorito dagli ultimi fatti della stessa. Si conserva un cantare che prende spunto da queste vicende: il Cantare della guerra degli Otto Santi , contenuto in Cantari del Trecento , a c. di A. BALDUINO , Milano 1970. 14 Sono conservate lettere di corrispondenza tra Trincio e Caterina da Siena, così come un’epistola della santa a Monna Jacoma, che la consolava della morte del marito. 15 Quadr. , III, 6, 83-96. 16 Quadr. , IV, 20, 34-35. 17 Quadr. , II, 7, 126. 18 Rime di trecentisti minori , a c. di G. VOLPI , Firenze 1907, p. 123.

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Nel 1378 la situazione di difficoltà in cui versava la Chiesa culminò con lo Scisma d’Occidente: eletto al soglio pontificio Bartolomeo Prignano, col nome di Urbano VI, i cardinali francesi ne contestarono l’elezione e nominarono l’antipapa Clemente VII, che risiedette ad Avignone. Pur restando fedele al papa romano, Frezzi non amò Urbano VI: nel Quadriregio , infatti, viene condannato per il vizio di superbia e per i favori accordati al nipote Butillo poiché, per assicurargli il possesso di alcune città del napoletano, aveva fatto insorgere Carlo di Durazzo contro la regina Giovanna I d’Angiò, aiutandolo a diventare re di Napoli 19 . Anche le gerarchie domenicane furono sconvolte dallo Scisma: avvenne così che il generale dell’Ordine, Elia di Tolosa, in quanto francese, giurò fedeltà al papa avignonese Clemente VII, mentre la maggior parte dei domenicani si mantenne fedele a Urbano VI. Venne così eletto, come nuovo generale dell’Ordine, Raimondo delle Vigne da Capua, della stessa famiglia di Piero, il famoso e sfortunato consigliere di Federico II. Grande amico di Caterina da Siena, Raimondo fu promotore di un ritorno a quell’ideale di austerità e povertà, che erano stati i capisaldi di san Domenico di Guzman. Lo Scisma, aggravato dal perdurare della guerra degli Otto Santi, portò, nel 1378, al trasferimento dello Studio generale dell’Ordine della Provincia Romana 20 da Firenze a Pisa; e proprio presso lo studium pisano troviamo Frezzi nel ruolo di lettore di Sacra Scrittura , come fu designato nel capitolo generale dell’Ordine tenuto a Carcassonne il 6 giugno dello stesso anno. Nel Quadriregio egli racconterà di numerosi personaggi conosciuti durante questo soggiorno, quali: Gualterotto Lanfranchi, signore di Pisa, trucidato nel 1392, durante un tumulto provocato da Jacopo d’Appiano e nel poema punito per aver calpestato ogni legge 21 ; lo stesso Jacopo che, dopo aver dominato per qualche tempo sulla città, la vendette per denaro a Gian Galeazzo Visconti, per ciò collocato da Frezzi nel girone dei bugiardi 22 ; Uguccione della Faggiola, capitano di ventura che nel 1313 e 1314 esercitò la signoria su Pisa e Lucca 23 ; Giovanni dell’Agnello, signore delle stesse Pisa e Lucca, che cadde dal balcone nel

19 Quadr. , III, 3, 25-33. 20 La Provincia Romana comprendeva allora Roma, Umbria e Toscana. Si veda. La “Cronaca” del convento domenicano di S. Romano di Lucca , p. 137 21 Quadr. , II, 17, 139-165. 22 Quadr. , II, 16, 97-108. 23 Quadr. , II, 9, 100-126.

