Studio Landscape tel: +39 0332 1953469 Via Ravasi 30 web: www.studiolandscape.it 21100 Varese VA e-mail: [email protected]

Riqualificazione ambientale in ambito turistico “Golf Costa degli Etruschi”

Comune di (LI)

Studio di impatto ambientale propedeutico a verifica di assoggettabilità alla v.i.a.

Committente: Estensore:

Play & Sun s.r.l Marco Giorgetti - Dottore Agronomo

Via Cavour 50/B Giuseppe Malnati - Dottore Agronomo

Lecco (LC) Via Ravasi, 30

21100 Varese (VA)

REV DATA INTEGRAZIONE A SEGUITO DI VERIFICA

0 03/12/2010

1

3

TAV 400

Studio di impatto ambientale propedeutico a verifica di assoggettabilità alla v.i.a.

Riqualificazione ambientale in ambito turistico Golf Costa degli Etruschi

Indice

1. Premessa ...... 5

2. Materiali e metodi...... 7

3. Assessment iniziale...... 9

3.1. Descrizione del progetto ...... 9

3.1.1. Motivazioni ...... 9

3.1.2. Localizzazione ...... 11

3.1.3. Interventi e scelte progettuali ...... 11

3.1.3.1. Recupero delle aree di margine ...... 13

3.1.3.2. Recupero degli edifici...... 14

3.1.3.3. Campo da golf...... 14

3.1.3.4. Club house...... 16

3.1.3.5. Infrastrutture...... 16

3.1.3.6. Strutture ricettive...... 20

3.1.3.7. Spazi commerciali...... 21

3.1.3.8. Strutture accessorie ...... 21

3.1.4. Repertorio degli strumenti di pianificazione...... 21

3.1.4.1. Piano di indirizzo territoriale ...... 21

3.1.4.2. Piano territoriale di coordinamento...... 24

3.1.4.3. Piano regolatore generale...... 31

2

3.1.4.4. Piano strutturale...... 31

3.1.4.5. Regolamento urbanistico ...... 32

3.1.4.6. Varianti e Valutazione A.S. del PS e del RU .....32

3.1.4.7. Altri piani e programmi ...... 36

3.2. Descrizione del sito e dell'intorno...... 40

3.2.1. Inquadramento...... 40

3.2.1.1. Clima e pedoclima...... 40

3.2.1.2. Morfologia ...... 45

3.2.1.3. Idrologia ...... 47

3.2.1.4. Pedologia e uso del suolo ...... 50

3.2.1.5. Infrastrutture e contesto economico...... 55

3.2.1.6. Reflui e rifiuti ...... 57

3.2.1.7. Paesaggio ...... 59

3.2.1.8. Rilevanze alla scala locale ...... 61

3.2.2. Individuazione delle aree critiche e sensibili ...... 66

3.2.2.1. Aree protette ...... 66

3.2.2.2. Rete Natura 2000...... 67

3.2.3. Individuazione dei vincoli e delle interferenze ...... 69

3.2.4. Stima dei fabbisogni...... 69

4. Valutazione delle implicazioni ...... 71

4.1. Individuazione degli impatti...... 71

4.1.1. Atmosfera...... 71

4.1.2. Ambiente idrico ...... 72

4.1.3. Vegetazione, flora e fauna ...... 73

4.1.4. Ecosistemi...... 76

4.1.5. Rumore ...... 76

4.1.6. Suolo e sottosuolo ...... 77

3

4.1.7. Paesaggio ...... 79

4.1.8. Assetto economico e sociale...... 81

4.2. Criteri per la stima degli impatti...... 82

4.3. Matrice degli impatti ...... 83

4.4. Esame delle opzioni...... 85

5. Riduzione delle negatività...... 86

5.1. Azioni di mitigazione ...... 86

5.1.1. Criteri generali...... 86

5.1.2. Atmosfera...... 87

5.1.3. Ambiente idrico ...... 88

5.1.4. Vegetazione, flora e fauna ...... 90

5.1.5. Paesaggio ...... 90

5.2. Azioni di compensazione ...... 91

5.2.1. Recupero ambientale...... 91

5.2.2. Agevolazioni tariffarie...... 92

5.2.3. Ripristino paesaggistico ...... 92

6. Conclusioni...... 93

7. Allegati ...... 94

4

1. Premessa

L'idea della “sostenibilità ambientale” - considerata come un principio generale da realizzare in tutti i settori della vita sociale per determinare uno sviluppo che soddisfi i bisogni del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri bisogni - è stata introdotta dalla relazione "Our Common Future" (1987) della Commissione mondiale delle Nazioni Unite.

La Valutazione di Impatto Ambientale (V.I.A.) è la procedura che descrive e valuta preventivamente l’impatto ambientale di opere e progetti nel rispetto degli obiettivi di protezione della salute umana, di miglioramento della qualità della vita, di mantenimento delle specie e conservazione della capacità di riproduzione dell’ecosistema in quanto risorsa essenziale della vita, di sicurezza del territorio.

Quanto a natura e finalità, si caratterizza come un processo volto ad assicurare che siano presi in considerazione in modo adeguato gli impatti significativi sull’ambiente, prevedibili come conseguenza dell’attuazione dei progetti stessi, e che siano adottate le idonee misure per la mitigazione di tali impatti. Si tratta quindi di uno strumento mirato a coniugare le ragioni dello sviluppo e dell’economia, da un lato, con la salvaguardia ed il miglioramento della qualità dell’ambiente, anche futuro, dall’altro. Lo studio di impatto ambientale costituisce attualmente uno degli strumenti fondamentali nell’ambito della gestione di uno sviluppo sostenibile del territorio.

Il presente documento intende fornire un contributo informativo di supporto ai decisori e costituisce parte integrante delle eventuali e successive analisi di dettaglio. Lo scopo principale del documento consiste infatti nel rappresentare, in maniera quanto più possibile esauriente, le tendenze ed i cambiamenti ipotizzabili nel corso della realizzazione ed attivazione delle opere in progetto, con il proposito di fornire le basi conoscitive necessarie per consentire ai funzionari preposti di poter procedere alla reale valutazione delle eventuali influenze che potranno generarsi.

La procedura qui seguita trova fondamento nella parte seconda del d.lgs. 152/06, come successivamente modificato ed integrato, e fa riferimento all'art. 48 della L.R. Toscana 12 febbraio 2010, n. 10 per quanto indicato alla lettera u) dell'allegato B1 alla legge medesima.

5

L’intervento proposto ha per oggetto la realizzazione di un campo di Golf con annessi edifici di servizio e l’inserimento di edifici a carattere turistico-residenziale che vanno ad integrarsi con l'esistente da realizzarsi nel Comune di Bibbona (LI) denominato “Riqualificazione ambientale in ambito turistico – Golf Costa degli Etruschi”.

I principali riferimenti normativi in materia di V.I.A. sono:

- Direttiva CEE 85/337 concernente la “Valutazione di Impatto Ambientale di determinati progetti pubblici e privati”. - Direttiva CEE 90/313 concernente la “libertà di accesso all’informazione in materia di ambiente”. - Direttiva CE 92/43 concernente la “conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche”. - Direttiva CE 97/11 che modifica la 85/337. - Direttiva CE 97/62 di adeguamento al progresso tecnico e scientifico della 92/43. - Legge 349/86 “Istituzione del Ministro dell’Ambiente e norme in materia di danno ambientale”. - D.P.C.M. 377/88 “Regolamentazione delle pronunce di compatibilità ambientale di cui all’art. 6 della L 349/86, recante istituzione del Ministero dell’Ambiente e norme in materia di danno ambientale”. - D.P.R. 27 dicembre 1988 “Norme tecniche per la redazione degli studi di impatto ambientale e la formulazione del giudizio di compatibilità di cui all’art. 6 della L 349/86, adottate ai sensi dell’art. 3 del D.P.C.M. 377/88”. - D.P.R. del 12/04/1996 ”Atto di indirizzo e coordinamento” concernente “disposizioni in materia di valutazione di impatto ambientale”, che recepisce la direttiva comunitaria ed elenca le categorie di opere che da sottoporre a VIA. - D.P.R. del 08/09/1997 n. 357 ”Regolamento recante attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche (art. 5)” - D.P.R. dell’11/02/1998 “Disposizioni integrative al D.P.C.M. del 10/08/88 n. 377, in materia di disciplina delle pronunce di compatibilità ambientale, di cui alla L. 08/07/86 n. 349, art. 6” - D.Lgs n. 112 del 31 marzo 1998 “Conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello Stato alle regioni ed agli enti locali, in attuazione del capo I della Legge 15 marzo 1997, n. 59 (artt. 35 e 71)” - D.M. del 20 gennaio 1999 “Modificazioni degli allegati A e B del D.P.R. 8 settembre 1997 n. 357, in attuazione della direttiva 97/62/CE del Consiglio, recante adeguamento al progresso tecnico e scientifico della direttiva 92/43/CEE” - D.Lgs n. 152 del 3 aprile 2006 “Norme in materia ambientale” - D. Lgs n. 4 del 16 gennaio 2008 “Ulteriori disposizioni correttive ed integrative del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, recante norme in materia ambientale”.

6

2. Materiali e metodi

Lo studio è articolato per fasi e segue lo schema proposto nell'allegato C alla L.R. 10, “Norme in materia di valutazione ambientale strategica (VAS), di valutazione di impatto ambientale (VIA) e di valutazione di incidenza”; si sono inoltre considerati i contenuti del D.P.C.M. n. 377 del 27/12/1988 “Norme tecniche per la redazione degli studi di impatto ambientale”, tenendo inoltre presenti le metodologie consolidate e maggiormente utilizzate in ambito europeo. Nel dettaglio ed in sintesi: • I Verifica (screening) Obiettivo della fase di screening è verificare la possibile incidenza significativa di un progetto, singolarmente o congiuntamente ad altri piani o progetti, su un’area o un territorio. Consiste di una descrizione delle principali azioni del progetto, di una descrizione dell’ambiente, con riferimenti alla documentazione disponibile, dei riferimenti all’assetto programmatico e pianificatorio, nonché ad eventuali preesistenti vincoli, dell’individuazione delle principali relazioni di impatto tra le azioni del progetto e i settori ambientali considerati • II Valutazione Obiettivo di tale fase è l’analisi dell'incidenza del progetto sull’integrità ambientale dell’area, singolarmente o congiuntamente ad altri piani o progetti, e l’individuazione delle possibili alternative. Consiste nella individuazione degli impatti, nella previsione degli impatti potenziali, nella stima della grandezza degli effetti conseguenti e nell'individuazione di soluzioni alternative alle azioni di progetto maggiormente impattanti. • III Analisi di soluzioni alternative Obiettivo della fase è l'analisi di soluzioni alternative per raggiungere gli obiettivi del progetto, evitando incidenze negative sull'integrità ambientale del territorio considerato. • IV Definizione di misure di mitigazione e compensazione Obiettivo della fase è l’individuazione di azioni, anche preventive, in grado di bilanciare le incidenze previste, nei casi in cui non esistano soluzioni alternative, oppure nel caso in cui le ipotesi proponibili presentino comunque aspetti con incidenza negativa, ma per motivi imperativi di rilevante interesse pubblico sia necessario che il progetto venga comunque realizzato.

I materiali utilizzati, dove non diversamente indicato, sono di pubblico dominio. In particolare si è attinto alla cartografia ed ai data base della Regione Toscana (C.t.r., ortofoto, morfologia, idrologia, C.L.C., Visark, ecc), della Provincia di Livorno (pianificazione, uso del suolo, infrastrutture, idrologia, paesaggio, ecc), e del Comune di Bibbona (rapporto ambientale, P.R.G., piani strutturali, R.U., vincoli, ecc). Va precisato, per quanto riguarda le elaborazioni cartografiche, che per effetto delle trasformazioni tra diversi sistemi di coordinate e della utilizzazione di informazioni numeriche originate da differenti programmi di elaborazione, si sono verificate in alcuni casi modeste discrepanze nella

7 sovrapposizione dei diversi strati informativi; in altri termini non è sempre garantita la perfetta coincidenza puntuale nel passaggio dalla scala minore alla maggiore. Tale errore è comunque da considerarsi ininfluente ai fini del presente lavoro e non produce effetti sulla correttezza dei risultati che se ne traggono.

Ai fini del presente lavoro, le aree di studio sono definite come segue: - area del sito corrisponde all’area interessata dal progetto e coincide con le superfici in proprietà - area buffer 1 corrisponde alla fascia di 500 metri dai confini del sito - area buffer 2 corrisponde alla fascia di 1.000 metri dai confini del sito - area vasta corrisponde al territorio comunale o alla parte continentale del territorio provinciale, cioè delimita la porzione di territorio all’esterno della quale gli effetti dell’opera non sono generalmente rilevabili e comunque dove gli impatti, se rilevabili, non alterano significativamente i valori di fondo.

8

3. Assessment iniziale

3.1. Descrizione del progetto 3.1.1. Motivazioni Oggi in particolare, è possibile rilevare come sia in atto un processo di sovvertimento dell’intera distribuzione delle funzioni territoriali, con uno scambio di prerogative tra mondo urbano e mondo rurale, come reazione ai profondi cambiamenti dell’assetto economico generale. Ciò ha posto in evidenza la pluralità delle funzioni del territorio, che vanno da quella produttiva a quella ambientale, da quella paesaggistica a quella ricreativa.

Il territorio, infatti, fornisce un supporto fisico importante all’espletamento di un notevole numero di attività che, pertanto, devono trovare un giusto equilibrio relativamente alla varietà di funzioni territoriali con le quali entrano in relazione. La complessità e l’ampiezza delle problematiche connesse con l’uso del territorio richiedono, di conseguenza, riferimenti concettuali e metodologici in grado di orientare le scelte progettuali nella direzione della salvaguardia della compatibilità ambientale, in modo da mettere in evidenza le variabili critiche di interpretazione.

L’attenzione ed il successo che molte attività ricreative all’aperto hanno riscosso in questi ultimi anni presso le istituzioni locali e la pubblica opinione del nostro Paese – ed il golf è certamente tra queste - sono una conferma di come il ruolo della funzione ricreativa, nel favorire i processi di sviluppo rurale, sia in forte crescita. D'altra parte è opinione diffusa che lo sviluppo dei servizi ricreativi nel territorio rurale sia ancora al disotto della domanda potenziale. Vi sono, in altre parole, ulteriori e rilevanti opportunità di sviluppo delle economie locali attraverso la produzione di servizi ricreativi.

Tuttavia, la diffusione delle attività ricreative sul territorio evolve in modo disgiunto, e spesso conflittuale, rispetto ad altre forme d'uso delle risorse territoriali. La conflittualità è in genere dovuta, non solo all'evolvere storico dei rapporti tra le varie componenti sociali e lo spazio rurale ma, anche ai numerosi elementi di indeterminatezza che caratterizzano la funzione ricreativa del territorio stesso.

Tali problemi risultano particolarmente preoccupanti in un momento, come quello attuale, in cui si assiste ad un sostanziale ripensamento delle funzioni delle zone rurali al fine di recuperare l’attuale sotto- remunerazione delle risorse impiegate e di integrare tali aree con i processi di ristrutturazione dell’economia. Secondo questi presupposti, anche i percorsi da golf, in Italia e nel mondo, sono spesso costruiti in zone rurali con carattere di particolare marginalità. Nel corso degli ultimi anni, però, anche per una maggiore sensibilità che è andata sviluppandosi per i problemi ambientali, il golf è stato oggetto di

9 critiche per possibili alterazioni all’ambiente. Il rispetto dell’ambiente, perciò, è uno degli argomenti che oggi interessano la costruzione e la manutenzione dei percorsi da golf.

La Toscana, nonostante il sostenuto ritmo di crescita registrato negli ultimi anni dal settore golfistico, è una regione che si può considerare ancora nella fase di sviluppo. Secondo la Federazione Italiana, esistono infatti in regione 35 circoli (campi pratica compresi), contro 44 in Emilia Romagna e 42 in Veneto; in Provincia di Livorno esistono solamente 2 campi – rispettivamente a nove e sei buche – entrambi all’Isola d’Elba.

Si può prevedere per il futuro una crescente domanda sostenuta anche dalla vocazione turistica della regione, che per reggere alla competizione di altre realtà è spinta ad includere, nel pacchetto dei servizi turistici offerti, anche questo prodotto, largamente disponibile nelle località estere concorrenti (Spagna, Portogallo, Nord Africa, ecc.). E’, quindi, facile prevedere che le scelte progettuali dovranno essere effettuate attraverso la ricerca di soluzioni che dal punto di vista ambientale siano più convenienti, incanalate in un modello interpretativo dei rapporti tra golf e territorio in grado di fornire criteri accettabili e condivisibili.

Il progetto in riferimento, nel rispetto dei principi di sostenibilità ambientale, è finalizzato ad attuare un equilibrato potenziamento dell’offerta turistica della Regione Toscana ed in particolare della Provincia di Livorno. L'intervento proposto mira a qualificare e promuovere il turismo di qualità, ma nello stesso tempo a potenziare quello che viene definito "ambiente turistico", nel cui ambito potrà correlarsi il modello di sviluppo basato sulla creazione e rafforzamento di attività produttive di piccola e media dimensione che orbitano e si integrano con tale ambiente.

La proposta progettuale quindi, oltre a dare un impulso all'attività turistico alberghiera del comprensorio, mira a riqualificare un ambito territoriale con la stabilizzazione dell'offerta di servizi lungo l'intero arco dell'anno. L’obiettivo è realizzare un complesso che assicuri una forte continuità di utilizzo destagionalizzato, di cui il mare sia solo uno degli elementi di motivazione. Infatti il progetto si basa sulla qualità ambientale dei luoghi, la cui attrattività è resa più forte dalla vicinanza di luoghi di interesse turistico, ambientale, architettonico, storico e culturale.

Attraverso l' analisi costi/benefici si è evidenziato che la realizzazione dell’intervento apporterà notevoli benefici sia diretti che indiretti, taluni perfettamente monetizzabili, altri di difficile ed imprevedibile quantificazione, ma che indubbiamente rientrano tra quelli di carattere sociale necessari al progresso delle comunità.

10

Nel predetto intervento tra i benefici diretti si rilevano quelli che si concretizzano durante la realizzazione delle opere per la richiesta di approvvigionamento di manodopera ed altresì per la richiesta di fornitura di materiali, attrezzature e servizi. Un ulteriore aspetto positivo nel corso della gestione dell’opera deriva dall'impiego di personale qualificato. In tale fase è prevedibile inoltre un rilevante indotto, determinato con la fornitura di materiali, attrezzature e servizi. A regime, detti benefici diretti costituiscono una rilevante aliquota dei benefici totali, in considerazione dell'inserimento della struttura nel contesto socio-culturale-economico dell'intero comprensorio che fruirà dell'area riqualificata.

3.1.2. Localizzazione Le opere progettate sono ubicate in posizione mediana nel terzo orientale del territorio del Comune di Bibbona. L’area di progetto ha forma planimetrica irregolare ed è delimitata a N dal tracciato del Fosso dei Cancellini e dal Fosso Calcinaiola e a S da strade campestri e, nella parte occidentale, dal Fosso dei Doccioni e dal Fosso dei Poggiali. Il confine orientale è costituito dai limiti delle coltivazioni e dalla viabilità minore. Il termine del confine occidentale è dato dalla confluenza del Fosso dei Cancellini con il Fosso dei Poggiali a configurare il Fosso Trogoli, nelle immediate adiacenze della S.P. 39 “Vecchia Aurelia”.

L’area è connotata da pochi insediamenti sparsi a carattere marcatamente rurale, alcuni dei quali, in precarie condizioni, necessitano di consistenti interventi manutentivi.

Il centroide del poligono che delimita il sito di progetto ha coordinate (GB40) x1626970, y4791250.

Ai fini del presente lavoro, le aree di studio sono definite come segue: - area del sito corrisponde all’area interessata dal progetto e coincide con le superfici in proprietà (estensione circa 104 ha) - area buffer 1 corrisponde alla fascia di 500 metri dai confini del sito (estensione circa 491 ha - superficie totale 594 ha) - area buffer 2 corrisponde alla fascia da 500 a 1.000 metri dai confini del sito (estensione circa 576 ha – superficie totale 1.170 ha) - area vasta corrisponde al territorio comunale o provinciale (estensione rispettivamente 65,5 kmq e 1.107 kmq).

3.1.3. Interventi e scelte progettuali Il progetto prevede i seguenti interventi: - il recupero funzionale delle aree di margine degradate; - il recupero degli edifici esistenti;

11

- la realizzazione di un campo da golf, con club house ed infrastrutture di servizio; - la realizzazione di strutture da destinare ad attività ricettive - la realizzazione di strutture turistico-commerciali - la realizzazione di strutture residenziali.

In linea generale si è adottato lo strumento della progettazione integrata con lo scopo di fondare le scelte progettuali non solo sulla minimizzazione degli impatti e sulla ricerca del miglioramento continuo ma anche nell’adozione delle tecniche meno invasive.

Per quanto precede sono previsti: - nel recupero e nella riqualificazione ambientale il ricorso tecniche di ingegneria naturalistica - nel recupero e nella realizzazione di edifici l’impiego di metodi e prodotti della tradizione locale e in parte propri della bioedilizia - nell’impiantistica, l’utilizzazione di prodotti tecnologicamente avanzati anche in funzione della semplificazione gestionale e manutentiva - per l’intero progetto, lo studio e l’inserimento di sottosistemi che consentano di ottimizzare i flussi di materia ed energia.

I criteri generali individuati per la progettazione degli edifici per quanto riguarda il risparmio energetico, si applicano non solo intervenendo sul rendimento degli impianti ma anche sull’involucro edilizio; sono i seguenti: • porre la qualità dell'aria interna come obiettivo primario della progettazione; • valutare globalmente i problemi di conservazione dell'energia, di aerazione e illuminazione dei locali; • determinare la direzione del flussi d'aria all'interno dell'alloggio; • prevedere l'aerazione forzata almeno in uno spazio di servizio; • utilizzare correttamente le tecniche per la protezione dalle infiltrazioni d'acqua; • evitare i ponti termici e la formazione di condensa; • fare in modo che le pareti respirino senza usare barriere al vapore; • scegliere materiali basso-emissivi; • evitare eccessive superfici disperdenti, così come grandi superfici di prodotti a base polimerica; • limitare l'uso di materiali che possano assorbire trasmettere polveri e sporco; • studiare soluzioni distributive e di arredo in modo che non si creino zone difficili da pulire e mantenere;

Le caratteristiche di cui si terrà conto nella scelta dei materiali sono: • naturalità; • dati dei collaudi effettuati; • radioattività; • caratteristiche termiche e acustiche;

12

• diffusione; • respirabilità; • umidità contenuta; • capacità di asciugamento rapido; • rischio di emanazione di vapori tossici e gas; • possibilità di messa in opera semplice e rapida

Tutti gli edifici in progetto avranno quindi caratteristiche tali per cui verrà garantita l’appartenenza degli stessi alla classe energetica “B” alla quale corrisponde un fabbisogno energetico di 50 kWh/m2 anno (indicatore di classificazione energetica).

È stata posta particolare attenzione, già in fase di progettazione preliminare, al rispetto e all’attuazione di criteri di bioedilizia e di utilizzo delle risorse che disciplinano il contenimento dei consumi energetici, il contenimento dei consumi idrici, la riciclabilità dei materiali da costruzione, le norme di qualità e sostenibilità ambientale anche ai fini dell’applicazione di eventuali incentivi.

Nello specifico saranno utilizzati: • serramenti ad alta tenuta agli agenti atmosferici e dotati di taglio termico e di retro-camera ad elevate prestazioni in modo da ottenere un alto grado di isolamento termico; • isolamenti temici dell’edificio che saranno dimensionati per ottenere elevate prestazioni ed eliminare i ponti termici; • tetti verdi che assicurano un migliore isolamento e una maggiore inerzia termica e quindi diminuiscono il consumo di energia necessaria per riscaldamento e raffrescamento.

3.1.3.1. Recupero delle aree di margine Riguarda le aree attualmente in stato di abbandono e in qualche caso interessate da degrado, sia perchè oggetto di scarico, sia come sorgenti di diffusione di vegetazione ruderale ed invasiva. Il progetto prevede prioritariamente la rimozione e smaltimento di tutti i rifiuti o assimilabili e l’eliminazione mediante sfalci ripetuti delle specie alloctone invasive (Ailantus, Ambrosia, ecc.).

Gli interventi successivi sono strettamente connessi al risultato globale del progetto e comprendono: - il ripristino della funzionalità idraulica, della stabilità spondale e dell’assetto della vegetazione con interventi puntuali sulla rete dei fossi - il recupero degli incolti - la sistemazione delle fasce perimetrali

Quanto precede con l’obiettivo di integrazione degli elementi linari nella rete ecologica.

13

3.1.3.2. Recupero degli edifici È prevista la conservazione degli elementi strutturali e percettivi (rapporti dimensionali, coperture, prospetti). Così operando diviene possibile il recupero funzionale, ovvero il mantenimento delle caratteristiche originarie dell’edificato con destinazione che può eventualmente essere diversa e comunque più adatta alle esigenze attuali.

Gli interventi di progetto riguardano gli edifici esistenti nelle aree Calcinaiola e Podere Eugenio, dismessi da tempo e degradati al punto da comprometterne la funzione statica.

3.1.3.3. Campo da golf Il progetto prevede la realizzazione di un campo da golf definito sulla base di una serie di valutazioni tecniche al fine di rispettare principi di sostenibilità ambientale anche in accordo con le linee guida emanate da EIGCA1. Ai fini dell’omologazione del campo, il progetto si sviluppa inizialmente su 18 buche, con un ampliamento previsto a 27 buche, oltre ad un campo pratica e due piazzole di approccio.

Il percorso di gioco è caratterizzato essenzialmente da tappeto erboso in parte perfettamente rasato (tees e greens), in parte mantenuto a forma più rustica (fairways) ed in parte ad incolto (rough). Il percorso del campo non produrrà sostanziali trasformazioni al paesaggio.

Per limitare i fabbisogni di acque irrigue nuove è prevista la realizzazione di bacini, scavando al di sotto del piano di campagna, in cui far confluire il sistema drenante e creare ulteriori riserve irrigue.

Nelle aree esterne al gioco del golf verrà mantenuta la condizione di naturalità, con l’integrazione di arbusti autoctoni da bacca e da fiore al fine di ricreare le condizioni di habitat naturale.

Per la scelta delle specie erbacee il progettista, dr. Luigi Rota Caremoli - Senior Member EIGCA – ha previsto l’impiego di macroterme ed in parte minore di microterme.

Per l’area destinata al gioco sarà necessario effettuare limitati movimenti terra entro ±100 cm, compensando integralmente sterri e riporti. Tali movimenti di terreno, stimati in 150.000 mc comprensivi dei bacini, risulteranno limitati ad una superficie di 8.50 ha circa e consentiranno, attraverso lievi differenze di quota, la ricostruzione su parte dell’area della morfologia alterata con il livellamento a seguito sia della bonifica che delle esigenze agronomiche degli ultimi decenni.

1 European Institute of Golf Course Architects

14

Un'ulteriore movimentazione di terreno sarà realizzata in corrispondenza degli interventi di edificazione delle strutture residenziali e di servizio, nonché laddove dovrà realizzarsi la collocazione degli impianti sotto traccia.

