La Storia Della Pieve Di San Michele E Della Compagnia Della Natività Di Maria Del Gabbro (Sec
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LANDO GRASSI,PAOLA IRCANI MENICHINI,CORRADO PALOMBA La storia della pieve di San Michele e della Compagnia della Natività di Maria del Gabbro (sec. XIV - sec. XIX) Le pievi e le chiese di Rosignano, Vada, Castelvecchio e Castelnuovo della Misericordia nelle visite pastorali dei secoli XV - XVII Gabbro, settembre 2011 La ricerca condotta dagli autori denota uno stile sicuramente attento ai dettagli di una storia locale da cui emergono la socialità e le caratteristiche di una popolazione culturalmen- te definita e determinata ad onorare le proprie origini. Dal periodo medioevale affiorano le tipicità di queste terre che, attraverso la loro apparte- nenza ecclesiale, hanno alimentato la devozione popolare la cui testimonianza è in parte rimasta nella toponomastica del Gabbro e delle vicine località. Un contributo importante non soltanto per la chiesa diocesana, ma per l’intera area urbana pisana e livornese, divenuta finalmente elemento di indagine scientifica. La ricca documentazione che va dal XV secolo al XX secolo, attinta in gran parte dagli archivi ecclesiastici di Pisa e di Livorno, costituisce la conferma della solerzia e della pun- tualità nella cura pastorale avuta dagli arcivescovi metropoliti pisani e dai vescovi labronici. Un’opportuna testimonianza necessaria per delineare il profilo di una popolazione la cui identità sociale ha fortificato e alimentato le proprie caratteristiche culturali, arricchendole di originalità e pietà popolare e divenendone un fattore imprescindibile per l’analisi storica. L’augurio che questo stile di ricerca – capillare e sapiente – possa continuare ad appro- fondire il patrimonio religioso di cui questa terra e intrisa. La riconoscenza più sincera va ai curatori della ricerca grazie ai quali è stato possibile recuperare, togliendoli dall’oblio e dalla dimenticanza, importanti documenti archivistici, per far conoscere la storia plurisecolare delle pievi del Gabbro, di Rosignano, di Vada e di Ca- stelnuovo della Misericordia soprattutto per valorizzare la dimensione identitaria di una po- polazione ricca di fierezza e generosità. + Simone Giusti, Vescovo di Livorno Livorno 6 settembre 2011. Solo i “luoghi” realmente consapevoli di sé partecipano alla storia generale trasformandosi e conservandosi. Ma occorre guardare a tale proposta con tutto l’orgoglio delle proprie origini (Piero Bevilacqua). Oggetto di questa nuova fatica di Lando Grassi, Paola Ircani Menichini e Corrado Palomba sono le visite pastorali compiute dai vescovi e dai loro fiduciari nelle proprietà ecclesiastiche di Gabbro e dintorni, allo scopo di verificare le condizioni in cui si trovavano le chiese, lo stato di conservazione degli arredi sacri, i sistemi di riscossione e amministrazione delle rendite e, al tempo stesso, di indagare sull’attività pastorale dei religiosi e sulla formazione spirituale e culturale dei sacerdoti. È dunque la vita religiosa della comunità, la sua spiritualità, ad attirare l’interesse degli autori, anche se dai dettagliati resoconti vescovili emergono elementi fondamentali per la ricostruzione della storia economica e sociale, del popolamento e del costume dell’intero territorio in un ampio lasso di tempo che va dal XV secolo al XX secolo, dalla fine del medioevo ai giorni nostri, sintetizzati, come di consueto, nel saggio storico iniziale da Paola Ircani Menichini. Ancora una volta i nostri generosi concittadini ci mettono a disposizione un’ampia mole di documenti, raccolti e trascritti con sistematicità in numerosi archivi toscani, spesso anche di difficile accesso, con il consueto spirito di servizio. Ed offrono davvero un grande servizio: agli abitanti del territorio (e penso soprattutto alle giovani generazioni e all’utilizzo didattico di questi studi) che vi troveranno notizie sui loro luoghi, riscoprendo le radici profonde della propria identità, che lungi da ogni vizio localistico o auto-celebrativo, sottraggono all’unifor- mità e all’omologazione i tratti irripetibili della realtà locale. Ma il volume – questo come gli altri che lo hanno preceduto - offre un supporto anche a chi quel territorio è chiamato ad amministrare e che non può non tener conto della sua storia nella pianificazione urbanistica, nella gestione delle risorse e nella valorizzazione dei beni culturali: l’acquisizione di un quadro storico rigoroso e aggiornato deve infatti costituire una linea portante per ogni progetto di valorizzazione, una verifica critica permanente in tutte le fasi d’azione. Ma la pubblicazione integrale dei documenti, tratto distintivo dei lavori di Grassi, Ircani Me- nichini e Palomba, sarà indubbiamente utile anche alla comunità scientifica che potrà attingervi e trovarvi spunto per ulteriori approfondimenti