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giorno in cui ospitò l’imperatore Carlo II, divenendo storpio 24 ; Bonagiunta, uomo dalla proverbiale avarizia, tanto da ridursi, lui ricco, a vivere di cipolle 25 ; Pier Tosco, che aveva preferito perdere la vista, piuttosto che smettere di bere il vino 26 . Al periodo pisano sono riconducibili anche i rapporti con Mariano, principe d’Arborea, l’attuale Oristano, di cui Frezzi ricorda la sua efferata crudeltà che lo portò, pochi giorni prima di morire, a far giustiziare i due medici, fatti venire da Pisa, che gli avevano celato la gravità del suo stato di salute; di questo personaggio sardo, Frezzi ricorda anche «de’ gran benefici / che nella vita lieta a me donasti, / con quell’amor, qual è tra veri amici» 27 . Dei rapporti avuti con tale potente, mancando ogni indizio, è difficile immaginare; molto probabilmente dovettero risalire a questo periodo, visti gli stretti legami che correvano tra Pisa e Arborea 28 . All’impegno presso lo Studio seguì un periodo durante il quale Frezzi ricoprì diversi e sempre più importanti incarichi presso le istituzioni domenicane. Come priore fu, nel 1381 29 e nel 1384 30 , nel convento di San Romano di Lucca. Nel Quadriregio è ricordato Forteguerra da Lucca 31 che, nel 1392, cadrà vittima di una sollevazione ordita da Francesco Guntigi. Nell’agosto del 1386 il poeta è documentato a Foligno, come bibliotecario presso il convento di San Domenico. Nello stesso mese, gli fu concesso da Raimondo da Capua di soggiornare a Bologna, per compiere gli studi necessari al conseguimento del titolo di magister in teologia, che solo in questa città, oltre che a Parigi, era possibile ottenere. Oltre agli studi religiosi Frezzi coltivava anche quelli di geometria e d’astronomia 32 , come attestano i tre codici che padre Canneti trovò presso il convento di

24 Quadr. , II, 13, 142-151. 25 Quadr. , III, 12, 142-144. 26 Quadr. , III, 12, 146-163. 27 Quadr. , III, 11, 115-117. 28 Nel Medioevo la Sardegna venne a frazionarsi in quattro entità autonome: i giudicati di Arborea, Cagliari, Gallura e Torres. Nel sec. XI vi iniziò la penetrazione pisana e genovese, che progressivamente spartì l’isola in due sfere di dominazione, detenendo il potere fino al XVI secolo, quando venne conquistata dagli Aragonesi. 29 I. TAURISANO , I Domenicani in Lucca , Lucca 1914, p. 210; 30 Tale, infatti, compare in tre atti di vendita di beni del convento, rispettivamente del 16, 17 e 18 marzo di quell’anno; il 7 aprile, invece, concede licenza a fra Francesco Diversi di accettare l’incarico di fidecommissario ed esecutore testamentario di parecchie persone di Lucca. Cfr. La “Cronaca” del convento domenicano di S. Romano di Lucca , p. 136. 31 Quadr. , II, 11, 130-169. 32 Canneti ci informa che poté esaminare due manoscritti acefali, (ora perduti) presso la Biblioteca del convento di San Domenico in Foligno, recanti entrambi una sottoscrizione del Frezzi con la data e, in uno, anche il prezzo di acquisto: «emptus a Fr. Federico de Fulgineo ord. Praedicatorum an.

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San Domenico di Foligno, acquistati durante il soggiorno a Bologna. Nessuna figura della storia bolognese del tempo entrò nel poema; forse una più intensa concentrazione dei suoi studi l’avrà reso estraneo alle vicende della vita cittadina; vi entrarono però molti famosi giureconsulti, che furono lustro del locale Studio, come Cino da Pistoia, Bartolo da Sassoferrato, Baldo degli Ubaldi, l’Ostiense, Accursio, Giovanni del Mugello, Azzone, Taddeo Pepoli 33 . La licenza di magister in teologia fu ottenuta a Pisa tra il 1390 e il 1391 34 ; il discorso ufficiale per il conferimento della licenza venne tenuto dal maestro Simone da Cascina. Nell’ultimo decennio del secolo Frezzi dimorò a Foligno 35 , anche se probabilmente tale soggiorno fu intervallato da più o meno lunghi periodi trascorsi in altri conventi dell’Ordine. Nella città natale, dove godeva dell’alta stima dei suoi confratelli, ebbe il privilegio di possedere una cella tutta per sé 36 , dove poté studiare e comporre con tranquillità il Quadriregio , la cui stesura risale proprio all’ultimo decennio del XIV secolo. Gli venne affidata, inoltre, la custodia della biblioteca del convento, cui fece anche delle donazioni, come quel codice dei Sermones fratris Augustini de Hesculo Ordinis Heremitarium di cui ci parla il Canneti 37 , recante in principio la nota di possesso 38 , oltre a parecchie postille marginali del Frezzi. Del codice, purtroppo, non ne rimane traccia. Nel Capitolo Provinciale aperto a Prato nell’agosto del 1400, padre Federico viene designato priore generale della Provincia Romana 39 . Da questo momento, frequenti dovettero essere i suoi soggiorni a Roma, cui rimandano alcuni accenni

