FEDERICO FREZZI attività letteraria ed episcopale di Federico Frezzi1 può essere considerata L’ l’espressione più elevata dell’umanesimo folignate, sbocciato intorno alla signoria dei Trinci 2 . Della vita dell’autore si sono conservate poche testimonianze biografiche, tutte riguardanti la sua fortunata carriera religiosa 3. Nato a Foligno 4 nel 1 Le informazioni sulla vita di Frezzi, qualora non sia specificato diversamente, sono state ricavate da: G. ROTONDI , Federico Frezzi, la vita e l’opera , Todi 1921; S. FOA ’, Frezzi Federico , in Dizionario Biografico degli Italiani , L, Catanzaro 1998. 2 Famiglia d'origine longobarda, i Trinci si erano stanziati sin dal XII secolo nel territorio di Foligno. Partigiani dell'Impero e insigniti di alti gradi militari sotto gli Svevi, passarono nel 1228 al partito guelfo. Nella seconda metà del XIII secolo inizia la loro egemonia sulla città, affermandosi ai danni della ghibellina famiglia degli Anastasi. Nallo Trinci, col titolo di capitano del popolo e gonfaloniere, dà inizio, nel 1305, a un periodo di predominio prima, di vera e propria signoria poi, che condurrà Foligno a divenire la capitale di un piccolo, ma importante stato per prestigio politico, economico e culturale. A Nallo successero: Ugolino I (1321-1338), Corrado I (1338-1343), Ugolino II (1343-1353), Trincio (1353-1377), Corrado II (1377-1385), Ugolino III (1386-1415), Corrado III (1415- 39). Nel 1336 Ugolino I ottenne il titolo di vicario della Santa Sede; benché rappresentanti della parte guelfa dell'Umbria la famiglia Trinci fu spesso in lotta con i papi, dai quali fu scomunicata e reintegrata più volte. Nel 1354 il cardinale Albornoz investì Trincio della vicaria di Foligno; titolo e ufficio gli furono confermati da Urbano V nel 1367. La signoria dei Trinci si distinse per il mecenatismo e per le protezioni accordate a molti letterati: oltre a Federico Frezzi, si ricordano Candido Buontempi, Andrea Stagio, Niccolò da Montefalco, Federico Bonavoglia, Marco da Rasina, Elena Coppoli. A Foligno visse anche il Beato Tommasuccio, che divenne famoso per le sue terribili profezie in forma dialettale. In campo artistico, notevole testimonianza del periodo sono gli affreschi di Palazzo Trinci, considerati un’enciclopedia della cultura umanistica di primo Quattrocento; sono ancora conservate le opere dei pittori di primissimo piano che vi lavorarono, quali Ottaviano Nelli, Gentile da Fabriano e Jacopo Bellini. In questo periodo si radicano anche alcune specificità locali quali l’oreficeria, l’argenteria, l’intaglio ligneo, la ceramica d’uso, la produzione di cera, i filati, i manufatti in canapa, lana e seta, l’attività cartaria, l’edilizia, le arti decorative, l’arte organaria, la fusione dei metalli. Nel 1415, alla morte di Ugolino III, gli successe Corrado III, contro cui papa Eugenio IV mandò un forte esercito guidato dal cardinale Vitelleschi che, nel settembre del 1439, espugnò Foligno: la città fu annessa alla Stato Pontificio, di cui seguì da allora in poi le vicende. Proprio Foligno vedrà, nel 1472, l’ editio princeps della Divina Commedia . Sulla storia della Foligno dei Trinci, si veda: L. DORIO , Istoria della famiglia Trinci , Foligno 1638; M. FALOCI PULIGNANI , Il vicariato dei Trinci , «Boll. Dep. St. Patria per l’Umbria», XVIII, (1883), pp. 113-137; M. FALOCI PULIGNANI , Le arti e le lettere della corte dei Trinci di Foligno , «Giornale storico della letteratura italiana», II, (1883), pp. 28-58. 3 Le principali fonti, da cui tutti gli studiosi hanno tratto il maggior numero di informazioni biografiche sull’autore, sono: L. IACOBILLI , Bibliotheca Umbriae, sive de scriptoribus provinciae Umbriae alphabetico ordine digesta, Foligno 1658, pp. 187-190; P. CANNETI , Dissertazione apologetica intorno al Poema de’ Quattro Regni, detto altramente il Quadriregio, e al vero Autore di esso Monsignore Federigo Frezzi , Foligno 1723; T. MASETTI , Monumenta et antiquitates veteris disciplinae Ordinis Praedicatorum ab a. 1216 ad 1348 praesertim in Romana provincia, praefectorumque qui eandem rexerunt biographica chronotaxis , I, Roma 1864, p. 402-409. Il domenicano Masetti ebbe la possibilità di attingere alle antiche carte e documenti dell’Ordine, prima che la soppressione di tanti conventi portò alla dispersione e allo scompiglio degli archivi. 4 Nei confronti della città natia, Frezzi lascia trasparire una grande affezione nelle pagine del suo poema, come quando ne descrive l’origine, fondata da un avo dei Trinci, nipote omonimo di Tros di Troia, che venne «ad abitare in quel nobil paese / ove il Topino e la Timia corre: / tanto l’amor di quel bel loco il prese» ( Quadr , I, 18, 83-84); nella celebrazione dei signori di Foligno, Ugolino ( Quad. , I, 18, 121- 154) e Trincio ( Quad. , IV, 7, 139-156); nell’incontro con il compaesano Gentile da Foligno, cui fa molti 1 1346 5 da famiglia non nobile 6, poco conosciamo dei suoi primi anni, dei suoi studi e dei suoi maestri, se non le scarse notizie che si possono dedurre dal Quadriregio 7, il poema allegorico didascalico in terzine dantesche che lo ha reso celebre. Il