1551279540886 07 Erricofi

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1551279540886 07 Erricofi ©Ministero dei beni e delle attività culturali-Bollettino d'Arte MARIA ERRICO - STELLA SANDRA FINOZZI - !RENE GIGLIO RICOGNIZIONE E SCHEDATURA DELLE FACCIATE AFFRESCATE E GRAFFITE A ROMA NEI SECOLI XV E XVI e ricerche condotte sull'architettura romana fra XVI più nobili materiali, venendo a formare quinte stradali vi­ L e XV III secolo alla scoperta ed alla verifica delle vaci e variopinte, una sorta di arredo urbano ante lit­ tecniche di coloritura e finitura degli edifici non potevano teram. ignorare i problemi e gli interrogativi posti dallo studio delle La ricognizione e schedatura compiuta con il presente stu­ facc iate graffite ed affrescate. In ambiente romano non si dio ci svela quanto fosse diffuso, al di là di ogni aspettativa, era ancora evidenziato a sufficienza tale tema se non re­ l'uso di tale tecnica decorativa per la quale, a ben vedere, centemente, in occasione del Convegno su " Intonaci, co­ l'attributo di " povera " è applicabile solo relativamente lore e coloritura nell'edilizia storica " (1984), quando è a parametri economici di esecuzione mentre, quanto agli stato accennato al problema della conservazione di facciate esiti, non esiterei a definire i risultati, e dal punto di vista graffi te e affrescate a Roma, e nel numero 24 della rivista dell'immagine, e dal punto di vista della qualità artistica, Ricerche di Storia dell'Arte, in cui è stato presentato il decisamente ricchi. Ricchezza sì, ma effimera: l'inesorabile restauro della facciata cinquecentesca dell'edificio di Via scorrere del tempo, ma anche la mutevolezza del gusto ha della Fossa a Roma. messo a nudo la " povertà " della tecnica a fronte della Non appare invero come una caratteristica prettamente ricchezza estetica, ovvero l'incapacità di produrre opere di romana quella delle facciate graffite o affrescate o, meglio, valore , anche in termini di durata, mostrando ben presto tali facciate non contribuiscono certo alla formazione di una le scarne murature e gli intonaci rivestiti di sì splendide immagine per la quale si possa riconoscere la città di Roma, decorazioni, spesso ideate ed eseguite da valenti artisti. come invece accade per alcune città del Nord d'Italia come Ampliando poi il discorso per estenderlo alla considera­ Treviso, Trento, Castelfranco Veneto ed altre, per non zione di qualunque tipo di superficie esposta agli agenti citare Genova, il cui numero di facciate è tale da aver por­ atmosferici, si potrebbe allora affermare che è solo il tempo tato alla ideazione e realizzazione nel1982 del noto " Con­ il parametro, rispetto al quale una finitura architettonica vegno di Studi sui problemi di conservazione e restauro delle può definirsi " ricca " o " povera " quando, agli effetti fa cciate dipinte " e della Mostra " Genua picta - Propo­ estetici, ad una architettura eseguita in laterizio e materiali ste per la scoperta ed il recupero delle facciate dipinte " ; lapidei - nobili perché durevoli - si voglia paragonarne mentre altre città come Pavia, Torino , Vicenza, Milano, una finita ad intonaci affrescati o graffiti senza che quest' ul­ Firenze, per non citare che le maggiori, hanno avuto ampie tima risulti meno pregevole della prima dal punto di vista citazioni nel convegno genovese, in quello romano ed in estetico. altre occasioni qualificate. Che dire poi delle '' superfici di sacrificio '' nel caso delle I motivi della mancata presenza di tali immagini nella suddette facciate? Solo la consapevole ricerca di un risul­ corrente iconografia romana (le facciate graffite e affre­ tato effimero poteva portare ad identificare la superficie scate sono generalmente ignorate nei manuali di Storia del­ decorata con una superficie che avrebbe prima o poi ceduto l' Arte e neppure compaiono sulle cartoline illustrate) non agli assalti degli agenti atmosferici, per quanto protetta sono certo da ascriversi alla mancanza di interesse verso dagli abbondanti sporti dei tetti. O, piuttosto, si confidava una tale eredità storico-artistica - basti citare J?li studi di nella durata delle superfici decorate, eseguite, come attesta Maccari, Golzio, Zander e quello più recente della Peri­ anche la trattatistica, con particolari criteri che ne assicu­ coli Ridolfini (1960) -, ma a due fattori che non possono rassero la conservazione. non destare preoccupazione ed allarme : da una parte il Ci troviamo così a dover procedere ad opere di manuten­ mancato interesse e la scarsa attenzione seguiti ai lavori zione e restauro su intonaci e coloriture che, fisicamente, si degli studiosi citati, dall'altra il fatto che tante pregevoli trovano ad avere la stessa consistenza di un qualsiasi into­ opere rimangono inosservate ai più, sia perché molto diffi­ naco finito con tanto di superficie di sacrificio (è il caso cilmente