L’impianto del campo da golf prevede i seguenti interventi: - posa dell’ impianto d’irrigazione, delle canalizzazioni e dei drenaggi; - rimozione e ripristino (su aree limitate) del terreno di coltivo per una profondità di circa 20 cm; - scavo dei bacini; - trapianto degli elementi arborei interferenti e realizzazione uliveto; - realizzazione della viabilità interna; - livellamenti e formazione delle pendenze; - lavorazioni del terreno presemina; - realizzazione delle infrastrutture fisse.

I drenaggi sono concepiti come barriera nei confronti delle acque superficiali poiché, data la natura dei suoli, impediscono ristagni idrici localizzati e conseguente ruscellamento ed erosione in caso di eventi meteorici particolarmente intensi; costituiscono inoltre un presidio nei confronti della falda limitando la percolazione oltre la capacità di campo e permettendo il recupero con il recapito nei bacini anche della eventuale quota di nutrienti in eccesso.

I tempi previsti per l’esecuzione delle opere sono stimati in 14 mesi circa, con la possibilità di attivare il campo pratica dopo 6 mesi dall’inizio lavori. Tutto il materiale di scavo sarà in compensazione con i riporti. Su tutte le aree d’intervento, prima di iniziare gli scavi, sarà asportato il terreno di coltivo, accantonato per essere poi ridisteso dopo la modellazione e la posa degli impianti.

Il progetto prevede il recupero di tutte le essenze arboree presenti (ulivi, sughere, ecc) e l'inserimento di essenze tipiche della macchia mediterranea. Il campo da golf verrà eseguito con tecniche che garantiranno il rispetto dell’ecosistema, mantenendo inalterate anche le condizioni di nidificazione e sopravvivenza per tutte le specie animali presenti sul territorio.

L’area del campo da golf, a 18 buche, corrispondente a 80,77 ha.

Una successiva espansione a completamento, di cui è realizzata attualmente la sola progettazione preliminare, prevede la realizzazione di ulteriori 9 buche: lotto 2 20,39

15

Le superfici effettivamente occupate dai percorsi sono: fairways L1 17.54.68 fairways L2 4.90.10 collars 6.00.92 campo pratica 2.03.65 bacini idrici L1 6.55.34 bacini idrici L2 1.24.73 bacini totale 7.80.07 bunkers 1.54.23 servizi tecnici vivaio 7.958 rimessa cart 1.344 stazione pompaggio 253 fitodepurazione 5.312

Superficie totale lotti 100,90 ha Supeficie lorda percorso 78,74 ha

Partenze (tees) con manutenzione media 1,79 ha Arrivi (greens) con manutenzione intensiva 1,84 ha Percorsi (fairways) larghi da 20 a 40 metri senza ostacoli emergenti dalla partenza all’arrivo con manutenzione media 25,52 ha

Le aree a tappeto erboso di cui sopra saranno tutte servite da irrigazione.

Semi-roughes marginali ai fairways con manutenzione saltuaria 12,5 Aree rustiche (rough) ed incolto con manutenzione limitata 25 ha

3.1.3.4. Club house Si tratta di una struttura in cui sono allocate le funzioni di accoglienza dei soci e di eventuali ospiti, oltre alle funzioni di servizio ed accessorie.

Il lotto destinato alla struttura ha una superficie complessiva di 11.620 mq, di cui 1.365 mq lordi sono relativi alla struttura, con 1.150 mq coperti sviluppati in più corpi aggregati tra loro.

I parcheggi e la viabilità di accesso occupano 3.500 mq.

3.1.3.5. Infrastrutture Rete elettrica La rete elettrica è distribuita a partire dalla cabina di trasformazione, seguendo le linee principali viarie in via sotterranea. I cavi interrati saranno protetti e le diramazioni ispezionabili tramite camere e pozzetti in cls con chiusini in ghisa muniti di sistema di blocco a chiave. Pozzetti e chiusini equipaggeranno anche i dispersori della rete di terra.

16

Rete idrica potabile La rete idrica potabile sarà alimentata in parte da rete pubblica ed in parte mediante un nuovo pozzo per le utenze a Nord del comprensorio, la cui rete risulta sottodimensionata. Sono quindi previsti due punti di presa, su via della Camminata integrato da pozzo e nei pressi della via Aurelia. La rete interna si svilupperà con una condotta in PEAD Ø 200 con funzione di dorsale da cui si dirameranno le condotte di alimentazione delle utenze. E’ previsto un sistema separato di prese idranti per permettere eventuali prelievi ed interventi antincendio.

Rete idrica irrigua Allo scopo di limitare gli attingimenti e di modulare il carico sulla rete drenante è prevista la realizzazione di bacini di accumulo – collegati in serie - con funzione di riserve idriche; si tratta in sostanza di aree inondabili alimentate dalle acque di scorrimento superficiale provenienti dai compluvi e dalla rete di drenaggio.

Oltre allo scopi predetti tali aree realizzano importanti funzioni accessorie. Infatti la presenza di vegetazione igrofila costituisce un ecosistema filtro che abbatte il carico degli eventuali inquinanti provenienti dai campi. La funzione di fitodepurazione svolta è migliorare la qualità dell’acqua nei corpi idrici naturali, limitando la diffusione di alcuni elementi indesiderati, attraverso l’assorbimento dei fertilizzanti, il decadimento di biocidi e il trattenimento delle particelle terrose, cui si aggiunge la capacità di modulare i flussi di piena. Le acque in uscita dal sito avranno quindi diminuito la loro torbidezza e la carica di eventuali polluenti. D’altro lato la capacità totale di invaso fornisce un contributo alla laminazione delle portate di punta del reticolo idrico minore.

L’impianto di irrigazione è quindi alimentato dalla presa sul bacino in prossimità della stazione di pompaggio ed è costituito da una tubazione in PEAD interrata con percorso ad anello, sezionabile mediante saracinesche, e diviso in zone di uguale pluviometria servite da elettrovalvole e irrigatori a scomparsa. Tutto il sistema è comandato da un elaboratore che permette una grande flessibilità di utilizzo, con il rilevamento dei parametri meteorologici e la segnalazione di guasti e malfunzionamenti.

Illuminazione Il sistema di illuminazione è costituito da pali in ferro con corpo illuminante protetto, posizionati nelle vie di passaggio ad una distanza media di 20 metri. Le lampade sono del tipo a LED per garantire bassi consumi e lunghe durate. La rete elettrica di alimentazione è interrata e segue il tracciato delle altre reti di urbanizzazione.

Rete fognaria

17

La rete di scarico delle acque nere e bianche è di tipo duale, realizzata con condotte in gres a sezione circolare ed allocata ad una profondità compresa fra 1,5 e 3,00 m per i collettori principali. Si articolerà dal punto a quota maggiore per confluire all’impianto di depurazione, in direttrici poste lungo il tracciato principale. Le diramazioni saranno realizzate con tubazioni in PVC della serie pesante. Le acque della rete fognaria bianca, convoglieranno direttamente al trattamento, per essere depurate da olii e sabbia e riutilizzate per l’irrigazione. Le acque nere dovranno subire un trattamento primario all’origine attraverso fosse Imhoff o tricamerali; di qui circa la metà, corrispondente a 160 abitanti equivalenti sarà addotta alla fognatura comunale mentre il rimanente 50% sarà collettato per essere successivamente trattato con sistema di fitodepurazione a flusso sub- superficiale ed infine recuperato ad uso irriguo.

Viabilità principale Il carico di traffico indotto dal progetto sarà ripartito sulla viabilità esistente con accesso alle attrezzature golfistico – ricettive come segue: - la struttura alberghiera; - il centro congressi; - la SPA; - il piccolo centro commerciale saranno supportate dall’attuale strada di penetrazione, denominata S.P. delle Capanne, che si innesta sulla Via Aurelia - la Club House; - le strutture ricettive RTA; - i borghi esistenti da recuperare a residenza saranno supportate dall’attuale strada di penetrazione, denominata Via “Calcinaiola”, che si innesta sulla Via della Camminata.

Entrambe le strade sono di calibro sufficiente e permettono di mantenere la Via Aurelia quale asse principale atto a supportare il traffico di passaggio su Bibbona (Località – Località Bibbona Marina) (collegamento litoraneo).

Il traffico aggiuntivo, rispetto a quello già presente, sarà quindi determinato dall’afflusso di turisti – utenti della nuova struttura e sostanzialmente: - incremento del traffico nei mesi turistici (Giugno – Luglio – Agosto – Settembre); - incremento meno marcato del traffico prevedibile negli altri mesi (stagionalità delle strutture).

I flussi verso l’albergo e relative attrezzature potrebbero concentrarsi nelle ore serali o nelle prime ore della giornata e sono stimabili pari a circa 60 auto giorno salvo nel caso di eventi particolari (congressi) che potrebbero incrementare fino a circa 200 auto.

18

Maggiori movimenti si potrebbero determinare per gli spazi commerciali – direzionali – artigianali, prevedibilmente ripartiti durante tutta la giornata, mantenendosi con tutta probabilità al di sotto dei 1.000 movimenti giornalieri.

La previsione di migliorare la viabilità esistente (Vie delle Capanne), consentirà di rendere meno incidente detto incremento di traffico. L’intersezione tra via delle Capanne e la Via Aurelia è già stata oggetto di intervento da parte del Comune di Bibbona e pertanto è da ritenersi adatta alla situazione post operam. Per quanto riguarda l’accesso alla club house dalla Via della Camminata – Via Calcinatola è previsto un intervento di aggiornamento e riqualificazione con la formazione di una rotatoria che consentirà di regolarizzare il traffico e migliorare complessivamente l’attuale situazione.

Va comunque sottolineato che il territorio è già oggetto di grandi presenze turistiche e pertanto la viabilità esistente è dimensionata per sopperire a questo tipo di richieste; le strutture in progetto, pur andando ad incrementare i flussi, non incideranno in modo rilevante sulla viabilità generale

Viabilità interna Il sistema della viabilità interna è realizzato in modo da non alterare l’andamento plano–altimetrico dell’area, sovrapponendosi dove possibile alla viabilità esistente ed utilizzando materiali legati alla tradizione locale. La realizzazione delle nuove sedi stradali prevede una preparazione previo scavo di sbancamento, la formazione di massicciata e finitura in tout- venant. I percorsi pedonali e le scale sono rifiniti con autobloccanti in tufo.

Energie rinnovabili Per le opere in progetto sono state individuate le seguenti fonti energetiche rinnovabili: fotovoltaica, geotermica e solare termica. Si sono altresì individuate tecnologie da impiegare per l’uso efficiente dell’energia: pompe di calore, motori elettrici e corpi illuminanti ad alta efficienza, nonché reti capillari di monitoraggio energetico.

Aree impermeabilizzate L’edificazione in un terreno libero ha tra gli impatti principali quello dell’impermeabilizzazione del suolo, ossia dell’occupazione con materiali impervi di quella porzione di terreno che permette all’acqua di permeare in modo profondo fino ad arrivare a ricaricare la falda acquifera sottostante.

Nel caso di progetto le variazioni nella permeabilità dei suoli sono da considerare per estensione in rapporto alla superficie complessiva del sito non edificato che risulterà essere permeabile alla stessa stregua dello stato attuale. A ciò va aggiunto che:

19

- alcune aree saranno più permeabili grazie alla formazione di reti drenanti, che permettono l’utilizzo del campo da golf anche dopo precipitazioni e che permettono di convogliare velocemente l’acqua ruscellata dai compluvi e dalle superfici impermeabili nei bacini di raccolta. - le acque meteoriche raccolte dalle coperture degli edifici saranno utilizzate per l’irrigazione del verde pertinenziale e per usi tecnologici relativi. L’immissione nei bacini avverrà previa separazione delle acque di prima pioggia, in ossequio alla normativa vigente in materia di acque (L. R. n. 62 “Disciplina degli scarichi degli insediamenti civili e delle pubbliche fognature – Tutela delle acque sotterranee dall’inquinamento”; D.lgs. n.152/2006 “Norme in materia ambientale” e s.m.i.). La portata di prima pioggia confluisce in una vasca con struttura in cemento armato adeguatamente impermeabilizzata, posta in derivazione al condotto terminale di rete, dotata di tutte le apparecchiature atte a garantirne la perfetta efficienza idraulica e sanitaria, quali elettropompe di evacuazione delle portate da indirizzare alla fognatura nera (portata compresa tra i 5 e i 10 l/s), sistema di chiusura a ghigliottina della bocca di ingresso in vasca mediante paratoia a galleggiante, chiusini di accesso per le normali operazioni manutentive. La vasca di prima pioggia sarà dimensionata in dettaglio nelle progettazioni esecutive, dovrà essere ispezionabile e di facile manutenzione. - tutti i parcheggi a bassa e media frequentazione saranno in ghiaia, e unitamente alle superfici dei giardini di pertinenza degli edifici, garantiranno una elevata superficie permeabile e drenate adiacente al costruito. Le aree di parcheggio pavimentate a raso previste nel progetto prevedono la presenza di manufatti disoleatori prima dell’immissione in fognatura. - gli invasi saranno impermeabilizzati con la posa di geotessile in doppio strato di iuta con interposta bentonite ricoperti da uno strato di terreno per favorire il radicamento della vegetazione di ripa.

La rete di raccolta delle acque meteoriche sarà realizzata con tubazioni in cemento con diametri leggermente sovradimensionati, per consentire eventualmente anche una funzione di volano in linea. La rete innerverà tutti i comparti edificati e confluirà nei laghetti di notevoli dimensioni che serviranno, oltre che per fini ludici, a costituire un serbatoio di accumulo per le acque di irrigazione come più sopra indicato. Non sono previsti interventi sulle sezioni di fossi e scoline del reticolo minore così come non saranno eseguiti tombamenti delle aree inondabili.

3.1.3.6. Strutture ricettive La variante al P.S. del 20.12.2008 approvata in Consiglio Comunale con Delibera n.67 relativa alla “Ridefinizione vincoli di tutela paesaggistica lungo i corsi d’acqua e individuazione area insediamento campo da golf”; riportata più oltre, prevede la realizzazione nel comparto di strutture di supporto all’attività turistica ed in particolare: “..ricettività alberghiera: minimo 100 posti letto”.

20

Le strutture in progetto sono costituite da un albergo con 50 camere e una superficie lorda di pavimento di 4.330 mq, in più corpi di fabbrica aggregati e da due residence, entrambi in più corpi secondo il modello di albergo diffuso, di cui il primo da 40 suite per 2.239 mq di s.l.p. ed il secondo da 36 suite per 5.930 mq di s.l.p.

3.1.3.7. Spazi commerciali Sono costituiti da un centro benessere per 1.600 mq ed una ricettività massima di 250 persone e da un centro congressi di 900 mq di pari ricettività.

Entrambi sono collocati nella parte meridionale e nei pressi della viabilità principale.

3.1.3.8. Strutture accessorie E’ prevista la realizzazione di edifici accessori al percorso (C2 e C3 nelle tavole di progetto) per complessivi 3.850 mq.

3.1.4. Repertorio degli strumenti di pianificazione 3.1.4.1. Piano di indirizzo territoriale Il Piano trova fondamento nella Legge Regionale n. 1 del 3/1/2005, il cui art. 48 recita: “1. Lo statuto del territorio di cui all’articolo 5, contenuto nel piano di indirizzo territoriale approvato dalla Regione, in relazione all’ambito regionale individua e definisce: a) i sistemi territoriali e funzionali che definiscono la struttura del territorio; b) le invarianti strutturali di cui all’articolo 4; c) i principi per l’utilizzazione delle risorse essenziali nonché le prescrizioni inerenti ai relativi livelli minimi prestazionali e di qualità; d) le aree dichiarate di notevole interesse pubblico ai sensi dell’articolo 32, comma 2. 2. Lo statuto di cui al comma 1 ha anche valore di piano paesaggistico ai sensi di quanto previsto dall’articolo 33 ed altresì ai sensi di quanto previsto dall’articolo 143 del Codice dei beni culturali e del paesaggio, e pertanto individua i beni paesaggistici e la relativa disciplina. 3. Il piano di indirizzo territoriale delinea la strategia dello sviluppo territoriale mediante l’indicazione e la definizione: a) degli obiettivi del governo del territorio e delle azioni conseguenti; b) del ruolo dei sistemi metropolitani e dei sistemi delle città, dei sistemi locali e dei distretti produttivi, delle aree caratterizzate da intensa mobilità nonché degli ambiti territoriali di rilievo sovraprovinciale; c) delle azioni integrate per la tutela e valorizzazione delle risorse essenziali.”

21

Il PIT della Regione Toscana è adottato con DCR n. 45 del 4/4/2007 e approvato con DCR n. 72 del 24/7/2007 ed è formato da un Documento di Piano e dalla Disciplina di Piano, oltre che dal Rapporto di Valutazione e dagli allegati.

Attraverso l’individuazione di metaobiettivi, il Piano definisce il quadro programmatico di riferimento cui uniformare la pianificazione territoriale di dettaglio. Il Documento di Piano elenca i seguenti: 1° metaobiettivo: Integrare e qualificare la Toscana come “città policentrica” attorno ad uno “statuto” condiviso 1° obiettivo conseguente: potenziare l’accoglienza della “città toscana” mediante moderne e dinamiche modalità dell’offerta di residenza urbana. 2° obiettivo conseguente: dotare la “città toscana” della capacità di offrire accoglienza organizzata e di qualità per l’alta formazione e la ricerca. 3° obiettivo conseguente: sviluppare la mobilità intra e inter-regionale. 4° obiettivo conseguente: sostenere la qualità della e nella “città toscana”. 5° obiettivo conseguente: attivare la “città toscana” come modalità di governance integrata su scala regionale. 2° metaobiettivo - Sviluppare e consolidare la presenza “industriale” in Toscana. 3° metaobiettivo - Conservare il valore del patrimonio territoriale della Toscana. 1° obiettivo conseguente: tutelare il valore del patrimonio “collinare” della Toscana. 2° obiettivo conseguente: tutelare il valore del patrimonio costiero della Toscana.

Inoltre il P.I.T. risulta in fase di implementazione per quanto riguarda la disciplina paesaggistica: in data 16 giugno 2009 è stato infatti adottato il Piano di Indirizzo Territoriale con valore di Piano Paesaggistico in attuazione del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio. Il Piano Paesaggistico costituisce quindi parte integrante del Piano di Indirizzo Territoriale, indicando alle amministrazioni e ai cittadini quali tipi di azioni saranno possibili all'interno di un determinato sistema territoriale ed offrendo strumenti urbanistici volti a migliorare e qualificare il paesaggio.

Lo statuto del territorio contenuto nel P.I.T. individua e definisce: - i sistemi territoriali per la Regione Toscana (38), ciascuno dei quali ha caratteristiche storiche, culturali, sociali differenti: ogni ambito è descritto nelle relative schede, che sostituiscono la classificazione tipologica con una visione sistemica globale; - le invarianti strutturali; i principi per l’utilizzazione delle risorse essenziali, nonché le prescrizioni inerenti ai relativi livelli minimi prestazionali e di qualità;

22

- le aree dichiarate di notevole interesse pubblico.

Lo statuto ha anche valore di piano paesaggistico e pertanto individua i beni paesaggistici e la relativa disciplina. I principi cardine su cui si basa il Piano sono quelli della Convenzione Europea del Paesaggio sottoscritta a Firenze nel 2000 da 26 Paesi europei, secondo la quale il paesaggio non deve essere concepito come un elemento naturale immutabile, ma un bene dinamico, relazionato all'azione dell'uomo, un bene quindi che è frutto della percezione della popolazione e della sua esperienza sociale e culturale.

Gli strumenti della pianificazione territoriale dei Comuni (Piani Strutturali) e delle Province (PTC) e gli atti di governo del territorio degli altri soggetti pubblici, si conformano al Piano di Indirizzo Territoriale. Il P.I.T. definisce inoltre gli obiettivi e le azioni strategiche del governo del territorio, così come gli obiettivi generali ed operativi, in riferimento a tre tipologie di risorse: le città e gli insediamenti urbani, il territorio rurale che comprende le risorse naturali, il paesaggio e gli insediamenti rurali, e la rete delle infrastrutture.

Relativamente alla creazione di strutture turistico ricettive, il Documento di Piano definisce nella propria strategia gli obbiettivi da ricercare per l’attrattività e l’accoglienza.

Il piano sottolinea che “l’attrazione e l’accoglienza sono insieme, ed in maniera complementare, due concetti che si rifanno direttamente all’obiettivo del Prs di “aprire” la Toscana verso il mondo. ...L’attrazione è quindi non solo una politica di rilievo economico, sia che si riferisca ai turisti o agli investitori stranieri, ai compratori di prodotti e servizi locali o agli studenti e ricercatori delle università e dei centri di eccellenza, ai lavoratori e alle famiglie straniere, ma è una politica globale che punta a fare della Toscana un luogo di eccellenza, di qualità e di vivibilità.

…Il territorio è un elemento importante e in qualche caso risolutivo della capacità di attrazione della regione. Non solo in quanto risorsa di qualità che, in quanto tale, dà alla regione un alto livello di riconoscibilità con i simboli del proprio passato (le città, l’arte e i beni culturali) e con le acquisizioni del proprio presente (il paesaggio, la cultura e il saper fare, la civiltà delle comunità locali, etc.), ma anche in quanto capacità di governo che punta a tenere insieme, in maniera equilibrata, la modernità e la vivibilità individuale e collettiva di chi vive e lavora in Toscana.

...Non si può puntare sull’attrattività, sull’apertura verso il mondo e poi sviluppare atteggiamenti che di fatto esprimono chiusura e incapacità di accoglienza di tutto ciò che è diverso e di tutto ciò che “viene da fuori”. Non si tratta solo dell’accoglienza dei flussi di immigrazione ma di accogliere, in senso positivo, molte delle diversità che vengono dall’ingresso di imprenditori e di capitali esterni, da persone che giungono

23 da fuori a studiare o a fare turismo e da modelli culturali e stili di vita e di conoscenza che non sono tradizionali nel modo di essere delle comunità locali. ...Il territorio deve quindi diventare attrattivo e accogliente favorendo e supportando così quell’apertura della Toscana che rappresenta un obiettivo primario per il recupero di dinamismo e di qualità nel nuovo contesto competitivo a scala globale.

...All’interno di questo sistema funzionale assume una significativa importanza considerare nello specifico il capitale naturale legato al territorio, alle aree naturali, al paesaggio rurale. Si tratta di una fattore specifico di attrattività e di accoglienza della Toscana, dove assume un ruolo fondamentale la politica agricola, la manutenzione diffusa del territorio, il recupero e la manutenzione del paesaggio, anche in aree meno note per i valori paesaggistici, il sistema ambientale nel suo complesso, le strutture dedicate alla mobilità sostenibile ed a soddisfare bisogni e stili di vita che siano improntati alla leggerezza dell’impronta e non ad impatti e pressioni sempre maggiori o difficilmente reversibili.”

Da quanto esposto sulla disciplina e sugli obiettivi del P.I.T., si evince come l’attività in esame sia pressoché ininterferente e comunque ad esso conforme.

3.1.4.2. Piano territoriale di coordinamento Con atto deliberativo n. 52 del 25/3/2009 ha provveduto all’approvazione definitiva dell’aggiornamento del Piano Territoriale di Coordinamento. Il Piano trova fondamento nella Legge Regionale n. 1 del 3/1/2005, che all’art. 7 recita: “1. I comuni, le province e la Regione provvedono all’approvazione degli strumenti della pianificazione territoriale di cui al comma 2 e degli altri atti di governo del territorio di cui all’articolo 10, nel rispetto dei principi contenuti nel capo I del presente titolo. 2. Gli strumenti della pianificazione territoriale sono: a) il piano regionale di indirizzo territoriale, disciplinato dall’articolo 48; b) il piano territoriale di coordinamento provinciale, disciplinato dall’articolo 51; c) il piano strutturale comunale, disciplinato dall’articolo 53.” Le funzioni del PTC sono indicate all’art. 51 della legge regionale e, sostanzialmente, consistono: - nella definizione dello Statuto del territorio provinciale con, in sintesi, i seguenti contenuti: - i sistemi territoriali e funzionali che definiscono la struttura del territorio; - le invarianti strutturali; - i criteri per l’utilizzazione delle risorse essenziali; - i relativi livelli minimi prestazionali e di qualità; - i criteri per la riqualificazione e la valorizzazione dei paesaggi; - gli ambiti paesaggistici di rilievo sovracomunale.

24

- nel delineare la strategia dello sviluppo territoriale della provincia attraverso l’individuazione: - di obiettivi, indirizzi e azioni di sviluppo, in coerenza con il Piano d’Indirizzo Territoriale della Regione; - dei criteri per la valutazione integrata; - degli immobili di notevole interesse pubblico di interesse sovracomunale; - degli indirizzi sull’articolazione e le linee di evoluzione dei sistemi territoriali, promovendo la formazione coordinata degli strumenti di pianificazione; - degli indirizzi, criteri e parametri per l’applicazione coordinata delle norme sul territorio rurale; - dei criteri e degli indirizzi per le trasformazioni dei boschi; - nella definizione: - di prescrizioni per la finalizzazione ed il coordinamento delle politiche di settore e degli strumenti di programmazione della provincia; - di prescrizioni per la localizzazione di interventi di competenza provinciale; - di eventuali misure di salvaguardia sino all’adeguamento degli strumenti della pianificazione territoriale e degli atti di governo del territorio dei comuni allo statuto del territorio provinciale.

Peraltro, la l.r. 1/2005 non prevede per questo strumento il potere di formulare prescrizioni di carattere cogente verso i piani comunali, se non in relazione a esigenze localizzative derivanti dall’esercizio di proprie funzioni amministrative. Pertanto le disposizioni normative attribuite al PTC sono definibili secondo la seguente articolazione di contenuti: - obiettivi, che costituiscono riferimenti sostanziali per la programmazione e per gli atti di governo della Provincia, nonché per la pianificazione comunale; - indirizzi, che costituiscono disposizioni orientative finalizzate al conseguimento degli obiettivi; - criteri e direttive che fissano regole da recepire e seguire per la formazione degli strumenti di pianificazione e degli atti di governo del territorio e per la definizione dei loro contenuti; - prescrizioni, disposizioni cogenti limitatamente: - alla finalizzazione ed al coordinamento delle politiche di settore alle quali devono dare attuazione gli strumenti della programmazione, i piani di settore e gli altri atti di governo del territorio di competenza provinciale, - alla individuazione degli ambiti territoriali per la localizzazione di interventi di competenza provinciale alle quali i Piani strutturali e gli atti di governo di competenza comunale devono conformarsi e dare attuazione.

25

I principi e gli obiettivi generali del PTC sono sintetizzati nel Documento di Piano come segue: “un territorio che assume i principi della sostenibilità”: - come condizione inderogabile e come obiettivo di riferimento per qualificare le scelte di sviluppo e di trasformazione; - come principio informatore non solo della programmazione e della pianificazione territoriale, ma anche di tutte le attività amministrative che quotidianamente concorrono a determinare la tutela ed il corretto uso delle risorse territoriali e la qualità di vita dei cittadini; “un territorio che sa valorizzarsi”: - rafforzando i caratteri positivi dell’identità provinciale e determinando le condizioni per il recupero dei ritardi strutturali; - proponendosi come soggetto attivo nelle dinamiche complesse in atto a livello mondiale per cogliere nuove opportunità di lavoro e di benessere sociale; - assicurando uno stabile equilibrio fra attività produttive, ambiente naturale e qualità di vita; - promuovendo ed valorizzando le risorse naturali, paesaggistiche, culturali, umane e imprenditoriali di cui dispone; - promuovendo l’innovazione dei settori economici e delle funzioni territoriali ed urbane con interventi che rendano effettive le potenzialità che gli insediamenti ed il territorio sono in grado di esprimere. “un territorio accogliente” in quanto capace di: - affermare una società più inclusiva, in grado di far crescere le opportunità per i cittadini che la abitano; - attrarre nuove iniziative e progettualità imprenditoriali, nuove risorse umane qualificate, nuovi flussi turistici; - fare della diversità e della pluralità di visioni e di saperi elementi determinanti per sostenere il suo sviluppo e porsi come parte attiva della “città policentrica toscana” proposta dal PIT. “un territorio che sa rinnovarsi”: - stimolando la crescita di una nuova forma urbana, fondata su un sistema integrato di spazi e luoghi della collettività, coerente con le funzioni insediate in grado di dare effettiva sostanza alle attese di qualità della vita espresse dai cittadini; - realizzando un insieme di ambiti privilegiati di incontro e di riferimento identitario di facile accessibilità e di ampia fruizione per tutti, come presupposto per la coesione sociale; - restituendo a chi ci vive e lavora il tempo sottrattogli dalle disfunzioni strutturali e gestionali di servizi organizzati su presupposti autoreferenziali. “un territorio che realizza il suo futuro con i cittadini”, riconoscendo nella partecipazione della comunità un momento di sostanziale legittimazione delle scelte in grado di rendere condivisa e quindi efficace l’azione amministrativa.

I sistemi territoriali Il PTC assume come fondamentale il principio della centralità del paesaggio, articolando i sistemi territoriali in sottosistemi territoriali con

26 puntuale riferimento al mosaico costituito dagli ambiti di paesaggio riconosciuti dallo specifico studio per il paesaggio della Provincia di Livorno, all’interno del quadro conoscitivo del PTC. Il PTC individua quattro sistemi territoriali: - sistema territoriale della fascia costiera e della pianura, che comprende: Sottosistema territoriale urbano di Livorno e della pianura dell'Arno Sottosistema territoriale del Fine e del Cecina Sottosistema territoriale urbano di Piombino e della pianura meridionale del Cornia - sistema territoriale delle colline, che comprende: Sottosistema territoriale delle colline settentrionali Sottosistema territoriale delle colline centrali e meridionali - sistema territoriale delle isole, che comprende: Sottosistema territoriale dell’isola di Sottosistema territoriale dell’isola di Capraia Sottosistema territoriale dell’isola d’Elba Sottosistema territoriale dell’isola di Sottosistema territoriale dell’isola di Montecristo - sistema territoriale del mare e della linea di costa.

I sistemi funzionali I Sistemi ed i sottosistemi funzionali sono individuati dallo statuto del territorio del PTC come ambiti di riferimento dell’assetto organizzativo del territorio provinciale per quanto attiene l’uso delle risorse essenziali, la distribuzione delle funzioni, dei servizi e delle infrastrutture. Il PTC articola territorio della provincia di Livorno nei seguenti Sistemi e Sottosistemi Funzionali: - Sistema funzionale degli insediamenti -la struttura insediativa: i nodi urbani, la città diffusa; -i luoghi e gli spazi della collettività (cultura, istruzione, sanità, attrezzature collettive) - Sistema funzionale delle attività economiche -produzione di beni e servizi; -agricoltura; -pesca; -commercio; -turistico - ricettivo - Sistema funzionale delle reti e dei nodi infrastrutturali -mobilità e logistica; - Sistema funzionale delle risorse -risorse idriche -rifiuti -risorse energetiche

Le invarianti strutturali Lo Statuto del territorio disegna il profilo dettagliato della provincia indicandone i tratti e rilevando le caratteristiche che ne definiscono l’identità. Queste costituiscono le invarianti strutturali, di cui il PTC deve garantire la tutela per la sostenibilità del progetto di sviluppo che propone.

27

Tra le invarianti strutturali si collocano anche le risorse essenziali. La normativa regionale ha infatti ricompreso nella definizione di risorse essenziali non solo le risorse naturali – acqua, aria, suolo, energia – ma anche le città e i sistemi insediativi, il paesaggio e i documenti della cultura, i sistemi infrastrutturali e quelli tecnologici. Sono, quindi, risorse - da impiegare nel processo di sviluppo ma anche da sottoporre a tutela - il tessuto urbanistico e quello produttivo, i beni storico artistici e paesaggistici, il patrimonio documentale, museale e librario, le infrastrutture e i sistemi tecnologici.

Le strategie La Provincia ha inteso costruire il PTC intorno a quello che il Piano d’Indirizzo Territoriale della Regione Toscana definisce quale cardine dello sviluppo dell’intero territorio regionale: la relazione tra la fascia costiera, con i porti di Livorno e Piombino, e l’interno del territorio regionale. Lo sviluppo di questa relazione consolida il ruolo strategico della Toscana in un quadro logistico di ampiezza sovranazionale, connotandolo come tramite funzionale e obbligato tra il Mediterraneo occidentale e l’Europa. Gli obiettivi strategici del Piano sono così riassunti: “Per una crescita della competitività economica sostenibile del territorio provinciale si individua di base l’attivazione di processi sinergici interistituzionali sui temi e obiettivi strategici di interesse regionale quali: - lo sviluppo del sistema portuale regionale della provincia di Livorno - assumere la mobilità e la logistica come fattore di incentivazione allo sviluppo - il completamento infrastrutturale del corridoio tirrenico - lo sviluppo dei territori connessi al sistema portuale regionale - le relazioni interprovinciali: Pisa, Grosseto - affermare un’economia del mare fondativa del sistema economico provinciale - affermare il ruolo della provincia quale luogo laboratorio della sostenibilità ambientale - costruire il sistema delle relazioni territoriali fondato su una sinergia di azioni mirate - assumere come fondativa la scalata ai gradi qualitativi superiori della vita urbana e di relazione.”

Il PTC, pertanto, disegna un “sistema provincia” come sistema di sviluppo, il cui elemento portante sono le prospettive di evoluzione della logistica, dei porti di Livorno e Piombino e del sistema infrastrutturale che connette i due porti e questi con il retroterra. Le possibili indicazioni strategiche e di programma, frutto della concertazione con gli enti locali e con l’intera comunità amministrata, convergono verso l’implementazione di questo “sistema provincia” e puntano al potenziamento dei due porti – in termini di banchine, ma anche in termini di attività retro portuale e, soprattutto, di collegamenti infrastrutturali – e, contestualmente, a una prima soluzione del problema

28

“corridoio tirrenico”, con la realizzazione del “lotto zero” della Variante Aurelia, cui si aggiunge il potenziamento della viabilità retro portuale di Piombino con il completamento della statale 398. In questo quadro si comprendono con chiarezza le prospettive che il PTC indica per l’Interporto di , per l’autoparco del Faldo, e per la rete infrastrutturale di collegamento verso est a partire dall’asse longitudinale costiero, per Cecina e Rosignano. In questa relazione s’inquadrano le prospettive di sviluppo aeroportuale dell’Elba e quello portuale di Portoferraio - in raccordo con le prospettive disegnate per Livorno e Piombino - e lo sviluppo dei collegamenti tra le isole dell’arcipelago e tra queste e il continente. Si disegna in questo modo un sistema che integra continente e arcipelago e connette sinergicamente la rete infrastrutturale di terra con le infrastrutture marittime, portuali e aeroportuali, e i trasporti su gomma e rotaia con quelli via mare e per via aerea. Questo sistema è motore dello sviluppo economico, in ambito di grande industria così come nel settore del turismo, con particolare interesse al livello dell’offerta turistica legata al turismo culturale e all’agriturismo. La promozione e la riqualificazione dell’economia e dell’impresa in agricoltura - settore che soffre una crisi preoccupante a livello nazionale - viene indicata quale una delle leve della ripresa e dello sviluppo, con la valorizzazione delle produzioni di qualità.

Il paesaggio Il territorio della Provincia di Livorno è suddiviso in quattro Sistemi di Paesaggio, coerenti con gli ambiti individuati a livello regionale nel Piano di Indirizzo Territoriale. I Sistemi di Paesaggio provinciali sono articolati a loro volta in Subsistemi di Paesaggio, come da elenco che segue.

1. Sistema di Paesaggio della pianura dell’Arno e delle colline livornesi 1. Paesaggio di pianura a dominante insediativa urbana. Stagno, Livorno, Antignano. 2. Paesaggio pedecollinare del versante occidentale delle colline livornesi. Pian di Rota, Montenero, Torre Boccale. 3. Paesaggio di pianura a dominante agricola e insediativa. Guasticce, Vicarello, Collesalvetti. 4. Paesaggio pedecollinare del versante orientale delle colline livornesi. Castell’Anselmo, Colognole, T. Savalano. 5. Paesaggio delle colline livornesi a dominante forestale. Poggio Corbolone, ValleBenedetta, Castellaccio, Calafuria. 6. Paesaggio collinare con articolato mosaico forestale. Fortullino, , Castelnuovo Misericordia, Gabbro. 7. Paesaggio pedecollinare a dominante agricola estensiva. Savalano, Campiano, Le Melette. 2. Sistema di Paesaggio della pianura del Cecina e delle colline centrali 8. Paesaggio collinare con articolato mosaico agrario. Rosignano Marittimo, Poggetti. 9. Paesaggio di pianura a dominante insediativa. , .

29

10. Paesaggio di pianura a dominante agricola. Vada, . 11. Paesaggio di pianura della Valle del Cecina a dominante insediativa. Cecina, , S. Pietro in Palazzi. 12. Paesaggio di pianura con presenza insediativa storica. Marina di Bibbona, , , Castagneto Carducci. 13. Paesaggio collinare a dominante forestale di interesse culturale. Magona. 3. Sistema di Paesaggio della pianura del Cornia e delle Colline Metallifere 14. Paesaggio collinare a dominante forestale seminaturale. Sassetta, Monte Calvi. 15. Paesaggio collinare delle cave e delle miniere. Rocca di San Silvestro, Monte Rombolo. 16. Paesaggio collinare con articolato mosaico colturale ed insediamenti storici. Campiglia, Monte Peloso, Suvereto. 17. Paesaggio collinare a dominante forestale di interesse naturale. Montoni. 18. Paesaggio di pianura della Val di Cornia a dominante agricola orticola. S. Vincenzo, Torre Mozza, Riotorto,Venturina. 19. Paesaggio del promontorio di Piombino con presenza insediativa storica. , . 20. Paesaggio del promontorio di Piombino con presenza insediativa produttiva. Piombino, Gagno, Torre del Sale. 4. Sistema di Paesaggio insulare 21. Elba. Paesaggio delle miniere tra Punta Falconaia, Punta Calamita e Lido di Capoliveri. 22. Elba. Paesaggio delle pianure centrali tra M. Perone ed i rilievi di M. Poppe e del Volterraio. 23. Elba. Paesaggio delle pendici di M. Capanne e M. Perone intercluso tra Colle Palombaia e Punta Crocetta. 24. Gorgona. 25. Capraia. 26. Pianosa. 27. Montecristo.

La disciplina La disciplina qualifica il Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Livorno come strumento della pianificazione territoriale.

Gli obiettivi, gli indirizzi, i criteri e le direttive, nonché le salvaguardie disposte dalla disciplina a norma dell’art. 51 l.r. 1/2005 sono parte integrante della normazione complessiva che presiede al governo del territorio della Provincia di Livorno.

L’art. 7 della l.r. 1/2005 stabilisce che la Provincia, con l’approvazione del PTC e degli atti di governo del territorio di propria competenza determina i “livelli prestazionali minimi delle risorse essenziali di interesse sovracomunale, promuovendo lo sviluppo sostenibile del territorio di propria competenza, anche attraverso l’esercizio integrato delle funzioni ad esse attribuite in materia di gestione territoriale e ambientale. Provvede inoltre al coordinamento delle politiche territoriali della Regione con gli strumenti della pianificazione comunale”.

30

Ciò, in particolare, per quanto attiene alle disposizioni regionali e nazionali in materia di rifiuti, di inquinamento atmosferico, di pericolosità idraulica e idrogeologica, di siti inquinati, di sismicità, di aree a rischio di incidenti rilevanti, di cave e torbiere, di energia, di sviluppo rurale, di risorse idriche, di erosione costiera, di aree protette locali, provinciali, regionali e nazionali, di territori costieri e aree marine, di bacini idrografici e sottosuolo.

Gli indirizzi e gli obiettivi del P.T.C. sono integralmente recepiti negli strumenti pianificatori e programmatori di livello comunale.

3.1.4.3. Piano regolatore generale Il Piano Regolatore del Comune di Bibbona, redatto nel 1997 ai sensi della l.r. 5/95, è da ritenersi definitivamente superato con l’entrata in vigore della L.R. 1/2005 "Norme per il Governo del Territorio" che prevede la sua sostituzione con due strumenti distinti: il Piano Strutturale e il Regolamento Urbanistico.

3.1.4.4. Piano strutturale Il Piano del Comune di Bibbona, in conformità all’art. 24 della l.r. 5/95, è stato approvato in data 29 giugno 2001, con deliberazione di Consiglio n. 48. Il Piano, in coerenza con la pianificazione e programmazione sovraordinata, definisce le forme di gestione del territorio. Al riguardo le indicazioni sono: • salvaguardia e valorizzazione del patrimonio ambientale e paesaggistico; • tutela delle identità culturali del territorio e della collettività e conservazione delle strutture storico-architettoniche e tipologiche; • evoluzione socio-economica del territorio attraverso il razionale utilizzo delle risorse, valorizzando e potenziando il patrimonio insediativo e produttivo con un’offerta diversificata ed una crescita qualitativa.

Per questo scopo il territorio comunale è distribuito in sistemi e sottosistemi e all’interno di questi in unità elementari, secondo lo schema riportato di seguito.

1. SISTEMA TERRITORIALE 1 -PIANURA COSTIERA CENTRALE Sottosistema 1.A - Pianura alluvionale costiera U.T.O.E. 1.A.1 - Fascia litoranea e delle dune pinetate U.T.O.E. 1.A.2 – Pianura sub litoranea Sottosistema 1.B - Pianura produttiva centrale U.T.O.E. 1.B.1 – Pianura Nord U.T.O.E. 1.B.2 – Area a prevalente connotazione rurale

31

Sottosistema 1.C - Insediativo di pianura U.T.O.E. 1.C.1 - Marina di Bibbona U.T.O.E. 1.C.2 - La California U.T.O.E. 1.C.3 - Insediamenti localizzati delle attività. Sottosistema 1.D - Corridoio infrastrutturale 2. SISTEMA TERRITORIALE 2 - COLLINE COSTIERE ED INTERNE Sottosistema 2.A - Bassa e media collina costiera U.T.O.E. 2.A.1 – Ambito dei calcari U.T.O.E. 2.A.2 – Ambito delle argille Sottosistema 2.B - Collina interna U.T.O.E. 2.B.1 - Magona U.T.O.E. 2.B.2 - Faltona Sottosistema 2.C - Insediativo di collina 3. SISTEMA AMBIENTALE 3 – PARCHI 4. SISTEMA FUNZIONALE 4 - INFRASTRUTTURALE

3.1.4.5. Regolamento urbanistico Il Regolamento del Comune di Bibbona è stato approvato in data 27 giugno 2003, con deliberazione di Consiglio n. 21. Nel corso del 2008 si è provveduto al suo aggiornamento mediante Variante generale.

3.1.4.6. Varianti e Valutazione A.S. del PS e del RU Dal momento dell’approvazione degli strumenti urbanistici sono state introdotte le seguenti: -Variante al P.S. del 27.06.2008 approvata in Consiglio Comunale con Delibera n.41 relativa alla “Modifica della Tavola C”; -Variante al P.S. del 20.12.2008 approvata in Consiglio Comunale con Delibera n.67 relativa alla “Ridefinizione vincoli di tutela paesaggistica lungo i corsi d’acqua e individuazione area insediamento campo da golf”; -Variante al R.U. del 20.12.2008 approvata in Consiglio Comunale con Delibera n.68 relativa all’ “Aggiornamento R.U. alla scadenza dei cinque anni di vigenza”; -Variante al R.U. del 14.07.2009 approvata in Consiglio Comunale con Delibera n.40 relativa alla “Modifica della Scheda Normativa n.4 UTOE 1C1 Marina di Bibbona e della Tavola grafica n.1e (serbatoio idrico)”; -Variante al R.U. del 16.11.2009 approvata in Consiglio Comunale con Delibera n.76 relativa alla “Modifica della Tavola grafica n.5 UTOE 2C Bibbona (lotto a), della tavola grafica n.2° UTOE 1C1 Marina di Bibbona (comparto16) e della scheda normativa n.16 UTOE 1C1 Marina di Bibbona”. L’aggiornamento 2008 del P.R.G. come sopra esposto comprende una “variante ridefinzione vincoli di tutela paesaggistica corsi d’acqua e individuazione area insediamento campo golf”, che prevede indicazioni di massima (dimensionamento idoneo per campi da 18 buche, terreni pianeggianti per le evidenti difficoltà ed onerosità di interventi in zona collinare, inserimento in un paesaggio che non presenta elementi di forte

32 rilevanza, ubicazione esterna al sistema regionale dalle aree protette) e disposizioni vincolanti, come segue: “per la formazione dell’area a servizi per il turismo (CAMPO ALLA SAINELLA) indicata con apposita simbologia nella Tav. 2.0, il PS indica i seguenti criteri localizzativi: 1. contiguità con insediamenti di attività esistenti a spiccata valenza turistica 2. contiguità con viabilità secondaria di accesso 3. prossimità a viabilità principale di interesse sovracomunale All’interno dell’area così definita, fatta salva la vocazione prevalente degli usi agricoli in caso di non applicazione delle previsioni, il RU, con lo strumento del Piano Attuativo preventivo e dei seguenti parametri: · categorie di intervento: TR · funzioni ammesse: percorso golfistico omologato (9-18 o più buche) sia privato che aperto al pubblico comprese strutture accessorie e connesse ed A.R. · superficie complessiva massima d’intervento: mq. 895.000 · incrementi massimi ammissibili: · superficie lorda di pavimento: mq. 5.000 (esclusa quella destinabile ad Attività ricettive) · ricettività alberghiera: minimo 100 posti letto; sviluppa inoltre i necessari approfondimenti, detta le regole generali e le ulteriori valutazioni e le verifiche da effettuare soprattutto in merito alla modificazione dell'assetto ambientale, ai problemi di tipo idrico e di depurazione delle acque reflue, particolareggia le destinazioni d’uso nel rispetto degli indirizzi e le caratteristiche qualitative e tipologiche degli interventi ambientali ed edilizi. In particolare: · per le questioni di tipo idrico dovranno essere realizzate specifiche verifiche sulla disponibilità di acqua rispetto alla quantità richiesta secondo la tipologia di impianto proposta, sulla circolazione idrologica relativa agli impianti di irrigazione, sulla percolazione ed il drenaggio. Dovranno essere previsti sistemi per il recupero delle risorse compreso l’eventuale reimpiego di acque reflue adeguatamente trattate con abbattimento totale del carico dei nitrati. Il progetto del campo da golf dovrà essere integrato con il progetto dell’impianto di trattamento delle acque sopra descritto e la valutazione ed autorizzazione delle due realizzazioni non potrà essere disgiunta; · per le questioni di tipo ambientale si dovrà garantire la salvaguardia e l’eventuale ricostruzione degli elementi strutturanti il territorio che danno o hanno dato vita alla componente paesaggistico-ambientale del luogo; · per le questioni attinenti il comparto edilizio si dovrà prioritariamente tendere al recupero del patrimonio esistente secondo le indicazioni dettate dal RU per gli interventi su edifici in aree agricole o le più dettagliate indicazioni che lo stesso RU potrà definire. Qualora sia dimostrata l’impossibilità del riuso dell’edificato esistente ed il sottodimensionamento rispetto alle necessità in base alla tipologia di impianto proposto, con il limite delle nuove quantità ammesse, le nuove costruzioni dovranno essere realizzate con criteri che minimizzino l’impatto ambientale, localizzate in

33 maniera tale da richiedere il minimo grado di infrastrutturazione e con criteri ed uso di materiali tali da renderle conformi alle caratteristiche tipologiche ed architettoniche caratteristiche della tradizione del contesto, soprattutto per quanto attiene le finiture esterne, le coperture, i materiali ed i colori dei fronti.”. La variante si concretizza nella ridelimitazione ed ampliamento dell’area di insediamento destinata all’attuazione delle previsioni di piano strutturale, con le seguenti prescrizioni aggiuntive: - si è previsto l'obbligo per la realizzazione dell'intervento di procedere al recupero di un corretto assetto agrario ed idrogeologico; - si è previsto obbligo di piantumazione di sole essenze vegetali autoctone, e tutela della vegetazione ripariale esistente; - si è fatto divieto di realizzazione di recinzioni che impediscano il transito della fauna locale; - si è fatto obbligo di realizzare specifico elaborato progettuale relativo alla sistemazione degli spazi verdi compresi nell'intervento; - si sono previste, con espresso richiamo all'Allegato 1 “Schede edifici”, prescrizioni per il recupero, a fini ricettivi, degli immobili ricadenti nell'ambito della nuova struttura golfistica. Tali prescrizioni individuano una diversa tutela in rapporto alla caratterizzazione indotta dal/i fabbricato/i sull'intorno e ne definiscono i possibili interventi di trasformazione; - si è fatto obbligo di prevedere nell'ambito del recupero degli immobili compresi nella struttura golfistica, l'utilizzo di tecniche di bioedilizia, come previste dall'art.145 della L.R.T. 1/05; - si è fatto obbligo di gestione unitaria della struttura e previste limitazioni e/o divieti alle possibilità di mutazione dell'uso degli immobili compresi nella progettazione della struttura golfistica destinati a strutture ricettive.

La procedura di variante comprende la valutazione integrata ed assicura quindi la compatibilità degli interventi previsti dalla variante stessa con gli strumenti programmatori e pianificatori di ordine superiore.

Con deliberazione del Consiglio Comunale n. 102 del 30.11.2009 è stato avviato il procedimento di contestuale variante al P.S. ed al R.U. ai sensi dell’art. 15 della Legge Regionale n. 1/2005 e successive modifiche e integrazioni. Successivamente è stato redatto il Documento di “Rapporto Ambientale Preliminare/Valutazione Integrata Iniziale” relativamente alle due varianti in corso di elaborazione, approvato con deliberazione del Consiglio Comunale n. 37 del 30.04.2010, e recepito dall’“Autorità Competente” con deliberazione della Giunta Comunale n. 57 del 04.05.2010. Con la predetta deliberazione C.C. n. 37 del 30.04.2010, è stato altresì avviato il procedimento di Valutazione Ambientale Strategica.

Allo stato attuale i procedimenti in corso – come indicato di seguito - sono coerenti con le indicazioni progettuali e aperti a ipotesi innovative che dovessero emergere dalla progettazione integrata.

34

E’ stato depositato il Rapporto ambientale ed è in attuazione l’iter che prevede la possibilità di esporre delle osservazioni. Il rapporto ambientale preliminare ha analizzato, in via di prima approssimazione, gli obiettivi e le finalità delle varianti al Piano Strutturale e al Regolamento Urbanistico ed ha individuato le criticità e le emergenze ambientali.

Il rapporto ambientale ha quindi individuato, descritto e valutato gli impatti significativi derivanti dall'attuazione dei due strumenti urbanistici.

Sinteticamente le direttive principali individuate nella VAS (rapporto ambientale), per la riduzione delle criticità evidenziate nel rapporto ambientale preliminare, sono indicate di seguito.

La costa L’ Amministrazione Comunale intende incrementare interventi per la salvaguardia delle dune lungo la costa, riducendo l’erosione prodotta dall’aumento previsto dell’attività antropica (calpestio, spianamento, degrado della vegetazione ecc).

Le acque di balneazione Le previsioni delle varianti agli strumenti urbanistici non interferiscono o modificano la qualità delle acque di balneazione. E’ consigliato però di analizzare annualmente i risultati dei prelievi relazionandoli con gli interventi edilizi attuati, al fine di risolvere le eventuali ricadute di questi ultimi sulla qualità delle acque.

La qualità dell'aria Si considera che non risulta necessario monitorare la qualità dell'aria all'interno del territorio comunale di Bibbona in quanto il rilevamento viene effettuato dal Dipartimento provinciale di Livorno dell'ARPAT attraverso un sistema costituito da 11 cabine fisse di rilevamento e da un laboratorio mobile.

Le reti idriche Si considerano le Norme Tecniche di Attuazione del Piano Strutturale che contengono indicazioni per il contenimento dell'emungimento della falda. Non vengono consentite attività che comportino consistenti prelievi. Nello specifico il Regolamento Urbanistico, all'art. 88, disciplina il risparmio idrico che viene applicato non solo agli interventi realizzati con Piani Attuativi, ma anche nel caso di nuove costruzioni, ristrutturazioni urbanistiche o sostituzioni edilizie che non siano soggette a Piano Attuativo.

Il trattamento delle acque reflue Si afferma che l’impianto di depurazione gestito dalla società ASA spa di Livorno consente di gestire senza particolari problematiche gli incrementi dei carichi urbanistici previsti dalle varianti al Piano Strutturale ed al Regolamento Urbanistico.

35

La gestione dei rifiuti Il rapporto Ambientale Preliminare evidenzia alcune criticità, sopratutto nel periodo estivo, per la raccolta differenziata. E' obiettivo principale dell’Amministrazione la sensibilizzazione della cittadinanza alla tutela e alla salvaguardia dell’ambiente e la promozione di una cultura rivolta alla riduzione dei rifiuti e alla loro raccolta in modo differenziato. E' evidenziato che tale sensibilizzazione sia rivolta anche ai flussi turistici presenti sopratutto nel periodo estivo.

Si conclude che le variazioni apportate agli strumenti urbanistici non aumenteranno le criticità già presenti nel territorio comunale.

3.1.4.7. Altri piani e programmi Piano Regionale di Azione Ambientale Il Piano Regionale di Azione Ambientale nella versione vigente è approvato dal Consiglio regionale della Toscana con deliberazione n. 32 del 14 marzo 2007 (BURT n. 19 del 9 maggio 2007, Suppl. Parte II n. 57).

Il Piano è uno strumento che definisce gli strumenti e le azioni per il conseguimento degli obiettivi strategici (macrobiettivi). La struttura del Piano è caratterizzata dall’individuazione di aree d’azione, macrobiettivi e macroindicatori. Sono inoltre individuate alcune strategie di integrazione delle politiche (ambiente, agricoltura e foreste; ambiente ed industria; ambiente e mobilità; ambiente e salute; ambiente e formazione; politiche integrate per il mare e per la montagna).

Per le finalità del presente lavoro si è fatto riferimento esclusivamente alle zone di criticità ambientale ovvero agli ambiti territoriali in cui la presenza di uno o più fattori di pressione ambientale determina una pluralità di impatti particolarmente significativi sull’ecosistema, tali da richiedere interventi fortemente contestualizzati ed in grado di integrare efficacemente le diverse politiche ambientali e di settore.