primo dei quattro libri che compongono l’opera, intitolato Regno d’Amore , può forse fornire qualche indicazione biografica 8 ; esso narra di come il poeta passò una gioventù spensierata dedito agli amori finché, aiutato da Ugolino Trinci 9, pose fine alla sua vita di dissipazione per dedicarsi allo studio e alla religione. I primi documenti, in cui compare il nome di Federico Frezzi, ne certificano la presenza presso diversi conventi domenicani dell’Umbria; il più antico di essi lo testimonia a Orvieto, nel 1373, dove forse compì il noviziato 10 . Nel 1375 è attestato a Perugia. Durante questo soggiorno conobbe un esponente della locale famiglia dei Vincioli, di cui poi scriverà nel Quadriregio 11 raccontando di come, in meno di un mese, abbia perduto ben dieci figli, nove nipoti e un fratello; verosimilmente causa di questa tragedia fu la grave epidemia di peste che si abbatté sull’Italia nel 1374. Questa informazione potrebbe essere un’indicazione del fatto che Frezzi si trovasse nella città umbra già in quell’anno. Perugia era, nel Trecento, rinomata per la sua Università di giurisprudenza, in cui insegnò anche l’illustre medico Gentile da Foligno, cui la città, per i suoi meriti accademici, conferì la cittadinanza; nel Quadriregio l’incontro tra il Frezzi-personaggio e l’anima dell’illustre concittadino, che rievoca quello dantesco tra Virgilio e Sordello, è uno degli episodi che hanno goduto di onori ( Quadr. ,IV, 9, 100-123); quando ne incontra il patrono, «il mio Feliciano / tra le gemme più chiare ivi permisto» ( Quad. , IV, 15). 5 Per l’anno di nascita, abbiamo solo la testimonianza di padre Masetti, che poté esaminare gli archivi domenicani: «vivis ereptus est an. 1416, septuagenarius, uti conici potest». Cfr. MASETTI , Monumenta et antiquitates , I, p. 408. 6 Sappiamo che il padre di Federico si chiamava Freccia; a parte questo, non conosciamo altri membri della famiglia che, se fosse stata nobile o patrizia, avrebbe lasciato certamente il nome in qualche atto pubblico di Foligno. 7 L’edizione di riferimento, che seguirò per tutto il mio lavoro, è: F. FREZZI , Il Quadriregio , a c. di E. FILIPPINI , Bari 1914. 8 D’altronde anche nel Ninfale Fiesolano di Boccaccio, la cui prima metà presenta una certa affinità con il primo libro del poema frezziano, secondo alcuni studiosi presenta, sotto la veste della fabula , un’esperienza autobiografica. 9 Quadr., I, 18, 121-157. 10 Sul fatto che possa aver compiuto il noviziato a Orvieto e non a Foligno, cfr. MASETTI , Monumenta et antiquitates , p. 54. Lo studioso informa di una deliberazione del Capitolo generale di Parigi del 1326 che limitava in ogni provincia dell’Ordine il numero dei conventi ammessi all’accettazione dei novizi. Il capitolo di Viterbo dello stesso anno stabiliva che, nella Provincia Romana , potessero accettare novizi solo il convento romano di Santa Sabina e quelli di Pisa, Lucca, Firenze, Siena, Perugia, Orvieto, Todi, Spoleto e Viterbo. Il convento di Foligno era escluso da tale privilegio. 11 Quadr. , II, 14, 25-48. 2 maggior successo. Addirittura Gentile sarà la guida del poeta che lo condurrà sul monte Parnaso per illustrargli l’alto collegio dei filosofi dell’antichità 12 . Nel 1376 Frezzi è documentato come lettore di teologia a Firenze, all’epoca la capitale della cultura letteraria in volgare. Quando Federico giunge in città, già era in auge il culto delle Tre Corone , in particolare di Dante Alighieri; solo due anni erano trascorsi, inoltre, dalle pubbliche letture tenute dal Boccaccio sulla Divina Commedia . E’ probabilmente durante questo soggiorno fiorentino che Frezzi amplificherà la propria passione letteraria per Dante, Petrarca e Boccaccio: la Commedia , i Trionfi , l’ Amorosa Visione , il Ninfale Fiesolano saranno infatti i principali modelli del futuro poema. L’attenzione alla letteratura fu senza dubbio favorita dalla drammaticità della situazione politica che lo circondava. In particolare non dovette certo condividere il moto di rivolta che dilagava in quegli anni per gran parte dell’Italia centrale. Si tratta della cosiddetta guerra degli Otto Santi 13 , condotto da Firenze contro quel papa Gregorio XI che, nel 1377, aveva messo fine alla cattività avignonese. Facile è immaginare come si trovasse il poeta in tale ambiente, lui che era sinceramente devoto alla causa della Chiesa, e in più, legato con tanti vincoli d’affetto e gratitudine al capo riconosciuto della parte pontificia, il signore di Foligno, Trincio Trinci 14 . Più ancora gli sarà stata occasione di sdegno la partecipazione dei Fiorentini alla rivolta di Foligno che, nel 1377, costò la vita allo stesso Trincio. A fronte di questi episodi, non è un caso che pressoché tutti i personaggi fiorentini che compaiono nel Quadriregio siano messi sotto un alone di biasimo e condanna: da Bencio Benci, punito per la sua avarizia 15 , a prete Bonzo che «ben conosceva io come peccatore» 16 , fino a quel Francesco Bruni, che ebbe relazioni epistolari con Petrarca e Salutati, definito «fiorentin lascivo vecchio enorme» 17 .
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