Propaganda, Cinema E Politica 1945-1975

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Propaganda, Cinema E Politica 1945-1975 Archivio audiovisivo del movimento operaio e democratico Annali 11 2008 Propaganda , cinema e politica 1945-1975 a cura di Ermanno Taviani Archivio audiovisivo del movimento operaio e democratico Annali 11 2008 Propaganda, cinema e politica 1945-1975 a cura di Ermanno Taviani Il volume è stato realizzato con il contributo della Direzione Generale per il Cinema - Ministero per i Beni e le Attività Culturali Edizione a cura Via Ostiense, 106 Roma 00154 Tel. (39) 06/57.305.447 - 06/57.428.72 - 06/57.289.551 Fax. (39) 06/57.580.51 e-mail: [email protected] – www.aamod.it Affiliato F.I.A.F. (Fédération Internationale des Archives du Film) Indice Introduzione PARTE PRIMA Il cinema di propaganda: il caso del Pci Ermanno Taviani Il 18 aprile 1948 e il cinema Mino Argentieri Fra fiction e realtà. Radici e continuità della propaganda politica in Italia Edoardo Novelli Il mito di Palmiro Togliatti e di Maurice Thorez nella propaganda politica del comunismo italiano e francese Sante Cruciani Gli anni della censura: il caso Lizzani Antonio Medici PARTE SECONDA La propaganda dei Comitati civici e le elezioni del 1948 Intervista a Turi Vasile di Tatti Sanguineti (rielaborazione di Ermanno Taviani) Da Togliatti è tornato a Il sole sorge ancora Intervista a Carlo Lizzani di Tatti Sanguineti ed Ermanno Taviani Cinema, propaganda e televisione nel Partito comunista italiano Intervista a Mino Argentieri di Tatti Sanguineti ed Ermanno Taviani Cinema, manifesti e fumetti nelle campagne elettorali tra fascismo e dopoguerra Intervista a Ernesto G. Laura di Tatti Sanguineti ed Ermanno Taviani Cinema, televisione e propaganda nella Democrazia cristiana Intervista a Bartolo Ciccardini di Tatti Sanguineti ed Ermanno Taviani PARTE TERZA Guida per le proiezioni cinematografiche popolari Introduzione E’ dal momento della sua fondazione che la Fondazione Archivio audiovisivo del movimento operaio e democratico ha lavorato sul tema della propaganda politica, con particolare attenzione a quella cinematografica. Queste ricerche hanno conosciuto negli ultimi anni un ulteriore impulso con il Progetto Cinema di propaganda il quale, finanziato dal Ministero dei Beni e Attività culturali – Direzione Cinema, ci ha visto coinvolti insieme alla Fondazione Istituto Sturzo, alla Cineteca e all’Istituto Gramsci di Bologna. Questo «Annale» è centrato sui risultati di quella ricerca di cui un importante passaggio è stato rappresentato dal Convegno del marzo 2007, tenutosi presso la Camera dei Deputati, che ha visto la partecipazione di studiosi, critici cinematografici e testimoni. Infatti in questo volume troviamo, rielaborate, alcune delle relazioni che sono state presentate in quell’occasione. Il focus dell’«Annale» muove dalla propaganda più strettamente cinematografica alla propaganda in generale. Si procede da discorso incentrato sui due principali partiti politici (Democrazia cristiana e Partito comunista italiano, in primis ) per allargarsi verso altri soggetti presenti nell’arena politica. Naturalmente vengono messi a fuoco i momenti di cesura in questa storia: il 1948, la nascita della televisione nel 1955, il miracolo economico (1958-1963), il centro-sinistra, gli anni settanta. Sono stati, inoltre, posti al centro dell’attenzione i momenti di accelerazione dell’azione della propaganda, come le campagne elettorali, così come le ritualità e i simboli della politica. Da’altro canto, la storiografia, ha prestato una crescente a questi aspetti, da cui gli studi dedicati con sempre maggiore frequenza alle campagne elettorali e alla propaganda, così come, parallelamente, hanno fatto gli storici del cinema rispetto al cinema politico, a quello documentario, a quello cinegiornalistico. All’interno dell’«Annale» sono raccolti due tipi di testi: un insieme di contributi di tipo saggistico e cinque testimonianze, che sono le rielaborazioni delle videointerviste compiute per il Progetto propaganda. Accanto a testi che riprendono alcune delle relazioni presentate al convegno del 2007, ci sono alcuni contributi che sono stati redatti successivamente. Mino Argentieri compare sia come saggista, sia come testimone in ragione del suo doppio ruolo rispetto a una parte della storia ricostruita in questo volume: come miniera inesauribile di memoria, per il ruolo svolto nelle strutture del Pci che si occupavano di cinema; come studioso capace di rielaborare in senso storico e critico quella vicenda. Nella terza parte del volume, infine, abbiamo voluto ripubblicare la Guida per le proiezioni cinematografiche popolari , ritrovato alcuni anni fa nella biblioteca privata di Paolo Taviani. Si tratta di un testo che ebbe larga circolazione nei circoli del cinema degli anni cinquanta, di cui fu autore Mino Argentieri. E’ un documento di