In Provincia di Livorno le zone individuate sono correlate agli impatti di processi produttivi; si tratta di: - Livorno; - Piombino; - Alta e Bassa Val di Cecina, con i seguenti obiettivi: riduzione degli impatti dovuti alle attività estrattive del salgemma, del sovrasfruttamento e inquinamento della falda, dell’inquinamento delle acque interne e costiere, del deficit del bilancio idrico, del rischio industriale, dell’inquinamento atmosferico e della produzione dei rifiuti. Gli obiettivi specifici di tutela ambientale sono così definiti:

36

riduzione dell’impatto sulle acque marine derivante dalla presenza dei solidi sospesi nelle acque di scarico dei cicli produttivi dello stabilimento Solvay di Rosignano; eliminazione delle emissioni di mercurio nell’ambiente (aria, suolo, acque) attraverso la modifica dei cicli produttivi cloro- soda degli impianti Solvay e Altair con l’introduzione della tecnologia delle celle a membrana; riequilibrio del bilancio idrico e del deflusso minimo vitale del fiume di Cecina tramite riduzione del prelievo da falda di acqua; bonifica dei siti inquinati da mercurio; realizzazione di interventi infrastrutturali per il completamento delle reti acquedottistiche, fognarie e dei sistemi di depurazione per la tutela qualitativa e quantitativa della risorsa idrica. - Val di Cornia, con i seguenti obiettivi: Riduzione del sovrasfruttamento della falda, del deficit di bilancio idrico, dell’impatto delle attività estrattive, dell’inquinamento atmosferico e del rischio industriale.

Piano di azione per le zone vulnerabili ai nitrati A seguito del recepimento della Direttiva 91/676/CEE del 12 dicembre 1991, relativa alla protezione delle acque superficiali e sotterranee dall’inquinamento provocato dai nitrati provenienti da fonti agricole, e della successiva integrazione nella normativa nazionale – da ultimo nel c.d. Testo Unico Ambiente – discendono alcuni obblighi, elencati di seguito.

A carico degli stati membri e di seguito alle regioni per competenza in materia si pone anzitutto l’individuazione delle zone vulnerabili, ovvero le aree che presentano acque con concentrazione di nitrati superiore a 50 mg/l o che potrebbero diventare tali senza interventi adeguati. Va notato che i nitrati che si rinvengono nelle acque non provengono soltanto dall’attività agricola, sebbene la Direttiva consideri esclusivamente l’inquinamento diffuso derivante dallo spandimento degli effluenti di allevamento e dalla concimazione.

Nelle zone vulnerabili è obbligatoria l’adozione e l’applicazione di programmi d’azione per la riduzione dell’inquinamento provocato da composti azotati da fonti agricole. Con la riforma della Politica Agricola Comunitaria, il rispetto delle norme obbligatorie rientra nel quadro delle misure di condizionalità che sono state recepite nell’ambito della normativa regionale.

Nella Regione Toscana sono individuate cinque ZVN: - area del Lago di Massaciuccoli - area costiera tra Rosignano Marittimo e Castagneto Carducci - area costiera tra San Vincenzo e la Fossa Calda - area costiera della Laguna di Orbetello e del Lago di Burano

37

- area del Canale Maestro della Chiana.

Il Programma di azione per la tutela e il risanamento delle acque inquinate dai nitrati di origine agricola della Regione Toscana è definito in Regolamento, unico per tutte le zone vulnerabili da nitrati, approvato il 13 luglio 2006 con Decreto del Presidente della Giunta Regionale n. 32/R.

Il Regolamento persegue gli obiettivi del Programma di azione, che possono essere riassunti nel limitare l’applicazione al suolo di fertilizzanti azotati in stretta relazione ai fabbisogni della coltura, sulla base dell’equilibrio tra il fabbisogno di azoto delle colture e l’apporto di azoto proveniente dal suolo (già presente nel terreno o derivante dalla mineralizzazione delle riserve di azoto organico del terreno) e dalla fertilizzazione (effluenti di allevamento e fertilizzanti di sintesi), e contestualmente ottimizzare l’efficienza della concimazione distribuendo l’azoto durante le fasi colturali in cui i fabbisogni delle colture sono maggiori e frazionando il quantitativo in più distribuzioni.

Il regolamento stabilisce quindi le modalità di utilizzazione agronomica degli effluenti di allevamento palabili e non palabili e di impiego dei fertilizzanti minerali e organici contenenti azoto.

Le disposizioni previste riguardano: - i divieti di utilizzazione degli effluenti di allevamento sui terreni in pendenza, incolti, innevati o gelati, nei boschi, in prossimità di corsi d’acqua superficiali, di laghi o di acque marine e dei materiali organici e dei concimi azotati dal 1° dicembre alla fine di febbraio; - la limitazione dell’applicazione al terreno degli effluenti di allevamento e degli altri fertilizzanti in base al tipo di coltura, alle condizioni climatiche, alle modalità di svolgimento dell’irrigazione, alle condizioni del terreno; - le dosi di applicazione degli effluenti di allevamento e degli altri fertilizzanti azotati con quantitativo massimo di effluente di allevamento tale da non determinare un apporto di azoto superiore ai 170 kg/ha/anno; - le tecniche di distribuzione degli effluenti di allevamento; - le modalità di stoccaggio, le capacità e i requisiti dei contenitori per gli effluenti di allevamento.

Gli adempimenti previsti per le aziende agricole delle zone vulnerabili da nitrati sono in relazione alle caratteristiche gestionali e strutturali.

Le aziende che non utilizzano azoto organico derivante da effluenti di allevamento devono adottare per ciascuna coltura un Piano di concimazione azotata e ottimizzare l’efficienza della concimazione.

Le aziende che utilizzano azoto organico derivante da effluenti di allevamento sono soggette ad adempimenti diversificati in funzione dei quantitativi prodotti e/o utilizzati.

38

Piano di Assetto Idrogeologico Toscana Costa Il P.A.I. “Toscana Costa” è stato adottato con D.C.R.T n.13 del 25/01/05. E’ composto da Relazione, Norme di Piano, Piano degli Interventi Strutturali e Cartografia.

I documenti di piano definiscono - secondo criteri geomorfologici e storico-inventariali integrati ove possibile da studi idrologico-idraulici, geologici e geomorfologici - e perimetrano le aree a pericolosità idraulica e geomorfologica; alle aree così definite sono attribuiti due livelli di pericolosità: • P.I.M.E (pericolosità idraulica molto elevata) • P.I.E (pericolosità idraulica elevata) • P.F.M.E (pericolosità geomorfologica molto elevata) • P.F.E (pericolosità i geomorfologica elevata).

Individuate le aree di pericolosità si delimitano le aree strategiche per interventi di prevenzione e nelle norme di Piano si definiscno gli interventi consentiti. Al di fuori delle aree a pericolosità molto elevata ed elevata, ogni bacino risulta diviso in ambiti definiti di particolare attenzione in funzione delle diverse dominanti presenti: • Aree di particolare attenzione per la prevenzione dei dissesti idrogeologici. • Aree di particolare attenzione per la prevenzione da allagamenti • Aree di particolare attenzione per l’equilibrio costiero.

In sintesi il P.A.I. individua così il reticolo idraulico, le aree ove non sussiste rischio, le aree di rischio idraulico elevato, dove gli interventi sono ammessi a determinate condizioni, le aree a pericolosità idraulica molto elevata, dove le previsioni urbanistiche sono subordinate a specifico studio idrologico-idraulico di dettaglio. Obiettivo prioritario del Piano è la riduzione del rischio idrogeologico entro valori compatibili con gli usi del suolo in atto, in modo tale da salvaguardare l’incolumità delle persone e minimizzare i danni ai beni esposti. Poichè il Piano consolida e unifica la pianificazione per garantire il carattere interrelato e integrato proprio del piano di bacino, le prescrizioni e previsioni del P.A.I. sono recepite dai piani e programmi sottoordinati.

Piano di Indirizzo Energetico Regionale Il Piano è il primo atto di attuazione degli articoli 5 e 6 della Legge Regionale 39/2005, “Disposizioni in materia di energia” e rappresenta lo strumento con cui la Regione provvede ai compiti e alle funzioni attribuiti dalla normativa comunitaria e nazionale in materia di energia.

Il P.I.E.R. persegue tre obiettivi generali: • sostenibilità; • sicurezza; • efficienza energetica.

39

Dal punto di vista della sostenibilità ambientale, in coerenza con quanto previsto dal P.R.A.A., viene assunto l’obiettivo di ridurre le emissioni di gas serra per il settoreenergetico di circa 7,2 milioni di tonnellate di CO2 equivalente entro il 2020. Per quanto riguarda l’aumento dell’efficienza gli obiettivi sono: • aumentare il rendimento degli impianti di produzione di energia elettrica tramite incentivazione della cogenerazione sia per le grandi centrali che per la generazione distribuita; • aumentare il rendimento degli impianti termici ed elettrici sia nel settore residenziale che nel terziario; • utilizzare la frazione dei rifiuti non ricompressa nelle fonti rinnovabili di energia della vigente normativa per la produzione di energia; • aumentare l’efficienza degli usi energetici nel sistema della mobilità tramite la diffusione dei carburanti con i migliori rendimenti energetici ed ambientali quali metano, GPL, idrogeno, ecc.

Gli indirizzi che i comuni sono tenuti ad applicare sono i seguenti: • tener conto delle linee ed impianti esistenti al fine di garantire il rispetto permanente delle norme e delle prescrizioni imposte; • individuare ambiti territoriali relativi alle reti, al loro sviluppo o risanamento, anche attraverso l’eventuale determinazione di appositi corridoi infrastrutturali per il trasporto e la distribuzione dell’energia; • dettare le disposizioni al fine di promuovere la generazione distribuita dell’energia tramite microgenerazione da fonti rinnovabili o cogenerazione.

Inoltre il P.I.E.R. individua strumenti per garantire e migliorare l’efficienza energetica per i differenti usi elettrici, termici e nel settore dei trasporti. Per aumentare l’efficienza e contemporaneamente contenere i consumi, il piano indica una serie di azioni relative alle fonti rinnovabili, tra cui agevolazioni dei provvedimenti autorizzativi e programma di incentivazioni per biomasse, solare termico, fotovoltaico, cogenerazione a gas metano e microcogenerazione.

3.2. Descrizione del sito e dell'intorno 3.2.1. Inquadramento 3.2.1.1. Clima e pedoclima Per la caratterizzazione climatica dell’area geografica di interesse sono stati utilizzati i dati termo-pluviometrici delle stazioni di Collesalvetti Nugula (elev. 69 m s.l.m. – lat. 43° 58’ – long. 10° 44’) e Massa Marittima (elev. 370 m s.l.m. – lat. 43° 05’– long. 10° 87’). I dati disponibili per entrambe le stazioni si riferiscono ad un periodo di 43 anni, dal 1951 al 1993.

Il valore delle precipitazioni medie annue è di 938 mm per la prima stazione e di 918 mm per la seconda. Il periodo più piovoso coincide con i

40 mesi autunno-invernali, con un valore medio rispettivamente di 138 mm e di 120 mm ad ottobre. Il minimo assoluto si registra nel mese di luglio con un valore medio di 23 mm e 31 mm. Complessivamente nel periodo estivo (giugno, luglio, agosto) cadono rispettivamente il 13,6% e il 12,8% degli apporti meteorici medi annui, mentre il periodo invernale (novembre, dicembre, gennaio) registra il 32,5% e il 32,7% della piovosità media annua.

Per quanto riguarda le temperature, i valori medi annui si attestano rispettivamente su 14 °C e 15 °C. Il mese più caldo è luglio con temperature medie di 23,1 °C e 23,8 °C, mentre il mese più freddo è gennaio con temperature medie di 5,9 °C e 6,8 °C. La massima escursione termica si registra a luglio, con valori di 12,1 °C e 14,3 °C. L’escursione termica annuale (massima del mese più caldo - minima del mese più freddo) è pari a 27,2 °C e 28,7 °C.

I venti prevalenti sono a regime di brezza, soprattutto durante il periodo compreso tra marzo e ottobre. Durante questi mesi il cambio di circolazione al suolo avviene generalmente nelle aree pianeggianti prossime alla costa, dove possono si possono verificare condizioni sia di calma assoluta di vento che di venti variabili di moderata intensità. Il periodo compreso tra l'ultima decade di ottobre e la prima decade di marzo vede prevalere i venti di tramontana e di grecale su quasi tutta la regione; in presenza di questa circolazione, le coste ricevono venti di scirocco, che si originano per effetto orografico.

La primavera e l'autunno sono maggiormente soggette all'ingresso di correnti meridionali di scirocco e di libeccio. I venti del terzo quadrante possono soffiare in modo molto sostenuto sul litorale continentale situato a nord dell'Isola d'Elba, con possibili mareggiate lungo l'intero tratto della costa pisano e livornese. Le velocità medie rilevate presso la stazione meteorologica di Livorno sono comprese tra 3,0 e 3,6 m/s.

A livello di mesoclima ed in base alle considerazioni precedenti la fascia costiera può essere definita a clima mediterraneo - Csa secondo la classificazione climatica di Koppen – con zone di transizione al clima temperato submediterraneo verso l’entroterra della media collina. Secondo la classificazione fitoclimatica di Pavari, entrambe le stazioni rientrano nella sottozona fredda del Lauretum di 3° tipo, con piogge estive.

Una analisi di maggiore dettaglio considera i dati della stazione meteorologica di Bibbona (elev. 160 m s.l.m. – lat. 43° 16’ – long. 10° 37’) relativi al trentennio 1961 – 1990, riportati in tabella seguente.

41

mesi

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 T. max. 10,4 11,8 14,5 18,8 23,0 27,4 30,8 30,8 26,7 20,9 15,6 11,6 20,2 media (°C) T. min. 3,7 3,8 5,8 8,7 11,9 15,6 18,1 18,2 16,1 12,1 8,3 5,4 10,6 media (°C) Precipitazioni 64,3 61,5 69,7 68,0 52,9 41,2 26,0 50,3 70,1 102,8 102,8 71,1 780,7 (mm) Giorni di pioggia (≥ 1 8 8 8 8 6 4 3 4 5 7 9 7 77 mm)

Su tali dati sono stati calcolati gli indici climatici più utilizzati:

- pluviofattore di Lang (R=P/T) R = 50,7 - indice di aridità di De Martonne (Ia= P/T+ 10) Ia = 30,73 - quoziente pluviometrico di Emberger (Q=100 P/M2-m2) Q = 83,50 - indice globale di umidità di Thornthwaite (Im=(P-ETp/ETp)*100) Im = 47,83 - indice di aridità UNep (I=P/ETp) I = 1,04 - indici di Mitrakos (C=8(10-T), D=2(50-P)) WCS = 136,8 SDS = 65,6 - classificazione fitoclimatica di Pavari zona = A Lauretum 3° tipo, con piogge estive sottozona = fredda

Procedendo ad ulteriori elaborazioni si è ricavato il diagramma riportato di seguito.

Diagramma ombrotermico (Bagnouls e Gaussen) Stazione di Bibbona

60 120

50 100

40 80

30 60 T (°C) P (mm)

20 40

10 20

0 0 123456789101112 mesi

Utilizzando l’indice di aridità proposto da questi autori, si considera secco un periodo caratterizzato da una precipitazione inferiore al doppio della

42 temperatura misurata (T>2P). La rappresentazione grafica evidenzia tale situazione in corrispondenza dei mesi di giugno, luglio e agosto.

Nell’impostazione di Thornthwaite, oltre a precipitazioni e temperature, viene stimata anche l’evapotraspirazione come misura della perdita d’acqua da parte della superficie del suolo e della vegetazione. Semplificando, quando l’evapotraspirazione potenziale – cioè quella che si avrebbe in condizioni di costante disponibilità idrica del suolo e che è funzione dei parametri climatici – supera gli apporti delle precipitazioni si ha un decremento delle riserve idriche del suolo, fino al punto di appassimento; in caso contrario un incremento, fino alla capacità di campo. Tali riserve (AWC) sono stimate in 150 mm per i terreni agrari.

Il deficit idrico (D), che si ricava dalla differenza tra evapotraspirazione potenziale e reale, fornisce un valore utile a stimare la quantità d’acqua necessaria a bilanciare le perdite ed è una misura dell’intensità e della durata dell’aridità. Il surplus idrico (S) tiene conto dell’eccesso di precipitazioni rispetto all’evapotraspirazione potenziale, ed indica la quantità d’acqua che, una volta saturata la riserva idrica del suolo, va ad alimentare le falde freatiche ed il deflusso superficiale.

Il bilancio idrico calcolato permette di determinare l’umidità immagazzinata mese per mese nel suolo della sezione di controllo. Dalle relazioni tra i vari parametri si ricavano le fasi di umidità del suolo così suddivise:

- la fase di ricarica si verifica dopo la stagione secca, quando la piovosità media mensile supera l’evapotraspirazione potenziale ed il suolo, fino a quel momento secco, comincia a saturare la capacità di campo: in tale fase, che nel caso in esame inizia a ottobre, vengono ricostituite le riserve idriche del suolo; - la fase di surplus inizia dopo che il suolo ha ristabilito interamente le riserve ed è caratterizzato da un eccesso di acqua che percola attraverso il suolo o determina ruscellamento superficiale; tale fase si verifica nei mesi da dicembre ad aprile; - la fase di utilizzo si verifica quando i valori dell’evapotraspirazione potenziale iniziano a superare quelli delle precipitazioni medie mensili; durante questa fase l’acqua immagazzinata nel suolo viene evapotraspirata, conducendo talvolta all’esaurimento dell’AWC. La fase di utilizzo si manifesta da maggio a giugno; - la fase di deficit coincide con il periodo in cui il suolo è completamente secco e si protrae fino a quando i valori delle precipitazioni tornano superiori a quelli dell’evapotraspirazione potenziale dando inizio nuovamente alla fase di ricarica. Per la stazione in esame la fase di deficit si manifesta da luglio a settembre.

Quanto sopra è sintetizzato nella rappresentazione grafica che segue.

43

Diagramma di Thornthwaite Stazione di Bibbona

70 140

60 120

50 100

40 80

T (°C) 30 60

20 40 P, Etp, Etr, D (mm) D Etr, Etp, P, 10 20

0 0 123456789101112 mesi

In funzione di una prima caratterizzazione dell’area è utile l’utilizzo dei dati climatici anche per la definizione del pedoclima, che dipende dal regime termico e udometrico dei suoli. L’utilizzo del regime di umidità come carattere diagnostico consente di prendere in considerazione, nella descrizione del suolo, il fattore climatico e i rapporti fra suolo e acqua. Per questo motivo, i regimi di umidità vengono utilizzati fin da livelli gerarchici elevati, ad esempio nella Soil Taxonomy (USDA), nella maggior parte dei casi a partire dal sottordine.

Secondo la banca dati delle regioni pedologiche italiane2, nella Provincia di Livorno sono rappresentate la Soil Region 64.4 Versilia e pianure interne della Toscana, Umbria e Lazio e la S.R. 60.7 Pianure costiere tirreniche dell’Italia centrale e colline incluse. Data la scala di lavoro sono riportati i tipi dominanti che risultano essere rispettivamente nella prima regione: - udic (il suolo si secca solo per brevi periodi, per cui vi è una buona disponibilità di acqua per la crescita delle piante durante tutto l'anno) thermic (regime di temperatura media annua del suolo a 50 cm di profondità da 15 a 22 °C) e nella seconda regione: - xeric (è il regime di umidità tipico dei suoli negli ambienti mediterranei, dove il suolo è umido d'inverno e secco per lunghi periodi d'estate) - thermic (regime di temperatura media annua del suolo a 50 cm di profondità da 15 a 22 °C)

2 Costantini et al., Istituto Sperimentale per lo Studio e la Difesa del Suolo

44

Nel dettaglio, le stazioni di Collesalvetti Nugula (Ustic, Thermic) e Massa Marittima (Ustic, Mesic) presentano caratteri intermedi tra le due regioni con regimi termici più moderati (da 8 a 14,9 °C) e disponibilità idrica per la crescita delle piante complessivamente limitata, ma presente per qualche tempo durante il periodo di maggiore evapotraspirazione. 3.2.1.2. Morfologia Per quanto riguarda lo studio della morfologia si è proceduto analizzando i quadri conoscitivi in relazione alle unità territoriali dell’area provinciale.

L’assetto morfologico è ovvia conseguenza della litologia e delle azioni dinamiche esogene che a più riprese hanno agito sulle rocce affioranti. Inoltre una intensa attività modellatrice, tendente a rendere stabilmente produttive vaste zone di pianura inizialmente paludose, è stata sviluppata anche dall’uomo, fin dai secoli scorsi. In conseguenza di ciò nella maggior parte dei casi i rilievi presentano profili piuttosto morbidi. Morfologia più accidentata, con dirupi e incisioni maggiori delle valli si osserva in presenza dei depositi più tenaci. Le superfici morfologiche si addolciscono ancora in corrispondenza dei sedimenti più recenti, in particolare dove affiorano le sabbie pleistoceniche ed i conglomerati al confine con la pianura alluvionale. Sulle formazioni a componente argillosa sono talvolta presenti movimenti gravitativi che interessano principalmente lo stato detritico di copertura, in genere mitigati nei loro effetti per la presenza di una densa copertura vegetale che contribuisce al consolidamento.

Dal punto di vista altimetrico la morfologia generale del territorio si definisce principalmente in tre differenti unità fisiografiche: - fascia di territori pianeggianti di fondovalle, corrispondenti alle pianure alluvionali dei principali corsi d’acqua, talvolta integrata da una fascia intermedia depressa originariamente costituita da aree palustri attualmente in gran parte bonificate e da aree dunali costiere; - fascia collinare che connette la fascia della pianura alluvionale con la fascia montana, caratterizzata da pendii di debole acclività; - fascia montana propriamente detta (quote superiori ai 600 m) con aumento della pendenza dei versanti, caratterizzata dalla bassa concentrazione di abitati e dalla prevalente copertura boschiva;

Le altezze dei rilievi principali decrescono da Sud, con il Monte Calvi (SIC; 646 m, nel territorio dei Comuni di Campiglia Marittima, Suvereto e S. Vincenzo), il Monte Carpineto (400 m nel Comune di Castagneto Carducci) e l’altura di Capo di Monte (520 m nei Comuni di Castagneto Carducci e Sassetta) verso Nord, con il Monte La Poggia (384 m in Comune di Livorno), il Monte Pelato (378 m in Comune di Rosignano Marittimo) e il Monte Carvoli (352 m in Comune di Rosignano Marittimo). Nella parte centrale si trovano il Monte Romboli (295 m) e il Monte Pozzacchera (387 m), entrambi in Comune di Bibbona.

45

In effetti le superfici che superano il limite di 600 m, secondo la definizione classica di montagna, rappresentano poco più dello 0,02 % del territorio provinciale considerato. Suddividendo per classi altimetriche, otteniamo, in ordine di importanza, le superfici a quota fino a 25 m (38,5 % del totale) e quelle da 100 a 250 m (23,5 %). Ordinando diversamente, si evince che il 91,5 % del territorio è posto a quote inferiori a 250 m mentre il 51,7 % si trova a quote inferiori a 50 m.

Per quanto riguarda l’acclività la superficie maggiore ricade nella classe di pendenza fino al 5 % e rappresenta il 49,5 % dell’area continentale della Provincia. In ordine di importanza seguono la classe da 15 % a 20 % (8,18 % della superficie totale) e la classe da 10 % a 15 % (7,42 % della superficie totale). Complessivamente le superfici dove la meccanizzazione delle colture è agevole, vale a dire con pendenze fino al 30 %, rappresentano il 83,15 % del totale. Parallelamente circa 1.580 ettari pari al 1,66 % della superficie totale presentano pendenze superiori al 60 %.

L’esposizione prevalente dei versanti è verso Ovest (15,2 %) e Sud-Ovest (14,7 %).

Nel complesso dominano quindi condizioni mediamente più sfavorevoli all’ insediamento della vegetazione.

Una prima grossolana suddivisione, relativamente al Comune di Bibbona, rileva i seguenti ambiti: - fascia costiera che comprende la spiaggia ed il complesso dunale e retrodunale occupato dalle pinete costiere; - pianura costiera che a ridosso della fascia dunale occupa una striscia di circa 4 km verso l’interno, in buona parte segnata da interventi antropici di regimazione e bonifica idraulica; - bassa collina, che si estende dalla limite della piana costiera fino al limite della Macchia della Magona; - alta collina che occupa le pendici dei monti Romboli, Pozzacchera e Poggio al Pruno in corrispondenza della "Macchia della Magona"; - collina interna che riguarda la parte del territorio verso il Torrente Sterza

Sotto il profilo altimetrico si ricava una altitudine media ponderata di 64,7 m, con il 64,4 % del territorio a quota inferiore ai 100 m s.l.m.. La quota massima è 503 m s.l.m. sul versante del Poggio al Pruno.

La distribuzione per classi di pendenza non differisce significativamente dalla media provinciale con una leggera prevalenza dei valori centrali sugli estremi.

46

Ripartizione per classi di pendenza Comune di Bibbona

40-60 % >60 % 35-40 % 30-35 %

25-30 %

0-5 % 20-25 %

15-20 %

10-15 % 5-10 %

L’esposizione presenta una più marcata disposizione verso il quadrante occidentale sebbene mitigata dal graduale incremento delle altezze dalla costa all’entroterra e dalle moderate pendenze.

Esposizione dei versanti Comune di Bibbona

N

NO NE

O E

SO SE

S

Per ulteriori elementi di dettaglio si rimanda alla carta geomorfologia allegata allo studio geologico a corredo del progetto.

3.2.1.3. Idrologia Il territorio della Provincia afferisce al Distretto Idrografico dell’Appennino Settentrionale, Bacino Regionale Toscana Costa a cui appartengono 90 corpi idrici di cui 81 con stato di qualità complessivo buono.

47

Il reticolo idrico della parte continentale della Provincia appare come un sistema complesso di aste, molte delle quali a carattere torrentizio e breve percorrenza, che può essere grossolanamente ridotto a due gruppi principali in funzione dell’orografia.

Nella parte settentrionale il crinale presenta un andamento grossolanamente parallelo alla linea di costa e una disposizione centripeta del reticolo.

Nella parte centrale e meridionale lo spartiacque è orientato più nettamente in direzione N-S a maggiore distanza dal litorale ed origina un pattern di tipo dendritico sul rilievo, che diviene subparallelo al diminuire della pendenza, anche a seguito delle rettifiche d’alveo funzionali alla bonifica idraulica.

Procedendo da Nord a Sud, i principali corsi d’acqua che recapitano a mare, oltre ai pochi corsi minori attraverso lo Scolmatore e il bacino dell’Arno, sono:

- Rio Maggiore, con una estensione del bacino di 816 ha - Fiume Fine, con una lunghezza di 29 km, secondo per estensione di bacino con 7.832 ha - Fiume Cecina, con una lunghezza dell’asta principale di 79 km, primo bacino per estensione con 75.495 ha - Torrente Sterza, estensione del bacino 12.266 ha - Fiume Cornia, estensione del bacino 13.153 ha

Il fiume Cecina presenta un regime spiccatamente torrentizio, con portate misurate sul medio corso variabili tra un massimo di 1.030 m3/s ed un minimo di 0,1 m3/s, con frequenti fenomeni di stress idrico sull’asta principale dove si verificano spesso lunghe magre durante il periodo estivo e forti piene da novembre fino alla stagione primaverile.