MCCCLXXXVII» e l’altro «hunc librum emi ego Fr. Federicus de Fulginio precio trium librar. emptus fuit an. Dominici MCCCLXXXVIII». Le due date ci riportano al tempo in cui Frezzi si trovava a Bologna. Probabilmente acquistato anch’esso acquistato a Bologna fu il codice delle Collectiones di Ivone, che recava di mano del Frezzi questa sottoscrizione: «Hunc librum emi ego Fr. Federicus de Fulginio in Sacra theologia humilis Magister a Ciano Recutii pacto quod si usque ad competens tempus ipsum librum vellet rehabere, possit, restituta pecunia trium librarum». Cfr. CANNETI , Dissertazione apologetica , pp. 23-24. 33 Quadr. , IV, 13, 154-174. 34 T. KAEPPELI , Scriptores Ordinis Praedicatorum Medii Aevi , I, Roma 1970, p. 226. 35 Come ci indicano alcuni atti notarili datati 1393, 1395, 1398 e 1399. Di questi anni sono gli otto registri del notaio Francesco di Antonio, conservati nella Sezione di Archivio di Stato di Foligno, Fondo Notarile . 36 MASETTI , Monumenta et antiquitates , p. 407. 37 CANNETI , Dissertazione apologetica , pp. 24-25. 38 «Hic liber est fratris Federici de Fulgineo Ordinis Praedicatorum» 39 . La “Cronaca” del convento domenicano di S. Romano di Lucca , p. 137

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presenti nel poema come quello a un certo Sabello 40 , cittadino romano punito in Purgatorio per essersi pentito troppo tardi, sul letto di morte. Tra il 1401 e il 1403, sappiamo che il Frezzi propose ai suoi confratelli, maestri di teologia, di trattare il tema della povertà e della proprietà presso i domenicani; da questa richiesta nacque il trattato De proprio , ovvero An liceat fratribus praedicatorum et sororum de poenitentia composto da Giovanni Dominici 41 . Risale al periodo di priorato anche una lettera, con data 21 gennaio 1403, in cui Coluccio Salutati, il celebre segretario della Repubblica Fiorentina, chiedeva a Frezzi che il frate Leonardo Dati42 non fosse mandato ad Arezzo, come stabilito dalle autorità dell’Ordine, ma che gli fosse invece consentito di restare a Firenze per continuare l’insegnamento delle Sacre Scritture 43 .