e, confidiamo, per confronti comparativi con altre realtà da cui potranno scaturire elementi utili alla composizione di quel quadro generale di cui la nostra storia costituisce, per citare ancora Bevilacqua, una delle tante “declinazioni” locali. Alessandro Franchi, Sindaco di Rosignano Marittimo Sommario I. La storia della pieve di san Michele arcangelo e della Compagnia della Natività della Vergine Maria del Gabbro (sec. XIV - XIX) di Paola Ircani Menichini Le prime sedi cristiane. La pieve di Camaiano .................................................. pag. 9 La fine della pieve di Camaiano ......................................................................... pag. 11 S. Michele di Contrino ....................................................................................... pag. 12 La Compagnia della Natività della Madonna del Gabbro ................................... pag. 17 La nuova chiesa parrocchiale ............................................................................ pag. 20 Le vicende della Compagnia della Natività ........................................................ pag. 23 Avvenimenti dell’Ottocento e Novecento .......................................................... pag. 24 II. Le pievi e le chiese di Rosignano, Vada, Castelvecchio e Castelnuovo della Misericordia nelle visite pastorali dei secoli XV - XVII La pieve di S. Giovanni Battista e la chiesa di S. Ilario di Rosignano ............... pag. 27 La pieve di S. Giovanni Battista e Paolo di Vada e il suo territorio ................... pag. 34 La cura di S. Michele di Castelvecchio e la chiesa di S. Stefano di Castelnuovo della Misericordia ...................................................................... pag. 35 Note al testo....................................................................................................... pag. 38 III. Documentazione a cura di Lando Grassi, Paola Ircani Menichini, Corrado Palomba .................. pag. 49 Le fotografie: a pag.4, Nevicata al Gabbro (forse 1929) sui poggi di Villa Mirabello e di S. Michele; a pag. 6: S. Michele arcangelo, ca. sec. XVIII-XIX, Gabbro, chiesa di S. Michele. PAOLA IRCANI MENICHINI I. La storia della pieve di san Michele arcangelo e della Compagnia della Natività della Vergine Maria del Gabbro (sec. XIV - XIX) La storia del Gabbro inizia nell’antichità, dai resti archeologici della fine dell'età del Bronzo passando dagli insediamenti liguri, etruschi e romani, la via Emilia di Scauro e i traffici com- merciali connessi a Pisa, agli Appennini e alla «Lombardia». Ma di questo abbiamo scritto nel libro del 1996 che ha presentato famiglie e luoghi, oltre ai documenti di cui i gabbrigiani sono stati protagonisti fino all’Ottocento 1. Fondamentale fu - edè-inquesta sua storia la religione cristiana che supportò la società civile. Numerosi sono i documenti che la ricordano e tra questi hanno importanza le visite pastorali degli arcivescovi pisani 2, le delibere dell’antico Comune 3 e le carte dell’archivio parrocchiale 4. La storia che ne risulta è bella e inconsueta e l’occasione per portarla alla luce ci è fornita oggi dal 250° anniversario della costruzione della nuova chiesa parrocchiale (1761). Le prime sedi cristiane. La pieve di Camaiano. Nella Tarda Antichità Pisa acquisì sempre più importanza come sede vescovile (313); dal V secolo in poi il cristianesimo cominciò a diffondersi nei pagi o villaggi di campagna, ricalcando per lo più la divisione amministrativa romana. Nel territorio del Gabbro, il pagus Camaiano divenne pertanto anche una pieve (parrocchia) la cui chiesa fu intitolata a S. Giovanni Battista a testimoniare il valore del battesimo e della conversione. Il suo territorio fu molto esteso, limitato dal torrente Chioma, dal mare, dal pagus- pieve di Rosignano, dal fiume Fine e dal torrente Popogna. L’edificio della pieve si affacciava sulla val di Fine, ed era situato tra due torrenti che più tardi furono detti Sanguigna e Riardo. Era vicino anche ad una via collinare che passava da Cesari. Secondo i ricordi dei visitatori al tempo della sua decadenza, l’edificio doveva essere ampio e bello, costruito con marmi e con un occhio di fengite sulla facciata e dietro una tribuna. Tra i suoi beni annoverò per più secoli un mulino, costruito in epoca imprecisata (doc. II). Dalla Tarda Antichità e fino a tutto l’Alto Medioevo la pieve ebbe competenza unica nella celebrazione della messa, nelle confessioni, nella sepoltura dei morti, nei battesimi, nei matri- moni; le altre chiese che via via sorsero nel suo territorio furono degli oratori, per lo più privati e di proprietà dei fondatori, con un esercizio del culto limitato. La fine dell'Antichità apportò povertà e le devastanti invasioni dei barbari, gli ultimi dei quali furono i longobardi (568) che, per difendersi, sistemarono e riorganizzarono castelli e accam- pamenti militari