Gli acquiferi sotterranei più significativi sono costituiti dagli acquiferi alluvionali della fascia costiera (Acquifero tra Rosignano e S. Vincenzo, acquifero della bassa val di Cornia, acquifero della Piana di Scarlino, Acquifero di pian d’Alma) e dall’acquifero di subalveo del F. Cecina.

Gli acquiferi della fascia costiera sono acquiferi multistrato, con orizzonti impermeabili o a permeabilità molto bassa, che separano orizzonti sovrapposti di depositi più grossolani con caratteristiche idrogeologiche variabili. Le perforazioni eseguite nel corso del tempo hanno determinato un collegamento ormai pressoché generale tra i diversi acquiferi. Sono inoltre presenti acquiferi in roccia, di estensione ridotta che hanno importanza strategica per l’approvvigionamento idropotabile di realtà locali.

48

Le falde della fascia costiera sono complessivamente oggetto di un sovrasfruttamento che ha causato fenomeni di ingressione di acqua salmastra, aumento delle concentrazioni di nitrati e in alcuni casi fenomeni di subsidenza. Intensi sfruttamenti, per uso industriale e idropotabile, caratterizzano anche l’acquifero di subalveo del Fiume Cecina, che è caratterizzato da prolungate assenze di deflusso nel periodo estivo.

Per quanto riguarda il Comune di Bibbona, la configurazione orografica presenta uno spartiacque lungo i crinali della dorsale collinare e conseguentemente due direzioni di scorrimento delle acque superficiali, con verso pressoché opposto; nel primo caso i corsi d’acqua confluiscono nel Torrente Sterza che si riversa poi nel Fiume Cecina; il versante opposto convoglia le acque verso la fascia costiera.

Il reticolo idrico può essere distinto secondo l’appartenenza a due gruppi principali: - la parte Nord del territorio comunale, drenata dal Fosso delle Tane e dal Fosso della Madonna, per una superficie complessiva di circa 28 kmq; tra le aste secondarie più importanti si citano il Fosso degli Alberelli ed il Fosso delle Acque Basse - la parte Sud del territorio comunale, servita da una rete costituita dal Fosso Trogoli e dal Fosso dei Sorbizzi, che si immettono nel Fosso della Camilla. La superficie complessiva è di circa 26 kmq; tra i corsi d’acqua minori si segnalano il Fosso Livrone ed il Fosso dei Poggiali.

A tali aste recapita la rete di fossi campestri e di scoline che risultano, nella quasi totalità, scarsamente mantenute e con sezione irregolare e limitata profondità e spesso obliterati dalle arature, tanto da potersi confondere con solchi acquai.

Nel corso del tempo pressoché l’intera rete è stata oggetto di interventi di sistemazione idraulica, con rettifiche, risagomature d’alveo e la realizzazione di tre casse di espansione: - sul fosso delle Tane, ubicata a monte della strada del Paratino con capacità di circa 90.000 mc; - sul fosso della Madonna, ubicata a monte della strada dei Poggiali in Località Calcinaiola con capacità stimata di circa 100.000 mc; - sul fosso dei Sorbizzi, ubicata a monte della via Campigliese con capacità stimata di circa 50.000 mc.

L’acquifero sotterraneo principale è rappresentato dal corpo idrico costiero tra Fiume Cecina e S. Vincenzo (cod. reg. 32CT010); nel settore a Sud del Fiume Cecina, dove lo spessore dei sedimenti varia da 40 m, presso Cecina, a circa 100 m, presso la località " La California”, si rileva la presenza di falde di tipo freatico, dalle quali attingono pozzi della profondità massima di 40 m, e di una falda più profonda di tipo artesiano, separata dalle falde freatiche da livelli pressochè continui di limi ed argille grigio-azzurre.

49

Come già notato, le falde della pianura sono utilizzate al limite della loro potenzialità e ciò causa un peggioramento della qualità dell’acqua usata per scopi idropotabili e industriali a causa dell’intrusione marina.

Nella parte orientale del territorio comunale è invece presente il corpo idrico del conglomerato fluvio-lacustre (Miocene sup.) della bassa Val di Cecina (cod. reg. 32CT920) .

Secondo il database regionale Visark, sul territorio comunale insistono oltre 370 pozzi di cui 228 attivi, nella maggior parte dei casi (85 %) destinati ad uso irriguo. Si ricaverebbero quindi, dai dati disponibili, un totale di 570 ha irrigati e una portata complessiva di 131 l/s.

Per ulteriori elementi di dettaglio si rimanda allo studio geologico a corredo del progetto.

3.2.1.4. Pedologia e uso del suolo Secondo la carta dei suoli del sistema Cecina – S. Vincenzo a cura del Servizio Geologico regionale, l’area indagata, corrispondente al bacino imbrifero del Fiume Cecina, si presenta come sinteticamente riassunto nella tabella.

sigla Diffusione tipo prevalente Soil taxonomy WRB (% superficie sul totale del (2003) (1998) bacino) CPP1 Typic Haploxerepts, Eutric Cambisols 2,40 fineloamy, mixed,

thermic FIN1 Fluventic Calcari Fluvic 11,13 haplustepts, Cambisols finesilty,mixed, thermic GHE1_GUI1 Typic Haploxerepts, Eutri Chromic 4,76 sandy,mixed, thermic Cambisols

GRP1 Aquic Haploxeralfs, Ferri Endostagnic 1,69 fineloamy,mixed, Luvisols

thermic GUI1 Typic Haploxerepts, Eutri Chromic 3,23 coarseloamy,mixed, Cambisols

thermic MAR1 Typic Calcaric Arenosols 3,66 Xeropsamments, mixed, calcareous, thermic PAL1 Typic Haploxerepts, Eutric Cambisols 9,04 fineloamy,mixed,

thermic ROS1 Typic Haploxeralfs, Cutanic Luvisols 2,45 coarseloamy,mixed,

thermic RRP1_PNC1 Ultic Haploxeralfs, Cutani Chromic 16,65 fineloamy,mixed, Luvisols

thermic

50

TRP1_GRP1 Typic Haploxeralfs, Endoskeleti Cutanic 15,42 clayeyskeletal,mixed, Luvisols

thermic TRZ1 Fragic Haploxeralfs, Endoeutri Fragic 20,06 fineloamy,mixed, Albeluvisols

thermic,semiactive VDA1 Aquic Haplustepts, Gleyi Vertic 3,78 fine,mixed, thermic Cambisols

VDA1_ACV1 Aquic Haplustepts, Gleyi Vertic 2,36 fine,mixed, thermic Cambisols

n.c. 3,38

La delineazione corrisponde alla classificazione secondo la Soil Taxonomy (US Dep. of Agric.) e secondo il World Reference Base for soil resources (FAO).

Occorre premettere che entrambi sono sistemi gerarchici: la S.T. prevede sei distinti livelli. I primi quattro (ordine, sottordine, grande gruppo e sottogruppo) hanno carattere filogenetico, cioè danno indicazioni sui fattori di formazione del suolo; gli ultimi due (famiglia, serie) hanno invece un significato più pratico, dato che danno indicazioni su proprietà importanti ai fini agronomici, forestali, ingegneristici; nel caso presente sono rappresentati:

• Alfisol: suoli mediamente evoluti, caratterizzati dalla lisciviazione di argilla in un orizzonte illuviazione Bt associata ad una certa ricchezza in basi di scambio. Sottogruppi (regime di umidità xerico): o Aquic Haploxeralfs o Typic Haploxeralfs. o Ultic Haploxeralfs o Fragic Haploxeralfs

• Entisol: suoli giovanissimi, poco sviluppati; le condizioni ambientali non riescono a far progredire lo sviluppo oltre un certo segno. Sono molto diffusi al mondo, ad esempio in zone alluvionali o di forte erosione. Sottogruppi (meno del 35 % di frammenti rocciosi, tessitura sabbiosa e regime di umidità xerico): o Typic Xeropsamments

• Inceptisol: sono suoli poco evoluti, in cui si osservano comunque segni di alterazione dei minerali primari, perdita per dilavamento di basi, ferro o alluminio e differenziazione in orizzonti. Non si osservano invece segni di lisciviazione di argilla, né abbondanza di composti amorfi fra alluminio e humus. Sottogruppi: o Typic Haploxerepts (regime di umidità xerico) o Fluventic Haplustepts (regime di umidità ustico)

51

o Aquic Haplustepts (regime di umidità ustico)

La classificazione secondo il W.R.B. si basa su proprietà del suolo definite in termini di orizzonti diagnostici e caratteristiche per lo più osservabili e misurabili in campo; a differenza del sistema precedente la classificazione non integra parametri climatici. Il WRB comprende due livelli di dettaglio: il primo, che distingue 30 gruppi pedologici di riferimento; il secondo, aperto, che consiste nell’aggiunta di un gruppo di qualificatori univoci.

Il caso presente vede rappresentati, rispetto ai gruppi pedologici:

- LUVISOLS: suoli minerali condizionati da clima temperato (sub) umido caratterizzati da un orizzonte argico - ad alto contenuto di argilla – illuviale. Si tratta di solito di suoli fertili ed adatti alla maggior parte delle coltivazioni sebbene talvolta soggetti a deterioramento della struttura ed erosione quando acclivi ed impropriamente gestiti in presenza di alta dotazione di limo. La presenza di fini nell’orizzonte eluviale può concorrere alla formazione di suole e di condizioni riducenti.

- ARENOSOLS: suoli minerali sabbiosi, condizionati dal materiale parentale, con meno del 40% di ghiaia o materiali più grossolani nel profilo. Presentano limitazioni dovute all’alta permeabilità che limita la disponibilità idrica delle colture e favorisce la percolazione dei nutrienti, in parte bilanciate da un più favorevole regime termico del suolo che consente un anticipo delle coltivazioni.

- CAMBISOLS: suoli minerali condizionati da età limitata, moderatamente sviluppati, in genere con un orizzonte vertico (>30% argilla) di almeno 25 cm di spessore. Sono i suoli meglio rappresentati nelle regioni temperate e vengono spesso usati intensivamente risultando altamente produttivi.

La scala locale, intesa come la parte di territorio comunale compresa nella zona buffer più ampia corrispondente ad una superficie di 1.163 ha, merita una trattazione approfondita. I suoli qui rilevati sono, in ordine di importanza:

- CPP1 sul 37,7 % della superficie: Eutric Cambisol, suoli profondi, a profilo Ap-Bw-Bk (orizzonte di superficie alterato da attività agricola, orizzonte minerale differenziato da illuviazione e accumuli di carbonato di calcio), da scarsamente ghiaiosi a ghiaiosi, a tessitura franco argillosa, non calcarei in superficie ed estremamente calcarei in profondità, da debolmente a fortemente alcalini, ben drenati - FIN1 sul 32,7 % della superficie: Calcari Fluvic Cambisol, suoli profondi, a profilo Ap-Bw-C (orizzonte di superficie alterato da attività agricola, orizzonte minerale differenziato da illuviazione e orizzonte

52 minerale debolmente alterato da processi pedologici), non ghiaiosi, a tessitura franco limosa, da moderatamente calcarei a molto calcarei, da debolmente a moderatamente alcalini, ben drenati. - TRZ1 sul 17,2 % della superficie: Endoeutri Fragic Albeluvisol, suoli profondi, a profilo Ap-Btx (orizzonte di superficie alterato da attività agricola, orizzonte minerale differenziato da illuviazione con accumuli di argilla), non ghiaiosi, a tessitura franco sabbiosa su franco sabbioso argillosa, non calcarei, da moderatamente acidi a debolmente acidi, a saturazione da molto bassa a media, moderatamente ben drenati. - VDA1_ACV1 sul 6,1 % della superficie: Gleyi Vertic Cambisol, suoli molto profondi, a profilo Ap-Bg-Cg (orizzonte di superficie alterato da attività agricola, orizzonte minerale differenziato da condizioni gleyficanti e orizzonte minerale debolmente alterato da alternanza di condizioni ossidanti e riducenti), non ghiaiosi, a tessitura argilloso limosa, da non calcarei a moderatamente calcarei, da debolmente a moderatamente alcalini, da leggermente a moderatamente salini, piuttosto mal drenati. - RRP1_PNC1 sul 3,7 % della superficie: Cutani Chromic Luvisol, suoli da moderatamente profondi a profondi, a profilo A-Bt (orizzonte di superficie, orizzonte minerale differenziato da illuviazione), da ghiaiosi a molto ghiaiosi, a tessitura prevalentemente argilloso sabbiosa, non calcarei, moderatamente acidi, a saturazione bassa, ben drenati. - GRP1 sul 2,1 % della superficie: Ferri Endostagnic Luvisol, suoli da moderatamente profondi a profondi, a profilo Ap-Bt-Btx (orizzonte di superficie alterato da attività agricola, orizzonte minerale differenziato da illuviazione con accumuli di argilla), non ghiaiosi, a tessitura da franco sabbiosa a franco argillosa, non calcarei, neutri, a saturazione molto alta, piuttosto mal drenati.

Nel complesso si tratta quindi di suoli per la maggior parte adatti alle attività agricole, con qualche severa limitazione dovuta allo scarso drenaggio che può non assicurare il franco minimo di coltivazione.

L’azione antropica ha generalmente contribuito al miglioramento delle caratteristiche agronomiche, pur non essendo in grado di assicurare, almeno fino a tempi relativamente recenti, le capacità protettive nei confronti della falda e una sufficiente dotazione idrica per le colture più esigenti.

Per ciò che riguarda la capacità d’uso del suolo, ricavata dalla cartografia disponibile, l’analisi è limitata al territorio comunale, dove si possono rilevare quattro classi di produttività decrescente dal punto di vista agricolo e forestale, oltre una quinta classe non utilizzabile in base alle caratteristiche intrinseche, peraltro di superficie non eccessiva (1,46 % del territorio comunale).

Le aree adatte all’agricoltura senza che siano presenti fattori limitanti sono circa 1.017 ha, corrispondenti al 15,4 % del totale; una superficie analoga è

53 rappresentata da 1.435 ha (21,9 %) dove le limitazioni sono moderate, sia nella scelta delle colture che nelle pratiche gestionali.

Ulteriori 1.074 ha (16,4 %) presentano limitazioni più severe e richiedono l’adozione di tecniche conservative nei confronti del suolo; infine, 2.925 ha mostrano limitazioni tali da ridurre drasticamente le opzioni sia nella scelta delle colture che nelle pratiche agronomiche, benchè di solito si tratti di superfici che di fatto sono escluse dalla coltivazione (a.e. fascia dunale e aree boscate).

I dati relativi alla copertura del suolo del data base Corine Land Cover3 derivano da fotointerpretazione delle immagini satellitari Spot e Irs. Dato che la scala nominale è 1:100.000, l’unità minima cartografata è pari a 25 ettari (equivalente a un cerchio di 2,8 mm o un quadrato di 5 x 5 mm) e la larghezza minima dei poligoni è 100 m (1 mm alla scala nominale); le coperture CLC sono costituite esclusivamente da poligoni; l’accuratezza geometrica è pari a 100 m, non sono quindi ammessi scostamenti superiori ai 100 m tra le immagini telerilevate di riferimento e i confini dei poligoni CLC. Quanto sopra si riflette sul basso livello di accuratezza nell’utilizzo alle scale maggiori.

Contrariamente a quanto correntemente percepito dall’esterno, con una immagine del territorio associata alle attività del capoluogo (porto) e della costa (turismo), la rappresentazione dei dati è singolarmente indicativa della vocazione agricola della Provincia. Le superfici agricole rappresentano il 52 % del totale con oltre 87.700 ha di cui larga parte è costituita da seminativi con 66.500 ha, pari al 76 % . Le colture permanenti sommano circa 5.700 ha di cui 3.350 di oliveto, oltre a 2.800 ha in associazione con colture annuali.

Va notato che i sistemi colturali e particellari complessi, cioè il mosaico di piccoli appezzamenti con varie colture annuali, prati stabili e colture permanenti, occupanti ciascuno meno del 75 % della superficie totale dell'unità rilevata, rappresentano il 6,6 % (11.230 ha) della superficie totale e il 12,8 % delle superfici agricole.

Le aree seminaturali ammontano a circa 73.700 ha, di cui i boschi di latifoglie rappresentano la parte predominante (82 %) seguiti dalle aree a vegetazione sclerofilla (6,9 %) e dai boschi misti (4 %).

Le aree artificiali sono il 4,6 % dell’intero territorio, con larga prevalenza di edificato urbano rado – 3.350 ha pari al 42,5 % - seguito da aree industriali e commerciali con il 25,7 % e da tessuto urbano continuo (8 %), in cui gli edifici, la viabilità e le superfici ricoperte artificialmente occupano più del 80 % della superficie totale.

3 EEA, 2006

54

L’esame della documentazione resa disponibile dal PTC della Provincia di Livorno mostra una situazione analoga, tenuto conto della differente categorizzazione, per il territorio del Comune di Bibbona.

Qui le superfici agricole4 superano complessivamente i 3.600 ha, contro 2.665 ha di superfici naturali o naturaliformi e i 250 ha di superfici artificiali.

Delle superfici5 destinate all’agricoltura, che rappresentano il 55 % del totale, oltre 3.000 ha sono a seminativo e seminativo arborato, mentre le coltivazioni permanenti sono composte da oliveti, con 235 ha pari al 3,6 % della superficie territoriale, vigneti – 103 ha pari a 1,6 % - e prati pascoli, frutteti e legnose agrarie per circa 25 ha.

La situazione è sinteticamente rappresentata nel grafico che segue.

Uso del suolo secondo il P.T.C. della Provincia di Livorno Comune di Bibbona

formazione arborea d'argine di ripa e di golena dune costiere e spiagge

corpo d'acqua

bosco d'alto fusto 3%

seminativo asciutto o irrigabile 43%

bosco ceduo e bosco ceduo avviato 35% seminativo arborato 7%

area urbanizzata seminativo abbandonato 3% vigneto selvicoltura da legno frutteto area obliterata oliveto pascolo e prato pascolo area estrattiva

area denudata con erosione diffusa area aperta a vegetaz erbac-arbust in affioramento roccioso fase di nat*

3.2.1.5. Infrastrutture e contesto economico La Provincia di Livorno si estende su 1.211 kmq con 20 Comuni e 330.739 abitanti6 (273 abitanti/kmq). La provincia è percorsa da nord a sud dalla Via Aurelia, affiancata dalla Variante Aurelia tra e Grosseto. L' autostrada A12, proveniente da Genova, termina nel comune di Rosignano Marittimo, a nord di Cecina, presso l'interesezione con la stessa Variante Aurelia. La principale linea ferroviaria, che attraversa l'intero territorio provinciale da Livorno fino alla provincia di Grosseto, è linea Pisa-Roma. A Cecina è presente una diramazione per Volterra, mentre da Campiglia Marittima parte il raccordo per Piombino. Il principale porto è

4 Istat 2000: SAT = 4.765 ha, SAU = 2.701 ha 5 Elaborazioni su dati estrapolati dal PTC - 1999 6 2005

55 quello di Livorno, tra i più importanti scali mercantili d'Italia; tra i porti turistici, oltre a quelli presenti nel capoluogo, i maggiori si trovano a Rosignano Solvay, Marina di Cecina e Piombino. Sul territorio provinciale è presente un unico aeroporto, situato all'Isola d'Elba, nel comune di . A pochi chilometri a nord del confine provinciale, si trova l'aeroporto internazionale di Pisa.

Fra le infrastrutture in progetto sono da citare il rigassificatore offshore al largo di Livorno, la cui entrata in servizio è prevista entro il 2011 e il metanodotto Piombino-Collesalvetti della lunghezza di 85 km la cui procedura di V.i.a. non è ancora conclusa.

Il comparto industriale è sviluppato nel capoluogo e nei centri di Rosignano Solvay e Piombino. A Livorno, alle spalle del porto, insistono industrie petrolchimiche e di lavorazioni meccaniche; sviluppata è pure la cantieristica e, nelle aree limitrofe alla città, sorge il vasto Interporto "Amerigo Vespucci" di Guasticce. L'attività industriale di Rosignano è concentrata principalmente attorno alla fabbrica - si tratta del più grande impianto in Italia - della Solvay Group, attiva nel settore chimico e farmaceutico. Anche Piombino riveste una notevole importanza per la presenza di acciaierie (Gruppo Lucchini - Severstal). Il porto è il quinto scalo italiano in ordine di importanza per traffico merci con 34 milioni di tonnellate nel 20087 ed il tredicesimo per flusso passeggeri con 2,99 milioni.

Al censimento 2001 il Comune di Bibbona contava 3.051 abitanti su una superficie di 65,5 kmq (46,5 ab./kmq), aumentati a 3.106 nel 20058. Nel periodo estivo, segnatamente nei mesi di luglio e agosto, si raggiungono le 30.000 unità giornaliere a seguito dell’elevata affluenza turistica. La vocazione turistica è sostenuta anche dall’elevata quota di unità immobiliari non stabilmente occupate, pari a circa 2/3 del patrimonio abitativo.

Le attività economiche prevalenti sono di conseguenza legate al comparto turistico ed ai servizi, con una presenza significativa – seppure non in termini economici – dell’agricoltura, sia come fornitura di prodotti tradizionali che come attività complementare; inizia infatti ad affermarsi il concetto di multifunzionalità del sistema agricolo con l’ampliamento della gamma all’ospitalità ed ai servizi di manutenzione del territorio.

In termini di occupazione il confronto tra i dati censuari del 1990 e del 2000, mostra una diminuzione consistente degli occupati in agricoltura (- 16 %) da rapportare anche con il rafforzamento del settore terziario (+ 17 %). Il primario conta quindi 211 occupati a fronte di 323 occupati nell’industria e 727 in altre attività.

7 dati Istat 8 dato Irpet

56

Sempre i dati Istat evidenziano una distribuzione per tipologia che vede, dei 211 occupati in agricoltura, 9 imprenditori e liberi professionisti, 115 lavoratori in proprio, 2 soci di cooperative, 25 coadiuvanti familiari e 60 dipendenti o lavoratori subordinati.

I numeri relativi ai due censimenti segnalano un incremento nel numero di aziende agricole e un decremento nelle superfici a coltura, le prime caratterizzate da conduzione diretta senza l’apporto sistematico di forza lavoro esterna al nucleo familiare e di dimensioni estremamente contenute per quanto riguarda la superficie dominata.

BIBBONA - Aziende per forma di conduzione, variazione assoluta 2000-1990

CONDUZIONE DIRETTA DEL COLTIVATORE Con Con Conduzione Con solo manodopera manodopera a colonia Altra forma manodopera familiare extrafamiliare Conduzione parziale di familiare prevalente prevalente Totale con salariati appoderata conduzione Totale

51 6 -4 53 3 -9 - 47

BIBBONA - Superficie agricola utilizzata, variazioni assolute 2000-1990 - superficie in ettari

CONDUZIONE DIRETTA DEL COLTIVATORE

Con Con Conduzione Con solo manodopera manodopera a colonia Altra forma manodopera familiare extrafamiliare Conduzione parziale di familiare prevalente prevalente Totale con salariati appoderata conduzione Totale

272,9 349,5 -121,0 501,5 -769,9 -45,8 - -314,3

La riduzione della superficie agricola utilizzata avviene invece a carico del modello di conduzione strutturalmente più formale e organizzato ed è indicatore della progressiva marginalizzazione dell’impresa agricola tradizionale.

3.2.1.6. Reflui e rifiuti La gestione delle acque usate del territorio provinciale è regolata dall’ATO 5 – Toscana Costa, che secondo la Relazione sullo stato dell’ambiente in Toscana9 include un’area popolata da 342.978 residenti, e pari a 916.626 abitanti equivalenti totali (abitanti residenti, pendolari, turismo, componente micro e macro industria); per la realtà suddetta la Relazione valuta una copertura depurativa pari al 90 %.

Per il Comune di Bibbona, le acque reflue domestiche e assimilate, collettate nella rete fognaria comunale (sistema misto), recapitano al depuratore in località Marina di Bibbona e vengono scaricate dopo il

9 2008

57 trattamento nel Fosso della Madonna. L’impianto è entrato in funzione nel 1972, tratta esclusivamente reflui civili provenienti dal Comune di Bibbona ed ha una capacità di progetto pari a 35.000 a.e. (8.400 mc/ giorno). La produzione di fanghi stimata è pari a 366 t/ anno; nel 2007 il quantitativo prodotto è stato di circa 470 tonnellate, di cui 210 t smaltite in agricoltura, 180 t in discarica e 80 t avviate a compostaggio.

Il Piano di Gestione dei rifiuti urbani della Provincia di Livorno10, assegna l’intero territorio all’ambito (ATO) 4, articolato nelle quattro aree di raccolta di Livorno, Rosignano (cui appartengono i Comuni di Bibbona, Cecina, Collesalvetti e Rosignano Marittimo), Val di Cornia e Isola d’Elba.

Il quantitativo totale di rifiuti urbani prodotti, riferito all’anno 2002, ammonta a 237.040 tonnellate che corrispondono ad un quantitativo pro capite di 710,77 kg/anno ovvero 1,95 kg/giorno. Del quantitativo totale, 58.888 tonnellate, pari al 25,88 %, provengono da raccolta differenziata.

L’area di Rosignano, alla stessa data, produceva un totale di 62.152 tonnellate (810 kg pro capite/ anno - 2,22 kg/ giorno), suddiviso come segue: - Bibbona 5.008 t, pari a 1.607 kg pro capite/ anno e 4,40 kg/ giorno - Cecina 20.179 t, pari a 755 kg pro capite/ anno e 2,07 kg/ giorno - Collesalvetti 9.509 t, pari a 592 kg pro capite/ anno e 1,62 kg/ giorno - Rosignano Marittimo 27.455 t, pari a 890 kg pro capite/ anno e 2,44 kg/ giorno

Gli scostamenti del dato unitario rispetto alla media danno conto delle fluttuazioni della popolazione residente dovute all’accessibilità turistica, particolarmente evidente nel Comune di Bibbona dove la produzione di rifiuti equivale, se rapportata alle produzioni unitarie del Comune di Collesalvetti, ad una popolazione di 8.460 residenti (3.016 nel 2002).

Il Piano prevedeva quindi per il territorio continentale la seguente dotazione impiantistica: - area Livorno: (impianti in località Picchianti) selezionatore, produzione CDR (da realizzare), termovalorizzatore, termovalorizzatore 3° linea (da realizzare) oltre alla discarica per scorie e ceneri in loc.Vallin dell’Aquila; - area Rosignano: (impianti in località Scapigliato) selezionatore, produzione CDR, digestore Anaerobico (da realizzare), discarica; - area Piombino: (impianti in località Ischia di Crociano) selezionatore, produzione CDR, stabilizzazione frazione organica, discarica.

Secondo altre fonti, la situazione al 2006 e le previsioni al 2012 sarebbero:

10 aggiornamento 2004

58

2006 (t) prev. 2012 (t) produzione RU 245.961 253.810 raccolta differenziata 75.182 121.355 RD a riciclo ind. 49.614 59.920 RD organico e verde 25.568 61.435 RU residui 170.779 132.455

Per quanto riguarda specificamente il Comune di Bibbona, gli ultimi dati pubblicati si riferiscono al 2007; sinteticamente:

2007 (t) % RsU a discarica 780 13,90 RsU a selezione 2.437 43,42 Raccolta Differenziata 2.395 42,68 - di cui organico e verde 1.152 RsU + RD 5.612 100

L’incremento nel quinquennio 2002 – 2007 è quindi di 604 t (+ 12,06 %); va notata una notevole crescita del quantitativo riferito agli scarti vegetali che passano da 692 t nel 2004 a 1.103 t nel 2007.