40 Quadr. , IV, 19, 100-166. Si tratta di un umile personaggio a Frezzi contemporaneo, diverso dal Sabello, anch’egli romano, di cui parla Dante in Inf. XXV, 95, tratto da Farsaglia IX, 761-788. 41 Giovanni Dominici, al secolo Giovanni Banchini (Firenze 1356 – Buda 1420), entrò nell’ordine domenicano nel 1372, nel convento di S. Maria Novella. Completati gli studi teologici a Parigi, svolse attività di docente e di predicatore per dodici anni a Venezia. Con l’approvazione di Raimondo da Capua, fondò diversi conventi domenicani a Venezia (1391) e Fiesole (1400). Alla morte di Innocenzo VII, durante lo Scisma d’Occidente, fu inviato in qualità di ambasciatore della repubblica di Venezia al conclave del 1406 ed ebbe gran parte nell’elezione del veneziano Gregorio XII, che lo scelse come suo confessore e consigliere, lo elesse vescovo di Ragusa (1407), lo creò cardinale nel 1408 e lo inviò come ambasciatore in Ungheria, per garantirsi l’appoggio dell’imperatore Sigismondo contro l’antipapa Benedetto XII. Qui il vescovo domenicano trovò la morte. Dominici fu un importante scrittore di temi spirituali, ma anche poeta, come testimoniano i suoi numerosi inni in vernacolo o Laudi . La sua Regola del governo di cura familiare , scritta tra il 1400 e il 1405, è un’opera pedagogica che tratta, in quattro libri, delle facoltà dell’anima, del corpo, dell’uso dei beni della terra e dell’istruzione dei figli. Il suo Lucula Noctis , scritto in risposta a un’epistola di Nicola di Piero Salutati, è uno dei trattati più importanti di inizio Quattrocento sullo studio degli autori pagani: non condannava gli autori classici, tuttavia si opponeva strenuamente all’Umanesimo paganeggiante del tempo. Fu proclamato beato nel 1832. 42 La vicende biografiche di Leonardo Dati (Firenze 1365-1425) furono più volte in relazione con quelle di Federico Frezzi. Entrato nell’ordine domenicano verso il 1375 nel convento di S. Maria Novella, ottenne il titolo di maestro di teologia nel 1395 e si segnalò come predicatore; nel 1401 fu eletto priore del convento, carica che avrebbe detenuto fino al 1405. Durante questo periodo fu lettore di Sacra Scrittura nello Studio fiorentino (1402-1403), raggiungendo grande fama e venerazione, come testimonia la lettera del Salutati al Frezzi. Nel 1408 fu inquisitore a Bologna, e in questa veste, nel 1409, prese parte al concilio di Pisa, tenendovi il discorso di apertura (al concilio, probabilmente, partecipò anche il nostro vescovo di Foligno). Fu nominato nel 1409 provinciale dei conventi della Toscana. Nel 1414, dopo essere stato in marzo creato vicario generale dell’Ordine, venne proclamato maestro generale, nel capitolo generale celebrato in Santa Maria Novella. Nella duplice veste di maestro generale dell’Ordine e di rappresentante della Repubblica fiorentina, Dati partecipò al concilio di Costanza per tutta la sua durata, dal novembre 1414 fino all’inizio del 1418. Qui, il 23 marzo 1416, tenne il discorso commemorativo per la morte di Federico Frezzi. Di Leonardo Dati ci rimangono di diversi Sermones e, soprattutto, la Sfera , fortunato poemetto in ottave, di argomento astronomico-geografico (ma da alcuni studiosi attribuita al fratello Goro). 43 Archivio di Stato di Firenze, Signori. Missive. I cancellieri 25, f. 95v.

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E’ datata 16 novembre 1403 la bolla di papa Bonifacio IX che nomina Federico Frezzi vescovo di Foligno 44 , facendolo succedere a Onofrio Trinci 45 : la scelta del pontefice venne caldeggiata da Ugolino Trinci, che conosceva bene la fedeltà di Federico nei confronti della città e dei suoi signori, e che, in qualità di reggente della città come vicario del papa, ricercava continuità e sicurezza nella gestione della Chiesa folignate 46 . Dell’attività vescovile di Federico Frezzi abbiamo diverse notizie, essendosi conservate le carte di Francesco di Antonio, notaio della curia episcopale, i cui atti, tuttora conservati nell’archivio comunale della città, si estendono dal 1384 al 1431. Sappiamo così che, il 17 febbraio 1404, il poeta prese possesso della cattedrale di Foligno 47 , in cui prestò il solenne giuramento; ricevette inoltre dal papa la commenda del monastero di Santo Stefano di Parrano, nella diocesi di Nocera.

