Wildstrubel, Il Cuore Delle Alpi

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Wildstrubel, Il Cuore Delle Alpi POLIGROTTA N. 3 - 1995 83 WILDSTRUBEL, IL CUORE DELLE ALPI Contributi di: Marco Corvi, Daniele Sottocorno, Alessandro Uggeri. Dal lontanissimo 1985, con una breve parentesi morte- la storia del gruppo nell’ultimo decennio. E’ giunto il roniana in anni recenti, il GSV ha speso il suo campo momento, sempre rimandato in previsione di un numero estivo nel canton Vallese, in Svizzera, in quest’area carsica speciale di Poligrotta, di lasciare su carta i risultati e le di grandiose possibilità, che, anche se non ha dato in prospettive, purtroppo rimaste tali. proporzione agli sforzi profusi, ha comunque segnato Beta 1 84 POLIGROTTA N. 3 - 1995 ESPLORAZIONI I campi seguono tutti il medesimo clichè: si arriva con degli obbiettivi certamente motivanti, col passare dei 1985, IL CAMPO DELLA MERAVIGLIA giorni questi si rivelano meno importanti e forieri di novità di quanto ci si aspettasse, delusioni, fino a che Nel 1985, con un’età media ben al di sotto di vent’anni negli ultimi 2 giorni, troppo tardi, si trovano mirabilanti ed un presidente ventiduenne, il GSV è probabilmente il (ma al momento impercorribili) prosecuzioni che giusti- gruppo più giovane d’Italia, con alle spalle un’esperienza ficano certamente un nuovo campo l’anno seguente. speleologica sostanzialmente ristretta all’ambito prealpi- Le tecniche seguite per la contesa (o l’intesa) con il gi- no. gante dormiente del Gemmi sono le più disparate: bat- Un incontro casuale in Marelli con Francesco Bianchi, tute ovunque, sistematiche e non, e soprattutto scavi, speleologo ticinese con cui condivideremo anni di sogni scavi colossali, improbabili in ambiente altoalpino: la e di grotte, ci coinvolge nell’esplorazione del Gemmi, disposizione mineraria ce l’abbiamo scritta nei cromo- un’area carsica altoalpina praticamente vergine. somi, visto che anche qui, con 2000 metri di calcare Scesi dalla funivia che porta al Gemmipass restiamo sotto i glutei, troviamo solo grotte strette ed intasate. Si abbagliati da distese chilometriche di calcari scoperti, scava con le mani, con lo strumento inventato dal Binda, segnati dall’intero campionario delle forme d’erosione col Tovex, facendo turni da miniera in svariate grotte. I superficiale. Con grande entusiasmo ci lanciamo alla dettagli sono scritti altrove, come pure le sensazioni. scoperta degli sconfinati plateaux in quota ed assaporia- Riassumendo, i risultati sono poco rilevanti in termini mo la coesistenza di speleologia ed alta montagna, ed è numerici: quattro grotte degne di tale nome, penetrazioni per molti la sintesi di due passioni. nel sottosuolo nell’ordine di grandezza delle decine di L’attività, nonostante una debole parvenza di coordina- metri (max 200 m, Beta 1) in grotte freddissime e, strano mento, è assolutamente anarchica e lascia disorientati i a credersi, assai dure per le ristrette dimensioni; la cifra sistematici colleghi ticinesi. E’ l’anno della presa di più impressionante riguarda le ore-uomo dedicate agli contatto con il Gemmi e, per nulla intimoriti dal mal- scavi, una marea. tempo, gironzoliamo qui e là alla scoperta della sua Certamente più positivo il bilancio umano: molto diver- geografia: i laghi (Daubensee e Lammerensee), i pla- timento, sintonia con le Alpi, occasioni di meditazione, teaux alti (Lammerenplatten, ecc), i ghiacciai del Wild- di contemplazione o di estasi mistica, una speleologia ed strubel; strada facendo scopriamo anche qualche grotta: una sfida così diverse dai nostri canoni abituali che fanno la Grotta dell’Iglia (un freatico a 2700 slm), alcuni pozzi crescere il gruppo e i suoi singoli membri . sul plateaux a destra della Rote Chumme, tanti buchi da II disincanto viene nell’estate ‘88: nonostante gli ottimi scavare. esiti delle iniziative di Diego (che si riveleranno in se- La sera ci costipiamo nel massenlager del grandissimo guito le più azzeccate delle vicende speleologiche del ed accogliente rifugio della Famiglia Loretan, in condi- Gemmi), ovvero la risalita al Betatrone - Beta 1 - e la zioni igieniche e di promiscuità sbalorditive per la Con prima visita al Trubel, lontanissimo plateaux sospeso tra federazione, ma subito desti allo spuntar del sole all’urlo le pareti), il morale è a terra, ogni sforzo sembra vano e di “sveglia marmotte!”