Spagnoletti Critico Def Ebook.Pdf
Total Page:16
File Type:pdf, Size:1020Kb
Biblioteca di Sinestesie 90 Paola Benigni Giacinto Spagnoletti Vita d’un uomo e storia di un critico del Novecento Edizioni Sinestesie © 2020 Associazione Culturale Internazionale Edizioni Sinestesie Via Tagliamento, 154 – 83100 Avellino www.edizionisinestesie.it – [email protected] ISBN 978-88-31925-56-3 e-book a Francesco Indice Introduzione 11 Capitolo I Vita d’un uomo e storia di un critico del Novecento 21 Gli albori della critica spagnolettiana: dalle “Antologie” della poesia italiana contemporanea alle “Storie” della letteratura del Novecento 32 Tempo di bilanci 40 La dimensione europea della critica spagnolettiana 42 Giacinto Spagnoletti: uno scrittore di “secondo mestiere” 46 Una nuova frontiera: Letteratura e Fantascienza 65 Il critico della memoria 67 Capitolo II Il Novecento lirico di Giacinto Spagnoletti. I luoghi, gli incontri e i ritratti 75 Alle origini della poesia ‘moderna’: Crepuscolari e Futuristi 86 Govoni, Gozzano e Palazzeschi: Crepuscolari ‘sui generis’ 92 Alcuni ritratti dei “suoi” contemporanei 97 L’originalità di Camillo Sbarbaro 98 Umberto Saba un “classico” contemporaneo 101 L’impegno umano di Giuseppe Ungaretti 103 Eugenio Montale: il poeta “simbolo vivente del travaglio dell’ermetismo” 106 Mario Luzi: un poeta “in grado di prevedersi” 109 Pier Paolo Pasolini e il Diario dell’“impura giovinezza” 111 Alda Merini: la “poetessa dallo sguardo incantato” 115 8 INDICE Capitolo III Gli “irregolarissimi” di Giacinto Spagnoletti 121 La poesia tra lingua e dialetto e la passione per G.G. Belli 121 Sui poeti dialettali del Novecento 126 La poesia dialettale contemporanea meridionale e centrale 131 La poesia dialettale contemporanea settentrionale 136 Appendice Introduzione agli scritti inediti 149 Camillo Sbarbaro nella poesia ligure contemporanea 157 Lettera dall’Italia 181 Bibliografia 189 Indice dei nomi 193 Forse un uomo di poca memoria non è molto atto a gustar poesie. Giacomo Leopardi, Zibaldone La memoria è un segreto, un tempo nuovo, l’ardore di una visita che resta. Giacinto Spagnoletti, Di notte una preghiera Introduzione Nel giugno 2003 dal panorama critico letterario italiano è venuta a mancare una personalità importante, un intellettuale di grande spessore e levatura europea, oltre che un critico militante di prim’ordine; e «[…] quasi non c’è lettore di cose letterarie», per citare le toccanti parole di Raffaele Manica, scritte in occasione della scomparsa dell’esegeta, che, prima o poi, non abbia incontrato e molteplicemente incrociato il suo nome […]. Un nome che da sempre, questa l’impressione, sembrava essere stato in dimestichezza con la letteratura italiana e con varie stagioni della letteratura europea1. Giacinto Spagnoletti apparteneva, difatti, proprio a quella generazione di intellettuali italiani che appena ventenni si erano avvicinati all’Erme- tismo, avevano poi vissuto intensamente l’esperienza del fascismo e della seconda guerra mondiale, usando – in quei difficili momenti di vita civile e culturale – la parola come unica forma di consolazione e di ‘resistenza’; un’impresa, quest’ultima, non certo facile, data la scarsità di mezzi a di- sposizione e soprattutto il clima oppressivo in cui erano costretti ad ‘ope- rare’. Nonostante ciò, però, quei coraggiosi giovani d’allora riuscirono nel loro più ambizioso intento, ossia quello di far conoscere, alla piccola e smarrita Italia del dopoguerra, confini culturali più vasti, alimentando così nuove speranze per un futuro tutto da ‘rifondare’. Fino agli ultimi anni della sua attività, Giacinto Spagnoletti ha poi continuato a impegnarsi attivamente nella vita letteraria del proprio tem- 1 R. Manica, Giacinto Spagnoletti, la passione al lavoro, in «Il manifesto», 19 giugno 2003, p. 13. 12 INTRODUZIONE po e a partecipare, sia direttamente – entrando nel vivo di polemiche culturali, recensendo opere su giornali e riviste specializzate e collaboran- do con prestigiose case editrici – sia indirettamente, ai maggiori eventi letterari, riuscendo in tal modo ad interpretare ed integrare, con le sue valutazioni, gli scritti dei maggiori autori del XX secolo e a fornire, com- plessivamente, contributi critici molto rilevanti all’intero mondo dell’e- rudizione accademico e non. Nel presente studio si è proceduto a restituire, in primis, aspetti salienti della vita e poi dell’operato di Giacinto Spagnoletti critico letterario, cer- cando di soffermare l’attenzione specialmente su quegli eventi, su quei luoghi e su quegli incontri che più hanno lasciato un indelebile segno nella sua memoria e, conseguentemente, influenzato la sua formazio- ne, il suo pensiero e la sua metodologia critica. I suoi giudizi risultano infatti particolarmente preziosi, soprattutto per noi studiosi dell’epoca contemporanea, per