3.2.1.7. Paesaggio Dalla diversa combinazione delle costituenti elementari – topografia, vegetazione, acqua, manufatti, ecc.- deriva il valore paesaggistico di un territorio, che può essere utile suddividere in una componente estetica ed in una componente storico-testimoniale ed è, in sostanza, rappresentato da un beneficio di carattere psicologico. La prima componente dipende da aspetti esteriori del territorio, quali, ad esempio, la varietà delle forme e dei colori. Il valore storico-testimoniale dipende dal riconoscimento dei segni lasciati dalle epoche passate che rafforzano il senso di una condivisa identità culturale ovvero dell’evoluzione nel tempo e nello spazio della presenza umana.

In comune di Bibbona possono essere ricondotte alla prima categoria la presenza del mare, della spiaggia, dalla pineta e del “Tombolo”, ossia una fascia di vegetazione dunale e retrodunale che dalla spiaggia si spinge nell’entroterra per circa 600 m. Questo tratto di costa è solo una porzione della Riserva Naturale Biogenetica dei Tomboli di Cecina ed è costituito dal tipico paesaggio litoraneo mediterraneo: da un primo strato di vegetazione erbacea resistente alla salsedine si passa ad una macchia bassa a prevalenza di ginepro coccolone e ginepro sabina, che poi diventa macchia alta di leccio, per terminare infine con le pinete di marittimo e domestico.

La macchia della Magona, Area Naturale Protetta di Interesse Locale (ANPIL), si estende per circa 1.635 ettari tra Casale Marittimo e Bolgheri.

59

L’interno della Macchia è caratterizzato da 16 itinerari diversi, percorribili a piedi, mountain bike od a cavallo. I percorsi sono ricchi di punti panoramici di notevole interesse. Caratterizzato dalla tipica macchia mediterranea (pino marittimo, pino d’Aleppo, pino domestico, olmo, sughera, leccio, ginestra, corbezzolo, lentisco, fillirea, ginepro, viburno, eriche, cisto…) vanta la presenza di una ricca fauna, tra cui daini, caprioli, cinghiali, volpi, istrici, scoiattoli, mufloni, lepri e vari uccelli migratori. Tra gli uccelli comuni troviamo la gazza, la ghiandaia, il martin pescatore, le rondini. Nei pressi delle foci dei numerosi fossi che attraversano la pineta è facile osservare il cormorano, l’airone cinerino e la folaga. Tra i rettili e anfibi troviamo la lucertola campestre, il geco, il biacco, la vipera comune e la tartaruga comune.

Il paesaggio rurale è composto dalla successione spaziale di vigneto, oliveti, e seminativo a foraggere in cui i filari di olivi ritmano la cadenza dei fossi. Il valore storico-testimoniale è messo in risalto dalla trama regolare originata dalla centuriazione, in seguito ripresa e rimarcata con la bonifica e la suddivisione dello spazio secondo la gerarchia del reticolo drenante e più tardi ancora uniformata alle mutate esigenze colturali. Complessivamente le aziende agricole tendono a mantenere un aspetto curato ed esteticamente ordinate anche in funzione delle connessioni con il settore turistico, garantendo una visione complessiva di una campagna accogliente e ben gestita.

Bibbona ha ottenuto il premio “La città per il verde”, ossia un riconoscimento che valorizza l'impegno e gli investimenti a favore del verde pubblico. Da Bibbona ho inizio la “Strada del Vino”, strada che serpeggia tra le colline raggiungendo Castagneto Carducci, mostrando tutto il cuore viticolo locale.

Negli allegati sono riportate alcune riprese fotografiche che sintetizzano le caratteristiche strutturali e i caratteri visuali e percettivi del paesaggio coinvolto dalle proposte progettuali degli interventi di costruzione del percorso golfistico e dei fabbricati annessi. Le fotografie sono state effettuate da punti vicini o interni alle zone di progetto e consentono di valutare lo stato in cui versano tali aree.

Come si evince dalle fotografie il paesaggio percepito a scala vasta viene fortemente influenzato dalla presenza dei tralicci della linea ad alta tensione, che interferiscono con la qualità paesaggistica del territorio caratterizzato da un’agricoltura in via di abbandono. Gli ambiti limitrofi alle aree coltivate, per lo più fossi, sono spesso caratterizzati da forme vegetali di interesse naturalistico. Alcune aree, in particolare le rive degli argini e le vasche di laminazione, risultano essere abbandonate ed invase da vegetazione infestante. Al contrario alcuni esemplari arborei lungo le strade di campagna si inseriscono nel quadro aumentandone il pregio paesistico. Gli oliveti, i seminativi ed i vigneti presenti demarcano l’area dandole l’impronta che viene fissata dal frequentatore dell’area.

60

3.2.1.8. Rilevanze alla scala locale La scala locale coincide con l’area territoriale del Comune di Bibbona. Secondo una prima e generica descrizione, è situato nella Valle del Cecina, si estende dalle pendici delle Colline Metallifere fino alla costa tirrenica con dimensione superficiale di 65,55 kmq, comprende un tratto di circa quattro chilometri di arenili e un bosco di notevole valore naturalistico. Le aree urbanizzate sono quelle relative al capoluogo e alle due frazioni La California e Marina di Bibbona. La California è situata nella zona di pianura attraversata dalle maggiori infrastrutture viarie del territorio, la ferrovia e la S.S. 1 Aurelia, e caratterizzata da grandi estensioni aperte, con campi coltivati e fabbricati rurali. Marina di Bibbona è situata sul mare ed è uno dei centri di maggiore interesse turistico della Costa degli Etruschi. Si estende lungo un tratto di costa sabbioso, con spiagge caratterizzate da un aspetto dunale, delimitate da una ampia fascia di pineta.

Notizie storiche I primi insediamenti umani dell'attuale regione Toscana che risalgono al Paleolitico sono proprio nella zona della Val di Cecina, tra Montescudaio, Casale e Bibbona. Qui sono stati ritrovati alcuni ciottoli scheggiati che testimoniano la presenza dell'uomo, organizzato in piccoli villaggi, dedito alla caccia e all'allevamento, e proprio dalla località la Pievaccia (Bibbona), provengono delle frecce litiche. Altri reperti come asce, vasi, fibule risalenti al periodo etrusco-villanoviano (X-VIII sec. a.C.) sono stati rinvenuti in località la Leccia e Camposassino. Un primo villaggio si formò probabilmente in prossimità del torrente Botro Grande, dove le abitazioni furono grotte scavate nella roccia della collina di tufo su cui sorge Bibbona. Probabilmente in seguito le grotte furono sostituite da capanne sopraelevate, anche in funzione di difesa dalla fauna selvatica della macchia circostante dell’attuale Magona. È probabile che la scarsa popolazione vivesse di caccia, pesca e raccolta di vegetali spontanei, ed in seguito di agricoltura praticata sulle alture, poichè la pianura fino al mare era occupata dalle paludi. Sul territorio di Bibbona sono poi stati riportati alla luce parte dei primi insediamenti etrusco-villanoviani che si svilupparono in Toscana tra il X e IIX sec. a.C. La nascita di un piccolo villaggio risale probabilmente all'VIII sec. a.C., così come quelli di Montescudaio e di Casale, costituiti da capanne, i cui abitanti vivevano cacciando, coltivando e allevando, come testimonia il ritrovamento di una notevole quantità di utensili e piccoli bronzetti ritrovati in una stipe votiva. I reperti sono oggi visibili nel Museo Archeologico di Firenze, così come uno dei pezzi più belli della scultura bronzea, il "caprone di Bibbona", forse il manico (ansa) di un vaso databile al V sec. a.C. Ancora a Bibbona, lungo la "Via delle macine", in prossimità del centro storico, è stata ritrovata una tomba rupestre. Nel IV e

61 fino al II sec. a.C. si ebbe una ripresa degli insediamenti rurali sparsi, seguita però da una nuova crisi demografica cui probabilmente concorse l'allargarsi dell'area paludosa e malarica delle pianure circostanti.

Sempre nella zona della Val di Cecina,sono stati trovati dei reperti di età romana, come frammenti di ceramica sia liscia che decorata a rilievo, fibule, fondi di coppe, databili al I sec. d.C. che testimoniano l'esistenza di stanziamenti nelle ville rustiche costruite nell’area lungo il fiume Cecina. In seguito, verso la fine del III sec.d.C. iniziò però un lento abbandono delle ville che continuò per tutto il IV e V sec. d.C. fino al quasi totale spopolamento del territorio. Va citata la villa romana di San Vincenzino, identificata come proprietà di Albino Caecina a 2 km dalla costa su di una piccola altura a sinistra del fiume, i cui scavi hanno prodotto un grande numero di reperti. Nell’area della villa sono state ritrovate 120 sepolture, tanto che il sito è considerato il più vasto cimitero paleocristiano di tutta la Toscana.

Nel periodo medioevale, alcuni castelli sorsero sui preesistenti villaggi latini, mentre altri con funzione di presidi furono edificati in luoghi elevati a guardia sia dei pirati provenienti dalla costa, che dei barbari stanziati nell'interno; tra questi i castelli Riparbella, Montescudaio, Guardistallo, Bibbona e Bolgheri. Furono inoltre costruite lungo il litorale diverse torri di avvistamento e di difesa contro le scorrerie di turchi e saraceni, di cui oggi rimane, anche se con diversi rifacimenti, il Forte di Bibbona. Si hanno solo scarse e frammentarie notizie di Bibbona durante l'alto medioevo, riguardo ad un piccolo centro abitato, vicino alla via Aurelia, di nome Asilactum, luogo di sosta e di rifugio per i pellegrini. Secondo altre fonti l'insediamento si chiamò "Ad Salaticum" essendo in prossimità del mare e delle saline. Le prime notizie di Bibbona come castello risalgono al 1100; la morfologia urbana, anche ad un primo sguardo, dà l'immagine di un borgo medioevale chiuso nell'antica cinta di mura, con andamento irregolare che asseconda le curve di livello di cui oggi sono visibili solo alcuni tratti come il bastione emiciclico e una torre. Oltre la cinta muraria erano e sono rimasti i fossati, il "Botro della Madonna" ed il "Botrello di Bacco", destinati alla raccolta ed al drenaggio delle acque. Nel 1175 fu edificata la chiesa di Sant'Ilario. Agli inizi del 1200 il castello di Bibbona passò, come libero comune, sotto il dominio della Repubblica di Pisa e il Vescovo della Diocesi concesse in locazione agli abitanti del borgo abitazioni, poderi, boschi, pascoli, vigne ed orti. Secondo gli Statuti pisani del tempo, Bibbona fu sede del Capitano di Giustizia e del Notaio e per tutto il ‘300 fu senza dubbio il castello più importante della zona, come dimostrano le numerose chiese, pievi e monasteri che le appartennero: Sant'Andrea, San Biagio, San Cerbone, San Cristoforo, San Filippo e Giacomo, Santa Maria del Mansio e Sant'Ilario. Nel 1406, quando Firenze sottomise Pisa, Bibbona e la famiglia dei Conti Della Gherardesca passarono volontariamente alla Repubblica di Firenze così che fu concesso loro di mantenere la sede del Capitano di Giustizia e del Notaio. Il dominio fiorentino continuò fino al 1494, quando in seguito alla discesa dei

62

Francesi guidati da Carlo VIII, Pisa riprese il castello fino al 1496, quando Firenze ebbe il predominio su Bibbona che fu scelta come sede del presidio e baluardo per ostacolare i soccorsi a Pisa assediata. A testimonianza dell' autonomia di cui Bibbona potè disporre, i primi Statuti risalenti al 1407 che rimasero in vigore e regolarono la vita della popolazione fino al 1700. Verso la fine del 1400, per volontà del Comune e del Vescovo di Volterra, fu costruita la chiesa di Santa Maria della Pietà in onore della Vergine. Nel 1549 tutte le terre circostanti Bibbona, a suo tempo concesse alla popolazione per la semina ed il pascolo secondo le regole stabilite dagli Statuti del Comune, furono cedute in affitto perpetuo alla Duchessa Eleonora di Toledo, moglie di Cosimo I de Medici, Granduca di Toscana, esclusi 1000 ettari nella zona della Banditella ed altri 100 ettari in pianura, detti "prato del comune". A seguito di ciò e dell’istituzione del terratico, per tutto il 1600 continuò la decadenza e lo spopolamento della zona.

Le condizioni demografiche si mantennero critiche per tutta la prima metà del 1700, quando risultavano residenti 76 famiglie in condizioni di estrema povertà. Nel primo decennio del 1800, Bibbona subì l’invasione delle truppe napoleoniche che, per punire il tentativo di resistenza della popolazione, incendiarono l'archivio comunale distruggendo molti documenti storico-anagrafici. Sempre di questo periodo fu la nascita della prima scuola comunale e la fine della figura del notaio che venne sostituito, secondo la legge napoleonica, dal Giudice di pace.

Nel 1873 Bibbona perse anche la sede comunale che fu trasferita nel Municipio di Cecina, in località "Fitto di Cecina", dove al tempo si trovava solo una stazione di posta, ma considerata zona in grande evoluzione ed incremento demografico per la presenza di vie di traffico molto importanti. Quando in seguito Cecina fu riconosciuto comune indipendente, anche Bibbona ritornò ad essere comune (1906) ed ambedue appartennero alla Provincia di Pisa fino al 1925, quando passarono alla Provincia di Livorno.

Beni culturali Forte di Bibbona Costruito nel 1775, quindi non presente nell'atlante de Warren il forte viene appena accennato nelle relazioni granducali non essendo ancora ultimata la sua costruzione. L'edificio si presenta con una tipologia singolare, nata dalla fusione di un edificio «civile abitativo» a tre piani, cui si affianca, lato mare, un corpo di fabbrica più basso a forma di bastione, che comunque non ha continuità formale con esso. È evidente che alla solita funzione militare da questo momento si deve affiancare anche una funzione amministrativa, conseguenza del riassetto politico amministrativo voluto dal granduca: «uno dei fortilizi solidamente costruito e da contraffossi difeso lungo il littorale, alla sorveglianza dei Cacciatori di Costa e alla custodia delle Guardie di Dogana di Frontiera affidato». Il consistente corpo di fabbrica a pianta quadrata, era destinato agli uffici e agli alloggi della gendarmeria.

63

Chiesa di S. Giuseppe Venne fondata nel 1589 per sopperire alla mancanza di un luogo di culto dopo la distruzione della Badia de’ Masi che sorgeva in prossimità del litorale. L'edificio ad aula rettangolare ha uno sviluppo longitudinale. Sulla facciata a capanna, si apre il portale d'ingresso sormontato da uno stemma dell'ordine vallombrosano che testimonia l'antica presenza dei monaci. Il soffitto è a capriate lignee. Chiesa di S. Ilario La chiesa presenta un’inconsueta forma trapezoidale dovuta all’aggiunta quattrocentesca della navatella sinistra. L’edificio mantiene una parte originaria risalente al periodo romanico (lato destro e facciata). Il portale a tutto sesto è un rifacimento in stile; la navata sinistra, per i caratteri formali, è da ascrivere al XIV - XV secolo. All'interno si conservano due acquasantiere marmoree ottogonali: la prima, trecentesca, a riquadri con elementi fitomorfici e geometrici e con teste umane e zoomorfe; l’altra, nella zona absidale, è opera, come il ciborio, di artisti locali e risale al XVI secolo. Di particolare interesse è la tela con la ‘Madonna del Rosario’. Chiesa di S. Maria della Pietà L'edificio venne realizzato alla fine del Quattrocento da Vittorio Ghiberti e Ranieri da Tripalle. La pianta è a croce greca, con cupola centrale e bracci coperti da volte a vela. All'interno, sull’altar maggiore, si conserva l'immagine della ‘Pietà’: la tavoletta a tempera, cui la leggenda ascrive origine antichissima, risale al XIV secolo ed è di ambiente fiorentino. Palazzo Gardini Palazzo Gardini è situato in piazza Gramsci, nel centro storico di Bibbona. Il palazzo, ora noto come Rossi Ciampolini presenta una facciata rifinita a intonaco e due ordini di finestre inquadrate in una cornice liscia di pietra serena, la stessa che perimetra il portone e sulla quale c'è lo stemma con una torre nel campo. Comune Vecchio L'edificio ha costituito la sede dell'autorità giuridica e in seguito svolse la funzione di comune. È documentata la fitta sequenza degli interventi di restauro alla struttura architettonica, che dal XVII sec. si succedono fino al Novecento, producendo alterazioni nell'assetto originario della costruzione e nel tessuto urbano circostante: così, ad esempio, nel 1785 venne demolita la Porta al Sole di ingresso a castello, che era ubicata all'angolo sinistro del palazzo, mentre agli inizi del XX sec. venne rifatta la facciata, cui fu aggiunto, in corrispondenza del primo piano, un balcone. La lastra, di semplice forma rettangolare, reca incisa una lunga iscrizione a lettere capitali, che fornisce un prospetto comparato dei rapporti intercorrenti tra le antiche forme di misurazione ed il sistema decimale. Oratorio di S. Niccolò Il portone di entrata ha semi pilastri laterali e la finestra in alto, non presente nelle altre Chiese del posto. La pianta è rettangolare e sviluppata in profondità. La storia dell'oratorio è ricapitolata su una lapide con inciso il nome di chi ha dato ordine di costruire e in che tempo; si tratta di una lastra con gli angoli superiori stondati e incisa in una cartella di forma ovale con una decorazione composta da tralci di vite e spighe di grano.

64

La Rocca Sul lato sud di piazza Vittoria, si affaccia la rocca sulla storia della quale esistono poche notizie. È fatta di pietre arenarie squadrate e la sua costruzione dovrebbe risalire al 1200, probabilmente come residenza privata di una famiglia signorile. Più tardi fu usata come torre di avvistamento, come dimostrano i frequenti rifacimenti (1642, 1646, 1651, 1662, e infine quello del 1664 a seguito delle invasioni Saracene). Il piano superiore della torre è crollato durante il terremoto del 16 agosto 1846, che distrusse quasi completamente i paesi vicini. Nella parte nord occidentale della rocca si nota l'innesto di un alto muro, forse l'inizio di una scala esterna non terminata. L'edificio è oggi di proprietà privata. Fonte e Arco di Bacco All’esterno del castello, ai piedi della costruzione moderna del nuovo municipio, si trova la Fonte di Bacco, costituita da due parti: la fonte vecchia e l'Arco di Bacco al lato della strada e la parte inferiore con il lavatoio e l'abbeveratoio. Costruita come fonte coperta con arco a tutto sesto è oggi parzialmente interrata dalla asfaltatura della strada, durante la quale sarebbe stata coperta una data (1443), e lo stemma del Comune. L'Arco porta diverse decorazioni e stemmi e nella chiave di volta uno stelo che termina in una croce come quella della Repubblica Marinara di Pisa. E' stato notato che la costruzione dell'Arco, a giudicare dalle decorazioni, potrebbe anche essere anteriore alla presunta data del 1443 e risalire al Due-Trecento. Da questa fonte l'acqua scendeva nella parte bassa, dove alimentava le fonti nelle due nicchie ad arco costruite nel 1863, la cannella del Bacco seduto sulla botte in alto a destra e della "Bocchina". I mulini Il territorio disponeva in passato di parecchi mulini, tre dei quali si trovano sul fosso di Campo di Sasso. Due erano di proprietà Gardini e uno di proprietà Ceccarelli; quest'ultimo è ancora in parte visibile in prossimità di una piccola cascata nella Macchia della Magona. Uno dei mulini di proprietà Gardini, l'unico rimasto intatto e che era funzionante fino agli anni '60 quando con l'introduzione della corrente elettrica cessò la sua attività, si affaccia sul fosso della Madonna, in località "il Ponte". Successivamente passò alla famiglia Fondoni; oggi è casa di proprietà privata. A causa della scarsità d'acqua fu in seguito costruito un mulino a vento. Nella via che porta alla Macchia della Magona si trova su una collinetta. È di origini molto antiche, anche se la data della sua costruzione non è certa; le macine erano ancora attive nel secondo dopoguerra sebbene anch'esse azionate dalla corrente elettrica.

Prodotti tipici Razza Chianina Si tratta di una razza bovina autoctona, un tempo a duplice attitudine ed ora allevata per la qualità della carne. Questa razza insieme alla Podolica, alla Maremmana, alla Marchigiana e alla Romagnola è tutelata dal marchio "5R", marchio di qualità gestito dal Consorzio produttori Carne Bovina pregiata delle razze italiane (C.C.B.I.) Il Consorzio ha istituito il disciplinare di produzione dell' Indicazione Geografica Protetta "Vitellone

65 bianco dell' Appennino centrale", ai sensi del regolamento Comunitario 2081/92. Vino La fascia costiera livornese esprime una serie di vini interessanti tra cui il Sassicaia, uno dei vini italiani più pregiati e costosi. I vini d.o.c. prodotti in provincia sono sei. In Comune di Bibbona (zona di produzione ammessa al disciplinare: Bibbona, Cecina, Collesalvetti e Rosignano) è prodotta la d.o.c. Terratico di Bibbona (1.276 ettolitri prodotti e 38 ettari dichiarati nel 2006 contro 1.475 ettolitri e 35 ettari nel 2007) Olio Alcune aziende del territorio sono associate al Consorzio per la tutela dell’Olio Extravergine di Oliva Toscano IGP. Altri prodotti Oltre ai già citati, nell’”Elenco delle denominazioni italiane iscritte nel Registro delle denominazioni di origine protette e delle indicazioni geografiche protette”11, aggiornato al 24 agosto 2010, figurano i seguenti prodotti tipici il cui areale comprende la Provincia di Livorno e quindi potenzialmente assoggettabili a disciplinare sul territorio comunale: Mortadella Bologna I.G.P. Pecorino Toscano D.O.P. Prosciutto Toscano D.O.P. Salamini italiani alla cacciatora D.O.P. Va notato che, eccetto il “Prosciutto Toscano”, si tratta di prodotti non esclusivi del territorio regionale.

Invarianti del territorio Sono considerate invarianti dal Piano Strutturale: • gli antichi percorsi e i tratti scomparsi degli antichi percorsi • i collegamenti • il sistema dei fossi con la vegetazione riparia • le siepi • le alberature su strada • i percorsi di interesse storico funzionale e le strade selciate

3.2.2. Individuazione delle aree critiche e sensibili 3.2.2.1. Aree protette La classificazione è definita dalla legge 394/91, che ha istituito l'Elenco ufficiale delle aree protette, periodicamente aggiornato dal Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio. La Regione Toscana, che nel 1977 aveva approvato la L.R. n. 46/1977 “Costituzione di un sistema di parchi regionali e delle riserve naturali”, con la L.R. n. 29/1997 “Norme in materia di aree naturali protette regionali” si è dotata di uno strumento normativo che recepisce i contenuti della legge 394/1991. Le aree protette risultano essere così classificate:

11 Regolamento CE n. 510/2006 del Consiglio del 20 marzo 2006

66

• parchi nazionali; • parchi regionali; • riserve naturali statali e regionali; • aree naturali protette di interesse locale • zone umide; • aree marine protette; • altre aree protette.

3.2.2.2. Rete Natura 2000 E’ la rete ecologica coordinata di Zone Speciali di Conservazione presenti nel territorio dell’Unione Europea. Le ZSC comprendono le Zone di Protezione Speciale (ZPS) classificate dagli Stati membri a norma della direttiva 79/409/CEE. I Siti di Importanza Comunitaria (SIC) contribuiscono in modo significativo alla coerenza della rete ecologica. Rete Natura 2000 è disciplinata dalla Direttiva Comunitaria HABITAT 92/43/CEE la quale stabilisce, fra l’altro, che qualsiasi piano o progetto che possa avere incidenze sui Siti Natura 2000 sia sottoposto ad opportuna valutazione delle possibili incidenze rispetto agli obiettivi di conservazione del sito. La Direttiva è stata recepita dallo Stato italiano con il D.P.R. n. 357/2007; le Regioni hanno designato le Zone di Protezione Speciale e hanno proposto come Siti di Importanza Comunitaria i siti individuati nel loro territorio sulla scorta degli Allegati A e B dello stesso D.P.R.

L’area oggetto di studio non interferisce direttamente con aree protette o con la rete ecologica Natura 2000. Le relazioni spaziali tra il sito di intervento e le aree critiche o sensibili sono riportate nelle tavole in allegato.

Relativamente al disposto di cui al punto 3. dell’allegato D alla L.R. n. 10/2010 si fa riferimento alla tabella seguente.

67

Aree Descrizione Fonti Sito Buffer 1 Buffer 2 Note Zone umide Stagno o palude CTR, PTC N Non presenti Non presenti Limite del Padule di Bolgheri a 2,5 km dal limite meridionale del sito (limite area cuscinetto a 1,5 km) Zone costiere Aree tutelate ai sensi d.lgs. 42/04 CTR, PTC N Non presenti Non presenti Limite dell’area costiera tutelata a 1,5 km dal limite occidentale del sito Zone montuose Zone a quota superiore ai 600 m CTR, PTC N Non presenti Non presenti s.l.m. Zone forestali Territori boscati CTR, PTC, CLC N Non presenti Presenti Formazione arborea 2,5 ha Riserve e parchi naturali DMAF 13/07/1977 N Non presenti Non presenti EUAP0144 Tombolo di Cecina a 1,6 km dal DMAF 13/07/1977 limite occidentale del sito DCC 13 27/02/1998 EUAP0116 Riserva Statale Bibbona a 3,8 km dal limite orientale del sito EUAP1001 Macchia della Magona a 3,8 km dal limite orientale del sito Aree carsiche N Non presenti Non presenti Zone nelle quali gli standard di Zonizzazione per la qualità dell’aria N Non presenti Non presenti qualità ambientale della legislazione ex d.g.r. 1325/2003 comunitaria sono già superati Zone a forte densità demografica N Non presenti Non presenti Zone di importanza storica, PTC, PS N Non presenti Non presenti LI027, Bibbona Poggetto a 1,8 km dal limite culturale, paesaggistica o settentrionale del sito archeologica Aree demaniali dei fiumi, dei Elenco acque pubbliche N Non presenti Non presenti Reticolo idrico minore (fossi) torrenti, dei laghi e delle acque pubbliche Zone classificate o protette dalle SIC e ZPS D.M. 30/3/09 N Non presenti Non presenti IT5160005 Boschi di Bolgheri, Bibbona e norme vigenti; zone protette speciali D.M. 19/6/09 Castiglioncello (3,5 km E del sito) designate in base alle direttive IT5160004 Padule di Bolgheri (1,9 km SO del 79/409/CEE e 92/43/CEE sito) IT5160003 Tombolo di Cecina (1,6 km O del sito) Aree a rischio di esondazione Studio idraulico P Presenti Presenti Confluenza al margine occidentale del sito Territori con produzioni agricole di DOC, DOCG, IGP, IGT art 21 dlgs P Presenti Presenti particolare qualità e tipicità 18/5/2001 n 228

68

3.2.3. Individuazione dei vincoli e delle interferenze Si ottiene sovrapponendo gli strati informativi al layout di progetto. I maggiori vincoli derivano dal reticolo idrico minore, dalla presenza di impianti arborei e dalla presenza di linee elettriche e condotte interrate. Altri vincoli sono costituiti dalla viabilità di attraversamento e dalle zone di tutela dei pozzi ad uso potabile.