grande interesse per molte ragioni: perché smentisce tutta una serie di luoghi comuni sull’atteggiamento dei comunisti verso il cinema italiano e statunitense, come –ad esempio – nei confronti dei film di Totò o del neorealismo “rosa”; perché mette bene in luce il posto che le proiezioni avevano nell’azione propagandistica della sinistra, e non solo, di quell’epoca; perché mostra la costante lotta contro gli interventi delle forze di Pubblica sicurezza per impedire le iniziative e gli stratagemmi che furono adottati per farvi fronte; perché dimostra la presenza di una grande sensibilità culturale rispetto al meglio della produzione cinematografica mondiale oltre che un’attenzione verso i film potenzialmente più efficaci per catturare l’attenzione di un pubblico popolare; perché mostra come i cineclub, i circoli del cinema, svolsero un ruolo importante nella costruzione della democrazia italiana; e per tante altre ragioni che il lettore intuirà da solo leggendo questo testo. Le testimonianze e i contributi compresi in questo «Annale» riguardano principalmente la storia della propaganda cinematografica e non del Partito comunista e della Democrazia cristiana. Purtroppo il progetto, dopo i primi due anni, non è stato rifinanziato e quindi non è potuto giungere ai suoi approdi naturali che prevedevano un approfondimento sia della propaganda degli altri partiti e uno studio più approfondito dei film del ricco archivio della Democrazia cristiana conservato presso l’Istituto Luigi Sturzo.. Quello di cui si discute è un corpus di documenti (iconografici, fotografici, sonori, cinematografici) dichiaratamente “tendenzioso”, “fazioso”, che però è utile a mettere in luce la visione del paese e le proposte politiche dei soggetti che ne furono all’origine. Non si tratta più di capire, in senso positivista, ciò che è “vero” e ciò che è “falso”, ma mettere l’intenzionalità esplicita, la falsificazione, al centro della riflessione degli storici e degli storici del cinema. Gli articoli raccolti nell’«Annale» riguardano sia gli aspetti politico- istituzionali, con particolare attenzione alla censura, sia il piano dei linguaggi e dei modelli narrativi e comunicativi che presiedettero, nelle diverse fasi politiche, alla ricerca del consenso. La storia della propaganda si intreccia, tra l’altro, con quella dell’informazione pubblicitaria commerciale e con la storia della televisione. Sono presenti, in questo quadro, anche interventi di autori e testimoni che ci raccontano dall’interno come funzionavano le macchine propagandistiche predisposte dai soggetti politici e sociali. L’arco cronologico va dal 1945 fino agli anni settanta, fino a quando cioè il quadro della “società dell’informazione” è cambiato sia in termini qualitativi, sia quantitativi. Naturalmente il punto di partenza muove da quella che è stata la madre di tutte le campagne elettorali e che, per molti aspetti, ha rappresentato anche un unicum in questo senso – cioè quella del 1948 a cui la Fondazione ha dedicato importanti ricerche anche in passato. Nelle testimonianze si vedrà come il discorso sulla propaganda si ponesse all’interno dei partiti sul terreno del più generale problema del rapporto con la modernità . Si trattò di un dibattito, talvolta di uno scontro, per superare concezioni antiquate del cinema e del suo uso nell’agone politico, che vide contrapposte diverse generazioni politiche con diversi atteggiamenti verso la propaganda, che poi erano lo specchio di una loro più complessiva visione della politica. Inutile forse ricordare come ai film-documentari di propaganda hanno lavorato nel corso della storia dell’Italia repubblicana molti dei più famosi cineasti del paese, contribuendo a scrivere un capitolo di storia del cinema oltre che di storia politica in senso stretto. Il cinema politico in Italia ha avuto molti volti negli anni che vanno dalla Liberazione al “miracolo economico”: il più noto è ovviamente quello di finzione che è stato analizzato con grande passione negli ultimi decenni. Altrettanto importante, soprattutto fino all’avvento della televisione, quello cinegiornalistico. Meno conosciuto, anche perché ha circolato in circuiti paralleli a quelli commerciali, è quello di propaganda realizzato dai partiti e dalle organizzazioni di massa. Si tratta di un corpus di film a cui hanno lavorato alcuni dei nomi più importanti del nostro cinema. Questo patrimonio cinematografico è al centro di questa nostra ricerca. Nella consapevolezza che l’analisi di questi film deve muovere da prospettive diverse, facendo incontrare la critica cinematografica con quella storiografica, la semiologia del linguaggio audiovisivo con la storia sociale, lo studio dei documenti dei partiti con quello dei meccanismi dell’immaginario collettivo. Uno sguardo a tutto campo, dunque, sui film, sui loro autori, sulle politiche
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