il loro valore testimoniale, indispensabile per la ri- costruzione minuziosa di almeno un cinquantennio (e oltre), letteraria- mente e culturalmente inteso, popolato da tanti grandi intellettuali con cui Spagnoletti ha intrecciato variamente relazioni e discussioni, al fine di soddisfare quella sua “nascosta ambizione” di giungere a «saper leggere gli uomini come i libri»2. In una pagina introduttiva alla sua Storia della letteratura italiana del No- vecento3, Giacinto Spagnoletti così definiva la figura del critico: Il critico, s’intende, non è che un testimone, al quale sono conces- se – chissà fino a quando obietterebbe Eugenio Montale – tutte le possibili interpretazioni, anche quelle che denunciano la sua pochezza d’intuito, e l’obbedienza ai luoghi comuni. Ponendosi dal suo punto di vista, sempre incapace di abbracciare l’intero orizzonte, si possono subito stabilire i suoi limiti, culturali, metodologici, di informazione e di analisi. Tranne che nei grandi maestri, i quali imprimono talvolta un segno nega- tivo – è il caso di Croce – alla loro adesione nei confronti dei contempo- ranei, riconoscendosi solo negli autori amati nelle età precedenti, in quasi 2 G. Spagnoletti, I nostri contemporanei. Ricordi e incontri, Spirali, Milano 1997, p. 270. 3 Id., Storia della letteratura italiana del Novecento, Newton & Compton, Roma 1994. INTRODUZIONE 13 tutti gli altri è la forza della memoria, è la capacità di stabilire confronti e relazioni, ad avere alla fine partita vinta4. Si tratta di un brano particolarmente significativo, che si è deciso di riportare ad incipit della presente trattazione, in quanto da esso è possibi- le non solo ben comprendere quanto Spagnoletti fosse lucidamente co- sciente delle difficoltà metodologiche, dei pericoli e dei limiti ideologici insiti nel proprio ‘mestiere’ di critico, ma anche perché in esso è racchiusa la sua più importante ‘professione di fede’, quella nella memoria. Soprat- tutto da queste ultime righe emerge, infatti, in modo inequivocabile, quanta importanza Giacinto Spagnoletti attribuisse, proprio in ambito esegetico, alla funzione mnemonica, da lui ritenuta per giunta «il vero motore e la vera forza»5 di tutta una schiera, purtroppo non molto vasta, di studiosi liberi e indipendenti – quei critici “della memoria” – dei quali egli può essere, forse, considerato uno dei più autentici rappresentanti. La memoria si impose, molto presto, come il tratto più peculiare della sua vastissima attività ermeneutica: fu proprio essa a ispirargli i ritratti lette- rari più intensi, i confronti più pertinenti, i giudizi critici più oculati e non è un caso, dunque, che i suoi saggi più apprezzabili prendano avvio proprio da ricordi a carattere specularmente ‘autobiografico’6, finendo perciò per essere interamente pervasi e dominati da una memoria (intima e personale) che si rivelò, tra le sue muse, quella più “attenta”7 e operosa, ma anche 4 Ivi, p. 7. 5 Ibid. 6 Giacinto Spagnoletti, nella nota finale dello scritto introduttivo (La letteratura: ieri come oggi?) al volume I nostri contemporanei. Ricordi e incontri (cit.), così spiegava al suo letto- re: «mancano dalla lista di questi ritratti-ricordi alcuni nomi illustri (da Moravia a Pavese, da Vittorini a Sciascia, da Contini a Pomilio, eccetera), che avrebbero potuto completare il quadro della nostra letteratura osservata nel tempo, anche perché dotati di una forte per- sonalità. Ma lo scopo del libro non è quello di ricavare dalle pagine di un’opera il profilo umano del suo autore, bensì il contrario: dar rilievo, pur con tutti i limiti della mia me- moria, alla conoscenza diretta di uno scrittore, rafforzandola con i riferimenti tratti anche dalle singole opere. Così dove la conoscenza sul piano umano non era stata approfondita, ho preferito tacere» (pp. 18-19). 7 L’allusione è qui al titolo di un quadro dedicato proprio a Giacinto Spagnoletti da un amico, il poeta e pittore Luigi Bartolini, nel 1952: Le muse attente. Quest’opera, partico- larmente cara al critico, è stata riprodotta sulla copertina della sua ultima raccolta di saggi 14 INTRODUZIONE insidiosa, in quanto non doveva certo rivelarsi operazione semplice dover giudicare soprattutto quei moltissimi contemporanei “poeti-amici”, da lui scelti, frequentati, amati, privilegiati e, infine, ‘rinarrati’ in chiave persona- le, sempre sapida e profonda, ironica e a tratti anche spassosa: In quanto alla poesia dei miei contemporanei… beh, posso dire che mi abbia dato più dispiaceri che gioie. L’amo, ma non posso fare a meno di pensare che il mestiere di critico nei confronti dei poeti, quando si cono- scono di persona, diventa un supplizio. O la persona è migliore della poe- sia, o la poesia migliore della persona: in entrambi i casi uno squilibrio. Quando non si conoscono direttamente, è ancor peggio: