«La Città Più Ornata Di Tutto Il Mondo»

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«La Città Più Ornata Di Tutto Il Mondo» Scuola Dottorale di Ateneo Graduate School Dottorato di ricerca interateneo Ca' Foscari-IUAV-Verona in Storia delle Arti Ciclo XXVIII Anno di discussione 2016 «LA CITTÀ PIÙ ORNATA DI TUTTO IL MONDO». FACCIATE DECORATE A ROMA FRA XV E XVI SECOLO SETTORE SCIENTIFICO DISCIPLINARE DI AFFERENZA: L-ART/02 Tesi di Dottorato di: Arianna Farina, matricola 831002 Coordinatore del Dottorato Tutore del Dottorando Prof. Giuseppe Barbieri Prof. Giuseppe Barbieri Indice INTRODUZIONE………………………………………………………………1 1. STATUS QUAESTIONIS, UN BILANCIO RAGIONATO………………………….8 2. IL RAPPORTO TRA DECORAZIONE E SVILUPPO URBANO NELLA PRIMA ETÀ MODERNA………………………………………………..45 2.1. Renovatio urbis Romae e facciate dipinte 2.2. Il graffito e l’edilizia minore. Nuova committenza e iniziativa privata. 3. PER UNA RICOGNIZIONE DELLA ROMA PICTA…………………………….83 3.1. Problemi metodologici 3.2. Un inventario topografico 3.2.1 Borgo 3.2.2. Ponte, Parione, Regola, Sant’Eustachio: il quartiere del Rinascimento nelle sue strade principali 3.2.3. Campo Marzio. Il momento di Leone X 3.3. Conclusioni 4. DECORAZIONE PITTORICA E GUSTO ANTIQUARIO………………………122 4.1. Dai testi ai bassorilievi antichi. Le citazioni su facciata 4.2. Il caso di via della Maschera d’Oro, 9 5. LE DECLINAZIONI ROMANE DI UN GENERE E IL RUOLO DEI GRANDI ARTISTI……………………………………………………………………150 5.1. Dalla Loggia vaticana alla decorazione della città: la scuola di Raffaello alle prese con i prospetti urbani 5.2. La mediazione di Peruzzi e l’affermazione del chiaroscuro 5.3. Facciate come quinte: la relazione con gli apparati effimeri per feste e rappresentazioni teatrali 5.4. La conclusione di una stagione del gusto 6. UN’ACCADEMIA ALL’APERTO…………………………………………...191 6.1. Decorazioni esterne e sfera pubblica dell’arte 6.2. Palazzo Gaddi e Palazzo Milesi: la riproduzione dei chiaroscuri di Polidoro da Caravaggio 6.3. La nascita di un nuovo pubblico 7. LA DECORAZIONE NELLE DINAMICHE DELLA MEMORIA URBANA: FORTUNA, PERDITA, OBLIO, RISCOPERTA…………………………………204 7.1. Decorata la città non restava che guardarla: la testimonianza delle fonti storiche 7.2. Demolizioni, distacchi e restauri della Roma Picta tra fonti e documenti 8. PROPOSTE PER UNA VISUALIZZAZIONE DIGITALE DELLE FACCIATE ROMANE……………………………………………………………………246 8.1. I materiali per una restituzione ICT: una nuova prospettiva di ricerca per il museo all’aperto del Rinascimento 8.2. Una ricognizione sull’impiego delle nuove tecnologie per il Cultural Heritage 8.3. Due proposte di valorizzazione 8.4.1. Rome Street View: un itinerario in presenza 8.4.2. Per un Information Landscape della Roma Picta SCHEDE…………………………………………………………………….271 NOTA BIBLIOGRAFICA……………………………………………………..326 NOTA SITOGRAFICA………………………………………………………..369 INTRODUZIONE «Vi son qui dipinti in grottesche, in stucchi e in altri modi differenti, artistici palazzi di Cardinali e di vari signori, e Roma è perciò la città più ornata di tutto il mondo. […] Or vedete se con tali opere si può dimenticare la nostra città!». Con queste parole Vittoria Colonna elencava al ventenne Francisco De Hollanda, appena giunto a Roma, le bellezze dell’urbe. Tra queste, la marchesa non dimentica le «facciate di palazzi» dipinte che, dalla fine del XV secolo, «nobilitarono Roma»1. Esperienza di confine tra architettura e arte figurativa, fenomeno urbanistico e segno di mobilità sociale, opera di oscuri ma anche di importanti pittori, realtà sfuggente per la scarsezza delle fonti e perché sacrificata al tempo e all’incuria, l’usanza di decorare le facciate romane nella prima età moderna, tanto ammirata da Vittoria Colonna, costituisce l’argomento di questo studio: un genere decorativo che, soprattutto tra XV e XVI secolo, caratterizza in modo tutt’altro che marginale, con oltre duecento esiti noti, l’immagine della Roma del Rinascimento. Molti sono gli spunti e quasi altrettante le prospettive d’indagine su questo fenomeno, debitori a volte – soprattutto all’inizio del XX secolo – delle politiche culturali e degli interventi conservativi. Mancano invece letture più ampie del fenomeno che collochino il discorso critico sui prospetti decorati a Roma durante il Rinascimento in una riconoscibile costellazione storico-artistica e in una più vasta prospettiva macro-culturale. Sono insomma ancora pochi gli studi che lo considerano una preziosa occasione per osservare, partendo da un fenomeno non centrale ma ricchissimo d’implicazioni, aspetti rilevanti della vita artistica tra Quattrocento e Cinquecento con le sue connessioni sociali, culturali, tecniche e ideali. Come scrive André Chastel nel suo saggio sul Sacco di Roma, «l’analisi delle opere e delle forme permette una esplorazione completa di quel che chiamiamo immaginario individuale e collettivo, il regno dei simboli»2 e questo vale in modo 1 Cfr. FRANCISCO DE HOLLANDA, I Dialoghi michelangioleschi di Francisco d’Olanda, 1548, ediz. cons. Antonietta Maria Bessone Aurelj, a cura di, Roma, Maglioni e Strini, 1926, p. 89. 