Come Rimanere a Casa Propria Da Anziani
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C OMUNITÀ D I S ANT’ E GIDIO F RIULI V ENEZIA G IULIA 1 PREFAZIONE Trieste detiene un record nella percentuale di anziani sul totale della popolazione: gli ultrasessantacinquenni sono circa il 27, 5 per cento, un record europeo. Si regi- stra in particolare un aumento nella fascia over 75, i cosiddetti grandi anziani, che in gran parte vivono soli; ci sono anche numerosi ultracentenari. La situazione di Trieste, insomma, è quella che gli scenari prefi gurano per l’Italia nel 2030. L’aumento dell’aspettativa di vita è ovviamente positivo, in linea generale, e per molti cittadini attesta l’esistenza di buone condizioni di salute, tuttavia la presen- za di un numero sempre più elevato di anziani e grandi anziani deve richiamare l’attenzione della comunità, in particolare delle istituzioni, dei vari soggetti pub- blici e privati impegnati nelle attività di welfare, dei cittadini stessi. Pertanto, considerato il quadro demografi co, uno degli obiettivi qualifi canti che ci siamo posti da subito, come Amministrazione locale, è stato quello di trasformare Trieste in un “laboratorio” per la miglior qualità di vita possibile per le persone anziane, promuovendo il benessere psicofi sico e il protagonismo solidale degli anziani, per favorire la permanenza dei soggetti anche potenzialmente fragili nel proprio contesto naturale di vita. Per realizzare questo ci siamo resi conto che il Comune non può più limitarsi a svolgere una funzione di mero erogatore di servi- zi, ma deve agire come attivatore di processi effi caci per intercettare le situazioni di potenziale vulnerabilità e per rispondere ai bisogni, creando forti alleanze con gli altri soggetti (Azienda sanitaria, volontariato, cooperazione, no profi t, organiz- zazioni dei cittadini). Questo il ruolo, fondamentale, del Piano di zona, su cui tanto ci siamo impegnati: unire le risorse, sia a livello programmatico che nella fase di concreta realizzazio- ne delle azioni condivise, per intervenire in modo più effi cace e capillare. Per gli anziani, le progettualità sono state potenziate rispetto al passato, seguendo due fondamentali direttrici: • la promozione e la prevenzione, per lo sviluppo della cultura dell’invecchia- mento attivo, per la diff usione di stili di vita appropriati, anche attraverso l’am- pliamento dell’off erta di attività motorie, culturali, socio- ricreative; • la domiciliarità, cioè un insieme di interventi fi nalizzati all’assistenza alla per- sona anziana e all’off erta di servizi per garantire la permanenza a domicilio e il sostegno alle famiglie nelle attività di gestione della quotidianità dell’anziano. Per noi, domiciliarità vuol dire non solo continuare a stare a casa propria, avere una rete familiare su cui contare, avere servizi di assistenza al proprio domicilio, potersi avvalere dell’aiuto di operatori professionali, preparati ed attenti, ma è an- che continuare ad essere a pieno titolo parte della propria comunità, avere diritto 2 alla casa come bene primario, come spazio di libertà, di espressione di sé, come luogo di accoglienza, di sosta, di nutrimento, di difesa e protezione, spazio della memoria e delle radici. In sostanza, “la casa è dove si trova il cuore” (Gaio Plinio Secondo). I servizi per consentire questo diritto della persona ci sono, e sono molteplici, ma è fondamentale conoscerli, e potervi accedere con consapevolezza e partecipa- zione. Questa guida rappresenta quindi un prezioso vademecum per la domiciliarità, a Trieste e nel territorio provinciale. Colgo l’occasione per ringraziare le colleghe degli altri due Ambiti socio-assistenziali per aver consentito di inserire anche le informazioni relative ai servizi presenti nei Comuni minori, rendendo lo strumen- to più completo. Sono sinceramente grata alla Comunità di S. Egidio che ha messo a disposizione le sue competenze e il suo impegno, come sempre con grande senso di solidarietà e spirito di collaborazione, e a tutti i soggetti sia istituzionali che privati che hanno contribuito alla realizzazione della Guida, per aiutare concretamente la cittadi- nanza ad orientarsi nella composita mappa dei servizi attivi sul territorio. L’Assessore alle Politiche Sociali e ai Servizi ed Interventi per la Disabilità dott.ssa Laura Famulari 3 RINGRAZIAMENTI Questa guida è frutto di un lavoro condiviso in cui molti hanno creduto. Un ringraziamen- to particolare va alla dottoressa Laura Famulari, assessore alle Politiche Sociali del Comune di Trieste che per prima ha creduto e sostenuto questo progetto assieme alla dottoressa Ambra De Candido, dirigente del Servizio Domiciliarità del Comune di Trieste. L’apertura ad uno sguardo provinciale è stato possibile grazie all’appoggio degli altri due Ambiti della provincia di Trieste, e per questo ringraziamo la dottoressa Tatjana Kobau e Loredana Ros- si, assessori alle Politiche Sociali degli Ambiti di Duino Aurisina e Muggia. Ringraziamo il consiglio direttivo dell’associazione Le Buone