si alza lo sguardo al di sopra del proprio naso, sia dell'affresco che del graffito, i cui strati più esterni giun­ sia perché, pur alzandolo, altrettanto difficilmente si scorge gono a spessori del millimetro per il graffito e qualcosa di qualcosa di diverso dal " colore di Roma ", qualcosa che più per l'affresco), mentre qualitativamente nessuno si sen­ emerga dall'indistinto per imporsi prepotentemente all' oc­ tirebbe di sacrificare tale superficie all'azione degradante chio del passante a significare la presenza di un unicum degli agenti atmosferici. all'interno di un tessuto urbano omogeneo e compatto. Una considerazione è da aggiungere a proposito della Cosi infatti appariva Roma fra la fine del XV ed il loro durata, ovvero del loro valore effimero, se è vero , X VI secolo : le famiglie emergenti dovevano mostrare i come alcuni attestano, che degli intonaci stessi era previsto segni della loro presenza preminente in seno alla società un periodico rinnovo : si verrebbe ad ammettere implicita­ e perciò scelsero, compatibilmente con le loro fortune, di mente la consapevolezza, da parte di ordinatori ed esecu­ decorare le loro abitazioni con affreschi o graffiti rappre­ tori, di una durata limitata nel tempo dell'opera artistica sentanti scene mitologiche a carattere simbolico, scene tratte eseguita sulla facciata , seppur con adeguati accorgimenti dalla storia romana, partiture geometriche, imitazioni di che ne prolungassero la vita. 53 ©Ministero dei beni e delle attività culturali-Bollettino d'Arte Però, al di là di queste rapide riflessioni, che, come con­ Certamente nella gamma dei colori di Roma - quelli seguenza, potrebbero addirittura portare a decretare la più autentici, quali emergono dallo studio delle documenta­ irrimediabile fine di tali testimonianze per inarrestabile e zioni originali d'archivio, ma anche dallo studio dei dipinti definitiva consunzione, ci si trova di fronte ad una consi­ del Settecento -, il posto occupato dalle facciate graffite stente presenza di facciate graffite ed affrescate in condizioni ed affrescate ha un carattere di preminenza e unicità tale precarie, ma ancora recuperabili. Ma, una volta presa co­ che un loro recupero non può che essere caldamente soste­ scienza di questa realtà - così come in modo pressoché nuto e incoraggiato. Il lavoro che presentiamo al pubblico esaustivo è stato fatto con l'occasione del presente lavoro -, degli esperti e degli amministratori vuole avere appunto lo nuove preoccupazioni e nuovi problemi si pongono al momento scopo di ribadire l'esistenza di una realtà degna di essere stesso della impostazione di un programma di intervento. presa nella massima considerazione ed attenzione - così Intanto un problema di conoscenza, e quindi di opinione : come già era emerso in occasione del Convegno su "Intonaci, la conoscenza del problema è limitata a pochi conoscitori colore e coloriture nell'edilizia storica" - col supporto, capaci di guardare l'architettura e quindi di coglierne gli questa volta, di una notevole quantità di dati organizzati aspetti più cospicui, mentre sguardi distratti e frettolosi per schede di rilevamento, identificazione storica e stato di non riescono a cogliere grosse variazioni all'interno della conservazione, che danno l'esatta dimensione del problema gamma dei " colori di Roma ", e pertanto non distinguono; in modo chiaro e documentato. cosicché esporre problemi che sono sotto gli occhi di tutti senza essere visti non significa certo creare opinione ed inte­ L'analisi è stata condotta entro limiti spaziali e temporali resse verso un patrimonio culturale in via di disfacimento. ben precisi così che, se anche alcuni edifici degni di attenzione Né, d'altro canto, è possibile distinguere e riconoscere l'uni­ sono stati censiti al di fuori del Centro Storico di Roma, curo nel colore di Roma quando esso troppo spesso va ad essi tuttavia rientrano nell'arco temporale che va dal XV identificarsi con patine e croste di polvere nera e grassa che al XVI secolo, come ad esempio il Casale Strozzi. In realtà tutto ricoprono ed unificano facendo emergere fin troppo i limiti sono stati di carattere contingente, dovuti soprat­ i restauri intrapresi e portati a termine nella maglia compatta tutto alle dimensioni di una tesi di laurea, mentre è ben del tessuto urbano. Il lavoro di ricerca e schedatura qui pre­ noto che il fenomeno si estende oltre il termine temporale - sentato ha il pregio, fra l'altro, di offrire una precisa e e spaziale, in conseguenza - del XVI secolo, per giungere puntuale individuazione delle cause e dei tipi di degrado cui alle soglie di questo secolo con attenuazioni e riprese e con sono soggette le facciate schedate, andando ad evidenziare cambiamenti di finalità, cui vale la pena accennare, sia come la riduzione degli sporti e la conseguente
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