Le interferenze con la rete dei fossi sono state risolte già in fase di progettazione con la modifica della disposizione planimetrica del percorso.

La stessa cosa è avvenuta per quanto riguarda l’interferenza con elementi arborei per circa 300 unità: gli olivi saranno trapiantati, in parte a recupero delle fallanze negli impianti esistenti e in parte a formare nuovi impianti produttivi; per le altre specie è prevista la sostituzione a costituire le aree seminaturali e le compensazioni.

L’interferenza con le linee elettriche aeree, di carattere prevalentemente impattante sull’estetica dei luoghi non può evidentemente essere ridefinita per la linea in alta tensione, mentre è previsto l’interramento dei tratti terminali, anche esterni al percorso, della linea su palo.

Una possibile interferenza futura è costituita dal tracciato del metanodotto Piombino-Livorno, che attraversa il sito in direzione N-S e di cui è prevista la dismissione a seguito di parziale sostituzione con il metanodotto Piombino – Collesalvetti, con procedura di VIA in corso presso il Ministero dell’ Ambiente.

3.2.4. Stima dei fabbisogni Prescindendo dalla fase di cantiere, dove i consumi vanno a formare il costo di costruzione e dove la progettazione prevede la sostituzione della materia prima vergine con l’analogo riciclato ogniqualvolta ciò sia tecnicamente fattibile – ad esempio inerti riciclati per i sottofondi – nella fase di esercizio le voci più importanti riguardano:

- acqua irrigua, con un consumo massimo calcolato nel dimensionamento degli impianti di 120.000 mc/anno, di cui il 98% circa proveniente da apporti meteorici e recupero dei reflui ed il 2% da attingimenti per la ricarica dei bacini durante il periodo invernale. Il bilancio idrico è stato definito a partire dai dati al punto 3.2.1.1 ed utilizzando l’equazione di Thornthwaite per il calcolo di ETp ed ETr; sebbene si proceda in via speditiva e con evidente approssimazione, si possono ricavare le seguenti considerazioni: ƒ la differenza ETp – ETr è pari a 194,29 mm ƒ il surplus idrico, una volta saturata la capacità di campo, assunta uguale a 150 mm, è pari a 154,44 mm

69

ƒ supponendo di recuperare, attraverso i compluvi, i drenaggi e le canalizzazioni il 70% delle acque meteoriche sull’intera proprietà, si otterrebbero 108.000 mc cui vanno aggiunti 11.500 mc provenienti dall’impianto di fitodepurazione ƒ il deficit sarebbe nell’ordine di grandezza di circa 3-400 mc/anno e potrebbe essere in caso di necessità, ovvero esaurita la capacità tampone dei bacini a seguito di più annate sfavorevoli, da 6 pozzi irrigui ubicati all’interno del perimetro che attualmente sono in grado di fornire nel periodo autunno- invernale circa 34.000 mc.

- acqua potabile, il cui consumo è stimato sulla base di 320 abitanti equivalenti e quindi pari a 23.000 mc/anno; tale valore potrebbe essere ridotto dall’utilizzo dei pozzi suddetti per tutte le utenze non potabili; è evidente che tale possibilità collide con la necessità di realizzare reti duali e con i conseguenti costi addizionali.

- concimi, di cui si prevede un utilizzo estremamente limitato dall’applicazione di criteri conformi alla possibile certificazione biologica; si stima un impiego medio non superiore a 15 kgN/ha, 20 kgP/ha e 30 kgK/ha, che porterebbero a valori totali di 450 kg/anno di azoto, 600 kg/anno di fosforo (P2O5) e 900 kg/anno di potassio (K2O).

- fitofarmaci, ad utilizzo ridotto per quanto esposto più sopra; i dati disponibili indicano un utilizzo medio di 2,15 kg/ha di principi attivi negli impianti del centro Italia; si ritiene che tale valore non sarà superato.

- carburanti, di cui si stima un fabbisogno medio di 250 l/ha e quindi complessivamente pari a 7.500 litri/anno.

- energia elettrica, stimabile in 54 Mwh per il campo da golf ed i servizi generali.

70

4. Valutazione delle implicazioni

4.1. Individuazione degli impatti 4.1.1. Atmosfera Considerata la natura della componente, le potenziali azioni di disturbo sono riferite all’area più ampia relazionata con il sito (buffer 1 km) per quanto riguarda la fase di esercizio dove si verificheranno a regime sia emissioni da sorgenti puntuali che emissioni diffuse.

Date le caratteristiche degli interventi in progetto, si suppone che le maggiori interferenze a carico della componente atmosfera saranno legate alla diffusione di polveri in fase di cantiere, in particolare al sollevamento di polveri dovuto alle operazioni di transito di mezzi sulle piste di cantiere e alla movimentazione di materiali sciolti pulverulenti oltre a lavorazioni caratterizzate da un elevato potenziale di emissione di polveri, quali la pulizia e il livellamento delle aree, scavi e riporti con relativa movimentazione della terra, e rimodellamento superficiale. Benchè queste emissioni siano di carattere discontinuo e limitate alla fase di costruzione, e quindi determinino un impatto reversibile e transitorio, è tuttavia possibile che nel corso dei lavori si rilevino carichi emissivi con effetti non irrilevanti sulla qualità dell’aria all’interno dell’ambito di diffusione e trasporto degli inquinanti. Sono da considerarsi trascurabili gli impatti legati al traffico lungo gli itinerari di cantiere e sulla viabilità ordinaria, che non causa generalmente alterazioni significative degli inquinanti primari e secondari da traffico.

In fase di esercizio gli impatti dovuti alle emissioni atmosferiche saranno legati fondamentalmente alla fase manutentiva dei campi da golf e all’afflusso dei fruitori del complesso. L’attività manutentiva comporta l’emissione di gas di scarico dai macchinari utilizzati per il taglio dell’erba e le altre operazioni con macchinari tipicamente agricoli. Sulla base delle quantità di carburante e olii consumati, le emissioni atmosferiche legate all’attività manutentiva sono comparabili a quelle agricole e non sono da considerarsi significative. La limitazione delle aree ad elevata intensità manutentiva comporta un ridotto utilizzo di mezzi meccanici e dei relativi consumi di carburanti e lubrificanti. Gli impatti legati all’afflusso dei fruitori del complesso, come aumento del traffico indotto, e all’esercizio degli impianti connessi alle strutture ricettive sono stimati tali da non determinare un peggioramento significativo della qualità della componente, così come gli impianti previsti per la climatizzazione degli edifici.

Non sono previste emissioni odorigene.

Per ciò che riguarda la presenza di linea in alta tensione, va ricordato che il tema dell’esposizione a campi elettromagnetici è uno degli aspetti più controversi su cui si discute in ambiente medico e scientifico negli ultimi decenni. Vi sono normative che definiscono limiti di esposizione per

71 la tutela della salute umana, ma i pareri a livello scientifico non sembrano ancora del tutto concordi. Per valutare questo aspetto sono state esaminate varie alternative di localizzazione nell’intento di rendere massima la distanza degli edifici dalla linea, dislocando convenientemente i percorsi per il gioco del golf. Si sottolinea come, nel caso presente, si tratti ovviamente di un eventuale impatto non generato ma subito dall’attività in progetto.

4.1.2. Ambiente idrico Durante la fase di cantiere, le potenziali interferenze relative alla componente idrica possono essere riassumibili in:

- intorbidamento di corpi idrici superficiali a causa della deposizione di polveri sollevate durante gli scavi e la movimentazione. Per le caratteristiche dei corsi d’acqua l’impatto risulta circoscritto e, nel caso di polveri derivate da inerti e depositi naturali, solo di carattere fisico senza alterare chimicamente la componente;

- interferenza con linee di deflusso superficiali, attraverso operazioni legate alla modifica del soprassuolo e allo scotico di terreno vegetale, con modificazioni delle condizioni di drenaggio dell’area;

- inquinamento per immissione di sostanze inquinanti nei corsi d’acqua superficiali e/o nelle acque sotterranee; il rischio di contaminazione è da ricondursi allo sversamento accidentale di carburanti, oli o altre sostanze impiegate nell’attività; in questo caso si stima si tratterebbe di sversamenti estremamente modesti che con ogni probabilità non arriverebbero ad interessare la falda e sarebbero comunque tali da non generare degli impatti registrabili, salvo il caso di possibile interferenza con la falda superficiale affiorante nel corso degli scavi.

Nella fase di esercizio:

- potenziali carichi inquinanti diffusi, contaminazione della falda e delle acque superficiali derivante da nitrati e da fitofarmaci; tale impatto è funzione delle modalità gestionali ed in particolare dei piani di concimazione cui si rimanda per dettagli

- potenziali carichi inquinanti puntuali, contaminazione della falda da scarichi di acque reflue civili derivanti da sovraccarichi accidentali

- salinizzazione della falda a seguito di eccessivo emunigimento;

- uso della risorsa (sfruttamento di corpi idrici sotterranei); limitatamente ad alcuni periodi esiste un potenziale impatto legato all’aumento di emungimento anche in relazione alle concessioni in essere nell’area adiacente; si rimanda per maggiori dettagli alla valutazione degli impatti cumulativi sulla falda.

72

4.1.3. Vegetazione, flora e fauna Nell’area del sito sono presenti le specie seguenti, che potrebbero essere direttamente interessate dal progetto.

Erbacee coltivate Festuca arundinacea S. Dactylis glometata L. Lolium perenne L. Avena sativa L. Vicia sativa L. Medicago sativa L. Trifolium incarnatum L.

Vegetazione spontanea Ranuncolo (Ranunculus acer L.) Margherita ( Bellis perennis L.) Cicoria (Cichorium intybus L.) Papavero ( Papaver rhoeas L.) Erba medica (Medicago sativa) Euforbia (Euphorbia helioscopia) Carota selvatica (Dacus carota) Margherita comune (Chrysanthemum leucanthemum) Tarassaco (Taraxacum officinalis) Poa (Poa annua) Borragine (Borago officinalis) Asparagina (Asparagus acutifolius) Finocchietto selvatico (Foeniculum vulgare) Bocca di leone (Antirrhinum majus) Cisto (Cistus incarnatus L.) Stamonio (Datura stramonium L.) Malva (Lavatera arbore L.)

Pioppo cipressino (Populus nigra "Italica") Corbezzolo (Arbutus unedo) Olivo (Olea europea) Prugnolo (Prunus spinosa) Nocciolo (Corylus avellana) Sughera (Quercus suber) Fico (Ficus carica) Leccio (Quercus ilex) Roverella (Quercus pubescens) Ailanto (Ailanthus altissima) Tamerice (Tamarix gallica) Robinia (Robinia pseudoacacia) Pero selvatico (Pyrus communis) Pino domestico (Pinus pinea)

73

Alloro (Laurus nobilis) Oleandro (Nerium oleander) Viburno (Viburnum timus) Fillirea (Phillyrea latifolia) Sambuco (Sambucus nigra) Lentisco (Pistacia lentiscus) Senecio (Cinerea marittima) Rovo ( Robus ulmifolius) Strappabraghe ( Smilax aspera L.) Vinca (Vinca minor) Vite (Vitis vinifera) Pitosforo (Pittosporum tobira) Canna (Arundo donax L.) Biancospino (Crataegus monogyna Jacq.) Melograno (Punica granatum)

Fauna invertebrata significativa nessuna

Fauna vertebrata presumibile Cinghiale Riccio Volpe Daino Scoiattolo Tasso Capriolo Lepre Fagiano Istrice

Avifauna Chiurlo Gufo comune Cuculo Picchio verde Rondone Picchio Rosso Balestructuccio Quaglia Scricciolo Starna Passera scopaiola Tortora Sordone Pernice Pettirosso Merlo Capinera Tordo sassello Cinciallegra Allodola Corvo Colombaccio Fringuello Fagiano Verdone Beccaccia Poiana Ghiandaia Barbagianni Gazza Civetta

Rettili Tartaruga Biacco Lucertola Ramarro Tarantolino

74

Sono quindi prevedibili i seguenti:

- impatto legato all’eliminazione diretta della vegetazione, nell’ambito percorso di gioco che si verificherà per lo più in corrispondenza di alcune aree a incolto e occupate da vegetazione ripariale; la maggior parte degli esemplari sono rappresentati da specie alloctone diffuse nell’ambito in esame, ma estranee alla vegetazione potenziale dell’area: tale sottrazione non va quindi considerata come impatto, producendo come effetto la sostituzione di specie esotiche con le originarie specie autoctone; gli esemplari arborei autoctoni residui all’interno dell’area di gioco, sono dove possibile inglobati nel layout di progetto; dove non è stato possibile evitare l’interferenza, si prevede il trapianto nelle immediate vicinanze, nell’ambito delle piantumazioni previste.

- impatto legato all’alterazione della composizione floristica a causa all’impoverimento della composizione specifica nell’area; l’impatto legato all’alterazione della composizione floristica si può considerare trascurabile tenuto conto dell’attuale utilizzo agricolo e della limitazione alle sole aree di gioco delle colture mono o oligospecifiche

- modificazione degli habitat; la maggiore criticità del progetto riguarda la fascia di vegetazione ripariale; per la tutela del suo habitat potenziale si è operato nell’ottica di garantire una fascia di rispetto a vegetazione spontanea; per quanto riguarda invece gli habitat faunistici presenti, la presenza del percorso di gioco in fase di esercizio e del cantiere in fase di realizzazione non comporteranno una sottrazione permanente di spazi naturali per la fauna presente, modificandone solo in parte la distribuzione lungo i corridoi ecologici; va infatti sottolineato come vengano a modificarsi habitat già in buona parte antropizzati, trattandosi di aree agricole ad oggi scarsamente integrate ed interconnesse con le aree seminaturali se non in corrispondenza dei potenziali corridoi ecologici.

- disturbo alla fauna durante la fase di costruzione del percorso a causa dell’occupazione delle aree e delle emissioni acustiche, luminose e delle vibrazioni prodotte.

- disturbo alla fauna durante la fase di esercizio a causa dell’aumento – ancorché modesto – del traffico veicolare sulla viabilità interna e di attraversamento. Secondo alcuni autori12 gli effetti sono stimabili come segue:

− traffico basso: meno di 1000 veicoli/giorno: solo la piccola fauna selvatica terrestre viene seriamente ostacolata in tutti i movimenti. Animali di tutte le taglie possono essere investiti;

− traffico medio: 1000/10.000 veicoli/giorno; gli animali diventano “consapevoli” ed alcuni evitano la strada ed i dintorni. Il numero di

12 Dinetti, 2000

75

animali uccisi rimane elevato, anche se talora alcuni individui riescono ad attraversare;

− traffico intenso: oltre 10.000 veicoli/giorno; effetto deterrente. L’area disturbata equivale ad almeno due volte la carreggiata. Il numero degli incidenti è più basso ma la strada costituisce una barriera assoluta dal punto di vista biologico.

È quindi opportuno, benché non strettamente necessario, prevedere mitigazioni nella fase di riqualificazione della rete viaria.

Il disturbo dovuto all’inquinamento luminoso deve intendersi limitato dalle tecnologie e dai materiali adottati.

4.1.4. Ecosistemi Non sono previsti impatti rilevanti in quanto gli interventi in progetto interferiscono in parte con un contesto già antropizzato ed in parte con aree agricole e quindi con un contesto di ecosistema antropico e con l’ecosistema seminaturale costituito dalle aree agricole.

Da quanto sopra si desume che l’interferenza diretta degli interventi, sia nella sua fase di esercizio che di cantiere, non riguarda l’ecosistema naturale in senso stretto anche in considerazione del fatto che l’attuale porzione di agroecosistema risente, soprattutto per quanto riguarda la composizione specifica, delle pratiche e delle attività agricole pregresse e dei conseguenti fattori di antropizzazione ad esse connesse. Quanto precede vale anche per quanto attiene l’incremento di pressione antropica, riconducibile a livelli accettabili in funzione dell’attuale assetto eco sistemico, già caratterizzato da tali fattori.

È prevedibile un miglioramento derivante dalla riqualificazione delle fasce ecotonali.

4.1.5. Rumore Gli impatti prevedibili sono connessi:

- alla fase di cantiere; l'ordine di grandezza degli impatti, determinati per la maggior parte dalle attività di scavo e movimentazione di terra è compatibile con la normativa in materia di zonizzazione acustica che prevede limiti di immissione diurni pari a 60 dBA in corrispondenza dei primi fronti edificati; al fine di garantire un completo rispetto delle norme vigenti, oltre alla verifica dei limiti di immissione, è necessario verificare il rispetto del limite differenziale all’interno degli ambienti abitativi dei recettori circostanti; tali adempimenti integrano le pratiche autorizzative di cantiere; in linea generale è ipotizzabile che in alcune fasi del cantiere, specie durante gli scavi e nei primi due anni in cui si soprappongono diverse lavorazioni, si possa verificare il raggiungimento dei limiti imposti dalla zonizzazione acustica adottata dal Comune Bibbona presso alcuni recettori posti in prossimità dell’area; nel corso delle attività di cantiere

76 dovranno quindi essere svolte indagini fonometriche al fine di valutare il rispetto dei limiti di immissione ai recettori e, in caso di superamento, dovrà essere richiesta specifica deroga

- alla manutenzione delle aree verdi; è prevedibile una situazione post operam migliorativa rispetto all’attuale in funzione della ridotta emissione sonora delle macchine impiegate rispetto alle macchine agricole convenzionali

- all’azione di disturbo indotta dalla presenza di giocatori; secondo alcune rilevazioni, il numero di presenze medie giornaliere sui campi italiani non supera le 40 unità, trattandosi quindi di un impatto estremamente modesto.

4.1.6. Suolo e sottosuolo Gli impatti prevedibili riguardano:

- sottrazione temporanea ed occupazione permanente; la sottrazione interesserà unicamente la funzionalità agricola, in quanto campi da golf come quello in progetto garantiscono condizioni prevalenti di naturalità non comportando alterazioni irreversibili del suolo. La sottrazione di terreni con vocazione agricola rappresenta allo stato attuale un impatto di livello basso, date le condizioni attuali della componente e la natura dell’intervento; peraltro il progetto prevede la ricostituzione di un substrato pedologico fertile finalizzato alla creazione di un buon tappeto erboso su una superficie consistente dell’area di interesse che rappresenta di per sé un miglioramento delle potenzialità produttive dei terreni interessati; si ritiene inoltre che il progetto rappresenti un intervento del tutto reversibile, non essendo realizzate opere di impermeabilizzazione e quindi nessuna controindicazione alla eventuale riconversione dell’area ad uso agricolo o agroforestale, processo semmai sostenuto dalla presenza di un buon substrato, attualmente non omogeneamente presente nell’area di intervento;

- decorticazione superficiale; durante la fase di cantiere le attività comporteranno la rimozione temporanea del materiale superficiale (suolo agrario) in alcune zone, materiale che sarà accantonato in aree di deposito limitrofe e quindi reimpiegato e ridisteso nello stesso luogo per la ricopertura; non sono previsti cambiamenti nella composizione del suolo, ma variazioni temporanee di alcune caratteristiche fisiche quali porosità e struttura; tali impatti si manifesteranno in tutte le aree in cui si realizzano movimenti terra ed in quelle comunque interessate dalle attività di cantiere. Nel caso specifico va considerato lo stoccaggio dello strato superficiale nell’area di cantiere ed il suo sicuro successivo riutilizzo al termine dei lavori nelle operazioni di rimodellamento morfologico e sistemazione finale dell’area golfistica, che contribuirà a rendere l’impatto trascurabile.

- alterazione della permeabilità del substrato dovuta a compattamento; impatto al transito dei mezzi d’opera. La successiva fare di ripristino delle

77 aree interferite sarà preceduta da una lavorazione del suolo finalizzata all’arieggiamento degli strati eventualmente compattati, per cui si stima che l’impatto complessivo sia trascurabile

- interferenze con elementi morfologici ed alterazione del piano di campagna; rispetto allo stato attuale l’entità dei rimodellamenti sarà contenuta nell’ordine di qualche metro in corrispondenza dei bacini. Allo stato attuale le uniche interferenze con elementi morfologici si hanno nei confronti di alcuni tratti di fossi campestri e quindi con elementi del tutto artificializzati e detrattori del paesaggio. L’impatto si può quindi considerare basso/trascurabile.

- rischio di innesco di instabilità; il nuovo percorso da golf interagisce con il corso dei alcuni fossi, le cui scarpate presentano, in alcuni punti, erosioni e battute di sponda. Il progetto in esame prevede a riguardo alcune sistemazioni idrauliche finalizzate a prevenire instabilità in fase di esercizio. L’impatto è quindi da considerarsi positivo.

- approvvigionamento e discarica dei materiali si stima che i materiali inerti necessari per i seppur ridotti rimodellamenti morfologici in progetto,saranno quasi interamente ricavati nell’ambito di un bilancio scavi-riporti in equilibrio nel suo complesso. Vi sarà invece la necessità di reperire terreno vegetale per le sistemazioni finali del percorso, dal momento che come detto, in alcune aree interessate dal progetto i suoli non presentano orizzonti superficiali strato pedologico superficiale. L’impatto è quindi trascurabile.

- inquinamento del suolo in fase di cantiere si potrebbero verificare episodi di inquinamento del suolo per eventuali sversamenti accidentali di sostanze inquinanti che in tal caso, verranno smaltite in discarica insieme al terreno contaminato. Le precauzioni previste al fine di evitare tali evenienze, oltre che una gestione ottimale del cantiere, renderanno più improbabili eventuali contaminazioni del suolo.

In fase di esercizio il rischio potenziale di inquinamento del suolo e della falda derivante dall’impiego di sostanze per la manutenzione del percorso da golf, è da ritenersi molto basso e a carattere accidentale.

Va inoltre considerato come la sostituzione dei seminativi con colture permanenti apporti significativi miglioramenti in ordine a:

- rischi di erosione laminare e potenziali conseguenze in termini di trasporto di sedimenti, inquinanti e nutrienti legati al denudamento (aratura) e alla perdita di struttura (fresatura ripetuta e formazione di croste e suole di lavorazione)

- contenuto in sostanza organica del suolo che a parità di altri fattori decresce con l’asportazione dei residui e con l’intensità e la frequenza delle lavorazioni preparatorie.

78

A quanto sopra va aggiunto l’impatto derivante dalla sottrazione delle superfici destinate ad edificazione, peraltro previsto dagli strumenti di pianificazione comunale.

4.1.7. Paesaggio Si intende individuare il contesto valutando la sensibilità del luogo con estensione dell’analisi descrittiva all’intorno, approfondire l’individuazione degli elementi costitutivi del paesaggio e verificare la compatibilità dell’intervento proposto rispetto alla tutela del paesaggio.

Nell’analisi proposta in seguito si considerano le caratteristiche dell’ambito più vasto e dell’ambito interessato, dal sistema agricolo, geomorfologico e naturalistico al sistema antropico, individuando sia gli elementi originari sia quegli elementi intervenuti più recentemente che, affiancati o sovrapposti al contesto originario, hanno comportato una considerevole trasformazione nella percezione dei luoghi.

In linea generale l’intervento di realizzazione del percorso golfistico non comporta nessun tipo di modifica al paesaggio dato che l’aspetto finale, soprattutto per le visuali panoramiche, risulterà del tutto simile all’attuale. La sola fase di cantiere comporterà impatti legati alla presenza visuale, che per la natura della fase si intendono transitori e tali da considerarsi trascurabili e completamente reversibili.

Anzitutto l’ambito di indiscussa valenza paesaggistica della pianura agricola di Bibbona è costituito sì da episodi di alto valore naturalistico ed antropico, ma anche nel suo complesso di aree prive di particolari emergenze di valenza monumentale ed architettonica. E’ il caso, qui riscontrabile della recente espansione del Comune di Bibbona, come per altro in molti altri Comuni della provincia di Livorno, dove prevalgono volumi di abitazioni non consoni all’uso storico-locale per tipologie e finiture, per impatto sulla conformazione del suolo, ed abitazioni originarie private delle loro caratteristiche tipologiche e funzionali.

A livello locale si può affermare di trovarsi in un luogo di interesse storico agrario (di notevole pregio architettonico sono i fabbricati che saranno conservati e ristrutturati), determinato dall'insieme di grandi appezzamenti coltivati a seminativi, ortaggi, oliveti, vigneti e prati stabili, e dei nuclei rurali di antica formazione affiancati a nuove costruzioni e reti tecnologiche che sminuiscono il valore percettivo.

Di seguito si espongono i criteri di valutazione per determinare l’incidenza del progetto sul paesaggio.

79

Criterio di valutazione Valutazione sintetica in relazione ai Valutazione sintetica in relazione ai parametri di valutazione a scala parametri di valutazione a scala locale sovralocale 1 Incidenza morfologico e tipologica Contenimento e mitigazione delle Mitigazione delle modifiche di variazioni morfologiche del suolo, andamento naturale del terreno utilizzo di specie vegetali già adeguando il campo da gioco al presenti nel contesto e terreno esistente e rispettando il contenimento delle murature di reticolo idrico attualmente presente, sostegno in primo piano rispetto ai limitandone la sua trasformazione. nuovi edifici, eseguiti con Adozione di tipologie costruttive particolare attenzione innovative che non emulano quelle all'andamento del terreno caratteristiche del luogo, distorcendone le qualità. 2 Incidenza visiva Incidenza visiva nulla. Localizzazione dei manufatti in modo tale da limitarne la visibilità anche ravvicinata e, comunque, inserendoli in coerenza agli andamenti esistenti del suolo. 4 Incidenza ambientale Il contenimento dei singoli volumi e Valorizzazione degli spazi fruiti dal le scelte di urbanizzazione pubblico mediante conservazione consentono un limitato consumo del delle caratteristiche naturali del suolo e la conservazione di fasce di luogo ed inserimento di nuovi verde. elementi naturali (come da progetto paesaggistico)

Dal punto di vista vedutistico, l’area in oggetto non risulta essere inclusa in percorsi di fruizione paesistico-ambientale particolari e per la sua specifica ubicazione, non è visibile alla scala sovralocale. Siamo quindi in un sito avente una sensibilità paesaggistica media.

L’impatto paesaggistico generato dal campo da golf non può essere valutato di per sé, ma solo con stretto riferimento alla realtà territoriale in cui è calato. Occorre, infatti, tenere in considerazione quali sono le reali opzioni di utilizzo del territorio.

In tal senso, se si considera il valore ambientale degli usi del suolo precedenti, alternativi alla realizzazione dell’impianto sportivo, si può ragionevolmente dedurre come il campo da golf, che si inserisce in una realtà rurale, andrà a sostituire aree agricole ed incolti. Il percorso del campo da golf sarà in grado di svolgere una funzione di riqualificazione e valorizzazione del territorio, mantenendo elevato il valore paesaggistico ambientale dell’area in cui si inserisce. Inoltre, la presenza di strutture curvilinee tendenzialmente tondeggianti procurerà all’osservatore benefici di carattere estetico.