. si rientra a Varese con la sensazione che si sia chiusa Visitiamo anche le maggiori cavità sino ad allora sco- un’era. perte dai ticinesi: il Protosincrotone, freatico rettilineo Sensazione giusta: nell’inverno seguente irrompe nelle intasato di depositi glaciali, e la Beta 1, terrore del nostre vite speleologiche la Grotta di Cima Paradiso, con Gemmi, con un interminabile meandrino che quando tutti i suoi casini; nella primavera la Grotta della Mad- finalmente finisce su un bel pozzo, subito salta fuori un dalena (grazie ancora, Amici Briantei), l’estate seguente sifone. In Alfa 4, grotta stretta e ventosa, ferma su stret- siamo nei freatici di Morterone. Al Gemmi ci torneremo toia, riapriamo le esplorazioni grazie ad una breve ar- solo qualche anno dopo, resi più scaltri dalle vicende rampicata retrovertente. della vita e più consci dei nostri mezzi. E questo è quanto. E basterà a legarci al Gemmi. A.U. D.S. ‘86-’87-’88: TRADIZIONE GEMMI Puntuali, verso fine Luglio ci presentiamo alla base della funivia per gli usuali 9 giorni di speleologia al Gemmi, carichi di ogni aspettativa fomentata da Francesco, cia- scuno certo di non mancare l’appuntamento col gigante- sco resaux sotterraneo, o quantomeno con le terme di Leukerbad e con la radette. La compagnia cambia di anno in anno, qualche aficionado, qualche faccia nuova; progressivamente il clima si fa più speleologico. POLIGROTTA N. 3 - 1995 85 “A Varen Alp giochiamo in casa, sul terreno a noi più congeniale, tra boschi e vallette” sentenzia un avvinaz- zato (erano i tempi del Circolo) profeta nostrano. L’ini- zio è sconsolante. Cerchiamo il Baren Loch (la Grotta dell’orso), segnalato sulla carta topografica ma ignoto agli speleologi, e pure lo troviamo: è una buca profonda 1.5 m, dal diametro di 2 metri. “La tomba della speleo- logia al Gemmi”, è la migliore definizione che circola per il campo. Vicino al Baren Loch una fessura soffiante desta entusiasmi: Effetto pompa, viene denominata, pensando al Collettore (l’ipotizzato fiume sotterraneo del Gemmi) che si pompa l’aria del gigante sotterraneo. Prendono il via gli scavi, che dopo qualche ora rivelano la vera natura di Effetto pompa: è un temibile fiadö, ovvero una fratturaccia tettonica completamente franata, con tanta aria, ma del tutto simile ai suoi numerosi fra- GLI ANNI ’90 telli trovati sul M. Generoso e sul M. Orsa. Nella parte alta di Varen Alp non va molto meglio: estesi Campo invernale ’90 campi di doline stimolano gli entusiasmi, ma le penetra- zioni nel sottosuolo non superano la misura di qualche Sarà vero che il Trubel è la nuova frontiera della spe- metro. leologia al Gemmi? Siamo in tanti ad andare ad accer- Uno sparuto gruppo di esploratori si avvia verso il Tru-bel: tarci, ma ci accoglie la prima neve della stagione, e che lo aspettano 4-5 ore di marcia ad azimut (mancano i neve! La bufera ci blocca nel rifugio, il Trubel è assolu- sentieri), poche per un escursionista, moltissime per uno tamente irraggiungibile. Approfittando di alcune schia- speleologo dotato della propria attrezzatura personale, di rite si batte nuovamente il plateaux del Gemmi, inneva- quella collettiva, di tende, cibo, etc. Giunti sull’ennesimo to. Buchi nella neve solo nella zona del Proto. Si ripiega passo (il quarto) la vista si spalanca sulla “terra promes- sulla Beta 1, il cui ingresso va liberato dalla neve. In un sa”: calcare, doline, ingressi di grotte, torrentelli che clima di grande partecipazione emotiva per i rischi con- vengono inghiottiti da misteriosi anfratti, un branco di un nessi con l’uscita e con il ritorno al rifugio (ricordo anco- centinaio di camosci che saltella sulle rocce. ra una notte vedere da lontano sparire un’acetilene, con sotto uno speleologo, inghiottita dalla neve, e vederla risuscitare un minuto dopo) vengono effettuate due spe- dizioni oltre la risalita del Diego. La grotta continua alla grande (per modo di dire), con lunghi meandri, pozzi cascata, strettoie. Ci si ferma su di un pozzo lungo la via fossile, oltre una strettoia certamente non invitante. Trubelboden Alla fine dell’ultimo campo estivo al Gemmi (1988) lo sconforto è grande: i grandi vuoti sotterranei, promessi dalla situazione geologica ed idrogeologica, non li ab- biamo trovati, nonostante i risultati parziali e qualche asso ancora da giocare, quando una breve prospezione al Trubel, isolatissimo altopiano tra il Gemmi e le sorgenti, riapre il gioco. Si parla di terra promessa del carsismo e si rilancia sulla ruota del Gemmi. Nel 1991 ci si propone di andare a vedere. Campo 1991: la difficoltà tempra lo spirito Dopo un’uscita preliminare si decide: il campo ’91 sarà in Svizzera. 2 obiettivi: Varen Alp, la vasta zona compresa tra le sorgenti e le prime pareti, ed il Trubel, altopiano sospeso tra le pareti del Trubelstock ed il precipizio sulla valle di Leukerbad. Trubelboden: Abisso dei Tacchini 86 POLIGROTTA N. 3 - 1995 La prima notte al Trubel si sogna. Il giorno dopo, gra- e neve in continuazione, che avvicinano (talvolta peri- zie alla tecnologia (le radio) si chiama tutto il resto del colosamente) gli spiriti; la bandiera del Tao si infra- gruppo (una quindicina di persone) e nell’attesa si entra dicia sulla rupe. Inaspettatamente, le condizioni am- nella grotta più promettente, individuata due anni prima: bientali così sfavorevoli stimolano l’attività. Prospezioni l’Abisso dei Tacchini. La grotta si apre in mezzo ad sulle pareti e sui ripiani in roccia permettono di indivi- una paretina e rivela entro breve il suo aspetto: è una duare altre cavità, alcune delle quali vengono esplorate, antica galleria freatica, incredibile a 2600 metri di quota. senza esiti particolarmente ecclatanti.
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