2 ANDRÉ CHASTEL, Il Sacco di Roma, 1527, 1983, tr. it. Torino, Einaudi, ediz. cons. 2010, p. XXXIV. 1 particolare per le facciate dipinte in cui l’immaginario individuale e collettivo (ma anche quello suggerito dalle forme di fruizione rispettivamente di pubblico, abitante e committente) e i temi della città rinascimentale si sovrappongono in un tessuto semantico di rilevante spessore che si vuole analizzare isolando i diversi temi e le variegate implicazioni che direttamente o indirettamente hanno inciso sull’uso e sull’affermazione della pratica. L’argomento è stato oggetto, nell’ultimo secolo, di interventi eterogenei, caratterizzati soprattutto dalla loro episodicità. In questo studio si vuole invece ripercorrere il fenomeno nella sua globalità collocandolo all’interno dei molteplici registri individuati nel corso della ricerca. L’espressione di gusto in esame è apparsa infatti fortemente correlata a questioni non isolate ma profondamente collegate alla creazione urbanistica, artistica e anche ideale della Roma del Rinascimento. È per questo che si è scelto di analizzare la Roma picta come parte integrante dello sviluppo e della nuova concezione della città, senza limitarsi, cosa che invece caratterizza la maggior parte dei contributi che definiscono a oggi lo status quaestionis, a considerare singoli esempi o realizzazioni isolate. Il tessuto urbano è parso in questa indagine più importante della singola facciata dipinta: è l’aggregato, ciò che ha creato in sostanza l’immagine della città, che deve essere messo al centro del ragionamento. La scelta di analizzare il fenomeno in un centro politico, sociale e artistico, com’è la Roma del Rinascimento, ha permesso di mostrare questo fenomeno in tutta la sua complessità. Tra le diverse tipologie di ambienti decorati all’esterno che vengono realizzati in quegli anni, come le facciate delle chiese, i chiostri o i cortili, si è deciso di privilegiare le pitture che si affacciano su strada perché trasformano il contesto visivo della struttura urbana e perché, essendo parte dell’edilizia privata, manifestano e in parte realizzano strategie di appartenenza, di rinnovamento, di recupero dell’antico e di proiezione nel ‘moderno’ all’interno di un campo artistico e culturale in cui l’immaginario della città nuova e le trasformazioni sociali dell’urbe dialogano con le prospettive politiche e urbanistiche del pontificato e con il rinnovamento delle concezioni e delle pratiche pittoriche. La scelta di questa tesi è quella di individuare una prospettiva integrata di analisi, senza pretese di esaurire lo studio del fenomeno decorativo, ma con la consapevolezza che il materiale raccolto e le prospettive di indagine seguite possano diventare base interessante e promettente per ricerche future. 2 Al centro del lavoro vi sono quindi un fenomeno artistico e una città che lo accoglie e lo segna contribuendo a distinguere con peculiare originalità questa esperienza nel panorama italiano ed europeo. La forte connotazione ‘romana’ della ricostruzione e l’orizzonte metodologico che la guida implica un’attenzione tutta particolare alla morfologia urbana e al radicamento del fenomeno nelle strade e nei quartieri. Protagonista sarà allora, al di là del singolo esempio, per quanto importante, la sequenza delle facciate, la loro collocazione e la loro integrazione nella vita e nella struttura della città. Si cercherà di articolare questa tesi in controtendenza con una vasta mole di studi che sostiene, invece, il carattere geograficamente e culturalmente subordinato del fenomeno capitolino, con l’ambizione di integrare una storia degli studi sin qui segnata dalla mancanza di una monografia dedicata all’esperienza romana e orientata soprattutto alla collazione di fonti, documenti e immagini, alla disamina di alcuni prospetti all’interno della produzione di pittori di sicura fama o attenta, in modo a volte esclusivo, soprattutto alle tipologie di fabbriche, all’uso dei materiali e alle tecniche pittoriche usate per una loro conservazione. Per la definizione della genesi, dei caratteri, dei tipi e dei significati – propri o presunti – che sono alla base della diffusione e del successo della pratica si è deciso di delineare in primo luogo lo status quaestionis con l’obiettivo di ricostruire un dibattito storico critico in cui molto è stato finora messo in luce ma in cui, allo stesso tempo, sono stati tralasciati approcci tematici in grado di portare a una comprensione macro-culturale di un genere decorativo dalle molteplici sfaccettature. Un bilancio ragionato dunque, quello che si vuole proporre nel corso del primo capitolo: si interrogherà la storia
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