44 Roma 16 novembre 1403, Bonifacio IX. ASV, Reg. Later. 112, f. 215r-v: «Bonifacius etc. dilecto filio Frederico de Fulgineo electo fulginat(i) salutem etc. […] Dudum siquidem bone memorie Honofrio episcopo fulginate regimini ecclesie fulginatis romane ecclesie immediate subiecte presidente, nos, cupientes ipsi fulginati ecclesie cum vacaret per apostolice sedis providentiam utilem et idoneam presidere personam, provisionem eiusdem ecclesie ordinationi et dispositioni nostre duximus ea vice specialiter reservandi […] Postmodum vero dicta ecclesia per ipsius Honofrii obitum qui extra romanam curiam clausit extremum vacante, nos vacationi huiusmodi fidedignis relatibus intellecta, ad provisionem ipsius ecclesie celerem et felicem de qua nullus preter nos ea vice se intromittere potuerit sive p(ossi)t reservatione et decreto obsistentibus supradictis, ne ecclesia longeva vacatione exponeretur […] post deliberationem […] diligentem demum ad te ordinis fratrum Predicatorum professorem, in sacra theologia magistrum et in sacerdotio constitutum, direximus oculos nostre mentis […] teque illi preficimus in episcopum et pastorem, curam et administrationem ipsius ecclesie […] plenarie committendo […] Datum Rome apud Sanctum Petrum sextodecimo kalendas decembris anno quinto decimo». 45 Aveva retto la diocesi a partire dal 1386 alla morte, avvenuta il 2 aprile 1403. 46 Il poeta Niccolò da Montefalco, di qualche decennio successivo al Frezzi, nel Filenico , il suo canzoniere amoroso, seppur confondendo la persona di Ugolino Trinci con il figlio Corrado, scriveva: «Corrado Trince in questo amor fo caldo / ver Federico suo che for d’impaccio / lo trasse, e fello Vesco lieto, e baldo». Cfr. A. FANTOZZI , Un canzoniere inedito del sec. XV , «La favilla», fasc. 2-3, 1900. 47 Archivio di Stato di Foligno, Fondo Notarile , atti di Francesco di Antonio, c. 205v: «in maiori ecclesia captedrali Fulginaten., videlicet in choro dicte maioris ecclesie, presentibus Iohanne Egidi, alias Colli, Petrucio Lilli Becchafumi, Petro Cole mag. Cagni et ser Nichola d. Nichole Puccipti hon. civibus civitatis Fulginei et quam pluribus et diversis veneralibus civibus dicte civitatis Fulginei testibus [...] rev. in Christo p. et d. d. Fredericus Dei et apostolice sedis gratia episcopus Fulginei humiliter et debita devotione veniens ad dictam ecclesiam intravit possessionem captedralis sedis ipsius ecclesie de voluntate, presentia et consensu ven. viri Rainaldi prioris dicte maioris ecclesie et ven. virorum d. Gostantii Iohannis, d. Francisci Cioli et d. Antonii Pepi, canonicorum dicte maioris ecclesie qui ad dictam possessionem prefati d. episcopi benigniter receperunt cum debita reverentia in sacristi dicte maioris ecclesie dictum episcopum ad osculum pacis receperunt. Statim post predicta, presentibus dictis tetstibus, prefatus d. episcopus cepit possessionem et tenutam domus dicti episcopatus, presentibus, volentibus et consensientibus dictis d. priore et canonicis [...] (17 febbraio) in maiori ecclesia Fulginaten. prefatus d. episcopus in sua consecratione iuravit per animam suam ponendo manum suam super pectus suum iuxta formam iuramenti licterarum apostolicarum, presentibus ven. viro d. Rainaldo Corradi, priore maioris ecclesie Fulginaten., d. Luca Mactioli, d. Iacobo Berti canonicis Fulginei, dompno Gentile Vangeli presbitero et honorabilibus civibus Mastro Bartoli ( segue pagina in bianco e, a margine ) iuramentum et consecratio d. Frederici episcopi Fulginei».

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Durante l’episcopato del Frezzi si ricordano: l’istituzione di un’Accademia dei Concili presso il convento domenicano di Foligno avvenuta tra il 1404 e il 1409 48 ; la probabile partecipazione al Concilio di Pisa del 1409 49 ; l’assistenza prestata a sant’Antonino 50 e agli altri domenicani, tra cui forse il Beato Angelico, fuggiti da Fiesole per sottrarsi alle ire del papa pisano Alessandro V 51 ; la commissione di una preziosa mitra ordinata all’orafo Luca di Matteolo e al ricamatore Maestro Giovanni 52 ; la partecipazione ai lavori di arricchimento di palazzo Trinci, forse tramite l’ideazione degli affreschi della Sala dei Giganti, nonché la composizione degli epigrammi latini che li ornano con funzione didascalica 53 . Nell’ottobre del 1415 Federico si recò al Concilio di Costanza, sinodo universale convocato per estinguere lo scisma dei tre pontefici, indetto l’anno prima dall’antipapa Giovanni XXIII. Com’è noto, il Concilio fu una tappa importante nella storia dell’Umanesimo per la presenza di Poggio Bracciolini, segretario apostolico che, alla deposizione di Giovanni XXIII, nel maggio del 1415, ne approfittò per visitare le più importanti biblioteche monastiche e recuperare antichi codici di opere classiche. In questo periodo Frezzi scrisse un Iudicium de liceitate tyrannicidi 54 : quello del tirannicidio era stato tra i temi secondari trattati durante il concilio di Costanza. Anche