Gli interventi sulla morfologia del territorio e sulla scelta delle specie arboree ed arbustive da mettere a dimora, per la creazione ed il ripristino di nuove aree verdi, sono stati realizzati coerentemente con il quadro paesaggistico di riferimento. Sulla base della tipologia di vegetazione impiegata, l’effetto estetico del campo da golf - con la presenza di manti erbosi, molto curati ed omogenei che si alternano ad aree più rustiche o addirittura incolte, dove è stato previsto l'impiego di specie erbacee, arbustive ed arboree autoctone - assume una caratteristica movimentazione in grado di produrre effetti scenici di particolare piacevolezza.

80

I bacini idrici, previsti in progetto per la raccolta delle acque, contornati con vegetazione locale, oltre ad arricchire il contenuto tecnico del percorso, sono utilizzati anche per ottenere effetti scenici.

La valorizzazione estetica del percorso è altresì determinata dalla presenza di manufatti rappresentati da sentieri, siepi, recinzioni e buche di sabbia.

La stessa club house, adibita ai vari servizi del campo e definita con soluzioni architettoniche di pregio, nonché gli interventi di ristrutturazione degli edifici preesistenti contribuiscono positivamente sulla componente paesaggistica.

Il progetto quindi apporta trasformazioni al paesaggio già in parte compromesso, ma adotta misure di mitigazione che rendono compatibile l’intervento.

Ciò nonostante non va nascosto il fatto che gli edifici in progetto, data la loro persistenza ovvero il ciclo di vita lungo, richiedono particolare attenzione essendo in grado di indurre alterazioni permanenti.

È quindi necessaria una progettazione attenta all’inserimento dell’edificato che utilizzi ovunque possibile gli elementi vegetali – ad esempio le alberature e il verde pensile – e altrove configuri i fabbricati come landmarks coerenti con i segni storici del territorio.

4.1.8. Assetto economico e sociale In generale, si può affermare che in un determinato territorio sono allocate quattro funzioni fondamentali: produttiva, paesaggistica, ricreativa e ambientale. Nelle pagine precedenti si è già fatto cenno alle funzioni paesaggistica e ambientale, mentre è da supporre che la funzione ricreativa, ad oggi fondamentalmente connessa alle possibili attività all’aria aperta della popolazione residente, non subiranno sostanziali modificazioni.

Nel caso presente si deve fare riferimento ai cambiamenti indotti dal progetto riguardo alle attività produttive in atto – segnatamente agricoltura e turismo - ed ai possibili benefici che ne possono derivare (valore aggiunto, occupazione, tasso di saturazione dei servizi, contribuzione, ecc.), aspetti spesso importanti per l’economia locale se ad essere coinvolte sono piccole comunità.

Quando l’attività sostituita è rappresentata dall’agricoltura, si può a ragione ritenere che nella maggior parte dei casi il cambio di destinazione abbia una valenza intrinseca, in quanto coerente, almeno in termini generali, con gli attuali indirizzi della politica agricola comunitaria, che tendono verso una riduzione delle produzioni eccedentarie - ed anzi al disaccoppiamento tra entità di produzione ed agevolazioni – condizionando l’ottenimento di benefici economici al rispetto di regole di

81 tutela (del consumatore, del benessere animale, dell’ambiente) in un’ottica di promozione dello sviluppo rurale integrato.

Per i motivi esposti si deve ritenere che l’impatto del progetto sulla componente debba considerarsi positivo; pur senza affrontarne la quantificazione in dettaglio, si possono citare:

- oneri di urbanizzazione e/o scorporo degli stessi

- indotto generato dalla presenza del cantiere, stimabile in circa 17.000 giorni uomo per la sola struttura golfistica

- incremento occupazionale connesso al funzionamento delle strutture, stimabile in 8 unità per la sola struttura golfistica

- incremento delle entrate di fiscalità generale connesso con i nuovi residenti; migliore utilizzo delle strutture pubbliche

- incremento della copertura dei servizi a domanda; ad esempio è noto che per un medesimo servizio – sia la raccolta rifiuti o il canone di depurazione - la tariffa è significativamente più alta per le attività produttive che per il comune abitante.

Quanto sopra assume particolare rilevanza ove si consideri come sia in atto un processo di sovvertimento dell’intera “geografia” delle funzioni, con uno scambio di prerogative tra mondo urbano e mondo rurale, come reazione ai profondi cambiamenti dell’assetto economico generale.

Tali problemi risultano particolarmente preoccupanti in un momento, come quello attuale, in cui si assiste ad un sostanziale ripensamento delle funzioni delle zone rurali al fine di recuperare l’attuale sotto- remunerazione delle risorse impiegate e di integrare tali aree con i processi di ristrutturazione dell’economia.

In tale ottica le realizzazione di un percorso di gioco equivale allo scambio – almeno concettualmente reversibile - tra funzioni entrambe già integrate sul territorio.

4.2. Criteri per la stima degli impatti L’analisi e la stima degli impatti hanno lo scopo di fornire una valutazione degli impatti medesimi rispetto a criteri prefissati dalle norme o eventualmente definiti per lo specifico caso. Tale fase rappresenta quindi la sintesi e l’obiettivo dello studio.

Per la valutazione degli impatti è necessario definire criteri espliciti di interpretazione che consentano ai diversi soggetti che partecipano al procedimento di formulare giudizi di valore. Tali criteri, indispensabili per assicurare una adeguata obiettività nella fase di valutazione, permettono di definire la significatività di un impatto e sono relativi alle definizioni di:

82

• impatto reversibile o irreversibile;

• impatto a breve o a lungo termine;

• scala spaziale dell’impatto;

• impatto evitabile o inevitabile;

• impatto mitigabile o non mitigabile;

• entità dell’impatto;

• frequenza dell’impatto;

• capacità di ammortizzare l’impatto;

• concentrazione dell’impatto su aree critiche.

Il riesame delle ricadute derivanti dalla realizzazione dell’opera sulle singole componenti ambientali si pone quindi l’obiettivo di definire un quadro degli impatti significativi prevedibili sul sistema ambientale, indicando inoltre le situazioni transitorie attraverso le quali si configura il passaggio dalla situazione attuale all’assetto di lungo termine.

Nel caso dell’opera in esame la stima degli impatti è stata condotta con riferimento alle singole componenti ambientali a partire dagli impatti potenziali individuati; il risultato di tale attività è riassunto, con riferimento a ciascuna componente ambientale, nella matrice che segue.

4.3. Matrice degli impatti È riportata alla pagina seguente.

83

fase di realizzazione fase di funzionamento impatto impatto potenziale reversibilità mitigazioni/ potenziale reversibilità mitigazioni/ positivo breve monitoraggio positivo breve compensazioni negativo medio lungo negativo medio lungo nullo nullo Atmosfera - ● 9 - ◘ Ambiente idrico - ○ 9 o/+ ◘ Vegetazione flora e fauna - ○ 9 o ◘ Ecosistemi o o Rumore - ○ 9 o Suolo e sottosuolo - ● 9 o/+ Paesaggio - ○ - ◘ Assetto economico e sociale ++ ○ +

84

4.4. Esame delle opzioni La normativa fin qui considerata si limita a fornire un’indicazione sui principali contenuti della relazione, prescindendo, necessariamente, dalla specificità dei diversi tipi di opere o di interventi. Per cui, ad esempio, prevede anche contenuti che, nel caso dei campi da golf, sono privi di rilevanza, come l’analisi delle “principali alternative”13, le quali, se intese in senso localizzativo sono vincolate agli strumenti urbanistici. Questi, infatti, riportando l’ubicazione esatta dell’area impediscono di fatto al soggetto proponente di deciderne liberamente la collocazione. Peraltro la scelta localizzativa tra più aree individuate dal P.R. non necessiterebbe di analisi delle soluzioni alternative in quanto si darebbe per acquisto che le stesse siano tutte consone all’opera in progetto.

In altri termini bisogna tenere conto delle caratteristiche di specificità con cui si pone il problema e, certamente, una di esse si identifica con il presupposto che la scelta localizzativa dell’insediamento sia sempre ambientalmente compatibile. Ne deriva che non è necessario, in linea di principio, comprovare l’attitudine del sito ad ospitare l’opera in progetto.

Quanto sopra riportato equivale ad ammettere che l’unica opzione concettualmente ammissibile coincide con l’opzione “zero” ovvero la non realizzazione dell’intervento.

Nel caso presente la scelta urbanistica, integrata con gli approfondimenti ambientali a corredo, si fa già carico di verificare la compatibilità ambientale di massima.

Escludendo, pertanto, l’analisi dell’attitudine del sito dalla valutazione condotta ai fini della fase di verifica del progetto, questa si profila come una procedura volta a verificare, come minimo, che gli impatti generati dall’opera specifica rispettino i limiti di legge.

Non va però dimenticato che il requisito della compatibilità ambientale non può essere ridotto al solo criterio dell’accettabilità degli impatti, ma va esteso al più ampio concetto di ottimizzazione ambientale del progetto.

Tutto ciò premesso, si ritiene che la locuzione “le principali soluzioni alternative” di cui all’allegato V al d.lgs. 152/06 debba essere intesa nel senso che la progettazione deve configurarsi come una ricerca tecnica volta alla minimizzazione dei potenziali impatti dell’opera, nel vincolo che gli impatti residui ricadano nel campo dell’accettabilità. Ciò vale in generale ma vale tanto più nel caso di strutture specializzate, dove si possono adottare convenientemente tecnologie innovative.

13 “d) una descrizione sommaria delle principali alternative prese in esame dal proponente, ivi compresa la cosiddetta opzione zero, con indicazione delle principali ragioni della scelta, sotto il profilo dell’impatto ambientale;” L.R. 10/10, all. C

85

5. Riduzione delle negatività

Questa fase consiste nel definire quelle azioni da intraprendere a livello di progetto per ridurre eventuali impatti negativi su singole variabili ambientali. È infatti possibile che la scelta effettuata nelle precedenti fasi di progettazione, pur costituendo la migliore alternativa in termini di effetti sull’ambiente, induca impatti negativi su singole variabili del sistema antropico-ambientale.

A livello generale possono quindi essere previste le seguenti misure di mitigazione e di compensazione:

• evitare l’impatto non eseguendo un’attività o una parte di essa;

• minimizzare l’impatto limitando la magnitudo o l’intensità di un’attività;

• rettificare l’impatto, intervenendo sull’ambiente danneggiato con misure di riqualificazione e reintegrazione;

• ridurre o eliminare l’impatto tramite operazioni di salvaguardia e di manutenzione durante il periodo di realizzazione e di esercizio dell’intervento;

• compensare l’impatto, procurando o introducendo risorse sostitutive.

5.1. Azioni di mitigazione 5.1.1. Criteri generali Le azioni mitigatrici devono tendere a ridurre gli impatti avversi, migliorando contestualmente l’impatto globale dell’intervento proposto.

Durante la realizzazione del campo da golf, peraltro già progettato in modo il più possibile “eco-sostenibile”, verranno quindi ripristinate le aree perimetrali ed i fossi che ora appaiono invasi da specie infestanti (rinaturalizzazione). Gli interventi eseguiti su queste aree, che serviranno da congiunzione tra il campo da golf e le aree agricole confinanti, saranno eseguiti utilizzando delle tecniche proprie dell’ingegneria naturalistica. Questa tecnica risponde bene ai criteri progettuali ed alla filosofia di gestione ed interpretazione del territorio, adottando una definizione di “paesaggio” nell’accezione biologico-naturalistica del termine. Pertanto, adotta la visione degli studiosi di scienza della vegetazione, che interpretano i paesaggi quali sedi delle interazioni uomo – natura e contenitori della biodiversità. Questa tipologia di approccio mette in risalto come la biodiversità possa essere considerata un carattere intrinseco del paesaggio e il paesaggio stesso come complesso delle forme, attraverso le quali si organizza la biodiversità, correlate da rapporti sistemici di natura spazio-temporale.

86

La conservazione del massimo livello di biodiversità non può prescindere dall’intervento sulle strutture paesaggistiche e sulla loro funzionalità. Di conseguenza la conservazione della diversità biologica si traduce in conservazione degli “habitat” e delle serie dinamiche, che diventano l’oggetto concreto della progettazione paesaggistica.

L’ingegneria naturalistica, ad oggi, risulta essere la migliore tecnologia disponibile a supporto ed integrazione dei processi di infrastrutturazione del territorio atta a conservare ed a ricreare situazioni di naturalità biologico-paesaggistica di livello quantomeno accettabile. In ragione di ciò durante l’esecuzione di tali opere sono tenuti in considerazione i seguenti punti:

- le caratteristiche topoclimatiche e microclimatiche di ogni superficie di intervento;

- l'analisi del substrato pedologico con riferimento alle caratteristiche chimiche, fisiche ed idrologiche del suolo in funzione degli ammendanti e correttivi da impiegare;

- le verifiche geotecniche e idrauliche;

- la base conoscitiva, floristica e fitosociologica con particolare riferimento alle serie dinamiche degli ecosistemi interessati per l'efficace utilizzo delle caratteristiche biotiche di ogni singola specie;

- l'utilizzo degli inerti e dei materiali tradizionali e locali;

- la selezione delle miscele di sementi delle specie erbacee in funzione dell’efficacia antierosiva, dei processi di organicazione dell’azoto, della progressiva sostituzione delle specie impiegate con le specie selvatiche circostanti.

La scelta degli alberi, degli arbusti, dei fiori e delle essenze delle aree di pertinenza degli edifici, è stata improntata sulla compatibilità con la vegetazione esistente, preferendo le specie autoctone e idealmente quelle che crescono spontanee nella zona.

Per gli arredi, le costruzioni e i camminamenti lungo il percorso saranno utilizzati materiali e colori naturali che si integrano con l'ambiente circostante.

5.1.2. Atmosfera Le possibili azioni di mitigazione sono indirizzate al contenimento delle emissioni, sia a scala di area vasta attraverso il risparmio energetico e l’autoproduzione, sia a scala del sito con l’adozione delle migliori tecnologie disponibili ed il controllo delle sorgenti.

Per quanto riguarda il primo punto sono previsti:

87

- la realizzazione di edifici in classe B;

- la parziale compensazione delle emissioni climalteranti aggiuntive con nuovi impianti arborei, l’impiego di colture erbacee a maggiore efficienza fotosintetica e tecniche di gestione del tappeto erboso volte all’incremento del contenuto in sostanza organica e quindi all’immobilizzazione di carbonio nel suolo;

- l’installazione di pannelli fotovoltaici

- l’installazione di sonde geotermiche.

Relativamente al secondo punto, segnatamente in fase di esercizio, è previsto l’utilizzo di macchine operatrici – ovviamente nuove di fabbrica – tecnologicamente avanzate ed estremamente specializzate che, rispetto alle tradizionali macchine agricole multifunzionali come la trattrice, sono caratterizzate da una altissima efficienza. Sulla maggior parte delle macchine oggi in commercio sono inoltre adottate soluzioni – come ad esempio l’iniezione diretta ed il controllo elettronico dei parametri di funzionamento – finalizzate all’ottimizzazione del rendimento; è inoltre prevedibile che la progressione tecnologica renderà disponibili nel breve periodo ulteriori affinamenti applicativi che consentiranno, ad esempio, una migliore precisione di intervento e conseguentemente la riduzione dei tempi di lavoro. Alcune soluzioni per l’ottimizzazione del rendimento sono invece già disponibili in fase applicativa su reti e impianti collettivi: si citano, a titolo di esempio, lampade a bassa pressione e rilevatori di luminosità per l’impianto di illuminazione stradale e convertitori di frequenza per i motori elettrici dell’impianto irriguo.

Per ciò che riguarda gli impianti di climatizzazione degli edifici è previsto l’utilizzo di pannelli radianti a bassa temperatura.

5.1.3. Ambiente idrico Le azioni volte alla minimizzazione dei disturbi sono già previste dalla progettazione generale, sia per quanto riguarda le possibili contaminazioni in fase di cantiere e di esercizio (piani di lavoro e di emergenza, presidi, piano di concimazione, autorizzazioni al prelievo, ecc.)

Quanto precede vale anche per l’uso della risorsa idrica, segnatamente per le necessità irrigue, dove parte del fabbisogno è recuperato dalla modellazione superficiale e dal sistema di drenaggio e conservato nei bacini; una parte minore è recuperata dalle acque reflue attraverso il sistema di fitodepurazione; è importante notare che in questo caso viene recuperata una quota dei nutrienti utili alle colture.

La ricerca di sistemi di trattamento con caratteristiche tecniche "sostenibili" insieme all’esigenza di costruire sistemi a minore impatto ambientale ha favorito negli ultimi anni lo sviluppo di sistemi che non richiedono componenti complessi, ma che tendono a massimizzare

88 l’azione della componente "naturale" che sta alla base di un qualsiasi sistema di depurazione.

In quest’ottica si sono sviluppati e diffusi i sistemi di trattamento con fitodepurazione. Come tutti i sistemi di trattamento, anche la fitodepurazione presenta vantaggi e svantaggi rispetto ad altri metodi; in particolare rispetto ai trattamenti convenzionali possono riassumersi in:

ƒ semplicità di costruzione ed economia di esercizio; ƒ ridotti costi di manutenzione; ƒ nulla o ridotta necessità di apparecchiature elettromeccaniche ƒ relativa semplicità di gestione; ƒ maggiore resistenza alle punte di carico a motivo dei lunghi tempi di ritenzione idraulica; ƒ produzione di fanghi nulla ƒ richiesta di ampie superfici, molto maggiori rispetto ai depuratori convenzionali; ƒ variazione stagionale delle prestazioni, con sensibili cali nei mesi più freddi; ƒ problemi di odori molesti in eventuali zone anaerobiche; ƒ possibile proliferazione di zanzare nei sistemi a superficie libera.

I sistemi di fitodepurazione si possono suddividere in diverse tipologie:

− Sistemi a macrofite galleggianti; − Sistemi a macrofite radicate sommerse; − Sistemi a macrofite radicate emergenti; − Sistemi multistadio, dati da combinazioni delle tre tipologie precedenti.

Dal punto di vista della gestione idraulica, si distinguono:

− Sistemi a flusso superficiale (FWS) − Sistemi a flusso sommerso (subsuperficiale) orizzontale (SFSh) − Sistemi a flusso sommerso (subsuperficiale) verticale (SFSv)

Tanto premesso, la soluzione progettuale ipotizzata per il caso in esame è basata su un sistema a macrofite emergenti a flusso sub- superficiale; i sistemi a flusso subsuperficiale si realizzano con bacini impermeabilizzati artificialmente e riempiti con un idoneo substrato di supporto e di crescita per le macrofite e sono caratterizzati dalla continuità di flusso attraverso il medium costantemente saturo.

Poiché i rendimenti depurativi dipendono sia dalla appropriata progettazione e realizzazione che dai parametri ambientali e gestionali, si è

89 ritenuto di dimensionare due vassoi depuranti in parallelo sulla base di 160 abitanti equivalenti, con valori unitari di massima intorno a 5 mq/ abitante.

L’obiettivo è ottenere un effluente a norma di tab.3 e tab.4 D.Lgs. N° 152/06 (scarico su suolo o corsi d’acqua superficiali); la fitodepurazione è considerata trattamento appropriato per insediamenti da 100 a 500 a.e. dal dpgr Toscana 46/08.

5.1.4. Vegetazione, flora e fauna Per quanto riguarda la protezione della fauna sono da ritenersi prioritari gli interventi di moderazione del traffico, necessari anche in funzione della sicurezza nel caso degli animali di taglia maggiore come il cinghiale.

Si è ritenuto di configurare il comprensorio come ZTL con limite orario di 30 km sulla viabilità secondaria che, allo scopo, manterrà i calibri attuali.

Pur mantenendo la configurazione plano-altimetrica attuale, la rete viaria subirà lievi modifiche nei punti di accesso e di uscita e nei tratti centrali dei rettilinei, oltre che nella segnaletica.

Va inoltre ricordato come la sostituzione di colture agrarie annuali con colture permanenti rappresenti condizioni di invarianza nei confronti della biodeversità.

Rappresentano invece un miglioramento rispetto alla situazione attuale eventuali misure di gestione – in accordo con l’ente locale – delle aree a naturalità diffusa ed in particolare dei corridoi lungo la rete dei fossi, così come le soluzioni attuate ai fini del contenimento dell’inquinamento luminoso.

5.1.5. Paesaggio Le opere di mitigazione dell’impatto sull’estetica dei luoghi riguardano in generale la progettazione delle cortine verdi e il mantenimento dei coni visuali. Quanto precede nella convinzione che una attenta gestione delle fasce arboree consenta una integrazione anche di elementi esogeni.

In questa ottica è innanzitutto prevista la realizzazione di tetti verdi sulle coperture piane per una superficie di 360 mq; il verde pensile sarà di tipo semiestensivo, posato su idonei strati drenanti e protettivi e su strutture in grado di sopportare i carichi aggiuntivi dello strato di terreno esplorato dalle radici.

Tale tecnologia, consolidatasi negli ultimi anni, è inoltre in grado di garantire più bassi consumi energetici per riscaldamento e raffrescamento, oltre a modulare il drenaggio delle acque meteoriche senza richiedere assidue cure colturali.

90

5.2. Azioni di compensazione 5.2.1. Recupero ambientale Dalle considerazioni fin qui esposte si evince come il territorio indagato sia stato fortemente trasformato principalmente ai fini delle pratiche agricole e di regimazione delle acque. Gli effetti su habitat e comunità vegetali sono evidenti: attualmente non è possibile individuare alcun lembo prossimo alla vegetazione potenziale. Solo pochi elementi floristici arborei e arbustivi sono testimoni del paesaggio vegetale scomparso in tempi ormai remoti.

Diviene dunque essenziale procedere, contemporaneamente alla prevista costruzione del campo da golf, ad intraprendere azioni di ripristino e restauro ambientale sulle aree relitte e marginali finalizzate ad aumentare la qualità ambientale e naturalistica del territorio.

Il ripristino ambientale è un processo di assistenza al ristabilimento di un ecosistema che è stato degradato, danneggiato o distrutto. Un ecosistema può essere considerato ristabilito quando contiene sufficienti risorse biotiche e abiotiche per procedere nel proprio sviluppo senza un’ulteriore assistenza. Un ecosistema ristabilito è quindi in grado di sostenersi dal punto di vista strutturale e funzionale e mostra una capacità di resilienza rispetto a una normale gamma di pressioni e di disturbi ambientali e un’interazione con gli ecosistemi contigui, in termini di flussi biotici e abiotici.

I requisiti di cui sopra possono riferirsi, nel caso presente, alle fasce riparali del reticolo idrico minore, per incrementarne la funzione di corridoi ecologici, e alle fasce di transizione tra ambiente costruito e ambiente seminaturale – sostanzialmente le aree interstiziali tra i percorsi e le aree di margine – che è possibile ricondurre a condizioni più favorevoli alla evoluzione di un mosaico di nicchie ecologiche.

Occorre quindi procedere secondo le caratteristiche di un ecosistema restaurato che possono essere così riassunte:

- contiene una combinazione caratteristica delle specie presenti nell'ecosistema di riferimento;

- è formato dalla maggior numero possibile di specie indigene; negli ecosistemi colturali restaurati può essere tollerata la presenza di specie esotiche domestiche e di specie ruderali non invasive coevolute;

- sono presenti le specie dei gruppi funzionali necessari per la prosecuzione dello sviluppo e per la stabilità dell'ecosistema restaurato oppure è possibile prevederne una ricolonizzazione spontanea;

- è integrato in una matrice ecologica o in un paesaggio più esteso, con cui interagisce attraverso flussi e scambi;

91

- è sufficientemente resiliente da superare normali casi periodici e localizzati di pressione ambientale;

- si auto-mantiene ed è capace di persistere indefinitamente nelle condizioni ambientali in cui si trova.

È quindi evidente che, poichè le caratteristiche di un ecosistema restaurato sono libere di evolvere col mutare delle condizioni ambientali, è più corretto riferirsi a recupero piuttosto che a ripristino, occorrendo comunque mantenere alcune delle funzioni acquisite, prima fra tutte la funzionalità idraulica.

Per tale ragione gli interventi dovranno:

- essere preventivamente concordati con l’autorità competente

- essere puntuali sebbene coerenti con un quadro complessivo

- possibilmente dilazionati nel tempo.

5.2.2. Agevolazioni tariffarie Qualora l’amministrazione comunale ritenesse la proposta di proprio interesse, il committente è disponibile a convenzionare l’utilizzo delle strutture a tariffe ridotte per i residenti, così come a sviluppare iniziative volte alla diffusione ed all’avviamento alla pratica del golf presso gli adolescenti.

5.2.3. Ripristino paesaggistico È previsto l’interramento del tratto di linea elettrica a 15 kV al margine settentrionale dell’area, attualmente formato da circa 316 + 195 metri di terna su pali in cemento e del tratto di 100 m di collegamento ai fabbricati che interferisce con il futuro lotto 2.

92

6. Conclusioni

Lo studio ha avuto come obiettivo l’analisi delle interazioni tra il progetto e la gestione dello stesso – con particolare riferimento all’attività golfistica - e l’ambiente e il territorio circostante.

Gli studi e le analisi svolti sui potenziali fattori di impatto sulle componenti ambientali potenzialmente interessate portano alla conclusione che l’impatto del progetto è complessivamente moderato e che la sua attività si integra con l’ambiente ed il territorio circostante di cui, peraltro, costituisce elemento caratterizzante e qualificante dal punto di vista economico, ambientale, territoriale e sportivo.

Per quanto riguarda le componenti potenzialmente interferite dalle attività, le analisi hanno portato a concludere che i consumi e le emissioni derivanti dalla gestione sono tali da:

• richiedere un consumo idrico a scopo irriguo relativamente ridotto con effetti irrilevanti sul bilancio idrico delle acque sotterranee;

• comportare un utilizzo molto mirato ed accuratamente dosato di fertilizzanti e fitofarmaci, con effetti del tutto trascurabili sulla qualità delle acque di falda;

• non produrre effetti sulla vegetazione e sulla fauna locale e sulla biodiversità;

• produrre effetti modestamente negativi sulle componenti paesaggio ed atmosfera, per i quali sono quindi previste azioni di mitigazione e compensazione;

• produrre effetti moderatamente positivi sull’assetto economico e sociale.

93

7. Allegati

Tav. 1 – Inquadramento Tav. 2 – Localizzazione Tav. 3 – Morfologia e idrografia Tav. 4 – Pedologia Tav. 5 – Infrastrutture Tav. 6 – Uso del suolo Tav. 7 – Vincoli Tav. 8 – Interferenze Tav. 9 – Layout Documentazione fotografica

Documento a cura di:

Dott. Agr. Marco Giorgetti Dott. Agr. Giuseppe Malnati

94 DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA f 1

f 2

f 3 f 4

f 5

f 6 f 7

f 8

f 9 f 10

f 11

f 12 f 13

f 14

f 15 f 16

f 17

f 18 f 19

f 20

f 21 f 22

f 23

f 24 f 25

f 26

f 27 f 28

f 29

f 30 2 5 Û 2 6 Û 2 7 Û 3 0 Û 2 2 Û 8

9 Û 2 4 Û 2 3 Û

5 Û 6

Û 4 Û 2 2

Û 2 Û

1 Û 3 7

Û Û 2 1 Û 1

9 1 Û 0 8

2 Û Û 0 Û 9 1 Û 1 1 Û 1

6

7

Û 1

Û 2 Û

1

4 Û

1

8 Û

1

3 Û

1

5 Û

Studio di Impatto Ambientale

punti di ripresa A