Ricerca-Valle Di Cadore

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Ricerca-Valle Di Cadore OPIFICI NEL COMUNE DI VALLE DI CADORE: ANALISI STORICA Nel Comune di Valle di Cadore la maggior parte dei manufatti e degli edifici paleoindustriali connessi con la presenza dell’acqua si andò insediando lungo gli affluenti del torrente Boite, e principalmente in località Vallesina, lungo il torrente omonimo. A Valle, con Vallesina e Supiana, nel 1776, come riportato dalle “Anagrafi Venete” vi erano “ventisette ruote di mulini da grano, una sega da legnami, cinque ‘telari’ da tela, ventidue mole”. Nel 1790, come indicato nel manoscritto di Giuseppe Monti, vi erano 29 molini, 1 sega, 1 mola e 1 batti ferro. Nel “Prospetto dei Molini da sega esistenti nel Cadore nel 1850” sono indicati nel Comune di Valle, ben 13 “molini da sega”, tutti privati, di cui “10 da comercio”. Opifici a monte del ponte costruito nel 1830 sul rio Vallesina lungo la Strada Statale d’Alemagna. Catasto Austro-Italiano, II Conservatoria (1849-1956), 150_Venas_II CONS_007. Archivio di Stato di Belluno. Derivazioni lungo il torrente Vallesina. Catasto Austro-Italiano, I Conservatoria (1849- 1956), 149_Valle di Sopra_I CONS_010. Archivio di Stato di Belluno. Derivazioni lungo il torrente Vallesina. Catasto Austro-Italiano, Impianto (1849-1956), 147_Valle di Sotto_IMP_028; IMP_030; Imp_031. Archivio di Stato di Belluno. Nel 1886, come riporta Ottone Brentari nella sua Guida, nel Comune di Valle vi erano 2 seghe e 8 mulini, mentre Antonio Ronzon nel volume IV “Dal Pelmo al Peralba” del 1896, riporta 4 seghe di legnami e un generico molini in Vallesina. Com’è evidente dalle mappe del Catasto Austro-Italiano sopra riportate, gran parte degli opifici idraulici si trovavano lungo il torrente Vallesina, e le due borgate Vallesina di Sopra e Vallesina di Sotto si svilupparono attorno alle attività che ne sfruttavano l’acqua. Gran parte degli opifici e abitazioni presenti a Vallesina di Sopra appartenevano alle famiglie Agnoli, mentre quelli posti a Vallesina di Sotto erano di proprietà delle famiglie Marinello. Dall’elenco degli anni 1930 delle “Concessioni di acqua pubblica ad uso industriale della provincia di Belluno” risultano lungo il torrente Vallesina, in località Vallesina una concessione per segheria intestata a Agnoli Raffaele con concessione dal 12.12.1891 per anni trenta, mentre in località Ronchi una concessione per “seghe per legnami” intestata a Santin Antonio con concessione dal 01.02.1925, sempre per anni trenta. Immagine d’inizio Novecento (particolare), sullo sfondo la “segheria Agnoli”. In data 4 novembre 1888, fu presentato dall’ing. Giuseppe De Zolt il progetto di derivazione delle acque dal rio Vallesina, per il funzionamento della segheria Agnoli Giuseppe di Stefano, posta a monte del ponte sul torrente Vallesina della Strada Statale d’Alemagna. Nel 1891 la Ditta Agnoli ebbe il riconoscimento della concessione per lo sfruttamento delle acque del torrente ad uso segheria. Come indicato nella “Pratica n.11 – Piccola derivazione” la Ditta Agnoli rinnovò la propria concessione nel 1921, nel 1951 e nel 1981. Le concessioni erano rilasciate per azionare una segheria da legnami limitatamente a sei mesi di esercizio l’anno, dal 15 marzo al 30 giugno e dal 15 agosto al 31 ottobre. Nella domanda di rinnovo presentata nel 1949 dalla Ditta Agnoli Giuseppe fu Giuseppe e Consorti fu richiesto l’aumento della portata da 0,60 a 0,80 moduli, con conseguente aumento della potenza nominale da KW 4,41 a KW 5,88, sfruttando un salto di 7,50 metri. Nel 1981 l’immobile fu venduto e fu fatto un altro rinnovo “…dal 1.1.1982 per moduli 1,15 - salto m7,70 - pot.nom. KW 8,46, per tutto l’anno, per produzione energia elettrica”. Si susseguirono altri atti di compravendita e volture, e solo nel 2010 fu presentata domanda di rinuncia. Per molti anni all’interno della segheria Agnoli lavorò Battista Agnoli, tanto che la segheria era detta “la sega di Tita”. I tronchi, dopo essere stati ridotti in tavole, erano accatastati nell’adiacente piazzale, per poi essere caricati sui carri che prendevano la via della Strada d’Alemagna. A seguito della costruzione del ponte ferroviario nel 1919 e della relativa linea ferroviaria, le tavole venivano caricate direttamente, tramite una cremagliera, sul treno che passava a pochi metri dall’opificio. Negli anni si sono susseguiti vari interventi di ristrutturazione ai corpi di fabbrica che componevano l’opificio originario, sono state ricostruite alcune parti della roggia e due ruote idrauliche, si sono fatte opere di ripristino e sistemazione ambientale dell’area circostante. L’opificio un tempo adibito a segheria nel 1997. Agli inizi del XX secolo, lungo il torrente Vallesina si potevano contare vari opifici tra cui le segherie di Antonio Santin e di Raffaele Agnoli, oltre a vari mulini e pila orzo. A monte di tutti gli opifici vi era la segheria Santin. Dalla “Pratica n.370 – Piccola derivazione” si evince che la segheria in località Ronchi fu realizzata da un certo Franzini Gaetano fu Carlo di Brescia, negoziante di legnami, che fece istanza in data 20 aprile 1894, per un salto di 7,80 metri, moduli 0,80, per una potenza di HP 6,24, necessaria al movimento di una sega da legnami, e che il procuratore per la Ditta Frazini era Antonio Santin fu Pietro. A seguito della pubblicazione della domanda della Ditta Franzini presentarono opposizione sette Ditte, investite dell’acqua del Vallesina, e precisamente: 1. Del Favero Giovanni fu Antonio, 2. Marinello Natale fu Bortolo, 3. Agnoli Michele fu Antonio, 4. Agnoli Giovanni fu Antonio, 5. Marinello Giuseppe fu Stefano, 6. Marinello Giuseppe fu Martino, 7. Agnoli Giuseppe fu Stefano; in seguito le varie Ditte recedettero dall’opposizione. Agli inizi del Novecento, Antonio Santin fu Pietro subentrò alla Ditta Franzini a seguito di compravendita avvenuta il 9 agosto 1914. La Ditta Santin cessò l’attività legata alla segheria agli inizi degli anni ’60 del secolo scorso. Ciò che rimane della segheria Santin lungo il torrente Vallesina. Proseguendo lungo il corso del torrente Vallesina, sotto la segheria Santin, sempre in sponda destra, vi era, come abbiamo visto, la segheria Agnoli, mentre poco sotto il ponte della Strada Statale d’Alemagna, vi era sulla sponda sinistra del torrente una fucina e poco oltre la segheria Agnoli Cosmo, le cui acque di scarico servivano ad azionare un mulino da grano a due palmenti di antica costruzione. Il mulino era della Ditta Agnoli Michele, Angelo, Irene-Giuseppina, Irene, Ermenegilda e Giovanna fu Giovanni e Marinello Maria-Carolina fu Giovanni e sfruttava un salto di 5,57 metri, moduli 0,36 per una forza di 2,66 cavalli. Il mulino, come gran parte degli opifici idraulici, rimaneva inattivo durante la stagione invernale a causa del gelo. La rinuncia alla concessione per azionare il mulino fu inoltrata dalla Ditta Agnoli nel 1949. La famiglia Agnoli fu Giovanni poco sopra il mulino aveva anche un pila orzo. Immagine d’inizio Novecento del torrente Vallesina e degli opifici idraulici posti a monte e a valle del ponte della Strada Statale n.51 d’Alemagna, edificato nel 1830. Poco più a valle vi era un altro mulino, di proprietà Agnoli Cosmo, che oltre alla segheria sopra riportata, aveva anche un piccolo edificio utilizzato per la “lisciva” del lino. Poco sotto il ponte della vecchia strada comunale che attraversava il centro dell’abitato vi era il mulino un tempo della Ditta Chiamulera Francesco fu Riccardo, poi Ditta Agnoli Luigi, Maria-Antonia, Mariano, Attilio, Vittorio, Dante fu Andrea e Adelaide fu Osvaldo e figli fu Andrea. Il mulino, posto sulla riva sinistra del torrente Vallesina, era di antica costruzione e aveva due palmenti. La derivazione fu rinunciata dalla ditta Agnoli nel 1949, ma ormai da qualche anno l’opificio non era più utilizzato. La famiglia Agnoli fu Andrea possedeva anche un pila orzo nei pressi del mulino. Ancora più a valle, sempre lungo la sponda sinistra del torrente Vallesina, vi era la segheria detta “De Nadal” e poco oltre, come risulta dalla “Pratica n.582 – Piccola derivazione” vi era due opifici, un mulino da cereali e un pila orzo, della Ditta Marinello Stefano fu Giovanni. Il mulino da grano a due palmenti sfruttava un salto di 4,90 metri, una portati di moduli 0,53, per una potenza di HP 3,463, mentre il pila orzo, ad un unico palmento, sfruttava un salto di 5,05 metri, una portati di moduli 0,23, per una potenza di HP 0,934, per un totale pari a 4,40 HP. Gli impianti, come riportato nella relazione per il rinnovo della concessione, a firma del geometra Arturo Toscani e datata 20 gennaio 1947, “sono di antica costruzione…non si è riusciti a rintracciare l’antica investitura che si presume concessa dalla Repubblica Veneta… e il mulino è l’unica fonte di possibilità di vita”. La rinuncia alla concessione di tali derivazioni fu accolta nel 1954. Durante il Secondo Conflitto Mondiale l’abitato di Vallesina subì un incendio, alcuni opifici furono danneggiati, quelli rimasti cessarono l’attività poco dopo la fine della Guerra o furono rovinati dall’alluvione del 1966. OPIFICI NEL COMUNE DI VALLE DI CADORE: ANALISI DELLO STATO DI FATTO E DEL DEGRADO Segno tangibile del legame dell’abitato di Vallesina con l’acqua sono le numerose mole abbandonate o rimpiegate per altro fine lungo le vie del paese ancor’oggi visibili. De vari opifici idraulici che un tempo animavano il piccolo abitato di Vallesina rimangono alcuni fabbricati, parte convertiti nel tempo ad altro uso, parte in stato di abbandono oppure ormai ridotti a ruderi. Tra i superstiti alle varie alluvioni e all’incuria vi è l’edificio, recentemente ristrutturato, che un tempo ospitava la segheria della famiglia Agnoli, posto a monte del ponte dell’ex Ferrovia delle Dolomiti, attualmente pista ciclabile.
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