48 Nel margine inferiore di una carta di un codice (perduto), che conteneva i Sermones fratr. Augustini de Hesculo ordinis Heremitarum, appartenuto al Frezzi Canneti leggeva: «Hunc librumdonavit Bibliothecae huius Conventus S.Dominici de fulgineo fr. Federicus Frezzi Ordinis Praedicatorum qui creatus Episcopus Fulginei instituit in eodem Conventu Academiam Conciliorum sub protectione Sancti Thomae Aquinatis». Cfr. CANNETI , Dissertazione apologetica, p. 24. Come osservava Rotondi, si trattava di un argomento della più viva attualità: «erano momenti di grande agitazione, e mentre anonime profezie sbigottivano le pavide e turbate coscienze dei credenti col presagire vicini i novissimi giorni dell’Apocalisse, altre menti più posate pensavano sul serio ai rimedi da prendere per por fine allo scisma e non pareva se ne potessero trovare altrimenti che colla convocazione d’un Concilio ecumenico». (G. ROTONDI , Federico Frezzi, la vita e l’opera , pp. 134-135). 49 Cfr. CANNETI , Dissertazione apologetica , p. 28-29; MASETTI , Monumenta et antiquitates , p. 408. Quello di Pisa fu il concilio che, precedendo quello di Costanza, tentò vanamente di ricomporre lo Scisma d’Occidente ; si concluse però, paradossalmente, con l’elezione di un terzo papa, Alessandro V, mentre gli altri due, Gregorio XII e Benedetto XIII, non vollero abdicare. 50 Sant’Antonino, l’attuale patrono di Firenze, fu al secolo Antonino Pierozzi, arcivescovo di Firenze, morto nel 1459. Protettore dell’opera artistica di Beato Angelico, rimane di lui un epistolario ricco di una cultura profonda e denso di umanità, oltre a numerosi scritti di teologia morale (Confessionale ), di ascetica e di storia. Fu proclamato santo da papa Adriano VI nel 1523. 51 Cfr. FALOCI PULIGNANI , Le arti e le lettere della corte dei Trinci di Foligno , pp. 44-46. 52 Cfr. M. FALOCI PULIGNANI , Inventario dell’Archivio del Duomo di Foligno , Perugia 1916, p. 32. 53 Ma Rotondi rigetta questa ipotesi. Cfr. G. ROTONDI , Federico Frezzi, la vita e l’opera , pp. 131-132. 54 Parzialmente pubblicato in: Acta concili Costanciensis , a cura di H. Finke, IV, Munster 1928, pp. 289-291.

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per l’intervento del folignate venne condannato il teologo francese Jean Petit, che aveva difeso l’uccisione del duca Luigi d’Orléans. L’ultimo documento conciliare riguardante il vescovo-poeta risale al gennaio del 1416 quando, alla presenza di tutti i membri ecclesiastici, si tenne la solenne lettura dei patti concordati con l’antipapa Benedetto XIII; nell’atto che elenca tutti i nomi dei conciliari che prestarono giuramento sul Vangelo , appare anche il nome di Federico Frezzi. L’autore del Quadriregio morì a Costanza nel marzo del 1416, un anno dopo la scomparsa dell’amico e protettore Ugolino III Trinci 55 . Il discorso commemorativo fu tenuto il 23 marzo da Leonardo Dati 56 . Nell’estate dello stesso anno succedette alla cattedra episcopale Niccolò Ferragatti 57 , frate minorita di Bettona, la cui nomina venne rattificata con la bolla papale di Martino V, datata 20 dicembre 1417 58 .

55 Cfr. E. FILIPPINI , La fine misteriosa di Federico Frezzi, in ID., Studi frezziani, Foligno 1922 56 Acta concili Costanciensis , II, p. 440. 57 G. ROTONDI , Alcuni studi su Federico Frezzi , p. 350. Scrive, riguardo all’elezione del Ferragatti, che: «i rogiti di Francesco d’Antonio permettono di porla fra il giugno e l’agosto di quell’anno, giacché in un atto del 31 agosto già compare il nome di “Nicolaus dei gratia episcopus electus civit. fulgin.”». 58 L. WADDING , Annales Minorum , IX, Roma 1734, p. 564.

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