Pratiche, che hanno sostenuto in modo so- stanziale questo progetto, condividendone fi n da principio gli obiettivi. Ringraziamo la Fon- dazione Dorni con il suo presidente Nerio Tomizza per il contributo off erto, attestazione di stima e riconoscimento del valore di questo lavoro. Ringraziamo la dottoressa Anna Galopin dell’Unità Anziani del Comune di Trieste, l’attenzione e la stima dimostrataci sono stati per noi di grande incoraggiamento, preziosi sono stati i suoi suggerimenti soprattutto in fase di revisione dei testi, così come il supporto fornito dalla dottoressa Romana Maiano, responsa- bile dell’Ambito 1.1 (Duino Aurisina) con i suoi collaboratori Alenka Jeric e Fabio Violin e la dottoressa Isabella D’Eliso, responsabile dell’Ambito 1.3 (Muggia), con la sua collaboratrice Aura Nicolini. Molti sono stati i contatti avuti con l’Azienda Sanitaria, per tutti ringraziamo il dottor Flavio Paoletti, referente per l’Azienda Sanitaria nei Piani di Zona, esempio concreto del lavoro interistituzionale, per il suo contributo alla revisione del testo. Un ringraziamento al dott. Valentino Patussi, dirigente del Dipartimento Prevenzione dell’Azienda Sanitaria 1 Triestina e i suoi collaboratori, dottoresse Sara Sanson e Daniela Germano, che con solle- citudine hanno collaborato alla redazione di alcune voci della guida, cogliendone il valore comunicativo e informativo. Un ringraziamento alla dottoressa Filomena Vella, psicologa del Distretto Sanitario n 2 per la sua passione e competenza, e a Monica Ghiretti della Microarea Ponziana per la concretezza dell’aiuto fornito. Un grazie sincero al dottor Gianluca Magnelli de Le Buone Pratiche per la sua collaborazione preziosa nella redazione del testo. Un rin- graziamento ai referenti delle molte associazioni citate nella guida, che hanno aderito alla richiesta di informazioni. In particolare ringraziamo Stefano Marchesoni di TriesteAbile, che con pazienza e competenza ci ha accompagnato nel mondo della legislazione e dei servizi a tutela dei disabili. Un ringraziamento all’avvocato Caterina Dolcher dell’AsSostegno, che con grande disponibilità, gentilezza e competenza, ci ha aiutato ad orientarci in materia di tutela dei diritti degli anziani. Un ringraziamento a quanti, operatori dei servizi hanno risposto alle innumerevoli telefonate, richieste di contatto per informazioni, ragguagli e approfondimen- ti. A quanti non abbiamo citato ma che in vario modo hanno contribuito alla buona riuscita di questo lavoro va il nostro ringraziamento più sincero, nella speranza che i contatti creati, le relazioni intrecciate in quest’occasione portino frutto per il lavoro futuro. Gli autori 4 Lettera di Maria Ho quasi settantacinque anni, vivo da sola a casa mia, la stessa in cui stavo con mio marito, quella che hanno lasciato i miei due fi gli quando si sono sposati. Sono sempre stata fi era della mia autonomia, ma da un po’ non è più come prima, soprattutto quando penso al mio futuro. Sono ancora autosuffi ciente, ma fi no a quando? Tra me e me m’accorgo che i gesti diventano giorno per giorno un po’ meno disinvolti, anche se mi dicono ancora: “Fossi io come lei alla sua età...”. Uscire per la spesa e tenere la casa mi fa una fatica crescente. E allora penso: “Quale sarà il mio futuro?”. Quando ero giovane la risposta era semplice: con tua fi glia, col genero, con i nipoti. ma adesso come si fa, con le case piccole e le famiglie in cui lavorano tutti? Allora anche adesso la risposta è semplice: l’istituto. È martellante, lo dicono tutti, però tutti sanno anche, e non lo dicono, che nessuno vorrebbe lasciare la sua casa per andare a vivere in un istituto. Non posso credere davvero che sia me- glio un comodino, uno spazio angusto, una vita tutta anonima alla propria casa, dove ogni oggetto, un quadro, una fotografi a, ricordano e riempiono anche una giornata senza tante novità. Sento spesso in giro chi dice: “L’abbiamo messo in un bell’istituto, per il suo bene”. Magari sono sinceri, ma loro non ci vivono. Non è neppure un “male minore”, ma necessario. Am- mettiamo pure di non capitare in uno di quei posti da telegiornale, dove gli fa fatica pure darti l’acqua se hai sete, o ti maltrattano solo perché si sentono frustrati del lavoro che fanno. Però non credo proprio che sia un istituto la risposta a chi sta un po’ male e, soprattutto sta solo. Ritrovarsi a vivere all’improvviso con persone estranee, non volute e non scelte è davvero un modo per vincere la solitudine? So bene come si vive in istituto. Succede che vuoi riposare e non ci riesci perché non sopporti il rumore degli altri, i colpi di tosse, le abitudini diverse dalle tue. Si dice che da vecchi si diventa esagerati. Ma non è un’esagerazione immaginarsi che se vuoi leggere c’è chi vuole la luce spenta o che se vuoi vedere un programma, o se ne guarda un altro o non è orario. In un ricovero anche i problemi più banali diventano diffi cili: avere ogni giorno il giornale, riparare subito gli occhiali quando si rompono, comprare le cose che ti servono se non puoi uscire.